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Trio

Passione d’altura

By 7 Gennaio 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho sempre amato la montagna, specialmente d’estate, quando al calare del sole l’aria sembra addensarsi ed il profumo della vegetazione diventa inebriante. Così anche quel pomeriggio: mentre in sella alla mia bici la salita sfianca le mia gambe, io mi sento sempre più vivo, convinto che niente possa migliorare quella sensazione. Nonostante la stanchezza, nonostante il sudore, nonostante la sete, sono felice e sento di non aver bisogno di altro; finché non vedo lei. L’avevo già notata in precedenza ma quel giorno sembrava ancora più bella. Mentre mi avvicino riesco a scorgere sempre più le gambe sinuose ed abbronzate, il sedere alto e sodo che riempie perfettamente gli shorts neri, i capelli scuri mossi dal vento che sembrano quasi vivi in controluce. Adesso il quadro è perfetto; ora ho la forza per affrontare altre mille salite, più mi avvicino a lei e più dimentico la fatica: sono nello stesso tempo felice di poterla avere affianco e dispiaciuto di doverla poi lasciare indietro. Ormai ad un passo da lei, faccio un respiro profondo preparandomi a tornare alla mia lotta a due con la montagna, quando improvvisamente si volta.
A quello certo non ero preparato, due occhi verdi lucenti mi fissano mentre le passo accanto, una ciocca di capelli le finisce tra le labbra e scostandola con la mano mi accenna un sorriso. Improvvisamente dimentico tutto: la montagna, la bici, la salita, non c’è più niente oltre lei. Nonostante l’abbia già passata da un paio di metri, non riesco a staccarle gli occhi di dosso: voglio guardarla ancora un po’, voglio fissarla bene nella memoria per non dimenticare neanche un particolare di lei, quando all’improvviso noto che sta per farmi un gesto, come volesse chiamarmi. Non posso credere che sia lei a fare la prima mossa, non può essere che vuole veramente conoscermi ! Ben presto infatti il manubrio comincia a vibrare e prima ancora che riesca a dire ”attento !” vengo disarcionato dalla bici mi e ritrovo con il sedere per terra. Tra tutti i modi di presentarsi questo era sicuramente il più idiota. Rimango steso a terra a fissare il cielo: non ho il coraggio di rialzarmi dopo la vergognosa caduta. Adesso spero solo che sia andata via facendo finta di niente, non potrei sopportare un suo sguardo pietoso. Non oggi.
Mentre cerco di trovare una ragione a tutto questo, la vedo chinarsi su di me.
”Tutto bene ?” mi chiede. La sua voce è così dolce e da quest’angolazione, con le nuvole che scorrono lentamente dietro di lei, sembra quasi un sogno. Si inginocchia toccandomi il braccio mentre con delicatezza mi scosta i capelli dalla fronte mettendo via una foglia. ”Forse hai battuto la testa, meglio che chiami qualcuno”. Esito un attimo, cercando una spiegazione che possa risollevarmi, ma non riesco a pensare a nulla. ”No sto bene, grazie. Mi sono fermato un attimo ad ammirare il paesaggio”. Il suo viso ora è sollevato e quando sta per donarmi un altro sorriso noto che il suo sguardo indugia verso il basso accennando un’espressione di stupore. Alzo la testa per capire cosa sia successo e noto un turgore al centro dei miei pantaloncini. Non solo vado a gettarmi in un fossato proprio davanti a lei, ma ho anche la sfacciataggine di farmi trovare con una poderosa erezione quando viene per aiutarmi. Più in basso di così credo proprio di non poter cadere. Torna a guardarmi e sorridendomi dice: ”Si, sono sicura che stai bene”.
