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1 L’INCONTRO.

Erano da poco passate le 15.

Una giornata uggiosa aveva accompagnato la mia attesa. Fermo lì alla stazione, un pò infreddolito, nella mia macchina, aspettavo. Alla radio una canzone popolare cercava di far breccia in quel gelido pomeriggio e di riscaldare un pò il mio stato d’animo. Passavano i minuti e il treno tardava ad arrivare e io mi lasciai andare ai miei pensieri.

La immaginavo elegante nei suoi vestitini che era solito indossare, calzare i suoi ormai famosi stivali, comparire sull’uscio della rampa che dal terzo binario portava nella piazzetta antistante alla stazione.

Cosa le avrei detto, cosa le avrei fatto, cosa avrei osato!

Erano queste le domande che si affollavano nella mia mente che affannosamente cercava di dare una risposta, ma senza risultato.

Ormai il tempo passava e i miei pensieri avevano creato in me uno stato di torpore, di estasi che soltanto il suo pensiero sapeva creare, eccitandomi.

Fui risvegliato di soprassalto dall’apertura della portiera della mia macchina.

“Ma non vede che sono parcheggiato e aspetto una persona, su!!!” – faccio all’ombra che ormai era quasi totalmente dentro la mia macchina.

Non vi fu risposta e la donna si accomodò sulla poltrona del mio fuoristrada.

Quasi svenni.

Era lei.

Avvolta da un cappotto color nocciola, pantaloni e scarpe comode era li seduta e guardandomi disse – “Beh il mio saggio e onorato maestro di libidine ha perso la parola?” esclamò con fermezza.

Mi ci vollero un po di attimi per riprendermi.

La femmina che avevo conosciuto in chat tempo addietro e con la quale avevamo ormai un rapporto tenero di erotismo comparve e si materializzò li davanti a me.

Farfuglio qualcosa e nel mentre prendo le sue mani tra le mie. Calde, vellutate, lunghe, curate ma soprattutto ferme.

Lei non mostrava alcuna esitazione ne alcun imbarazzo.

Si mise comoda togliendosi il cappotto che la rendeva un po goffa. Notai subito che indossava una camicia bianca e il suo fisico mi apparve per quello che era. Alta sinuosa, statuaria. Un profumo che difficilmente dimenticherò, avvolse i miei sensi.

“La camicia è di tuo gradimento?” – mi disse avvicinandosi pericolosamente. Intanto, più di un bottone della camicetta, nell’entrare in macchina, si era aperto! E dall’aumentata apertura faceva capolino la curva del suo seno… dall’alto vedevo i suoi capezzoli,

“Posso… posso abbracciarti?” – chiesi riuscendo a dire finalmente qualcosa

Mi si butto tra le braccia quasi a farmi male e mi strinse a se.

Sentì il suo seno premere sul mio petto e la sua bocca sfiorare la mia.

“Andiamo!”- mettendo all’improvviso in moto la macchina – le dissi

Camminammo per quasi venti minuti e la giornata uggiosa ormai era diventata improvvisamente luminosa, solare.

“Allora i miracoli li fai per davvero” – le dissi

Capì subito a cosa mi riferisse abbozzando un sorriso malizioso.

Mi fermai davanti ad un bar.

Ci accomodammo ad un tavolino in un angolo accuratamente preparato e ordinammo due caffè alla cameriera.

Una bella ragazza, la cameriera, sfacciatamente troia che sculettando all’improvviso scomparve dietro al banco.

Conversare con lei si rivelò incredibilmente piacevole. La punta di timidezza che non la abbandonava mai, poi, mi mandava letteralmente il sangue alla testa. Si vedeva, infatti, che le piacevo, anche realmente, ma il suo contegno non le permetteva di sbottonarsi nemmeno un pochino; e questo suo atteggiamento riservato, un po’ pudico, quasi all’antica, così raro, oggi, in un mondo dove tutte te la sbattono in faccia appena possono, mi faceva davvero andare fuori di senno.

La tentazione di baciarla di toccarla era forte ma avevo paura della sua reazioni.

Avevo sempre messo lei al centro di comando, sempre lei a dover decidere e sempre lei al primo posto per tutto.

Aveva deciso lei di incontrarmi. Mi aveva contattato la sera prima. Un corso di lavoro organizzato all’ultimo minuto.

Ora era li davanti a me più bella e femmina delle foto che mi aveva gentilmente mandato.

“Sai Mimì sono stata fino all’ultimo indecisa a chiamarti. Conosci ormai come sono fatta e non vorrei trovarmi più di tanto coinvolta ma la curiosità è donna e tu lo sai vero?”

