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Alice’s Hell

By 6 Marzo 2018Aprile 2nd, 2020No Comments

Alice era prostrata dinnanzi al signore dell’Inferno Satana.

La sua faccia era rivolta verso il terreno dal quale salivano effluvi di zolfo e un calore quasi insopportabile.

Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo verso quella figura davanti a lei.

Pur essendo frastornata e dolorante aveva la figa bollente. Bollente e vogliosa. Molto, ma molto di più di quando era in vita.

Una sensazione fastidiosa ma, allo stesso tempo, aveva voglia. La sentiva gonfia.

Gonfia di umori, pregna di calore, smaniosa di ricevere un fallo che la facesse godere nella speranza di sopire i suoi malsani desideri.

Sulla terra questa bramosia di sesso se la toglieva facilmente.

Non aveva problemi a trovare uno stallone pronto a soddisfarla.

In vita di voglie se ne era tolte tante, tantissime, forse troppe, visto dove era finita.

E conscia del luogo in cui si trovava, fra i lussuriosi, doveva espiare mica gozzovigliare.

Ma quella vulva fradicia ed esageratamente dilatata non le dava tregua.

“Sei nella bolgia dei lussuriosi e pretendi anche di farti passare il prurito?” pensava mentre tremava per la paura di quell’essere immondo.

Quindi non poteva certo chiedere di più; incontrare il Re degli Inferi in persona, come aveva richiesto, era già un regalo.

Cosa volesse chiedere a Satana neanche lei ne aveva idea; aver avuto la possibilità di incontrarlo e potergli parlare doveva essere una opportunità da non sprecare.

“Cosa vuoi chiedergli?” si ripeteva, ” Che ti faccia passare il dolore? Che esplori il tuo interno con il suo membro? Provare quindi piacere da questo? Sei qui per scontare una pena mica per godere”

Ma si sa che a volte la cupidigia &egrave più forte del terrore. Era riuscita nel suo intento di essere ricevuta da Satana in persona, con l’aiuto di qualche demone a cui aveva fatto sesso. senza provare compiacimento tra l’altro.

L’aiutino già in terra se lo faceva dare; non si faceva problemi a prendere favori in cambio di una chiavatina.

Non aveva neanche paure di contrarre malattie sessualmente trasmissibili. Era pazza per il cazzo. Lo voleva nudo, senza quella plastica in più, che la irritava solo a vedere, figuriamoci a toccare.

Ha avuto fortuna. Con tutti i partner occasionali che ha avuto &egrave strano che non si sia mai tirata addosso una malattia venerea.

La mera cronaca invece dice che morì per un incidente d’auto. Fatalità mista a grottesco.

Era con un amico molto molto ben dotato, chiamato “Big Bird” o “Thunder Dick” per via del battacchio enorme che aveva in mezzo alle gambe.

Con lui era una storia infinita. Si prendevano e si mollavano ormai da anni.

Se lo scopava quando le faceva comodo, tanto sapeva che “Big Bird” era come lei.

Quella notte stavano tornando a casa in auto dopo una festa.

Alice era andata in bianco, cosa strana per lei.

Più pensava a questo, più la figa si bagnava mentre la libido cresceva. Al punto che disse all’amico di fermarsi alla prima piazzola che voleva farsi una scopata.

Non aveva mezzi termini; era fatta così. Lui comunque non se lo fece ripetere due volte.

Si fermarono e lei d’impeto glielo tirò fuori.

Cominciò a succhiarglielo facendolo ingrossare. Quei venticinque centimetri e quella cappella erano il paradiso dell’avidità sessuale che la sua topa richiedeva.

Lo stava spompinando per bene quando, per un fato beffardo, un automobilista perse il controllo dell’auto e finì dritto dentro a loro, tamponandoli a forte velocità.

Il cazzo rigido entro violentemente nella bocca di Alice, spostandole la testa fino al volante che fece da fermo; il cazzo proseguì la sua corsa giù per la gola.

Spostamento delle vertebre cervicali con versamento del midollo osseo fu il referto medico. Morì quasi subito senza riprendere conoscenza.

La scena che si presentò ai paramedici, fu una combinazione di orrore e paradossale.

Alice, senza vita, testa bloccata fra volante e il bacino di lui, occhi sbarrati pieni di terrore con ancora in bocca quel membro ormai sgonfio. L’amico non vide la scena perché restò senza conoscenza per molto tempo. Se la cavò ma il trauma fu grande. Oltre al dolore della perdita dell’amica si sommava una situazione di depressione psicofisica non indifferente.

Ma tant’&egrave che a volte il destino &egrave così cinico che si fatica a credere a certi eventi.

E non &egrave detto che dietro non ci fosse lo zampino del Signore degli Inferi.

Lui conosceva Alice per fama. Come conosce tutti i peccatori della terra. La lussuria aveva il possesso di Alice e gli uomini avevano posseduto il suo corpo in ogni condizione.

