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La decisione di George – 8° parte

By 11 Gennaio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

L’idea era lì. Latente. Nascosta. Stupida, senz’altro. Anzi folle. Ma c’era. Nonostante tutti i ponderati ragionamenti fatti a mente fredda per autoconvincersi che era la cosa più assurda a cui avesse pensato, quell’idea rimaneva innegabilmente piantata nel suo cervello. Erano passate circa tre settimane da quando Cindy era entrata nello sfavillante mondo di Aaron e le due feste a cui era stata, se da un lato l’avevano fatta sentire come una dea, dall’altro, una volta finito l’effetto ‘cenerentola’, la sua squallida vita da poveraccia l’aveva inghiottita nuovamente. Voleva soldi. Li voleva più di qualunque altra cosa al modo, era un chiodo fisso, una fiamma luminosa, di cui il cugino era stato l’ormai inaspettata scintilla. Non pensava ad altro, qualunque cosa facesse e spesso si distraeva perché tutta la sua fervida immaginazione era completamente impegnata ad escogitare un modo per fare soldi. Qualcosa in più dei cinque dollari l’ora che tirava su in quel buco dove lavorava.
‘T’ho detto che volevo una Coca, non una Pepsi!’ la prepotenza e l’arroganza di quel tono la riportarono vigile. Al tavolo che stava servendo era seduta l’ennesima baby-gang il cui membro più ‘vecchio’ avrà avuto si e no quattordici anni. Lo sbruffoncello biondo che si stava lamentando forse non ci arrivava neanche.
‘Scusami, mi sono sbagliata, te la cambio subito!’ rispose lei gentile e servizievole, voltandosi per accontentarlo, quando invece avrebbe voluto mollargli una sberla.
‘Anche la cameriera ritardata ci doveva toccare!’ brontolò, smargiasso, il ragazzino.
‘Bel culo però, hai visto?’ un’altra voce piuttosto infantile commentò.
‘Hehe! Si, anche le tette non erano male, hehehe!!’ chiosò una terza e Cindy ebbe il piacere di sentirli tutti, quegli appezzamenti indesiderati. Il cliente ha sempre ragione e il capo le aveva fatto capire che non aveva importanza quanto fossero maleducati, si sorrideva, ci si scusava e si accontentavano. Se ti stava bene, bene, altrimenti la porta era aperta e di poveracce che avevano bisogno di lavorare era pieno il quartiere. Il problema era che la clientela di quel buco era tutta uguale: odiosi ragazzini che sembrava si fossero coalizzati per renderle la vita un fottuto inferno.
‘Ecco, tieni e scusami ancora!’ disse zelante all’insipido moccioso che neanche la ringraziò.
Non poteva andare avanti così, non era vita quella. Non per lei, comunque. Lei era una principessa e le principesse navigano nei soldi. E nuovamente quell’idea tornò a fare capolino, ad ogni passo, ad ogni respiro, ad ogni mossa, sempre meno latente, sempre meno stupida, sempre meno folle.

Mary Reed stava spolverando il 72 pollici ad altissima definizione nel salone principale. Era stanca. Molto stanca. Quel lavoro si era rivelato assai più impegnativo di ciò che si sarebbe aspettata e tenere il passo con tutte le mansioni che le competevano era veramente dura. Lei però non si lamentava, non l’aveva neanche accennato ad Aaron e non l’avrebbe fatto. Non ne aveva la minima intenzione. Quello che lui le aveva regalato e continuava a regalarle era’ immenso. Valeva bene quel minimo di fatica!
Guardò fuori dalla finestra e sorrise, accentuando un po’ le borse sotto gli occhi che ultimamente provavano, senza grandi risultati, a rendere il suo aspetto meno avvenente. Prese un gran respiro e provò a vedere il lato positivo. Le parve di sentirsi meglio. Era un’altra giornata bellissima e il sole splendeva radioso mentre gli uccellini cingue’. A momenti non cadde per terra, in ginocchio. A questo non si era ancora abituata, nonostante accadesse svariate volte al giorno, ormai.
Il cicalino con cui Aaron la chiamava era stato sostituito da un ‘giocattolo molto più adatto al loro rapporto’ come le aveva spiegato il nipote. Avere un vibratore in figa che doveva necessariamente portare per tutto il tempo in cui era in casa sua aveva richiesto un certo’ spirito d’adattamento anche se lei l’aveva accettato senza fare troppe storie, come poteva di fronte a quel viso?
A dirla tutta, finché era spento era sopportabile. Il ragazzo, però, lo azionava con un telecomandino di lunga portata ad ogni piè sospinto, ogni volta che gliene saltava il picchio e lei doveva correre da lui per vedere di cosa avesse bisogno. ‘Correre’ era un eufemismo, naturalmente, visto che era tutt’altro che facile anche solo camminare con quel coso in movimento. Era fissato da una specie di strano slip che le lasciava il sedere completamente scoperto, casomai ad Aaron venisse voglia di usarlo. Solo lui poteva estrarlo a fine giornata, un’altra regola che il giovane le aveva imposto. Per la donna era infinitamente umiliante anche solo per il fatto che doveva chiedere il permesso al capriccioso nipote ogni volta che doveva fare pipì. Però non aveva mai goduto tanto, cazzo, mai! Si dice che la vita comincia a quarant’anni, beh per lei era stato così, le sembrava di non aver vissuto prima.
Cominciò a barcollare, avvicinandosi alla porta finestra scorrevole del salone ed uscì in giardino. Il padrone doveva essere nella piscina sul retro, quella principale era deserta. Prese un gran respiro. Quant’era dura muoversi così: il corpo le tremava di desiderio e lei si mordeva le labbra cercando di concentrarsi abbastanza da poter continuare a mettere un piede davanti all’altro. Doveva sbrigarsi, Aaron non era troppo paziente e se entro pochi secondi non fosse stata al suo cospetto’
‘Aaahhhh!!’ mugolò la donna. La potenza del vibratore era di colpo aumentata considerevolmente. Le ginocchia le si piegarono ma doveva resistere. Respirando con fatica e mettendosi una mano sotto la cortissima gonna, come se potesse attutire gli effetti del suo ‘cercapersone’. Era tutto inutile, naturalmente. Riprese a camminare e si affrettò ulteriormente finché non lo scorse sdraiato al sole, accanto al bordo della piscina, su un lettino reclinabile imbottito. Lo sentì ridere e si rese conto che stava parlando al telefono. Era nudo. Completamente nudo dalla testa ai piedi, eccetto per gli occhiali da sole e una collanina di cuoio, stupidi dettagli che però gridavano che razza di gran figo fosse.
