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L’ estate – Capitolo 14 – La potenza di uno specchio

By 20 Agosto 2020One Comment

La sera le due giovani erano intente a prepararsi per la cena. Sara fece una veloce doccia e, in attesa dell’orario, si tuffò sul lettone della camera a leggere. Poi fu il turno di Claudia. Scese al piano di sotto in accappatoio e con la borsetta del ricambio, entrò in bagno e si chiuse dentro. Si tolse l’accappatoio e ,dopo una breve doccia, rimase con gli slip e il reggiseno.
Mentre si incremava il viso ebbe modo di riflettere su ciò che era accaduto al bar. Rievocò con un pizzico di vergogna alcune scene,alcuni sentori…le mani di quell’uomo quasi dell’età di suo padre che le palpeggiavano il sedere e la fighetta in maniera oscena, le loro due manine intrecciate intente a segare, la sensazione di pienezza che percepì stringendo quel cazzo, così duro, i primi abbondanti schizzi di sperma che ricadevano sulla manina di Sara…arrossì con violenza mentre fissava il suo viso riflesso nello specchio.
Eppure era stato tutto così eccitante e nuovo, un’esperienza quasi travolgente. E Sara….era stata così decisa, così determinata. Sembrava quasi che avesse calcolato tutto e che sapesse fin dall’inizio cosa voleva e come lo voleva.
Era stupita dall’amica ,ma ancora di più era stupita da sé stessa. Non era mai stata una ragazza da avventure di una sera e anche nei rari flirt che aveva avuto prima del suo ex si era sempre controllata, impaurita da quello che i ragazzi avrebbero potuto pensare di lei. Non aveva mai ancora vissuto il sesso con quel senso di libertà e trasgressione che invece ora le si era prepotentemente presentato davanti. Se glielo avessero detto, non avrebbe mai e poi mai creduto che un giorno avrebbe fatto una sega a un perfetto sconosciuto. Ma non si era mai eccitata tanto, e questo lo dovette riconoscere, anche se faceva fatica a digerire del tutto l’esperienza.
A intrigarla fu soprattutto il fatto che,in pratica, avevano saldato il conto del bar con quel piccolo lavoretto….si era sempre scandalizzata quando al telegiornale aveva sentito di storie simili, di ragazze che in cambio di un piccolo “favore” avevano avuto dei benefici, l’aveva sempre considerata una cosa di cattivo gusto. In realtà lo pensava ancora eppure il viverlo da protagonista era stato profondamente diverso. Confessò a sé stessa che era una fantasia che aveva avuto, di tanto in tanto, e il renderla reale fu stupefacente e terribilmente eccitante.
In fondo, si disse, non avevano fatto nulla di male e lo avevano fatto in piena coscienza.

