Skip to main content
Racconti 69Trio

LE AVVENTURE DI CLARY – LA MIA VICINA

By 24 Maggio 2010Febbraio 9th, 2020No Comments

LE AVVENTURE DI CLARY ‘ LA MIA VICINA

La mia vicina di casa, Nuccia, ha appena compiuto i 50 anni. E’ una signora piccola e rotondetta al punto giusto, con forme piene e ancora ben fatte, moglie fedele e madre di due giovani ragazzi.
Sapevo che non aveva mai avuto storie extraconiugali, anche se quando le avevo raccontato alcune delle mie avventure giovanili aveva mostrato di avere più di un normale interesse e confessato che anche a lei sarebbe piaciuto fare qualche esperienza diversa.
Approfittai di una delle nostre chiacchierate del caffé dopopranzo a casa sua per iniziare un discorso sugli uomini e sui rapporti liberi. Naturalmente non presi posizione, difendendo blandamente le sue teorie (un po’ bigotte per la verità) sulla fedeltà coniugale.
Eravamo sedute sul divano a chiacchierare e senza pensarci sopra accennai a quello che era successo circa un mese prima in Francia, visto che ne ero ancora emotivamente molto coinvolta.
Lei ne fu subito incuriosita e mi tempestò di domande finché fui costretta a raccontarle tutto nei minimi particolari.
Sapevo quanto Nuccia fosse sensibile a questi racconti, e mentre narravo con dovizia di particolari la vedevo agitarsi sul divano, sospirare, accavallare continuamente le gambe, accarezzarsi i fianchi e le ginocchia, finché ad un certo punto sbottò: “Oddio … Mi fai venire addosso una roba … Una voglia…” e intanto si tirava su la gonna per accarezzarsi l’interno delle cosce.
“Lasciati pure andare, cara,” le dissi per metterla a suo agio, “Tanto siamo tra di noi, no?”
Mi avvicinai a lei e con naturalezza le diedi un bacio, sulla guancia prima e poi sfiorai le sue labbra con le mie.
Lei rispose con dolcezza al mio bacio e la sua gonna si sollevò fino alla vita e la sua mano si accarezzò le mutandine bianche tra le gambe aperte. “Continua, ti prego…” disse con voce roca e socchiudendo gli occhi.
Proseguii nel racconto accarezzandola ed eccitandomi a mia volta e quando le mie dita si intrufolarono sotto il morbido tessuto per accarezzare il suo ventre trovai le mutandine bagnate e la sua vulva eccitata.
“Perché non ti spogli tesoro?” le dissi in un orecchio.
Lei mi rispose con un sospiro mentre mi avvicinavo e l’aiutavo a sfilarsi la gonna. Anch’io ero tutta bagnata pur senza toccarmi, sentivo le mutandine e i pantaloni incollati alla vagina e desideravo essere toccata.
Mi tolsi la maglietta rimanendo a seno nudo, poi mi inginocchiai tra le belle gambe di Nuccia e cominciai ad accarezzare la pelle morbida delle sue cosce, sfiorando con le dita l’incavo del ginocchio, i polpacci, le pieghe dell’inguine.
M’infilai una mano nelle mutandine per toccarmi a mia volta proprio lì dove sentivo un piacere bagnato e dolce e continuai così fino a terminare il racconto, mentre lei mi seguiva nei movimenti agitandosi tutta e bevendosi ogni parola, che sottolineava con gemiti di eccitazione.
Ora stavo gemendo anch’io, eccitatissima.
Non era il mio primo incontro intimo con una donna anche se certamente non sono lesbica, mentre per Nuccia era una cosa totalmente nuova, tuttavia la situazione ci aveva eccitate entrambe; il desiderio del piacere era più forte di ogni altra cosa. Nuccia era così carina abbandonata sul divano, mezza seduta e mezza sdraiata, con le gambe aperte e le mutandine impregnate del suo umore, che non resistetti e cominciai a sfiorare le sue gambe con le labbra mentre con le dita mi titillavo il clitoride impazzito.
Mi bagnai di piacere proprio mentre le baciavo l’ombelico che avevo scoperto sbottonandogli la camicetta.
“Oh cara,’ ‘ le dissi ‘ ‘ devi scusarmi, ma… sono così eccitata…”.
Le sfilai lentamente le mutandine e lei accolse questa mia iniziativa con un gemito di sorpresa, ma non fece resistenza.
L’odore della sua figa eccitata e la vista di quel bel pelo castano folto e umido mi fecero perdere il controllo. Affondai il viso tra le cosce della mia amica e cominciai a baciarle il sesso, poi le aprii la vulva con le dita e leccai il succo che ne stillava.
Lei diede un lungo gemito. Non potei fare a meno di seguitare a leccarla, mentre continuavo a tenermi la mano nelle mutandine per potermi masturbare senza freni.
Nuccia si contorse in preda a convulsioni di piacere.
I suoi “Ooohh… Ohhh… Ooooohhhh!…” di godimento echeggiavano nella stanza, finché raggiunse l’orgasmo e si lasciò leccare tutto l’umore di cui era bagnata.
“Tesoro…” disse alla fine sollevandomi il viso.
Mi alzai e la baciai in bocca. Le nostre lingue si unirono a lungo mentre le sue mani si infilavano nelle mie mutandine per completare l’opera.