‘Si, è vero, anche se gli interni non mi convincono granché!’ disse con aria di sufficienza il ragazzo. Lei si avvicinò e cercò di darsi un contegno, tirando su le spalle e stando dritta il più possibile mentre aspettava che finisse. Era proprio davanti a lei, una gamba riposava sul lettino, l’altra era piegata con piede a terra che giocherellava assente con l’infradito. Il suo corpo da divinità la abbagliò in tutto il suo avvenente splendore, triplicando la sua voglia e la sua eccitazione mentre il vibratore continuava muoversi dentro di lei. Il bellissimo atleta aveva il torace completamente glabro, i muscoli perfetti e ben definiti e un velo di abbronzatura dorato. Qualche goccia di traspirazione riluceva sotto il forte sole di mezzogiorno. Si grattò la pancia.
‘Si, lo so, amico ma penso che la comprerò, se poi non la uso avrò buttato 350.000 verdoni, che vuoi che sia!’ disse allegro e noncurante, ignorandola completamente. Mary non aveva la mente abbastanza lucida neanche per concentrarsi su quelle parole francamente offensive nei suoi confronti, considerata la sua situazione di semi-indigenza. Non ce la faceva più. La figa le colava giù per le gambe e si stava mordendo il labbro fin quasi a farlo sanguinare. Notò che il telecomando del suo vibratore era lì, sul tavolino, proprio accanto a lui. Se solo’
‘Quante, dici? Non me lo ricordo amico, tipo dieci o dodici, devi chiedere a Miguel, se ne occupa lui dei miei gioiellini!’ No, era troppo. Cominciò a mugolare poco prima che le ginocchia le cedessero, poi cadde giù, aggrappandosi al polpaccio di lui, che non batté ciglio, continuò a chiacchierare pigramente col suo amico:
‘Appunto, una Porsche in più o in meno che cazzo di differenza mi fa? Hahaha!!!’ la donna stava quasi per svenire dall’eccitazione. Sentì la fronte inumidirglisi di sudore tra il caldo e le vampate. Era un tormento perché non riusciva a venire solo col vibratore, eppure era sempre più eccitata. I suoi occhi erano incollati al suo cazzo maestoso a riposo, padrone di tutti i suoi desideri, come del suo destino. Bello, bellissimo, meraviglioso, di un bel rosa chiaro e coronato dai peli biondi aveva proprio l’aspetto di un re. Senza neanche rendersene conto cominciò a baciare il ginocchio di Aaron, in una tacita supplica, immaginandosi ben altro odore, ben altro sapore. Il ragazzo, se anche la guardava da dietro gli occhiali da sole, continuava ad ignorarla tranquillo come non mai. Lei credette d’impazzire mentre lo ascoltava, arrogante e splendido, con lei pateticamente aggrappata alla sua gamba, ad implorare perché anche solo la notasse. Dopo alcuni minuti arrivò la frase più bella che la donna avesse mai sentito.
‘Ok fratello, ci vediamo sabato alla festa, comunque!’ e riagganciò. Lei non riusciva neanche a parlare, lui posò pigramente il telefono sul tavolino, accanto al telecomando, poi si stiracchiò in maniera esagerata, sbadigliando e tendendo i muscoli cesellati. Incrociò le mani dietro la nuca, poi le disse:
‘Mi è venuta sete, portami qualcosa di fresco, zia.’ come una stilettata arrivò l’ordine. Lei continuava a mordersi il labbro:
‘mmmm’ si tesoro’ mmmm’ subito’. mmmmmmm’. ma potresti’ spegnere” lui fece lo gnorri, poi le sorrise:
‘Ooooppsss! Scusa zia” le disse in maniera palesemente finta ”l’avevo dimenticato, hehehe!!’ nel momento in cui premette il bottone, parte delle sue funzioni cerebrali tornarono e il cuore cominciò a rallentare. Si accorse che aveva sbavato il ginocchio del ragazzo. Lo pulì con la mano, poi si alzò con qualche difficoltà e gli disse:
‘Torno subito!’ corse in casa. Si sciacquò la faccia per riacquistare dominio, poi si affrettò a preparare il drink e a portarglielo.
‘Ghiaccio e limone, come piace a te, Aaron!’ gli disse zelante porgendogli il bicchiere di coca. Il giovane gli sparò il suo disarmante sorriso mentre lo prendeva.
‘Grazie zia! Sai una cosa? Mi sembri stanca.’ le disse con un tono che poteva passare per preoccupazione e lei minimizzò:
‘Ma no, tesoro sto bene!’
‘Perché non fai una pausa?’ lei fu un minimo stranita dalla sua gentile, quanto non esattamente consueta offerta.
‘Io” provò a dire ma lui aveva già deciso per lei:
‘Leccami le palle per un po’! Sono tutte sudate con questo sole” le disse in un tono che solo a lei poteva sembrare romantico, riempiendola di spasmodica gioia ”almeno mi fai compagnia mentre bevo!’ aggiunse dolce.
‘Oh, Aaron, tesoro, sei così gentile!!!’ gli disse smielata mentre s’inginocchiava ‘Grazie!’ concluse facendogli affiorare un sorrisetto da dietro i Ray-Ban.
‘Prego zia, consideralo un apprezzamento per tutto il lavoro che stai facendo, hehe!’
La donna stava già leccando e godendo e poté soltanto mugolare il suo assenso e la sua riconoscenza al ragazzo.
Questi sospirò, spensierato e bevete un po’ della sua bibita ghiacciata.
‘Lo sai, è così strano per me pensare che una volta eri una donna ricchissima, una che non ha mai lavorato un solo giorno!’ le disse ‘Sei così brava a farmi da serva, si direbbe che tu non abbia fatto altro!’ la donna era un po’ confusa dall’odore che continuava ad ipnotizzarla, ogni volta, però ascoltava quelle parole cercando di farsi un esamino di coscienza per capire se avessero fondamento. Stranamente ce l’avevano. Eccome se ce l’avevano.
‘Docile, rispettosa, ubbidiente” il ragazzo enumerava per l’ennesima volta le sue indiscusse qualità con quel sorrisetto un po’ arrogante ”sottomessa. Secondo me hai trovato la tua vocazione!’ le disse. Lei continuò a leccare, ascoltandolo e guardandolo, in adorazione. Prese un altro sorso, poi continuò:
‘Di sicuro sei più felice, dico bene?’ le chiese. La donna smise di sfamarsi per un attimo, scosse la testa:
‘Oh, Aaron, non sai quanto!!’ gli disse adorante e riprese a leccargli il sudore dalle palle. Lui sembrava sempre più divertito.
‘Beh, è comprensibile!’ le disse ‘Insomma, cosa te ne fai di una montagna di soldi quando sai che se lavori sodo puoi essere la mia puttana per un’ora o due?’ aveva la faccia immersa in mezzo alle sue gambe ma la sentì rispondere con un mugolato.