Farfugliando cerco disperatamente di scusarmi, l’unico sollievo è che peggio di così non può andare. ”hm ..beh ecco… magari lo shock, forse l’adrenalina che si è accumulata deve …”
Ma prima che riesca a finire sento la sua mano sulla coscia che sale verso l’inguine mentre l’altra scende giù lungo la pancia insinuandosi sotto i calzoncini. La sento giocare con i riccioli del pube ed infine afferrare l’asta e tirare giù la pelle dal glande. Si muove lungo tutta la lunghezza, andando a stimolare anche i testicoli. Cerca di tirarlo fuori ma le bretelle sono d’impaccio, così con sguardo malizioso tira via la maglietta e dalle spalle dolcemente comincia a far scendere i pantaloni. Non sono nemmeno riuscito a capacitarmi di cosa sia successo che è già inginocchiata fra le mie gambe tenendo il pene con entrambe le mani e baciandolo dolcemente in punta. La sua azione diventa sempre più profonda: adesso ne ha ingoiati i 3/4 e la saliva è così copiosa che scende a fiotti mentre con la lingua mi stimola il prepuzio. Con la mano sinistra sale a cercare la mia, quasi volesse la mia approvazione mentre con gli occhi vogliosi mi continua a fissare socchiudendoli lentamente di tanto in tanto. é bellissima, così tenera e dolce col suo sguardo da gattina, che vorrei non smettesse mai, ma non posso più resistere così con un gemito la avverto dell’orgasmo imminente. Il getto le bagna il mento e le labbra, fin sopra il naso. Le sorrido per esprimerle la mia gratitudine visto che non saprei cosa dire in questo momento, con le mani le prendo il volto e la ripulisco dei rivoli quando sentiamo il rumore di un’auto che si avvicina. Lei si alza di scatto, mi tende la mano e dice: ”Vieni !”.
Raccolgo la maglietta e mentre mi aiuta a rialzarmi cerco di ricompormi. Correndo mi tira dall’altra parte della strada mentre cerco di tirarmi su i calzoncini, scendiamo un piccolo avvallamento e passiamo dietro dei cespugli. Adesso siamo al riparo da occhi indiscreti ma lei continua a condurmi tenendomi per mano; la situazione non mi disturba e non le faccio domande, anche perché la vedo sicura. A passo svelto ci ritroviamo presto davanti ad una casa, attraversiamo il giardino, lei raccoglie una chiave nascosta tra i rami di un sempreverde, apre la porta e mi invita ad entrare.
Mi chiedo se ci sia qualcuno in casa ma lei mi rassicura: ”Non c’è nessuno, non torneranno prima di un paio d’ore”. Il piano mi piaceva sempre di più così con un sorriso di approvazione mi avvicino a lei, le cingo i fianchi e la bacio gentilmente, prima solo solleticandole le labbra, poi sempre più appassionatamente fino a bere la sua saliva. Sento ancora il sapore acre del mio sperma ma invece di disturbarmi, mi fa sentire ancora più vicino a lei. Salgo con le mani fino a palparle il seno sotto il top. Non indossa il reggiseno ed i capezzoli diventano ben presto turgidi.
é lei a sfilarsi la maglietta, facendo così oscillare due bellissimi seni di una terza abbondante che non posso evitare di baciare e succhiare come fossi un poppante. Il suo respiro diventa più affannoso mentre scendo con la mano attraversando il suo pancino armonioso e caldo ed entro sotto i suoi slip. In un attimo le mia dita sono fradice mentre noto con piacere che è completamente depilata. Con il medio scorro fin dietro il suo buchetto mentre con il pollice gioco con il suo clitoride. Vado avanti per un po’ alternando penetrazioni e frizioni, sempre più intensamente mentre lei appoggiata al muro dell’ingresso inizia a mugolare con la bocca aperta e gli occhi socchiusi. Ben presto diventa rossa in volto e quando stringe con forza la mia mano, capisco che sta venendo. Ora è lei a guidare i miei movimenti mentre alza la testa con gli occhi sbarrati fissando il soffitto e viene scossa da un fremito emettendo un grido di liberazione. Torna a guardarmi ammiccando e baciandomi mentre mi stringe a lei. Restiamo per un po’ in questo stato di torpore stretti l’uno all’altra, poi è ancora lei a guidarmi quando prendendomi per mano mi invita a seguirla su per le scale nella sua camera da letto. Alle tinte della tappezzeria color pastello e ai numerosissimi peluche si contrappongono foto in bianco e nero decisamente dark. Una in particolare attira la mia attenzione: una donna vestita di pelle e con il volto coperto è legata ad una fune che scende dal soffitto. Le braccia unite dietro la schiena la costringono a gettare in avanti il busto e inarcare la schiena, mettendo così in evidenza delle natiche perfettamente tonde. Di fronte a lei una bellissima donna di mezza età con in mano un frustino le bacia la fronte.
