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Racconti Trans

Sonia e Lily – 02 – Lezioni di Make Up

By 17 Febbraio 20202 Comments

L’incontro con Sonia mi aveva scombussolato; avevo riassaporarto delle sensazioni a lungo sopite e la cosa mi era piaciuta eccome. Seppur ancora molto grezza, la figura che avevo visto riflessa allo specchio aveva risvegliato in pieno la mia fantasia, facendomi ritoccare con mano ciò che fino a quel momento raramente era potuto venir fuori.

Il sesso con lei era stato elettrizzante; la mia partner aveva preso l’iniziativa ed il controllo e quel sentirsi totalmente suo ed abbandonato ai suoi voleri mi aveva fatto conoscere un lato della mia sessualità finora inesplorato. Sonia mi aveva fatto capire chiaramente che quello era stato soltanto un piccolo passo e con lei mi sentivo rapito e quasi pronto a tutto. Ciò che mi mancava era soltanto di capire quali erano i miei ed i nostri limiti: quando si fosse presentata l’occasione fin dove ci saremmo spinti? 

Nelle nostre chiacchierate l’argomento “trasformazione” era ben presente; lei si mostrava sempre molto interessata ed io pian piano iniziavo a sciogliermi ed a parlarne più liberamente.

“Ti sei mai truccato?” mi chiese.

“No, mai” la mia risposta fu abbastanza decisa.

“Come mai?” mi incalzò con un’espressione stupita.

“Il trucco non mi ha mai attirato più di tanto”, le risposi dopo qualche istante. “Quello che mi piace è indossare quei vestiti, soprattutto intimo e collant. Vorrei poterlo fare più spesso”, aggiunsi poi, forse con troppa enfasi.

“Non ti piacerebbe provare?”, l’argomento evidentemente destava la sua curiosità.

“Non lo so… Prima di te mi è capitato così raramente di vivere questa cosa che pensare di poter andare oltre mi sembrava una follia”.

“E dai ti prego, lasciati truccare… Fallo per me!” 

In quel poco tempo trascorso insieme avevo capito che quando Sonia si metteva in testa una cosa, difficilmente le si riusciva a dire di no; inoltre pensavo che potesse essere una nuova occasione per dedicarmi al crossdressing e così alla fine accettai. 

“Ok proviamo…”

Sul suo viso si dipinse un sorriso radioso; nonostante fosse mia la fantasia che stava prendendo vita, sospettavo che anche lei si sentisse coinvolta e stuzzicata più di quanto sembrasse.

“Perchè non facciamo da te? Da me ci sono le coinquiline e non so quando potrei avere casa libera.” mi propose.

“Si, non ci sono problemi, ma io non ho tutto l’occorrente per quello che hai in mente”, le risposi.

“Non ti preoccupare, porto tutto io. Ti va di farlo stasera?”

Rimasi spiazzato dalla sua proposta fatta così a bruciapelo, quando lo avevamo fatto la prima volta avevo avuto il tempo di pensare a cosa stava per accadere, immaginarlo ed in qualche modo prepararmi; sembrerà stupido ed incomprensibile ai più, ma per chi come me desiderava vivere queste esperienze e non aveva la possibilità di farlo, l’attesa non soltanto accresceva il piacere, ma contribuiva anche ad attenuare dubbi e paure. Si ha sempre paura di fare qualcosa di sbagliato, qualcosa che gli altri non accettano e queste sensazioni contribuiscono a creare l’insicurezza che non ti permette di vivere a pieno queste esperienze. 

“Ok”, le dissi infine. “Possiamo ordinarci una pizza e dopo cena sono tutto tuo”.

“Si, mi raccomando però, fatti la barba, sul tuo volto non ci deve essere l’ombra di un pelo”. 

Quella sera uscimmo insieme dall’ufficio e ci ritrovammo soli ad attendere l’ascensore; quando si aprirono le porte e lei vide che all’interno non c’era nessuno, quasi mi spinse dentro. Non appena si chiusero le porte, lei iniziò a palparmi il culo con estrema passione, tenendomi quasi schiacciato con il viso contro la parete. 