Raggiunsi di nuovo l’orgasmo e mi bagnai copiosamente mentre le nostre bocche incollate emettevano gemiti di godimento. Infine ci abbandonammo l’una accanto all’altra, ansanti, sudate, odorose di piacere.
“Non so proprio come… Voglio dire, … Non mi è mai successa una cosa del genere!” disse alfine lei un po’ imbarazzata.
Io le sorrisi rassicurandola: “Stai tranquilla, non siamo lesbiche.”
“Certo che no’ però siamo… come dire…?
“Un po’ arrapate?…” suggerii.
Lei rise: “Già, è proprio così. Da quanto tempo non faccio l’amore con mio marito per bene. Con gusto, voglio dire. Come ai bei tempi, quando ci si alzava dal letto sfiniti e appagati come pochi. Da un pezzo far l’amore è diventato routine, e a volte non si fa nemmeno quello.”
“Mio marito fa sempre più spesso gli straordinari. A volte nemmeno si accorge che ho un abito nuovo o un profumo diverso. Si scopa rapidamente una volta o due a settimana, due parole di circostanza e poi si dorme. Sai che soddisfazione!”
Capivo tutto quanto diceva anche se per me, con G., non era la stessa cosa.
Ci alzammo per darci una sistemata. ci rivestimmo per bene e ci lasciammo da buone amiche.
“In settimana ricambierò l’ospitalità,” dissi congedandomi.
Quella sera parlai di ciò che era successo con Nuccia, al mio uomo G..
Lui si arrapò cosi tanto al mio racconto che mi scopò con foga li sul tavolo da cucina.
Poi intrigante e porco com’è mi propose di organizzare un incontro a tre dove lui si sarebbe fatto Nuccia che da tempo lo attizava al solo incontrarla.
Ero un po’ gelosa di questa sua attrazione per la mia amica, ma poiché sono sicura del suo amore e sono un po’ porca anch’io, gli dissi che forse un giorno gli avrei fatto una sorpresa.

Invitai Niuccia qualche giorno dopo per un pomeriggio di “chiacchiere pure” alle quali noi donne non sappiamo resistere.
“Niente paura,” aveva risposto lei, “Mio marito sarà via tutto il giorno e i miei figli sono in vacanza. Ho tutto il tempo che voglio.”
“Splendido!” risposi, “Se ti fa piacere potrai fermarti anche a cena.”
Nuccia si presentò alle due e mezzo, pimpante ed eccitata; indossava, una maglietta di cotone che lasciava intravedere il suo seno ben formato in un reggiseno leggero, morbidi pantaloni della tuta, pianelle nuove con il tacchetto come piaceva a lei.
Tra un complimento, una confidenza e uno scambio di opinioni, si scaldò l’atmosfera e la conversazione si accese. Io naturalmente feci in modo di pilotarla sull’argomento “rapporti sessuali” e rievocammo assieme quanto era successo tra noi due qualche giorno prima.
Sapevo che quel giorno G. sarebbe rientrato alle quattro in punto, così assecondai l’argomento in modo apparentemente casuale finché avvertii che Nuccia era accesa al punto giusto: certi sospiri, le dita che sistemavano “casualmente” la tuta lungo le cosce, lei che si stirava in continuazione mettendo in evidenza i suoi seni pieni dai capezzoli ritti sotto la maglietta e il sottile reggipetto, … tutti questi erano segni che dicono molto a chi li sa cogliere.
Alle quattro arrivò G. ed apparve nel vano della porta con la borsa in mano e il suo sorriso allegro.
Nuccia fu presa così alla sprovvista che non ebbe il tempo nemmeno di trasalire. Smise di stirarsi e si alzò guardando G.
“Non immaginavo che saresti venuto cosi presto” mentii.
Mi accorsi che Nuccia era diventata tutta rossa in viso, mentre quel ceffo del mio uomo capì subito come stavano le cose e le strinse la mano con grande naturalezza, lanciandomi poi un’occhiata complice che parlava da sola.
Ovviamente G. fu inserito subito nella conversazione e si destreggiò con grande abilità.
Se non avessi pensato la cosa per la mia vicina, ora sarei passata all’attacco io con tutte le mie armi di seduzione, ma il progetto stava partendo e mi eccitava vederlo in atto.
Mi allontanai con la scusa di preparare il té lasciandoli soli per una decina di minuti, e quando tornai mi resi conto che Nuccia era “cotta”: le sue guance erano paonazze e lei se ne stava semisdraiata sul divano, con la maglietta che le lasciava scoperto l’ombelico, mentre il mio uomo le sedeva accanto sulla moquette con la testa mollemente adagiata sul polpaccio di lei.
“Sai che Nuccia è molto morbida?” disse G..
Lei rise e io finsi di intervenire a difenderla. “Sei un bell’impertinente!” esclamai, ma Nuccia si schermì subito: “Non è niente, a me piacciono molto i tipi schietti… specialmente quando si tratta di complimenti!” rise lanciando un’occhiata a G. che le rispose con uno sguardo furbetto.
Mentre disponevo le tazzine e versavo il té vedevo G. che si strusciava con la testa contro le gambe della mia amica e addirittura si sedeva meglio per potergliele accarezzare. Lei era in brodo di giuggiole e si lasciava fare mentre io raccontavo non ricordo cosa di insignificante che non richiedeva sforzo per seguire, dato che tutta l’attenzione della signora era rivolta ai dolci massaggi di G..
