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DUE SORELLE

Salve a tutti mi chiamo Nadia, ho 21 anni e non sono una ragazza come le altre.
Non mi credo chissà chi e lunge da me dare questa impressione esordendo su quanto io sia diversa da tutte le altre ragazze, ma il fatto è che… io diversa lo sono davvero ed è purtroppo un dato di fatto.
Ho deciso di chiarire subito questo punto perché le mie differenze non si trovano nel carattere, nelle amicizie o nei gusti sessuali (almeno non prevalentemente); la mia particolarità è che possiedo sin dalla nascita entrambi gli organi sessuali, sia maschili che femminili, sono a conti fatti ermafrodito.
Al di là di tutti i problemi che io abbia affrontato nel corso della vita, chiarisco subito che non possiedo la famosa fabbrica dei maschietti in mezzo alle gambe, ma per il resto, sono pienamente funzionante e la mia storia mi rendo conto non sia per tutti, quindi se non siete interessati vi prego di smettere di leggere e di passare ad altro.

Nonostante il dettaglio che svetta in mezzo alle mie gambe, per il resto mi ritengo una ragazza a tutti gli effetti ed anche discretamente attraente; ho dei lunghi capelli neri oltre metà schiena leggermente ondulati, occhi celesti, lineamenti del viso dolci ed alta poco più di 1 metro e 70 centimetri per 60 Kg.
Non ho il seno che tante posseggono e mi limito ad una terza scarsina però, il sedere è rotondo e sodo come anche il resto del mio corpo e non potrebbe essere diversamente grazie alla pallavolo che pratico fin da adolescente. In verità mi sarebbe sempre piaciuto frequentare lezioni di piscina e sono sicura che sarei stata davvero brava, ma per ovvi problemi non ho mai potuto.
Beh, ora che avete un quadro completo di me direi di passare alla mia vita.
Sono originaria del centro Italia, ma negli ultimi anni vivo con mia madre e mia sorella in zone più settentrionali. La mia famiglia conta, mia mamma, me e mia sorella più piccola di quattro anni di nome Giulia e dire che la vita è facile sarebbe mentire spudoratamente.
Mamma si chiama Elena ed ha divorziato da ormai dieci anni prendendo l’affidamento ed il sussidio abbastanza onesto di nostro padre che non vedo ormai più; a quanto ne so, si è creato una nuova famiglia e tanti saluti, ma non mi dispiace più di tanto, poiché non ho ricordi di lui abbastanza piacevoli da farmelo rimpiangere.
Come dicevo, Giulia ha quattro anni in meno di me ed a volte si sentono tutti; non abbiamo mai litigato veramente né ci sono state situazioni di particolare disagio che abbiano marchiato a fuoco la nostra vita.
Mia sorella è più bassa di me, con uno stile eccentrico che la gente potrebbe definire Dark o Gotico; in effetti non l’ho mai vista senza qualcosa di nero addosso, specialmente gonne con fronzoli, che le danno un’aria da streghetta davvero inquietante.
A questo dovete immaginare un trucco scuro su dei profondi occhi grigio-verde, una pelle del corpo diafana e capelli rosso scuro (tinti) portati ogni giorno diversi fino alle spalle ed avrete il ritratto di una pseudo-vampira, oppure di Giulia.
A parte il suo look trasgressivo è una ragazza dolce ed anche molto bella e lo posso dire più di tutti credo… nonostante non faccia sport o altro, ha un fisico invidiabile.

Per quello che sono sempre stata, la mia vita sessuale ha avuto dei cupi momenti come ovviamente immaginerete; non sto qui a descrivervi di quando iniziò lo sviluppo della mia parte maschile o quella femminile, ma vi dirò che trovare una dimensione durante gli anni scolastici fu come scalare una montagna a mani nude, per via delle continue infatuazioni (prevalentemente maschili), e ammetto che parecchie volte ho pensato di fuggire da tutto e tutti.
Avvicinarmi ai ragazzi non era difficile, anche perché quasi sempre venivano loro, ma mi rendevo conto che mentre si scherzava, il loro pensiero era mirato solo ad un obiettivo, che però io non potevo concedergli perché mi vergognavo del mio segreto.
Quindi passavo pure per quella che se la tirava quando invece non era affatto così e dentro di me morivo dalla voglia di stare con loro, ma mi limitavo sempre a lavoretti veloci per soddisfarli come una ragazzina a quell’età può fare; e devo dire che con gli anni diventai parecchio brava in quelle pratiche.