“Mio dio che culo che hai!” esclamò mentre le sue mani esploravano vogliose il mio sedere. 

Si fermò giusto un attimo prima dell’apertura delle porte per ricomporsi e se ne uscì con un sorriso soddisfatto, lasciandomi con l’aria stralunata per la foga delle sue attenzioni. 

“Mi raccomando niente barba stasera!” furono le sue ultime parole mentre la guardavo allontanarsi ancora sconvolto da quella discesa in ascensore.

Arrivato a casa, ordinai le pizze e poi mi dedicai ad una meticolosa rasatura del viso; volevo curare anche i più piccoli dettagli e mi sorpresi a desiderare che lei mi trovasse perfetto. Avevo ancora in mente l’immagine grezza che avevo visto riflessa nello specchio a casa di Sonia e dentro di me sentivo che soltanto lei poteva aiutarmi a raggiungere un risultato più armonioso. Feci una rapida doccia per poi indossare qualcosa di comodo; passarono pochi minuti e Sonia bussò alla porta, così controllai l’orologio per capire quanto tempo avessi perso nel prepararmi.

“Così non ci siamo proprio!”, mi disse dopo avermi guardato con attenzione.

Anche in quell’occasione casalinga Sonia aveva scelto un look curato: sotto al cappotto nero indossava un pantalone del medesimo colore ed un maglione porpora che ricopriva morbidamente le sue forme. Non aveva rinunciato ai tacchi a spillo, con un paio di scarpe di vernice abbinate al pantalone, ed al make up; gli occhi cristallini erano incorniciati da un ombretto violetto, mentre le labbra sottili erano messe in risalto dal rosa tenue del rossetto.  Sonia lasciò lo zaino con tutto l’occorrente per la serata e le feci da cicerone per un rapido giro della casa.

“Le pizze arriveranno tra un’ora” le dissi.

“Bene, bene”, allora abbiamo un bel po’ di tempo per prepararti”, mi rispose sfregandosi le mani. 

“Non vuoi aspettare dopo cena?” le chiesi titubante. 

“Perchè perder tempo? Dai che ho voglia di vedere come ti sta quello che ti ho portato!” 

“Ma come facciamo quando arrivano le pizze?” protestai. 

L’idea che qualcuno potesse vedermi en femme mi terrorizzava.

“Non ti preoccupare, aprirò io la porta, così nessuno ti vedrà”

“Ok” le risposi ancora dubbioso.

La condussi in camera da letto, lì avevo uno specchio che potevo utilizzare per vedere i cambiamenti sul mio volto mentre Sonia mi truccava per la prima volta; mi sedetti curioso di vederla all’opera.

“Che stai facendo? ” mi richiamò.

“Non mi dovevi truccare?” le chiesi spiazzato.

“Io trucco soltanto la mia Lily, perciò signorina via i vestiti e cominciamo a mettere qualcosa di più consono”.

Iniziai a togliermi i vestiti, mentre lei recuperava lo zaino dall’altra stanza; quando tornò aveva in mano un paio di mutandine nere di pizzo. Istintivamente allungai una mano per prenderle, ma lei si ritrasse.

“No no”, mi disse sottolineando il divieto con il classico movimento del dito, “Stavolta voglio essere io a vestirti”.

“Ok…”, le dissi stuzzicato dall’idea.

L’idea che fosse lei a prepararmi, a truccarmi ed a scegliere cosa dovevo indossare mi trasmetteva un senso di cura oltre a farmi sentire “suo”. Sonia mi fece infilare le mutandine e controllò con un eccesso di zelo come aderivano alle mie zone intime, provocandomi subito un brivido di eccitazione; iniziai a baciarle dolcemente il collo, risalendo lentamente fino all’orecchio, prima che lei mi fermasse. 

“Non così in fretta…”, mi disse, “Adesso siediti vicino a me”, aggiunse dopo essersi seduta sul letto ed indicando con la mano il posto accanto a lei. 

Feci come mi chiedeva, aspettando quasi con trepidazione che lei cominciasse.

“Partiamo dalle unghie”, esordì agitandomi davanti al viso un boccetta di smalto. “Per le brune mi è sempre piaciuto il rosso” , continuò prendendomi una mano. 

