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Trio

Stefano e Viola in viaggio da Giulia

By 24 Luglio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Stefano e Viola in viaggio da Giulia
A lavoro era un periodo particolare, stavo seguendo un progetto interessante che mi aveva dato la possibilità di collaborare con un centro di ricerca molto stimato ma questo richiedeva che per tre mesi andassi in loco a lavorare e l’idea non mi entusiasmava, non ero mai stata molto lontana da casa e da Stefano ma il lavoro mi chiamava ed era un opportunità a cui non potevo rinunciare. Dopo averne parlato con il mio compagno, come sempre per ogni decisione, parlai con il mio direttore e mi fu comunicata la destinazione, ahimè foggia, la location più triste che potesse capitarmi, un po’ fuori città ma almeno non molto distante da casa e il fine settimana avrei avuto la possibilità di tornarvi senza difficoltà.
Stefano aveva la mattinata libera e mi accompagnò in direzione per sbrigare un po’ di noiosa burocrazia, una palazzina discretamente bella di 14 piani, in centro; qualche anno prima avevo lavorato per un po’ anche lì e la conoscevo abbastanza bene, sapevo che c’erano due ascensori, uno principale e uno di servizio per accedere ai laboratori situati distanti dagli uffici. Tempo di firmare qualche carta e parlare con qualche collega che non vedevo da tempo che portai un po’ Stefano in giro, quando lavoravo lì a malapena ci conoscevamo; fu simpatico portarlo in giro, la sua curiosità supera di gran lunga la mia ed è affascinante, non si ferma di fronte a nulla’le domande erano tante e mi divertivo a spiegargli e a raccontargli un sacco di cose quando ci trovammo su un piano ormai quasi dismesso. I nostri sguardi misero silenzio a quel mucchio di parole in quel momento superflue e scomode, mi fermò con il braccio e iniziò a baciarmi il collo, mi avvicinò a sé prendendomi per il culo ben toccato da un jeans che mi calzava a pennello risaltando le mie forme. Iniziammo a baciarci, le mani frenetiche trovarono pace nei pantaloni, i suoi pantaloni di lino erano ormai sfondati dal suo cazzo enorme così setoso tra le mie mani, la mia cerniera era aperta e lo slip che indossavo era sparito tra le pieghe di una bagnatissima patata. Tempo di guardarmi intorno che lo trascinai nell’ascensore, dita sui pulsanti dei piani, sbattuta contro la parete mi trovai il suo cazzo dentro che mi sollevava leggermente; venni in un fantastico orgasmo al 14’piano e lì decisi di fermare l’ascensore per inginocchiarmi e succhiargli il cazzo intanto che lui mi prendeva per i capelli spingendo sempre di più la mia bocca sul suo cazzo. Dopo un po’ fece ripartire l’ascensore che sembrava seguire in quel suo salire e scendere il movimento della mia bocca e della mia lingua avvolta attorno al suo cazzo, un movimento ora lento, ora veloce, ora discendente, ora di un dolce e forte succhiare. Stefano mi staccò dolcemente e mi invitò a girarmi, tempo di risalire all’ultimo piano che il suo cazzo stava tutto nel mio culo che durante il viaggio di ritorno al piano dismesso dove la nostra scopata era iniziata, fu farcito del suo sperma. Tempo di sistemarci e rincasammo, uscimmo dall’edificio sorridenti come due ragazzini che si sono nascosti a scuola per fare l’amore; avevo solo due giorni, tempo di preparare il bagaglio e sarei partita.
Viola, fu felice del mio viaggio, come Stefano, era fiera di me e mi promise che non sarebbe mancato molto per una sua visita, magari a sorpresa avrebbe provato a coinvolgere anche Stefano, io adoro le sorprese e la mia amica lo sa benissimo.
Il giorno della partenza arrivò, e i primi giorni lì non furono semplici, al piano terra c’erano i laboratori e un ufficio dove potevo appoggiarmi con il mio pc, al primo piano le camere da letto con il bagno e il necessario per sistemarsi discretamente, al secondo piano la cucina comune e intorno pressoché il nulla, una tranquillità che il primo mese apprezzai molto ma dopo un po’ mi iniziava a irritare. Con Stefano mi sentivo spesso, di notte aspettavo che finisse di lavorare per telefonargli e soltanto dopo averlo sentito riuscivo ad addormentarmi, la sua voce mi cullava e di tanto in tanto mi svegliava. Infatti, spesso capitava che giocavamo al telefono, ci spogliavamo, ci toccavamo abbandonandoci a fantasie che poi magari al mio ritorno il fine settimana mettevamo in scena; la lontananza aveva aumentato il desiderio, un desiderio già di per sé grande ma ci aveva resi soprattutto più forti, più complici, più speciali. Quando potevamo, eravamo davanti alla webcam e lì sembrava di sfiorarci, di toccarci, io mi svestivo lanciando i vestiti ovunque, gli mostravo il mio seno, il mio ventre, il mio culo schiattato in faccia alla webcam, la mia fica penetrata da tre dita o da due se la terza affondava nel culo e lui, lui era lì, sulla nostra poltrona a guardarmi e a farsi una sega che quasi sempre amavo vedere completarsi tra le sue mani aperte o sul tavolino in salone bagnati e colmi di quello sperma che quasi riuscivo ad assaporare, a toccare, ad annusare, a deglutire in una bocca che sembrava ingoiarlo, quel sapore così conosciuto all’improvviso inondava la mia bocca.
