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Trio

UNA SERATA INDIMENTICABILE

By 14 Dicembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho dormito profondamente fino alle 7. Accendendo il mio cellulare apprendo che Tania dopo avermi cercata mi ha lasciato un sms nel quale mi dice di non dimenticare che quella sera sono invitata a quella ‘riunione di amici’ alla quale avevo promesso di non mancare, aggiungendo che insieme ad Andrea sarebbero venuti a prendermi attorno alle 23 per portarmi in loco. Stranamente non vi erano messaggi da parte di Gianni.

Come avrei potuto dimenticare un appuntamento dal quale contavo di ricavare parecchie soddisfazioni? Il pensiero di quello che speravo avvenisse influenzò per intero la mia giornata di lavoro alla boutique di Tilde, la trascorsi in stato di perenne eccitazione tanto che dovetti cambiare due volte le mutandine.

Tilde se ne accorse e dovetti confessarle la causa del mio turbamento provocando da parte sua un sorriso di simpatia. Alla chiusura del negozio mi chiese di aspettare. Rientrammo all’interno, dopo che ebbe chiuso la porta e acceso le luci disse che mi avrebbe prestato lei stessa qualcosa di adatto alla serata. Scomparve nel retro e rientrò con una scatola piatta; una volta aperta apparve una parure formata da un vestitino rosso semplice ma bellissimo e sotto, quelli che mi sembrarono un reggiseno e una mutandina dello stesso colore. Non riuscii neanche a ringraziarla che mi ingiunse di provarli seduta stante spingendomi nel box delle prove.

Mi spogliai rimanendo in intimo e infilai il vestitino. Subito mi meravigliai della sua leggerezza; non aderiva propriamente al corpo ma si adattava ad esso, ne sentii la freschezza e quella stoffa quasi impalpabile mi fece sentire nuda e desiderabile, una sensazione piacevolissima; apparve il braccio di Tilde con un paio di scarpe rosse come il vestito e la sua voce:
– Mettile, sono sicura che ti andranno bene!

Mi andavano benissimo, uscii dal box e mi incamminai fino allo specchio nell’angolo del negozio dove potevo vedermi a figura intera. In quella settimana mi ero abituata ai tacchi a spillo e il mio incedere non era più incerto. Mi guardai, mio dio, mi sentivo bellissima e sexy! il vestito lasciava scoperte le ginocchia ed era totalmente privo di ornamenti. Semplicissimo, due bande dello stesso colore lo appendevano letteralmente alle mie spalle lasciandolo flottare leggermente attorno a me e questa era la causa della sensazione di nudità che provocava sposando ora questa ora quella parte del mio corpo ad ogni movimento. Tilde si avvicinò con una espressione che ben conoscevo.
– Ma. . . non &egrave un tantino indecente? Chiesi attraverso lo specchio.

– E’ indecente perché segna le mutandine che hai addosso, &egrave un vestito che dovrebbe essere indossato senza null’altro, a culo nudo oppure con un tanga come questo.
Era vicinissima, tanto che sentivo il suo alito contro il collo, trasse dalla scatola quello che era rimasto, quindi le sue mani furono sui miei fianchi e muovendosi verso l’alto trascinarono la stoffa con un fruscio che percepì solamente la mia pelle facendola fremere, sollevai le braccia e lei me lo sfilò lasciandomi in reggiseno e mutandine.

Uno schiocco, il reggiseno si allentò e cadde, le sue dita si infilarono nei bordi delle mutandine e le abbassarono facendole superare la sporgenza del sedere, io stessa le calai e le sfilai del tutto. Quando sento di essere desiderata non provo nessun imbarazzo ad essere nuda, mi piace mostrarmi nuda, lo sanno bene gli uomini ai quali occasionalmente mi concedo. Le labbra di Tilde furono sul mio collo in baci leggeri, le sue mani sposarono la forma dei miei seni accarezzandoli languidamente, poi uno di esse scese al mio ventre e. . .

– Spogliati ti prego. . . Tilde. . . ho voglia!
Non dovevo dirlo, quelle parole ruppero l’incanto, Tilde si scosse, la mano sul mio seno lo lasciò, le dita dell’altra sua mano che si muovevano sul mio clito eccitato lo lasciarono.

– Non oggi’ sabato pomeriggio la boutique sarà chiusa. . . ti voglio a casa, ci conto!
Non vi era nulla da aggiungere ne da parte mie ne da parte sua. Prelevò dalla scatola una delle cose rimaste e abbracciandomi lo adattò al mio petto; era una sorta di reggiseno a balconcino che sostenevano le mie tettine lasciandone una buona metà in vista come erano in vista i capezzoli che facevano capolino. Mi guardai e avvampai; senza null’altro addosso mi sentivo oscenamente nuda, contribuiva a questa sensazione il pube che Tilde mi rasava quando andavo da lei ma che ora era ombreggiati da peli non abbastanza cresciuti dall’ultima volta che avevamo fatto all’amore.

Mi appoggiai alla mia amica sollevando prima un piede poi l’altro, mentre lei china, mi infilava quello che non erano mutandine vere e proprie perché la parte posteriore era sostituita da una cordicella che sprofondava nei miei glutei e si congiungeva con la fascia di 4 o 5 cm che faceva il giro delle mie reni e sul davanti scendeva in un triangolo che copriva a malapena il mio sesso. Tilde prendendomi per mano mi fece fare alcuni passi, voltare e ritornare verso lo specchio. Avvampai:
– Sembro una ballerina di qualche spettacolo di night.
– . . . magari del Crazy Horse? Si, é uno dei costumi che ho conservato in ricordo di quei tempi.
– Dovevi essere molto sexy! Dissi ammirando allo specchio il mio sedere che appariva nudo.
– Si lo ero, adesso lo sei tu; vedrai il successo!
Infilai nuovamente il vestitino e. . . si, ero veramente uno schianto!
– Adesso toglilo, so che non lo sciuperai perché prevedo che questa sera non lo terrai a lungo.
Lo sfilai un po a malincuore e rimisi gli indumenti con i quali erano venuta.

La sera cenai pochissimo, non avevo appetito o meglio era di altro che desideravo saziarmi; abituarsi a fare sesso comporta il pericolo (pericolo?) che diventi una droga. Feci la doccia, mi asciugai e mi vestii indossando una gonna elasticizzata che mi arrivava a metà coscia una camicetta e un tanga ridottissimo; volevo cercare la sensazione di nudità del pomeriggio; calzai sandali dai tacchi moderatamente alti. Erano le 19.30 circa, pensai che mi sarei annoiata aspettando le 23. La gestora (si dice cosi?) del B&B interruppe i miei pensieri dicendomi che vi era una telefonata per me. Riconobbi la voce del ragazzo che mi aveva riaccompagnata la prima sera.
– Andrea ci ha chiesto di farle compagnia fino al momento dell’appuntamento, é d’accordo?
– Venite a prendermi adesso? Chiesi sollevata.
– Siamo sotto, siamo appena entrati nel giardino, l’aspettiamo.
Il B & B aveva una sorta di piccolo cortile con alcuni tavolini e un dondolo, il tutto attorniato da pianticelle fiorite, era quello che loro avevano chiamato ‘giardino’.
Mi vennero incontro appena feci la mia apparizione in cima alla piccola scalinata.
– Buona sera disse il ragazzo si ricorda di me? Feci cenno di si col capo ma non ricordavo il nome che era Luca come appresi in seguito.
– Le presento il Sig. Lattanzio. Disse rivolto all’altro che pur essendo di una generazione più anziano era comunque un bell’uomo che doveva aver superato i cinquanta.
– Giuseppe per gli amici, anzi Giuse. Lo corresse l’altro
– Piacere Giuse, sono Lisa. Dissi porgendo la guancia per il bacio che ricambiai.
– Siamo a piedi, non le dispiace fare due passi vero?

Braccetto fra i miei cavalieri ci dirigemmo verso il centro di Moncalieri che superammo e presto arrivammo in vista di una costruzione bassa con una insegna sopra la porta. Mentre infilava la chiave per aprire disse:
– Sono un antiquario e restauratore; benvenuta nel mio regno. . . o meglio, nel nostro regno dal momento che Luca &egrave mio apprendista e collaboratore.
Accesa la luce vidi che il primo ambiente doveva essere, anzi era, il laboratorio dove venivano restaurati i mobili e alcuni anche costruiti, dal momento che vidi qualche tipico macchinario di falegnameria; il tutto profumava di legno e di pulito. Giuseppe, anzi Giuse ci precedeva illustrando alcuni dei mobili in stile antico in corso di restauro. Attraversammo il laboratorio all’estremità del quale una porta chiusa con una semplice maniglia immetteva nel negozio di antiquariato vero e proprio.

