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Diritto di amare

By 9 Settembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

La richiesta di Carlotta lasciò Ivan interdetto. Ascoltava, paralizzato come una statua di sale, le parole della ragazza, pronunciate con naturalezza tale da far sembrare una simile conclusione tanto semplice quanto inevitabile. Eppure, per lui, assurda.
Tutto era iniziato qualche ora prima. La sua amica di sempre lo aveva chiamato in lacrime, dopo l’ennesimo litigio con quello che, fino a poco tempo prima, credeva essere l’uomo della sua vita ma che, a distanza di qualche anno dal matrimonio, s’era rivelato un bastardo egoista e pieno di sé. Erano già nel baratro di una pesante e probabilmente irrimediabile crisi matrimoniale, aggravata da un tradimento da parte dell’uomo, perpetrato per mesi e scoperto solo di recente. Lei, nonostante tutto, aveva sempre cercato di salvare il salvabile ma, ormai, era chiaro che i suoi sforzi sarebbero stati vani. Quel giorno, l’ennesimo litigio aveva portato i coniugi a lasciare il tetto coniugale, ognuno diretto verso mete diverse. Lui, quasi certamente, tra le braccia e le cosce della sua procace collega ed amante. Lei, invece, dopo aver affidato i loro due bimbi ai nonni, era corsa come sempre dall’amico Ivan. Inseparabili fin dai tempi del liceo, i due da quasi vent’anni erano il principale sostegno l’uno dell’altra. Potevano non farsi vivi per mesi, eppure avevano la sensazione che una sorta di telepatia li tenesse costantemente in contatto, pronti a supportarsi nelle difficoltà.
Appena le aprì la porta, Ivan pensò di non aver mai visto la sua amica in quelle condizioni: vestita con una vecchia e larga tuta che, probabilmente, indossava solo in casa, occhiaie profonde, viso rigato da lacrime che sembravano non voler finire mai. Eppure, anche così, era bellissima. I suoi grandi occhi chiari, cangianti tra il verde mare e l’azzurro cielo, seppur velati dal pianto rimanevano delle pietre preziose ed incantevoli, incastonate in un viso dai lineamenti squadrati ma delicati, con una bocca appena larga eppure sensuale, dotata di labbra carnose e una dentatura brillante e regolare. I lunghi capelli biondi e mossi le ricadevano docilmente sulle spalle. Emanava un intenso profumo di pesca che penetrava le narici di Ivan, mentre la teneva stretta a sé durante il suo lungo sfogo.
Ivan provò a farla ridere, a tratti ci riuscì anche. Parlarono di ogni cosa mentre, fuori, un’intensa pioggia autunnale batteva incessante sui balconi dell’appartamento, contribuendo ancor più a far sentire i due ragazzi come in una capsula lontana anni luce dal mondo esterno. Carlotta gli confidò che da mesi non aveva rapporti con suo marito. Che lui, in passato amante focoso, nell’ultimo periodo era freddo, distaccato. Che solo successivamente aveva scoperto il suo adulterio e compreso il perché di tanta ritrosia. Ivan si ritrovò incontrollabilmente eccitato quando lei gli parlò delle sue provocazioni per stuzzicare il consorte, di quando aveva provato a farsi trovare vestita solo di un grembiule al suo ritorno da lavoro, di quando le si era sdraiata accanto completamente nuda mentre lui guardava un film, di quando aveva provato a toccarsi in sua presenza, e lui non aveva avuto alcuna reazione nel vederla a cosce spalancate col suo sesso grondante umori e i suoi seni dai capezzoli inturgiditi. Carlotta gli parlava di come tutto questo la facesse sentire frustrata, non più desiderabile, poco avvenente. Ma Ivan non riusciva a fare a meno di pensare al corpo nudo e fremente della sua amica, nelle situazioni che ella descriveva in maniera così minuziosa. Era dispiaciuto per lei, per quello che provava ma, al tempo stesso, l’eccitazione che quei racconti gli avevano causato offuscava la sua lucidità.