Quando il momento del primo rapporto si avvicinava, io mi allontanavo dicendo che non era il momento e puntualmente venivo lasciata; per tutti gli anni delle medie fino al quarto delle superiori rimasi effettivamente sola, avevo molti amici maschi, ci giocavo e qualche volta era scappato un bacio e poco di più, ma nulla di serio.

Cosa pensate che facevo una volta tornata a casa? La vostra fantasia di certo avrà già risposto alla domanda nel modo più giusto e passavo vere e proprie ore nel bagno a cercare di trovare soddisfazione all’eccitazione che avevo dentro.
Masturbarmi in tutti i modi che il mio corpo richiedeva, era l’unico modo per andare avanti e spesso arrivavo a livelli di sensibilità tali, da perdere veramente il controllo, tornando in me solo dopo essere venuta per diverse volte.

Oggi ne parlo quasi con superficialità, ma ripensando a come stavo a casa e di come mi sentivo per quelle situazioni che ero costretta a far sfumare senza poterle cogliere ci sto ancora male; tuttavia le cose ad un certo punto cambiarono.
Potrei ringraziare il destino o più propriamente mia sorella o ancora il suo amico o la sorella di questo amico, ma la verità è che tutti hanno giocato un ruolo così importante che decidere a chi dare meriti sarebbe davvero riduttivo.

Iniziando da mia sorella, un lato di Giulia che non conoscevo mi si presentò davanti un pomeriggio di Giugno dell’anno appena passato, quando rincasai a pomeriggio inoltrato da un’uscita con il mio gruppo di amici.

Mia madre probabilmente era in giro e Giulia altrettanto, quindi decisi di approfittarne come spesso facevo per toccarmi senza la paura di essere cercata; la nostra è una casa molto carina che fa parte di un agglomerato di case bifamiliari separate. Superai il soggiorno e salii la piccola scaletta a chiocciola della casa fino al piano superiore ove stavano le camere da letto.

La mia era l’ultima e guarda caso la più vicina al bagno, ma passando davanti quella di mia sorella sentii dei rumori provenire da essa e mi bloccai riconoscendo dei mugolii un po’ troppo accentuati; silenziosamente mi avvicinai alla porta chiusa ed ebbi la conferma assoluta che qualsiasi cosa stesse accadendo li dentro era a sfondo sessuale e mia sorella non era sola.

Un grido marcato mi spaventò facendomi indietreggiare; era sicuramente un ragazzo ed in quel momento un forte senso di piacere misto a sorpresa mi pervase, lasciandomi inchinata a sporgermi dal buco della serratura.
Non riuscivo a vedere bene, ma scorsi dei movimenti sostenuti e qualcuno sul letto mi dava la certezza che si stesse toccando; quando infine distinsi mia sorella in piedi sul letto e qualcuno disteso sotto di lei, qualcosa di duro mi ricordò quanto avevo bisogno di fare e presi involontariamente a carezzarmi con una mano sui jeans.

Disgrazia volle che non feci attenzione al mio zaino talmente ero presa dalla voglia che quest’ultimo mi scivolò dalla spalla sbattendo sulla porta e sul parquet con un forte frastuono; mi alzai con il cuore in gola e filai in camera aspettando di sentire la porta aprirsi.
Attesi al computer per quasi dieci minuti, preparando una finta sessione di studio qualora qualcuno fosse entrato ed invece non accadde nulla; solo dopo una mezz’ora sentii la voce di Giulia nel corridoio ed altri passi che si allontanavano.
Infine, la porta di casa si chiuse con un tonfo.

Mi ero alzata per andare vicino alla porta della mia camera indecisa se uscire o meno, (chissà poi perché mi facevo tanti problemi), ma quando la aprii, trovai Giulia ad attendermi.
Indossava una tuta nera ed una maglia da casa leggerissima; ai piedi le solite infradito blu e per il resto aveva i capelli raccolti dietro con un fermaglio, con qualche ciocca ribelle qua e la e mi sorrise facendomi cenno di seguirla.

Mi precedette quasi saltellando e quando fui da lei, mi guardai attorno, notando la TV accesa ed il letto parzialmente sfatto sul quale si sedette;

‘Abbiamo fatto confusione?’.

Mi chiese d’un tratto sorridendo e trovandomi un poco in difficoltà.

‘sono rientrata da un po’, ho solo sentito che c’era qualcuno… il tuo ragazzo immagino, ma se ci fosse stata mamma?’.

‘no, non è il mio ragazzo, era Andrea. Nadia senti, tu sei più grande quindi voglio un consiglio sincero. Cosa faresti se un ragazzo ti chiedesse qualcosa di strano? e intendo veramente strano’.