‘Non credi che i premi abbiano un” si fermò un istante per scegliere la parola giusta ”sapore migliore quando sgobbi per meritarteli?’ aggiunse con un risolino nella voce ‘Scommetto che leccare quel sudore t’ha rimessa al mondo, sbaglio? Hehehe!!’ lei gli sorrise. Quel ragazzino era un demonio ma aveva ragione. Ogni singola parola che aveva detto corrispondeva a verità.
‘No che non sbagli, Aaron’ gli disse, allargando il suo raggio d’azione anche all’interno coscia, dove l’odore era sempre forte. Di colpo la vibrazione ripartì e Mary gemette.
‘mmmmm’ Aaron’.’ lui sorrise:
‘Adoro questo giocattolo!’ le disse ‘Ti tiene costantemente arrapata ma non ti soddisfa e tu fai la brava e sei sempre efficiente, perché sai che è l’unico modo per godere!’ le spiegò saputello ed impudente ‘Come ti ho detto, lavori per essere premiata! Hehehe!’
La donna era tutta un tremito ed aveva cominciato a leccare con più energia, affamata più che mai.
‘Aaron’ mmmm’ ti prego’ mmmm’ posso succhiartelo?’ gli chiese supplice. Il ragazzo scosse la testa divertito.
‘Oh, zietta, te l’ho già concesso questa settimana, lo sai!’ la rimproverò dolcemente ‘Non voglio abituarti male, potresti rimanere delusa in futuro”
‘Ma Aaron” proseguì la donna sempre più supplice finché:
‘Hey capo!’ le esplose quasi il cuore e si tirò su mettendosi la mano davanti alla bocca, shoccata.
‘Derek!’ disse il biondo salutando uno dei due ragazzi che lavoravano nella villa. Lei lo guardava allibita, come se il segreto del secolo fosse stato rivelato. Si era completamente dimenticata che Derek fosse in casa, la voglia che aveva di cibarsi del suo Aaron le aveva cancellato persino quella basilare informazione. Che imprudente che era stata. Ed ora? Aaron tornò a guardarla:
‘Perché hai smesso? Rilassati, zietta, Derek e Miguel sanno tutto di te.’ le disse con una nonchalance che la atterrì. Scrollò le spalle e continuò: ‘Mi è sembrato giusto dirglielo, dopotutto gironzolano per casa tutti i giorni ed era ovvio che prima o poi ti avrebbero vista all’opera!’
La donna li vide entrambi sorridere.
‘Si, Mary, tranquilla! Noi non giudichiamo, è un paese libero!’ le disse il bel moretto che si occupava delle piscine. Indossava gli shorts ma era a torso nudo, un altro fulgido esempio di atleta, ed era letteralmente riscoperto di sudore.
‘Sentito?’ le disse Aaron. Poi s’indicò i genitali ‘Dai vieni qui e ricomincia, goditi il tuo premio prima che la pausa finisca!’ le disse furbetto e lei si gettò a leccare di nuovo. Li sentì ridacchiare ma la cosa non le importava. Se le sue parole erano sincere non doveva preoccuparsi.
‘Avevi bisogno di qualcosa?’ Aaron chiese all’altro ragazzo.
‘Beh, in realtà cercavo lei.’ rispose Derek indicandola ‘Ho finito di sostituire i filtri della piscina coperta, solo che ho fatto un gran casino, ho sporcato tutto il porfido” spiegò ”volevo chiederle se poteva darmi una mano a pulire” chiese il ragazzo, non si sa bene se a lei o ad Aaron, ma fu il giovane padrone a rispondere:
‘Nah, tranquillo! Pulire non è il tuo lavoro, amico, lo farà lei più tardi” disse, poi sorrise ed aggiunse guardandola ”ne stavamo parlando proprio adesso, vero? Di quant’è bello sgobbare per guadagnarsi un po’ di sano piacere?’ la donna alzò gli occhi dal suo scroto e li guardò, così giovani, così belli. Aspettavano una sua risposta:
‘No’ no’ certo, tesoro’ io’ pulisco io, non ti preoccupare” disse ad entrambi e tornò a leccare.
‘Hehe! Sei fortunata zia Mary, in questa casa non ti mancherà mai il lavoro, tranquilla!’ i ragazzi ridacchiavano mentre lei annuiva, in una sorta di limbo.
‘Sembra molto brava.’ commentò il moretto.
‘Oh, non sai quanto, dovresti farti spompinare ogni tanto, amico, ha la bocca perfetta!’ la donna li ascoltò ridacchiare, ipnotizzata dall’eccitazione e conscia solo a metà del fatto che la conversazione la riguardasse.
‘Beh, mi piacerebbe molto provarlo, in effetti!’ disse il moretto:
‘Oh, a lei non dispiacerà succhiarvelo quando ne avete voglia, ragazzi, anzi, la fate felice, vero zia Mary?’ il vibratore la portava sempre più vicina all’orgasmo ma con una lentezza inenarrabile e terribilmente fastidiosa. In quello stato d’animo avrebbe accettato di fare più o meno qualunque cosa ed annuì, non comprendendo fino in fondo a cosa sarebbe andata incontro.
‘Haha! Perfetto, ci conto allora!’ i due giovani si scambiavano sguardi furbi e sorrisetti scaltri e il loro tono era strano, era come se tentassero di nascondere il riso, senza successo però, l’ilarità era piuttosto evidente.
‘Perché non vai a farti una doccia in casa” disse poi Aaron ”passiamo a prendere Miguel e andiamo a farci un boccone in un locale giù a Malibu o a Santa Monica, ti va?’ l’altro sorrise.
‘Volentieri! Dammi un quarto d’ora, ok?’
‘Fa’ con comodo, amico!’ gli disse mentre l’altro si allontanava. La donna aveva assistito alla conversazione in maniera non del tutto partecipe e aveva carpito che erano accadute cose a cui avrebbe ripensato e di cui, probabilmente, si sarebbe pentita, ma in quel momento era quasi arrivata, era proprio lì, aveva le cosce fradice dagli umori che le erano colati con quella dolce tortura che aveva in figa, c’era quasi, stava per’ no’ no’ nooooo!!! Alzo il viso dai suoi genitali e lo trovò lì a sorriderle col telecomando del suo vibratore in mano. L’aveva spento.
‘Hai leccato abbastanza, è ora di tornare a lavoro zia!’ le disse allegro. A lei veniva quasi da piangere dalla frustrazione.
‘Aaron” gli disse supplice ”ti prego’ fammi’. venire’ ti prego” cantilenò mentre gli toccava l’uccello ”voglio sentirti dentro di me, ti prego” lui non si mosse dalla sua posizione di completo relax:
‘Vuoi venire, zia?’ lei annuì entusiasta.
