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Le avventure di Carlo – 2° capitolo – Serata al cinema

By 12 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Le avventure di Carlo

Mi chiamo Carlo, sono un ragazzo di trent’anni come tutti gli altri, o quasi. Sono curioso, il mio motto &egrave -come fai a sapere che non ti piace, se non lo hai provato-, cerco di vivere la mia vita secondo questa ideologia. Non poche volte questo ‘approccio’ alla vita mi ha messo anche nei guai. Ma sono ancora qui per raccontarvi delle mie avventure, quindi alla fine, &egrave sempre andato tutto bene.

2. Serata al cinema

Era mezzanotte e mezza ed ero appena uscito dal cinema con i miei amici. Era dicembre e aveva appena nevicato. Ci fermammo davanti al multisala a chiaccherare del film, c’era chi fumava una sigaretta. Faceva un freddo cane. Io ero a piedi e non avevo portato i guanti. Saltavo da un piede all’altro per non sentire il freddo. Non mi piaceva andare al cinema in macchina, non c’era mai parcheggio e inoltre si trovava in una zona malfamata. Avevo paura che qualcuno mi rubasse o mi rovinasse la mia amata 206. ‘Vuoi un passaggio in macchina Carlo?’ mi chiese uno dei miei amici. Dissi di no. Mi piaceva cammiare con la neve, anche se la strada era lunga e faceva freddo. Ci salutammo ed ogniuno andò per la sua strada. Camminai per dieci minuti, tranne qualche prostituta non c’era anima viva, ne sui marciapiedi n&egrave sulla strada. Avevo le scarpe sbagliate e iniziavo a sentire i calzini bagnati. Decisi di prendere l’autobus, la linea notturna. Mi fermai alla fermata e guardai gli orari. Ancora un quarto d’ora. Sempre meglio che andare avanti con i calzini zuppi. Di fronte, sotto il lampione dall’altra parte della strada, c’erano due prostitute. Erano vestite poco per quelle temperature, ma non sembrava avessero freddo. ‘Cazzo se continua così avrò un principio di congelamento ai piedi’ mi dissi esalando una nube di condensa. Come dal nulla sbucò un maggiolino rosso con al volante una bellissima donna bionda, passando i nostri sguardi i incrociarono. Poi come era arrivata sparì nella notte. Era l’unica macchina che avevo visto in tutta la serata. Iniziavo a dubitare che i pulmann passassero da quel posto dimenticato da dio. Le prostitute fischiavano per attirare la mia attenzione e dicevano ‘Bello, per te prezzo speciale.’ Non sembravano e sopratutto non suonavano italiane. Avevano circa sui cinquant’anni, autoreggenti e minigonna. Cazzo c’erano forse 2 gradi sotto zero. Guardai l’orologio, ancora dieci minuti. Il maggiolino rosso tornò, fece inversione a U di fronte alle prostitute e si fermo davanti a me. Era un maggiolino vecchio e la ragazza dovette sporgersi sopra il sedile del passegero per arrivare alla manovella del finestrino. Con un movimento che involveva tutto il busto tirò gù il finestrino. Non mi avràmica scambiato per un gigolò mi chiesi. Rimase lì a fissarmi con i suoi occhi verdi senza dire niente, soltanto sorridento. La sua bocca era rossa come il suo maggiolino. ‘Ciao’ dissi. ‘Salta su dai che ti do un passaggio’ disse lei batteno la mano sul sedile del passeggero. Senaz pensarci due volte aprii la portiera ed entrai.

Le sospensioni di quel vecchio maggiolino faecvano sentire ogni irregolarità della strada. Lei aveva lunghi capelli biondi lisci come la seta. La pelle del suo viso era chiara quasi bianca con un bel nasino all’insu e delle belle labbra carnose coperte da un rossetto rosso sgargiante. Era vestita molto elegantemente. Indossava un completo bianco ovvero giacchetta a maniche lunghe bianca con i bordi in pelliccia rigorosamente bianca, gonna attillata che le arrivava fino alle ginocchia dello stesso materiale della giacca bianca. Anche le calze erano bianche. Non vedevo le scarpe ma immaginavo fossero bianche anche quelle. Sui sedili dietro c’era una pelliccia appoggiata. Mi ricordava una bella principessa russa. Stonava una donna così in una machinetta del genere, ma allo stesso tempo era intrigante. ‘Come ti chiami?’ chiese. ‘Carlo’ risposi. ‘Quanti anni hai?’, ’27’, ‘Abiti qui vicino?’ ma allora mi vuoi fare il terzo grado, pensai. ‘Si, e tu come ti chiami?’ chiesi, per fermare quel fiume di domande ‘Olga’. La mia fantasia della bella principessa russa riaffiorò. Mi stavo guardando le scarpe e notai che anche i miei jeans erano abgnati quasi fino al ginocchio. ‘Sei tutto bagnato povera stella, vuoi venire da me per un t&egrave così ti scaldi un attimo, poi ti porto a casa.’ Si volevo ma risposi ‘Non vorrei disturbare.’ma lei mi guardò con un sorriso a 32 denti dicendo ‘Ma niente affatto, se eri di disturbo non ti tiravo su.’

