Skip to main content
Erotici RaccontiRacconti Erotici Etero

La seduzione vien dalla Calabria

By 27 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Domenica di Dicembre, fuori tira un vento freddo ma mitigato da un bel sole, la giornata ideale per me che detesto il caldo.

Vengo svegliato da un mio amico che al telefono mi ricorda che c’è una commissione da sbrigare quel giorno: “Ti ricordi che ritorna J da Trento?” mi sembra di aver capito, io rispondo con un “Si” dettato più dalla dormiveglia che dalla lucidità.

Mi alzo, faccio colazione e mi fumo una sigaretta, ecco il momento in cui posso sostenere un dialogo senza essere sotto i fumi del sonno.

Richiamo S il mio amico, visto che nella precedente telefonata lo avevo liquidato con un laconico: “Ti rchiamo fra cinque minuti”. Squilla il telefono e mi risponde: “Oggi ritorna J da Trento, dobbiamo andarla a prendere alla stazione, ti va?” Io, visto che non avevo nulla da fare rispondo, stavolta con più convinzione che per me non c’era nessun problema, “Ti passo a prendere fra mezz’ora, fatti trovare pronto”.

Conoscendo la sua fama di ritardatario incallito me la sono presa con una comodità quasi al limite del paradossale, tenevo i tempi di un Bradipo per fare le cose quella mattinata, infatti lui si presenta con mezz’ora di ritardo, quindi ad un’ora dall’ultimo contatto telefonico.

Ci salutiamo e mi informa che dobbiamo passare a prendere una loro amica che abita poco distante dalla mia casa ed era pure di strada alla stazione.

Arrivati sotto al portone vediamo questa ragazza che ci viene incontro e saluta S con un bacio appassionato.

“Alla faccia dell’amica!!!!!!” penso io, “e bravo S”.

Saliamo in macchina e il dialogo lo portavano avanti loro parlando per lo più di cose loro, “menomale che il tragitto è breve” penso, infatti dopo 10 minuti abbiamo parcheggiamo la macchina e scendiamo dalla macchina.

La osservo meglio: non molto alta, capelli ricci tendenti al biondo cenere, qualche rotondità non eccessiva e nei punti giusti e occhi neri.

Ci presentiamo finalmente, lei è M, 20 anni all’epoca dei fatti, studentessa fuorisede di un paese della Calabria.

Entriamo in stazione e, per nostra fortuna e per sfortuna di J il treno è in ritardo e allora ci congediamo una colazione al tavolo di un bar. 

Comincio subito ad entrarci in confidenza perchè è questo il mio carattere, cerco subito di rompere il ghiaccio e dentro di me non avevo nessun secondo fine.

Arriva il treno e arriva anche J e facciamo ritorno alle nostre abitazioni.

 

Da quel giorno, complice anche il periodo delle feste natalizie non ci siamo più rivisti ma poi, nei primi giorni del nuovo anno mi arriva una chiamata.

S mi propone di andare a ballare in un locale: “A vuoi venire a ballare con noi? fanno una serata di pizzica salentina, te la senti? Siamo io te S e M”, rispondo con un entusiasmante ok visto che si stava preventivando un sabato sera a casa.

Mi passano a prendere J e S sempre con il loro canonico ritardo e insieme andiamo a prendere M. M, già avvertita da S con uno squillo già ci aspetta giù.

Arriviamo sotto casa sua e noto il suo abbigliamento, un gjaccone nero lungo con una pelliccia ai bordi del cappuccio e sotto un paio di stivali, cosa indossasse sotto lo scopro con piacevole sorpresa quando siamo arrivati. Un filo di trucco appena velato e un dolce profumo all’essenza di vaniglia (come affermato da lei)-

“Ah però niente male” penso io tra me e me.

I saluti di rito, abbracci per tutti, bacio sulla bocca per il mio amico e baci sulla guancia per me, mi ha particolarmente divorato.

“Passato buone feste?” domanda lei, noi, anche se con parole diverse diamo sempre la stessa rispota ormai standard.

Arriviamo al locale e, appena abbiamo riposto i nostri giacconi nel guardaroba noto sotto una bellissima gonna di jeans chiaro appena sopra il ginocchio con dei pantacollant pesanti di colore nero, ecco che vado in ectasy e per potermi calmare vado in bagno a lavarmi la faccia, lo so, reazione esagerata ma a me le gonne fanno letteralmente impazzire.

Mi calmo ed iniziano i balli, lei balla con me, comincia a toccarmi i fianchi, io alzo le mani e urlo a S: “lo vedi? è lei che mi tocca, io no, lo vedi che faccio il bravo?” S si mette a ridere e M mi fa la faccia della finta offesa e mi mette le mani sui fianchi, cominciamo a ballare ed avevo un cazzo che pian piano si sveglia e svetta in alto, non credo che lei se ne accorge ma fatto sta che alla fine ho dovuto smettere di ballare con lei per un po’ e fiondarmi su J per potermi calmare.

Finita la serata torno a casa e, alle 4 di mattino ormai in preda di un’eccitazione che si fa sentire decido di darle sfogo manualmente, mi masturbo pensando a lei, ai suoi movimenti, mi è bastato solo questo per poter, dopo pochissimi minuti, sborrare come poche volte mi è successo in vita mia.

Me ne vado a letto esausto e contento.

 

Ed ecco arrivato carnevale, le strade si riempiono di cordiandoli e gente vestita, chi da fata, chi da drago o chi, con più fantasia riesce a sfornare maschere anche molto originali.