Restai sorpresa sia per il fatto che praticamente aveva deciso di dar corda a quel suo amico che io trovavo decisamente carino ed educato, forse solo po’ taciturno, sia per quella domanda, che rigirai chiedendone il senso.

‘che vuol dire in che senso? Ti ho detto una cosa strana, potrebbero essere migliaia… non mi va di dirtelo, voglio solo sapere che cosa faresti al posto mio’.

‘se è un ragazzo speciale a cui tengo forse accetterei… ammesso che vada anche a me; comunque io non sono la più adatta a parlare di questo’.

Le sorrisi un po’ amaramente, ma lei restò seria guardando a terra con aria assorta e incrociando le gambe.

‘di sicuro è un tipo particolare, praticamente da quando ci conosciamo posso dire che è il mio migliore amico; prima stavamo giocando un po’ e ha voluto confessarmi una cosa che mi ha lasciato perplessa…’.

Immaginai subito che si fosse dichiarato, ma quando espressi la possibilità mi rispose che avevo frainteso e che gli aveva solo confessato qualcosa riguardante se stesso; ragionai su due possibilità o che fosse gay, oppure qualcos’altro che riguardasse la famiglia o la sua vita, ma il tirare ad indovinare mi stancò presto.

‘devo continuare a caso?’

‘mi vergogno un po’…’

‘tu che ti vergogni?! Che caspita ti ha detto avanti adesso voglio saperlo’

‘ci stavamo guardando un film, poi di punto in bianco, forse perché eravamo disposti in un certo modo sul letto, mi ha detto che aveva un segreto che avrebbe voluto dirmi. Allora mi ha chiesto di potermi carezzare i piedi…’

‘come scusa? Non ho capito il senso credo…’

‘nessun senso… mi ha detto proprio così, di volermi carezzare i piedi; inizialmente mi sono messa a ridere assieme a lui che se ne stava un po’ in imbarazzo, poi gliel’ho lasciato fare avvicinandoglieli alla mano e lui si è tutto irrigidito ed ha cambiato proprio espressione’.

Giulia sorrise porgendo avanti a se le gambe, allungando un po’ il collo dei piedi, facendoli roteare per gioco.

‘mi ha detto che fin da piccolo gli sono sempre piaciuti i piedi delle ragazze e che i miei sono bellissimi…’.

Restai in silenzio recependo quella stranezza colossale e ridendo silenziosamente con lei che mi guardò con la coda dell’occhio.

‘i piedi? Ma sta fuori quel ragazzo?’

‘dopo avermelo detto non sapevo cosa dire, ma continuava a passarci sopra la mano piano piano e mi faceva tenerezza, poi ha aggiunto che sognava di poterci dare un bacio, ma aggiunse subito che se non volevo lui non se la sarebbe presa’.

‘ e tu?!’

‘Nadia erano stati tutto il giorno negli stivali e nei calzini! e quella mattina avevo fatto anche ginnastica a scuola… non me la sono sentita’.

Pensai a me stessa ed a come avrei reagito al suo posto, cioè esattamente allo stesso modo.

‘lui mi ha detto di non preoccuparmi ed a cercato di insistere un poco ma ho rifiutato, però… gli ho promesso che domani andavo andavo da lui e glielo avrei fatto fare perché era stato sincero’.

‘mamma mia… i-io non so che dire, dico davvero’

‘adesso che sai tutta la storia, tu che faresti?’.

Che avrei fatto al suo posto? Beh, mi aveva preso proprio di sorpresa, quindi risi dicendole che sarei andata di corsa a lavarmi i piedi perchè indossava sempre quegli anfibi anche con 40′ gradi sotto al sole.
Rise anche lei ribadendo fermamente che anche i miei sicuramente facevano schifo, poi mi tirò sul letto cercando di salirmi sopra, ma la poca differenza di taglia bastò a farmi primeggiare tenendole le braccia ferme.

Non appena si rese conto di non potersi sottrarre, mi spinse via facendo leva con le i piedi su di me ed ammetto che riuscì nell’intento facendomi cadere sul pavimento.

‘guarda che mi ha detto che ho i piedi più belli che avesse mai visto! E che profumavano anche’.

‘certo, dopo una giornata in giro in quelle bare non potrebbero di certo puzzare! Povero Andrea… se lo vuoi fare contento compragli una mascherina’.

Dopo le mie ultime battute, con velocità Giulia mi schiaffò un piede sulla faccia premendo senza forza; cercai di sottrarmi, ma continuò a trattenermi per i capelli e più tentavo di allontanarmi, più mi facevo male, quindi per un po’ dovetti restare col suo piede smaltato di nero sulla faccia.