‘Alzati la gonna e fammi vedere!’ la donna era in ginocchioni al lato della sdraio. Allargò le cosce e si mostrò a lui, fradicia, vogliosa. Il ragazzo sorrise, mosse il piede che aveva a terra e lo premette contro il vibratore. Alla donna uscì un grido soffocato. Era talmente sensibile che ogni minimo tocco le sparava brividi in tutto il corpo.
‘Aaron’ aspetta” ma il piede premeva e dondolava su e giù, muovendole il vibratore, sempre con maggiore forza. Poi arrivò il primo colpo, un pedata, non troppo forte ma la donna credette di impazzire. Aveva la bocca aperta e la lingua penzoloni, mentre se na stava con le gambe aperte a permettergli di prendere a calci le sue parti intime, di giocare col suo corpo, con la sua dignità, con la sua anima. Non ne poteva più era un orgasmo trattenuto da giorni. Lui ridacchiava mentre continuava a colpirla finché una pedata più forte delle altre fu la scintilla che la fece esplodere. La donna venne tirando indietro la testa dopo pochi secondi di quel trattamento e si accasciò a terra tentando di riprendere fiato.
Il ragazzo si alzò dalla sdraio ridacchiando e fece un tuffo in piscina.
‘Aaahhhh, si sta da dio!!’ esclamò, poi la donna lo sentì rivolgersi a lei ‘Ora stai esagerando zia, se non torni subito a lavoro dovrò trattenerti qualcosa dallo stipendio questo mese!’ le disse col solito misto di autorità smielata a cui lei era ormai totalmente assuefatta. Scatto in piedi dandosi una rassettata.
‘Perdonami tesoro, mi dispiace!’ si affrettò a dirgli. Lui ridacchiò mentre saliva lentamente i gradini per uscire dalla piscina. Lei afferrò un asciugamano e si affrettò ad asciugarlo, premurosa:
‘Così va meglio zia, brava!’ dalle spalle ai piedi, massaggiando adorante i suoi muscoli e la sua virilità sotto il suo sguardo divertito.
‘Divertitevi a pranzo, troverai la casa uno specchio!’ gli disse prontamente, ora carica di tutte le energie di cui aveva bisogno e lui ridacchiò mentre s’incamminava verso la villa:
‘E’ quello che mi aspetto, hehehe!’ lasciandola lì.

Mike aveva un peso sullo stomaco grande come un un macigno. Per quanto si sforzasse di sorridere agli altri e di far finta di niente, quell’oppressione costante lo faceva stare male. Si ritrovava a guardare fuori dalla finestra, completamente assente, mentre gli insegnanti spiegavano e non riusciva a concentrarsi a sufficienza neanche per svolgere il più semplice dei compiti.
Come cazzo glielo spiegava a suo cugino che era gay e che aveva una cotta stratosferica per lui?
‘Dio, ma perché proprio a me!?!?!’ pensò con rabbia mentre camminava per il corridoio al cambio tra la terza e la quarta ora, ascoltando solo per metà i suoi amici che chiacchieravano.
‘Mike, c’è Cindy!’ gli disse uno di questi dandogli una gomitata. Lui alzò lo sguardo e la vide scendere le scale verso il piano di sotto, seguita da’ Kyle Sullivan? Strana accoppiata, pensò Mike. Kyle era al secondo anno come loro, oltre ad essere un insopportabile coglione, Cindy era all’ultimo. Che poteva volere da lui? Come facevano a conoscersi? Sembrò l’unico turbato dalla cosa, però. I suoi amici, appurato che il ragazzo non volesse fermarsi a salutarla, avevano ripreso a chiacchierare d’altro e lui li accompagnò alla lezione successiva tornando a rimuginare sui suoi problemi.

‘Dai, qui va bene, entra!’ Cindy soppresse la voglia di dargli un pugno. Tutto di quel bamboccio la infastidiva: dalla sua vocetta nasale ai suoi stupidi capelli con l’onda piaciona sul davanti, dal piercing sul sopracciglio ai suoi vestiti finto-lisi, ma soprattutto quell’atteggiamento arrogante e compiaciuto con cui le sorrideva.
Entrò nel bagno dei ragazzi dopo che lui aveva controllato che non ci fosse nessuno.
Di tutti i tizi a scuola proprio lui aveva dovuto approcciare? Perché l’aveva fatto? Le venivano mille ripensamenti, per l’ennesima volta. Eppure era adatto al suo piccolo esperimento e per più di un motivo. La nomea del cattivo ragazzo gli aveva impedito di rimanere scioccato alla proposta che lei gli aveva fatto ma, al contempo, non era abbastanza pericoloso da temerlo anche se sufficientemente tronfio da pensare di esserlo. E poi era solo al secondo anno, cazzo, quanta esperienza poteva mai avere in questo campo?! Avrebbe dovuto ringraziare il cielo di essere stato scelto!
S’infilarono nell’ultimo box. Le sudavano le mani.
‘Dai, tiratelo fuori!’ gli disse con la voce soffiata e sbrigativa. Voleva che la cosa finisse il prima possibile. Il ragazzino, però, la guardò risentito e raddoppiò, se possibile, il suo fare da spaccone. Cristo, era persino più basso di lei!
‘Fallo tu Reed, che cazzo ti pago a fare?’ a lei vennero in mente diversi modi in cui avrebbe potuto farlo sparire dalla faccia della terra, grazie ai suoi amici dell’ultimo anno ma, per suo stesso interesse, si limitò a dargli un’occhiataccia. Poi gli s’inginocchiò davanti e mise le mani alla sua cinta. Lui sorrise. Sbottonò i pantaloni e tirò giù i boxer. Era una cosa che aveva fatto qualche volta con i suoi vecchi fidanzati ma non le era mai piaciuto granché.
‘Dai! Ti decidi?’ le disse petulante. Lei aprì la bocca a cominciò il pompino. Il sapore, ma soprattutto l’odore, le davano la nausea. Che schifo, le sembrava d’aver infilato la testa in uno spogliatoio maschile dopo l’ora di ginnastica. Continuò a succhiare, però, senza commenti, ricordando il perché lo stava facendo.
Passarono forse un paio di minuti senza che nessuno parlasse. La carne le si induriva in bocca, ma molto lentamente.
‘Reed, se continui così vengo domattina!’ le disse d’un tratto lui e, mettendole le mani sulla testa, attaccò a muovere il bacino. Il cazzo cominciò ad affondare nella sua gola man mano che il naso si avvicinava al pube del ragazzo, sempre di più, ad ogni spinta.
‘Aaahhh, ora cominciamo a ragionare, hehe!’
