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C-18 & Crilin – Toy Boy – DBZ (ILLUSTRATO!)

By 26 Agosto 2017Aprile 2nd, 2020No Comments

12 maggio 767.

Tutto cominciò con Piccolo, sei mesi dopo la morte di mio padre.

Ad un tratto percepii chiaramente la sua aura aumentare a dismisura, un’aura potente e minacciosa, proprio come quella che aveva quando eravamo su Nameck a combattere Freezer… tuttavia in tempi di pace come quelli, lì per lì non seppi darmi una spiegazione.
Dopo qualche minuto, svanì nel nulla.
Ricordo d’essere uscito dalla mia stanza preoccupato, guardando il cielo in direzione della città del Sud… mamma era in cucina a preparare il pranzo, e la sentì chiamarmi poco prima che avvertissi un’altra aura gigantesca sbocciare con una forza tremenda, tale da far tremare ogni granello di materia del pianeta.

-“Vegeta”- pensai. Anche Vegeta stava combattendo, e c’era qualcosa in quello che percepivo che ricordava tantissimo papà quando si era trasformato.
Anche lui era diventato un super saiyan? Mi vennero i brividi solo ad immaginarmelo.

Una valanga di pensieri diversi m’attraversarono la mente.
Cosa era successo a Piccolo? Che diamine stava combinando Vegeta? Era forse impazzito, ebro del nuovo potere che la trasformazione gli aveva concesso?
Quando avvertii anche le aure di Tenshinhan e Yamcha accendersi una dopo l’altra e convergere verso il luogo dove si trovava Vegeta Capii che avrei dovuto muovermi anche io, e senza pensarci troppo spiccai il volo.

Li incontrai sull’oceano, svariati chilometri a largo della città del sud.
Il mare tremava, quasi fosse scosso da un terremoto e all’orizzonte si vedevano chiaramente delle colonne di fumo levarsi dalla città.
Avevamo avvertito l’aura di Vegeta per quasi tutto il tragitto, avevamo seguito il suo variare frenetico e rabbioso tipico di un duello e poi ad un tratto, anche quell’aura poderosa era svanita nel nulla.
Era semplicemente inconcepibile che qualcuno fosse riuscito a sconfiggerlo eppure sembrava che le cose stessero così.
Ci guardammo tutti e tre negli occhi e puntammo sulla città.

Quello che seguì non fu uno scontro, non più di quanto sarebbe corretto definire “scontro” un gatto che cattura dei topolini.
I cyborg non emettevano alcun tipo di energia, ed erano fortissimi. Molto più forti di Freezer, molto più forti di Vegeta e forse, anche più di mio padre.
A pensarci ora, credo che durammo così tanto per il semplice fatto che volevano giocare.
Si presero in pieno gli attacchi più devastanti di Yamcha e Tenshinhan senza batter ciglio e quando furono stanchi li annichilirono calcio dopo calcio, pugno dopo pugno.
Furono metodici nel misurare la forza necessaria a mettere fuori ogni parte del loro corpo prima di finirli, per poi dargli il colpo di grazia, giusto per prolungare il loro sadico gioco.

Poi tocco a me.
C-17 sgusciò con nonchalance nella pioggia di colpi che gli stavo lanciando contro nel disperato tentativo di tenerlo lontano da me e mi piazzò un pugno nello stomaco.
Vomitai sangue e precipitai al suolo in ginocchio, le braccia che mi tremavano e lo sguardo annebbiato dal dolore.
Lui mi si posò di fronte a qualche metro, silenzioso e letale.
Suppongo stesse per rincarare la dose quando sentii la voce della ragazza bionda urlargli qualcosa… non ricordo bene cosa gli disse ma credo stessero litigando per il diritto di massacrarmi.
Quando riuscii di nuovo a mettere a fuoco quello che avevo davanti vidi 17 spiccare il volo verso est e LEI fissarmi divertita con quei suoi occhi azzurri, seduta su quello che una volta doveva essere stato un vagone della metropolitana.

Era bella, non c’era dubbio. Ed era la cosa più spaventosa che mi fosse mai stata davanti… quando scattò non riuscì a percepirlo in anticipo, perché quando loro si muovono non emettono nessun tipo d’energia. Mi piazzò un pugno sulla guancia e in una frazione di secondo mi afferrò per il bavero della tuta da combattimento facendola quasi stracciare.
Poi mise a segno una serie di colpi che mi fecero volare attraverso un paio di muri di cemento armato e qualche vetrata.
Erano abbastanza forti da impedirmi di reagire ma allo stesso tempo non da ferirmi gravemente. Voleva giocare con me, e lo fece.
Calcio dopo calcio, pugno dopo pugno, mi ridusse ad uno straccio e alla fine avrebbe potuto pure usarmi per pulirci un pavimento tanto ero messo male.

