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Racconti EroticiTrio

I tre

By 10 Luglio 2022No Comments

Le pupille si stanno abituando alla penombra; gli allegri raggi di Giugno filtrano dalle tapparelle abbassate del soggiorno.
Le pulsazioni del mio cuore martellano nel petto, mani leggere sbottonano il mio vestito,  lo sfilano e il cotone soffice mi sfiora la pelle. Uno di loro mi toglie le  mutandine bianche e si inchina per slacciarmi i sandali. Sento il freddo del grace sotto i miei piedi.
Sono nuda, mi circondano, percepisco il loro calore sulla pelle, accarezzo con piacere quei pettorali muscolosi.
Non so come si chiamano, non importa, quello che vedo già mi basta: giovani e belli, hanno pagato per me,  voglio  soddisfarli, tutti e tre.
Uno dei ragazzi  inizia a baciarmi lungo la colonna vertebrale provocandomi brividi di solletico; altre due mani mi pizzicano il seno e i capezzoli, due dita si fanno strada dentro di me, qualcuno mi bacia, affondo le mani nei suoi capelli neri.
Sono già  inebriata da tutta quell’attenzione  e dal desiderio che sento crescere in me, lo percepisco anche in loro: le  mani si fanno avide attorno ai miei seni,  le dita più frenetiche nella mia vagina.
Il ragazzo che mi leccava la schiena mi accompagna dolcemente per sedermi al centro del divano rosso. Con la schiena ben appoggiata sul morbido schienale appoggio i piedi sulla seduta e divarico le gambe.
Il mio sesso è bene in vista in mezzo a quell’enorme divano.
Uno di loro si inginocchia davanti a me, ha I capelli castani,  inizia a lambire  la parte alta, vicino al clitoride: forma cerchi con la lingua e la spinge come se volesse penetrarlo, con due dita mi apre le grandi e poi le piccole labbra e continua a leccare . Su e giù, dentro e fuori, mi piace tanto e gemo.
Il ragazzo con i capelli  biondi  si siede accanto a me, inizia leccarmi il capezzolo con la punta della lingua e poi lo succhia, il moro lo copia. Il piacere mi pervade  in tutto il seno.
Vedo la mia immagine riflessa sullo schermo spento della tv: tre uomini giovani e prestanti sono  su di me, mi sento bellissima. Godo nel  sentire succhiare le grandi labbra e i capezzoli sempre con più forza, allo stesso tempo mi fanno male, ho la sensazione che si stacchino da un momento all’altro, ma voglio donarmi completamente e se questo significa anche soffrire per essere al centro del loro desiderio ne sono felice.
Sorrido orgogliosa.
Tutti e tre si stanno masturbando e intando continuano a darmi piacere. Ad un tratto il castano insiste con la lingua sul clitoride, infila due dita nella vagina: per me sono lampi di piacere incontrollato che mi pervade tutto il sesso. Gemo, ma la mia voce viene soffocata da un bacio  e una lingua invandendente mi riempie la bocca.
Quando il mio orgasmo sta svanendo  si staccano velocemente  da me; i loro membri sono grossi, tesi verso l’alto, mi vogliono.
“Ora che hai goduto tocca a noi.” Chi mi ha dato l’orgasmo  ora  ha un sorriso crudele.
“Glie  li facciamo guadagnare quei trecento euro, non ci dimenticherai”. Anche il biondo ha un sorriso sgembo e annuisce con il capo, i suoi pensieri lussuriosi traspaiono dagli occhi chiari.
Gli sguardi di tutti e tre sono ardenti.
Il castano si getta su di me. Il mio sesso bagnato e  aperto lo accoglie.  Con la forza dei suoi fianchi mi assesta colpi decisi su e giù, lo sento ansimare: è arrivato.
Si alza.