A Cindy si riempì la bocca di saliva e le venne da tossire. Kyle guardò in basso e i loro occhi s’incontrarono. Le lasciò la testa per un attimo e le permise di respirare.
‘Buono, eh?!’ le disse con le sopracciglia alzate, ridacchiando. Il suo cazzo era duro e piuttosto grosso, proprio davanti alla sua faccia e colava rivoli di bava, domandando attenzioni. Lei non gli rispose, dette un paio di colpi di tosse, ingoiò la saliva in eccesso, poi aprì nuovamente la bocca e riprese a lavorare. Lui ridacchiò:
‘Reed, se volevi succhiarmi l’uccello bastava chiedere, non c’era bisogno di tutta quella menata dei soldi” le disse impudente più che mai e lei si staccò all’istante guardandolo quasi ferocemente.
‘Mettiamo in chiaro una cosa Sullivan, l’UNICO motivo per cui lo faccio sono i soldi!’ lo aggredì, forse più di quanto volesse in realtà. Lui alzò le mani con finto fare innocente:
‘Ok, ok, rilassati, scherzavo!’ e gliele rimise sulla testa ‘Dai su! Ricomincia!’ e le premette la cappella sulle labbra. Lei, con un po’ di riluttanza aprì la bocca e gli permise di riempirgliela. Il ragazzo riprese a muoversi adagio e lei lo lasciò fare. Era talmente lubrificato che entrava ed usciva con enorme facilità, tentando di arrivarle in gola. Lui continuava ad avere quell’aria soddisfatta e il suo respiro era concitato adesso.
Cindy non dovette aspettare troppo perché l’incubo finisse. Quella mazza calda e possente cominciò, prepotente, a sputare sborra giù per la sua trachea. Lei tossì ed allontanò la faccia, gli ultimi schizzi le finirono sul naso.
Fine. Silenzio.
Con le palle ora vuote e un’espressione soddisfatta, Kyle abbassò lo sguardo e sorrise mentre si riabbottonava i jeans. Dalla tasca tirò fuori due dollari e glieli dette. Lei alzò gli occhi incazzata:
‘Due dollari? Mi prendi per il culo?!’ lui scrollò le spalle:
‘Ti pago per quanto vali!’ le spiegò con una sicurezza e una baldanza del tutto inappropriate alla sua età ‘Fai piuttosto pena come bocchinara, non li puoi chiedere venti dollari, Reed” lei lo guardava tra l’allibito e il furibondo ”non sei capace a ficcartelo in gola’ neanche ingoi, cazzo!’
‘Sullivan io ti disintegro, lo sai? Ti levo dal mondo, lo capisci!?’ attaccò alzandosi in piedi con la sua sborra ancora sul viso.
‘Hey, senti, rifletti!’ le disse lui poi con fare calmo ‘Tu hai bisogno di grana, giusto? Pensi che i ragazzi qui a scuola abbiano venti dollari da dare a te? Se non te ne sei accorta siamo TUTTI dei poveracci, Cindy, non sei l’unica!’ allargò le braccia con fare deciso.
Cindy non rispose. Per quanto lo odiasse, odiava sé stessa molto di più per essersi ridotta a fare questo. Però, sotto sotto, non poteva non ammettere che un minimo di ragione, lo stronzetto, forse ce l’avesse. Non ci aveva pensato.
‘Guarda, al massimo puoi chiederne cinque e dovrai imparare a succhiare molto meglio di così, cazzo!’ concluse il ragazzo. La guardò per qualche secondo, forse aspettando una replica da parte sua, che però non venne. Lui non si scompose, scrollò le spalle e face per andarsene ma lei lo trattenne. Il ragazzo si voltò nuovamente ma nessuno dei due parlò. Esasperato, alzò gli occhi al cielo:
‘Senti non insistere, non ti do altro” le disse, anche se il suo tono era forse un po’ più mite.
‘Ok, diciamo che’. magari hai ragione” replicò lei, lo sguardo duro e la voce ferma. Ogni parola che diceva le costava uno sforzo disumano ‘Non lo so fare e devo imparare” ammise e l’espressione del giovane rifletté l’ovvietà delle sue parole ‘Tu però potresti trovarmi’ insomma” era imbarazzata, non riusciva a dirlo. Fece un vago gesto in direzione del basso ventre del suo interlocutore ed alzò un sopracciglio in modo esplicativo. Il ragazzo le sorrise:
‘Clienti?’ chiese tronfio. Lei annuì brevemente, con le braccia conserte, in una posizione che mostrava quanto non fosse a suo agio in quel posto, a fare quella conversazione con lui.
Lui alzo un sopracciglio.
‘Beh, dipende. Che ci guadagno?’ replicò furbetto squadrandola da capo a piedi come fosse un fottuto oggetto da comprare. Lei lo guardò per alcuni secondi prima di pronunciare quelle parole.
‘Te lo succhio gratis per il resto del semestre.’ lui sorrise:
‘Fino alla fine dell’anno o niente.’ contrattò.
‘Stai tirando la corda Sullivan’ lo mise in guardia.
‘Oh, andiamo Reed, farò il bravo, giuro! Te ne trovo un plotone di cazzi da succhiare! Nel giro di un paio di settimane passerai più tempo in ginocchio in questo cesso che in classe! Vedrai che mi ringrazierai! Hehe!’ le disse sostenendo il suo sguardo con la consueta baldanza che la infastidiva in modo indescrivibile. Cindy esitò un attimo. Se diceva la verità’ Ingoiò, poi:
‘Sarà meglio per te’ Kyle” pronunciò il suo nome con tutto l’odio che aveva in corpo. Lui ridacchiò:
‘Affare fatto!’ rispose porgendole la mano, poi aggiunse ‘Che dici, va bene una stretta o preferisci darmi una bella leccata alle palle?’ disse allegro. Lei lo spintonò ed usci dalla porta bofonchiando un:
‘Fottiti Sullivan!’ lui rise:
‘Eh dai, scherzavo!’ lei si era già avviata fuori dai bagni ‘Guarda che hai ancora la mia sborra sulla faccia! Non puoi andare in giro così!’ si fermò. Era vicino ad un lavabo e si voltò per guardarsi allo specchio. Si faceva schifo. Schifo. Schifo. Ma come si era ridotta?
‘Tieni.’ il ragazzo le si era avvicinato e le porgeva un rotolo di carta igienica. Lei lo prese con le mani che le tremavano dalla rabbia. Lui non la punzecchiò né la prese in giro stavolta, dopo un paio di secondi si limitò a dire tranquillo:
‘Beh, se sei d’accordo comincio a spargere la voce da subito!’ Cindy annuì con il viso cinereo. Lui alzò gli occhi al cielo e sbottò:
‘E fattela una risata Reed, non è mica un funerale, cazzo!’ le disse mentre fece per uscire dai bagni ‘Guarda che a nessuno piace una succhiacazzi depressa!’ le disse prima di aprire la porta:
‘Ci vediamo!’