Ma poi arrivò Crilin. Credo che avesse provato a coglierla di sorpresa perché la prima cosa che vidi fu il suo Kiezan comparire dal nulla alle spalle di C-18.
Il cyborg non si scompose più di tanto, schivò con una piroetta il disco e si voltò verso Crilin che si trovava a mezz’aria sopra la cima di un edificio diroccato.
Il Kiezan proseguendo nel suo percorso tranciò di netto la cima di una torre in acciaio e ferro, che mi crollo esattamente addosso.

Trascorsi il minuto seguente nella polvere e nel vetro, strisciando tra tonnellate di macerie contorte fino ad arrivare in superficie.
Li, da un anfratto delle macerie celato dall’ombra li vidi, uno davanti all’altro.

Crilin era in guardia, pronto a scattare, lei era ferma e sorridente, con le braccia incrociate e quegli occhi blu fissi sul mio amico.
Crilin scatto con tutta la potenza di cui era capace e le riverso contro una grandinata di colpi d’ogni tipo… era davvero un guerriero in possesso di una tecnica eccezionale, ma capii subito che purtroppo per lui, era anche infinitamente più debole dell’avversario che aveva di fronte.

18 restò immobile nel punto in cui era, a volte scansando a volte parando svogliatamente tutto quello che Crilin le tirava contro.
Disperato l’uomo fece qualche balzo indietro e cominciò a creare un nuovo Kiezan. La bionda rimase immobile a fissarlo quasi come se lo stesse sfidando.
Crilin lanciò il suo colpo e in un istante cambio posizione… nel frattempo C-18 stava con tutta calma preparandosi a schivare con la solita svogliatezza ma sgrano gli occhi quando Crilin le si materializzò di colpo davanti, con le mani accanto alla testa nell’inequivocabile posa del colpo del sole.

Per un attimo tutto si tinse di un bianco accecante e anche io fui costretto a distogliere lo sguardo per una frazione di secondo, ma riuscii comunque a seguire i movimenti di Crilin che lestamente si tolse dalla traiettoria del colpo… seguito goffamente anche da C-18.
Vidi il disco di energia dirigersi verso la ragazza e sfiorarle il petto e vidi… vidi il tessuto del suo top scuro lacerarsi mostrando la carne e il suo… il suo… il suo seno destro.
Era bianco e turgido, sormontato da un delizioso capezzolo. Ancora oggi ricordo quella visione con sentimenti contrastanti, ma sono certo che in quel momento erano paura e rabbia a dominare la mia mente mentre vedevo quella scena.

Purtroppo su Crilin l’effetto fu diverso. Quando 18 ebbe schivato l’attacco che s’andò a schiantare con un rumore stridulo nelle macerie circostanti, prese a sfregarsi gli occhi urlando furiosa e Crilin era proprio lì, in volo, a pochi metri da lei e stava fissando rosso in volto proprio la porzione di pelle messa a nudo.
Ancora oggi provo una certa rabbia a ricordarlo lì, imbambolato come un cretino a contemplare le grazie di quella maledetta assassina, fermo ed immobile che diventa impercettibilmente sempre più rosso mentre spreca uno dopo l’altro tutti i preziosissimi secondi in cui avrebbe potuto lanciare un secondo Kiezan per finirla.

Poi 18 riacquistò la vista, e fu l’inizio della fine. Si lancio come una furia su Crilin e gli assestò un paio di pugni e calci che lo fecero volare tra le macerie come una pallina da ping-pong e lo spedirono con la testa nel suolo e la polvere. Poi la vidi chiaramente preparare un colpo energetico con una smorfia sadica stampata sul volto e scagliarlo contro Crilin ancora bloccato a terra. Ci fu una grande esplosione, tanta polvere e vidi il mio amico sgusciare via come un grillo dalla nube di detriti che si spandeva nell’aria.

Si venne a posare ad una trentina di metri da me, dandomi le spalle. Evidentemente era riuscito a evitare il raggio d’energia perché non presentava ferite serie e si muoveva ancora piuttosto velocemente per i suoi standard, anche se poi quando ebbi messo bene a fuoco la sua figura mi resi conto che il colpo doveva averlo sfiorato quel tanto che bastava da danneggiargli la tuta da combattimento… e che il suo spirito mi perdoni, mi scappo quasi da sorridere quando mi resi conto che la parte posteriore del suo pantalone era stata disintegrata, mettendogli a nudo il posteriore!