Eravamo tornati indietro. Casa sua si trovava praticamente di fronte al cinema. Era un gruppo di vecchi condomini. Come in fondo tutte le case in quella zona tranne il cinema. Parcheggio il maggiolino in strada si mise la pelliccia prese la sua borsetta e ci incamminammo. Il suo condominio era il centrale del gruppetto, dentro un piccolo cortile. Il giroscale era sporco e buio. Io la seguivo su per le scale, non c’era scensore. Le sue scarpe a tacco, ovviamente bianche, rimbombavano in tutto il giroscale. Si fermo davanti ad un portone verde blidato al quarto piano. Frugò nella borsetta e tirò fuori un mazzo di chiavi. Apri tre serrature. Proprio malfamato questo quartiere pensavo. Dentro sembrava un altra casa, una volta accesa le luci mi trovai vanti un appartamento chiaro e moderno. Un piccolo atrio con un porta abiti e tante foto sulle pareti. ‘Vai in salotto e siediti che vado a fare il t&egrave’ mi indicò la porta del salotto. Tolsi le scarpe e mi recai in salotto. Seduto sul divano notai i miei calzini bagnati e se non bastasse anche bucati. Sentivo ome spadellava in cucina. Poi venne da me, anche lei scalza con quelle calze bianche. Si intravedeva la forma del suo piede e lo smalto rosso, lo stesso delle unghie delle sue dita e del suo rossetto. Ho sempre avuto un piccolo feiccio per i piedi. Era incredibilmente sexy. Ancora non capivo come una donna così viveva in questa zona e perch&egrave mi aveva portato a casa sua. Forse era una ballerina in un night club qui vicino. ‘Ma povera gioia sei tutto bagnato, togliti quei pantaloni zuppi.’ Disse. Io imbarazzato cercavo di nascondere il calzino bucato sotto l’altro piede. ‘non serve, si asciugerà’dissi. Ma lei con modo di fare plateale si inginocchò davanti a me e mi sfilò i calzini. ‘Sono venuti i topolini’ disee vedendo il buco. E li porto alla finesrta appoiandoli sul termosifone. ‘Dammi anche i pantaloni’ disse. Io ero imbarazzato, ma non mi andavi di dire di no alla sua insistenza. Sbottonai i miei jeans e me li sfilai porgendoglieli. Lei li mise insieme ai calzini. Prese posto accanto a me e mi mise una mano sulla gamba. Era caldissima, ma forse erano le mie gambe ad essere giacciate. Quel leggero tocco scatenò un miliardo di farfalle nella mia pancia. ‘allora Carlo vai ancora scuola disse fissandomi.’ Io mi inumidii le labbra e presi coraggio e appoggiai la mia mano sulla sua. Sentivo che se l’avessi baciata ci sarebbe stata, ma non avevo il coraggio di fare la prima mossa. ‘No’ risposi. Lei mi sorrise, forse perch&egrave sentiva il mio imbarazzo. Le nostre teste si stavano avvicinando, lentamente. Un fischio ci fece sussultare. ‘l’acqua per il t&egrave’ disse e si alzo andando verso la cucina.