Lei rimase immobile col respiro grosso. Sola, presa dalla disperazione, poté finalmente lasciar cadere la maschera della ragazza forte e dura e scoppiare in un pianto a singhiozzi, un pianto che non fu più in grado di fermare.

Ok, forse dare loro il suo numero di telefono non era stata l’idea più brillante che avesse avuto. Ma Zach gliel’aveva chiesto proprio mentre lei gli stava leccando le sue belle palle giganti, cosa poteva fare? Solo che adesso aveva un problemino: il tempo. Eh, già, era ancora a completo servizio di Derek e Miguel. Gli amici d’infanzia di Aaron avevano, in teoria, diritto ad usarla solo nel fine settimana, durante quelle sfarzose feste ma non avevano impiegato molto per convincerla a concedere loro molto, molto di più. Quando la chiamavano, a meno che non fosse impegnata con i suoi padroni ufficiali, sgattaiolava ad Hacienda Heights, nei bassifondi di Los Angeles, a farsi sbattere da quei cinque. Probabilmente si sarebbe dovuta preoccupare del fatto che non aveva più tempo di studiare. A dirla tutta nemmeno di seguire alcune lezioni ma il pensiero non le traversava neanche la mente, al momento, i cazzi di Chase e Zach la stavano facendo godere troppo. Che accoppiata che erano quei due! Di gran lunga i suoi preferiti e, insieme ai suoi due padroni e naturalmente Aaron, completavano l’empireo dei suoi amanti ideali. Non che disdegnasse gli altri, naturalmente, specialmente Kit. Diamine, era così carino con la faccia da bimbetto e l’atteggiamento da bullo. Ma loro due erano una spanna o due sopra.
‘Hahahaha!! Ma che faccia fai, mangiasborra?’ chiese Zach divertito mentre ce la metteva davvero tutta per cercare di soffocarla a suon di colpi di bacino ‘Hahaha!! Sei in paradiso, eh?’
Erano a casa del bel cinesino, una bettola piuttosto sporca e puzzolente, con il vantaggio, però, di essere quasi sempre vuota. I suoi erano in negozio fino a tardi, il che la rendeva il luogo perfetto per i loro incontri.
‘Hehe! Non è che a forza di spinte gliel’hai piantato in mezzo al cervello? Hahaha!!!’ chiese Chase che intanto le stava spanando il culo, ferocemente, senza alcuna pietà. Risero tutti, anche chi guardava la tv dal divano, aspettando il suo turno. Zach, particolarmente divertito dal commento, le mise una mano sul gozzo, stringendo, poi una sulla testa e la spinse verso il suo pube, piegandosi in avanti, fino a spiaccicarle il naso sulla sua pelle irrepirabilmente maschia:
‘Aspetta, aspetta, fammi controllare” disse allegro, mentre continuava a tenerla premuta in modo talmente violento che non le arrivava un filo d’aria. Tra l’altro la mano sulla gola la soffocava davvero. Le venne un conato di vomito che non riuscì a trattenere e sentì del liquido caldo e acido risalirgli dalla bocca dello stomaco ed invadergli la bocca. Un po’ del piscio che Kit le aveva fatto ingurgitare poco prima le uscì dalla bocca e dal naso, bagnando le belle palle di Zach e gocciolando sul pavimento, facendo così ridere i ragazzi, il più giovane in particolare:
‘No, no, sono nel buco giusto, hahaha!!!’ sghignazzò Zach. La mano sulla gola si allentò e così la pressione dell’altra sulla nuca, ma solo per un istante, il bell’atleta le dette due schiaffetti sulla guancia e riprese a chiavarle quel buco che aveva in faccia.
‘Hey Kate, hai sprecato il mio regalino, hehehe!’ disse allegro Kit. Zach gli sorrise:
‘Hahaha! Tranquillo, moccioso, prima sborro poi glielo riempio io lo stomaco, al nostro bel pisciatoio!! Hahaha!!!’ Kate esplose nel suo primo orgasmo del pomeriggio. Chissà quante altre volte sarebbe venuta prima che i suoi amici si sarebbero stufati di usarla e l’avrebbero sbattuta fuori di casa?

‘Esatto, cinquemila, metà subito, metà alla fine del lavoro. T’interessa?’ Aaron ascoltò il tizio con cui stava parlando.
‘Beh, Chase e Zach garantiscono per te, quindi mi fido, amico!’ gli disse poi e non riuscì a trattenere una risatina. In parte perché la replica che ricevette fu proprio quella che aveva sperato di ottenere, in parte perché era di nuovo caduto a sedere sul letto. Non era facile stare in equilibrio sulla faccia della checca per più di una manciata di secondi.
‘E’ fantastico, cazzo!’ disse prima di riprovarci ‘Fatti dare l’indirizzo dai ragazzi e vieni a casa mia domani, prima della festa così ti do tutti i dettagli, ok?’ poi riattaccò e gettò il telefono sul letto. Agitava le braccia in qua e là per reggersi in equilibrio.
‘Wow, è una figata! Hahaha!!’ per poi cadere di nuovo.
‘Grazie padrone, sono felice di poterti essere utile!’ la checca disse con le labbra mezze schiacciate dai suoi piedi nudi.
‘Hahaha! Già! Pensa a quanto sei fortunato! Hahaha!!’ gli disse rimontando su quella faccia di cazzo.

‘Dovrei brevettarlo come nuovo sport, hehehe!’ George tentò di rispondere al suo bellissimo padrone ma tutto il suo peso lo costrinse a uno stupido mugolato incomprensibile. I suoi talloni gli premevano sulla mandibola e sul mento, le piante larghe gli schiacciavano gli occhi e le dita lunghe comprimevano la fronte. Che meraviglia sopportare quel dolore per il suo divertimento. Era di nuovo eccitato come un porco! Sentì il telefono squillare e Aaron si lasciò cadere sul letto per poter rispondere.
‘Si?’ George non perse tempo e attaccò a leccare quanto più poteva di quei piedi maschi, protagonisti di tutti i suoi sogni più belli. Che buono quel sapore di sporco. Era tanto che non glielo permetteva e oggi, come fosse arrivato Natale lo aveva chiamato, nella sua villa principesca per divertirsi con lui.
‘Perfetto, lasciatele proprio di fronte alla villa!’ era allegro, chiunque fosse l’aveva messo ancor più di buon umore. Si rialzò in piedi, ma solo per un secondo, purtroppo, poi gli scese dalla faccia e si avviò verso la porta della camera ridacchiando.