Stavo quasi per dirgli qualcosa quando in un istante gli si materializzò una figura davanti, in una nuvola di polvere accompagnata da un boato.
Era C-18.
Gli si era avvicinata con uno scatto supersonico e gli si era piazzata perfettamente davanti, fiera ed impettita con quel suo sorriso sardonico che lo fissava dall’alto in basso (Crilin era un grande combattente, ma non era molto alto). Ho il sospetto che in quei pochi istanti che trascorsero dall’apparizione del cyborg alla sua mossa successiva Crilin avrebbe potuto tentare un qualche genere di reazione, ma non si mosse.

Ed ad voler essere benevoli e pietosi potrei anche aggiungere di non essere sicuro delle mie memorie quando affermo che l’unica parte mi parse di vedergli muovere furono le pupille degli occhi, e lo fecero fissare il seno di lei che se ne stava in bella mostra proprio all’altezza degli occhi del poveretto.
Ad ogni modo, 18 quando si mosse di nuovo lo fece con potenza, ferocia e precisione chirurgica: un singolo pugno alla bocca dello stomaco.
Avvertì lo schianto propagarsi nell’aria distintamente.
Crilin si piegò in avanti, quasi appogiandosi sulla spalla di 18, che s’era chinata leggermente per portare a segno il colpo.
Poi lei si scosto e lo vidi cadere di peso sulle ginocchia, le braccia cadenti stese lungo il corpo, la bocca spalancata nel disperato tentativo di respirare, con la lingua che annaspava fuori.
Poi roteò gli occhi verso l’alto e fini dritto col la faccia nella polvere.

Mi si spezzò il cuore.
Crilin non era uno dei combattenti più forti, ma era il più coraggioso e di certo un mio amico… non meritava d’esser sconfitto in quel modo così umiliante, con un singolo pugno, senza che nemmeno tentasse di difendersi.

Ancora una volta ero sul punto d’urlare ma poi guardai lei e mi si gelò il sangue nelle vene.
18 stava osservando con uno sguardo rapace il sedere dell’avversario sconfitto… Crilin era crollato a tappetto rimanendo praticamente con il deretano all’aria, ben in mostra al centro dell’enorme squarcio nel suo pantalone da cui sbucavano ora anche il suo scroto, liscio e lucente nella luce di quello che era oramai pomeriggio inoltrato.
Il cyborg contemplo per qualche secondo quello spettacolo e poi si mise a ridere istericamente, beffandosi del povero guerriero.
Credo d’averla sentita dire qualcosa del tipo: -“pare proprio che abbia trovato le famose sfere del drago, piccoletto… credo che tu mi debba un desiderio!”- e poi giù con altre risa…

Alzò uno dei suoi stivali da cowgirl e lo pianto con uno scatto secco proprio su uno dei glutei di Crilin, che se ne stava inerme e privo di sensi con il culo all’aria e la testa piantata nella polvere.

Non dimenticherò mai quella scena.
Mi capita di ripensare spesso agli amici che ho perso a causa dei cyborg, ma l’immagine di C-18 raggiante che si regge comodamente poggiata sul culo di Crilin è quella che più mi perseguita la notte.
Lui, sconfitto e privo di sensi con la guancia premuta contro la terra e lo sguardo spento perso nel nulla, la lingua a penzoloni, il posteriore messo a nudo con ben visibili i segni delle percosse subite… fermo, immobile e LEI che torreggia con aria spavalda e trionfante, il tacco dei stivali ben piantato sulla chiappa quasi a volerla arpionare come un uccello rapace con la preda.

Pensavo che tutto si sarebbe concluso di lì a poco.
Purtroppo mi sbagliavo
18 passò qualche attimo a punzecchiare Crilin privo di sensi con la punta degli stivali, poi gli assesto un sonoro schiaffo sul gluteo sinistro e volo via.
La sentivo chiaramente mentre rovistava nelle macerie dietro la mia posizione.
Quando ritorno accanto al corpo di Crilin, aveva in mano una corda.

Io non capivo, non volevo capire, non volevo crederci… tuttavia dovetti accettare le cose per come erano.
Crilin non era morto, riuscivo a percepirlo e C-18 non aveva nessuna intenzione d’ucciderlo.
Voleva giocarci. Voleva trasformarlo nel suo giocattolino privato, e la cosa divenne palese quando la vidi chinarsi su Crilin, corda in pugno e felice come una bambina che ha appena scartato il regalo che aveva chiesto per natale.