Quando si alzò per bere il tè con noi lo fece a malincuore, e le occhiate che lanciava al mio uomo erano pari solo ai sorrisi che lui le rivolgeva. Lui le stava seduto accanto e le loro gambe erano a contatto e si strusciavano con movimenti impercettibili.
Nuccia era spiritosa come non l’avevo mai vista e le battute di G., che divennero presto piuttosto piccanti, la divertivano molto e anzi rispondeva a tono.
Si parlò molto liberamente di tette e di culo, poi qualche storiella di scopate e di corna ci accese tutti.
Nell’atmosfera divertente e confidenziale che si era creata, spesso ci scambiavamo bacetti di approvazione e G. non lesinava le carezze sia a me che alla mia amica.
“Hai un profumo molto buono, Nuccia,” le disse poi fermandosi ad annusarla.
Le mise le mani sulle spalle e le sfiorò il collo col naso, poi i capelli, poi le braccia. Lei alzò un braccio mentre gli rivelava il nome del profumo, e G. la baciò proprio sotto l’ascella dove la maglietta era bagnata di sudore per l’emozione che Nuccia stava provando.
Lei diede un gridolino quasi imbarazzato, ma lui continuò e le sfiorò il seno con le labbra. “Intendevo dire che anche il tuo profumo naturale è molto buono… Eccitante direi.”
Nuccia emise un gemito roco e accavallò le gambe eccitatissima:”Perché non la smetti di essere tanto compito, visto che mi stai sbaciucchiando da mezz’ora?”
“Giusto!” – approvai io, eccitata quanto loro, avrei voluto essere al posto della mia vicina ora, e abbandonarmi alle mani frementi di M – “Hai notato che bel seno che ha la nostra Nuccia?”
“Altroché!” – esclamò G. e da dietro le sfiorò il contorno di quelle splendide poppe descrivendone le bellezze – “…e mi piacciono molto questi bei capezzoli grandi e tondi,” – disse seguendone il bordo con le dita – “così duri ed eretti che dev’essere un piacere toccarli’e succhiarli”
Nuccia si adagiò all’indietro e prese le mani di G. appoggiandosele ai seni con le palme aperte: “Non resisto più, massaggiami, sei un dio con le carezze!”
Lui non si fece pregare e cominciò a palpare quelle poppe turgide con deliberata lentezza, strizzandole così bene che ogni volta mi sembrava di vederne schizzare fuori i capezzoli.
Ad ogni stretta lei dava un sospiro strozzato e lo seguiva nel movimento, mormorando:”Oh, caro…” di tanto in tanto.
Lui le si era stretto alla schiena sul divano dove stavano seduti e si premeva contro di lei con il membro duro. Mi avvicinai e sollevai la maglietta di Nuccia mentre lei mi assecondava e lui gliela sfilava del tutto, poi le sganciò il reggiseno e finalmente le mammelle della signora si mostrarono in tutta la loro floridezza e splendida nudità.
G. la stava baciando sul collo e sull’orecchio da un po’, e quando fu a seno nudo Nuccia si voltò per dargli anche la sua boccuccia di rosa che moriva dal desiderio di essere baciata.
Vidi le loro lingue toccarsi e saettare da una bocca all’altra.
“Sei proprio uno schianto” – mormorava G. mentre se la baciava e palpava tutta e lei rispondeva alle sue attenzioni con mugolii rochi e dolci sospiri.
Mi spogliai anch’io rimanendo a seno nudo e mutandine, poi mi avvicinai di nuovo ai due per accarezzare le gambe di Nuccia che non capiva più niente.
I due amanti si sdraiarono sul divano avvinghiati uno all’altra e con le gambe intrecciate, baciandosi come forsennati.
Le mani del mio uomo erano instancabili sul corpo di lei e non ne tralasciavano nemmeno un centimetro, ma d’altra parte nemmeno lei era inattiva: la sua coscia premeva contro l’inguine di G. per sentire il duro del cazzo eretto, mentre con le mani gli sfilava la maglietta quasi strappandogliela per sentire la pelle di lui contro la sua.
La signora mi dava le spalle e io, seguendo i movimenti delle mani di G. sul suo bel sedere, lo aiutai ad abbassarle i pantaloni della tuta.
Occupata com’era non fece resistenza e anzi ci assecondò: pantaloni e mutandine si abbassarono fino a metà coscia lasciando le natiche nude. Le gambe di lei erano intrecciate a quelle del mio uomo e non si poteva spogliare più di così.
Dai suoi movimenti capii che cercava di divincolarsi da quell’abbraccio che pure le stava procurando tanto piacere.
Forse il pensiero di suo marito e dei figli la fece tornare in sé per un attimo e, sia pure a fatica, staccò la bocca da quella di G. che non sembrava mai saziarsi di lei: “Mmmhh… mmhh… Oh caro… Lascia… Mmmmhh… Tesoro, forse è meglio…” – ma lui tornò alla carica e le leccò tutto il viso, gli occhi, le labbra, le succhiò il mento e il nasino a punta, e poi di nuovo la bocca che non poté sottrarsi.
Pur baciandolo, tuttavia, le sue mani spingevano verso il petto di G. per allontanarlo.
Io mi accoccolai sulla moquette e le carezzai le natiche e le cosce. Ero eccitatissima.