‘Quindi lavori’ disse dalla cucina, mentre si sentiva rumore di tazzine. Io mi ero alzato e mi stavo guardando un pò attorno. ‘Si’ risposi. Aveva un salottino molto kitsch. Gli scaffali erano pieni di statuine di porcellana. La TV era su un armadietto tutta da sola, era una vecchia televisione a tubo catodico. Tutto era pulito, neanche un filo di polvere, imeccabile. ‘Che lavoro fai’ risuonò dalla cucina. ‘Mah, niente di eccitante, lavoro in un ufficio tecnico presso una ditta che produce elettrodomestici.’ Entrò con un vassoio che appoggiò sul tavolino di fronte al divano.’Ecco qui, spero ti piaccia il t&egrave alla menta’, ‘certo’ risposi. Mi sedetti mentre lei riempiva due tazzine. ‘Uno, due’ mi chiese indicando i cubetti di zucchero. ‘Due grazie.’ dissi. ‘Sei un ragazzo dolce eh’ disse scherzando. Aveva questo moo di fare quasi da mamma, un pò esagerato. Le avrei dato 35 anni, massimo 40. Presi la tazzina sorseggiandone un pò. La sua mano era tornata sulla mia gamba, mi guardava, quasi contemplava mentre bevevo. Osservato così non riuscivo a bere e la mia mano iniziò a tremare mentre portavo la tazzino alla bocca. Misi giù a tazzina imbarazzato. ‘Hai freddo, povera stella’ disse prendendomi le mani e strofinandole con le sue portandole poi al petto come per riscaldarle. Aveva un seno sono, una terza abbondante. Sentivo come il mio cazzo iniziava a muoversi, sapevo di essere in mutande, avrebbe visto tutto. Allora feci un gesto folle. Nella foga del momento le presi la nuca e la baciai violentemente. Le infilai tut la lingua in bocca. Anche lei ricambio il bacio stringendomi forte. Oa poteva indurirsi il mio cazzo, ora non mi importava, anzi. Sentivo come la sua mano lo cercava trovandolo, si infilò nelle mio mutande afferrandolo saldamente. Io intanto con un braccio la stringevo a me e con l’altra mano palpegiavo il suo seno passandole sott camicia e reggiseno. ‘andiamo in stanza da letto’ disse senza staccare la sua bocca dalla mia. Ci alzammo insieme come se fossimo tutt’uno abbraciandoci e avvinghiandoci. Arrivati nella stanza eravamo praticamente in mutande entrambi. Mi fece sedere sul letto saltandomi in braccio e baciandomi ancora.

Quando alzai lo sguardo mi resi conto che la stanza era tutta pitturata di rosso. Tutte le pareti. L’illuminazione era fiacca. Il letto era da solo al centro della stanza ed era praticamente appoggiato dalla parte dello schienale ad un palo che andava da terra fino al soffitto. ‘Sapevo che era una spogliarellista’ mi dissi, vedendo il palo. Ai lati lungo i muri non c’era niente. Solo un armadio grande nero. ‘Aspettami qui’ disse e andò verso l’armadio. Tornò con delle manette. ‘ma sono per me o per t&egrave’ chiesi. ‘Vieni qui stellina’mi invitò ad andare al centro dello schienale e chiuse le manette immobilizzandomi le mani attorno al palo. Davo di facia al palo. Che strana posizione pensavo, così come farò a sdraiarmi. Lei si tolse le mutande, ma successe l’inaspettao. Un grosso cazzo turgido e ricurvo all’insù spunto da sotto quelle mutandine. Ero stato troppo distrato dal baciarla e dal suo seno per accorgermi della parte più importante. Non lo avrei mai pensato, era la donna più bella e femminile che avessi mai incontrato. Niente, ne la voce, neanche un minimo lineamento mi avrebbero fatto sospettare qualcosa. ‘Ti piace quello che vedi’, si mise in piedi davanti a me sul letto, il suo cazzo molleggiava davanti al mio naso. Guardai il suo membro poi alzai lo sguardo verso di lei ‘Si, tantissimo’ dissi. Mi prese la testa con entrambe le mani e iniziai a succhiarlo. Lo facevo andare in profondià ma lei spingeva ancora. Provai a ingoiare, ma ebbi die conati di vomito. A lei non importava e continuava facendo sempre più pressione sulla mia testa. Mi mancava il respiro ma lei continuava. Poi si stacco. Avevo tutta la bocca sporca di saliva, lei si piegò verso di me leccandomi tutta la faccia come per pulirmi dalla saliva. Si sdraiò sul letto e prese in bocca il mio membro che in confronto non era nemmeno la metà del suo. ‘Così si fa tesoro’ disse. Prese lo prese in bocca spingendolo dentro fino alla base. Sentivo il vuoto d’aia che si formava fra la mia cappella e la sua gola. Emisi dei gemiti di piacere. ‘Grazie al cazzo pensai, prova coil tuo, il mio pisellino riuscirei ad infilarmelo anch’io in gola’ dissi fra me e me. Si rialzò in piedi e me lo ficco in gola con violaenza. Riuscii a controlla re il riflesso del vomito e accomodai tutto il suo pene fino alle palle dentro la mia gola. Sentivo la ricrescita die si peli pubici pizzicarmi le labbra. Sentivo come stava godendo. Provai a divincolarmi per prendere aria, ma le sue mani non mi lasciavano andare. Sentivo che stavo diventando blu, non molto e sarei svenuto. Provai a liberarmi dalle manette, ma invano. Sarebbe finita così? Sarei rimasto soffocato dal azo ricurvo di quella bellissima creatura. Suonò il campanello. Lei mollò la presa e il suo pene scivolò fuori. Presi fiato tossendo. ‘Ma chi cavolo &egrave.’ disse uscendo nuda dalla stanza lasciandomi li legato e senza fiato. Chiuse la porta dietro di se.