Comincio a legarlo.
Gli passo un capo della corda intorno la testa, con un altro capo gli assicurò le braccia dietro la schiena e poi proseguì il processo con grande precisione e perizia anche per le gambe. Non ho idea di che tipo di ragazza fosse C-18 prima d’essere tramutata in un cyborg, ma ho il forte sospetto che debba essere cresciuta in un Ranch di qualche tipo a giudicare dal modo in cui incaprettò Crilin…

credo d’aver visto qualcosa di simile solo nei video dove si vedevano i mandriani delle praterie prendere al lazo i giovani vitelli immobilizzandoli in pochi secondi.
Comunque a differenza di quei cowboy 18 poté eseguire tutto il processo senza che Crilin le desse noie, visto che rimase privo di sensi per tutto il tempo.
Io me ne rimasi fermo ad osservarla, dalle macerie.
ero ferito, non avevo alcuna speranza di fermarla ma sapevo che per quanto umiliante, quello che stava facendo per divertirsi al mio compagno era anche l’unica cosa che lo teneva ancora in vita.

Inoltre sperai con tutto me stesso che Crilin non si risvegliasse.
Avrebbe potuto vaporizzare quelle corde all’istante, ma ero anche certo che 18, in qualche secondo, l’avrebbe vaporizzato a sua volta… quindi meglio che restasse svenuto.
E andò così.
18 finì di legarlo per bene e poi senza sforzo spiccò il volo, trascinandoselo dietro come un trofeo nella luce del tramonto.
Diversi anni dopo sfogliando documenti ed interviste ai testimoni del primo attacco dei cyborg alla Città del Sud, mi imbattei in diverse testimonianze oculari di sopravvissuti che giurarono d’aver visto una ragazza bionda volare verso le montagne trasportando un qualche tipo carico fissato con delle corde.
Altri ancora dissero che quello che il cyborg femmina stava trasportando era in realtà un uomo mezzo nudo ed immobilizzato, anche se nessuno prese sul serio quel genere di testimonianze.

E ne sono lieto perché il pensiero che sia persa per sempre memoria di come C-18 portò via con se Crilin dalle rovine della Città del Sud è una delle poche consolazioni che mi sono rimaste in questo desolato futuro. Nella quotidiana lotta per la sopravvivenza in questo desolato mondo il morale è un bene prezioso e non voglio che l’umanità sia costretta a ricordare per sempre che uno dei suoi campioni fu umiliato in un modo simile da uno di quei due mostri.

Volando su fiumi e altopiani, C-18 trascinò in questo modo ignominioso Crilin per centinaia di chilometri, fino a giungere nell’ex-laboratorio del Dr. Gero, il luogo in cui erano stati creati lei e C-17. Io non appena fui sicuro di potermi muovere senza rischiare nulla usai l’unico fagiolo di Balzar che avevo e li seguii.
Arrivai nei pressi del laboratorio e vidi la biondina trasportare il mio compagno attraverso un piccolo ingresso scavato nel fianco di una montagna.
Aspettai qualche minuto e poi mi decisi ad entrare.

Si trattava di una struttura corazzata scavata all’interno della roccia viva.
Una volta l’ingresso doveva essere stato chiuso da un imponente saracinesca blindata, ma sembrava che un’esplosione proveniente dall’interno l’avesse fatta saltare.
Mi addentrai nel buio del laboratorio e quasi subito inciampai in qualcosa.
Erano i pantaloni di Crilin. Poco dopo, sul pavimento, trovai altri indumenti che gli erano appartenuti, insieme alle corde con cui era stato legato… inoltre sentivo rumori meccanici e alcuni bip provenire da una delle stanze del laboratorio.

Mi feci coraggio e mi affacciai, ma nulla poteva prepararmi a quella scena…
C-18 aveva totalmente denudato Crilin e l’aveva adagiato a quello che sembrava un complesso macchinario con ben in vista il simbolo dell’esercito del fiocco rosso, un’organizzazione paramilitare che mio padre da bambino, aveva smantellato.
La testa di Crilin era imbrigliata dentro un caschetto da cui sbucavano una moltitudine di fili colorati e le sue braccia e le sue gambe erano bloccate all’apparecchiatura tramite dei fermi in metallo. C-18 era molto indaffarata e continuava a muoversi intorno al macchinario pigiando tasti ed armeggiando con uno strano telecomando che stringeva in mano.
Ma la cosa che mi sconvolse era il fatto che… insomma, ero in una posizione alle spalle di Crilin e dopo qualche attimo passato a guardare le apparecchiature ed i macchinari quando mi concentrai su di lui mi resi conto che qualunque cosa gli stesse facendo C-18 tramite quelle macchine sembrava stimolare poderosamente il sistema nervoso vegetativo, perché il mio amico aveva un’erezione che… insomma, definirla “notevole” sarebbe riduttivo.