Mi infilai una mano nelle mutandine già bagnate e mi titillai fino all’orgasmo che arrivò a velocità record. Le mie dita intanto accarezzavano Nuccia tra le cosce e la sentii tutta bella umida nel folto pelo morbido.
Quel culetto delizioso meritava però di partecipare al piacere generale. Così le allargai le natiche e cominciai a baciarla e a leccarla nel solco divaricato.
Il suo odore di pulito mi eccitò molto: con la lingua le titillai il buchetto giocandoci per un po’, poi ve l’affondai quasi per metà e mi mossi dentro di lei con colpetti intermittenti.
Nuccia non resistette più; la lingua di G. nella bocca e la mia nell’ano la portarono a un furioso stato di lussuria: si contorse tutta stringendosi al mio uomo mentre piegava le gambe per facilitarmi il compito.
G. le aveva infilato le dita nella vagina e la stava titillando, mentre lei gli aveva aperto i calzoni ed estratto il pene turgido di lui lo stringeva, muovendolo con desiderio.
Ogni pudore di moglie e di madre era caduto e la mia amica, ora femmina pura, si dedicava anima e corpo al godimento che le piaceva tanto.
Si piegò per prendere in bocca il membro e succhiarlo ed insalivarlo per bene.
I due amanti gemevano e mugolavano di piacere, non una parola, solo ansimi e rochi gemiti, che culminarono con i sussulti violenti di Nuccia che raggiungeva l’orgasmo.
Si staccò da lui con un lungo sospiro, distendendosi e stirandosi come una gatta, gli occhi ancora socchiusi per il piacere, mentre G. rimaneva dov’era e la guardava, sorridente e immobile, con il pene eretto, tutto lucido e umido per la saliva della signora.
Lei diede al mio uomo un lungo sguardo carico di desiderio e forse di rimpianto, poi con un sospiro si mise a sedere.
Sembrò accorgersi solo ora di essere quasi nuda e arrossì tutta: “Oh, ma guarda che svergognata,” – disse ridendo con voce roca mentre si piegava per afferrare le mutandine ed i pantaloni semi abbassati e tirarli su.
“Oddìo, sono tutta sudata … Dov’è finito il mio reggiseno? Chissà cosa penserete di me!’
“E’ stato molto eccitante, non ti pare?” – replicai io.
Lei si trattenne un attimo, poi rispose: “Sì, moltissimo.”
Ero ancora inginocchiata davanti a lei e avevo afferrato le sue mutandine fingendo di aiutarla.
“Aspetta,” – le dissi . “Non vorrai tenerti questo nettare tra le cosce tutto per te!” – e leccai con la punta della lingua l’umore che colava sulle sue cosce tonde.
Leccai lentamente, assaporando il gusto di quel liquido e della pelle di lei, salata di sudore. Nuccia era incantata da quelle attenzioni.
“Oh, io …” balbettò, ma poi si lasciò fare con piacere, abbandonandosi ogni tanto a tenui sospiri.
“Devo dire di non aver mai fatto un’esperienza simile,” – disse poi ridendo.
“Mi fa molto piacere,” – le risposi senza smettere di leccare.
La mia lingua la sfiorava dappertutto, prima dove era colato il suo umore, poi spaziando liberamente sulla pancia, nell’ombelico, tra le cosce dove il suo odore femminile era molto forte dopo l’orgasmo di poco prima.
La mia amica si agitava dolcemente mentre le sue mani mi carezzavano i capelli.
Era piegata in avanti, e G. ad un certo punto le afferrò i fianchi e cominciò a baciarle il sedere. Lei diede un gridolino, ma non si raddrizzò, anzi sembrò piegarsi ancora di più mentre il mio uomo la baciava e leccava quel culetto sodo e tondo.
“Mmmmhh! Che culo stupendo, Nuccia! Fatti baciare.”
“Ooohh… Ma lo sai che sei… che siete … Ohhh, cari!… Ooohhh, siete fantastici!…”
Quasi non aveva parole per descrivere l’eccitazione che provava, mentre G. si prendeva la sua parte di quel bel posteriore e palpava natiche e cosce, baciando e leccando appassionatamente.
Lei si era piegata in avanti spingendo il sedere verso di lui che ora le leccava l’ano con decisi colpi di lingua.
Nuccia ansimava di piacere. Io le abbassai di nuovo mutandine e pantaloni fino ai piedi e lei mi aiutò a sfilarli, rimanendo completamente nuda.
G. si era alzato, già in erezione, si strusciò contro le chiappe di lei mentre la abbracciava da dietro per toccarle le tette.
Lei si voltò e cercò la sua bocca, ansante di desiderio.
Li vidi baciarsi di nuovo, vidi le lingue cercarsi e leccarsi come impazzite mentre le mani di G. ne possedevano tutto il corpo, tette ventre cosce e figa.
Quando le sue dita si infilarono nel folto pelo della mia amica, lei diede un gemito roco, bastarono pochi tocchi per farle raggiungere ancora l’orgasmo che lei accolse con contrazioni violente del bacino mentre la sua bocca cercava un po’ d’aria.
“Mi fai impazzire!…” gli disse con un filo di voce.
“Nuccia, sei arrapante da morire… ti desidero tutta…”
Io ero eccitatissima.
Nuccia si voltò verso di lui e G. la prese per le natiche e la sollevò.
Le bocche incollate, lei aggrappata al collo del suo amante allargò le cosce e gliele avvinghiò attorno alla vita.
