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TRASGRESSIONE IN UFFICIO- 3° (Anche in banca).

By 10 Agosto 2024No Comments

Monica, se è pronta possiamo andare, disse il sig. Gianni.
Il programma era quello di andare nella Banca ……… una delle banche più
Importanti con cui avevamo un conto corrente e una linea di credito per chiedere un aumento del fido.

I nostri uffici erano nel centro di Milano, in Piazza…. All’uscita l’autista factotum
era già ad aspettarci davanti al portone con il suo furgoncino, il sig. Gianni rispose alla mia occhiata di stupore:
– “Così Ezio ci può aspettare anche in doppia fila fuori dalla Banca, oltre tutto abbiamo un bel pacchetto con 5 milioni di assegni e contanti da versare non si sa mai”.

Ci siamo accomodati dietro ed eravamo appena partiti che lo schifoso del Gianni mi metteva le mani tra le cosce, mi spostava un po’ le mutandine e cominciava a spararmi un ditalino.
Io di solito ero piuttosto riservata, infatti dopo quello che era successo mio malgrado con i miei due titolari, che in ufficio mi avevano scopato e entrambi, sborrandomi in bocca, (vedi i racconti precedenti) avevo deciso che non avrei più avuto rapporti con loro anche se mi fosse costato il posto.
Certo avevo avuto le mie storie, ma girando per il centro di Milano mai nessuno mi aveva sgrillettato la fica, non contento lui aveva tirato fuori l’uccello e me lo metteva in mano. Spaventata che l’autista ci vedesse cercavo di ritrarmi, ma fra i sedili davanti e quelli posteriori c’era un separé cosi l’Ezio non poteva vederci (almeno così speravo).
Volente o nolente, lasciai fare e mentre il sig. Gianni mi sditalinava alla grande, infilandomi due dita quasi come un batacchio, io gli menavo il cazzo, stavamo quasi per venire entrambi ma una brusca frenata ci interruppe sul più bello. “Siamo arrivati”
Disse l’autista.

Infatti eravamo di fronte all’entrata della Banca. Venimmo subito accolti dal direttore, con il quale avevamo un appuntamento. Gianni mi presentò come “la nostra esperta finanziaria, di cui le avevo parlato”
Il direttore, un sessantenne occhialuto, pelato e dalla grossa pancia, mi fece un ridicolo baciamano. Dopo qualche convenevole Gianni disse: “Bene vi lascio a discutere i dettagli dell’operazione finanziaria, la nostra brava Monica le fornirà tutti i dettagli necessari come d’accordo, io intanto vado alla cassa a fare i versamenti”
Così dicendo uscì dall’ufficio lasciandomi esterrefatta, ma quali dettagli? non ne sapevo assolutamente nulla. Come diavolo potevo cavarmela?
Il direttore sembrava il gatto che stà per mangiare il topo, sorridendo con aria lasciva mi disse le stesse parole che aveva usato l’altro mio titolare il Sig. Conte, qualche giorno prima. “Non si preoccupi. Venga qui Monica che le voglio mostrare una cosa.”

Mi avvicinai titubante alla scrivania lui girò la sua poltrona verso di me mostrandomi un uccello che non aveva niente da invidiare a quello dell’architetto. Non era più grosso ma certo più lungo. Già scappellato, il glande luccicava, e non sembrava quello di un vecchio, anzi tutt’altro.
IO non sapevo cosa fare, mi sentivo in trappola, forse avrei dovuto mettermi a strillare e fuggire dalla tana del lupo (anzi del porco), ma non riuscivo a muovermi e neanche a parlare ero paralizzata.
Lui alzandosi mi attirò verso di se con decisione, mi spinse contro la scrivania, mi ficcò la lingua in bocca e incominciò a strusciarmi il cazzo tra le cosce, visto che io restavo ferma immobile, come ipnotizzata mi fece girare su me stessa, poi mi fece piegare a 90 sulla scrivania, con un brusco movimento mi strappò le mutandine, la mia vagina era ancora bagnata per l’eccitazione provata in macchina e forse mi era rimasta la voglia insoddisfatta, fatto stà che non reagii, mentre lui da dietro mi infilava il suo lungo cazzo, iniziando a chiavarmi alla pecorina.

Per fortuna dandogli le spalle non dovevo guardarlo in faccia, mentre il suo membro mi sprofondava nella figa e io mi scioglievo… dalla statua di ghiaccio che ero diventata, anche se esasperata, incominciai ad eccitarmi (un bel cazzo è sempre un bel cazzo)
La libidine saliva alle stelle e mentre il maiale mi trombava con la forza di un ragazzo io incominciavo a godere, accidenti che tarello aveva il vecchio e come lo sapeva usare.
Sentivo la punta della sua cappella entrarmi fino all’utero e su e giù a più non posso, la mia figa palpitava, la clito era gonfia, dentro e fuori…. stavo quasi per godere quando proprio sul più bello, il maledetto stronzo lo tirava fuori e mi inondava di sborra il culetto. Facendo dei versi orribili, pensai che l’avrebbero sentito anche in strada.
Poi mi disse “Allora ti è piaciuto?” il bastardo non mi aveva neanche fatto godere, gli risposi “Ma va a fanculo!”

Si sentì bussare alla porta poi entrò la sua segretaria (un vecchio troione che sicuramente gliela dava) e chiese con aria preoccupata o ingelosita:
“Ma che cosa succede? Ho sentito gridare” Il direttore mentre finiva di aggiustarsi i calzoni gli rispose con indifferenza:
“Niente, mi ero chiuso un dito nel cassetto, vada, vada e chiami il sig. Gianni che noi abbiamo già finito.”
Gianni entrò e quando vide il sorriso soddisfatto del direttore gli disse:
“Allora tutto bene? Monica le ha dato i dettagli che aveva richiesto?”
“Tutto a posto, vada tranquillo, domattina verrà erogata la prima trance del finanziamento”
Rispose il vecchio. Io non aprii bocca, volevo solo uscire da lì al più presto.

In macchina l’ipocrita mi disse sottovoce: – “Sei stata bravissima Monica, adesso tieni questi poi ti farò un bel regalo” e mi mise in mano cinquecentomila lire.
Io le strappai in mille pezzi, gliele buttai in faccia e gridai: “Ezio mi faccia scendere subito!

Continua……

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