I mobili antichi esprimono una certa sensualità per le loro forme che si protude, rientrano ricordando le curve femminili, le loro incisioni e intarsi li decorano,rivestendoli come abiti; passammo in rivista diversi mobili, tavolini, credenze, cassapanche che il padrone di casa illustrava dicendone il secolo, lo stile ecc. . . Anche se la visita era interessante ed istruttiva cominciavo ad annoiarmi e fremevo temendo che avrei trascorso in quel modo le ore che ci separavano dall’appuntamento con il resto della compagnia, finché ad un certo ponto Giuse disse
:
– Un antiquario &egrave un uomo che ama la bellezza e in lei cara Lisa &egrave racchiusa la sua espressione più sublime. . . per questo l’abbiamo invitata da noi. Aspetti!
Andò ad uno scaffale e ritornò con una cartellina dalla quale trasse una foto formato A4 che mi mostrò.
– La riconosce? Chiese.
– E’ Paolina Bonaparte scolpita dal Canova.
– Cosa ne pensa? Chiese ancora.
– Bella ma fredda. Risposi senza esitare dopo averla osservata per qualche attimo ammirando la bellezza di quel corpo nudo marmoreo.
– Lo ha notato anche lei? Canova ha colto la bellezza di Paolina ma non ne ha colto la sensualità. L’impressione di freddezza non &egrave dovuta al marmo ma all’autore; non per niente Paolina lo definì ‘vecchio cappone’ Si suppone infatti che l’opera sia stata eseguita quando la virilità dell’artista era ormai in declino, al contrario di questa:

Mi mise in in mano un’altra foto.
– Ma. . . &egrave la Maja desnuda dipinta dal Goya Risposi senza esitare aggiungendo: – la donna rappresentata esprime sensualità e anche disponibilità come se si stia offrendo. . .
– Si, la modella era anche sua amante e si dice che prima di ogni posa l’artista facesse all’amore con lei per farle conservare quell’atteggiamento mollemente languido di donna appagata. Completò l’antiquario che a questo punto prese la mia mano, la portò alle labbra e mentre vi deponeva galantemente un bacio disse guardandomi negli occhi:
– Lei &egrave sensibile e colta, mi comprenderà senza offendersi se le faccio faccio rispettosamente una richiesta?
– . . . . .?
– Vorremmo ammirarla nel pieno della sua bellezza come le donne che ha appena visto. . .
Continuava a tenere la mia mano ma adesso mi fissava con espressione diversa, di ammirazione sincera mista a desiderio, arrossii fremendo. Il silenzio totale che seguì era interrotto solamente dai nostri respiri, guardai il ragazzo, anch’egli era arrossito.
– Mi state chiedendo di spogliarmi. . . nuda? Cercai di nascondere la mia esultanza, percepii le labbra della mia vulva gonfiarsi, era dall’inizio di quella conversazione che l’eccitazione si stava impadronendo di me ma adesso che gli eventi stavano prendendo una svolta che neanche tanto inconsciamente speravo, fremevo speranzosa. Giuse sorrise e anche il ragazzo; delizioso nel suo rossore.
– Si, e se ce lo consente vorremmo tributarle l’omaggio che merita la sua bellezza naturalmente con tutto rispetto. Accetti la prego. . .
Salvo con i miei compaesani non sono mai stata ipocrita; ero incantata dalle maniere dell’antiquario, mai nessuno mi aveva chiesto di fare all’amore con maggior garbo. Annuii con il capo.
– Si. Dissi come una liberazione.
– Venga la prego, Mi fece attraversare il rimanente del negozio, trasse di tasca una chiave e aprì una porta dai vetri smerigliati accese la luce spegnendo quella del negozio.
Continua

Entrammo in quello che a prima vista mi parve un magazzino di mobili vecchi, ma guardando bene mi accorsi che erano mobili d’epoca in attesa di restauro, ve ne erano parecchi, allineati, alcuni accatastati ordinatamente da una parte e dall’altra del locale. In mezzo era lasciato lo spazio necessario per il passaggio di una persona alla volta; l’antiquario ci precedette facendoci strada, io lo seguii e dietro di me il ragazzo. Percorremmo non più di sei otto metri giungendo infine in quella che non era una stanza ma uno spazio vuoto, ad eccezione di un letto anche questo antico, di quelli che si usavano un secolo fa, da una piazza e mezzo che a quei tempi era considerato’matrimoniale’; oltre a questo, uno stretto armadio, una sedia anch’essa d’epoca, un lavabo e un piccolo frigo; una porticina dava su un piccolo bagno essenziale con una vasca doccia, come seppi in seguito.

– A volte quando eseguo un restauro particolarmente impegnativo non mi rendo conto del passare del tempo, allora mando a casa il ragazzo e continuo fino alle ore piccole mangiando poco o niente ed &egrave allora che dormo qui, tanto a casa dopo il divorzio non mi aspetta nessuno. Posso offrirle qualcosa?
Aprì il frigo che conteneva le solite cose, bibite, acqua minerale vasetti dal contenuto colorato, forse sottaceti, in alto sopra, poche uova, un tubetto giallo. . . feci segno di no.
– Forse più tardi. Risposi
– Ha ragione, magari dopo. Pronunciò l’ultima parola ‘dopo’ con un tono diverso, intenzionale, guardandomi negli occhi con uno sguardo carico di significati, quindi mi venne vicino.
– Permette vero? E allungò le mani al primo bottone della mia camicetta.

Lo fece lentamente in modo che volendo avrei potuto fermarlo, cosa che non feci seguendo invece il suo sguardo abbassarsi sulle mani le cui dita si dimostrarono singolarmente agili; disfatto il primo bottone in pochi secondi terminarono la loro opera.
Gli occhi dell’antiquario tornarono al mio viso mentre apriva l’indumento, scesero ai miei seni ma non fece commenti nel vederli nudi per l’assenza totale di reggiseno di cui sovente non sento il bisogno, specie quando voglio provare l’eccitazione di sentire i capezzoli sfregare contro la stoffa.
Andò dietro di me e me la sfilò.

La figura dell’uomo aveva celato il ragazzo alla mia mia vista ed ora eccolo lì che mi fissava incantato non osando abbassare lo sguardo sui miei seni la cui eccitazione li aveva fatti indurire ed ergere i capezzoli, Gli sorrisi incoraggiante, anche lui sorrise, mi ispirava veramente tenerezza. Sentii l’antiquario cincischiare con la mia gonna senza riuscire ad ammainarla; portai una mano dietro di me e feci scendere la corta cerniera che la chiudeva, allentandola, così che l’uomo chinandosi la fece scendere ai miei piedi. Fissando il bel viso dei ragazzo diventato di brace gli feci segno di avvicinarsi per appoggiarmi alla sua spalla mentre dietro di me l’uomo chino faceva scendere l’ultimo indumento le mutandine tanga che io stesso avevo cominciato ad ammainare facendole superare la prominenza del sedere per evitare ai due uomini di avvedersi della macchia umida dovuta all’eccitazione che non mi aveva più lasciato dalle prime parole dell’antiquario.

A questo punto l’uomo cominciò a muovere le mani lungo le mie gambe, dai polpacci alle cosce, fino al sedere, più volte, il ragazzo vide le mani del suo padrone passare davanti, salire alle mie ginocchia, su per le cosce, al mio pube. . . poi la sua voce:
– Qui c’&egrave la nascita di Venere del Botticelli e un culo di cui il Tiziano si innamorerebbe come io già mi sto innamorando del suo cara Lisa …
La sua voce tradiva una emozione che mi mise in imbarazzo anche perché parlando percorreva i miei glutei di bacetti come farebbe un adolescente che bacia le guance dell’amata; il ragazzo chiuse gli occhi vedendo che avvicinavo il mio viso al suo. Riuscii appena a sfiorare le sue labbra che l’antiquario si alzò, poi la sua voce:
– Nell’armadio ci sono dei cuscini, prendili per favore! Il ragazzo si scosse e andò all’armadio, lo apri e prese due voluminosi e morbidi cuscini che posò sul letto. Fu Giuse a sistemarli in modo da formare un giaciglio somigliante a quello che aveva accolto la Duchessa d’Alba nel quadro del Goja, quindi prese galantemente la mia mano e mi aiutò a distendermi.