Il membro eretto del mio maschio trovò da solo la strada e si infilò tutto in quella vagina eccitata mentre lei dava un lungo gemito.
I due si adagiarono sul divano e lì cominciarono a scopare sotto i miei occhi, con colpi rapidi e potenti che G. le dava affondando in lei con ansimi ai quali ogni volta Nuccia rispondeva con un gemito strozzato.
Scoparono a lungo e con molto piacere reciproco.
Lei godette più di una volta, gridando senza ritegno e bagnando il mio divano già umido.
E finalmente l’orgasmo di lui che si raddrizzò per l’enorme piacere, godendo dentro la mia amica per diversi minuti prima di fermarsi.
Io, che li osservavo da poco lontano, immaginai i fiotti di sperma con cui la stava inondando, riempendo e mi bagnai senza nemmeno essermi toccata, poi dovetti sedermi perché mi mancarono le gambe.
Quando l’orgasmo fu passato, G. e Nuccia rimasero uniti per diversi minuti scambiandosi baci e dolcezze.
Lei gli passava una mano tra i capelli e con l’altra gli accarezzava la schiena, lui la copriva di bacetti e di complimenti.
A dire la verità ero un po’ gelosa del mio uomo e avrei desiderato le sue mani, la sua bocca, il suo sesso tutti per me anziché continuare a godere da sola guardando loro due che amoreggiavano; ma questo incontro che avevo organizzato da vera ruffiana era tremendamente eccitante e mi consolavo pregustando i momenti intimi con G. nei quali avremmo parlato della cosa eccitandoci a vicenda.
Mi alzai e andai in bagno a darmi una rinfrescata, e poi in cucina a preparare un po’ di té.
Mi misi un paio di mutandine pulite e tornai in salotto con il vassoio.
Pensavo di trovare i due intenti a sistemarsi o a chiacchierare, e invece …
G. era seduto sul divano a gambe larghe, la testa appoggiata allo schienale, il bel petto muscoloso ansante, Nuccia era accoccolata sulla moquette e lo stava baciando e leccando in mezzo alle gambe.
Posai il vassoio senza far rumore per non disturbarli e rimasi a guardarli dal divanetto.
La mia vicina era intenta a succhiare il membro di nuovo eretto di lui e lo faceva con gusto appassionato.
La sua lingua ne percorreva l’asta dai testicoli fino in punta lasciandolo tutto umido di saliva, poi lei avvolgeva il glande con le sue labbra e se lo succhiava tutto, infilandoselo in bocca quanto più a fondo poteva, e ogni volta non mancava di dare un gemito eccitato.
Vidi le sue labbra adoranti scendere fino allo scroto e prendere tra i denti con infinita delicatezza i testicoli di lui per succhiarli, uno per uno.
G., abbandonato sul morbido divano, il viso che trasudava eccitazione, le accarezzava i capelli e la seguiva nei movimenti.
“Nuccia, mi stai facendo impazzire’cazzo, come sei brava!!! Ooohhh, che bello… che lingua eccitante che hai… aaahh… mi piace da morire quando mi lecchi in punta… Sì, sì, proprio lì… mi stai facendo venire di nuovo, ma non voglio godere da solo, ti desidero troppo’vieni qui…”
Si alzò, mentre lei continuava a tenere in bocca quel glande gonfio di desiderio, la abbracciò e si baciarono con abbondanza di gemiti e leccate mentre le mani di lui non si stancavano di palparle quelle belle tettone sode.
G. la prese in braccio e la posò delicatamente sul divano facendola sdraiare.
Mi avvicinai.
Lui si sdraiò accanto a lei con la testa tra le sue cosce tonde, baciandole il pelo folto e bagnato mentre Nuccia riprendeva in bocca il pene duro del suo maschio.
“Oddìo, quanto mi piace…” – sospirava lei in piena fregola, strusciandosi con il pube contro il viso di lui che se la stava “mangiando” tutta.
“Sono tutta umida, senti come sono bagnata… dài, continua a leccarmi la figa… cazzo, che bello!… fatti baciare… Mmmmhh, che bell’uccello lungo e duro… che bel maschio che sei… mio marito non è mai riuscito a farlo tornare dritto in meno di un’ora nemmeno quando eravamo fidanzati. Mmmmhhh, che buono!… sai di orgasmo, che buon sapore di sperma… Cosa ne diresti di godere nella mia bocca?… Magari mentre io godo nella tua, nello stesso momento… Con mio marito non l’ho mai fatto. Ooohhhh… Oooohhhhh! Ooohhh, caro, la tua lingua mi sta… Ooohhh, tesoro, mi fai impazzire di piacere!… Oddìo, che bello, che bello, che bello!… Ancora, ti prego, continua!… Cazzo, che bello, sto venendo! Sto venendo!… Oooohhhhhhhhhhhhh, caro, caro, mi stai… Ooooohhhh, tesoro, amore, ti amo!…”
Nuccia raggiunse l’orgasmo contorcendosi tra le braccia del mio uomo e sussultando con contrazioni pelviche alle quali lui rispondeva affondando la faccia ancora di più tra le sue cosce e lappando il succo che stillava dalla vagina della sua femmina.