Fu allora che la richiesta della ragazza lo colpì come un pugno allo stomaco. Era ormai tarda sera, le lacrime erano cessate da tempo e la rabbia aveva ceduto il passo ad una amareggiata rassegnazione. Carlotta, però, aveva ancora parole. ‘So bene che ormai è finita, ne ho preso atto e agirò di conseguenza. Ho solo un rammarico, cioè che quanto accaduto mi abbia distrutto come donna’. ‘Cosa intendi dire?’. ‘Be’, l’amore può finire, d’accordo. Ma il fatto che non abbia avuto reazioni alle mie provocazioni è avvilente. Non sono più una vent’enne, ma non credo di essere così orribile da non suscitare interesse in un uomo’, sibilò, fissando un punto indefinito dinanzi a sé. ‘Non lo sei, infatti. Io ti trovo bellissima. E non dovresti sminuire te a causa del comportamento di uno stronzo insensibile. Sono sicuro che non abbia reagito alle tue avances solo per farti un dispetto e non perché non l’abbiano stimolato. E’ impossibile!’. Lei lo guardò con gratitudine. ‘Posso chiederti una cosa?’. ‘Certamente’. Lei riprese dopo una lunga pausa e un sospiro, come a voler temporeggiare. ‘Sono mesi che mi manca di sentire un po’ di calore umano. Un corpo accanto al mio che mi riscaldi e mi faccia sentire al sicuro’. Ivan non la interruppe. ‘Tu sei l’unico del quale posso fidarmi. Dormiresti con me stanotte, nudi?’. Lui smise per un momento di accarezzarle i capelli, mentre la testa della ragazza premeva sul suo torace. ‘C-cosa? Ma’ tu’ sei sposata’ e poi’ siamo amici’ non voglio rovinare tutto’ e perderti’ sarebbe”. Lei si inserì in una delle tante pause delle frasi sconnesse pronunciate dal ragazzo: ‘Non voglio forzarti. Non dobbiamo far sesso se non ti va. Voglio solo dormire insieme. Ne ho bisogno. Ti prego’. Lo fissò con sguardo smarrito ed implorante e lui si perse nei suoi occhi di ghiaccio bollente. Aprì la bocca per replicare, ma non ne uscì alcun suono.
Senza attendere una nuova obiezione, Carlotta si alzò, rapidamente sfilò la maglia e il pantalone della tuta, restando in intimo. Il suo corpo abbronzato faceva ancor più risaltare il reggiseno e le mutandine bianche che indossava e che lasciavano intravedere i suoi capezzoli e il suo pube. Quando sfilò il reggiseno, due mammelle abbondanti e dalle areole scure e larghe catturarono lo sguardo di Ivan, mentre il suo pene, già sollecitato dagli eventi precedenti, premeva contro gli indumenti che lo costringevano. Quando la ragazza si chinò per sfilare gli slip, il suo seno ballò appena, ipnotizzando il ragazzo, che si chiedeva come sarebbe stato palpare e stringere quelle grosse montagne di carne. Poi, davanti a lui, apparve un pube dalla peluria bionda, curata in un rado triangolino che sormontava un sesso dalle labbra ben visibili nella piccola apertura tra le cosce, appena divaricate. Ivan fissava immobile quello spettacolo. Lei si voltò e con un flebile ‘Ti aspetto di là’, mostrò il suo sedere prominente ma sodo ondeggiare, mentre procedeva a passo felpato verso la stanza da letto.
Il ragazzo, completamente soggiogato da quello spettacolo, si spogliò a sua volta e raggiunse, in breve tempo, la sua amica, già infilatasi sotto le coperte. Lei sorrise ammirata e compiaciuta nell’osservare il suo corpo nudo e nel constatare come il suo pene fosse completamente eretto, presumibilmente a causa dell’affrettato spogliarello di poco prima.
Il ragazzo, avvicinandosi al letto, cercò di sdrammatizzare la situazione, per allentare una tensione che s’era fatta insopportabile. ‘Ora ci credi che è impossibile non avere reazioni a vederti nuda?’. Lei si ravvivò i capelli, fingendo vanità: ‘Si, forse non sono tanto male in fondo!’. I due risero, ma arrossirono contemporaneamente quando anche Ivan si sdraiò e i loro due corpi entrarono in contatto.
Il ragazzo avvertì il calore della pelle di Carlotta sul suo fianco destro. Poi, la ragazza si protese verso di lui, cingendogli il torace con un braccio. Ivan fece lo stesso, abbracciandola attorno alle spalle. Mentre lui le accarezzava il viso e i capelli, lei giocava con i peli del suo torace, arricciandoli e tirandoli. A Ivan quasi mancava il respiro nell’avvertire il seno di Carlotta premere contro il suo corpo e i peli pubici della ragazza solleticare la sua gamba destra.