Lei non si lasciava scappare una scopata che sia una.

Proprio per questo quale punizione migliore che darle morte mentre era intenta in una copulazione?

O forse la sua fama era tale per cui anche Satana la voleva per se?

A tutti gli effetti la fama di Alice l’aveva preceduta; ed alcuni diavoletti avevano già abusato di lei.

Ma codeste creature non hanno certo un fallo degno della sua patata, per cui non aveva avuto la soddisfazione che cercava.

Si sa, l’Inferno &egrave Inferno. Pur dovendo scontare la pena a volte, li sotto, si prendono dei piaceri extra. Ci sono solo peccatori, quindi continuare il peccato non &egrave mica un reato.

Si sentì un frastuono più forte del rumore che la bolgia già provocava.

Era il pugno di Satana che sbatteva sul bracciolo del suo trono di pietra.

“Allora Alice, cosa vuoi da me” disse con voce beffarda e maligna, “Cosa vuoi propormi di così eclatante da farmi scomodare. Spero per te che sia cosa gradita, altrimenti per te cambierà la pena. Diventerà più dolorosa. Sarà più devastante. Ti ridurrà come uno straccio, per poi ricominciare, e così per l’infinito. Così ho detto e così sarà. Ordunque, PARLA!!” Urlando così tanto che i capelli di Alice vennero smossi dal fiato uscito dalla bocca, pur essendo distante.

“Mio Re, per sentito dire, so che non riesci più a trovare chi ti soddisfa sessualmente. Io vorrei provare a farlo e in cambio voglio solo togliermi un po’ di questo prurito che non riesco a sopire. Fammi provare, o re delle Tenebre. Son sicura che saprò portarti godimento”

Le parole della donna non caddero invano.

Ultimamente Satana aveva cercato una diavolessa al suo pari. Ma la ricerca non aveva dato frutti.

La maggior parte di loro non riusciva a portarlo all’orgasmo. E dire che godeva fama di gran stallone. Ed in mezzo alle gambe aveva un bastone a dir poco enorme.

Però qualche colpo l’aveva perso negli ultimi tempi; probabilmente dovuto anche da un lavoro snervante.

Sempre star dietro a tutto. Controllare che le pene vengano inflitte, che i diavoli facciano il loro lavoro, che le anime dei dannati siano dannate come si deve, che il fuoco degli inferi non si spenga mai.

Non sembra ma essere capo comporta i suoi grattacapi.

Senza far capire che le parole di Alice avevano colpito nel segno, con un fare sornione, le chiese chi mai avesse messo in giro queste voci poco veritiere.

Alice disse che le voci girano; in un covo di vipere come gli inferi sono cose che possono capitare.

“Così mi dici che saresti capace di farmi provare emozioni inebrianti. Avvicinati umana. Voglio vedere bene in viso, colei che millanta cotanta sicurezza così da non scordarla, qualora non fosse di parola” tuonò con tono di voce che le pareti della grotta del trono ebbero un tremolio.

Tutti i diavoletti e le diavolesse nei paraggi ebbero un fremito di terrore.

Alice si alzò avvicinandosi alla figura del demone. Era enorme, almeno due volte lei. Satana scavallò le gambe e mise in mostra il fallo non eretto. Anch’esso era enorme; arrivava a metà coscia di quell’essere immondo e tetro.

Ma ormai non poteva tirarsi indietro.

Lo sguardo di Satana la stava scrutando. Bisogna dire che Alice aveva tutto al posto giusto, tanto che in vita era una preda ambita da tutti i maschi. Corpo non esile, con delle belle curve, seno prorompente, fianchi larghi ma proporzionati, cosce ben tornite ed un faccino da bella porcellina.

Uno di quei visi che, con uno sguardo volutamente sensuale, ti fan pensare a grandi cavalcate erotiche.

Giunta al suo cospetto si inginocchiò all’ultimo dei tre scalini che ergevano il trono rispetto al resto del pavimento.

L’Angelo Nero sbuffava. Lei senza alzare lo sguardo si avvicinò al membro. Rosso, completamente rosso come il fuoco che imperava in quelle cavità infernali. Lo prese con due mani e cominciò un massaggio sapiente a quel fallo animalesco. In vita ne aveva presi di cazzi belli grandi ma così mai.

Muoveva le mani all’unisono cercando di essere più sensuale possibile nei movimenti. Ai vivi questi movimenti facevano rizzare qualsiasi cosa, capelli compresi.

Al demone sembrava che non facesse effetto. Le mani continuarono il movimento. A queste si aggiunse la lingua. Una parvenza di erezione cominciava a vedersi. Alice a quel punto decise di prenderlo in bocca e dovette aprirla bene per far affondare la cappella.

