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Il trattamento Ludovico 5

By 21 Agosto 2022No Comments

(per errore ho pubblicato questa storia come ”il trattamento Ludovico 4”, ho corretto il titolo e quindi potreste averla già letta, ho già inviato il capitolo 6, mi scuso. )

mentre bevo mi viene la voglia di infilarle dentro il collo gelido della bottiglia, {ne valeva la pena?} mi sussurra un’inesistente Sara all’orecchio{ Perché sappi che per questa cosa ti farò male, molto male} cazzo…sono nei guai.

Maria era seduta di fonte a me, il culo sul gelido tavolo, aveva le labbra della fica rosse come lo era anche il viso, gli occhi lacrimosi, il suo viso triste spense il mio sorrisetto da testa di cazzo, ero nuovamente preoccupato per lei, tanto preoccupato da zittire le voci…la voce che avevo in testa, (faccio schifo!) disse lei “perché dici questo?”, “come ti viene in mente?” (non riuscivo a far sborrare il tuo cazzo…la mia fica non serve a nulla! È inutile) “la tua fica è perfetta, mi pento di tutto il tempo che abbiamo perso”, “è solo che..” (solo che?),
“Mary…” cadde il silenzio, cominciai a respirare profondamente come se stessi per lanciarmi da una scogliera, “Mary…ho dei mostri dentro la testa”, “mostri che mi impediscono di godere della vita, di godere di una cosa bella come te, sono uno schiavo in catene”, un’ombra di preoccupazione comparve sul suo viso, si sedette accanto a me, (raccontami), le parole uscirono lievi dalla mia bocca, erano come un fiume che dopo aver abbattuto una diga si era calmato ed ora le sue acque fluivano calme, mentre parlavo mi prese il cazzo in bocca e cominciò a nettarlo con delicatezza, io continuavo a parlare, e lei…lei mi faceva delle magie, non ricordo quanto durò il mio parlare, ma ricordo come finì, (il tuo pene è lindo e duro) disse sorridendo, mi sdraiai sopra di lei, la mia verga entrò senza il minimo impedimento, affondai in profondità e lei mi regalò un gemito, mi sembrava di avere un cazzo nuovo di zecca, niente dolore, nessun fastidio o arrossamento, cominciai a spingere sinuosamente e lentamente, lei gemeva, eravamo finalmente solo io e lei, niente mostri, niente paure, solo i nostri due corpi che si davano piacere a vicenda, lei venne ed io sborrai copiosamente, liberamente, la baciai sulle labbra e poi la baciai nuovamente sulle altre labbra, il suo sapore sovrastava il mio, volevo farla godere il più possibile, mi venne in bocca, la guardai, era felice, anche io lo ero, (ho deciso) annunciò sorridente (ho deciso, domani gliela do, domani faccio sborrare Marco) un moto di gelosia scosse il mio inguine, lei corse in bagno saltellando, “quanto cazzo era bella? Ed io quanto cazzo ero coglione?”

E’ notte, la città è buia, Maria avrà già un cazzo per le mani, il pensiero di lei montata dal suo stallone mi provocò una stilettata di gelosia, pensai al suo volto in preda agli spasmi del piacere ed una pompata di sangue arrivò a gonfiarmi il membro, ero geloso, ero fottutamente geloso e mi stavo eccitando, arrivò un messaggio, era Maria (rispondi al telefono ma non parlare), la chiamata non tardò ad arrivare, risposi.

Dei gemiti feroci mi sorpresero, Maria stava oscenamente godendo, stava scopando come un’ indiavolata, lo stava facendo per me? Lo stava facendo con me? Godeva nel sapere il mio cazzo duro? Ero il terzo incomodo? Ero il cornuto? Marco le era complice? Maria urlava sguaiata “vaffanculo a tutti” pensai mentre mi afferravo la verga, cominciai a smanettarmi, (sfondami) urlò la troia, {TI SPACCO! TI SPACCO PUTTANA!} Marco la stava sbattendo come una furia, vedo che la fica della puttanella si è ripresa bene, sentivo le molle del letto cigolare, sembrava che si stesse per spaccare, io continuavo a segarmi seguendo il loro ritmo, la sentii urlare a denti stretti, l’aveva presa per i capelli, lo sentii sputare, la stava sottomettendo ed a lei piaceva (SONO BRAVA A PECORA VERO?) {SEI UNA TROIA IN CALORE}, i colpi continuavano a susseguirsi furiosi, lei sussurrò quasi in estasi (se mi monti come si deve mi faccio sfondare il culo), l’immagine di lei impalata da un grosso cazzo mi fece perdere il controllo, sborrai, sborrai su pavimento, continuai a segarmi fino ad aver sputato l’ultima goccia di sperma e mi sedetti sul divano con la verga di fuori, loro dal telefono ancora andavano come treni, mi accesi una sigaretta e cominciai a fumare, guardavo il mio cazzo inutile, era grosso, ma a sentire come godeva con Marco mi sembrava di essere un eunuco, impotente ed incapace, mi veniva da piangere, fumai lentamente, vedevo accendersi la brace della sigaretta attraverso il riflesso del vetro, li dentro vedevo un uomo distrutto, continuai a fumare accompagnato dai suoni del loro amplesso ed una volta finita la sigaretta e schiacciatala nel posacenere chiusi la conversazione, loro ancora ci davano dentro, lo stavano facendo lentamente, ma ancora la stava spingendo, “ma sì Marco, sfondale il culo, prendila, è tua, te la meriti, alla fine sono io che ho perso tempo, sono io quello che l’ha fatta scappare e poi, e poi alla fine dei conti la scopi veramente bene, però ti prego” e giuro che questo lo dissi come una preghiera ”ti prego, rendila felice” .

Il telefono suonò, era un messaggio di Sara: scommetto che hai sborrato piccolo porcellino, domani, domani dovrai rendermene conto.

Ero distrutto e schiacciato in tutti i modi in cui una persona potesse esserlo,“vorrei morire”.

Continua.

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