Un pomeriggio Stefano mi telefonò, in anticipo rispetto al solito orario, in genere alle 3 riposava o si dedicava a rilassarsi davanti a un bel film o a un video gioco prima di andare a lavoro, difficilmente ci sentivamo al telefono; ‘ciao tesò, che stai facendo?”.non sentivo i soliti rumori di casa ma uno strano silenzio, ‘tesoro, ciao’nulla di particolare, oggi ho da lavorare al pc e ho intenzione di ritirarmi presto in camera per rilassarmi un po”. Seguì un silenzio e poi uno dei suoi splendidi sorrisi, che riesco a sentire e vedere anche se non gli sono accanto, l’istante dopo mi salutò Viola ‘tesoro il tuo amato e la tua amica sono in viaggio per correre ad abbracciarti, carichi di meraviglie per te, mi raccomando fatti trovare in camera, Stefano ha la copia, entriamo senza neanche dirtelo. Ero felicissima, Stefano mi mancava da impazzire, quella mattina mi ero svegliata con un solo desiderio, lui, contavo le ore a venerdi e tutto questo era bellissimo, tra l’altro qualche fine settimana prima gli avevo lasciato di fatti la chiave della stanza dove mi ero sistemata, stanza che lui aveva visto dalla webcam, ma ne conosceva bene i dettagli, sapeva dove si trovava dalle mie descrizioni ed ero curiosa di vedere le loro facce entrare, ansiosa e desiderosa di stare con loro due. Nel giro di un ora mi precipitai in camera, le emozioni erano tante, la mia migliore amica e il mio compagno insieme stavano arrivando da me, mi sentivo un adolescente che invita il ragazzo a casa; aprii l’armadio e dopo una bella doccia mi vestii come piaceva a lui, e comoda perché in un istante fossi nuda.
‘eccoci qui’.dov’è la nostra amata?!”’.erano arrivati, due ore esatte come previsto, Stefano mi strinse a sé e mi diede un bacio che mi lasciò senza parole, e in verità senza parole mi lasciò anche il suo cazzo tostissimo posato sul mio ventre, così tosto che non potevo resistere dall’infilare subito una mano, aprirla e prendere le palle per poi stringere il cazzo. Le sue palle per l’appunto erano enormi, stavano per scoppiare’lo guardai come a chiedergli ‘da quanto ti trattieni amore’ quando Viola mi abbracciò e sbaciucchiò come al suo solito interrompendo con disinvoltura quel momento così intimo. Ma qualcosa nei loro sguardi, nei loro sorrisi, soprattutto Stefano, mi diceva che quei due si erano divertiti in viaggio e questo stuzzicava ancora di più la mia voglia che voglia non era, era fame di carne, era sete di pelle e di cazzo e di fica e di labbra.
Quello che successe fu davvero spettacolare, superammo di gran lunga quell’insolita serata a tre di qualche mese prima, serata dopo la quale Viola e Stefano avevano legato molto, ormai Viola non era più la mia ma la nostra amica e quel pomeriggio, in quella stanza lessi nei gesti di Viola una complicità che divinamente si incontrava con la nostra. Vi anticipo soltanto che legai Viola e Stefano alla poltrona mentre Viola sedeva sulle gambe di Stefano con il suo cazzo completamente infilato nel culo e io avevo il piacere di affondare le mie dita bagnate di fica nel culo di Stefano, intanto che la mia lingua leccava le labbra della fica di Viola per poi penetrarla dolcemente. Ma il seguito e i particolari li rimandiamo per ora; dopo essere sprofondati abbattuti sul letto, io e Stefano lasciammo Viola riposare e passeggiammo, c’era uno splendido tramonto e un bel vento ad avvolgerci, e Stefano mi raccontò cosa era successo in quel viaggio lasciandomi alquanto stupita.