Quelle parole avevano avuto un effetto orgasmico in me.

Ora più che mai cercavo di restare fermo e ordinavo a tutte le membra del mio corpo di rimanere immobili. Non volevo per niente crearle reazioni che avrebbero potuto rompere quell’incantesimo.

Era già tutto meravigliosamente bello. Guardarla, sentire il suo respiro, odorare la sua presenza.

“Ma che fai. Siamo oramai finalmente uno vicino all’altra e tu sei lì, in trance. Stai bene?” mi chiese.

Il mago della seduzione che lei aveva conosciuto stava facendo una magra figura e tutto per il suo modo di essere non invadente. Di non osare.

I nostri occhi rimasero in costante contatto e sentimmo entrambi brividi scendere lungo la schiena.

Mi prese la mia mano…

“Sai starò quattro giorni e tre notti fuori casa per questo corso di aggiornamento dalle nove alle diciotto, vorrei rilassarmi e godermi la donna …femmina che è in me, tu hai programmi?idee?impegni? Passeremo qualche serata insieme…? Entrambi siamo sposati, questo lo sappiamo… ma chissà…, ti dico prima di tutto di rilassarci, di stare a nostro agio, che ne dici? Come mi trovi nella realtà?”.

Tutte quelle domande a raffica mi ubriacarono ancora di più e nel mentre accennao a qualche risposta lei continuò

“Sei un bell’uomo, dall’aria intelligente, dagli occhi vivaci e porcellini…, pensaci e domani me lo dirai, ora mi accompagni all’albergo, sono stanca.”

“Sei una donna fortunata! Questa settimana sono libero!” Risposi alla valchiria che era protesa davanti a me. Con uno stratagemma riuscì a farmi dare il nome dell’albergo dove avrebbe alloggiato.

Uscì con una scusa dal bar per rientrare subito dopo. “Bene Titti – ti accompagno!” Dopo un breve tragitto trascorso quasi in silenzio arrivammo all’hotel. Presi la sua borsa e la accompagnai.

Stanza 123

“Ti auguro di recuperare un po’ delle tue forze chissà domani potrebbero servire” le dissi maliziosamente e baciandola sulla guancia la salutai. Restò sola nella stanza e dopo una mezz’ora sentì bussare alla porta.

“Signora Tiziana? Ho qualcosa per lei”- disse una voce sconosciuta.

Aprì e la figura del fattorino era completamente sovrastata da un mazzo di rose e fiori di campo. “Per lei”- disse andando via. Stupita, accolse quell’omaggio notando che era accompagnato da un biglietto profumato.

“Mai ti è dato un desiderio senza che ti sia dato anche il potere di realizzarlo. Mimì”

La donna contemplò la bellezza di quei fiori, il profumo ed i colori, guardò la stanza molto confortevole, poi la valigia le ricordò che dovevo sistemarsi, posò abiti ed abitini nell’armadio, la biancheria nel cassetto, prese poi l’occorrente per una doccia, e mentre si spogliava fissò il suo corpo nudo nello specchio, notando i capezzoli eretti e la peluria che a stento proteggevano la sua fessura, invitante ed accogliente fedele compagna dai tempi della scuola, dell’università e post-università, si toccò sentendola bagnaticcia, capì il motivo.

L’incontro con quell’uomo-amico dei suoi segreti virtuali, serio, affascinante, mentalmente sveglio, libidinoso e anche perverso, l’aveva adrenalizzata e il suo sesso apprezzava il coinvolgimento.

La voglia di toccarsi era tanta ma preferì andare a dormire mezza nuda.

Un ultimo pensiero all’uomo e si ritrovo a dire ad alta voce: “Buonanotte”.

“Buonanotte! …nemmeno la buonanotte le ho dato” – mugugnavo nello scendere con l’ascensore

Fuori dall’albergo mi aspettava la mia macchina ormai priva di quell’angelo che mi aveva procurato emozioni a non finire. Restai fermo un po con le mani al volante mentre il suo profumo che aveva avvolto l’abitacolo mi induceva pensieri peccaminosi. Il suo profumo forte intenso era sempre piu penetrante e avvertivo anche un leggero odore di donna…

Mi accorsi di un qualcosa sul sedile…

Toccai nella penombra il misterioso oggetto e con mio stupore mi accorsi che erano i suoi slip…

Li presi velocemente e senza pensarci su, li portai al cospetto del mio olfatto…

Odore di femmina misto ad un profumo agrumato alterò il mio equilibrio già precario.

