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Capitolo 6 di 6

Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, scrivete a william.kasanova@hotmail.com

Il sole è alto e la luce entra dalla finestra con un’inclinazione piuttosto accentuata quando mi sveglio. Le persiane sono rimaste aperte da ieri sera, e forse proprio questo mi ha strappata dal sogno in cui Luca possedeva il mio corpo con sua sorella.
Un’ottima continuazione di quanto accaduto la notte appena trascorsa, e non sono solo io quella che si è stancata più che a sufficienza per perdere buona parte della mattina a letto, giudicando dal ragazzo e dalla sorella accanto a me, nudi e addormentati, sporchi di fluidi corporei. Mai quanto me, comunque, come posso giudicare quando abbasso lo sguardo sul mio stesso corpo.
Abbiamo dormito sopra le coperte, rese ormai rigide dalle macchie biancastre, segni della notte di sesso appena passata. Un dildo giallo, un vibratore azzurro e il mio sono naufraghi nelle pieghe del copriletto lordo, sporchi anch’essi degli orgasmi di più di una persona. Adesso che ci penso, non riesco nemmeno a ricordare quando è comparso, ma soprattutto in chi è scomparso, il vibratore azzurro…
Sara, alla mia sinistra, dorme su un fianco, appoggiata sui suoi grossi seni, le gambe accavallate come a proteggere il suo sesso, nonostante ciò che gli è successo, più o meno attivamente, nelle scorse ore. Odo appena il suo respiro quando l’aria passa nel naso, muovendo una ciocca di capelli rossi che le cade davanti al viso.
Luca, invece, è alla mia destra, e russa leggermente nonostante sia sdraiato supino; un braccio è sul proprio torace muscoloso e le gambe sono leggermente aperte, il cazzo che mostra alla perfezione cosa si intenda con “alzabandiera”. A quella vista, sento il desiderio rinascere in me, nonostante abbia occupato, e riempito, di ogni mia cavità con un’irruenza che, prima della notte passata, avevo unicamente teorizzato.
Mi è impossibile non allungare una mano mentre mi mordo il labbro inferiore e accarezzare la pelle sulla punta sporca di sborra e rugiada secche a scaglie.
Forse il mio movimento è stato troppo deciso nel toccarlo, o è stato il cigolio emesso dalla rete del letto, ormai stremata dopo essere stata quasi sfondata dal figlio e dalla figlia della proprietaria del bed & breakfast, ma Luca si sveglia, sbattendo gli occhi, confuso. Gli ci vuole un momento prima di comprendere cosa ci faccia nudo nel letto di una delle stanze, anche se credo che, considerando il dolore che gli deve fare il cazzo per l’utilizzo recente, non deve fare uno sforzo per capire cos’è accaduto.
Volta il capo nella mia direzione e, per la prima volta da quando ha saputo che sono la travel influencer che avrebbe soggiornato qui gratis, mi sorride.
– Buongiorno, Nadia – mi saluta, e per la prima volta non mi chiama “troietta” o “puttanella”. Mi accorgo che la cosa mi spiace un po’.
Anche Sara si sveglia, ma invece di usare le parole mi augura il buongiorno appoggiandosi alla mia schiena con il suo grosso seno e abbracciandomi stretta. Sento un suo bacio posarsi sul mio collo e una sua mano accarezzarmi la figa, incrostata di orgasmi.
– Che ora si è fatta? – domanda il ragazzo notando che il sole è già alto.
– Mi sa che abbiamo fatto tardi – sussurra Sara, anche se la sua voce non lascia trasparire la preoccupazione del fratello, poi aggiunge un paio di mugolii mentre mi palpa un po’ una tetta.
– Sarà meglio darsi da fare – dice Luca, nonostante sembri palese non abbia voglia di alzarsi.
– Beh, sì, – ribatte la sorella, – è un bed & breakfast, e per quello che ricordo di inglese, in un bed ci siamo già ma dobbiamo ancora una breakfast alla nostra cliente.
Luca si lascia sfuggire un sospiro di disapprovazione, ma si muove per sollevare il busto dal bed, quando allungo una mano e lo blocco.
Sotto lo sguardo incuriosito del ragazzo, mi sciolgo dall’abbraccio della rossa e mi metto in ginocchio tra le gambe di Luca. – Mi servo da sola, grazie – gli dico, afferrandogli il cazzo, mettendolo in posizione e adagiandovi sulla punta l’imbocco della mia figa. Non sono abbastanza bagnata, ma non importa: la cappella scivola con un po’ di fatica tra la mucosa, ma dopo pochi sobbalzi la cosa si fa più facile e piacevole, il grosso cazzo che mi riempie sia il sesso che la mente e l’anima. Mi appoggio con le mani sui suoi grossi pettorali e inizio a scoparlo, la rete che riprende a lamentarsi, i miei seni che si muovono seguiti dallo sguardo di Luca.
Sara prende il mio posto sul letto, si protende verso il fratello e lo bacia sulla bocca. – Adesso sei tu la sua troia – sostiene, divertita. – Magari, potresti essere anche la mia, di tanto in tanto, Luca. Magari anche subito – aggiunge dopo un istante, sorridendo, quindi si siede sulla faccia del fratello. – Leccamela, puttanella…
Vedo le mani di Luca afferrare le chiappe di sua sorella e affondare le dita nei muscoli. Un attimo dopo, la ragazza solleva la testa e una serie di gemiti lascia intendere che Luca si sta dando da fare con la lingua.
Cerco di non distrarmi dalla sensazione che mi sta dando il cazzo che scivola dentro di me, ma non posso pensare che, dopotutto, non dispiacerebbe avere un fratello anche a me…
– Goditi quella troia, stronzo – dice Sara, con una dolcezza che stride con le parole che pronuncia, mentre afferra i capelli del fratello che ha iniziato ad ansimare e a irrigidirsi, un attimo prima di venire dentro di me, – ma ricordati che la tua schiava sono io.