‘Vieni come me, sarà divertente, hehehe!!’ gli disse e lui rotolò su un lato per alzarsi.
‘Si padrone’ disse, ma il ragazzo era già sparito.
Si aggiustò la cravatta e prese la giacca prima di seguire il giovane. Quando scese al piano di sotto Aaron aveva chiamato dentro casa i due ragazzi che lavoravano per lui. Miguel Perez e Derek Davidson, si chiamavano. George se li ricordava bene quei nomi perché, come amministratore della società, autorizzava ogni mese i bonifici dei loro lauti stipendi. Diecimila dollari. Tanto guadagnavano i due mocciosi e quello era solo il salario base. I bonus e i premi erano extra. Roba da matti.
‘Che c’è capo?’ dissero mentre entravano in casa dai finestrini che davano sull’immenso giardino. George li aveva raggiunti nel salotto. Aaron schioccò le dita e si indicò i piedi. L’uomo cadde in ginocchio e cominciò a baciarglieli.
‘Ve lo ricordate quello sfigato di mio zio?’ George inghiottì in imbarazzo. Da qualche settimana i due dipendenti erano stati messi al corrente di più o meno tutta la storia, trovando il tutto davvero spassoso. Li sentì ridacchiare:
‘Come no! Il marito del puttanone che ti fa anche da sguattera!’ disse Derek ed Aaron annuì:
‘Proprio lui!’
‘Gran bocchinara tua moglie, succhia come una professionista, sai?’ gli disse Miguel. George non rispose, abbassò lo sguardo. Gli arrivò immediatamente una pedata sul muso:
‘Hey! Hanno fatto un complimento a tua moglie! Come si risponde?!’ gli disse il suo divino nipote.
‘Perdonatemi’ siete molto gentili’ sono’ sono contento di sapere che mia moglie soddisfi i vostri bisogni sessuali” disse tutto d’un fiato piagnucolando e guardando gli altri due, per vedere se la replica li aveva soddisfatti. Sghignazzavano.
‘A proposito, dov’è che non l’ho vista stamani?’ chiese Derek mentre George riprendeva a baciare, l’odore ormai indelebile sulla pelle della sua faccia.
‘Le ho dato delle cose da fare, tornerà più tardi!’ rispose Aaron con noncuranza ‘Comunque, vi ho chiamato per un altro motivo” i due lo guardarono incuriositi.
‘Vedete, con gli ultimi due contratti che il mio zietto si è aggiudicato i miei conti traboccano di milioni, hehehe!’ con un cenno del mento lo indicò in maniera oltremodo strafottente:
‘Mentre ‘sto frocetto qui fa il morto di fame, haha!’ risate anche dagli altri.
‘Sono felice di fare il morto di fame, è giusto che tu spenda tutti qu’.’gli tolse il piede da sotto le labbra e gli schiacciò la faccia sul pavimento con cattiveria, zittendolo.
‘Si, si, si, lo so a memoria il tuo discorsino del cazzo!’ disse allegro poi guardò i suoi amici ‘Il punto è che questa sottospecie d’animale e la sua famigliola felice vivono in un tugurio di tre stanze e ogni mese tirano la cinghia per pagare l’affitto e mangiare perché io, nella mia immensa generosità, li faccio lavorare come schiavi ogni fottuto giorno e li pago una miseria!’ altre risate. George voltò lo sguardo quanto poteva, schiacciato al suolo com’era, per poter vedere il viso di Aaron. Gli sorrideva dall’alto, arrogante e pieno di sé come al solito. Lo amava.
‘Quante ore al giorno lavori per me zio?’ gli chiese imperioso:
‘Nove, dieci’ a volte di più” uscirono le parole un po’ bofonchiate.
‘E zia Mary?’
‘Più’ più o meno lo stesso, Aaron” gli rispose, fiero di quello che facevano per lui.
‘Hey, ragazzi, quante ore al giorno lavorate per me?’ chiese poi il bel biondo ai due che scrollarono le spalle, guardandosi un po’ in certi:
‘Beh’ tre, quattro’ dipende”
‘mmm” fece Aaron ‘zietto, secondo te Derek e Miguel sono pagati abbastanza per quello che fanno?’ a George si gelò il sangue. Cos’avrebbe dovuto dire? Qualunque risposta avesse dato si sarebbe trovato nei guai.
‘Beh” attaccò con il tallone che gli premeva sul lato della bocca ‘Loro sono m’molto bravi e” non sapeva come strigarla ”ottimi lavoratori” i due ragazzi sorridevano ”e fanno molte cose utili per te” si rendeva conto delle banalità beote che stava tirando fuori ma’
‘Quindi vuoi dire che li pago troppo poco?’ arrivò la voce melliflua e bellissima del suo padrone.
‘No! No! Assolutamente no! Tu sei il padrone più generoso e meraviglioso e bellissimo e” si affrettò a precisare. Ridacchiavano i tre, deliziati nel vederlo arrancare.
‘Allora deciditi, cazzo!’ Aaron gli schiaffeggiò la guancia col piede e forse fu proprio quello che gli fece venire quell’idea brillante in testa. George sorrise e, non senza fatica, si voltò in modo da essere sdraiato sulla schiena. Baciò tutto contento il piede di Aaron, poi gli disse zelante:
‘So io come fare!!! Ci penso io! Lavorerò’ lavorerò ancora di più, m’inventerò qualcosa per coprire il loro aumento di stipendio! Vedrai, non’ non te ne accorgerai neanche!’ gli disse quasi febbricitante alternando baci e godendo nel vederli sghignazzare ‘Ti prego, permettimelo padrone, ti prego!!’
‘hahaha!!! Cazzo quant’è sfigato, questo!!’ commentarono Derek e Miguel.
‘Haha! E dimmi, perché vuoi farlo, schiavo? Ti rendi conto che gli faccio usare la zia quando vogliono?’ ridacchiò Aaron, probabilmente della sua patetica eccitazione ‘Ragazzi, perché non dite al frocetto cosa fa la sua dolce metà per voi da un paio di settimane?!’ continuò poi rivolto agli altri.
‘Ce lo succhia, checca” disse Miguel guardandolo dall’alto, poi aggiunse ”a comando, hehehe!!!’ poi Derek.
‘hehehe! Già e si fa sborrare il gola come un tegame da strada! E’ uno spasso, sai?!’ George era sempre più eccitato e baciava il piede ad Aaron quasi con la bava alla bocca.
‘E sapendo questo vuoi ancora ammazzarti di lavoro per coprire il loro aumento di stipendio?’ chiese Aaron.