Ricordavo vagamente la posizione della Maja Desnuda e mi sforzai di copiarne la postura: una mano dietro il capo, gambe aperte, piede destro sul bordo del letto, le dita della mano sinistra a coprire il sesso di cui percepivano l’umidore, mi sforzai di sorridere. La consapevolezza di essere nuda ed esposta senza pudore davanti a due uomini così diversi ma per me altrettanto attraenti mi eccitava al punto che sentivo le mie labbra intime già gonfie bagnarsi sempre più.
Avrei voluto dire che ero pronta, di cessare quello che per me era una finzione, un pretesto, e di farmi godere e godere di me a loro piacimento, ma loro sembravano interessati unicamente all’immagine che avevano in mente e che volevano riprodurre. Uno smartphone apparve nelle mani di Giuse che adesso armeggiava con esso consigliato da Luca, infine si avvicinò e delicatamente scostò la mano che copriva il mio sesso.

– Lisa così é bellissima, se permette vorremmo conservare di lei qualche immagine, naturalmente senza comprometterla e senza violare la sua privacy; le chiedo di portare questa mano a coprirsi il viso . . . non così, con il dorso. . . ecco così come se fosse presa da improvviso pudore.
Feci come mi era detto stato ordinato, ero follemente eccitata per sapermi completamente esposta con la fica dischiusa e in vista senza che che nulla celasse gli umori che ne bagnavano il solco e che fra non molto avrebbero cominciato a colare a gocce.
Cominciarono gli scatti, la luce dei flash colpiva i miei occhi attraverso le dita che avevo dischiuso per guardare i due uomini che si spostavano da una parte all’altra del letto; facendomi anche girare per riprendermi le terga. . ..
Man mano che gli scatti si susseguivano perdevano il loro carattere ‘artistico’ prendendo a poco a poco una piega alquanto hard, avendo sempre cura di non riprendermi in viso mi fecero assumere posizioni a dir poco osé.

Li assecondai, tanto più che notai che i due uomini pensando di non essere visti, di tanto in tanto portavano la mano ad aggiustare i loro membri attraverso la stoffa dei calzoni onde evitare ostacoli al loro distendersi.
Ero felice e come una vera modella porno presi ad assumere delle pose sempre più provocanti come il mettermi in ginocchio il viso nel cuscino, le reni incavate, la groppa sollevata, allargandomi con entrambe le mani le natiche per esporre le mie intimità senza alcun pudore, arrivando a passare le dita nel taglio del mio sesso e portarle alla bocca gocciolanti succhiandoli apertamente fissando or uno or l’altro in modo provocante..
Gli scatti erano cessati da qualche secondo, lo smartphone era scomparso e adesso i due mi fissavano allupati. Ritornai nella mia posizione di partenza, quella della Maja Desnuda senza più il suo gesto di pudore. Guardai apertamente le bozze che facevano i loro calzoni e sorrisi ai due uomini incoraggiandoli. Giuse si schiarì la voce e disse esitando:
– Lisa lei é deliziosa. . . Capisce che non possiamo rimanere indifferenti davanti alla sua bellezza senza desiderare di renderle l’omaggio che si merita. . . con tutto il rispetto possibile le chiediamo di concedersi, di lasciarsi amare. . .

Perché tante parole? non vedevano che avevo voglia? Non dissi nulla ma mi sollevai sul gomito e allungai il braccio per accarezzare la guancia del ragazzo al mio fianco poi la mia mano passò dietro la sua nuca, lui si chinò, appena le sue labbra sfiorarono le mie, le dischiusi e fui io per prima a voler assaggiare la sua bocca, a leccarne le labbra, ad esplorarla, cercare la sua lingua e attirarla. Lui rispose accarezzando con la lingua l’interno delle mie labbra. Spalancai la bocca lasciando che lui la esplorasse poi come affamati le nostre lingue si mescolarono, frullarono nelle bocche aperte, ci mangiammo bevendo le nostre salive sospirando.

La sua mano si posò su uno dei miei seni, con la palma sentì il turgore del capezzolo, lo cercò sull’altro mio seno, la mosse ancora accarezzandoli alternativamente mentre una delle mie mani si era posata sulla bozza che conteneva il suo membro stringendolo attraverso la stoffa. Nico si avvicinò ulteriormente permettendomi di far scorrere la zip, aprire la patta cercando di estrarre la cosa che sentivo farsi dura dentro gli slip ahim&egrave diventati stretti, slacciai la sua cintura aiutato dalle mani del ragazzo diventato impaziente e insieme abbassammo calzoni e slip, mentre appoggiato alla mia spalla scavalcava i due indumenti allontanandoli con il piede, il mio sguardo venne calamitato dal membro non ancora completamente eretto ma la cui eccitazione faceva fare un ampio arco.

Intanto che il ragazzo si toglieva camicia e maglietta la mia mano raddrizzò il membro. Era talmente caldo che sembrava scottare; una goccia emersa dal buchetto ne decorava il centro del glande come una perla che sotto i miei occhi si ingrossava. Con la punta della lingua la catturai apprezzandone la consistenza oleosa e il sapore lievemente salato, quindi le mie labbra abbracciarono l’intero glande chiudendosi sotto il colletto; gettai uno sguardo all’antiquario; si stava spogliando gli occhi allucinati fissi su di noi, avanzai con la bocca sforzandomi di prendere per intero quel cazzo che mi piaceva enormemente, vi riuscii solo per un attimo, un conato mi fece desistere, allora andai avanti e indietro accarezzando nel contempo lo scroto poi l’interno delle cosce arrivando a spingere un dito fra le natiche. . . I sospiri del ragazzo dissero che gradiva oltremodo quello che gli stavo facendo.

Continuai finché mi sottrassi spostandomi per fargli posto; si sedette appoggiato alla spalliera del letto, volto in parte verso di me, il suo membro bello da impazzire era all’altezza del mio viso, il glande contro le mie labbra che dischiusi permettendogli di spingerlo nella mia bocca.
Giuse anch’esso nudo si allungò dietro di me e subito mi abbracciò incollando il suo corpo al mio, le mani ad avviluppare i miei seni, le dita a farne roteare i capezzoli dolenti per l’eccitazione, così che fu sospirando che continuai ad andare sul quel cazzo come se oltre a ricavarne eccitazione provassi anche piacere.
– E’ così che ci piace. . . vogliosa e. . . mi permetta di esprimermi liberamente, deliziosamente troia. . . non si offende vero? Alitò al mio orecchio.
Offendermi? Espressi la mia esultanza mugolando e scossi il viso facendo oscillare il membro sul quale la mia bocca scorreva. Come se fosse il segnale che l’uomo aspettava, spinse il ventre contro il mio sedere facendomi sentire la durezza del suo cazzo, lo assecondai sollevando la gamba che lui agganciò alla piega del ginocchio sollevandola del tutto.
Fui io a portare la mano al membro duro ad attirarlo fra le mie cosce e strofinarne l’asta lungo
la ferita bagnata del mio sesso, quindi la raddrizzai e muovendomi io stessa ne presentai il glande fra le labbra della fica pronta a riceverlo ma Giuse con mia sorpresa lo sottrasse alla mia voglia.

– Lisa cara, non capisce che é altro che desidero? Sussurrò mentre passando la lingua nel mio padiglione auricolare spostava con la mano il glande a premere il mio buchino.
Fremetti fortemente.
– Non ancora! Sospirai,
Abitualmente quando ho un abboccamento galante con un uomo, specie se maturo come l’antiquario, mi preparo nel modo più appropriato ad accettare anche una penetrazione anale, ovviamente mi ero preparata anche questa volta, tanto più che mi era stata prospettata una serata di piacere con più partners, ma shoccata dal modo diretto e quasi brutale con la quale era stata fatta la proposta, respinsi l’uomo che quasi cadde dal letto, quindi ginocchioni mi portai a gambe aperte contro il ragazzo i seni contro il suo viso, le ginocchia da una parte e dall’altra del suo bacino quindi sollevandomi leggermente afferrai la verga bagnata della mia saliva e la presentai all’imbocco della mia vagina le cui labbra dischiuse erano pronte a riceverla.
Mi bastò abbassarmi per sentire il giovane cazzo farsi strada nel mio grembo. Lo accolsi con un sospiro lungo come avevo voluto fosse lunga la penetrazione. Cercai con un capezzolo le sue labbra che subito si aprirono per succhiarlo dolcemente ma avidamente come la bocca di un neonato.

– Mhhhhh. . . . Mossi il bacino facendo oscillare dentro di me quel membro che non era un corpo estraneo così come non é mai un corpo estraneo nessun membro di cui ho goduto.
Mi sollevai assaporando la lunga carezza che la vagina stava ricevendo, fermandomi prima che il glande uscisse quindi stringendo fortemente i muscoli pelvici, scesi roteando e sospirando e accarezzando con i miei seni il viso allucinato del ragazzo.
Mi sollevai ancora godendo appieno quello che avevo in corpo quindi stringendo ancora i muscoli scesi nuovamente e mi sollevai e mi abbassai fino a sentire fra le chiappette il calore dei testicoli.
E su e giù, su e giù, ‘mungendo’ con il gioco dei muscoli vaginali quel cazzo durissimo, l’effetto non si fece attendere Luca prese a respirare forte poi dopo alcuni minuti, dalla sua gola uscirono sospiri che erano quasi dei lamenti; sentii la mano di Giuse nei capelli, volgendo il capo mi trovai davanti il suo cazzo.