Il biondo già mi penetra, è ancora più spietato: ho la sensazione che mi riempia tutto il ventre,  ma io lo accolgo , cerco di assorbire ogni suo colpo, tutta la violenza che vuole sfogare su di me. Il suo pene che va su e giù , è grosso e duro e mi chiedo  come faccio a farcelo stare tutto quando lo affonda . La cosa mi riempie di soddisfazione e  mi fa sopportare il dolore. Lo guardo negli occhi  con sguardo di sfida: voglio fargli capire che non mi fa male. Mi sorride ma si interrompe colto dalla libidine, si è soddisfatto. Ho vinto io. Velocemente fuoriesce
Il loro liquido caldo e viscido cola  verso il basso, lo sento tiepido tra le natiche.
Il moro è già pronto con il suo pene dritto. Deglutisco e mi faccio coraggio. Ormai sono  un fuoco, quasi non lo sento più tanto sono  dilatata e lubrificata dagli altri due o forse è lui che è più  ritmico, meno veemente. Per fortuna.
Inclino la testa indietro e lascio che faccia. Anche lui eiacula  accompagnato da un grugnito.
Alzo la testa, sto ansimando. Mi gira tutto con  quegli squassoni, dei bestioni grandi e grossi  hanno appena finito di andare su e giù sul mio corpo che pesa appena cinquanta chili.
I cazzi ora  sono flosci , se li tengono in mano e si masturbano.
Ho il fiatone.
Sorridono, un lampo di lussuria attraversa i loro occhi quando inizio a contrarre e rilassare il mio sesso in modo da far uscire a piccoli getti lo sperma che abbondante mi ricolma.
Il castano si siede vicino a me, mi inumdisco le labbra, sinuosa muovo i fianchi.
” Oh no piccola, non devi farlo uscire, è utto per te.” Mi infila due dita nella figa e preme. Mi esce un gemito di dolore, tutti i muscoli della mia faccia sono contratti per resistere a quell’affondo.
Credevo di essere stata brava a compiacerli, capisco che non è stato abbastanza.
Rimanere rigida, so per esperienza, che è peggio, quindi cerco di rilassarmi il più possibile. Mi brucia lì sotto, ma devo sforzarmi e resistere. Faccio un respiro profondo.
Il rumore delle sue dita immerse nello sperma dentro la mia vagina è eccitante e questo basta a spostare l’ attenzione dal fastidio al desiderio di volercela fare fino in fondo.
Sorrido e gli accarezzo il viso, lui mi bacia le labbra,  si sposta verso il collo e lo solletica con la lingua. Si avvicinano gli altri due, il moro sale sul divano e mi infila il pene nella bocca: è ancora morbido, lo succhio per un po’ avidamente. La mia lingua lo avvolge come una spirale, poi lo lecco su tutta la lunghezza e ricomincio a succhiare.
Il biondo si avvicina, mi prende la mano e ci appoggia il membro: è il più  grande dei tre anche a riposo. Voglio assaggiarlo. Mi stacco dall altro che masturbo per non lasciarlo escluso e infilo in bocca il cazzo più grosso che mi abbia mai scopata. Lo succhio come ho fatto prima con il suo amico, mi piace: è salato del suo seme e dolce delle mie secrezioni. Lo sento indurirsi un po’.
Tutti e tre hanno il respiro accelerato, mi accarezzano il viso, la testa, la pancia; questa è estasi pura per me.
” Mettiti a carponi.”Mi sussurra il castano.  Il biondo esce dalla mia bocca e la mano perde il contatto con il pene dell’altro.
Mi muovo con le sue dita sempre dentro la vagina e mi fa male, dissimolo e obbedisco: mi metto  sopra al divano, a quattro zampe con le cosce un po divaricate.
“Ora faremo conoscenza con il tuo culo, preparati!” Il biondo si sposta dietro di me,  ho  paura e scoraggiamento perchè penso al suo pene grosso e duro farsi strada dentro il mio sedere.
Mugolo sottomessa.
” Ci vorrà un po’, ma il divertimento è assicurato.”
Non vedo la sua faccia ma le risate di scherno  dei tre sono più che sufficienti a farmi capire che si divertiranno solo loro. Va bene, divertitevi pure su di me.
Sento il rumore di plastica che viene tesa e uno schiocco, volto appena la testa e con la coda dell’occhio vedo che il biondo si è infilato un guanto in lattice.