Anche non volendo, dovetti odorare per forza quel misto tra gomma e sudore che mi fece gridare dallo schifo. Tuttavia a nulla valsero le mie minacce finché a malincuore fui costretta ad aprire la bocca e darle un morso per farla ritrarre.

Gridò anche lei e finì ridendo a terra assieme a me che subito mi alzai urlando quanto fosse schifosa e sputando diverse volte per sottolineare la cosa. Mentre mi pulivo le labbra le guardai i piedi con occhio critico, in cerca di dettagli; a tutti gli effetti era vero, mia sorella aveva dei piedi molto carini, portava un 38, con dita affusolate ed unghie smaltate di nero che però, a forza di portare quelle sue scarpe chiuse, era abbastanza rovinato.
Giulia aveva una pelle bellissima e morbida e come le sue mani anche i piedi davano esattamente quella sensazione di delicatezza.

‘te l’ho detto per avere un consiglio e tu mi prendi in giro che stronza… che c’è? Ne vuoi ancora?’.

‘no… però è vero sono carini. Scherzi a parte è stato coraggioso a dirti una cosa così, non credo che tra le persone che conosco qualcuno l’avrebbe fatto… io come amica gli farei un bel regalo se chiedesse una cosa così semplice’.

‘anche i tuoi sono carini, li abbiamo praticamente uguali e che intendi come regalo?’.

‘beh, a lui piacciono i piedi delle ragazze, tu sei quasi una ragazza… quindi se non hai paura di rovinare l’amicizia, mi viene da pensare che un piede non è tanto diverso da una mano’.

Giulia spalancò gli occhi dandomi una leggera spinta dopo essersi alzata.

‘ma sei STUPIDA! Ha chiesto solo di darci un bacio e toccarli… e poi non credo si possa nemmeno fare! Come fai a fare una sega con i piedi?’.

‘e io che ne so? vai a intuito… comunque fammi sapere come andrà la questione, qualche risata me la faccio volentieri’.

Restammo a parlare un altro po’ sparlando di Andrea, ma senza cattiveria; poi lasciai la sua stanza dopo averle detto che nemmeno io avevo mai provato una cosa del genere e che i ragazzi con cui ero stata non ci pensavano proprio.

L’indomani stetti fuori tutto il santo giorno, tra biblioteca, allenamento e roba varia, quindi rincasai per l’ora di cena.
Giulia non era ancora tornata e mamma confermo che si era fermata a mangiare a casa di Andrea, cosa che capitava un po’ troppo spesso negli ultimi tempi.
Dopo cena me ne andai in camera a stendermi e vedere la TV ed ammetto che pensai diverse volte a quello che mia sorella aveva detto ed a cosa potesse spingere qualcuno a voler toccare e baciare i piedi di una ragazza e la cosa mi intrigò in modo singolare.

In modo del tutto personale analizzai un attimo me stessa ricordando diversi episodi della mia infanzia legati a Giulia un po’ singolari, ma per ora è inutile parlarne.
Non avevo mai sentito parlare di gusti simili, né li avevo mai sperimentati di persona, ma quando verso le dieci passate sentii bussare alla porta, con un sorriso beffardo accolsi mia sorella che si buttò sul letto ridendo;

‘Nadia… Andrea è fuori di testa’.

‘fuori di testa? Perché?!’.

Lei si tirò su togliendosi la borsa dalla spalla gettandola a terra e mettendosi seduta.

‘siamo stati insieme tutto il pomeriggio, solito film, solite risate, abbiamo parlato del più e del meno ed ovviamente siamo tornati sul discorso uscito ieri. Eravamo sul letto, tutto come la volta precedente e stavamo ridendo della promessa che gli avevo fatto e se lui se la sentisse ancora. Ovviamente ha confermato e visto che ero già senza scarpe gli ho detto di togliermi i calzini e lui lo ha fatto all’istante’.

‘già fin qui una medaglia al valore se l’è meritata’

‘zitta stupida, fammi finire; mi ha riempito di complimenti e si vedeva che era agitatissimo, poi ha preso a fare una specie di massaggio lento e delicato, ti giuro sembrava avesse tra le mani qualcosa di fragilissimo per come si muoveva, poi…’.

‘poi?’

‘poi se l’è alzato fino al viso e lo ha baciato’.

Rimasi sorpresa ed anche un po’ interessata, guardandola carezzarsi i capelli portandoli dietro le spalle.

‘è stato stranissimo Nadia. Lo ha sollevato un poco ed ha poggiato le labbra sopra le dita e ce le ha pure tenute un bel pò’.

‘e tu che facevi?’

