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Racconti Trans

La matrigna del mio amico…

By 15 Maggio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo 18 anni e andavo al liceo. Ero al penultimo anno.
All’epoca le seghe erano d’attualità e spesso la dedica era per la sexy professoressa d’Inglese:gambe lunghe, gonne con spacco e camicette portate molto aperte. Era una 40enne giovanile, e le piaceva provocare..
Il mio compagno di classe Tommaso, era innamorato dell’insegnante d’Inglese e spesso fantasticavamo su di lei. Un sabato ci accompagnò a casa, noi due ed una nostra compagna di classe. Eravamo in Maggio, era caldo, ed io ero davanti accanto a lei. Lei era…seminuda. Le gambe, nel guidare, uscivano dall’ampio spacco della gonna, la camicetta bianca era molto aperta e sotto non c’era il reggiseno..
Porca miseria. Io cercavo di guardare fuori dal finestrino per non farmi accorgere dell’imbarazzo..
Scendemmo io ed il mio amico, mentre la nostra compagna non era ancora arrivata. Peccato, ci dicemmo, se non ci fosse stata Alice(la nostra compagna di classe) chissà che avremmo potuto fare…
Decidemmo di continuare la fantasia nel pomeriggio,alle 15,e ci salutammo.
Alle 15 arrivai a casa del mio amico. Non ci ero mai stato da quando suo padre si era riaccompagnato con una nuova donna. I genitori si erano divisi e Tommaso stava un pò anche dal padre.
Suonai e mi venne ad aprire una mora, alta e decisamente superfiga.. Mammamia!! E che era? Alta oltre un metro e ottanta, labbra carnose con rossetto ben evidenziato,seno che sembrava esplodere, naso leggermente aquilino ma che si intonava perfettamente a quei capelli neri neri. La voce era un poco roca
“Ciao, devi essere Cristian, Tommaso &egrave dovuto andare dalla madre, ma ritornerà fra un oretta. Vuoi farmi compagnia?Io mi chiamo Carmen”. Ero paonazzo, non sapevo che fare, ma perch&egrave no.
Entrai e mi accomodai in salotto. Mi offrì una Coca Cola e ci mettemmo a parlare del più e del meno.
Mi perdevo nelle sue gambe lunghissime, ammiravo quelle dita dei piedi laccate di rosso, poi risalivo alla caviglia, e su fino al seno…Mammamia! E chi ce la faceva a guardarla negli occhi…Mi venne una tirella mai vista, pensavo che la mia erezione si potesse vedere…E..meno male che suonarono alla porta.
Era un’amica di Carmen, anch’essa doveva essere sudamericana, e forse era anche più giovane, sulla trentina. Si chiamava Rosa, era anche lei sudamericana, ma argentina, mentre Carmen era Brasiliana. Rosa aveva i capelli lisci e rossi(tinti), labbra molto pronunciate, poco seno ed era più bassa di Carmen.
Era spiritosissima e si divertì subito a prendermi in giro.
“Scommetto che la mia amica ti voleva sedurre? Le piacciono i ragazzini, la fanno sentire più giovane, sai com’&egrave, ha quasi 35 anni, &egrave una vecchietta..”.
Cercavo di fare il disinvolto ma non sapevo più dove stare. I loro profumi mi ubriacavano, poi la vista di quelle gambe, quei seni che spingevano sulle camiciette, quelle dita dei piedi laccate, le voci roche e suadenti…adesso che ci pensavo, le voci non erano troppo roche? E quello che si vedeva nel collo di Rosa, non era un pomo d’Adamo? Mah! Impossibile. La matrigna di Tommaso era sicuramente una donna, una gran figa…poi anche Ornella Muti aveva la voce roca.
Rosa si faceva più spiritosa ed intraprendente. Si sedette accanto a me e mi prese una mano. “Vuoi vedere che so leggere la tua mano? Leggo il tuo pensiero e prevedo il tuo futuro. I tuoi prossimi 30 minuti…”.
Anche Carmen, divertita si sedette di fianco a me,dall’altra parte, e mi prese la mano. Ma per giocherellarci.
Non sapevo pià che fare..che situazione, e se arrivava il padre del mio amico? E se arrivava Tommaso?
Mi alzai, chiesi dov’era il bagno.
“Ti accompagnamo”, disse Carmen con un risolino.La segui, e salimmo le scale. Il bagno era la mia salvezza..