Dipinse con cura le unghie delle mani , prima di occuparsi a quelle dei piedi; non avevo mai dato tanto peso al makeup, ma adesso riguardando le mani e soprattutto i piedi, mi sembrava che avessero tutto un altro aspetto, decisamente più ingentilito. 

“Ora passiamo agli occhi”, proseguì, “per te avevo pensato ad un ombretto celeste”

Si avvicinò con un piccolo contenitore in mano, in cui era contenuto il cosmetico, e mi fece vedere il contenuto. 

“Adesso chiudi gli occhi”.

Sentì le sue dita passare leggere sulle mie palpebre chiuse; l’uso delle dita al posto del pennello, con quel tocco leggero quasi fosse una carezza, rendeva quei semplici gesti molto intimi. Aspettai in religioso silenzio, godendomi le sensazioni che quel contatto così delicato mi trasmetteva; dopo aver finito, però, Sonia non mi permise di guardarmi allo specchio.

“Hey! Devi farmi prima finire e poi potrai guardarti!” mi ammonì mentre con una mano mi girava leggermente il volto in modo che non potessi vedere la mia immagine riflessa.

La vidi armeggiare un po’ con la trousse ed alla fine tirò fuori il resto dell’occorrente per il make up.

“Ora userò la matita nera per disegnare il contorno degli occhi ed il rimmel per far sembrare le ciglia più lunghe”, mi spiegò, “Chiudi di nuovo gli occhi e non sbirciare!”

Attesi senza muovermi che lei completasse il lavoro sui miei occhi; non potendo seguire i suoi movimenti, fremevo dalla voglia di vedere il risultato, ma decisi di fidarmi di lei e di attendere il suo permesso per poter vedere la mia immagine riflessa. 

“Ecco adesso useremo un po’ di fondotinta per schiarirti la pelle”, mi disse mentre applicava il cosmetico con un piccolo tampone su tutto il viso

“E per finire il rossetto, avevo pensato ad un rosa delicato”

Con rapidi movimenti mi dipinse le labbra e si fermò dopo poco. 

“Dovresti mettere le labbra così”, mi disse mostrandomi come desiderava che io le mettessi per poter applicare bene il rossetto. 

Provai ad imitarla, ma i miei tentativi erano molto impacciati e scatenarono la sua risata musicale, che mi provocò un lieve imbarazzo. 

“Ecco ora puoi guardarti”

Era finalmente giunto il momento, così mi voltai verso lo specchio carico di aspettative; quello che vidi mi lasciò senza fiato. Luca aveva fatto posto a Lily che, grazie al make up, aveva lineamenti più delicati ed aggraziati; soltanto il taglio dei capelli tradiva la mia natura maschile. 

Ero senza parole mentre Sonia mi osservava soddisfatta. 

“Non vorrai mica rimanere in mutandine!” mi interruppe mentre io ero imbambolato ad osservare la mia immagine allo specchio. 

“No no… mi ero solo incantato, non posso essere io allo specchio” le risposi riprendendomi dallo stupore.

Sonia mi lasciò qualche altro istante per ammirare il risultato prima di tirare fuori gli indumenti dallo zaino. 

“Cominciamo con questi”, mi disse mostrandomi un paio di collant neri con una sottile riga che dal tallone risaliva fino al gluteo.

Ricordai la sua richiesta iniziale, così stavolta non allungai la mano per prendere le calze, ma mi sedetti sul letto e le porsi un piede; mentre Sonia mi aiutava ad infilare i collant, ammiravo incantato le unghie del piede smaltate di rosso risaltare in contrasto con il nero delle calze.

Sentivo le sue mani risalire lungo le gambe, fino ad arrivare al sedere; si spostò sulla zona dell’inguine e con le mani mi toccò il cazzo con movimenti lenti ma decisi, che mi procuravano dei brividi di piacere e mi rendevano molto difficile restare immobile ad attendere che lei finisse di prepararmi. 

Mi fece indossare un baby doll di pizzo nero con dei ricami floreali rossi in corrispondenza del seno; ad ogni nuovo indumento mi rispostavo febbrile davanti allo specchio, in modo da non perdermi nessun passaggio. 