‘ovviamente dopo poco l’ho ritratto in maniera istintiva e sono rimasta seria a guardarlo come se avesse fatto un passo falso, cosa più che vera tra l’altro! Ma quando mi ha chiesto scusa, mi sono sentita non vera merda e dopo avergli chiesto qualche altra informazione gliel’ho lasciato fare, ed ha continuato fino a quaranta minuti fa’.

‘quindi ti sei fatta baciare i piedi per tutta la sera dal tuo amico? Sei tu fuori di testa Giulia… e come ti senti?’

‘non sono fuori di testa! Sono stata gentile, lo avresti fatto anche tu’

‘ma ti sbagli proprio’

‘e perché?! Saresti stata una stronza allora e ti sei appena rimangiata il consiglio che mi hai dato ieri…’

Effettivamente aveva ragione ed avrei anche io reagito a quel modo per una cosa tanto innocente.

‘va bene scusa,. Stavo scherzando… lo avrei fatto pure io’.

‘se lo avessi visto Nadia, aveva uno sguardo dolcissimo quando lo faceva. Ho provato a capirci qualcosa di quello che gli passava per la testa, ma già di suo per farlo parlare ci vuole un miracolo, in quella circostanza perde proprio l’uso della voce. Inoltre… ad un certo punto mi sono accorta che era eccitato’.

Spalancai la bocca meravigliata restando senza parole.

‘non gli ho detto niente, ma si vedeva chiaramente oltre il jeans e non sapevo che fare… Nadia con Andrea ci conosciamo da due anni’.

‘certe cose alla fine non puoi sempre controllarle. Lui si è confidato con te per una ragione, perché ti vuole bene sicuramente come amica, ma forse a questo punto anche come altro… e tu? Ti piace un po’?’.

‘ah boh, non ci ho mai nemmeno pensato. E’ carino, un bel po’ strano, scrive, legge i fumetti giapponesi… però io di stare con un ragazzo fisso ho paura di annoiarmi’

‘io a te non ti capisco Giulia, una volta che ti capita un ragazzo con tutte le cose al posto giusto gli chiudi la porta perché ti annoi? Come fai a sapere che ti annoieresti? Bah… comunque detto questo, devi dirgli le cose chiaramente, se lui le accetta come sono bene altrimenti è un problema che deve risolvere… ma se ti dice che va bene, continui?’.

‘sembri quasi volerlo fare tu al posto mio’

‘ma non dire scemenze… mi sta solo simpatico’

‘beh, se gli andasse bene il mio punto di vista perchè no? Io mi sono divertita; cioè è qualcosa di strano, ma che non fa male a nessuno… se volesse altro poi chissà’.

‘chissà?’

‘beh è comunque carino… lo hai detto pure tu’

‘se continui a giocarci e farlo eccitare alla fine te lo chiederà per forza dell’altro…’

Si lasciò cadere sul mio letto ridendo.

‘che devo fare Nadia?! Non ci capisco più niente…’.

Per un attimo pensai più ad Andrea che a Giulia; avrei potuto suggerirle di chiudere tutto e lasciar dimenticare l’accaduto oppure di smettere di illuderlo, ma se fossi stata quel ragazzo, di certo dopo che le ho confidato un segreto ci sarei rimasta davvero male.
Quindi le suggerii di divertirsi, ricordandosi di essere sempre trasparente e che per fare una cosa così bisognava essere contenti in due, altrimenti si sarebbe arrivati presto ad un punto di non ritorno, così se ne andò lasciandomi a guardare il telefilm quasi finito.

L’evento che seguì quel giorno si presentò cinque giorni più tardi quando mentre stavo studiando, Giulia bussò entrando con una faccia che mi piacque per nulla.
Mi chiese se avevo due minuti per parlare di quella cosa ed ovviamente la lasciai sedere sul letto mentre io restai alla scrivania.

‘avete discusso?’.

‘discusso non direi… gli ho detto che si vedeva che era eccitato ed ha smesso subito di giocare come se si vergognasse, io mi sono un po’ stranita ed insomma ieri siamo stati un po’ distanti’.

‘cioè lui si vergogna e tu ti stranisci? Se non vuoi che si senta a disagio non dirgli le cose in quel modo e sii più femminile, sembri un carrarmato con i sentimento Giulia!’.

‘ma che ho detto?! Era vero che si vedeva e poi lo avrei usato come pretesto per fare qualcos’altro…’

Sospirai prendendo un lungo respiro per quella scemenza per cui mi aveva pure interrotta.