‘Siiii!!! Ne’ ne’ ne sono ancora più felice padrone!!!’ balbettò ‘E’ così bello sapere che chi mi è superiore si gode i soldi che io guadagno e mi umiliaaa!! Ti prego, permettimelo!!’ ripeté lamentoso facendoli ridere di gran gusto. Derek si teneva la pancia e Miguel era appoggiato sulle ginocchia.
‘Che ne dite ragazzi, permettiamo a questa checca di riempirci le tasche di soldi mentre ci sbattiamo sua moglie?’ l’erezione gli premeva scomodamente contro i pantaloni e ogni parola che Aaron diceva peggiorava la situazione.
‘Puoi scommetterci, capo! Hahaha!’ disse Derek e Miguel scosse la testa divertito dalla situazione.
‘Andata, schiavo! Da oggi il loro stipendio raddoppia, sei contento? Hahahaha!!’
Raddoppia?? Raddoppia?? pensò George completamente atterrito dalla notizia mentre i due ragazzi gioivano, dandosi pacche sulle spalle, contenti quanto sorpresi dalla cosa. Non credeva che sarebbe stato così tanto e non’ non’ non aveva idea di come fare a mantenere la promessa, già lavorava fino allo stremo delle forze.
Ma guardandoli in viso, quei tre giovani e bei ragazzi, nel fiore degli anni, così maschi e padroni di tutto ciò che guardavano, sapeva che avrebbe trovato il modo. Dopotutto era George Reed. Aveva costruito un impero dal niente, che cos’erano due spiccioli in più?

‘Si, padrone, grazie!!’ disse la checca baciandogli il piede per la centesima volta ‘Sono molto contento di sgobbare per te’ per voi!!’ Aaron rise, insieme ai suoi amici. Nonostante l’avesse schiavizzato da più di un anno ormai, certi atteggiamenti ancora lo sorprendevano. Piacevolmente, s’intende. Questa non l’aveva neanche preparata. L’aveva portato di sotto e gli aveva fatto quella domanda solo per umiliarlo davanti a Derek e Miguel e quell’idiota ormai completamente succube era riuscito a complicarsi la vita tutto da solo, cazzo. S’era completamente fottuto il cervello, era andato! Tra l’altro il giovane era certo che avrebbe mantenuto la promessa. Finora era stato assolutamente di parola e, nonostante Aaron di soldi ne avesse più di quanti riusciva a spenderne, il pensiero che quello sfigato avrebbe dovuto ammazzarsi di lavoro per un suo capriccio totalmente innecessario, era talmente divertente, come si faceva a rimanere seri! I suoi amici ridevano, ovviamente felici per la notizia mentre l’idiota gli leccava il piede beato. Aaron si prese un momento per gustarsi la sensazione, compiaciuto come non mai. Che potere, cazzo. Era davvero inebriante, si sentiva il re del mondo, il re del fottuto mondo. Che si poteva fare per migliorare ancora la situazione?
‘Hey ragazzi, ho ancora una sorpresina per voi, venite!’ disse loro voltandosi e dirigendosi verso la porta d’ingresso ‘Stai al passo, checca, devi vederlo, ti piacerà! Hahaha!!’
Aaron sapeva già di avere la fedeltà, nonché la sincera amicizia dei due ragazzi che lavoravano per lui. Aveva fatto tanto per loro, non perché se lo meritassero ma il fatto di condividere tutta quella fortuna che gli era capitata era un modo per godersela meglio. Era tutto più divertente in compagnia. Ora che ci pensava forse avrebbe dovuto fare qualcosa anche per Chase, Zach e gli altri: una cagna di terza mano era davvero poco per i suoi vecchi amici d’infanzia. Oh, beh, avrebbe pensato a qualcosa. Nel frattempo:
‘Derek, Miguel, ho deciso che era ora che aveste quattro ruote decenti per andarvene a troie, quindi” il ragazzo aprì le doppie porte d’ingresso. Nell’ampio viale di fronte alla villa c’erano parcheggiati i due SUV che aveva ordinato un paio di settimane prima.
‘Cazzo!’ esclamò Miguel con la faccia completamente allibita. Derek aveva la bocca aperta:
‘Sono nostre, capo?’ chiese poi, quasi incredulo. Aaron ridacchiò:
‘Certo che sono vostre! Le chiavi sono nel cruscotto!’ giubilanti, i due ragazzi corsero sul selciato ad esaminare i due bolidi nuovi fiammanti. Aaron rimase sulla porta a pochi metri da loro. Accanto a lui, a quattro zampe, a guardare la scena con un’espressione a dir poco ridicola, la checca. Il giovane sorrise e dette la stoccata finale a quel giochetto così divertente, quanto crudele.
‘Sai, questo regalino mi è costato circa 150.000 verdoni” disse abbastanza forte da farsi sentire anche dai due giovani ”però visto che ti sei gentilmente offerto di provvedere anche ai loro bisogni” la checca lo guardava pendendo dalle sue labbra, quasi godesse di ogni sua parola ”sarai tu a pagare per le macchine” gli disse lentamente gustandosi il misto di panico ed eccitazione che aveva sul muso ”fino all’ultimo centesimo. Trova il modo di tirare fuori quella grana come un extra rispetto ai miei soliti introiti o non mi vedi più, checca.’ aveva la bocca aperta e puro terrore negli occhi ‘Hai due settimane.’ non fece in tempo a finire che gli si era di nuovo gettato ai piedi:
‘Certo che li troverò padrone! Troverò i soldi, te lo giuro! Non ne dubitare mai!’ gli disse aggrappato alla sua caviglia, baciando, supplicando, quasi piangendo. Voleva proprio vedere cosa si sarebbe inventato questa volta.
‘Hahaha!! Beh, allora grazie del regalo, capo! hahaha!!!’ disse Miguel facendo capolino dal Cayenne.
‘Già, sei un mito, amico!’ aggiunse Derek. Aaron scrollò le spalle:
‘Beh, dato che praticamente non mi sono costate un centesimo” gli scappò da ridere guardando la checca ‘Vi offro il pranzo ragazzi, che ne dite? Così festeggiamo il vostro aumento di stipendio, hahaha!!’
‘Hehehe! Si, capo, volentieri!’
Prima di andarsene però, Aaron si rivolse a quel patetico animale.
‘Io non perderei tempo, schiavo, devi tirare fuori un pacco di verdoni e devi farlo in fretta!’
‘Si padrone’ vedrai’ sarai contento di me” gli disse piagnucolando, alzandosi in piedi e tentando si aggiustarsi i vestiti, allontanandosi, arrancando, col cazzetto duro che voleva uscire dai pantaloni, passando davanti a Derek e Miguel e chinando la testa in segno di rispetto. Che frocio senza palle.
I tre scoppiarono in una gigantesca risata che lo accompagnò fino a quel cesso di macchina con cui viaggiava.

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