Dopo il loro primo amplesso, Janus e Maghera divennero di fatto una coppia.
I giorni e le settimane successive li videro copulare spesso, sebbene l’amazzone gli avesse rivelato che essa assumeva un erba per evitare di restare incinta come alcune sue sorelle.
Janus comprendeva il motivo di tale scelta: era evidente che Maghera avrebbe voluto un figlio solo quando la tranquillità e la stabilità necessarie a tale eventualità si fossero palesate.
Nonostante ciò i figli di diverse coppie a bordo crescevano tutto sommato bene, eccetto per uno degli ultimi nati, sfortunatamente nato morto. Il breve funerale del neonato fu rapido e Draupadi ne commentò la morte come un passaggio inevitabile, sostenendo che tuttavia non era avvenuta per colpa di alcuno di loro e che ciò era destinato ad accadere, ineluttabile come l’avvicendarsi delle stagioni. La breve cerimonia finì con la sepolutra del piccolo su un isola deserta.
Janus tuttavia era roso da un tormento che neppure le amorevoli carezze di Maghera riuscivano a lenire. Si decise ordunque a parlarne con Draupadi.
La giovane sedeva in meditazione nella sua cabina quando l’uomo la raggiunse.
-Debbo porti una domanda.-, disse Janus.
-Maghera?-, chiese a bruciapelo Draupadi. L’uomo sospirò.
-Già. Lei sta bene ma… io temo per lei. E per ciò che si é creato tra noi nostro malgrado.-, ammise.
-È nella natura delle cose che tutto ciò che inizia abbia una fine. Goditi il presente.-, sorrise la veggente. Janus la fissò.
-Hai visto qualcosa nei tuoi sogni?-, chiese.
-Pericoli e tribolazioni ci attendono. Hai scelto la via breve ma sarai biasimato per la tua scelta. Tuttavia lo saresti stato anche scegliendo l’altra via. Non v’é scelta priva di opposizione a questo mondo e persino chi non sceglie é ostaggio di quest’assioma.-, disse la giovane.
-È così? Gli déi cosa ne pensano?-, si domandò Janus.
-Questo non lo so. Non vedo il loro essere più di quanto non possa vedere la vita su altri mondi.-, fu la risposta, -Tuttavia essi forse si curano di ciò che stiamo facendo.-.
-Forse?-, chiese l’Esule.
-Forse. Poiché nulla é certo se non che ciò che inizia terminerà.-, disse la donna.
-E dunque… giungeremo a terra?-, chiese Janus. Draupadi annuì.
-Non vi sarà però facile approdo e molti ancora i pericoli innanzi a noi, o navigatore.-, profetizzò.
Janus annuì. Si alzò Draupadì parlò di nuovo.
-E, alla fine, io vedo che altre prove ti attendono, Esule.-, disse.
-Lo sospettavo.-, ammise Janus. E uscì.
Sei giorni dopo, Tia, Brutus, Ossius, Cassius e Meterus erano fermi nella stiva.
-Ho accennato anche a Betea del nostro piccolo accordo.-, disse quest’ultimo.
-È saggio? Betea é un’eterna indecisa. Potrebbe facilmente volgere la situazione a suo favore.-, osservò Cassius. Tia sorrise.
-Betea é una donna sola, vedova di un marito che morì durante la caduta della vostra città, mi disse Letha. È triste e sconsolata e questo errare per mari non le garantisce la tranquillità. Presso i Lotofagi non ha avuto cuore a rimanere ma se le dicessimo che preso il comando fermeremmo il nostro vagabondare e mettessimo radici… Sicuramente ci supporterebbe.-, disse.
I passi di qualcuno misero in guardia i cospiratori. Tia sorrise di nuovo.
-Aniseus. Benvenuto.-, disse. Il giovane le annuì appena. Probabilmente sapeva di ciò che aveva dovuto fare per accattivarsi il loro sostegno e se non lo sapeva, di certo lo immaginava.
-Signori. Siamo a buon punto. Ho avuto modo di sondare l’opinione delle Amazzoni.-, disse.