“Sai?” dice con freddezza. “Non mi piace l’odore di merda che resta sulle dita.”
Sento il clak di un tappo,  fa colare tra le mie natiche il contenuto,  riconosco il profumo di fragola di un lubrificante ,  spero per me che ne usi molto.
Appiggia una mano sulla mia natica, la sfrega e la pizzica.
“Non male questa chiappa, c’è n’è di meglio ma ci accontentiamo.”
Accontentarvi? Oh, no, no, no,no . Non dovete accontentarvi, io vi voglio soddisfare pienamente! Forza, ce la devo fare.
Un dito si infila piano dentro il mio ano, lento procede. Lo sento che si muove descrivendo un cerchio. Torna indietro  e qualcosa preme: un altro dito vuole entrare, ma fa fatica. Sento altro lubrificante freddo colare sopra il buco. Le due dita si fanno strada, riescono ad entrare. Mi fanno male, istintivamente faccio forza contraria per espellere la loro presenza; in tutto questo il castano ha sempre tenuto le dita dentro la mia figa e questa inizia ad essere l’unica  nota di piacere.
Respiro profondamente.
Sposto lo sguardo verso la TV e il riflesso che mi regala è uno spettacolo: due uomini sono inginocchiati accanto a me; le loro dita impegnate a colmare i miei orifizi.
A completare l’opera arriva il moro che mi mette il pene in bocca e io lo lecco con la mia lingua veloce. Sbircio di nuovo lo scherno nero: adesso la scena è perfetta.
Il castano infila un altro dito nella vagina, questo mi piace, sorrido sempre leccando il  moro.
Altro lubrificante tra le natiche.
Ahi! Il biondo si fa largo ancora, ormani non so più quanta roba  ho dentro.
Spero di essermi dilatata abbastanza.
Il biondo spinge ancora un po’,  ho la sensazione di dover cagare, non so cosa devo fare. Resisto. Cerco di rilassarmi il più possibile.
“Bene, è pronta.”Dice.
Non faccio in tempo ad essere sollevata da quella frase che tutte le dita escono da me e lui  mi incula.
Dolore assordante! Talmente tanto che mi sembra che mi si offuschi la vista. Spinge, spinge e spinge ancora. Le mie esili braccia non riescono a tenere  quell’assalto e appoggio il petto al divano, lui mi segue senza staccarsi.
In questa posizione riesco a tenere gli urti dei suoi affondi.
Imploro dentro di me che finisca presto. Non  riesco a esprimere niente. Se dicessi che mi sta facendo male forse sarebbe meno cruente, ma non mi escono parole dalla bocca, solo urla di dolore. Sono troppo occupata a cercate di sopravvivere a tutto questo che non ho la forza di parlare, di oppormi.
Il   biondo finalmente esce e mi fa male anche  in questo.
Un altro  già  appoggia il suo cazzo in direzione del mio culo, sento la sua punta che da due colpetti leggeri quasi a voler prendere la mira e poi entra. Ancora dolore, lo voglio fuori dal mio retto, ma resto immobile a piagnucolare.
Sento il viso bagnato, non mi ero neanche accorta che stavo piangendo.
Anche il secondo esce da me.
Vorrei vomitare. Forse è l’effetto delle penetrazioni, il mio intestino e lo stomaco protestano. Ho i crampi alla pancia. Metto una mano sul ventre, il contatto  un po’ attenua gli spasmi.
E ancora!  Ecco che, senza perdere tempo, mi affonda il terzo. Dai che è l’ultimo!
Apro un attimo gli occhi mentre lui va su e giù. Vedo tutto appannato.
Faccio un gemito stridulo.
“Hei, non è che sviene?” Credo sia la voce del moro.
Intanto l’ultimo ha finito.
Singhiozzando mi adagio sfinita sul divano, sono scossa da tremiti, ho freddo. Un pile leggero mi viene adagiato.
Loro spariscono nelle altre stanze.