Mi volto a cercare lei e la vedo armeggiare con un cellulare; i pantaloncini le coprono solo per metà il sedere, così mi avvicino e finisco di scoprirlo del tutto inginocchiandomi e baciandole una natica per volta. Lei allora dopo aver riposto il cellulare si volta, offrendomi la bellissima vista del suo sesso completamente liscio. Da questa distanza posso notare con chiarezza quanto i flussi fossero abbondanti: l’interno delle cosce è madido dei suoi umori che comincio a spalmare sulla sua fica rendendola lucida e polposa. Ci spostiamo verso il letto dove finiamo di toglierci quei pochi indumenti che ancora abbiamo; mentre io mi siedo lei apre un cassetto e ne tira un fuori un preservativo. Mi chiedo se non sia già troppo tardi, in tutta l’agitazione me ne ero completamente dimenticato. Lo apre e me lo mette con la bocca, a mo’ di pompino, ma fa fatica a srotolarlo così la aiuto.
Mi viene sopra appoggiandosi con il ginocchio sul letto; mentre scende lentamente la sensazione del suo seno sul mio viso è bellissima. Con la mano guida il mio pene dentro di lei, dolcemente e con calma. Inizialmente muovendosi solo con il bacino e poi scendendo man mano sempre più. Scivoliamo sul letto voltandoci più volte finché non resta sopra di me tirandosi su. Le mie mani scivolano lungo tutto il suo corpo, dalle gambe fin sopra i suoi capelli. Continua a muoversi con un ritmo cadenzato lasciando dondolare le sue tette, torcendosi e flettendosi in preda al piacere. Sono completamente rapito da questo andirivieni, mentre lei si allunga all’indietro appoggiandosi con una mano alla mia gamba e toccandosi con l’altra. I suoi movimenti diventano sempre più frenetici finché comincia a sussultare digrignando i denti. Proprio in quel momento il mio pene esce dalla sua vagina ed una poderoso fiotto trasparente fuoriesce bagnandomi e passandomi oltre l’orecchio. Cerco di capacitarmi dell’accaduto mentre lei boccheggia e trema come un pulcino uscito dal guscio. Evito di farmi troppe domande così mi tiro su e l’abbraccio.
Il suo respiro è ancora affannoso mentre con voce flebile mi chiede scusa appoggiandosi alla mia spalla. La tranquillizzo dicendole che non ha nulla di cui scusarsi, è stata fantastica ed un’esperienza così non la figuravo nemmeno. Torno a stendermi e lei comincia delicatamente ad asciugarmi con dei fazzoletti mentre mi fa entrare nuovamente in lei. Sono completamente ammaliato dai suoi occhi e non mi rendo nemmeno conto che nella stanza non siamo più soli. Lei infatti alza la testa e voltandosi verso la porta con voce tremula dice: ”Ciao mamma”.
Mi volto di scatto e vedo una figura femminile avanzare verso di noi. Cerco disperatamente qualcosa con cui coprirci ma non trovo nulla, inoltre nessuna delle due sembra turbata. La donna che è appena entrata ha con se le nostre magliette: ”Sono partita appena ho ricevuto il tuo messaggio. Sei sempre così disordinata !”. Nella mia testa le parole mamma e messaggio se le davano di santa ragione, così prima che me ne rendessi conto la madre si avvicina dando un bacio sulla guancia della figlia e dicendole ”Avevi ragione, è davvero carino !”