Stava prendendo vigore quel fallo e sempre più lo sentiva ingrossare sotto una sapiente mistura di suzione e gioco di mani. Faceva fatica adesso a tenerlo in bocca tanto si era ingrossato. Le due mani non bastavano più a contenere quell’organo sessuale sproporzionato.

Però ad Alice piaceva; era la prima volta da quando stava negli inferi che provava sensazioni appaganti.

Quel cazzo smisurato le provocava piaceri e la perversione la stava prendendo.

Anche Satana non era impassibile alle carezze di Alice. Altre umane ci avevano provato fallendo miseramente. Lei invece stava riuscendo dove le altre, diavolesse comprese, avevano fallito.

Quel gioco poliedrico di mani e bocca lo stava deliziando.

La mente si era liberata di tutti i pensieri e si trastullava delle attenzioni di Alice; il suo cazzo era ormai in completa erezione.

Alice non ce la faceva più a contenere la grandezza del glande nella bocca; la mandibola le faceva male tanto era massiccio.

A quel punto cominciò ad usare la lingua e le labbra; le mani continuavano la movenza su quella minchia palpitante.

L’esperienza di Alice stava venendo fuori alla grande.

Da par suo però voleva qualcosa di più; aveva bisogno di sentirlo dentro.

Quei trenta o più centimetri di nerchia la stavano tentando.

Ma si chiedeva se fosse riuscita a contenere tutta quella prorompenza.

In vita, di così grossi, non ne aveva visti nemmeno nei film a luci rosse.

La lunghezza era relativa; bensì era la sezione che le incuteva timore.

Perversa e incurante prese l’arnese e, voltandosi di schiena, ci si sedette sopra cercando di farlo entrare dentro sé con molta calma. La figa si stava allargando a dismisura.

Sentiva che faticava a entrare, ma non si fermò anche perché non le provocava dolore.

Con movimenti dei fianchi e piccoli spostamenti verso il basso, un po’ alla volta riuscì nell’intento di farlo penetrare quasi tutto.

Rimaneva quel poco che Satana, con un colpo di reni, non esito a far entrare.

Alice lo sentì come l’avesse in gola; il colpo finale per la penetrazione l’aveva sconquassata.

Si sentiva come impalata. Incapace di muoversi per paura del dolore anche se a dire il vero, non era stato poi così doloroso.

Anzi, a dirla tutta, non lo era stato per niente.

Deduzion per cui appoggiò i piedi sulle ginocchia e le mani sulle cosce di Satana cominciando un dondolio conturbante.

Il fallo riempiva la caverna umida, inizialmente con qualche sforzo, poi sempre più libero.

Alice era in estasi; sentiva quel membro enorme dentro lei che puntava sul ventre provocandole un piacere mai provato prima.

Non voleva più staccarsene. Ci giocava. Le piaceva sentirlo quasi uscire del tutto per poi riprenderlo all’interno fino in fondo.

Era talmente grosso che anche le pareti anali sentivano lo sfregamento tramite le pareti vaginali.

Non osava però pensare a quanto l’avrebbe distrutta un “coso” così nel secondo canale.

Lei che se ne era fatti introdurre parecchi, anche di dimensioni notevoli, traendone sempre gran godimento.

Intanto godeva ad averlo nella figa. E più si muoveva, più godeva.

E godeva, ohh se lo faceva, più volte consecutive.

Sentiva tutta la vulva gonfia. Sentiva il cuore pulsare nelle tempie. Sentiva il palo fino alle viscere.

Dio che sensazione… opsss… scusate, meglio dire… Diavolo che sensazione!

Era ora di cambiare posizione.

Si girò togliendo il membro ancora più venoso e palpitante.

Lo fece nuovamente entrare, tanto che ormai lo faceva senza sforzo, e con una agilità da ginnasta mise le gambe sulle spalle, sorreggendosi con le mani al collo, dimenandosi con trasporto.

Da passivo che era Satana prese con le mani ungulate le chiappe di Alice.

Quelle unghie animalesche entrarono dentro la carne, per far da appiglio, provocando un dolore solamente momentaneo. Satana agli inferi ha poteri smisurati e può condizionare qualunque cosa fra i propri antri.

La forza sovrumana del Demone la faceva danzare come marionetta appesa a dei fili ma il godimento era assolutamente umano.

La faccia di Satana non era delle più belle ma ad Alice la cosa sembrava interessare poco. In un impeto dovuto ad un ennesimo orgasmo piazzò la lingua dentro la bocca del Demone sentendo tutto il calore che emanava.
Satana rimase interdetto da questo; mai umana aveva osato tanto e, tra l’altro, questo gli portava piacere.

Così non gli riuscì di adirarsi per la sfrontatezza, e la lasciò fare.

Compiaciuto dal trasporto erotico di Alice, cominciava veramente a condividere le emozioni dell’amplesso. Ma da creatura dominatrice degli inferi non poteva far trasparire troppo tale condizione.