A differenza di quello del ragazzo, era grosso, arcuato e percorso da piccole vene che l’eccitazione aveva gonfiato come se dovessero scoppiare ed era sormontato da un glande quasi violaceo, un cazzo che sono sicura avrebbe spaventato più di una donna ma che io trovavo enormemente desiderabile, e quando con la mano volli inclinarlo, lui dovette flettere all’indietro il bacino per permettermi di raggiungerlo con la bocca, tanto era rigido.
Dovetti solo aprirla e lui me lo diede spingendo le reni. E’ stato sempre nei miei desideri dare piacere ad un uomo con la bocca prendendo io stessa piacere con la mia fica e ogni volta che se ne presenta l’occasione non me la lascio scappare.
All’inizio tenni morbide le labbra per sentirmele solleticare dallo scorrere delle venuzze dure che percorrevano in modo bizzarro quel cazzo stupendo, poi aggrappata con una mano ad una delle sue cosce presi a far andare sempre più veloce la bocca arrivando a succhiarlo nel mio va e vieni.

Credo che quella fu la prima volta che quella sera venni. Il mio ‘mungere’ il ragazzo contraendo e rilassando i muscoli vaginali aveva fatto salire il mio piacere rendendolo ben presto inarrestabile. I miei gemiti furono soffocati dal membro che avevo in bocca e che succhiai così voracemente che Giuse si sottrasse ma lasciò che rimanessi aggrappata a lui mentre continuavo ad andare su e giù.
– Lisa sto per venire. . . ohh vengo. . . vengooo! ! !
– Godi ragazzo. . . godi . . . non ti trattenere. . . oh anch’io. . . anch’iooooo! ! !
Gemetti fortemente, il ragazzo rantolò mentre eiaculava in caldi getti empiendo e riscaldando la mia vagina, rendendola maggiormente liscia allo scorrere di quel membro che mi godetti fino alla fine, cioé finché rimase rigido.
Appena mi avvidi che stavo contraendo la vagina su qualcosa di ormai poco consistente mi sollevai sulle ginocchia sfilandomi. Subito sentii colare lo sperma e con una mano fra le cosce nel tentativo di trattenerlo mi alzai scendendo dal letto.
PARTE TERZA

Giuse mi aiutò e mi sorresse pilotandomi verso la porta che aprì. Entrai in quello che era un bagno piccolo ma essenziale; richiusa la porta mi accovacciai sul bid&egrave e aprii l’acqua liberandomi del liquido amoroso del ragazzo. Mi lavai la fichetta e con cura anche fra le natiche, indi mi asciugai velocemente e uscii lasciando posto al mio giovane amante.
Appena apparii sulla soglia ebbi la visione del membro di Giuse più eccitato che mai, lui mi prese in braccio come fossi un fuscello e con due passi mi depositò sul letto. Subito si chinò sul mio viso e per la prima volta mi baciò; fu un bacio delicato e sensuale allo stesso tempo; l’eccitazione salì nuovamente in me permettendomi di godere della sua bocca esperta, delle sue labbra che aspiravano la mia lingua attirandola, succhiandola per respingerla poi con la sua lingua che poi mi abbandonò; la succhiai come fosse il suo cazzo ma più delicatamente scorrendo adagio su di essa mentre le sue mani percorrevano i miei seni, il mio ventre. Spalancai le gambe accogliendo le sue dita nella mia micia. . .
La bocca scese subito, omaggiando rapidamente i miei capezzoli con una succhiatina bagnata per me deliziosa poi come attirato da un richiamo al quale non poteva resistere si spostò ai piedi del letto e spalancando del tutto le mie gambe immerse il viso fra le mie cosce, al vertice del mio ventre, la bocca aperta sulla mia fica e la sua lingua. . .

– Siiiiiiii !!!!!!
Mi inarcai, puntando i piedi sul letto per offrirmi a quella lingua esperta come quella di una femmina, la dardeggiò in profondità per poi leccarmi di sotto in su separando le mie labbra intime e giunto al clitoride lo fece emergere per suggerlo con una dolcezza ed una efficacia insolita per un uomo, e mi guardava, mi guardava quel delizioso porco!
Sollevai del tutto il ventre, lui prese in mano le pagnottelle delle mie natiche sostenendomi mentre banchettava con la mia passera, gli occhi che non si staccavano dai miei occhi, dalle mie mani che maltrattavano i miei seni che già duri erano diventati dolenti, come dolenti erano i capezzoli che tiravo: riuscii anche a lambirne le aureole e sforzandomi, a succhiare un capezzolo poi l’altro.
– Mhhhh!!!!!

Respiravo rumorosamente e dopo non molto piccoli lamenti uscirono dalla mia gola, il piacere scese rapidamente al mio ventre, sentii una delle sue dita insinuarsi fra le mie chiappette e stuzzicare il mio buchino, lo ritirò per bagnarlo di saliva e quando lo spinse, lo fece entrare fino in fondo, lo ritirò e questa volta furono due le dita che immerse, roteandole, la lingua danzava sulla punta del mio clitoride più eccitato che mai tuffandosi poi rapidamente nella vagina piena di succhi, risalendo la fica con leccate dal rumore bagnato che non udii più quando aprì la bocca a coprire interamente la mia vulva ma la su lingua si muoveva, si muoveva. . .
– Giuse. . . Giuseeee! ! !

Non mi riuscii a dire altro. Venni inarcandomi del tutto mentre le sue dita (due o tre?) andavano e venivano nel mio culo come fosse un cazzo e fu proprio questo pensiero che scatenò il mio orgasmo. Credo che urlai, insultai agitandomi, ma lui mi teneva ben ferma e mi bevve, si bevve i succhi che colavano dalla mia vagina e per tutto il tempo che durò il mio godimento vi dardeggiò la lingua che a tratti le mie contrazioni serravano.
Non mi diede il tempo di riprendermi che mi trovai a pancia in giù e il culo in aria con il viso poggiato sul letto volto verso il ragazzo che era rientrato senza che ce ne accorgessimo, seduto, si accarezzava il membro che si stava irrigidendo; avrei voluto dirgli di avvicinarsi, che lo avrei volentieri voluto in bocca ma anche questa volta Giuse non me ne diede il tempo.

Con entrambe le mani mi aprì le natiche e iniziò a lambirmi l’ano. . . Non &egrave che sia particolarmente amante della pratica che chiamano ‘rimjob o anulingus’ ma dopo un po che il mio buchetto veniva stuzzicato da quella lingua calda e indiscreta, cominciai ad eccitarmi al pensiero che stava preparandomi a ricevere il suo membro nel modo meno doloroso possibile, cosa a me sempre gradita purché proposta senza volgarità come ad esempio sputare nel mio buchino per lubrificarlo.
Giuse ci salivò copiosamente mentre con la punta della lingua spingeva con piccoli colpi nel tentativo di introdurla, cosa che alla fine riuscì a quel caro porco anche perché lo agevolai avanzando le ginocchia e incavando le reni sollevai la groppa per aprire maggiormente le mie natiche alla lingua che andava e veniva nel mio pertugio rilassato.
Non so quanto durò ma proprio quando la cosa mi stava piacendo smise e vi strofinò la punta del suo cazzo, sentii il calore del glande sull’ano e le sue mani sui miei lombi, infine. . .

– Si ? Chiese con voce roca.
– Si adessooo! ! ! La mia più che una risposta era una invocazione tanto la mia voce uscì supplichevole. Le sue mani afferrarono le mie anche e spinse sulle reni.
Soffocai il lamento che mi strappò il sentirmi aprire dalla forza che forzava il mio sfintere in modo quasi brutale. Il cazzo non entrò subito, solo la cappella riuscì a violarne l’uscio, si fermò, ma il più era fatto. Fui io che puntando le braccia spinsi lentamente oscillando avanti e indietro con lunghi lamenti, lui non fu da meno e il cazzo entrò e io lo ricevetti fino in fondo al mio culo.
– Tutto bene? Chiese soffiandomi sul collo il suo alito caldo.
– Si. . . si. . . Risposi.
In realtà mi aveva fatto male; non so come fanno le pornostars a ricevere quelle nerchie senza, almeno apparentemente, provare dolore mentre io malgrado da tempo allenassi i muscoli dell’ano a rilassarsi indossando quelli che chiamano ‘butt plug’ e portandoli nel mio culo per ore e ore, non riesco ad avere un rapporto anale senza che alla penetrazione debba trattenermi per non gridare.
Poi mi passa, mi rilasso, mi abituo a non poter stringere i muscoli attorno alla presenza che occupa il mio posteriore e che come adesso scorre avanti e indietro mentre Giuse alita sul mio collo la sua eccitazione.