‘per favore, lascia che la tua coscienza esca un attimo ad ascoltarmi… non tutti sono diretti come te, magari Andrea è un ragazzo un po’ più sensibile del normale e si è sentito intimorito dalla tua provocazione; sarebbe bastato riprendere a scherzare e la cosa sarebbe passata’

‘invece me la sono presa’

‘già…’

‘ok! Nadia, ho deciso una cosa… voglio seguire il tuo consiglio’.

Visto il ruolo di fata madrina di quei giorni di consigli ne avevo dati anche troppi, quindi non ricordai esattamente a quale alludesse.

‘ti ricordi che hai detto che mani e piedi non sono poi così diversi? Magari potrei farlo… lui col corpo mi ha fatto capire chiaramente che ci starebbe, tu lo hai mai fatto?’.

‘no… mai fatto. Però penso sia lo stesso, insomma non è che può essere tanto diverso. Ma sei sicura Giulia?’.

‘veramente no… sicura non lo sono proprio. Normalmente l’ho fatto parecchie volte, ma con i piedi non so da dove cominciare’.

Cadde un profondo silenzio durante il quale lei restò a pensare mentre io giocherellavo con una penna, poi mi lanciò un occhiata che tolse subito dopo. Sapevo le era passato per la testa qualcosa, ma non riuscii a scorgere nessun dettaglio pratico e si mise a ridere un po’ nervosamente morsicandosi il labbro inferiore.
Alla mia insistenza sorniona, mia sorella si alzò dal letto venendomi vicino, inginocchiandosi davanti la sedia.

‘Nadia senti lo facciamo io e te prima?’

‘COSA?!’

‘zitta abbassa la voce! Non mi va di fare figuracce con Andrea e tu sei…’.

Restai allibita a quella follia che era riuscita a dire e non seppi nemmeno da che parte iniziare per dire NO, quindi mi alzai portandomi una mano alla bocca per lo stupore guardandola quasi fosse un mostro.

‘ma sei diventata pazza?! Che diavolo stai dicendo?!’.

Sbottai subendo l’ovvio cambio di reazione di mia sorella che si alzò spazientita.

‘bastava un semplice no. Leva quegli occhi perché non ti ho chiesto di uccidere nessuno… ciao’.

Offesa dalla mia alterazione, Giulia se ne andò dalla camera lasciandomi sola con evidenti problematiche a gestire la cosa.
Non mi aveva detto di uccidere nessuno, ma nemmeno era una cosa normale! Pensai arrabbiata e camminando per la stanza; come avrebbe reagito lei nella mia situazione? Avrebbe davvero accettato? Impossibile!

Giulia come mia madre sapeva la mia situazione e la fatica che avevo fatto negli anni per cercare di superare i problemi sociali derivanti, ma ero stata trattata come fossi la persona più normale della Terra e forse era questo che mi aveva spaventato.

Quando ragionai su questo mi bloccai. Non mi dava fastidio la richiesta di per sé assolutamente fuori luogo e peccaminosa, ma il fatto che Giulia non avesse avuto il minimo rispetto per la mia condizione, ed in quel momento ripensai a quando giocando da bambine, capitava che senza un vero motivo mi eccitavo sul davanti e correvo al bagno per paura di essere vista.
Tutte situazioni dalle quali ero fuggita maturando e prendendo atto del bene e del male che i miei comportamenti creavano.

Mi sedetti sul letto cercando di calmarmi; Giulia non poteva saperlo. Lei ingenuamente forse aveva espresso un semplice aiuto che riteneva al pari di chiederlo ad un’amica nonostante fosse ovviamente sbagliato, ma la mia reazione era stata veramente pessima.
Sarebbe bastato spiegarlo con le giuste parole e invece avevo urlato quasi cacciandola via e ci stavo davvero male, quindi un oretta dopo andai da lei entrando nella sua camera.

La trovai a guardare la TV sul letto con la faccia imbronciata, quindi chiusi la porta e mi sedetti vicino a lei parlando dopo un po’ di esitazione.

‘scusami. Ho reagito malissimo e non volevo. Mi hai colto proprio nel segno e non ho saputo contenermi’.

Giulia non rispose limitandosi a fare zapping col telecomando, era una testa dura quando s’incavolava, una perfetta Ariete, un segno proprio del cazzo.

‘al di la di tutto, e sul serio, non so come ti sia venuto in mente di dire quella cosa, io e te siamo sorelle, mi stai chiedendo di avere un rapporto sessuale con te praticamente! Cioè capisci che è sbagliato anche da sola, no?’.

‘come sei esagerata Nadia Dio santo… non ti ho chiesto di scopare. Tu sei fatta a modo tuo ed io avevo questa esigenza, è come la questione del primo bacio non ti ricordi? Ce lo siamo date io e te, perché io avevo paura di fare brutta figura e anche li hai alzato un gran polverone e abbiamo litigato per una settimana e alla fine? Lo abbiamo fatto, ci abbiamo messo cinque minuti e ci siamo fatte un sacco di risate… dov’è la differenza?’.