-E?-, chiese Tia. Lui le sorrise con cattiveria, lasciando ad intendere che il sondaggio non era stato puramente verbale. Lei lo ignorò, concentrata su ciò che le premeva.
-Ordunque, le Amazzoni sono divise. Letha e Cthea sono sicuramente a favore di una casa stabile e di cessare questo peregrinare, ma Maghera, Netha e Ethlia sembrano patteggiare per Janus. Specialmente Maghera.-, disse Aniseus.
-Tutto questo non é bene. Maghera é la loro comandante, seppur priva di un grado ufficiale.-, disse Ossius, -Dove va lei, le altre seguono, anche se di malavoglia.-.
-Allora eliminiamola, no?-, chiese Brutus con espressione calma.
-E rischiare che la nostra congiura venga svelata anzitempo destando l’ira e il sospetto di Janus?-, chiese Tia, -No. È semplicemente stupido come piano-.
-Quindi tu cosa proporresti?-, chiese Brutus, piccato.
-Aspettiamo. Prima o poi Maghera farà un errore. E soprattutto, ricordiamo che per ora siamo solo in sei che sembrano sicuri di voler deporre Janus. Siamo troppo pochi. Dobbiamo raccogliere altri che la pensano come noi.-, disse Aniseus.
-Bah, io penso che vi stiate comportando come femminucce.-, disse Cassius, -Janus é sempre e solo un uomo!-. Si fece improvviso e subitaneo silenzio.
-Non starai proponendo di…?-, chiese Ossius.
-Perché no? È evidente che non recederà mai dai suoi propositi!-, esclamò Brutus.
-Il sangue del migliore di noi macchierebbe le nostre mani. A cosa servirebbe la vittoria sapendo che egli ci tormenterebbe, le sue grida di furia riverberanti oltre le sponde delle rive dei morti?-, chiese Aniseus. Cassius rise, rise e rise.
-Vedo che pochi di voi ricordano la storia! Fu Altheus I a uccidere il pazzo regnante Gargulus. Non lo fece civilmente: lo pugnalò nella Sala del Consiglio insieme ai suoi compagni. Ne gettò il corpo ai piedi del Consiglio e dichiarò terminato il suo folle regno! La storia non é misericordiosa, o miei compagni di congiura! Non possiamo dipendere dalla morale.-, li fissò negli occhi uno ad uno.
-E cos’accadrà una volta ucciso Janus, o virile Cassius?-, chiese Tia, -Certamente anche altri si leveranno per vendicarlo! E noi siamo solo in sei!-.
-Ragazza, evidentemente non hai visto che é Janus la forza trainante del nostro errare. Morto lui, gli altri asseconderanno la nostra proposta. Segretamente molti già accetterebbero, lo sappiamo bene.-, disse Brutus.
-Questa decisione va presa. E va presa ora! Se intendiamo cambiare il piano in questo modo dobbiamo determinarne ora il mezzo.-, disse Aniseus.
-Tu che cosa scegli? Tia ti ha descritto come degno del comando. Ma non mi pare tu sia particolarmente entusiasta di questa scelta.-, disse Meterus.
-Io so cosa scelgo. Scelgo di fare tutto il necessario per assicurare al nostro popolo la tranquillità e la serenità necessarie! Scelgo di mettere la mia lama e la mia vita al servizio di tutti noi.-, disse Aniseus estraendo il corto pugnale forgiato nella perduta Licanes.
-E sfido tutti voi a fare altrettanto sapendo che agiremo quando IO decreterò di farlo.-, disse.
Vi fu silenzio, poi Cassius sorrise.
-È evidente che il fegato non manca a questo baldo giovane per esser nostro condottiero.-, osservò.
Estrasse il suo pugnale, mostrandolo alla luce tremula delle candele.
-Accetto la tua guida, o Aniseus.-, disse. Brutus fece lo stesso e infine, anche Meterus e, dopo una breve esitazione, anche Ossius. Tia sorrise, radiante di gioia. Levò la mano destra.
-Non ho lame da sguainare per giurare. Ma posso garantirti che se mi lascerai infliggere il colpo letale, ti seguirò sino all’inferno.-, disse. Aniseus annuì.