Cosa ancor più inquietante era che C-18 pareva non solo ben contenta di quel risultato, ma di tanto in tanto la vedevo posizionarsi dietro a Crilin proprio per osservare quello spettacolo, e quando si concedeva questi momenti contemplativi non lesinava toccatine e palpeggiamenti vari alle spese della sua povera vittima.
Durante una di queste sue “ispezioni” al fondoschiena di Crilin, mentre la diabolica biondina era impegnata a stringere sodisfatta in una mano la chiappa destra del mio amico ne approfittai per muovermi nel laboratorio e cambiare punto d’osservazione. Feci un giro nei corridoi che circondavano la stanza dove si stava consumando l’ignobile tortura e riuscii a trovare una porta che mi permetteva di osservare il fronte della macchina.

Sulla schermo, era ben visibile il programma in esecuzione: “Azzeramento e ricondizionamento delle sinapsi / Controllo remoto / Pacchetto comandi vocali 789-78Bis sys64”

Mi resi conto che il cyborg stava letteralmente cancellando via la coscienza dal cervello di Crilin, rimpiazzandola con una serie di comandi prestabiliti.
La faccia di Crilin era indescrivibile. Immobile, gli occhi semiaperti che fissavano il nulla, la lingua a penzoloni che lasciava colare un sottile strato di bava sull’apparecchiatura sottostante.
Poi una scritta cominciò a lampeggiare sullo schermo.
“PROCESSO COMPLETATO”

Era troppo tardi, non avrei potuto più salvarlo.
Fissai sconsolato il viso stralunato di Crilin e poi vidi una mano aggraziata e sottile posarsi sul caschetto che era posizionato sul suo cranio.
Era C-18.
Era C-18 e mi stava guardando.
Era C-18, era accanto al mio amico con una mano poggiata sulla sua testa, e mi stava guardando.

Mi fece un occhiolino.

Volai via, volai via di lì veloce come il vento e credo che l’unico motivo per cui non mi venne a cercare per uccidermi, era che era troppo ansiosa di cominciare a giocare con il suo nuovo giocattolo. Il suo nuovo giocattolo che una volta era stato un mio amico, uno dei compagni di mio padre, uno degli uomini più forti del pianeta ed un prode e valente guerriero.

Lei l’aveva liquidato con un pugno e l’aveva rapito.
Ed ora le apparteneva.

Tornai altre volte di nascosto, nei pressi del laboratorio.
Li trovai sempre lì, tutti e due, a ‘giocare’
Nella prima settimana che seguì l’attacco alla Città del Sud solo 17 creo problemi alla popolazione.
18 era sui monti, a giocare con il suo burattino.
L’ho osservata da lontano e l’ho vista mentre gli imponeva di fare qualunque cosa le passasse per la mente
Lo telecomandava come si comanda una macchinina, grottesca inversione dei ruoli tra essere umano e creatura cybernetica, e alla fine non ressi più.

Un giorno la vidi che se lo portava al guinzaglio, nudo come un verme e con quella ridicola ed abnorme erezione sempre presente.
-“rotola”-
-“cuccia”-
-“fai il morto”-

Crilin le obbediva, con un sorriso ebete stampato in faccia e lo sguardo vuoto.

Decisi che poteva bastare.
Balzai fuori dal mio nascondiglio, raccolsi le mie energie e scagliai un’onda contro quella tragicomica parodia di una padrona con il suo cucciolo.
C-18 incasso il colpo senza scomporsi.
Crilin fu vaporizzato all’istante e non dovette subire più nessuna umiliazione.
A volte ripensando a quel periodo, cerco di consolarmi raccontando a me stesso che Crilin trascorse gli ultimi 7 giorni della sua vita “felice”, se così può essere definito lo stato mentale di un uomo completamente svuotato del proprio io, ridotto a recitare la parte dell’animale da compagnia per il sollazzo di una cinica creatura partorita dalla mente di uno scienziato pazzo. Per quanto fosse penoso vederlo gattonare a quattro zampe, in quei momenti sembrava davvero entusiasta nel farsi trattare in quel modo da 18. Di certo quel suo pene turgidamente eretto di giorno e di notte ne costituiva la prova più evidente. Tuttavia, mi rendo anche conto che era allo stesso tempo il simbolo della vittoria totale di 18 sul mio compagno, il suo “trofeo”. Non potevo tollerarlo. Comunque, poche ore dopo il mio raid C-18 si riunì a C-17 e insieme spazzarono via l’intera Città dell’Est. A volte mi chiedo cosa fosse successo se avessi lasciato a C-18 il suo giocattolo umano…

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