Rimasi a bocca aperta per il suo modo di ragionare così alieno. Ricordavo perfettamente la cosa e ci avevo pensato alla cosa del bacio, ma un conto era un bacio appena accennato con la lingua, un conto era ben altro!

‘ Giulia è chiaro che non vedi la cosa dalla mia ottica… anche quel bacio a me è costato tanto, magari un’altra sorella non ci avrebbe pensato due volte, ma io sono diversa e non puoi sapere come mi sono sentita per tutta la vita. Essere come me ti mette davanti degli ostacoli grandi come montagne e ti ricordi quando tornavo da scuola e piangevo no?’

‘…si’

‘Tutto quello che riguarda il sesso per me è complicato perché non posso mai essere me stessa… quindi ecco il motivo della reazione, mi sono un po’ spaventata’

Giulia ascoltò tutto senza dire nulla finché non ebbi finito, poi si alzò leggermente e ricevetti un forte abbraccio al quale per la sorpresa nemmeno risposi, (lei non era decisamente il tipo da darti una pacca sulla spalla).

‘ok, va bene accetto le scuse. Però tu per me sei sempre stata normale Nadia, quello che sei ti rende solo più bella e pensavo che per te valesse lo stesso. Sei mia sorella cazzo, bella quanto me e forse pure qualcosa di più, quindi fatti meno problemi e fa come se non ti ho chiesto nulla’.

Mi diede un bacio sulla guancia tornando seduta. Immobile la guardai tornare a seguire la TV ancora senza volume, poi le parole mi rotolarono fuori spontaneamente, accettando di provare.

‘come? Ma dici sul serio?!’

‘s-si… credo’

‘davvero? Sei sicura? Guarda che…’, la fermai alzando una mano.

‘non una parola, sarà un segreto solo mio e tuo… promesso?’.

Non ci fu nemmeno bisogno che affermasse altro e ci venne da sorridere mentre nel silenzio restammo a guardarci per lunghi secondi.

‘allora… da te o qui?’.

Le tirai un piccolo cuscino a bordo letto più che imbarazzata per la sua impudenza.

‘in bagno stupida! Ci manca solo che facciamo venire un colpo a mamma… ma non so se funziona, io non sono Andrea, ricordatelo’.

Mentre uscivamo dalla sua stanza mi venne un brivido lungo la schiena per quello che stavo per fare, seguendola avanti a me e tenendoci per mano, scesi con gli occhi sulle infradito ai suoi piedi.
Quando fummo in bagno, Giulia chiuse la finestra per evitare di far prendere un colpo ai vicini.

‘io mi metto qui?’

‘ a bordo vasca puoi cadere, mettiti sul water che stai più comoda’

Fece come avevo detto ed io afferrai il tappetino morbido della doccia sedendomi a gambe incrociate sopra di esso proprio davanti a Giulia.
Eravamo entrambe in shorts e quando se li scese lungo le gambe rimanendo in perizoma a pochi centimetri dal mio viso, imbarazzata volsi l’attenzione altrove iniziando a sudare freddo per l’agitazione.

Una volta in intimo, mia sorella si sedette nuovamente allargando le gambe con naturalezza; in fondo l’avevo vista da sempre in mutande o nuda, ma in quella circostanza era tutto diverso.

‘come facciamo? Inizio io?’.

Giulia rise tappandosi la bocca per paura che mamma potesse sentire; mentre io più seria rimasi immobile guardando i suoi piedi fermi sulle mie ginocchia.

‘non lo so… come faresti con Andrea?’.

Notai già un accenno di erezione e lentamente il sangue sentivo stava fluendo per via dell’eccitamento; era la prova che provavo piacere.
Mentre ragionavo un po’ spaventata dalla reazione del mio corpo, mi ritrovai un piede sulle labbra sentendo quasi lo stesso odore dell’ultima volta, ma stranamente non provai fastidio.

‘aspetta mi sono scordata di lavarli Nadia… scusa’.

‘n-non fa nulla… continuiamo così’

‘ma sei sicura l’ultima volta hai fatto una tragedia…’

‘non me lo far ridire ti prego… resta così, ci stiamo già mettendo troppo’

Ebbi una sensazione di calore nel bassoventre, e continuando a passare il naso e le labbra sulla pianta in breve fui completamente dritta, forse anche troppo.

‘Nadia ma… funziona anche a te quindi?! Così in fretta?’.