Finiamo di massacrare quel povero ragazzo verso mezzogiorno, a stento capace di alzarsi dal letto ormai sporco di sborra e desiderio a tal punto che Sara propone di bruciare le lenzuola per non far sospettare a loro madre che è stato fornito un servizio molto extra.
– Dovrò andare a riprenderla tra qualche ora – sospira Luca, sollevandosi a sedere sul letto. – Sarà meglio farmi una doccia… – aggiunge, constatando che è cosparso di scaglie di liquidi corporei di tre persone e puzza di sesso come non avrei mai immaginato. Mi vorrei proporre per lavargli la schiena e altro, ma ritengo sia più corretto aiutare Sara a mettere a posto la camera.

La stanza sembra tirata a lucido quando Sara e io abbiamo finito, molto dopo che Luca ha terminato di lavarsi ed è partito con l’auto per recuperare la madre. Senza arrivare alla soluzione estrema della rossa, riusciamo ad occultare le prove della notte di sesso che abbiamo passato con un po’ di olio di gomito e un giro di lavatrice per tutto quello che c’era nel letto. In effetti, era così lercio di liquidi corporei secchi che il lenzuolo era diventato rigido in diversi punti e abbiamo preferito lavarlo da solo, senza altri panni per non sporcare anche quelli di sborra e desiderio. Nonostante questo, sono convinta che se si usasse quel liquido che viene spesso nominato nei telefilm polizieschi per i residui corporei sulle scene del crimine insieme a qualche fonte di raggi ultravioletti, la stanza si illuminerebbe ugualmente come un’insegna al neon.
Un dubbio, comunque, è nato nella mia mente, e più cerco di zittirlo, più lui si fa insistente. Mentre Sara sta parlando di com’è gestire un bed & breakfast che non sta andando proprio benissimo e l’impegno di cercare di migliorare la situazione e l’aiuto a cambiare le lenzuola, mettendone altre fresche di bucato, io non posso evitare di porre la domanda.
– Non è la prima volta che… seducete una cliente, giusto?
Improvvisamente la ragazza smette di parlare e, per qualche motivo che non riuscirei ad immaginare, un angolo della stanza diventa per lei la cosa più interessante al mondo, mentre il lenzuolo sembra restare sospeso nell’aria sopra il materasso che non riesce a celare completamente le macchie della notte appena passata.
– Non c’è… nulla di male – mi affretto ad aggiungere, comprendendo di aver fatto una gran pessima mossa. – Non importa.
Sara respira profondamente dal naso, quasi stia inalando coraggio. – Non… preferisco non parlarne – dice, infine. Quelle parole, per me, sono la conferma del mio cruccio.
Comunque, mi basta questo. Ma, al contempo, nuove domande sbocciano da quella risposta, e alcune di queste non vorrei davvero che avessero una soluzione, tra cui se è stato tutto studiato nei minimi particolari per sedurmi.
– Comunque, mi è piaciuto fare l’amore con voi – la rassicuro, e sono sincera come poche volte nella vita, per quanto “amore” sia la versione molto edulcorata della parola che sarebbe più corretto usare descrivendo quanto abbiamo fatto con i nostri corpi nelle ultime dodici ore.
La ragazza si illumina, e io torno ad essere il fulcro della sua attenzione. – Luca scopa bene, è vero? – mi domanda, sebbene suoni più come una constatazione, come l’esporre una Verità universalmente conosciuta.
“Scopa bene” non è il termine che userei io, mentre sento del calore avvampare dentro di me al ricordo del ragazzo che mi possedeva più e più volte, bloccandomi contro il materasso e usando il mio corpo per il suo piacere. Cerco di non far notare alla sorella che mi sto stringendo le cosce nel tentativo di non infilarmi le mani nelle mutandine. Trattengo un sorriso all’idea che potrei chiedere a Sara stessa di farlo, e sono sicura che passerei un altro bel momento nel ruolo della sua puttanella, scambiandoci di nuovo fluidi e baci. In effetti, è solo il fatto che abbiamo passato un’ora a mettere a posto e pulire che mi trattiene dallo sporcare di nuovo.