Se mi piace? Si, mi piace e ne godo, sopratutto se nel frattempo posso stimolare con le dita la mia fica e il mio clitoride. Avevo appena portato le mano sotto di me per farlo che lui prendendomi alla piega delle ginocchia mi sollevo alzandosi in piedi.
Luca mi guardava facendo scorrere adagio la pelle del cazzo eccitato e teso, ero completamente esposta, aperta, con le ginocchia da una parte e dall’altra del mio busto, mi vedevo nello specchio posto quasi dietro il ragazzo, riversa contro il petto dell’antiquario la testa poggiata alla sua spalla contro il suo collo con l’espressione sofferente ma beata che hanno le martiri dei quadri religiosi solo che. . . sotto la mia fica dischiusa vedevo i testicoli bruni dell’antiquario e a tratti il membro che lui faceva salire e scendere nel mio culo con lenti movimenti delle reni.

Poi all’improvviso mi fece saltellare come se giocasse con una bambina, e su e giù sul cazzo sul quale ero infilzata, come fosse un gioco, e rideva il porco. . . e io cominciai a godere tanto più che avevo portato le dita di una mano a trastullare il clitoride rilassandomi del tutto e godevo godevo!
Mi lamentai fortemente appena iniziò l’orgasmo, il terzo di quella sera, che all’inizio risulto doloroso in quanto le mie contrazione di piacere erano impedite dal non poter stringere l’ano attorno al cazzo sul quale scorrevo, ma iniziai a godere veramente appena le mie dita si mossero velocemente.
– Ahhhhh ah ahhhhh! ! !
Godevo avendo davanti a me il ragazzo che si masturbava guardandomi con occhi allucinati, infine l’uomo con precauzione si distese sul letto con io sopra. Cercai subito la posizione per me più comoda e per Giuse più agevole per continuare il nostro coito indecente. Le sue mani mi sostenevano alle reni mentre io con i piedi puntati sulle sue cosce ero riuscita a sollevarmi per poter scorrere sul membro alternandomi a Giuse; lui con rapidi scatti cacciava quasi brutalmente il suo cazzo picchiando gli inguini contro i miei glutei facendomi sobbalzare ad ogni colpo.

. Si. . . si . . . Siiiiii! ! !
Una cosa stupenda e follemente eccitante tanto più che Luca si era spostato davanti a noi e non staccava gli occhi dalle mie dita che trastullavano la mia fica mantenendomi completamente rilassata al cazzo che scorreva nel mio culo. E si masturbava il caro ragazzo, prima lentamente poi mentre in lui aumentava l’eccitazione per lo spettacolo che aveva davanti, più velocemente. . . e non era giusto pensai e lo espressi a voce:
– Vieni anche tu . . . vieni!
E per rendere più esplicite le mie parole portai anche le dita dell’altra mano ad allargarmi le labbra della vulva ripetendo l’invito questa volta con la voce rotta dal piacere che saliva fortemente:
– Dai . . . vie. . .niiiii ! ! ! !
– Si vieni. . . non si rifiuta l’invito di una signora! Rincarò l’antiquario andando e venendo in un ano il cui rilassamento e gli umori che colavano copiosi bagnavano la sua verga lubrificandola. Lui la cacciava nel mio culo aiutato dai movimenti che mi aiutavano ad infilzarmi.

Godevo già molto ma la mia brama di lussuria mi fece porgere entrambe le mani al ragazzo e appena le ebbe prese lo tirai verso di me costringendolo a salire sul letto, le ginocchia da una parte e dall’altra delle cosce dell’antiquario.
Volle baciarmi il caro ragazzo, gli presi il capo fra le mani e gli offrii la lingua che lui lambì contagiato dalla mia libidine e dal mio ventre ondulate il cui pube sfiorava la sua verga. Le mie mani scesero carezzevoli lungo la sua schiena, le sue natiche poi una di esse si portò sotto di lui.
Com’era duro il suo cazzo, pulsava nella mia mano mentre ne strofinavo il glande nella ferita delle mie labbra gonfie, e appena con esso ebbi trovato l’ingresso della mia vagina lo lasciai per afferrarlo alle natiche e attirarlo con forza dentro di me,
Gemetti nella sua bocca per la sensazione di sentirmi aperta in due, Luca si irrigidì al contatto con la durezza del membro dell’altro uomo che strusciò nell’entrare dentro di me. Volle ritirarsi ma glie lo impedii afferrandolo al culo e mantenendolo dentro, baciandolo con avidità finché sentii che stava superando il ribrezzo che i neofiti della doppia penetrazione provano la prima volta, rendendosi conto che strofinano la parte maggiormente sensibile del loro membro contro la corrispondente parte dell’uomo con il quale condividono la donna.

Eh si cari i miei uomini nella doppia penetrazione vi &egrave una forte componente omosessuale in quanto strofinate la parte maggiormente sensibile dai vostri membri uno contro l’altro, quello che li separa é talmente sottile che &egrave come strusciare i membri nudi, non &egrave un contatto omo quello?
L’unica ad essere veramente gratificata &egrave la donna; per me &egrave sempre stato un piacere grandissimo, difficile da spiegare, una vera sciccheria come ebbi modo di dire in uno dei resoconti delle mie prodezze amatorie, avere due cazzi che si alternano nello scorrere dentro di me &egrave un godimento immenso.
– Siiiii . . . mhhhh. . . scopate la vostra puttana. . . rompete. . . la vostra troia. . . ahhhh! ! ! !
Godevo incitando con parole oscene i due uomini a osare, a fare più forte a prendermi a loro piacimento, alternavo le mie invocazioni di piacere allo spingere la mia lingua nella bocca del ragazzo, succhiando la sua lingua, aspirando le sue labbra mordendole.
Non mi &egrave possibile descrivere il godimento che provavo, un orgasmo senza fine o un orgasmo dietro l’altro non saprei, mi agitavo, ondulavo gemendo, il ragazzo prendendomi in parola mi scopava sbattendomi come un forsennato insultandomi con parole che aumentavano la mia lussuria, l’antiquario faceva scorrere il cazzo nel mio ano aperto rantolando il suo piacere e io godevo, godevo veleggiando in una nuvola colorata, quasi priva di sensi, con lamenti di bestiolina ferita.

Non saprei dire quanto durò il trio osceno e sublime che formavamo, ma per me apparve troppo breve, all’improvviso il ragazzo si fermò piantato in fondo alla mia vagina, il glande contro il mio utero che irrorò con getti bollenti, aiutato nella sua eiaculazione dallo strofinio del cazzo dell’antiquario contro il suo.
Mi accasciai sotto il peso del ragazzo che sembrava aver esaurito le sue forze, sopra il petto dell’antiquario, sforzandomi di mantenere il bacino sufficientemente sollevato da permettergli di scorrere ancora nel mio culo aperto. Anche se ero ormai appagata, sopportai con lunghi brividi il suo leccarmi il collo mentre accarezzavo con fare materno la schiena del ragazzo, il culo che si contraeva e si rilassava negli ultimi spasimi del suo piacere.
Infine gli permisi di uscire da me, si sollevò sulle ginocchia e infine scese dal letto andando subito in bagno. Fu come se mi mancasse qualcosa ma mi permise di dedicarmi completamente a Giuse, di muovere e ondulare il bacino sollevato, di andare incontro al suo cazzo fingendo un piacere che non provavo più.

-Mhhhh dai. . . dai. . . oh amore, stallone mio. . . godooo . . . oh godi anche tu . . .
– Sei stupenda Lisa. . . una vera femmina. . . una gran troia oh prendi. . . prendi . . . prendi ! ! !
– Ahhhh . . . siii così. . . così. . . riempimi il culo. . . dai. . . daiiiii ! ! ! !
E lui me lo riempì veramente il culo, lo fece sbattendo con violenza gli inguini contro le mie natiche un numero di volte che mi parve infinito facendomi rimbalzare ad ogni colpo, gemere finti lamenti (i lettori mi perdonino ma fu così) infine venne sbavando contro il mio collo, rantolando di piacere e eiaculò in getti caldi che sentii nettamente nelle mie interiora.
Infine si chetò soffiando la sua emozione. Rimase a lungo duro dentro di me e io lo gratificai scorrendo ancora su di lui finché sentii cessare i suoi spasimi.
Mi aiutò a sfilarmi e quando mi alzai vidi che era rimasto ancora duro. Dalla vagina e dall’ano sentii colare il liquido amoroso dei due uomini misto al mio. Vidi con un po di vergogna la macchia di dubbio colore che si stava allargando sul lenzuolo e che che cercai di nascondere con un lembo. Mi diressi verso il bagno non curandomi di mostrare i rivoli che colavano lungo le mie cosce e all’interno di esse.

