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“Ti è piaciuto, Tesoro!” – è stata la tua ultima domanda, prima che il silenzio cadesse alle mie spalle. Non so se dormissi o se il torpore ti avesse tolto la parola e l’intelletto. Ma dopo un po’ ho capito dal tuo lieve ronfare che dormivi proprio alla grande. Soddisfatto il tuo bisogno ti ristoravi delle fatiche del sesso pacificamente appoggiato contro la mia schiena.

Ho sospirato piano per non svegliarti. Possibile che ogni uomo abbia l’insicurezza come stella polare della propria esistenza? Ogni volta la stessa domanda: “Sono stato bravo, Ti ho soddisfatta, ti è piaciuto?” Non so perché, ma è sempre la stessa. Eppure ne ho conosciuti di tipi! Ma tutti lì vanno a cadere.

Certo che sei bravo! Ci sai fare con… il sesso, anche se io sono una donna… ambivalente, comunque femminile. Anzi, meglio di una donna perché mi puoi usare nei due versi. Una donna double face! Che spiritosa che sono. Ora sguscio da sotto di te. Lasciandoti scivolare sul lenzuolo. Annaspi per un attimo poi la tua fisarmonica continua a soffiare. Scommetto che non lo sai che russi fastidiosamente!

Mi lascio cadere sull’imbottitura in rattan della poltroncina di vimini ad uovo ai piedi del letto. È girevole e lascio dondolare da destra a sinistra e viceversa. Intanto penso. Automaticamente cerco una sigaretta da mettere tra le labbra, poi mi ricordo che non fumo più. Guardo sul comò basso affianco a me e sono golosamente attratta da un bonbon di cioccolato della scatola che mi hai regalato. Leggo la marca. Ottima. Scarto l’involucro dorato e accosto la prelibatezza alla bocca. Dopo tanto da “fare” sento la necessità di qualcosa di corroborante.

Il cioccolato si liquefa lentamente al caldo dell’alveo, mentre la lingua ci sguazza in tanta dolcezza. L’effluvio risale per le coane nasali, sferzando il cervello, finché il liquido liquoroso nascosto in quella meraviglia dolciaria non comincia a sgorgare, permeando la cavità orale.
Un languore infinito si spande per tutto il corpo, facendomi librare nell’aria senza peso. Una rinnovata esperienza sensuale fa rivivere il mio turgido “amico” che si ridesta dagli stravizi appena vissuti.

Mi alzo e vado in bagno guidata dalla luce soffusa del punto luce notturno. Accosto la porta senza chiuderla a chiave, alzo la tavoletta del water e mi dilungo nei soliti venti secondi di gioia pura per svuotarmi dalle scorie vescicali, gratificando il meato uretrale col flusso pressorio continuo. Mi dirigo alla doccia dopo essermi guardata allo specchio a parete.

Mi sfilo la parrucca e la adagio delicatamente sull’appendino della parete lontana dalla doccia. Mi riguardo alo specchio, ammirando l’areola dei capezzoli orlati di scuro e ben ritti e turgidi; accarezzo la linea dell’addome leggermente prospiciente e giungendo al pube. La mano accarezza il flessibile appena rigonfio che pende, ormai inerte. Mi accosto alla doccia e sposto la leva per un getto leggero, tanto per riscaldare l’acqua. Entro nella doccia accostando la porta alle spalle.

Il vapore inonda l’ambiente, annullando la trasparenza del vetro. Lascio che l’acqua scorra sulla mia testa, mentre m’insapono; poi, sollevo il soffione dal fermo della colonnina e risciacquo ogni parte di me, giungendo all’inguine. L’acqua che scorre mi dà una nuova fantasia e aumento il getto sul mio povero “uccellino”. Progressivamente sposto la leva del rubinetto verso sinistra, aumentando la temperatura. Il “flessibile” si distende, aumentando di dimensione e indurendosi sempre più, mentre già vado in brodo di giuggiole.

Continuo irremovibile, mentre il calore dell’acqua stimola l’eiaculazione che reprimo per prolungare il godimento, quando avverto un flusso d’aria più fredda che mi investe sulle spalle… e mi sei di nuovo dentro. Amore mio! Mi prendi così, alla sprovvista, e di nuovo mi penetri col tuo lungo bastone. Avverto la sua lunghezza, la sua nodosità, mentre mi strofini l’intestino, mi branchi gli arti, mi mordi l’omero, la spalla, mi copri di baci e di morsi. Ora sì che posso venire, Tesoro mio!

Nina Dorotea

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