Intanto il membro duro di lui entrava ed usciva dalla bocca della signora e lei non vedeva l’ora di sentirselo sborrare in gola. G. ci mise un po’, non tanto per lo sforzo, quanto perché voleva farla sospirare al massimo. Ma quando non ne poté proprio più, con un lungo:”Aaahhhhhh, troia mia!…” – eiaculò e si mosse come se la stesse chiavando in bocca, dentro e fuori con quel bel pene duro dal quale ora sgorgava sperma a fiotti mentre lui godeva di nuovo.
I due amanti rimasero fermi, sdraiati vicini e abbracciati ancora nella posizione di quel fantastico sessantanove. Li vidi assopirsi, esausti e felici. Quanto a me, ero letteralmente sconvolta per l’eccitazione. Le mie mutandine pulite si erano completamente bagnate e non potei resistere alla tentazione di masturbarmi.
Lo feci lì sul divano, seduta a gambe spalancate e con le mutande abbassate fino alle ginocchia, poi lo ripetei messa a quattro zampe col culo nudo per aria e una mano tra le cosce. Non trattenni mai i gemiti di piacere con cui accompagnavo quei ditalini.
Andai a farmi una doccia e ci rimasi a lungo, pensando e ripensando. Se fosse entrato G. l’avrei preso subito tra le braccia e gli avrei chiesto di scoparmi lì, seduta stante.
Quando uscii dalla doccia sentii dei mormorii provenire dal salotto. Mi avvicinai piano alla porta.
Erano mugolii e sospiri insieme a parole sussurrate teneramente. Sbirciai dalla fessura della porta e vidi Nuccia sdraiata nuda sul solito divano, che si lasciava leccare dappertutto da G.
Le mani di lei lo accarezzavano mentre lui, mormorandole dolcezze e complimenti, se la baciava e succhiava tutta. La lingua di G. ne percorreva il corpo senza tralasciarne nemmeno un angolino, e le sue mani la accarezzavano con infinita tenerezza e desiderio.
Vidi la bocca del mio uomo insistere sui capezzoli della sua amante che subito si raddrizzarono; poi la leccò tra i seni e lungo il collo, scendendo infine verso l’ombelico e fino al pelo. Ma lì si fermò.
G. si raddrizzò mentre lei lo guardava con aria interrogativa. Le prese una gamba e la mise in verticale accarezzandola con le palme aperte, poi si dedicò al piedino della mia amica, baciandolo tutto e cominciando a leccarne la pianta. Lei impazziva di piacere e rispondeva alle attenzioni di lui con parole innamorate.
“Oooohhhh, caro… Sei un dio! Io non ho mai goduto di tante attenzioni da parte di un maschio… Mi sento come se fossi una ragazzina…”
“Perché in fondo lo sei,” rispondeva lui tra una leccata e l’altra. “Sei soda, piena, morbida come una ventenne. Senti qua che belle cosce!…” e le palpava le gambe ben tornite mentre prendeva in bocca uno per uno le dita di quel bel piedino grassottello.
“Cazzo, G…. Sono in orgasmo da quando hai cominciato ad accarezzarmi oggi pomeriggio. Senti qui, tra le mie gambe… Sentimi!…”
Lui si abbassò ad accarezzarle il pelo intriso di umore, poi si portò le dita alla bocca e le leccò: “Mmmhhh, buono…”
Intinse ancora e ancora, leccandosi le dita ogni volta golosamente. E intanto succhiava senza posa il piedino, infilando la lingua tra dito e dito, leccandola sul collo del piede, passandole la lingua piatta dal tallone al morbido cuscinetto che lei aveva sotto le dita.
Fece la stessa cosa con l’altro piede, tenendoli così entrambi in mano, poi con la lingua scese lungo i polpacci, la carezzò dietro il ginocchio accompagnato dai gemiti di piacere di lei, e poi giù, giù lungo le cosce sode che baciò con grande passione.
“Ecco, mi piaci qui, hai una pelle morbidissima. Fatti baciare…”
“Dio mio, mi fai quasi venire solo con le parole, e la tua lingua è così… così… Ooohhh, caro!… Caro!… Ohhh!…” – Nuccia era venuta un’altra volta, l’ennesima ormai da quando aveva cominciato ad amoreggiare con G.
Stava lì con le gambe larghe, spalancate al massimo per favorirlo nei baci ardenti che lui le dava, per mostrarsi a lui nella sua piena femminilità, per invitarlo a soddisfare quel vulcano di desiderio che le straripava da dentro e che non riusciva a saziare.
Ma il mio uomo non era da meno e desiderava godere in tutti i modi della sua amante.
Era eccitato di nuovo, lo sapevo anche se lo vedevo solo da dietro. Lo capivo dalle leccate vigorose che ora le stava dando dopo averle aperto la vulva con entrambe le mani.
“Sai Nuccia che la tua figa in fregola mi fa impazzire” Mmmmhhh, che buon sapore!… Sei bagnata come una cavalla… Voglio berti tutta!…” -e leccava e leccava con vigore accompagnato dai gemiti di lei, che raggiunse un altro orgasmo nella sua bocca adorante.
Allora lui l’aiutò a girarsi e cominciò a baciarle e mordicchiarle il sedere, palpandolo a piene mani. Lei alzò quel bel culo tondo per assecondarlo, e lui le aprì le natiche e la leccò tutt’attorno al buchetto per un po’.
Vedevo l’umore di Nuccia colare a gocce dalla sua vagina lungo la parte interna delle cosce. Stava vivendo un orgasmo continuato del quale non riusciva a capacitarsi e che accompagnava con gemiti e sospiri. Lui le baciò la schiena, poi si strusciò col cazzo duro come un bastone contro quelle belle chiappe morbide.