Carlotta non parlava. Ivan, però, stringendola fra le braccia, avvertiva il suo lieve tremolio e il suo respiro, a tratti corto ed affannato. Il suo pene non accennava a calmarsi ma, perlomeno, era convinto che l’amica fosse eccitata almeno quanto lui. Un po’ alla volta, la gamba destra di lei arpionò quella del ragazzo, che poté, in tal modo, distintamente avvertire il contatto delle labbra della vagina di Carlotta contro la sua coscia. Erano umide e gonfie, un fiore che da troppo tempo aspettava di schiudersi sotto le attenzioni di un uomo. Prima con il ginocchio e poi con parte della gamba, la ragazza sfiorò vigorosamente il pene dell’amico. Non ci volle molto a che la mano di lei scivolasse dal petto, lungo l’addome, sino ad afferrare quel turgido bastone di carne. In quel momento, Ivan aveva la sua mano sul fianco di Carlotta, sfiorando con la dita la parte laterale del suo seno. Il desiderio di allungare le braccia per afferrarle quella grossa appendice fu implacabile. Ivan la palpò, avvertendo la mammella calda e soda della sua amica riempirgli la mano e debordare oltre le sue dita. Carlotta sospirò, mentre la sua mano si muoveva lentamente su e giù, riuscendo a stento ad impugnare il grosso ed eretto pene dell’amico.
Lei continuò a masturbarlo per un po’, mentre lui non smise di tormentare il suo seno, facendo inturgidire i suoi capezzoli, prima di continuare ad esplorare il suo corpo, passando dai fianchi, larghi e sensuali, sino alle natiche, toniche e polpose.
Se Ivan poteva definirsi eccitato, Carlotta lo era ancora di più. Stringeva con vigore il membro del ragazzo, ne soppesava lo scroto, visibilmente gonfio, ne afferrava tra le dita il glande teso allo spasimo, strofinava la sua mano lungo l’intimità dell’amico, mentre con rapidi e profondi movimenti di bacino, sfregava le labbra del suo sesso contro la sua gamba muscolosa.
Quando Ivan avvertì la ragazza muoversi per salire a cavalcioni su di lui, mille pensieri gli affollarono la mente. In quel momento avrebbe voluto farle di tutto, possederla per ore in ogni posizione e far sua ogni parte di quel corpo morbido ed eccitante. Col senno di poi, però, era cosciente del fatto che, una volta svanita la contingente eccitazione di quella folle notte, entrambi si sarebbero amaramente pentiti della loro avventatezza.
Lui guardò la ragazza con smarrimento, combattuto fra sentimenti contrastanti. Lei, con lo sguardo annebbiato dalla lussuria, sembrò comunque comprendere i suoi dubbi, che in parte condivideva. Ma doveva, in qualche modo, spegnere il fuoco che le cresceva dentro e che infiammava il suo sesso ormai fradicio e bollente. Le labbra della sua vagina si spalancarono attorno al membro di Ivan, schiacciato sotto il peso di Carlotta. Ivan avvertì l’intenso calore contro parte della sua asta. La ragazza si issò sul bacino del suo amico, simulando un coito e strofinando rapidamente il suo sesso lungo il membro turgido che premeva sotto di lei. Ivan non poté fare a meno di far scorrere le sue mani lungo l’addome di Carlotta. Le afferrò i seni, poi i glutei. Non smetteva un momento di scorrere su e giù lungo quel corpo che si muoveva freneticamente su di lui. Carlotta alternava gemiti sommessi a urla fragorose, mentre i suoi umori sgorgavano bagnando il membro di Ivan, al culmine della sua erezione.
Dopo minuti che sembrarono eterni, Carlotta venne, ansimando, tremando e contorcendosi, prima di lasciarsi cadere pesantemente sul corpo di Ivan che, nello stesso istante, non riuscì ad evitare che il suo abbondante liquido seminale inondasse il pube e il ventre della ragazza.
Spossati dalle forti emozioni di quelle ore, entrambi crollarono, così, in breve tempo, in un sonno profondo, accasciati l’una sull’altro.
Ivan si svegliò quando il primo sole del mattino illuminò il suo volto. Avvertiva ancora il piacevole peso del corpo nudo di Carlotta premuto contro il suo, e ne percepiva l’intenso calore che lo stesso continuava ad emanare. La ragazza sembrava già sveglia da un po’, lo guardava intensamente e non tardò ad incrociare il suo sguardo e sorridergli quando lui aprì gli occhi. Appena Ivan fece per parlare, lei gli posò l’indice sulla bocca come per zittirlo. Lui trattenne il fiato in gola, mentre lei si protese a dargli un innocente bacio sulle labbra, prima di sussurrargli un ‘Grazie’ che non dava adito ad ulteriori repliche.
Restarono stretti sotto le lenzuola per un tempo indefinito, in silenzio ma sicuri del fatto che, se la loro amicizia, seppur spinta fin quasi sull’orlo del baratro, era riuscita a non finirci dentro e sopravvivere a quell’incredibile notte, avrebbe continuato a tenerli legati per il resto della vita, permettendogli di superare, insieme, qualsiasi avversità.

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