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APPUNTAMENTO AL BUIO

By 14 Novembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Avevo ricevuto quel biglietto da una settimana e da altrettanto tempo giaceva nella mia borsa.

Lo afferrai per esaminarlo ancora una volta.

Anche se fingevo che non mi importasse cosa diceva il messaggio, non potevo che leggerlo e rileggerlo: ti aspetto, stanza 41, Hotel Comfort Libi. Sabato alle 15.00.

Il biglietto non era firmato, ma avevo un mezzo sospetto di chi poteva trattarsi.

O almeno quella era la mia speranza.

Dal momento che l’ho trovato sul tavolino della colazione dopo essere stata al bagno, sospettavo di Denise… era la barista della caffetteria dove io e le mie amiche andavamo a fare colazione prima di entrare in università.

Quel giorno ero sola.

Ogni volta che entravo i suoi occhi azzurri mi squadravano dalla testa ai piedi ed io restavo immobile a fissarla, in dubbio se essere stizzita o solo imbarazzata.

Mi atterriva l’effetto che aveva su di me.

In quegli istanti avvertivo il mio corpo aprirsi a delle sensazioni nuove che diventavano bollicine e che mi riempivano lo stomaco, i polmoni, la testa impedendomi di pensare in modo lucido.

Per questo speravo che l’autore del biglietto fosse Denise.

Sarebbe stata una fantasia che si realizzava.

Lei non solo mi piaceva, mi attirava proprio.

Il sabato era arrivato presto, troppo presto ed io non senza mille dubbi avevo deciso di non presentarmi al misterioso appuntamento.

Avevo paura.

Se non ci fosse stata lei in quella stanza ma un maniaco?

E se fosse stato uno scherzo?

Troppi se che mi avevano costretta a stare a casa, davanti all’orologio che segnava il tempo che correva e che forse mi stava portando via l’unica occasione di farmela.

Sarebbe bastato correre il rischio per non restare sola quel pomeriggio, vincere le paure che mi impedivano di muovermi di casa e smetterla di rigirare queel foglio tra le dita.

Ormai erano le 15.00 e l’autore del messaggio, chiunque fosse, avrebbe capito che non sarei mai arrivata.

Probabilmente gli occhi azzurri di Denise non mi avrebbero più guardata allo stesso modo, non mi avrebbero più fatto lo stesso, eccitante, effetto.

Fu in quel momento che accartocciai il biglietto sul letto, afferrai la borsa e cominciai a correre.

Passando davanti alla caffetteria la trovai chiusa. Perfetto. Corsi più forte.

Sapevo che non avrei mai raggiunto in tempo l’hotel.

L’idea che non avrei mai saputo se era lei o no ad aspettarmi mi sembrava ora insopportabile.

Ci misi mezz’ora per attraversare la città.

Pioveva e arrivai fradicia, i miei capelli rossi appiccicati al viso, la maglietta da strizzare lasciava ben visibili i capezzoli turgidi per il freddo.

Non portavo mai il reggiseno e la maglietta era appiccicata alla pelle.

Adesso ero davanti alla stanza 41.

Allungai la mano verso la maniglia, il cuore a mille.

Quando aprii fui avvolta dal buio.

Mi chiesi davvero se c’era qualcuno lì ad aspettarmi e allungai la mano per cercare l’interruttore della luce.

Mi bloccai sussultando quando la porta si richiuse alle mie spalle.

Le mani sconosciute cominciarono a spogliarmi degli abiti bagnati.

Erano mani di donna, poco ma sicuro.

Non volevo vedere, non volevo sapere, volevo solo sentire lei su di me, il suo odore sulla pelle, il suo calore che mi scaldava.

“Credevo che non saresti venuta…” mi sussurrò la voce di Denise, dopodichè mi abbracciò da dietro, tenera e dolce.

Stemmo strette per molto tempo, poi cominciammo a fare sesso sul serio.

La sua intimità, calda e bagnata, sfregava contro la mia, il suo corpo contro il mio.

“Sono qui” continuai a ripetere estasiata, stringendomi a lei come se in quell’istante se ne sarebbe andata.

Sentivo la sua lingua nella mia bocca, le sue mani sul mio seno.

Avevo un fuoco dentro ed i capezzoli molto turgidi al contatto con le sue dita.

Cominciai a mia volta ad eccitarla succhiandole un capezzolo.

Prima l’uno e poi l’altro, mentre la palpavo, mi accorsi che mi premeva la testa e che stava ansimando forte.

Aveva un pancino delizioso e glielo baciai.

Disegnai con la lingua dei motivi geometrici mentre lei gemeva impaziente.

Arrivata sul suo sesso leccai avidamente le grandi labbra ed il clitoride.

Con la punta della lingua, sempre più veloce leccai a destra e sinistra e lei impazzì.

Si mise a 69 sopra di me e mi infilò due dita mentre con la lingua giocava e mi bagnava.

Arrivò insieme al suo anche il mio orgasmo, con ancora le sue dita che non si erano fermate.

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