-Certo. Naturale che il colpo finale spetti a te. Ma quello iniziale sarà il mio, per sancire il mio comando dinnanzi a uomini e déi.-, disse. La riunione si sciolse. I congiurati svanirono nelle ombre. Rimasero solo Tia e Aniseus.
-Mi hai stupita.-, ammise la giovane, -Sapevo che ne saresti stato in grado ma non pensavo così.-.
-Non sai molte cose di me.-, disse lui. Appariva ombroso, decisamente stizzito.
-Via, Aniseus, sapevamo tutti e due che sarebbe stato necessario!-, esclamò la giovane.
-Già. Ma ti é piaciuto, vero puttana?-, chiese lui fissandola. Lei non registrò l’insulto.
-Era per la causa.-, rispose. Lui la afferrò per il collo.
-Ti é piaciuto, vero?-, chiese, -Rispondimi!-. Lei annuì, per una volta stupita da quello scatto.
-Mi é piaciuto ma cos’avrei dovuto fare?-, chiese, -L’ho fatto per noi…-.
-Già. E anche le notti dopo, vero?-, chiese Aniseus, il viso contratto dalla rabbia.
-E quando ti hanno preso come l’ultima delle troie? Prima che arrivassi qui?!-, la voce del giovane era ora furiosa ed eccitata ad un tempo. Tia sospirò.
-È questo che ti fa rabbia, o novello condottiero?-, chiese. La risposta di Aniseus fu un gesto fulmineo ma fortissimo: il giovane afferrò la toga di Tia e tirò. Con uno strappo ne denudò il petto.
-Dove? Dove non sono venuti? Dove non ti hanno inondato del loro seme, eh?-, chiese.
-Da nessuna parte…-, riuscì a rispondere lei.
-Troia.-, ringhiò lui stringendole un seno. Tia gemette, egualmente di dolore e piacere.
-Adesso, puttana, mi succhierai il cazzo fino alla radice, poi te lo pianterò dentro fino all’intestino e andrò avanti come vorrò per quanto vorrò finché non sarò soddisfatto, capito?-, chiese Aniseus. La giovane lo guardò. Improvvisamente le fece paura. E piacere.
Perché tutto sommato, Aniseus era divenuto esattamente quello che lei aveva bisogno divenisse: duro, inflessibile, crudele. Come suo cugino che a suo tempo avrebbe voluto essere il suo amante…
Tia ricordava bene quanto lo aveva desiderato. E ricordava bene il suo dolore all’apprendere della morte di quel giovane che non aveva potuto farla sua.
S’inginocchiò, estraendo il membro di Aniseus dai calzoni e iniziando a succhiarlo. La mano di lui calò a spingerle il capo verso il suo ventre, piantandole il pene sino in gola.
La giovane aprì la bocca, emettendo un gorgoglio prossimo al rigetto a causa della massa che le ostruiva il cavo orale. Aniseus gemette, sentendo la lingua di Tia muoversi.
-Non voglio sentire i denti, puttana.-, disse. Lei eseguì. Le sembrò eterno il tempo di quella pompa, volta solo al soddisfacimento dell’uomo. Tia si toccò appena tra le cosce, trovandosi bagnata. La situazione la eccitava non poco. Lui le strappò il pene dalla bocca.
-E ora ti apro per bene.-, disse. La giovane si distese meccanicamente sulle casse più basse, mettendosi a novanta gradi e aprendo le natiche con le mani dopo essersi tolta la toga.
Sentì la mano del giovane frugarle tra le cosce, senza reale volontà di compiacerla. Gemette quando due dita le entrarono dentro, trovandola calda e fradicia.
-Che troia. Pensa che mi ero pure illuso che tu fossi in grado di provare amore per me…-, disse Anisues. Le dita affondarono dentro sino alle nocche. Tia mugolò quando uscirono lasciando un senso di vuoto. Il giovane sorrise.
-Ma a te non importa che la vendetta, eh? Non sei una di noi. Non lo sei mai stata. Sei solo uno sfogo per gli uomini vogliosi. E ti posso garantire che questo lo sapranno tutti, Tia.-, disse.