Tiene un ginocchio sul letto ed un braccio intorno alla ragazza; la guardo meglio e mi rendo conto che è la donna della foto. La figlia continua a muoversi come se non fosse successo nulla mentre la madre si bagna un dito di saliva e comincia a penetrare la ragazza nell’altro buco mentre mi accarezza i genitali. Con la ragazza che si muove riesco a sentire leggermente la pressione del dito, poi lo toglie e viene verso il comodino, apre un cassetto e ne estrae un fallo di gomma ed un flacone, credo di lubrificante. Comincia ad ungere il dildo con la lozione come se lo masturbasse, poi torna dietro la figlia. Questa volta sale sul letto sedendosi tra le mie gambe e comincia a strofinare il dildo tra le natiche della figlia. Comincia così a penetrarla spingendo lentamente. La ragazza allora si ferma e la sua espressione diventa un po’ sofferta. Lo spinge sempre più a fondo, tanto che lo sento sul mio prepuzio. Sto facendo sesso con la figlia mentre la madre la penetra nel culo, una cosa immorale ed aberrante, eppure nonostante ciò vengo. Forse è sbagliato, ma in questo momento l’unica cosa che voglio è abbandonarmi e cedere all’orgasmo. La figlia si rialza con il dildo che spunta tra le gambe finché non le si sfila cadendo sul letto davanti alla madre, che a sua volta si lancia sul mio pene ancora a mezz’asta. Lo sperma comincia a colare lungo il preservativo così la figlia prende altri fazzoletti ed insieme cominciano a ripulirmi per bene. Con madre e figlia che puliscono il mio pene scherzando come due amiche, la situazione è del tutto surreale, tanto che non riesco nemmeno a muovermi. Vorrei alzarmi ed andare via prima che la situazione possa degenerare ancora di più, ma non riesco a fare nulla se non guardarle mentre giocano.
”Sei messo davvero bene, e brava Giulia !”.
Così la figlia si chiama Giulia, in tutto questo marasma non ci eravamo ancora presentati, e a questo punto non credo abbia più importanza. La madre comincia a sbottonarsi la camicetta mentre scende dal letto. La tira fuori dalla gonna e si volta per appoggiarla su una sedia. Mentre si toglie le scarpe mi chiedo perché non vado via, nel frattempo Giulia si sdraia al mio fianco accarezzandomi il petto. Nonostante tutto continua ad essere dolce come quando l’avevo conosciuta. La madre intanto si sfila la gonna, riponendola con cura; si volta slacciandosi il reggiseno rilasciando delle mammelle enormi che cominciano ad oscillare mentre si piega per togliersi le mutandine. Voltandosi mi delizia con la meravigliosa visione del suo culo più in carne di quello della figlia. ”é bella la mamma, vero?” mi bisbiglia in un orecchio Giulia.
Sono entrambe bellissime, ecco perché non riesco ad andarmene. Completamente nuda viene verso di noi e mi raggiunge con un bacio impetuoso, mi accarezza il pene e bacia anche la figlia. Si volta salendomi sopra e comincia a succhiarmi, mentre io mi ritrovo il suo sesso sulla faccia. Comincio a leccarla anche io, mentre Giulia raccoglie il dildo e comincia a stuzzicare la mamma nel retro, come per vendicarsi. Non credo di riuscire ad avere già un’altra erezione così comincio a penetrarla con le dita. Visto che a me serve ancora qualche minuto per tornare in moto, la invito a mettersi al posto mio.
Eccola distesa sul letto della figlia, totalmente esposta con le gambe divaricate. Comincio a lavorare con la lingua, e dopo un po’ sopraggiunge anche Giulia. La madre allora con le mani tira indietro le gambe esponendo anche l’orifizio, in due ci alterniamo, leccando, baciandoci e penetrando la mamma. Dopo qualche minuto i rantoli della madre diventano più fragorosi, e lei si abbandona ad un piacere decisamente più rumoroso ma meno bagnato di quello della figlia. Con un piede nota la mia nuova erezione così passa un altro preservativo alla figlia e si alza appoggiandosi al letto desiderosa di essere presa da dietro.