– Sì, è bravo – rispondo, anche se il tono con cui pronuncio quel “bravo” lascia intendere che è solo un eufemismo. In realtà, non ha più stile di un animale, ma forse proprio questo a renderlo speciale, a riempire di violente emozioni quello che molti altri coprono di una soffocante attenzione. E, quasi contro la mia volontà, aggiungo: – Sei fortunata.
Il sorriso di Sara illumina i suoi occhi.
Il suono di un’auto che parcheggia accanto all’edificio ci riporta alla realtà. – Sono tornati – afferma la rossa, eccitata.
Prendo il mio zaino, controllo che il tablet e il piccolo vibratore siano al loro posto, metto a tracolla la sacca della fotocamera e mi avvicino alla porta della stanza. Lancio un’occhiata a Sara, scoprendomi infelice nel constatare che quella è l’ultima volta che la vedrò.
– Ciao Sara, è stato bello conoscerti.
Anche il sorriso della ragazza perde un paio di sfumature. Mi si avvicina e appoggia una mano sul mio fianco.
– Addio, Nadia – mi saluta – Scriverai bene di noi?
Sto per rispondere, ma le mie labbra non fanno in tempo a lasciar sfuggire la prima sillaba che quelle della rossa si appoggiano alle mie e la lingua si insinua di nuovo nella mia bocca. Lascio cadere a terra lo zaino e abbraccio le spalle di Sara, spingendo il suo grosso seno contro il mio e stringendo una sua chiappa, godendomi quel bacio di addio.
Ci lasciamo quando il suono della porta d’ingresso che si apre ci raggiunge attraverso il corridoio.
– Puoi essere certa che scriverò un ottimo articolo sulla vostra struttura – rispondo, gustandomi ancora il sapore della lingua di Sara ed il calore del suo corpo. – Magari, tralascerò il vostro “servizio speciale” …
Il sorriso della rossa è abbastanza ambiguo da farmi chiedere per un istante se sia d’accordo o meno alla mia intenzione.
Raggiungiamo il piano terra, dove Luca e sua madre sono nel salotto, aspettandomi.
La donna sorride, ben più sollevata di quando l’ho vista l’ultima volta. – Vuoi davvero già andartene, Nadia? – mi chiede.
Non spiego il motivo di andarmene il giorno prima di quanto avessimo deciso, ma la ringrazio per l’ospitalità e le stringo la mano, promettendo che sul mio sito apparirà una recensione più che benevola per il Vecchio Torchio. Abbraccio Luca, che mantiene il suo atteggiamento da duro. Lui avvicina il volto al mio ma, a differenza di Sara, non mi bacia. Mi sussurra, piuttosto: – Se torni qui con l’intenzione di villeggiare ancora a sbafo, ti prometto che ti rompo il culo.
Dev’essere una minaccia, credo, ma la voce gli si rompe in una sfumatura di piacere.
– Più di questa notte, intendi? – gli domando, a bassa voce.
– Vuoi scoprirlo?
Sento i miei seni irrigidirsi al pensiero e gli poso un fugace bacio su una guancia, facendogli sollevare appena gli angoli della sua bocca. Vorrei dargli anche una pacca sul sedere, ma non mi sembra il caso davanti a sua madre…
Saluto di nuovo e ringrazio un’altra volta per la splendida vacanza, quindi mi giro per afferrare la maniglia della porta d’ingresso. – Ah, scriverò un ottimo articolo sulla vostra struttura, ve lo prometto – aggiungo, prima di uscire.
La voce della donna è molto divertita, quando risponde: – Allora i miei due figli hanno fatto un buon lavoro.
– Sì – mi volto a rispondere, ma le parole mi si bloccano nella gola. Davanti a me trovo Luca e Sara che si stanno baciando… limonando per la precisione, come avevano fatto nei giorni precedenti davanti all’albero del giardino ma, al posto della pianta, c’è la madre, che ha una mano sulla spalla di ciascuno dei rampolli. La donna mi fa un occhiolino, sembra prossima a scoppiare in una risata.
– Spero non ti abbiano esagerato come hanno fatto con Fabiana, che se n’è andata sciancata – dice, sorridendo. – Quella troietta ha comunque lasciato una gran bella recensione sul nostro bed & breakfast su Internet, e sabato prossimo torna a fare un altro giro. Prenoto anche per te, tra un paio di settimane?

FINE

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