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Diario di E – 5 – Le lezioni P 1

By 10 Maggio 2020Febbraio 5th, 2021No Comments
Era il inizio di agosto, martedì, mi ero già accorta che tanti erano andati via, anche i mariti che a luglio volevano buttare il loro cazzo in una figa diversa da quella della  loro moglie erano spariti.

Giorno strano, il martedì, di solito era tranquillo.
Ma il messaggio era strano e mi chiedeva quanto volessi per una mezza giornata, ma tutta la mail era curiosa, sembrava venire da qualcuno insicuro e, apparentemente giovane, usava termini che i miei clienti non avrebbero mai usato, sembrava scritta da un mio coetaneo che voleva fare lo sbruffone ma in realtà era pieno di timori.
Lo capii alla terza mail: “vorrei che mi spiegassi”, diceva.
Alé, penso, vado a fare la nave scuola, ma anche no, e se poi è minorenne? Mica voglio casini.
Però mi voleva me una giornata intera, era disposto a pagare in contanti e non sembrava pericoloso, se andava bene mi pagava due mesi di affitto, tutto in una sola volta.
Era così timoroso che mi aveva subito mandato l’indirizzo, era in un palazzetto nel posto più in della città, chi abitava lì passava il suo tempo a giocare a golf o ad andare in barca, e comuque faceva soldi a palate.
Avrei anche verificato se fosse maggiorenne, per quello bastò un giro sui social per sapere che 18 anni li aveva, ok, mi dissi, e pure a fare l’insegnante di sesso, ci mancava solo questa.
Per il giorno scelsi un abbigliamento e un intimo semplice da togliere, ci mancava che si incasinasse con i gancetti del reggiseno e andasse in panico.
Per fortuna l’estate rendeva semplice il guardaroba, spiando il profilo mi regolai sull’abbigliamento delle (poche) ragazze che si vedevano nelle foto.
Lui invece era un disastro in fatto di look, di quelli che pensavano che si potesse essere eleganti solo ricoprendosi di abiti firmati senza curarsi del resto.
Avevo l’impressione che non mi sarei fermata solo alle lezioni di sesso.
Mi venne ad aprire lui, definirlo terrorizzato sarebbe poco, vabbé, gli dissi, vediamo di fare di te una persona più interessante per le ragazze.
Se ti va bene, aggiunsi, ti spiegherò come fare contenta una donna, ma, ad alcune condizioni,

la prima:
  • Io non sono mai esistita e non mi hai mai incontrata, quindi niente foto o altro e ti dimenticherai di me, se ci incontreremo farai finta di non conoscermi
  • OK
la seconda:
  • occorrerà insegnarti altre cose, non solo come mettere un cazzo in una figa, temo.
  • OK”

fu la risposta.

  • Vediamo oggi, poi a fine giornata si deciderà
  • OK,

di nuovo.

 

M. aveva qualche mese più di me, mai riuscito a fare nulla, vergine completo, bella rogna mi ero tirata.
Almeno mi avrebbe tenuta occupata per un po’ e, lo scoprii alla alla fine, mi avrebbe reso abbastanza, sulla cifra (che andava a giornata) M. non aveva battuto ciglio, per il primo giorno mi aveva dato una busta, dentro 3 banconote viola.
Già spiegargli che avrebbe dovuto cambiare abbigliamento e che nessuna 20enne sarebbe stata disposta a fare sesso con uno vestito come il loro nonno fu arduo, tra maglioncini grigi, canottiere e tagli vecchi c’era ben poco che si potesse salvare, tutto di gran marca, ma sembrava che un ragazzo avesse trovato solo il settore manager anni 80 di qualche stilista.
La cosa più sportiva era uno stock di polo di marca rosa e pantaloni arancione, cose che non si vedevano più nemmeno nelle peggiori discoteche di 30 anni fa.
Pure la personal shopper mi toccava fare, mica lo dicevano al corso per mignotte.
La camera, in realtà una specie di appartamento era una specie di antro di un 14enne, sfido qualunque coetanea a non scappare alla vista di luogo simile, figuriamoci a calarla all’abitante.
Vabbé, cominciamo:

  • Hai mai toccato una ragazza?
  • Si
  • E come, dove e come ha reagito?
  • Le ho messo una mano lì (indicando la mia figa), mi ha dato una sberla e si è arrabbiata
  • Mi avrebbe stupito del contrario
  • Ma ho visto nei film zozzi che alle ragazze piace

Film zozzi, cioé un porno, siamo messi bene…

  • M. un film porno non è il mondo vero, è ovvio che se a una ragazza fai questo trattamento il minimo che ti succede è che ti prende a sberle, se non peggio.
    (si, vabbé io faccio anche di peggio, ma mi faccio anche pagare)
  • E allora, come faccio?
Mi viene da piangere, questo è peggio di un dodicenne, ci credo che non scopa.
  • Va bene, intanto vedi come è fatta una ragazza, poi andiamo avanti.
Si sedette su una poltrona, io mi metto davanti a lui
  • Chiudi gli occhi e non sbirciare che me ne accorgo

E’ lì occhi chiusi, io mi slaccio le bretelllne, l’abito scivola per terra paraticamente senza rumore, scavalco il tessuto ammonticchiato, sono in sandali e mutandine, ho fatto bene a non mettermi il reggiseno.
Gli prendo la mano, mi faccio scivolare il suo palmo sul mio viso, poi scendo e lo guido sul fianco, probabilmente può sentire le mie costole.

  • Cosa senti? cosa immagini? Che sensazionini hai?
  • Sento morbido, liscio come velluto, piacevole da toccare.
  • Bravo! Adesso?
Ho guidato la mano sotto i miei seni, proprio alla base e inizio a salire su una tetta, ora la contiene nella mano, so che può sentire il capezzolo.
 
  • Mi piace, sento qualcosa di strano
scendo e gli guido il dito tra le mie gambe, lentamente, lui ha sempre gli occhi chiusi.
  • Adesso? ti piace quello che senti? senti il dito che si è inumidito?
  • Adesso calma e ti metterò una mano sui pantaloni, proprio lì, tra le gambe.
Appoggio l’altra mano sul suo pacco, che, anche se sotto i pantaloni non sembra essere disprezzabile, forse c’è sostanza e non sto perdendo tempo.

inizio a massaggiarlo, sotto il tessuto sento che diventa sempre più duro.

  • Apri gli occhi e guarda dove hai il dito.
Lo fa, vede che ha un dito nella mia passera, inizia a penetrarmi, sento il suo cazzo che diventa sempre più duro, dà una serie di colpi nelle mutande, vedo la faccia di M. cambiare di colpo, cazzo, questo è venuto nei pantaloni solo mettendomi un dito nella figa.
Ha l’espressione costernata, io apro la zip, con lui che cerca di trattenere la mia mano che gli fruga nei pantaloni, raggiungo il suo sperma disperso nelle mutande, ne prendo un poco col dito, glie lo passo sotto il naso e poi lecco tutta la mano, come se l’avessi messa in un barattolo di nutella.
Mi guarda sconvolto.
  • Hai un buon sapore, alle ragazze questo piace, vedrai che imparerai.

Nel pomeriggio avvenero altre cose, ma non ne parlerò ora, ma l’allievo c’era, solo molto indietro.
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