Se si fosse concesso tali debolezze sicuramente qualcuno dei demoni vicini a lui avrebbe potuto approfittarne.

Sbuffava come un treno in corsa ma la mimica facciale rimaneva tetra e impassibile.

Alice no! Lei ormai era in un limbo di piaceri atavici.

Cominciava a piacerle quel posto di perdizione. Approfittare di uno dei sette peccati capitali, senza ritegno, la inebriava.

Si stava facendo cavalcare come non ricordava di averlo mai fatto in terra.

Con impeto animalesco porse le zinne a Satana. Questi tirò fuori una lingua lunga come il membro e rossa come il più rosso dei colori, iniziando un gioco con i turgidi capezzoli.

Quella lingua così calda non fece altro che aumentare il piacere corporale di Alice.

La vagina era rovente, i capezzoli anche, il corpo pure.

Altro orgasmo. Non li contava neanche più.

Satana era al limite anche lui. La donna lo aveva preso in tutti i sensi.

Alice se ne era accorta e gli disse “Dai, metto il cazzone in mezzo alle tette e ti faccio venire” con uno sguardo degno della donna più vogliosa.

Il demone si fermò. Tolse le unghie dalla carne di lei. Magicamente le ferite si erano rimarginate e erano sparite senza aver sentito alcun dolore.

“Fai quello che devi fare, Alice. Ma segui il mio consiglio… scostati al momento opportuno. Approfitta della mia magnanimità di adesso”

Non aveva capito bene ma forse aveva intuito qualcosa.

Prese fra le tette quell’asta carnosa e avida di erotismo, prese a muoversi su &egrave giù mentre con la bocca gli baciava il glande.

Sentiva Satana ansimare. Gli piaceva. Era ormai prossimo all’orgasmo.

Nella mente di Alice cominciavano a frullare delle domande su come viene un demone, padrone del fuoco e delle tenebre.

Così pensando, in una intuizione del tutto femminile, ricordando cosa le aveva detto poco prima, le venne da spostarsi di lato quel tanto che basta per evitare lo schizzo.

Schizzo sì, ma di fuoco.

Una lingua di fiamme lunga almeno un metro fuoriuscì dal glande di Satana. Sembrava un lanciafiamme. E fu un orgasmo diabolico fra mugugni e sbuffi dal naso con crepitii come in un rogo colossale. E in ultimo un grido demoniaco che fece tremare tutto intorno a loro con una ultima, energica, incontenibile fiammata più lunga.

Alice era allibita. Se fosse rimasta lì l’avrebbe carbonizzata. Ma era già all’inferno quindi cosa sarebbe cambiato. In qualsiasi caso meglio averlo evitato.

Satana aveva avuto ciò che voleva. La ragazza era stata di parola.

Era stata l’unica umana in grado di soddisfarlo.

Stava per dirle qualcosa ma fu interrotto da uno squillo strano.

Uno squillo conosciuto da Alice. Quello squillo che sentiva tutte le mattine.

Ma all’inferno cosa ci faceva la sveglia?

Dall’onirico al reale. Era un sogno. Aprendo gli occhi Alice si accorse di essere nella sua camera.

Sotto il caldo delle lenzuola sentiva una umidità strana. Era la sua parte intima che aveva rilasciato una quantità di umori a dir poco copiosa.

Quel sogno fra orrore e piacere le aveva lasciato un segno.

La figa bagnata, la mente invasa dai pensieri libidinosi, la mano che si avvicina al pube, le dita che si fanno strada fra le pieghe umide di quella figa che arde dalla voglia di godere.

Le dita si fanno intraprendenti e il piacere comincia a farsi sentire.

Il respiro si alterna ai sospiri, le dita entrano ed escono a ritmo sempre più veloce.

Il clitoride viene martoriato violentemente e pizzicato fra le dita, per un godimento a mezza via con il dolore. La mente ripercorre il sogno. Quello che sembrava orrido le provoca invece perversione.

Quanto avrebbe desiderato quel membro enorme a sconquassarle le interiora come in sogno.

Le dita che frugano all’interno del vulva sono impertinenti; prima due, poi tre ed ora quattro.

Sono scivolate dentro senza il minimo sforzo nella cercare di emulare quel grosso cazzo onirico.

Al fine raggiunge l’orgasmo, cercato, fra contorcimenti e mugugni.

Si &egrave liberata parzialmente di quel sogno.

Chissà se veramente gli inferi esistono. Meglio non provarlo, pensa.

Ma se mai ci fosse il girone dei lussuriosi sarebbe il posto ideale per lei.

Si alza, ci ripensa un attimo. Mai più sesso nelle piazzole. Ma tutto il resto, per meritarsi quel posticino accanto a Satana, non farà fatica a farlo.

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