-Bastardo…-, mugolò lei sentendo di nuovo le dita dentro di sé. Invadevano, cercavano, conquistavano. Sentì un dito penetrarle l’ano.
-Ti piace. Non fare la riottosa, che tanto non attacca. Volevi questo? Mi volevi così? Ora mi hai.-, disse Aniseus facendo andare avanti e indietro le dita.
-Sì…-, gemette lei. Lui tolse le dita. Rumore di qualcosa. Una cintura slacciata, sfilata?
Ne ebbe la conferma quando l’estremità in cuoio la centrò sulla natica destra sferzandola.
-Ora ti frusto per benino. È questo che facevamo a Licanes con le infedeli, nei tempi andati.-, disse il giovane facendo seguire altre due sferzate per natica. Tia urlò di dolore. Non se lo aspettava.
-Zitta e soffri, troia! E ricordatelo bene: l’hai voluto tu. Se ti sento emettere una mezza sillaba, te ne sferro altre dieci per verso che farai. E sappilo: ho tutto il tempo.-, gli ingiunse lui.
Proseguì a flagellarle le natiche finché non furono rosse. Tia sentì qualcosa sbrodolare sul pavimento. Stava godendo. Quel porco bastardo che stava torturandola la stava facendo godere!
Sentì le mani di Aniseus sostituirsi alla cintura. La sculacciarono, con forza, col preciso intento di farle male. E ci riuscì. Aveva gli occhi pieni di lacrime ma si sentiva così lurida, così umiliata e così maledettamente bene in quel momento.
-Spero tu sia pronta, troietta, perché adesso arriva il grosso. E sappi che per questa cosa ho rubato qualcosina a Meterus. La sua erezione non é naturale: é frutto di uno stimolante chimico. Ne prendeva troppo con la moglie, per questo é così grosso. Io ne ho preso pochissimo ma basterà…-, dette queste parole, Aniseus si posizionò e trapassò la vulva di Tia con il membro.
La giovane emise un urlo strozzato: il membro del giovane pareva aver quasi raddoppiato le dimensioni. Si sentiva riempita come mai prima d’allora.
Ok, forse raddoppiato era eccessivo ma sicuramente si era ingrossato in modo abominevole.
-Allora, puttanella? Ti piace? Ti piace che é bello grosso? Merito di Betea. Mi ha dato qualcosina del suo vecchio marito e io l’ho mischiato all’eccitante di Meterus. L’effetto durerà parecchio, sappilo.-, sottolineò quelle parole con una serie di colpi di reni che sembrarono squartare la giovane da tanto che questa gemeva e urlava.
-È grossissimo!-, esclamò Tia, a corto di fiato. Aniseus le afferrò i capelli, piantandole il membro nella vulva sino alla radice. Affondò spietatamente in lei, incurante di procurarle dolore.
Le strinse un seno con furia, deciso a godere di quel corpo come mai avrebbe potuto fare.
Tia si sentiva aprire, letteralmente. Si domandò se non fosse troppo. Sperò che Aniseus bluffasse su quanto quell’amplesso avrebbe potuto proseguire. Lui si sfilò dopo un dieci minuti buoni.
-Ora, troietta, ti ripasso il culo.-, disse. Lei scosse il capo, stremata.
-No… ti prego…-, sussurrò in lacrime. La cosa assurda era che aveva goduto ben due volte.
E sapeva che se quel coso le fosse entrato nell’ano avrebbe goduto di nuovo, nonostante il dolore.
-Non mi pare che la cosa ti facesse così orrore quando gli altri si sono divertiti con te…-, disse Aniseus. Appoggiò il pene alla corolla brunita del giovane.
-No… Per favore, farò tutto quello che vuoi… ti prego!-, esclamò Tia. Aniseus la girò, tipo bambolina, senza che lei opponesse resistenza alcuna. La fissò negli occhi.