Lei allora voltò verso di lui il viso paonazzo per l’enorme eccitazione e gli sorrise: “Ma tu… Sei ancora in erezione!”
“Voglio scoparti ancora una volta, Nuccia, mi piaci troppo…” Tirò indietro il sedere per penetrarla e vidi il suo bel pene di nuovo dritto e duro, mentre la mia amica apriva le cosce e spingeva il culo verso l’alto.
“Dài, così, prendimi da dietro, mi piace da morire!… Cazzo che bello, sto morendo di piacere, non ho mai avuto un amante così focoso. Mettilo dentro, scopami bene come sai fare tu, sei un dio! Così, così… Ooohhh, cazzo, che bbeeelloooo!…”
Vidi il grosso membro penetrare in lei e i due amanti stare uniti e fermi per godere il più a lungo possibile di quel nuovo accoppiamento. Poi, piano, G. si mosse in lei con colpi lenti e intermittenti.
“Sei la mia troia, la mia femmina da monta…” le mormorava lui mentre la montava tenendola stretta per i fianchi.
Lei si muoveva tutta ancheggiando ritmicamente all’unisono con il suo maschio:”Sì, sìì, cazzo che bello, sono la tua puttana, la tua maiala… Fottimi, chiavami, stuprami… Dimmi le parolacce!…”
“Troia! Brutta vacca!… Dammi questa bella figa bagnata, che bella vaccona che sei!”
“Sì, sì, così!… Oddìo… Oddìo che piacere… Mi fai… mi fai… Oddìo, vengo, vengo!!!…” e mentre Nuccia raggiunse l’orgasmo in quest’ultima chiavata, G. sfilò il cazzo dalla figa grondante e lo appuntò contro lo sfintere palpitante, poi tenendola saldamente per i fianchi la inculò con una spinta poderosa che fece entrare la cappella e metà del cazzo in colpo solo.
‘Ooohhh, caro’che faiii??? No’nel culo nooo’sono vergine!!!’
Ma le sue parole ebbero solo l’effetto di scatenare ancora di più la lussuria di G., che l’abbrancò ben stretta per la vita per impedirle di sfuggire e con altri due colpi ben assestati sprofondò nel culo fino alla radice.
‘Sei vergine eehh?? allora te lo apro io questo bel culo’ ‘ ringhiò nelle sue orecchie ‘ ‘vedrai che tra un po’ sarà così largo da farci passare una mano’te lo sfondo bella culona troia.’
G. la stava inculando apostrofandola con parole veramente sconce fino a dirle :’Ti sto inculando’vacca’! Toccati la fica”!Puttana’. !
Lei ubbidi e subito cominciò a provare piacere gridandogli :’Sei un porco’.. !.. maiale’! ma mi stai facendo godere col culooo.’
‘Mi fai sborrare ‘. ! Mignotta’
‘Caroooo’ !’.si’ inculami ancoraaaaa’.. venggoooo’sssiii’!
‘SSSiiii’ ti sborro nel culo’.. !!sssiii’. !!!troia’!!
G. continuava imperterrito ad incularla, ansante e felice della sua bella femmina da monta, finché anche lui eiaculò di nuovo nel culo della mia amica, tenendole stretti i fianchi per stringersi a lei in una sorta di cavalcata finale.

Era quasi sera quando Nuccia si alzò da quel divano testimone di tanto godimento. La leggera brezza serale rinfrescava i nostri corpi nudi dopo quel lungo pomeriggio di continuo piacere. Nella stanza un pot-pourri di fragranze che mescolava i profumi di noi donne al sudore e al forte odore di sesso e sborra.
Nuccia diede un lunghissimo sospiro: “Penso che mi ricorderò questo pomeriggio per tutta la vita!” – mormorò sorridendo a me e a G. – “Meritate un bacio, tutti e due.”
Abbracciò il mio stallone e lo baciò a lungo sulla bocca, un bacio al quale lui rispose con tenero trasporto. Poi baciò anche me, indugiando sulle mie labbra morbide che ancora non aveva sfiorato nessuno.
La invitai a rimanere per cena, ma lei declinò. “Sono esausta, voglio che il ricordo fisico di questo incontro paradisiaco rimanga impresso in tutto il mio corpo. Per questo andrò a letto subito, senza cenare né lavarmi, perché l’odore del mio piacere e ancor più quello del mio fantastico amante mi rimanga incollato come un vestito.”
L’aiutammo a rivestirsi e G. le infilò personalmente mutandine e reggiseno per poterle accarezzare ancora quelle morbide rotondità.
Mi sentivo serena, appagata per quanto era successo in casa mia.
Avvertivo un languore che mi percorreva tutto il corpo e avrei desiderato le carezze di G. dappertutto, ora.
Ma lui era silenzioso, mi sorrideva e aveva l’aria esausta e felice di uno stallone che ha fatto il suo dovere con piacere e fino in fondo.
Una doccia, poi cenammo in terrazza sotto una mezzaluna romanticissima, rinfrescandoci la gola con un delizioso vino bianco gelato.
Solo allora il mio tenero amante, guardandomi a lungo negli occhi, mi prese la mano e la baciò dicendo: “Sei la donna più donna che ci sia. Sei la mia regina, e io ti adoro.”