‘Viola mi ha chiesto di fermarmi un istante all’autogrill per prendere un caffè, portando lentamente la sua mano tra le mie gambe e con la punta delle dita ha cercato la punta del mio cazzo per poi scivolarci velocemente con la mano intanto che lui cresceva e inevitabilmente si eccitava tremendamente’; lo guardai e sorridendo gli diedi il mio consenso perché continuasse. Erano scesi dalla macchina per un caffè, Viola gli aveva dato un bacio sul collo e poi si era allontanata invitandolo a seguirla di nuovo in macchina. Di tanto in tanto Stefano si fermava, cercava di studiare le mie espressioni, il movimento delle mie mani, poi continuava a raccontare con stupore tutto quello che era successo, non tralasciando nulla. Durante la sosta in autogrill, Viola si era avvicinata a lui, lasciando che il seno, leggermente coperto da una canotta molto scollata, fosse sotto i suoi occhi, occhi increduli e indubbiamente felici. Tempo di ripartire che il pantalone di Stefano era aperto per lasciare uscire il suo cazzo ormai durissimo e Viola non perse tempo a metterlo a suo agio, lasciando che la lingua gli bagnasse le pieghe delle palle, poi scivolasse lungo il cazzo che ormai era durissimo, attorno alla punta, quella punta che io adoro, per poi far si che penetrasse la sua bocca fino in fondo. Stefano intanto guidava, non senza difficoltà con Viola che gli faceva quel pompino, stava impazzendo ma non smetteva di pensare a me, la sua Giulia, la sua porca, la sua compagna che era lì ad aspettarlo e nessuna come lei sapeva soddisfarlo e appagarlo; decise di fermarsi un po’ prendendo una stradina isolata. Avrebbe dovuto solo raggiungere l’orgasmo, ormai le palle stavano per esplodere, il cazzo era praticamente viola, le sue gambe tremavano, ma lui voleva me’.soltanto a me poteva darsi completamente o donare il suo sperma a Viola ma con il mio consenso. Viola capì, glielo lasciò andare tra i pantaloni, non si diedero neanche un bacio, si guardarono, sorrisero e si rimisero in viaggio. Il silenzio fu sciolto da Viola ”adesso posso capire davvero Giulia’, Stefano di tutta risposta le disse ”grazie per l’aperitivo, ora ho solo voglia di lei, ancora più voglia di lei e spero che insieme possiamo soddisfarla a sazietà’.
Prima di realizzare quello che avevo sentito, tornai a una delle nostre prime volte, era stata in macchina’ma questa è un’altra storia; rimasi incredula e capii soltanto dopo quel racconto tante piccole cose che avevo osservato in loro, risi perché pensandoci non avevo mai visto le sue palle così gonfie prima d’ora e in effetti era durato poco la prima volta. Gli diedi un bacio ricordandogli quanto lo amassi e ritornammo in camera da Viola, che in fondo aveva voluto condividere con me Stefano, si era sentita attratta da lui che l’aveva scopata in mia presenza, che la conosceva così bene attraverso me, da lui che mi apparteneva.
Viola dormiva, ci stendemmo insieme accanto a lei su quel letto matrimoniale ormai sfatto, disordinato, umido dei nostri corpi, dei nostri odori ancora fermi lì, in quella stanza che aveva visto scopare me Stefano e Viola. Stefano crollò in un sonno profondo, io impiegai un po’ di tempo per rilassare quelle gambe, sorridevo pensando alla scena di un ora prima: seduta sulla scrivania, mani al muro, piedi in fuori, gambe spalancate e fica appoggiata sulla scrivania. Viola mi sfiorava il seno e accompagnava le dita di Stefano nella mia patata mentre il suo cazzo affondava nel mio culo’che godimento, che scena’.le dita della mia amica insieme a quelle del mio compagno, quel seno che entrambi mi toccavano, mi mordevano, mi leccavano’.non passò molto tempo perché venissi e sotto le nostre mani, dentro la nostra bocca, nella nostra fica finì Stefano, anche lui sulla scrivania. Nel raggiungere l’orgasmo, basta solo dirvi che si alzò, prese il suo cazzo tra le mani, ci fece inginocchiare l’una accanto all’altra e continuò a farsi il cazzo in mano mentre noi lo guardavamo; bocche aperte grondò a fontana il suo sperma sul viso e sulle labbra di entrambe. Quel pomeriggio finì sotto la doccia, io e Viola ci divertimmo a lavare per bene Stefano, dividendoci le parti del suo corpo equamente, due dita attraversavano il culo mentre una di noi due gli faceva un pompino, lo portammo a impazzire sotto quella doccia, e ora c’era solo da crollare in un meritato riposo.

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