Sento usare lo sciacquone, aprire una lattina, far scorrere l’acqua…
Guardo assente il pavimento beige: mi sento sfinita come  un pupazzo floscio, per fortuna è tutto finito.
Il biondo torna, prende una sigaretta dal tavolino di vetro.
Mi raddrizzo. ” Posso usare il bagno?” La mia voce è flebile, quasi una supplica.
“Se proprio devi.” Sbuffa fuori il fumo e mi induca una porta poco lontano.
Lentamente mi alzo,  mi gira la testa e ho dolore, avunque. Mi trascino in bagno. È moderno e pulito. Mi siedo sul water e oltre alla pipì esce il loro sperma dalla vagina e dall’ano, accompagnati da molta aria.
Mi lavo sul bidè, l’acqua fresca mi da sollievo dal bruciore, faccio fatica persino a toccarmi. Mi tampono con della carta igienica, solo il pensiero di sfregarla mi angoscia.
Mi guardo  allo specchio: i capelli sono spettinati, i capezzoli sono lividi da quanto sono stati succhiati e i seni sono arrossati per  le mani pesanti che hanno goduto di quelle forme sode.  I miei occhi scuri implorano pietà  alla padrona di quel corpo abusato, che stupida che sono, sorrido e mi complimento con me stessa: non ho mai detto basta e ho resistito in tutto.
Esco dal bagno. Trovo il mio vestitino per terra accanto agli slip e i sandali. Mi rivesto. Il biondo spegne la sigaretta su un piattino e si beve della birra, guarda la TV seduto sul divano, mi da le spalle. Il mio lavoro è finito, non son più degna di attenzione.
Mi dirigo verso l’uscita, il ragazzo con i capelli castani esce dalla cucina e mi si para davanti.
“Hai sete?”  Ha un bicchiere d’acqua in mano.
“Un po’, grazie.” Ho una sete tremenda ma il tempo è scaduto, non un minuto di più. Bevo veloce. Gli ridò il bicchiere.
“Resta un altro po’.” È seducente a torso nudo e i pantaloncini blu.
” Ah…non posso, mi dispiace.” Farfuglio mentre rovisto nella borsetta, c’è tutto: soldi per la prestazione nel taschino, cellulare, il portamonete che ha solo qualche spiccio, non credo possa interessare a uno di quei tre figli di ricconi.
“Dai resta, come ti chiami?”
“Deborah.” Sono nervosa, voglio aprire il portone e andarmene. Il mio telefono squilla, che fortuna. È il texano. Mi sta aspettando sotto, in macchina, puntuale come sempre.
“Ho finito, adesso scendo.” Riattacco.
” Peccato.” Si avvicina, mi passa delicato le dita sulla bocca. ” Io sono Sirio, ci si vede alla prossima.”
“Certo.” Il mio sorriso è imbarazzato.
Apro la porta, scendo le scale di marmo.
Spingo il portone di ingresso. Il caldo mi avvolge, la luce mi trafigge gli occhi.
Individuo la mercedes del texano.
Salgo e mi sorride con i suoi denti bianchi perfetti. Mi bacia la guancia e la sua barba  impeccabile mi punge il viso.
Gli do la sua percentuale.
“Brava la mia baby.”  Infila i soldi  nella tasca  dei pantaloni Armani. Si sistema la cravatta di seta e mette in moto.
“Come stai?”
La macchina sfreccia tra le strade lussuose di Padova, prendiamo per la periferia.
“Bene, bene. Mi brucia un po’.” La mia voce è come quella di una bambina che si è appena sbucciata un ginocchio.
“Vedrai che ti passa come sempre.”
Guado fuori dal finestrino, si certo, passerà;  quella che non andrà  via è la fame di carezze, me le darà questa sera? Domani?
“Ti ho organizzato un altro appuntamento per domenica, ma dove lo trovi uno come me?” Mi accarezza  il viso con la sua mano abbronzata.
Si, coccole, finalmente. Non troverò nessuno che mi protegge come lui. Voglio solo stare tra le sue braccia.
“Lo so e per questo farò  quello che vuoi.”

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