La casa era decisamente meglio di quanto si aspettassero, soprattutto considerando il prezzo e la posizione. Due camere da letto — una con bagno privato — e un secondo bagno a servizio, cucina funzionale, sala da pranzo luminosa con una porta-finestra che si apriva su un piccolo giardino a pochi passi dalla spiaggia. Le rifiniture non erano certo di pregio, ma l’ambiente trasmetteva quella sensazione di leggerezza tipica delle case di vacanza, dove anche il disordine sembra avere un certo fascino.
Erano atterrati alle 10:30 e, tra il recupero delle valigie e il viaggio con i mezzi, avevano preso possesso della casa poco dopo mezzogiorno. Avevano deciso di non perdere tempo: una rinfrescata veloce, un cambio d’abiti e poi subito in spiaggia, magari con un pranzo al volo in qualche chiosco vista mare.
Francesco osservava Giulia mentre si legava i capelli in uno chignon alto davanti allo specchio della camera. I movimenti fluidi, lo sguardo distratto, e quel corpo scolpito che il due pezzi nero esaltava senza sconti. La pelle ambrata risaltava contro il tessuto scuro, e il pareo trasparente lasciava intravedere ogni curva delle gambe perfette, terminando su due piedi impeccabili, freschi di pedicure con lo smalto bianco.
Li adorava.
Aveva sempre avuto un debole per i piedi femminili — quelli belli, ben curati — li considerava una sorta di firma dell’eleganza naturale di una donna.
Quando aveva visto per la prima volta quelli di Giulia, durante le prime uscite, aveva provato un’erezione improvvisa. Per fortuna allora c’era ancora una certa distanza, abiti larghi e contatto fisico limitato, e lei non se ne era accorta. Ma lui… li aveva desiderati fin da subito.
E ora, con le sue fantasie sempre più accese, quell’attrazione era diventata una vera ossessione.
Vederla sulla punta dei piedi davanti allo specchio, il piede arcuato, i polpacci tesi, le cosce scolpite e il fondoschiena che sembrava scolpito a mano… lo mandava letteralmente in tilt.
Fu scosso dai suoi pensieri quando uscì in giardino e trovò Daniele già lì, seduto con aria rilassata, a petto nudo, indosso solo un costume arancione non attillato ma comunque inequivocabile. Occhiali scuri sul volto, una birra in mano e lo sguardo perso verso l’orizzonte. Sembrava posare per una pubblicità, inconsapevole della sua stessa estetica.
Francesco pensò che se davvero esistesse “l’uomo che non deve chiedere mai”, probabilmente sarebbe somigliato a Daniele.
Lo raggiunse con un sorriso e una battuta pronta: «Dani, mi raccomando… cerca di non fare stragi, lascia almeno qualche superstite ai poveri single.»
Daniele rise e non perse occasione per affondare, con la solita dose di sfacciataggine:
«Stai sereno Fra’, preoccupati solo che non cada tua moglie tra le mie grinfie… degli altri si occuperanno loro.»
Lo disse ridendo, ma con quell’aria sbruffona che sembrava sempre sospesa tra il gioco e la minaccia.
Francesco rise anche lui, alzando le mani in segno di resa.
«Scusa, scusa… nessuno vuole toglierti il divertimento.»
Dentro di sé, però, quell’immagine — Giulia in ginocchio davanti a Daniele — lo colpì come un pugno nello stomaco. O forse come una scarica elettrica dritta all’inguine. E la cosa più assurda era che gli piaceva.
In quel momento Giulia uscì dalla porta finestra, pronta per la spiaggia. Gli occhiali da sole incorniciavano il volto, i capelli raccolti con eleganza noncurante, la figura femminile scolpita in quel costume che sembrava cucito addosso.
Daniele, ovviamente, non perse occasione.
«Ammazza Giulié… sei davvero una meraviglia. Ti avevo vista in costume sui social… ma dal vivo sei qualcosa di incredibile.»
Lei rise, sorpresa e leggermente imbarazzata, ma con un guizzo malizioso negli occhi.
«Ah sì? Passavi tanto tempo a studiare le mie foto in costume?»
Daniele fece un gesto eloquente con le mani, da maschio primitivo che non ha bisogno di parole.
Un cenno, uno sguardo, e il sottinteso era chiaro: l’uomo è uomo.