-Lo stai già facendo, brutta troia che non sei altro! Ora ti apro il culo e poi vedremo se avrai ancora tanta voglia di andare in giro a scopare.-, gli rispose. La girò nuovamente. Tia cercò di divincolarsi ma era completamente impotente. E poi, due secondi dopo, sentì il membro di lui entrarle dentro. Fu un dolore che le impedì persino di gridare. Poté solo aprire la bocca ed emettere un suono strozzato che probabilmente non sarebbe stato sentito da nessuno.
-Ed é solo la punta. Poi diventa più largo…-, le sussurrò.
-Ti prego…-, sussurrò lei in risposta. Sentì le dita di lui nella vulva.
-Piantala di fare l’ipocrita. Si vede che ci godi. Stai macchiando il pavimento.-, la smentì l’uomo.
-Io…-, non poté dire altro: con un singolo colpo di reni, Aniseus le affondò dentro sino alle gonadi.
Provvidenziale, la mano del giovane le tappò la bocca mentre l’altra le scavava la vulva.
Tia si sentì improvvisamente prossima al terzo orgasmo. La vulva le pulsava, dolorante.
L’ano e i muscoli sfinterici protestavano, stringevano, ma quel coso continuava a seguire il ritmo dettato da Aniseus, avanti e indietro. La giovane sentì le mani di lui stringerle i seni.
-Vuoi sapere la cosa bella, puttana?-, chiese. Non attese la sua risposta.
-Io non ti godrò dentro. Non ti darò questa soddisfazione. Oh, no! Ho pensato a un finale ben diverso!-, esclamò mentre ansimava pompandola. Tia si rese conto che non le importava.
Voleva che finisse e allo stesso tempo che continuasse all’infinito. Si rese conto che era divisa.
Quel bastardo le era entrato in testa, le stava fottendo il cervello!
E le stava pure piacendo. Travolta dal quarto e quasi indesiderato orgasmo, Tia si accorse di non riuscire a negare che essere strumentalizzata come l’ultima delle schiave del piacere effettivamente le garbava. In un modo che non poteva confessare neppure a sé stessa, si trovò a sublimare il piacere mentale della sottomissione a quello fisico. Sentì un fiotto uscirle dalla vulva mentre il godimento la spingeva a un urlo strozzato.
-Ma guarda che bello, puttanella. Ci hai preso gusto, eh?-, chiese Aniseus.
-Un sacco…-, sussurrò lei, -Sono la tua puttana!-, riuscì a esclamare.
-Le parole più intelligenti che ti abbia mai sentito proferire!-, esclamò lui, siglando la frase con un colpo di reni che fece gemere la giovane di nuovo.
-Stronzo!-, ringhiò lei. Lui la sculacciò di nuovo e si sfilò. Il vuoto che lei sentì la spinse a toccarsi.
Bastò appena che si sfiorasse il clito. Godette come una porca. Era ridotta all’ombra di sé stessa, schiava di un uomo che avrebbe dovuto manipolare grazie al sesso, sfondata peggio delle meretrici del suo popolo… ma godeva.
-Ora forse non riuscirai più a restare cosciente, ma sappi che non finisce qui. Io ti scoperò tutte le volte che avrò voglia, dappertutto, a qualunque ora del giorno o della notte vorrò e se necessario davanti ai nostri compagni… E a te piacerà.-, disse Aniseus. Le affondò nuovamente nella vulva, tutto d’un colpo, gemendo perché anche lui era prossimo al piacere. Tia strinse i pugni tanto forte da sentire le unghie affondarle nella carne.
-E ora… il gran finale!-, esclamò lui. Uscì da lei provocandole un lamento e, giratala con una mossa grezza ma irresistibile, posizionò il viso della giovane all’altezza del glande.
Si sfiorò appena e l’eiaculazione colse Tia in pieno viso, quattro fiotti corposi di viscida materia riproduttiva che si disposero sul viso della giovane, costringendola a chiudere gli occhi. Labbra, naso, occhi, collo… Aniseus si ricompose senza degnarla di un altro sguardo.
-Per oggi é tutto, troia. Ma domani… Domani dovrai essere in camera mia alla mezzanotte. E sappi che non accetterò un no come risposta.-, si fermò, girato di schiena.
