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Racconti Trans

Non sò fare le crostate

By 27 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Roberta da un bel po’ di tempo, circa 6 anni, cioè da quando appena maggiorenne lasciai la mia famiglia (a malincuore) per esprimere ciò che sono e ciò che loro non accettano (almeno così sembra). Il fisico è minuto e i lineamenti sono molto dolci; grazie agli ormoni ho pochi peli e ho un seno pronunciato. Mi vesto in modo da mettere in risalto ciò che ho di buono, quindi niente di particolarmente vistoso seppur spingo a farmi conoscere da chi è curioso.

Comunque appena andata via di casa mi recai in una cittadina piccola ma affollata del centro-nord; appartamentino piccolo, carino e grazie a dio qualche lavoro lo riuscivo a trovare sia nel campo dell’Hard che in altri settori comunque vivendo bene senza privarmi nulla.

L’unico mio problema sono la cucina, e in particolar modo i dolci; infatti se nei primi e nei secondi me la cavo, i dolci non mi vengono nemmeno per sogno.

Un giorno stavo buttando per l’ennesima volta un dolce che non mi è venuto quando sento suonare al campanello. Apro la porta e noto che c’è Claudia, la signora che abita sopra di me, bella donna, 60enne che vive col marito ventre non troppo pronunciato tette sicuramente grosse (ma altrettanto sicuramente calanti) e viso da mamma perbene che ti perdona tutto.

“Salve Claudia mi dispiace averla disturbata con la mia voce alta” in chiaro tono di scusa

“Non ti preoccupare cara-sempre gioviale e sorridente- anzi ho visto e sentito-muove il naso divertita- che ti impegni a cucinare i dolci”

“Si ma non mi escono” quasi affranta nella voce 

“Allora Sabato dopopranzo mi vengo a prendere un caffè e ti insegno come si fà una crostata come questa” e così dicendo da dietro la schiena tira fuori una crostata alle visciole

“Grazieeee-civetta come sempre-se mi insegni bene un caffè non basterà” le sorrido rientrando poi.

Inutile dire che la crostata era fantastica e che solo nei sogni più remoti potevo avvicinarmi a tanto.

Presto arrivò il sabato e accolsi Claudia in casa mia, io vestita con una gonna che cadeva dolce sulle gambe e una maglietta a maniche corte mentre lei aveva uno di quei vestiti a fiori, classici delle donne rappresentate in cucina. Ci mettemmo subito a lavoro:

“Il segreto cara sta nel burro-disse seria mentre lo tagliava-lo tagli a dadini e poi impastandolo deve avere una consistenza pastosa e un gusto corposo” disse prendendo un pezzettino di burro e spalmandolo dolcemente sulle labbra “inoltre è un ottimo rinforzante per le labbra-sorrise-e noi donne con le labbra conquistiamo”. Ero quasi imbarazzata dal suo fare, era così disarmante da lasciarti inerte senza nemmeno toccarti. Continuammo impastando farina e burro, spolverandovi sopra lo zucchero e mettendo le uova alla fine, formando il classico panetto giallo che abbiamo avvolto e messo in frigo.

Mentre aspettavamo le preparai il caffè e chiacchierammo:

“Ma dimmi cara-quanto è dolce quando dice così-vedo sempre un via vai di uomini ma mai uno fisso”

“Beh sai-dissi ridendo-non posso averne uno fisso o meglio non voglio perchè sono speciale” mentre ancora ridevi

“Si hai una cosa in più” mi disse lei facendomi l’occhiolino e rise vedendomi esterrefatta allora continuò:”io sono mamma prima che donna e sò riconoscere certe cose” ammise sincera

“E non ti fa schifo avere una come me come vicina?” dimandai incredula

“E perchè mai mi piaci tanto purtroppo non sono ne’ giovane ne’ maschio” ridendo ancora.

Non sò cosa successe ma all’altezza del mio cavallo vi fu un movimento di cui lei si accorse:

“Ti faccio effetto?” chiese ancora serena, come se fosse nel completo controllo della situazione mentre io annui allora allungo dolce una mano come ad invitarmi e silenziosamente mi alzai così da essere presa per mano, appena avvenne il contatto tra i due arti mi attirò a sè e mi cinse il bacino con le braccia mentre con il viso quasi affogava all’altezza del mio pube:

“Lasciami fare cara” gentile alzandomi la gonna e abbassandomi il perizoma fino alle cavigli così di lasciare libero il mio pene (normodotato 15 cm x 5 di diametro) e cingerlo con le proprie labbra andando a solleticare la cappella mentre con la sinistra mi accarezzava le palle. Chiusi gli occhi mentre godevo mentre nella stanza si sentivano solo il rumori strozzati della fellatio. Mentre mi stavo avvicinando all’orgasmo la mano destra di Claudia si è intrufolata tra le mie chiappette e con l’indice mi andò a stuzzicare l’ano per poi violarmelo con lo stesso dito. Una scarica in quell’istante si è impradonita del mio corpo e riuscii solo a dire:”Sto per… sto vene..” non finendo le frasi ma sentendo le due braccia della vicina prendermi per le natiche e spingere il mio pene verso la sua bocca così da poter bere tutta la mia sborra.

Subito dopo si rialzò e andò verso il frigo prendendo la pasta:

“Te la faccio io la crostata tesoro tu pensa a lavorare” con fare dolce ancora sporca sulle labbra uscì dalla mia casa…

 

Se volete che continui o anche per suggerimenti scrivete a: erdoctorm@libero.it

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