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BOSCHETTO

By 1 Febbraio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

BOSCHETTO.

Da qualche giorno percorrevo una strada nuova per andare a lavoro. Era più lunga,ma evitavo autostrada, caselli e file. Era una vecchia strada provinciale in mezzo ai boschi. Alberi, sempreverdi lì da chissà quanto tempo. Sin dalle prime volte notai molte auto parcheggiate in un punto preciso lungo la strada. Non si trattava di un vero parcheggio, ma la carreggiata era più ampia appena fuori dall’asfalto. Vicino un piccolo slargo fra gli alberi e una sorta di buco fra i rami degli alberi in basso. La mia curiosità crebbe col tempo.
La mattina infatti le auto non c’erano o al massimo una o due, la sera, al ritorno dal lavoro, erano almeno una dozzina.
Un pomeriggio di inizio autunno mi fermai pure io. Parcheggiai e mi diressi nel bosco fra gli alberi, stava tramontando e l’aria era calda ma frizzante. Feci alcuni passi avanti, quindi seguii un breve sentiero fra i rovi e i rami appuntiti. Girai a destra dove una striscia di fazzoletti di carta tracciavano un percorso fino ad un cespuglio alto. Dietro di esso 4 uomini con le braghe calate. Non mi videro arrivare. Mi fermai stupefatto. Quegli uomini si stavano masturbando guardando dall’altra parte. Mi avvicinai e gettai l’occhio. Uno degli uomini accanto a me si voltò, ma continuò a masturbarsi. La scena dietro il cespuglio era la seguente: un trans mulatto inginocchiato e due uomini in piedi da una parte e dall’altra. Il trans stava facendo un pompino ad entrambi, andava da un cazzo all’altro con velocità, risucchiando e sbocchinando. Gli uomini erano giovani, uno rossiccio con il naso lungo e il volto da ragazzo e l’altro un riccioletto scuro con occhi nocciola. Il trans non era particolarmente femminile, la pelle era spessa, le tette appena abbozzate, il volto era ancora maschile ma ingentilito dal trucco e gli occhi grandi. Indossava lunghi stivali neri e sopra una pellicciotta bianca. Spompinava i due con fare porco e scafato. In mezzo un lungo cazzo mulatto ballonzolava a ritmo del pompino. Era un gran cazzo lungo, depilato. Passava da un cazzo a l’altro, i due uomini godevano. Uno dei guardoni venne. Poi un altro.
Mi allontanai e passai di fronte al terzetto. Il trans mi fissò lascivo, i due uomini mi ignorarono godendosi quel lavoro di bocca.
Mi misi dal lato opposto e guardai lo spettacoletto. La trans ingoiava i due cazzi e faceva godere i boys. Loro grugnivano, il piccoletto riccio mugolava, il rosso sorrideva con gli occhi chiusi.
I guardoni si masturbavano. Ne vennero altri, venne anche una donna, si mise di fronte al terzetto. Erano una donna sulla cinquantina, ancora piacente, indossava un cappotto vintage. Era accompagnata da un uomo sulla sessantina, vestito elegante con cappello da gangster. Prese a infilare una mano fra le mutande della compagna. La toccò a fondo. La donna godeva guardando il terzetto. Il riccetto venne sul petto della trans. Il rosso lo seguì a ruota. La trans si prese quegli schizzi addosso senza batter ciglio. Li svuotò.
Quindi si alzò. Il ricetto la pulì, il rosso la baciò in bocca. La donna che guardava era eccitata, alzava e abbassava la testa, la mano del tipo dentro le sue mutande.
Una volta pulita per bene la trans si accese una sigaretta.
La fumò con calma, sbuffando fumo azzurro in faccia a tutti noi presenti. I guardoni si rivestirono. La donna si sdraiò sopraffatta da uno orgasmo di fica, mugolò.
La trans alta sugli stivali, forse 1, 90 era imperiosa nella sua pelliccetta sporca. Fumava altera. Ci guardò tutti. Continuò a fumare.
L’aria era fresca ora col sole scomparso dietro il bosco,ma c’era della luce accesa dal riccetto. La trans smise di fumare. Buttò la cicca e la spense con gli stivali neri. Lanciò un’occhiata ad uno dei guardoni. Fece schioccare le dita e quello uscì dal cespuglio. Camminò a capo basso ma eccitato verso di lei. Si inginocchiò all’ordine della trans i cui occhi fiammeggiavano nella luce e nell’oscurità stessa. La donna godeva sdraiata. Ancora. Il guardone inginocchiato prese in bocca quel cazzo grande. Un gran cazzo mulatto, turgido, lungo, la cappella stranamente rossa. Carne. Un lungo pompino, sentito. Sveglio. Gran lavorio di bocca, di lingua, di mandibole di gola e tutto. Lo prendeva dentro, succhiava, leccava, prendeva, ingoiava, ciucci-ava.
La trans si accese un’altra sigaretta e si godette il pompino.
Fumando e spingendo la testa del guardone contro il suo ventre venne copiosa nella bocca di lui, che raccolse tutto, poi si voltò versi il pubblico e fece uscire la sborra bianca, massiccia dalla sua bocca e se la fece colare addosso.
Tutti risero. Alcuni applaudirono.
La donna urlò.
Il compare fece segno col cappello che aveva gradito tutto.
Il riccetto spense la luce e gli attori scomparvero.

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