“Tiziana ci sei riuscita. Sei una degna alunna. Una capace femmina moderna…”- pensai

Intanto una pressione sempre più forte premeva i miei pantaloni ed esplosi restando bagnato immediatamente, venni solo annusando il suo minuscolo triangolo!

“Chissà poteva funzionare – mi dissi – bastava solo aspettare poche ore… erano le 21 mancavano solo 3 ore”

La luce soffusa lasciava intravedere la donna seminuda che dormiva nel suo giaciglio…

La sua figura compariva per meta da sotto le lenzuola mostrando le lunghe e sinuose gambe mentre i suoi seni facevano capolino dalla camicia indossata.

Le ciocche dei suoi capelli, neri corvini, avvolgevano il suo viso, sembrava stessero proteggendolo.

23:59

tic tac

00:00

Partì all’improvviso, una musica soft che regalava alla già penombrosa stanza un’atmosfera ancora più gradevole accarezzevole.

Una voce maschile, ferma decisa ma profonda, distinta pronunciò :

“Mai ti è dato un desiderio senza che ti sia dato anche il potere di realizzarlo.”

Un ripetere estenuante intervallato da silenzi, incessante, sempre più in crescendo.

La litania portò Tiziana a svegliarsi dal suo torpore, dapprima un pò impaurita poi pian piano riconoscendo la voce, infine rassicurata dalle parole che diventavano più lucide, delineate, dirette.

Si reso conto dopo un po’, che qualcuno aveva appoggiato un piccolo registratore dietro alla tv.

Si rigiro nel lettone e si accorse del pensiero perverso che l’aveva portata tra le braccia di morfeo ritrovandosi con la sua amica di sempre nuda e ancora semiumida.

Provò piacere a vedersi cosi nuda, a gambe aperte con la musica che ormai cominciava a cullarla…

Il pensiero di Mimì era ormai forte tant’è che la sua mano non esito a toccare il suo centro di gravita.

Mentre si stava lasciando andare, la musica mutò in una più ritmata e la voce incominciò a parlarle.

“La tua mente razionale mi ha indotto a lasciare la stanza e a rispettare le tue volontà, la tua mente razionale mi ha portato a sacrificare le mie emozioni in rispetto delle tue” recitava la voce con cadenza calma e parsimoniosa.

“Posso avere rispetto dei tuoi propositi ma ho voglia di te. Adesso. Ora… Ora ti guiderò così come lo è stato finora. Tiziana seguimi e proverai magiche sensazioni…”

La donna sobbalzò a quelle parole ritrovandosi seduta nel letto. Davanti a se lo specchio della stanza rifletteva la sua figura con riflessi dorati dati dalla luce proveniente dalla strada. Riusciva a vedere nettamente un solo seno uscire dalla camicia semisbottonata mentre la sua micia era lì sorniona ma completamente aperta.

“Se hai voglia e desiderio di me vorrei che stasera ti toccassi, altrimenti…”- continuò il nastro.

“… altrimenti mi arrendo a te, te che sei la stella che brilla nel firmamento del mio profondo inconscio libidinoso, te che sei la scintilla che fa accendere il fuoco di passione, la tua bellezza illuminerà questa notte, in questa notte senza stelle, abbraccia il tuo cuscino e fa come se fossi io il mio petto villoso, almeno questo fallo. Mai ti è dato un desiderio senza che ti sia dato anche il potere di realizzarlo.

Buonanotte micia…”

Un idea selvaggia bussò nella mente della donna, si alzò in fretta e si rivestì lasciando di proposito il suo intimo nella valigia, lo telefonò. Una leggera introspezione rivelò un aumento di desiderio di lui con una tendenza a donarsi alle sue fantasie.

Ormai perso nei miei pensieri erotici, generati da questa fanciulla comparsa nella mia vita, che tra l’altro si era rivelata molto più bella, molto più femmina di quello che traspariva dalle foto, fui scosso all’improvviso dal trillo del mio cellulare. Era lei!

“Portami a fare un giro in macchina non riesco a dormire”.

La conversazione si chiuse quasi immediatamente e mi ritrovai con la macchina in viaggio verso il suo albergo. “Quando sei giù non salire – mi aveva detto – fammi uno squillo e scendo”.

Avvolta dal suo soprabito salì in macchina e mi bació. Un bacio fugace.

Labbra calde e con un buon sapore. Prese la mia mano e la portò sotto il suo vestito con mia grande meraviglia.

Il suo sesso era qualcosa di speciale. Caldo, quasi umido, non feci a tempo a pensare altro che la donna riporto la mia mano al di fuori di se.

“Dai andiamo – mi disse – voglio visitare Roma di notte.”

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