Giulia scosse la testa, sorridendo.
«Stavo scherzando… grazie Dani. È sempre bello ricevere un complimento, specie se sincero.»
Francesco osservava la scena con un sorriso appena accennato. Sembrava divertito. Ma dentro, sapeva bene cosa stava succedendo.
La partita era cominciata.
E Daniele… stava servendo il primo colpo.
La sabbia era calda sotto i piedi, il sole bruciava sulla pelle ancora umida di mare. Fedeli al piano, avevano preso un panino al volo in uno dei chioschi sulla spiaggia e poi si erano lasciati andare sul lettino, a farsi coccolare dal suono delle onde e dai raggi implacabili del primo pomeriggio.
Come prevedibile, Daniele si era alzato dopo pochi minuti, con la scusa di “dare un’occhiata in giro”. Quando tornò, quasi un’ora dopo, aveva un’espressione soddisfatta e quattro numeri di telefono annotati sullo smartphone.
«Minchia Daniè, ma come fai?» chiese Francesco, diviso tra stupore e un certo rispetto ammirato.
Daniele scrollò le spalle con nonchalance. «Fra… che ti devo dire. È un talento naturale. Quando sento l’odore della preda, non la mollo più. Maschio alfa, bro.»
Con un guizzo sfrontato, accompagnò la battuta lanciando uno sguardo diretto negli occhi di Giulia, il sorriso da marpione sulle labbra. Risero tutti, anche se quella battuta lievemente sessista conteneva una verità troppo evidente per essere ignorata.
Francesco rifletté in silenzio: Ci sono uomini nati per prendere, e uomini nati per servire. E il segreto stava tutto lì: saper riconoscere chi sei davvero.
Quella consapevolezza, insieme all’immagine improvvisa — vividissima — di sé inginocchiato ai piedi di Giulia, mentre lei baciava Daniele e lo accarezzava sotto al costume, lo fece sussultare. L’erezione montava implacabile.
«Che ne dite di un bagno?» propose, cercando una via di fuga che l’acqua potesse coprire.
L’acqua li avvolse subito, fresca, sensuale, quasi complice.
Giulia e Daniele nuotavano e si rincorrevano tra schizzi e risate. Francesco restava un po’ in disparte, immerso fino al petto, fingendo di godersi il mare mentre tentava — invano — di calmare i bollenti spiriti.
«Ah! Ti ho presa!»
Daniele la cinse in vita e la sollevò con un gesto deciso. Lei gridò, rise, si divincolò, ma nel movimento finì per strusciarsi contro di lui. Sentì chiaramente quel rigonfiamento duro spingerle prima contro il sottile costume a brasiliana, poi sulla parte bassa della schiena.
Fece finta di nulla, anche se una punta di compiacimento — quasi primitiva — le si accese negli occhi. Lo spinse via, si torsero in una lotta scherzosa, ma le mani di lui la toccarono ovunque: le cosce, il fondoschiena, perfino il seno. Gesti che nella confusione sembravano accidentali, ma che accidentali non erano affatto.
Gli sguardi si incrociarono.
Per un istante, Daniele le strinse i fianchi con fermezza. E lei, per un secondo che sembrò eterno, non si mosse.
Francesco rideva, li esortava a non farsi male. Ma dietro gli occhiali da sole osservava tutto. Ogni gesto, ogni sfioramento. Ogni intenzione.
L’erezione era ormai impossibile da nascondere. Sarebbe dovuto restare in acqua fino al tramonto.
E sapeva che più tardi, chiuso in bagno, si sarebbe masturbato ripensando a quell’attimo. A Daniele che prendeva Giulia in acqua. A lei che lo lasciava fare.
Quando quel gioco divenne troppo carico, i due si ricomposero e tornarono a nuotare vicino a Francesco. Sorridenti, accaldati, con uno sguardo quasi colpevole.
Restarono in acqua a chiacchierare ancora una mezz’ora, poi decisero di rientrare per prepararsi alla sera. Daniele aveva prenotato in un ristorantino sulla scogliera — uno di quei locali perfetti per le coppiette innamorate. Solo che, nel loro caso, il tavolo era per tre.
A casa, Giulia si rifugiò subito in bagno. Francesco si buttò sul letto, il cuore ancora in subbuglio, mentre Daniele si infilava nella doccia.