Non c’era la chiave e Rosa mise un piede per non farmi chiudere la porta “Se ti succede qualcosa, così giovane..ti vegliamo noi..”. Feci per fare la pipì ma sentii un respiro dietro, un mento che si appoggiava alla mia spalla sinistra, una mano che mi toccava una natica, un altra che mi sfiorava il cazzo..che era durissimo!
Poi una lingua che mi perlustrava il lobo destro, per poi arrivare sulle mie labbra, ed intanto la mano arrivava sul cazzo…e iniziava una blanda sega..
Ero circondato da sessualità, io ragazzino fra due donne affascinanti e provocanti..
Mi girarono e ci fu un bacio a 3 lingue poi…poi…un dito che mi frugò dove non credevo…il buchetto!!
“Guarda come si eccita con il dito nel culetto” disse Rosa, “Sei proprio un ragazzino vizioso..”. In un amen mi trovai spogliato, buttato sul letto, anzi portato a braccia da due arti vigorosi…e sodi. La camera era semibuia, ma capii bene, fra la sorpresa più totale, che cosa mi premeva sulle labbra: un cazzo, un cazzo durissimo e che sembrava imponente. Era Rosa..Rosa? Ma questa NON era una donna..Che era? Cercai di ribellarmi, ma Carmen mi bloccò da dietro. “E no, caro il mio furbetto..Cosa credevi Cristian? Credevi di venire qui, e trombarti la matrigna del tuo migliore amico? Non si fa…sarò io a trombarti..tu no”. Cosa? Mi girai di scatto, sfuggendo per un attimo al cazzo di Rosa, ma rimasi a occhi e bocca spalancata. Carmen aveva un cazzo, ma un cazzo che sembrava un bambino! “Ti piace il mio amichetto? e’ tutto per te, il babbo di Tommaso ne va matto….del suo nuovo bambino…”. E me lo trovai in bocca, solo la cappella perch&egrave altro non entrava.
Entrai in un limbo, ero alle porte del Paradiso, ma stavo ancora in Purgatoio….non sapevo. Però mi destai. Rosa era dentro di me, ed il dolore mi spaventò!! Ma lei non si impietosì, prese a pompare fino in fondo, con metodo e forza. Il dolore era ovunque, poi divenne bruciore, ed intanto avevo il mio d’affare con il mostruoso arnese di Carmen…Solo la cappella entrava ma a me mancava il respiro. Rosa finì la sua corsa, le palle erano arrivate a toccare le mie, si fermò un attimo e poi iniziò il lento su e giù. Iniziavo a provare qualcosa e loro se ne accorsero. Carmen mi diede un ceffone, secco. “Non devi godere, frocio. Ti deve far male, deve essere una punizione per punire la tua presunzione. Pensavi di scoparti due sudamericane vero? Pensavi che noi fossimo venute qui per soldi, per far la bella vita. Sbagliato. Noi ci divertiamo e ci scopiamo i nostri uomini. Loro no possono penetrarci..”. Rosa mi pompò per 10 minuti mentre Carmen me lo sbatteva in faccia, e ogni tanto mi allungava uno sganassone alternato ad un bacio.
Non so come fu ma sborrai..Fu una sborrata liberatoria…avevo goduto con il culo o con gli schiaffoni in viso? O ero eccitato da tutto? O speravo che quel cazzone enorme di Carmen, la matrigna di Tommaso mi prendesse? In questo turbinio di emozioni avevo sborrato come non mai, senza toccarmi!!
“Frocio schifoso, chi t’ha detto di sborrare? Ora ci penso io a te”. Carmen mi girò lasciando Rosa a metà dell’opera, e mi minacciò con il suo enorme membro. Fu un attimo, o una vita. Sentivo un treno che mi apriva in due, spostando le ossa….il mostro si faceva strada mentre Rosa si masturbava davanti alla mia faccia. Ero semincosciente, non sapevo che provavo; dolore o piacere? In quella situazione Rosa sborrò in faccia a me, sul naso, sugli occhi, nei capelli. Fiotti lunghi e forti, densi. Carmen intanto mi stava squartando in due, con foga e determinazione, tirandomi i capelli e dicendo cose irripetibili in spagnolo..Mi venne sopra, aderì a me, con 30 cm di cazzo affondato nel mio corpo inerme…E mi piaceva…mi piaceva tutto ora. Sentii prima il grido soffocato, un tirotto forte ai capelli e poi un lago caldo che mi irrorava da dentro..
Ero una troia e non lo sapevo, fino a quel giorno di fine maggio, dove la matrigna del mio migliore amico ed una sua compagna, mi aprirono gli occhi…si dice così

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