Osservando Giulia che si masturba mentre distesa sul letto nasconde il volto sotto le enormi tette materne, mi chiedo cosa pensare adesso di lei. L’avevo idealizzata, non osavo avvicinarmi, ed ora è lì che divide il suo piacere incestuoso con la madre. Ma smetto di pensarci quando la madre si stacca da me per sedersi sul volto della figlia e mi chiede di penetrarla nel retro, dimentico tutte le mie remore e vengo sopraffatto dall’istinto carnale che mi porta a spingere sempre di più. Improvvisamente la porta dell’ingresso sbatte e le parole ”sono a casa” riecheggiano fin nella nostra stanza. ”Papà!” ”Carlo!”
Le due donne allora di scatto mi invitano a rivestirmi e ad uscire subito dalle scale sul retro temendo una reazione violenta dell’uomo. Così mentre la madre dopo aver indossato un accappatoio scende per andare incontro al marito, Giulia mi accompagna sull’uscio, dove mi saluta con un intenso bacio. Dopo un attimo di esitazione decido di incamminarmi, per il momento non voglio mettere nei guai nessuno; lei è già rientrata ed io esco dal giardino riprendendo il tragitto verso la bici. Il sole è già sparito e tornando a casa il pensiero è rivolto all’incredibile serie di eventi che si sono protratti, tanto che comincio a temere di aver sognato tutto. Per tutta la notte continuo a pensare a Giulia tra le braccia della madre, senza capire se amarla o disprezzarla e giungendo all’unica conclusione di tornare in zona il giorno seguente.
Mentre affronto nuovamente la salita spero di trovarla lungo la strada come il giorno precedente: non ho il suo numero né sono sicuro che voglia rivedermi; confido così in un incontro casuale. Giungo sul punto del nostro primo randez vous con un pizzico di nostalgia. Dopo aver ripetuto diverse volte lo stesso percorso decido di addentrarmi verso casa sua ma questa volta il cancello è chiuso e le tapparelle abbassate. Per tutta la settima la storia si ripete identica, sento sempre più il bisogno di incontrarla, di parlarle, di dirle almeno il mio nome. Magari il padre ha sospettato qualcosa, forse è andata via e non la rivedrò più.
Noto una coppia di anziani contadini intenti a falciare dell’erba, così decido di chiedere informazioni e vengo a sapere che non c’è mai stata una Giulia in quella casa, non c’è mai stata una famiglia. Il padrone manca ormai dal paese da diversi anni, e nessuno fino a due settimana prima era più entrato in quella proprietà. Rimasta disabitata per diverso tempo, quella casa era improvvisamente tornata alla vita quando una quindicina di giorni prima diverse auto si sistemarono nel giardino. Chi fosse quella gente non sono in grado dirlo, mi suggeriscono però di chiedere informazioni alla nipote dei vicini, una certa Simona, la quale era stata vista un giorno in compagnia di una ragazza mora. Decido così di andare a cercare questa Simona, con la speranza che almeno lei possa dirmi qualcosa di più. Trovo subito la casa alla fine del viale come mi hanno indicato, e all’ombra di un faggio non molto lontano scorgo una ragazza che sorseggia un’aranciata. Vado da lei e ci presentiamo: è Simona.
é una ragazza affabile ed entriamo subito in confidenza; cominciamo così a parlare della nostra comune amica. Mi dice che l’ha vista per la prima volta due settimane prima, appena arrivata per passare una settimana di vacanza in casa dello zio. Inizialmente resta sul vago ed ho come l’impressione che non voglia dire tutto. Le chiedo così della madre ma sembra non saperne niente, né tanto meno del padre. In casa c’era solo lei e non sono mai stati menzionati i genitori. Ho bisogno di sapere quali sono stati realmente i loro rapporti, così comincio a raccontarle parte della storia, nella speranza che possa aprirsi. Appare incredula e frastornata mentre le racconto per grandi linee la mia avventura, è impressionata ma è lei a chiedere maggiori particolari. Non sono certo confessioni che si direbbero ad un primo incontro: non mi interessa se mi giudicherà male, voglio solo convincerla a fidarsi di me per sentire cosa sa realmente. Al termine del racconto rimane cupa ed in silenzio.