Quei pensieri la eccitarono di nuovo, vide la sua mano abbassarsi e le dita cominciare a sfiorarsi la fighetta da sopra gli slippini.
Completò lì,in bagno, ciò che avrebbe desiderato fare durante quei momenti al bar.
Si toccò a lungo, la dita che si erano già intrufolate all’interno delle mutandine e che ora giocavano lentamente con la clitoride. Quei ricordi erano così vividi e potenti che si bagnò in fretta, i corti e neri peletti ispidi già intrisi dei suoi umori vaginali. Si sedette sulla piccola poltroncina che zia aveva messo nello spazioso bagno proprio di fronte al grande specchio,allargò le gambe più che potè appoggiando le cosce sui due braccioli di lato e iniziò a toccarsi con la mano destra, mentre con la sinistra abbassò di un poco il reggiseno,senza slacciarlo, liberando un capezzolo, reso già turgido dall’eccitazione. Lo stuzzicò con costanti movimenti circolari del dito , mentre con la mano destra aveva già scostato il lembo delle mutandine. Continuò così per qualche minuto, le mutandine erano già ormai zuppe. Richiuse le gambe e le sfilò, buttandole sul pavimento. Riaprì le gambe quanto più potè, si guardò la fighetta calda e desiderosa, immaginò di venire scopata lì, sul divanetto, di essere penetrata con forza e decisione. Si vide riflessa nello specchio, la sua immagine la rapì, vide le gambe aperte, la fighetta completamente esposta, i capezzoli che spuntavano dai bordini del reggiseno. Desiderava come non mai essere riempita, soddisfatta,scopata. Al culmine dell’eccitazione armeggiò coi vari barattoli e tubetti di cosmetici,shampoo e bagnoschiuma che occupavano disordinatamente la mensolina di fianco a lei. Ne scelse uno che sembrava fare al caso suo, un grosso e lungo tappo di un’ enorme confezione di bagnoschiuma. Lo tenne stretto in mano,poi lo avvicinò alla bocca. Tenendolo alla base cominciò a leccarlo, facendo scorrere la lingua su tutta la superficie mentre con l’altra mano continuava a sditalinarsi, aumentando la velocità.
Curiosa, si osservò ancora insistentemente allo specchio mentre avvicinava le labbra alla sommità del tappo,che assomigliava molto a una cappella, e cominciava a succhiare. Andava su e giù con la testa, simulando un pompino, quasi come aveva fatto al bar quel pomeriggio, sempre tenendo gli occhi fissi sullo specchio, godeva intensamente nel sentirsi la bocca riempita e nel vedersi compiere quel gesto.
Non era certo la prima volta che giocava da sola ma ora percepiva un gusto diverso, una consapevolezza molto più marcata. Prima c’era sempre stato qualcosa che la bloccava,come se si vergognasse dei suo veri pensieri e come se quei gesti non le appartenessero. E,ovviamente, anche col suo ex fidanzato non era mai riuscita a lasciarsi andare, a liberare i freni inibitori che la ingabbiavano e, un po’ come stava accadendo a Sara con il suo moroso, si rese improvvisamente conto che voleva di più, l’esperienza del bar le aveva aperto un mondo nuovo.
Staccò poi il tappo dalle labbra e lo avvicinò alla fighetta,lo strusciò sulle grandi labbra con vigore , lo sentì diventare subito umido e scivoloso. Se lo infilò dentro a poco a poco, lentamente. Il tappo penetrava con estrema facilità, era lubrificata al punto giusto. Iniziò a muoverlo avanti e indietro, prima lentamente, assaporandone ogni singolo movimento, poi aumentò la velocità, mentre nel frattempo non toglieva lo sguardo dallo specchio. L’osservare masturbarsi aumentò a dismisura la sua eccitazione, ebbe quasi l’impressione di vedere un’altra persona. Le si rivelò quanto potesse essere eccitante la potenza di uno specchio. Alternò fasi di penetrazione a fasi di intenso strusciamento,strofinandosi la clitoride,sempre più gonfia.
Con la mano destra spinse il tappo sempre più a fondo, aumentò la velocità,osservando nello specchio il tappo che le scopava la fighetta, entrava e usciva come uno stantuffo. Pochi minuti e sentì salire un’onda di piacere, un violento orgasmo la scombussolò, serrò quasi le gambe e sentì intensi brividi di godimento attraversarle tutto il corpo. Gemette piano, per paura che gli zii potessero sentirla, e rimase immobile col fiato corto per alcuni minuti. Poi,rilassatasi, estrasse il tappo, lo ripulì sotto il getto d’acqua del rubinetto e lo rimise al suo posto. Si guardò la fighetta, tutta umida , arrossata e leggermente gonfia. Se la massaggiò ancora,con grande dolcezza. Poi si infilò le mutandine che aveva portato come ricambio, risistemò il reggiseno e, indossato l’accappatoio, uscì dal bagno, il viso ancora lievemente arrossato dall’intensa emozione, i pensieri che le affollavano la testa, quel grande specchio che le aveva donato una nuova e conturbante immagine di sè stessa.

 

Questo racconto è opera di fantasia. Tutti i personaggi,gli episodi e le battute di dialogo sono da intendersi come del tutto immaginari. Niente di ciò che è narrato è da alludere a persone,cose o situazioni reali.
Per commenti o consigli scrivere a : psychedelicat1@yahoo.it

 

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