Gli baciai anch’io la mano, innamorata com’ero, mentre tra le mie cosce si diffondeva una piacevole sensazione di calda umidità.
Ci sdraiammo sotto le lenzuola nel nostro lettone e lui si addormentò subito, profondamente.
Rimasi a guardarlo a lungo con infinita tenerezza, invidiosa della mia amica che aveva goduto di lui per tutto il pomeriggio. Poi mi addormentai anch’io.

Sognavo di nuotare in uno splendido mare accarezzata dalle onde dappertutto, e dolcemente fui svegliata da tenerissime carezze.
G. stava facendo scorrere le sue labbra su tutto il mio corpo, lieve come acqua; mi girai verso di lui e sentii le sue braccia che mi circondavano abbracciandomi.
La sua bocca mi sfiorò le labbra mentre il suo corpo nudo si stringeva al mio; aderii a lui come una seconda pelle e cominciammo a baciarci lentamente con dolcissimo abbandono.
Volevo dirgli tante cose, volevo sussurrare “Finalmente!…” ma non riuscivo a staccare la mia bocca dalla sua, né lui desiderava altro che baciarmi. Gli succhiai la lingua golosamente, non desideravo altro che sentire il suo alito che ancora sapeva di vino. Godetti nel sentire i suoi denti che mi mordicchiavano la lingua, il mento, le guance.
Fremevo al contatto del il suo membro di nuovo grosso e turgido che mi premeva contro il ventre, delle sue mani che mi accarezzavano la schiena, i seni, le cosce, i capelli.
“Amore mio, mia adorata, donna e femmina,” – mi sussurrò mentre mi baciava l’orecchio.
“Lo dicevi anche a Nuccia,” – gli risposi con una punta di gelosia.
“Le dicevo cose diverse.”
“Te la sei scopata volentieri e a ripetizione.”
Lui rise: “Non sarai mica gelosa?!?” – e al mio silenzio cominciò a coprirmi di baci mormorando: “Sei tu la mia regina, tu e nessun altro. Altrimenti sarei andato a dormire da lei stanotte. E’ stata una cavalla molto piacevole e molto arrapante, e se capiterà ancora mi ecciterò di nuovo come uno stallone. Ma sei tu, solo tu, mia adorata, tu sola la vera donna della mia vita. Tu e basta.”
Ci stavamo fissando negli occhi, e i suoi erano così sinceri nella penombra della stanza che mi sentii sciogliere tutta. Ero bagnata tra le cosce e lui mi sentiva mentre si strusciava contro di me.
La sua mano scese tra le mie gambe che si aprirono per accogliere le sue carezze. Le sue dita mi sfiorarono il pelo umido, aprirono le labbra, mi titillarono la vagina mentre la sua lingua entrava e usciva instancabile dalla mia bocca e mi inumidiva le labbra e il viso.
Ansimai di piacere, gemetti quando sentii arrivare il piacere e mi abbandonai tra le sue braccia.
Il suo viso scese tra le mie cosce e cominciò a leccarmi la figa bagnata penetrandovi il più a fondo possibile. I miei gemiti si fecero irresistibili, sempre più forti e rochi, e poi un orgasmo, due, tre a ripetizione mentre lui continuava a succhiarmi, insaziabile ed eccitato.
Finalmente la sua bocca tornò sulla mia, con tutto il sapore della mia vagina in fregola, e allora lo feci accomodare su di me e spalancai le gambe per accoglierlo dentro.
Mi penetrò subito e cominciò a montarmi con colpi lenti e regolari che mi procurarono un piacere incredibile.
Dopo ore di desiderio, finalmente stavo godendo del cazzo duro del mio G. che mi portava a vette paradisiache di piacere, tanto più grande quanto maggiore era stata l’attesa.
“Sei straordinario!” – gli mormorai all’orecchio – “hai scopato tutto il giorno e ancora ce l’hai duro e in ottima forma!”
“Te l’ho detto che sei tu la mia regina,” – rispose lui sorridendo – “con nessun’altra si sarebbe raddrizzato di nuovo così in fretta.”
Lo baciai con un’intensità mai provata e accompagnai i suoi movimenti con colpi pelvici che lo eccitarono a dismisura.
“Clary!…” – esclamò sorpreso – “adoro far l’amore con te, ma ora stai rispondendo così bene ai mie colpi che io… io… Ooohhh, tesoro, dolcissimo amore, mi fai godere!…”
Sentii lo sperma zampillare caldo nel mio ventre mentre lui, ancora duro continuava a muoversi in me, stantuffando come una locomotiva.
Era davvero un adorabile stallone; non si fermò nemmeno un minuto, rallentò soltanto un attimo e poi riprese procurandomi ondate di piacere mai provate.
Le nostre bocche instancabili sembravano non saziarsi mai l’una dell’altra.
Non cambiavamo nemmeno posizione perché desideravamo vederci in viso mentre ci donavamo quel maestoso piacere reciproco.
Volevo sentire la sua bocca incollata alla mia, la sua saliva che si mescolava alla mia, il suo alito caldo e ansante, la sua lingua che esplorava la mia bocca e i denti con desiderio e adorazione.
E infine, dopo un tempo interminabile, il suo secondo orgasmo, colate calde di sborra che riversava nel mio utero mentre mi abbracciava stretto, la bocca nella mia per berci a vicenda e per respirare i nostri aliti caldi e innamorati.

Leave a Reply