Non risposi per il troppo imbarazzo e con un gesto deciso scesi anche io gli shorts restando in perizoma dal quale svettava il pene gonfio e pulsante ma ancora chiuso dalla pelle che naturalmente lo ricopriva.

‘accidenti non lo avevo mai visto così…’

Giulia si morse il labbro inferiore ed alzò il secondo piede sul mio viso togliendomi la vista, afferrandomi il naso tra il pollice ed il secondo dito per giocare. Inspirai maggiormente il suo profumo e lo trovai ancora gradevole.
In quel momento realizzai di essere effettivamente alla sua mercé e questo diede un nuovo impulso al tutto, facendomi vibrare ed avere qualche spasmo nel basso ventre.

‘certo che è proprio bello grosso… credo sia più grande di quello che ha Andrea’

‘Giulia per favore sta zitta…’

‘perché non mi hai mai detto che anche tu avevi gusti simili? hai anche fatto la faccia sorpresa quando ti ho detto di Andrea’.

‘n-non lo so… non lo sapevo’

‘si come no… che stronza, io ti racconto sempre tutto quello che mi succede! Vabbè litighiamo dopo, ora iniziamo?’.

Ansimai un poco pensando al fatto che oltretutto erano anche due giorni che non mi toccavo e che certamente avevano influito sulla reazione del mio corpo; in altre parole, cercai delle scuse per non ammettere di essere una feticista.
Il piede che avevo sulla bocca scese fino a toccare la punta del pene che venne mossa avanti e indietro, già bagnata più di quanto lo era solitamente in certe situazioni.

Quando anche il secondo piede scese sulla carne intrappolata tra le sue piante morbide e leggermente sudate, già a quel trattamento sentii un nuovo spasmo fortissimo che mi lasciò a bocca aperta.
Tra lenti massaggi, annusamenti e più in la diversi baci via via più marcati alle sue estremità, Giulia si allenò per quasi diedi minuti, interrogandomi sulle mie sensazioni e se stava facendo un buon lavoro, finché, senza neppure farlo intenzionalmente rimase a trattenere la punta con le dita del piede sinistro, poggiando a terra il destro.

Quando vidi quel segnale, vinta dal piacere mi avvicinai un poco fino a portare il sesso femminile a contatto del piede sottostante ed in questo, mia sorella ebbe l’ignobile idea di muoverlo come se me la stesse accarezzando.
Il contatto del clitoride con il collo del piede e quella morbida prigione che chiudeva la punta del pene, mi provocò un fortissimo orgasmo che esplose bagnandole anche le gambe e le cosce. Mi piegai all’indietro stremata dal godimento e pervasa da spasmi incredibili che si susseguirono ad ogni minimo movimento.

‘o mio Dio! guarda quanta… io, non pensavo che tu potessi anche’.

Stremata mi accasciai sulle sue gambe sentendo il resto dei miei umori colare a terra nonostante il pene ancora in erezione come sempre succedeva dopo la prima venuta.

‘è stato… bellissimo. Io, non riesco neanche a parlare…’

Cercai di togliere quel silenzio imbarazzante, ma ci pensò Giulia con una carezza, alzandomi il volto verso di lei.

‘ecco perché sei sempre stata dalla parte di Andrea… sei come lui’.

Si passò una mano sul collo del piede sul quale mi ero sfregata e con stupore si leccò le dita spingendomi un poco indietro.

‘è dolce… mi hai fatto praticamente il bagno. E perché rimane dritto? Non dovrebbe scendere?’.

Lo coprii istintivamente tirando su gli shorts ed alzandomi a fatica fino al lavandino al quale mi tenni cercando di contenermi.
Non riuscivo a controllarmi e sentivo che un nuovo orgasmo era quasi alle porte e dovevo assolutamente calmarmi.

‘Giulia… ti prego rivestiti e datti una pulita forse non dovevamo farlo’.

Anche mia sorella si alzò infilando i piedi nelle infradito senza cura di asciugarli.

‘perché no? Ti ho fatto male?’.

La rassicurai sul come avesse fatto tutto tranne che farmi male, poi mi sciacquai il viso.

‘davvero non sapevi che ti piacevano i piedi? Dimmi la verità’.

‘no, io non ci ho mai pensato prima d’ora…’

‘va bene… insomma come sono andata? Gli piacerà?’.
Non le risposi nemmeno a parole limitandomi ad abbracciarla perché mi sentivo più che mai affettuosa e felice.
Quando uscimmo dal bagno, prima lei e dopo qualche minuto anche io, ci incontrammo qualche minuto in camera sua e li, presi atto di una lato di Giulia che forse avrei preferito non conoscere affatto.

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