Dovetti bussare più volte perché il ragazzo forse inavvertitamente si era chiuso dentro, infine apparve evitando il mio sguardo e io entrai. Mi sedetti sul water liberandomi per quanto possibile di quanto era rimasto dentro di me quindi mi trasferii sul bid&egrave per lavarmi con cura le parti intime e di li entrai direttamente nel box doccia.
Aprii il getto che volli sufficientemente freddo da liberarmi della fatica che ogni incontro amoroso comporta per me, evitando di compromettere la mia pettinatura; mi asciugai e uscii avvolta nell’asciugamano di spugna.
Luca era completamente vestito mentre Giuse ancora nudo si rivolse al giovanotto chiedendogli di andare a prendere la macchina dicendogli che il tempo stringeva; prima che uscisse gli chiesi della scatola piatta che avevo portato con me. Il ragazzo scomparve riapparendo subito dopo porgendomela.

Rimasta sola, mentre l’antiquario era nel bagno, mi rivestii dei pochi indumenti che avevo portato, mettendo nella scatolai vestiti con i quali ero venuta, infilai le scarpe rosse di Tilde e andai allo specchio.
Mi guardai in esso trovandomi bella e sexy come dovrebbe sentirsi ogni donna che sa di essere desiderata; le fatiche di quella sera non avevano prodotto effetti visibili e dissi a me stessa che ero pronta ad affrontare altre fatiche come quella prima che finisse quella serata!
Una piccola aggiunta di lucido alle labbra e una breve spazzolata ai capelli ed ero pronta.
– Non possiamo rimanere ancora qui? Chiese Luca appena rientrato guardandomi con ammirazione adorante.
– Concordo pienamente . . . L’antiquario era uscito dal bagno e stava terminando di asciugarsi.
– ma purtroppo sai bene che non &egrave possibile, cosa direbbero i nostri amici non vedendoci? E la tua bella fidanzata? Proseguì ridendo.
– E sua moglie, lo sa che la sta aspettando vero?
– La mia ex moglie prego! E rivolgendosi a me: – Ci vediamo solo in queste occasioni. . . le uniche in cui andiamo d’accordo. Disse strizzandomi un occhio.

Anche Giuse era ormai vestito; ripercorremmo il cammino fatto prima in mezzo ai mobili accatastati, poi il laboratorio spegnendo ogni luce al nostro passaggio e ben preso ci trovammo all’aperto davanti ad una macchina nera di grossa cilindrata che capii appartenere all’antiquario
– La prego Lisa si accomodi! Disse aprendomi galantemente la portiera posteriore, Luca sali accanto a lui che si era messo alla guida. Partimmo e poco dopo imboccammo la tangenziale in direzione di Torino.
– Dove stiamo andando? Non potei fare a meno di chiedere.
– A Torino, zona Porta Nuova. Rispose laconicamente l’antiquario senza voltarsi.
Proseguimmo senza che nessuno di noi parlasse, Erano ormai le 23 e il traffico era alquanto ridotto: corso Vittorio, stazione ferroviaria, imboccammo via Sacchi svoltando infine a destra in una via laterale di cui non ricordo il nome.

Continua. Man mano che ci allontanavamo da via Sacchi il rumore del traffico si attutiva a causa dell’ora tarda, ben presto udivamo solo il rumore delle gomme dell’auto sull’asfalto. Giuse fermò la vettura dal lato opposto di un immobile in cui, malgrado il caldo estivo, il piano rialzato aveva le persiane abbassate pur essendovi all’interno le luci accese di cui filtrava qualche raggio. Scese e facendo il giro della macchina aprì galantemente la mia portiera.
– Siamo arrivati, voi entrate, vado a parcheggiare e vi raggiungo; vedrà cara Lisa che qualcuno conosce già sicuramente.
Scesi, anche il ragazzo scese, il caldo afoso era mitigato da una leggera brezza che incanalata dalla via faceva aderire al mio corpo la stoffa quasi inconsistente del vestitino che indossavo, modellando, sposando la forma dei miei seni, del mio ventre, spingendola ad insinuarsi fra le mie cosce regalandomi una piacevole carezza quasi fosse un corteggiatore particolarmente audace.
A braccetto del mio giovane cavaliere attraversammo la strada praticamente deserta dirigendoci verso una porta a due battenti avente a fianco la colonnina illuminata con i nomi dei vari inquilini. Luca premette l’ultimo in basso che recava la scritta: ‘Palestra’.

Uno scatto, entrammo in un ambiente scarsamente illuminato; salimmo qualche gradino e ci trovammo su un pianerottolo con a sinistra la gabbia dell’ascensore; di fronte, la rampa delle scale con a fianco una porta decisamente trascurata senza nome, mentre sulla destra un’altra porta con una grande targa in ottone lucidato portava la scritta in lettere capitali: ARTI MARZIALI e sotto in piccolo specificava: Judo, jujitsu, karate . . . e altre discipline di cui non ricordo il nome.

Non dovemmo neanche suonare il campanello che l’uscio si socchiuse e una donna sui quaranta quarantacinque anni sporse il busto invitandoci con un sorriso ad entrare in una sorta di vestibolo con un attaccapanni e un portaombrelli entrambi vuoti.
Di fronte, una porta a vetri smerigliata oltre la quale vedevamo muoversi figure confuse e udivamo suoni di voci e risate. La donna, alquanto piacente era in una tenuta che chiamerei ‘particolare’: camicia bianca di taglio maschile, che non poteva nascondere un sedere coperto da mutandine trasparenti color fum&egrave che fasciavano un deretano pieno, alquanto seducente, di cui potei ammirare il solco ombroso fra le natiche e sul davanti la macchia scura dei peli pubici. Chiusa la porta, la donna mi abbracciò baciandomi su entrambe le guance.
– Sei Lisa vero? Andrea ci ha parlato di te, grazie per essere venuta! Ciao bello. ti sei comportato bene? Aggiunse rivolgendosi al ragazzo mentre mi strizzava un occhio. Non aspettò la risposta e abbracciò anche lui stampandogli un sonoro bacio sulle labbra al che lui la strinse senza complimenti e mentre la ricambiava con un lungo bacio sul collo, le sue mani si muovevano liberamente strizzandole le natiche senza complimenti. La donna con un fremito si liberò ridendo:
– Sei un ragazzaccio! Giuse non &egrave con voi?
– Abbi pazienza, il tuo ex é andato a parcheggiare, arriva subito!

Arrossendo come una ragazzina la donna aprì la porta a vetri facendoci entrare in quello che sarebbe stato un bar se non fosse stato cosi piccolo da apparire affollato anche se vi erano si e no una dozzina fra uomini e donne la cui eleganza faceva pensare che provenissero da una cena in qualche locale chic.
Il nostro ingresso non passò inosservato; furono parecchi a voltarsi, camminai sfiorando uomini e donne con la piacevole sensazione che, pur essendo vestita, di sentirmi nuda e consapevole che la mia tenuta indicava chiaramente la ragione per la quale ero in mezzo a loro e la mia disponibilità.
Stonava in mezzo a quella folla una ragazza giovanissima in un abbigliamento simile a quella della donna che ci aveva accolto: camicia bianca ma mutandine in cotone da brava ragazza; seduta ad uno sgabello del bancone era intenta ad aprire delle bustine ponendo il loro contenuto su un vassoio.

Ci avvicinammo, Luca l’abbracciò e con gesti rapidi le sbottonò la camicetta abbastanza da passare le mani su due tettine deliziose appena abbozzate di cui intravvidi i capezzolini irti.
– Questa &egrave Lena la mia ragazza. Disse prima di incollare la bocca alla sua in un bacio per me un po imbarazzante. – Cosa stai facendo amore? Chiese appena si fu staccato.
– Non vedi? Preparo i condom per dopo. In effetti quello che la ragazza traeva dalle bustine erano preservativi.
– Non mi piacciono, preferisco il contatto a pelle. Intervenni per dire qualcosa al che lei replicò con una certa ironia:
– Hai contato i maschi? Ne ho contati 7. Preferisci tutte le volte andare in bagno per svuotarti e lavarti? Mentre così almeno saranno i condom a essere riempiti e noi libere di divertirci senza altri pensieri.
Non ero del tutto d’accordo ma quello che mi scioccò nelle parole di quella ragazzina dal viso da bambina &egrave l’aver chiamato ‘maschi’ gli uomini con i quali avremmo avuto a che fare. Da quelle poche parole capii quello che dovevo aspettarmi dalla serata: un incontro maschi-femmine in cui l’unico scopo sarebbe stato quello di godere liberamente uno dell’altra e per la verità era quello che volevo anch’io: rapporti liberi e anonimi senza complicazioni e senza rimpianti.