Sentivo delle voci femminili. Ridevano. Dopo qualche minuto Olga rientrò, sie era messa la pelliccia che però tolse subito e fece cadere a terra. ‘Ti presento le mie amiche’ disse. Due donne la seguirono. Entrambe capelli eri e scure di carnaggione. Potevano quasi essere gemelle da quanto si somigliavano. ‘Possono giocare anche loro?’ chiese. ‘Si certo’ dissi, ancora senza fiato. Si spogliarono. Non erano perfette come Olga ma erano comunque belle. Avevano un pò di rotolini sulla pancia, ma questo non le faceva meno sexy. Una delle due aveva l’aureola di un seno leggermente spostata in confronto all’altra, si vedevano anche i tagli per l’innesto del silicone. I loro cazzi erano ancora più grandi di quello di Olga. Sembravano quasi gonfi. Comes se avessero usato uno sviluppatore a pompa prima di venire. Iniziarono a segarsi per diventare dure. Olga disse ‘Prego ragazze, fate del mio Carlo quello che volete’ Una delle due salì sul letto e mi mise il suo pene in bocca e inizio a fottermi la gola. Ormai ero già sfondato la Olga e succhiavo alla grande. Sentivo come Olga si era messa dietro di me. Mi fece alzare un pò posizionandomi bene a 90 con le gambe divaricate. Mi sputò sul buchino lubrificandomi per bene. Appoggio la sua grande cappella e lentamente mi entro dentro, un pezzettino alla volta. Io gemevo con la bocca piena. La terza ragazza era fra le mie gambe e mi stuzzicava il cazzo con la lingua. Ero in paradiso. Olga aveva iniziato a pompare con più forza alzando il ritmo. Ero a novanta gambe divaricate in piedi sul letto con le mani in avanti tenendomi al palo, la testa piegata da un lato che succhiava e a ogni pompata di olga picchiavo il cranio contro il palo. Sentivo come Olga aveva aumentato il ritmo a dismisura. Sentivo il suo cazzo che batteva sul mio intestino. Improvissamente si mise ad ululare e con un ultima pompata si svuotò dentro di me graffiandomi tutti i fianchi. Sentivo come il suo cazzo pulsava ad ogni spruzzo e sentivo il liquido caldo che mi indondava l’intestino crasso. Si scambio con la ragazza che stavo spompinando. Olga mi mise il cazzo in bocca e l’altra me lo infilò nel sedere. Sentii la pelle del ano tendersi da quanto grosso era. Una volta dentro si fermò un attimo per farmi adattare alla sua dimensione. Poi prese a pompare senza pietà . Intanto stavo leccando il cazzo di Olga. Glielo stavo praticamente pulendo. Mi guardò dicendo ‘Sei stanco’ feci di no. ‘Hai sete?’ avevo capito dove voleva arrivare, dissi di si ciudendo le mie labbra atorno al suo pene. Un fiume di piscio caldo e ato inondò la mia bocca. Provai a mandare giù tutto ma ad un certo punto non ce la facevo più. Lei lo tirò fuori e mi piscio in faccia. Nel naso, nei capelli, negli occhi. Io con la bocca cercavo di seguire il getto per berla tutta. Intanto anche la ragazza del mio pene era venuta su e si preparava a fottermi la bocca. Si era masturbata mentre mi succhiava e quindi non durò molto e mi venne in bocca. Mandai giù tutto avidamente. Quando si piegò giù per baciarmi non trovò più niente. Sembrava quasi arrabbiata di questo. Anche la terza ed ultima ragazza mi spruzzo nel culo. Sentivo come il mio sfintere si contraeva ache dopo che aveva estratto il cazzo. Sentivo come mi baciava il buchino aspirando tutto lo sperma. Venne da me e mi baciò, passandomi tutto lo sperma che io avidamente deglutii. Olga intanto mi stava segando. Non durai tanto e le spruzzai in bocca. Di nuovo venne da me per darmi il mio nettare dell’amore. Per finire tutte e tre si misero attorno a me e mi spisciarono addosso. Non c’era un angolino del mio corpo asciutto. Pussavo di sperma e di piscio. Mi accasciai sul schienale del etto sfinito. Le due ragazze se ne andarono ancora più velocemente di quanto erano venute.

Olga mi liberò, mi fece rivestire e mi diede un passaggio fino a casa. Dopo quella sera sono tornato spesso a casa sua ma non l’ho mai più trovata. Forse ha cambiato città. Una cosa &egrave certa. Non la dimenticherò mai, la mia principessa russa.

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