“Ho pensato che non potevi camminare di nuovo scalza…”, mi disse mentre mi porgeva un pacco che aveva estratto dallo zaino. 

Lo scartai con lo stesso entusiasmo di un bambino che riceve un regalo a Natale; all’interno c’era un paio di scarpe di vernice nera con il tacco a spillo, semplici ma non per questo meno attraenti ai miei occhi. Le presi e le rigirai tra le mani con molta cura; fino a poco tempo prima il crossdressing per me era un qualcosa di relegato alla fantasia ed ora avevo addirittura il mio primo paio di scarpe! 

Mi fece sedere e mi aiutò ad infilare le scarpe, che entrarono con un po’ di sforzo; provai ad alzarmi ed a camminarci senza aiuto, ma i miei tentativi erano davvero impacciati e me ne resi subito conto. 

Sonia mi prendeva in giro, anche per stemperare l’imbarazzo; poi mi mise le mani sui fianchi, in modo da guidare la mia camminata e farmi sculettare.

“E usiamolo questo bel culo che ti ritrovi!” esclamò dandomi uno schiaffetto sul sedere

D’improvviso suonò il citofono, doveva essere il ragazzo che consegnava la pizza; il tempo era davvero volato via senza che ce ne accorgessimo.

“Perché non vai ad aprire così, signorina?” mi chiese con un’espressione serissima.

“Ma non era questo che ci eravamo detti…” le risposi terrorizzato dalla possibilità che qualcun’altro potesse vedermi. 

“Si si, stavo scherzando” mi disse scoppiando in una fragorosa risata dopo qualche attimo. “Dovresti vedere la faccia che hai fatto. Tieni, metti questi. Non vorrai mica mangiare così?” aggiunse porgendomi una felpa molto larga ed una gonna.

Approfittai di quel tempo da solo per darmi un’ultima occhiata allo specchio ed infilarmi i vestiti che mi aveva dato. Quando sentì richiudersi la porta feci capolino in cucina, provando a sculettare come mi aveva mostrato lei qualche minuto prima, e mi dedicai ad apparecchiare la tavola. 

La cena scorse via veloce, chiacchierando della nostra vita in ufficio e di altri argomenti futili,  mentre i nostri occhi esprimevano ben più delle parole e ci facevano capire che entrambi avevamo in testa soltanto quello che sarebbe successo di lì a poco.

Finita la pizza, Sonia sciolse i capelli, finora legati in una coda di cavallo, ed iniziò a baciarmi sul collo, mentre la sua mano scivolava dritta sul mio culo; ci spogliammo mentre ci spostavamo in camera da letto lasciando gran parte dei nostri vestiti sul pavimento.

La felpa e la gonna volarono via subito, così come il suo maglione ed il pantalone; rimase con un completino intimo di pizzo nero, simile a quello che mi aveva fatto indossare, e delle autoreggenti del medesimo colore con una balza finemente decorata. 

“Voglio vederti ballare. Muovi quel culo per me…” mi disse con una voce carica di sensualità.

Mi girai di spalle ed iniziai ad ondeggiare lentamente il culo, mentre il suo piede faceva capolino tra le mie gambe e strusciava contro il cazzo che lottava per evadere dalle mutandine di pizzo.

“Girati Lily…”

Non appena mi girai, Sonia mi attirò a sé con una mano sul mento e mi stampò un profondo bacio; le nostre lingue si intrecciarono, come due guerrieri avvinghiati in battaglia, ed io ne approfittai per stenderla sul letto e prendere il controllo. La mia partner, però, non era di quell’avviso e me lo dimostrò subito, prendendo l’iniziativa; mi rigirò sul letto, si tolse gli slip e si sedette con il suo sesso sulla mia faccia.

“Dai signorina, fammi vedere quanto sei brava…”

Iniziai a leccarle la fica, già madida di umori, mentre con le mani la tenevo per le anche; la sentivo dimenarsi ogni volta che la mia lingua le accarezzava la clitoride e faticavo a tenere sotto controllo il cazzo che sembrava volermi esplodere nelle mutande.