– Ciao bella, che piacere rivederti! Era stato Andrea a parlare, accanto a lui Tania avanzo abbracciandomi e baciandomi sulle guance.
Era elegante e bellissima con il suo vestito lungo color bordò chiuso al collo sul davanti, mentre dietro la scollatura lasciava la schiena libera facendo intravvedere in basso la nascita delle natiche, rendendo così evidente l’assoluta mancanza di altri indumenti. In quanto ad Andrea, lui era già entrato nello spirito del festino; indossava unicamente dei boxer che mettevano in risalto il suo fisico asciutto di cinquantenne consapevole di piacere alle donne.
Cominciarono ad apparire come dal nulla donne in tenuta alquanto allusiva e uomini; chi in boxers come Andrea, chi, i più giovani, con slip ridotti che plasmavano e mettevano in risalto i loro ‘pacchi’
– Andiamo a prepararci! Dicendolo Tania mi prese per mano e insieme fendemmo la folla dove stavano già apparendo come dal nulla uomini e donne in tenuta succinta.

In fondo al locale, una scala protetta da balaustra in legno scendeva negli spogliatoi com’era indicato dalla scritta posta all’inizio di questa. In fondo, appositi logo indicavano quelli maschili e femminili; Tania spinse la porta di sinistra, quello femminile appunto, e ci trovammo in un locale con a destra alcuni armadietti in lamiera verniciata e a sinistra uno specchio a mezzo busto dove una ragazza bruna cercava di controllare se tutto fosse come voleva.
Abbracciò Tania baciandola sulle guance e mi porse una mano:
– Silvia. Disse.
– Lisa. Risposi stringendogliela e aggiunsi: -Sei bellissima, uno schianto!
Indossava unicamente un ‘ cache s&egravexe ‘ nero minuscolo tenuto in posizione da due lacci che le cingevano i fianchi e uno che scompariva inghiottito da un grazioso culetto piccolo e paffuto. Due coppelle sostenevano i seni lasciandone libera la parte superiore da cui emergevano i capezzoli tesi, le coppelle più che sostenere sembravano voler offrire quei seni.

Con movimenti rapidi mi sfilai il vestitino rimanendo in una tenuta non molto dissimile da quella della bruna, a parte il mio tanga più ‘ castigato ‘ ma che anche di me ne mostrava il culo nudo.
Tania intanto si era denudata completamente e stava indossando una ‘mise’ rosa trasparente a mezza coscia che rivelava le forme del suo corpo di vichinga dal seno generoso e dalle lunghe gambe con alla loro giunzione la macchia del vello biondo rossiccio.
Salimmo insieme a Silvia le scale; il locale era ormai affollato da gente seminuda che alla spicciolata varcava una porta sul cui uscio la donna che ci aveva ricevuti non si stancava di raccomandare: ‘attenzione, niente scarpe sul tatami!’.
La camicia era scomparsa e ora esibiva con malcelata fierezza due seni stupendi, fermi e mirabilmente distanziati; accanto a lei l’antiquario e un uomo decisamente più giovane la divoravano con gli occhi. Tania si chinò sussurrandomi all’orecchio:

– Ecco Gemma con i suoi due mariti, quello attuale e il suo ex; quando ci riuniamo non l’ho mai vista intrattenersi con altri e siccome lo fa pubblicamente, afferma che il suo non &egrave tradimento; a pensarci bene neanch’io tradisco, in realtà lo faccio per rilassarmi. E tu?
Non feci in tempo a rispondere in quanto stavamo entrando nella palestra vera e propria. Di primo acchito mi sembrò più grande di quello che era realmente, sarà stato per il rimbombo dovuto al soffitto alto, ma più sicuramente per gli specchi che rivestivano la parete di fondo e che arrivavano ad una altezza di due metri circa.
Di fronte alla parete degli specchi, alla destra della porta da dove eravamo entrati, in uno spazio di due metri, due metri e mezzo, vi erano alcuni divani in eco-pelle nera, e dietro, una sorta di tribuna con quattro o cinque gradini di legno che doveva servire agli spettatori che seguivano gli incontri che si svolgevano sul tatami dove stavano finendo di srotolare delle larghe bande di stoffa rossa.

In attesa che i preparativi terminassero, si erano formati dei gruppetti di uomini e donne che chiacchieravano e scherzavano, ai quali si erano unite anche Tania e Silvia. Sentendomi in qualche modo esclusa, mi tolsi le scarpe e a piedi nudi mi inoltrai sul tatami dirigendomi verso quello che aveva attirato la mia curiosità appena ero entrata e che si trovava al termine della fila degli specchi e a ridosso di questi.
Era un samurai o più precisamente l’armatura di un samurai con tanto di elmo e corazza. Doveva essere appartenuta ad un guerriero di statura notevole, almeno un metro e ottanta di altezza; piantato con le gambe leggermente divaricate, una mano sull’impugnatura della katana, una griglia in ferro doveva proteggere il viso e forse anche nasconderlo.
Mi avvicinai per osservare meglio l’armatura; era formato di placche che si sovrapponevano parzialmente l’una sopra l’altra, di un materiale. . .
– Sono lamine in rame sovrapposte a placche in pelle di bufalo, il tutto ricoperto di lacca color rosso ocra; anche le corna sull’elmo appartenevano a un bufalo.
Dietro di me era apparso un giovane di circa 25 anni che mi sovrastava dell’intera testa, lo vidi sorridermi nello specchio.

– Mi fa paura, é . . . orribile! Mi erano venuti i brividi, apparentemente alla vista dell’armatura, in realtà avevo riconosciuto i fremiti che mi prendono quando la mia voglia di sesso si fa impellente. Il ragazzo mi piacque subito e pur essendo di una quindicina di anni più giovane lo desiderai pensando che sarebbe stato per me un bel modo di iniziare la festa.
– A questo si può rimediare, permetti? E senza aspettare la mia risposta slacciò la fettuccina che tratteneva il reggiseno al mio collo e le sue mani scesero carezzevoli lungo il mio petto liberando i miei seni, respingendo le coppelle che li sostenevano, trascinandole e facendole cadere sulle mie anche.
Chiusi gli occhi sentendo il calore del suo alito alla base della nuca mentre le sue mani continuando a scendere ammainavano insieme mutandine e reggiseno facendo superare ad entrambi la prominenza della mia groppetta e cadere attorno ai miei piedi.
Sollevai prima uno poi l’altro e sostenuta dal ragazzo, li scavalcai con un passetto, al che lui li raccolse e superando lo spazio che ci divideva dall’armatura li appese a una delle corna dell’elmo mentre all’altro corno appese i suoi boxers senza che mi fossi accorta quando li avesse tolti.

Mi cinse alla vita guardando insieme le nostre nudità nello specchio. Non mi ero accorta di quanto la peluria del mio pube fosse cresciuta in queste settimane, distolsi lo sguardo per portarlo sul bassoventre del ragazzo. E’ per me sempre una emozione vedere per la prima volta il membro di un uomo, il suo era nella fase che precede l’erezione, già abbastanza gonfio da meritare l’omaggio di una bocca; omaggio che gli avrei sicuramente tributato se lui senza esitare non mi avesse sollevato fra le braccia e con passo fermo nonostante la leggera cedevolezza del tatami, non si fosse diretto verso la fila dei divani dove già alcune delle signore avevano iniziato ad occuparsi del maschio che si erano scelto.
Con piacere vidi che quasi tutti i partecipanti si erano completamente denudati mentre altri lo stavano facendo, le donne aiutate galantemente dai loro partners del momento e in pochi secondi uomini e donne esibivano senza veli i loro corpi nudi.
Una coppia ci fece posto; ci sedemmo abbracciati, poi gli occhi negli occhi avvicinammo i nostri visi.

Fu come tornare ai tempi della mia adolescenza quando giovinetta nel buio di una sala cinematografica scambiavo con qualche coetaneo delle tenerezze da tempo non più caste; baci profondi, lingue che esploravano bocche non più inesperte, mani indiscrete, finché il mio ‘lui’ aperta la patta dei jeans offriva alla mia mano un pene già straordinariamente duro malgrado l’età del ragazzo di turno.
Bei tempi, sensazioni straordinarie di mani che risalivano le cosce che io dischiudevo prontamente, mutandine abbassate, carezze a sessi vogliosi e frementi, masturbandoci l’un l’altra, bocca a bocca o guancia a guancia, indifferenti a quello che avveniva sullo schermo e intorno a noi, poi dalle avvisaglie che la mia mano percepiva, ero lesta a coprire il pene con il fazzoletto aperto appositamente e muovendo freneticamente la mano ricevevo i getti caldi del suo piacere mentre lui si tendeva.