-E d’ora in poi, puttanella, mi chiamerai “mio signore”, chiaro?-, chiese.
-Sì, mio signore.”-, ebbe la forza di proferire lei. Era letteralmente seduta accasciata sul pavimento lordo di sperma e dei suoi succhi, che ancora scorrevano dalla vulva.
-Allora abbiamo finito.-, disse Aniseus e uscì, lasciandola là.
Tia si rialzò lentamente. Camminava zoppicando, le faceva male il sedere e la sua vagina pareva infiammata a causa dei troppi orgasmi. Non aveva nulla con cui ripulirsi e la sua toga era ridotta a uno straccio. Quel bastardo, quel fetente figlio di una cagna l’aveva praticamente stuprata.
Ma soprattutto, le aveva completamente strappato il comando. Ora era lui al timone.
Si appoggiò a una delle casse. Sicuramente qualcuno avrebbe dovuto pulire quel macello. Sicuramente avrebbe dovuto essere lei. Prese ad asciugare il pavimento con la toga, convinta che Aniseus avesse pianificato il tutto per fargliela pagare per le sue scappatelle.
Non capiva che erano vitali per la riuscita del piano? O semplicemente era troppo geloso?
Poco ma sicuro a lei piacevano ma nulla, nulla di ciò che aveva fatto con Meterus e gli altri poteva rivaleggiare con il godimento che Aniseus le aveva procurato. Mentre sfregava il legno alla meglio, cercando di ripulirlo per quanto possibile, si soffermò a pensare che mai, mai aveva goduto come quando lui l’aveva fottuta in quel modo.
Quello stronzo aveva vinto: avrebbe leccato i pavimenti per poter riassaporare anche solo un briciolo di quel piacere, di quella sensazione. Nondimeno, Tia giurò a sé stessa che avrebbe ribaltato la situazione, prima o dopo. Ora però doveva andarsene di là.
Prese la toga ridotta a straccio lurido e sporco di liquidi organici e valutò se indossarla. Certamente non poteva correre in giro per la nave nuda ma anche con quella addosso avrebbe fatto una ben magra figura e sollevato parecchi interrogativi. Fu allora che la notò. Una borsa. La aprì. Conteneva una toga della sua misura e un biglietto scritto a mano.
-Cara troietta. Sappi che avevo preparato tutto in anticipo. Non sei mica l’unica che sa giocare d’anticipo. Ora, non ho nulla in contrario a te che scopi con chiunque sia utile alla nostra causa ma sappi che io, e io soltanto, rimarrò il solo a poterti possedere. Con loro puoi anche giocare a fingerti la ragazza arrapata che fa la prima mossa e domina a letto ma con me sei solo uno sfogo, un buco per il mio pene. Ricordatelo bene.-, la giovane lesse quelle parole a bassa voce.
il messaggio non era firmato ma non serviva che lo fosse. Sospirò, stringendolo in pugno.
Già. Aniseus l’aveva sopresa, ma anche lei poteva sorprenderlo.
Si rivestì e risalì verso la cabina di Meterus con celere rapidità. Non lo trovò in cabina. Meglio.
Si lavò sommariamente e, toccandosi sentì di poter godere di nuovo.
Il giorno successivo fu annunciato che v’era terra in vista.
Janus ordinò di preparare una pattuglia allo sbarco, pur mantenendo la nave in acqua.
Sarebbero scesi lui, Maghera, Aniseus, Sullastius e Cassius.
Buongiorno. Ottimo inizio del tuo racconto. Aspetto di leggere il tuo prossimo racconto in qui tu e il tuo amico…
Ciao purtroppo non sono brava nello scritto, Se vuoi scrivermi in privato . delo.susanna@gmail.com
Per un bohemienne come me, che ama l’abbandono completo al piacere e alle trasgressioni senza limiti, questa è forse la…
Ho temuto che non continuassi… sarebbe stato un vero peccato, il racconto è davvero interessante
Grazie, ne sono lusingato. E' da poco che lo faccio, ma lo trovo divertente. Tu scrivi, ho provato a cercare…