”L’ho conosciuta lo stesso giorno che è arrivata. Si vedeva subito che non era di queste parti. Indossava un top elasticizzato con dei caratteri giapponesi. Ricordo che le chiesi quale era il significato e lei mi rispose che si leggeva asoko, letteralmente quel posto lì. Diceva che finché era giapponese poteva esserci scritto qualunque cosa: nessuno ci avrebbe fatto caso. E poi l’idea di avere sulla maglietta una parola che si riferiva alla sua cosina in bella vista la trovava eccitante. Restammo a parlare per un’oretta poi mi invitò a casa sua a bere qualcosa.
Le proposi di aiutarla a disfare i bagagli così salimmo in camera. Ricordo che uno dei suoi vestiti mi piaceva molto così mi invitò ad indossarlo. Mi spogliò praticamente lei, dicendomi che ero molto bella e che vestita così avrei fatto strage di cuori. Tornai a disfare la valigia e sotto un paio di jeans uscì un vibratore. Ero imbarazzatissima, non ne avevo mai visto uno e temevo che avesse dimenticato che era lì. Ah, ecco dov’era ! Esclamò lei prendendolo in mano. Mentre me lo sbatteva davanti mi chiese se ne avevo uno anche io. Quando le risposi di no mi disse che lei non ne avrebbe mai potuto fare a meno. Cominciò a tessere le lodi del vibratore, che ti dà tutto quello che vuoi senza chiederti niente, se non un paio di pile ogni tanto. Certo un uomo era un’altra cosa, ma spesso un vibratore riesce là dove molti non arrivano. Sembrava lo sponsor di un sexy-shop. Decise di farmelo provare, insistette a tal punto che sembrava fosse questione di vita o di morte. Devo ammettere che in parte la cosa mi eccitava, ero curiosa di sapere come sarebbe stato usare uno di quei cosi e nonostante mi vergognassi dentro di me volevo proprio provarlo.
Quando lo accese il sibilo mi fece già bagnare. Indossavo ancora il suo vestito, così mi portò quell’affare sotto la gonna. Non volevo che andasse proprio in quel modo, decisi di fermarla, ma quando mi toccò sentii un brivido che mi tolse il fiato. Era veramente bello e lei lo sapeva. Mi venne ancora più vicina e cominciò ad accarezzarmi; in quel momento non capii più niente e cominciammo a baciarci. Non avevo mai fatto certe cose con una ragazza ma quel giorno fu incredibile. Mi tirò su il vestito e mi penetrò con quel coso. Dio, era bellissimo mentre mi toccava, mentre mi baciava. Facemmo l’amore e restammo sdraiate per un po’.
Ero stata in paradiso, ma dopo un po’ cominciai a sentirmi malissimo. Quando mi resi conto di quello che era successo mi rivestii di corsa e piangendo corsi subito fuori. Sono rimasta a casa tutta la settimana per non vederla, aspettando che andasse via.”
Continua a piangere mentre cerco di tranquillizzarla, che è tutto a posto e che non c’è nulla che deve rimproverarsi.
”Penserai che sia una poco di buono a questo punto, vero? Mi vergogno talmente tanto!”
”Tranquilla, non ti faccio una colpa per quello che è successo e neanche tu dovresti. Non ci vedo niente di sbagliato, se è stato bello non dovresti vergognartene, dovresti anzi esserne felice”. La abbraccio mentre lei appoggiata alla mia spalla continua a singhiozzare, piano piano comincia a tranquillizzarsi: decidiamo così di tornare in quella casa.

..Continua

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