Si, bei tempi malgrado il timore di essere scoperti, mentre adesso nella più completa libertà, davanti a chiunque volesse guardarci, muovevo la mano su un pene, anzi un cazzo di ben altre dimensioni lambendoci un l’altra le lingue, le labbra umide di saliva, io con le cosce spalancate, la fica dischiusa e accogliente all’esplorazione delle dita del ragazzo, la mia mano dopo aver palpato i suoi testicoli a percorrerne lentamente l’asta. La mia bocca lasciò l’esplorazione della sua bocca e chinai il viso.
Era bello il cazzo che la mia mano brandiva, orgogliosamente eretto e diritto, grosso quanto bastava per riempire una vagina. Anche il suo petto era bello, glabro, non troppo muscoloso; vi feci scorrere la mano, le dita a titillare i capezzoli facendoli ergere poi la mia lingua prese il posto delle dita picchiettando quei bottoncini divenuti sensibili come quelli di una donna. Venni gratificata da un lungo sospiro e dal suo tentativo di sottrarsi quando le mie labbra ne incappucciarono la punta iniziando a suggerla.

Poi la mia bocca desiderò quel pene e salendo sopra il divano, urtai, costringendo quasi con prepotenza la coppia accanto a noi a spostarsi; salii con le ginocchia a fianco del ragazzo e mi chinai sul suo ventre per esaudire il mio desiderio.
Iniziai una lenta fellatio mentre lui accarezzandomi i capelli accompagnava il mio scorrere. Dovetti aprirla larga la bocca per contenere quel cazzo, l’esperienza mi aveva insegnato che la cosa migliore era di scendere poco oltre il glande per non stancare la mia bocca e fargli un bocchino atto a recargli il maggior piacere possibile.
Ero fortemente eccitata, i miei seni si erano induriti e come ho già avuto modo di dire in altri miei racconti, avevo necessità di accarezzarmi la passera, solo così potevo godermi pienamente il cazzo che avevo in bocca.

Spinsi la mano sotto il mio ventre, non mi aspettavo di essere così bagnata, le mie dita trovarono una vulva che colava eccitazione ma appena risalirono al clitoride sentii un corpo premere le mie terga. Ritirai le dita e ondulai il culetto ricevendo in risposta la carezza su entrambe le natiche di mani che iniziarono percorrerle per poi risalire la mia schiena fino alle mie spalle poi sotto al mio petto a prendere i miei seni e stuzzicare i miei capezzoli’ Stupendo godere un cazzo avendo questi stimoli, il ragazzo cominciò a sospirare, nuovamente le mani sconosciute scesero ancora al mio culetto poi sull’alto delle mie cosce che aprii prontamente.
Un alito poi un naso s’insinuò nelle mie natiche, una lingua lambì il mio ano insistendo con la punta a massaggiarlo, a bagnarlo poi a volerlo penetrare.
Incavai le reni sollevando la groppa per offrirmi a quella lingua, apparteneva ad un uomo o a una donna? Cosa importava se mi dava l’eccitazione che stavo provando? Succhiai il cazzo del ragazzo quasi famelicamente, sforzandomi adesso di percorrerlo per intero, sospirando per il piacere che mi dava la bocca che mangiava la mia fica, si perché quella lingua era scesa lungo il mio solco . . . stupendo!

La bocca si staccò troppo presto mentre il piacere stava per raggiungere il punto di non ritorno, cercai quella bocca ancheggiando lubricamente.
‘ Oh mangiami, leccami, succhiami, ti prego ti pregoooo! ! ! ‘ supplicavo dentro di me spompinando il mio cazzo, sbavando su di esso. Quasi ad esaudire la mia preghiera qualcosa di morbido e di duro percorse di sotto in su la mia fica e quando fu all’imbocco della mia vagina esultai, l’uomo dietro di me spinse il membro e lo affondò.
– Siiiiii! ! ! La mia voce venne soffocata dal cazzo che occupava la mia bocca; l’uomo dietro di me iniziò un lento va e vieni e il piacere prese a salire nuovamente e . . . si, presto venni in un orgasmo che mi fece gemere e succhiare e aspirare golosamente quello che avevo in bocca, i miei orgasmi sono sempre molto intensi; stavo ancora godendo e l’uomo doveva sicuramente sentire gli spasimi che serravano spasmodicamente la mia vagina ma repentinamente uscì da me, lo odiai per questo ma lui perfidamente strofinò il glande grondante del mio piacere nelle mie carni aperte. Lo passò più e più volte separando le labbra ancora pulsanti della mia vulva poi lo sentii lungo il solco delle mie natiche, lo passò più volte mentre io muovendo il culo inseguivo quel cazzo che volevo ancora con tutta me stessa.
– Oh dammelo . . . dammeloooo! ! ! Invocai con la bocca piena; il cazzo del ragazzo lasciava fuoruscire a gocce il piacere che fra non molto avrebbe eruttato. Finalmente l’uomo lo puntò riscaldando con la cappella l’ingresso del mio culo, aspettò come a prendere fiato quindi spinse, non potei fare a meno di lamentarmi, lui si fermò ma subito riprese a spingere, pur odiando quell’uomo per la sua insensibilità portai entrambe le mani ad aprirmi le natiche più che potevo, lui spinse ancora, ancora e ancora.
Spinsi anch’io come se dovessi espellere invece di ricevere quello che mi stava aprendo l’ano, finalmente con una esclamazione di trionfo l’uomo entrò nelle mie viscere, fino in fondo, premendo gli inguini contro i miei glutei.

Sospirai fortemente, anche l’uomo sospirò, il cazzo del ragazzo sfuggì dalla mia bocca e io mi abbattei sul suo ventre leccando la base della sua verga sopra i testicoli, subito le sue forti braccia mi costrinsero a sollevarmi; il mio viso fu contro il suo, la mia bocca contro la sua bocca aperta, vi spinsi la lingua come un’affamata, lo baciai con voluttà cercando di resistere ai colpi dell’uomo dietro di me che picchiando gli inguini contro i miei glutei cacciava il cazzo nel mio culo.
Mi lamentai provando un misto di dolore e di piacere, con una mano cercai il membro del ragazzo, lo strinsi, presi a menarlo facendone scorrere la pelle con scatti disordinati, riuscii a portare l’altra mano sotto il mio ventre ad accarezzare, a premere masturbando il mio clitoride finché mi rilassai.
Da quel momento per me fu solo godimento, lo scorrere dell’uomo dentro di me fu una carezza continua del suo membro nel mio ano rilassato, il mio piacere salì alle più alte vette e iniziai un altro orgasmo lamentandomi nella bocca che stavo baciando, anche il ragazzo venne con una serie di rantoli, tendendosi mentre io strattonavo il suo cazzo facendogli schizzare il suo carico fin sul suo petto.

Lo sconosciuto che mi stava inculando continuò accompagnando il mio piacere con colpi sempre più violenti mentre con le dita mi malmenavano il clitoride negli ultimi spasimi del mio orgasmo. . .
Infine anche il mio sconosciuto con grida roche di trionfo venne piantandosi in fondo alle mie viscere, eiaculò ma con grande mio rammarico non percepii altro che le contrazioni ripetute del suo piacere mentre io amo sentire lo sperma scaldare le mie interiora. Ecco la ragione per la quale odio i preservativi, non mi fanno apprezzare pienamente il membro che gode dentro di me, amo sentire i getti caldi dello sperma invadere la mia vagina o il mio intestino anche se poi con grande mia confusione devo correre in bagno con le mani fra le gambe a trattenere le gocce che colando rigano le mie cosce.
Lo sconosciuto estrasse adagio il membro dalle mie natiche, io lasciai quello del ragazzo e con il suo aiuto mi rimisi seduta con le guance in fiamme, accaldata, la fica nelle sue ultime pulsioni. Voltandomi scoprii che il mio sconosciuto era rimasto tale e non mi riusci ad identificarlo in mezzo alle altre nudità, il ragazzo fu molto carino a coccolarmi coprendomi il mio viso di bacetti.
Davanti a me Silvia con in mano una scatola di salviette usa e getta; ma la porse con il viso in fiamme, ne prelevai alcune e con queste detersi il petto e il ventre del ragazzo bagnato del suo stesso piacere. La bruna doveva aver visto il nostro trio e mi guardava con espressione particolare, al vertice del suo ventre peli umidi fino fra le cosce testimoniavano l’emozione che doveva aver provato.
Quando restituii la scatola, lei mi offrì la mano e insieme scendemmo sul tappeto, pardon sul tatami.
Continua.

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