L’acqua di Giulia sembrava non finire mai. Il rumore del getto continuo faceva impazzire Francesco. La fantasia che si fosse toccata sotto la doccia, a completare ciò che era iniziato in mare, lo faceva sorridere con malizia.
Quando lei uscì, era irresistibile. Vestitino lungo con spacco vertiginoso, spalle nude, sandali col tacco. Il fondoschiena ondeggiava ad ogni passo. Il viso rilassato, soddisfatto, quasi appagato.
«Perché ridi? Non ti piaccio?» chiese, dolce ma un po’ pungente.
«Sei meravigliosa, Giu. Rido perché sono l’uomo più fortunato — e più invidiato — del mondo.»
Lei sorrise. Si avvicinò, gli si strinse addosso, le labbra affamate. Lo baciò con ardore, il corpo caldo che gli si strofinava contro, famelico.
Poi, con un sussurro e il viso a un centimetro dal suo, disse:
«Tieni a bada per stasera… questo trenino che sento spingere nei tuoi pantaloni. C’è una galleria che l’aspetta.»
Un ultimo bacio a stampo, poi si allontanò per finire di prepararsi.
Francesco restò lì, le mutande umide della sua eccitazione. Non l’aveva mai vista così accesa. Il suo piano… stava funzionando.
A cena, i calici si svuotavano uno dopo l’altro. Il vino scioglieva le inibizioni. Daniele, ormai allegro, non si tratteneva:
«Sei pericolosa vestita così. Nessuno riesce a toglierti gli occhi di dosso. Siamo gli uomini più invidiati dell’isola.»
Francesco annuiva, complice, e dentro di sé sorrideva. “Nostro”, pensò. Non “mia”. Era proprio questo il punto.
Giulia brillava. Gli occhi lucidi, il sorriso lascivo.
«Dovrei essere io a invidiare me stessa… con due uomini così belli e premurosi accanto.»
Sollevò il calice, accavallò le gambe con naturalezza, lasciando che lo spacco del vestito rivelasse una distesa abbronzata e liscia fino quasi ai glutei.
La tensione sessuale era palpabile. Un osservatore esterno avrebbe pensato che fossero un trio perfettamente complice, e che quella notte si sarebbero dati a ogni perversione.
Molti uomini al ristorante li guardavano di nascosto, le mogli ignare al loro fianco. Tre giovani, liberi, belli. E quella donna da sogno, che sembrava appartenere a entrambi.
Nel tragitto verso casa scherzarono ancora, ballarono in mezzo alla strada, si fecero foto. Ogni occasione era buona perché Daniele le sfiorasse la gamba o le posasse una mano sul fondoschiena.
Ma, una volta a casa, il sogno sembrò spezzarsi: si salutarono, ognuno nella propria stanza.
Francesco si era illuso. O forse no.
Quella notte, fece l’amore con Giulia come non accadeva da tempo. Ma la tensione, l’eccitazione, la fantasia… tutto finì troppo in fretta.
«Beh… questo più che un treno era un espresso ad alta velocità» scherzò lei, tenera ma un po’ delusa.
«Eri troppo bella. Ti desideravo troppo» si giustificò lui. E in parte era vero. Ma il vero motivo era un altro.
Lei si accoccolò contro di lui.
«Non fa niente amore. È comunque un bellissimo complimento.»
Sapeva di essere stata irresistibile quella sera. Si sentiva viva, desiderata. E quando, sotto la doccia, si era lasciata andare con il soffione sui punti giusti, si era sentita sporca… ma incredibilmente viva.
Ciò che non sapeva, era che anche Francesco aveva un segreto.
Il suo orgasmo rapido non era un fallimento, ma il segno evidente di quell’ossessione profonda.
L’idea che, prima o poi, Daniele l’avrebbe presa davvero.
E lui sarebbe rimasto lì. A guardare.
Giulia e Francesco – Capitolo 2 – Tenerife
3 Comments
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Bellissimo racconto, ti prego di non far passare troppo tempo per il prossimo capitolo.
Grazie mille, ho già mandato in pubblicazione il terzo capitolo ora dobbiamo solo aspettare i tempi di verifica e pubblicazione
Peccato tutto questo tempo