Con la mano mi afferrò per i capelli, costringendomi ad aumentare sempre più il ritmo; Sonia gemeva rumorosamente ad ogni colpo della mia lingua e mi tenne incollato al suo sesso per alcuni minuti, prima di fermarmi con un movimento deciso della mano che mi reggeva la testa. Scivolò felina verso il basso, fermandosi all’altezza dell’inguine; tirò via lentamente prima i collant e poi le mutandine e leccò con decisione il cazzo già bagnatissimo, facendomi letteralmente impazzire dal desiderio.

Fece scivolare dentro di lei il mio cazzo, che la penetrò come una calda lama nel burro,  e mi appoggiò un dito sulle labbra.

“Succhialo!” mi ordinò.

Rimasi interdetto a quella sua richiesta.

“Ho detto succhialo” mi ripeté con voce ferma.

Non seppi resisterle ed iniziai a succhiarle il dito, mentre lei agitava il bacino, usando come perno il mio membro turgido; chiusi gli occhi mentre le succhiavo il dito e quando li riaprì lessi soddisfazione e consapevolezza nel suo sguardo: ero già suo e lei lo aveva capito molto prima di me.

Tirò via il dito dalla mia bocca ed iniziò a cavalcarmi come un’amazzone al galoppo; si muoveva sempre più velocemente su di me, mentre io la tenevo forte sui fianchi.

“Così Lily, così…” gridò con gli occhi al soffitto mentre i nostri respiri diventavano all’unisono via via più affannosi. 

Venni all’improvviso dentro di lei e rivolsi all’indetro la testa, lanciando un lungo urlo di piacere; fui seguito subito poco anche da lei che si accasciò su di me sfinita, mentre il mio pene perdeva la sua poderosa erezione ed abbandonava la mia partner.

Passammo qualche minuto in silenzio, per riprenderci da quella furiosa cavalcata; sentì la sua mano scendere sempre più e raggiungere decisa il mio buchetto.

“Che stai facendo!” mi affrettai a dirle.

“Shhhhh…” mi zittì con un dito sulle labbra.

Ridiscese fino a posizionarsi tra le mie gambe e diede un lungo leccata sul cazzo, prima di alzarmi leggermente le gambe.

La sua lingua iniziò a frugare vogliosa nel mio culo, trasmettendomi delle sensazioni che non avevo mai provato; mi alzò ancora più in alto le gambe mentre la sua lingua guizzava sempre più velocemente nel mio buchetto.

Quando sentì il dito sostituirsi alla lingua istintivamente mi irrigidii.

“Fidati di me…” mi sussurrò mentre la pressione sul mio ano diventava sempre più forte.

Passarono soltanto pochi secondi ed il suo dito entrò dentro di me, facendomi varcare un confine che credevo impensabile fino a poco tempo prima.

Sonia si fermò per un istante per darmi il tempo di abituarmi e poi riprese a penetrarmi. All’inizio tenne un ritmo molto lento; sentivo una nuova forma di piacere crescere rapidamente ad ogni colpo e trasmettersi con un’onda al cervello ed al cazzo, che ritornava duro come  il marmo. Le bastarono pochi colpi per farmi abbandonare completamente a lei ed iniziare a gemere senza potermi trattenere.

“Ma allora sei una maialina!” esclamò, ma le sue parole mi giunsero lontane, perso com’ero nel vortice delle nuove sensazioni.

Aumentò sempre di più il ritmo mentre con l’altra mano mi afferrò il cazzo ed iniziò a masturbarmi furiosamente; esplosi dopo poco in un orgasmo violento e intenso, con Sonia che allentò la presa sul cazzo e mi permise di inarcare la schiena e di godere in pieno di tutte le sensazioni dell’amplesso.

“Sei la mia porcellina Lily”, mi sussurrò all’orecchio.

Rimasi per qualche istante ancora con gli occhi chiusi, ad assaporare gli ultimi scampoli di quella nuova esperienza che stava scivolando via; Sonia si venne a sdraiare accanto a me e

ci addormentammo così, l’uno vicino all’altra, abbracciati ed ancora avvolti dal pizzo della lingerie.

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