Il locale che frequentavamo quel periodo organizza una festa a tema, tema i cartoni animati, chiunque volesse poteva partecipare deve presentare un constume che ritrae un personaggio appunto dei cartoni animati.

Mattatori della serata un gruppo cover.

Arriviamo e troviamo già M con le sue coinquiline.

M è vestita gattina, con i baffi, la coda e le orecchie. 

Tra queste coinquiline spicca I, 21 anni, altezza media, capelli neri e ricci ed un fisichetto niente male, seno non troppo prosperoso e un culo spettacolare.

Cominciano le danze, ci si scatena, le mie attenzioni sono rivolte tutte a I, non ci provo espliocitamente ma glielo faccio capire sornione che non mi dispiace affatto.

M a un certo punto si avvicina a me che sono a torso nudo, mi guarda con una faccia da porca mi graffia il petto e miagola, ecco fatto, adesso non sta più nelle mutande.

Come da copione M si avvicina a S e si cominciano a baciare, io ballo a turno con le altre coinquiline.

Ad un certo punto intravedo I che esce fuori a fmarsi una sigaretta, la seguo a distanza e quando sono fuori mi avvicino a lei.

“Anche te non ne puoi di quel caldo”.

“No, odio tutti quelli che ci provano, il fatto che io sia vestita da coniglietta non significa che sono una che la da facile.”

Io, sornione come al solito parto con uno dei miei complimenti velati: “I, hai perfettamente ragione, ma se mi permetti devo spezzare una lancia a loro favore, una ragazza della tua bellezza non può passare inosservata e scommetto che anche se ti fossi vestita da monaca di clausura avresti fatto uno strano effetto a tutti quei maschi”.

“Grazie”, accompagnato con un sorriso meraviglioso.

“Ecco se poi ci metti quel sorriso come puoi pretendere che la gente non ti contempli?, ti va di fare due passi?”.

“Come no, però avverto le altre così non stanno in pensiero”.

E così ci avviamo senza una meta precisa, lei sottobraccio a me e io che ogni tanto avevo dei rivoli di sudore nonostante fosse Febbraio ed era l’una di notte. 

Parliamo del più e del meno, di cosa si fa per sbarcare il lunario,

Anche lei è studentessa, studia da infermiera e allora parte la battuta:

“Hai scelto il lavoro adatto, appena i malati ti vedono guariscono subito”.

Una bella risata ed ecco che ho messo a segno il colpo.

Senza volerlo ci siamo ritrovati sotto casa sua.

“Non mi va di tornare al locale, vuoi salire?”.

“Veramente starei insieme a loro, mi pare brutto lasciarli soli.”

“Va beh se non vuoi tranquillo”.

“Guarda che scherzavo”.

Appena entrati dentro l’androne del palazzo la bacio e la comincio a palpare, un bacio pieno di passone che lei interrompe subito.

“Quanta fretta!!!! Aspetta almeno che saliamo”.

“I mi fai impazzire non ci capisco più nulla”.

Saliamo in casa, ci fiondiamo sul suo letto e ci spogliamo a vicenda.

Lei è nuda, uno spettacolo, dei seni belli tosti che stanno su da soli, un fisico da paura e una fica depilata con il clitoride in bella vista.

Mi tiro giù le mutande dove svetta un cazzo che già da tempo reclamava la sua libertà.

“Lo vedi l’effetto che mi fai?????”.

“Direi allora che sei in salute” e comincia un pompino da pornostar partendo prima lenta per poi aumentare in maniera esponenziale il ritmo.

Lecca le palle, l’asta, la cappella e ancora le palle, io che impazzivo sotto i suoi colpi di lingua e di bocca.

Poi, con un moto di orgoglio passo a leccarle la fica, le lecco le grandi labbra fino a quasi fare una piccola penetrazione con la punta della lingua. 

Poi il clitoride merita un capitolo a parte, duro come un mattone si faceva leccare, mozzicare e massaggiare, insomma un clitoride da favola.

Lei, come reazione al mio lavoretto si contorceva come un serpente in amore spingendomi la testa contro la sua fica.

“Si, mi fai impazzire, mi sento una troia, lecca maiale”.

“Si, sei una troia, sei una troia da monta, io sono un toro”.

“Lo voglio dentro, non cel faccio più, aprimi, sfondami”.

Con un colpo entra fino alle palle, glielo sbatto in fregna: “eccoti accontentata, ti piace?”

“Si maiale” e dopo dieci minuti ecco che vedo salire l’orgasmo in lei.

“Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, vengo, continua”.

Finito l’orgasmo mi tolgo e le dico: “dammi il culo”.

Lei senza dire niente si esibisce in una pecorina da urlo e mi offre il suo culo, io lo bagno con gli umori che colavano dalla sua fica e con la mia bava e glielo infilo.

Dapprima trovo un po’ di resistenza ma non ci vuole molto affinche i muscoli comincino a cedere e ad accogliere il mio randello.

“I hai un culo da favola”.

“La smetti di parlare e me lo rompi?”.

Detto fatto, eccitato e galvanizzato dal tono di sfida che ha assunto con quella frase glielo pompo come un forsennato, la prendo per i fianchi e mi do molto slancio.

“Così ti voglio, trattami da troia, sfondami con quel bastone forza così così”.

“Sei la mia troia I, e se penso a tutti quelli che ci hanno provato senza successo mi eccito”:

“Te sei te aaaaaaahhhhhhhh i fai male ma mi piaceeeeeeeeeeee”.

Ecco che il suo orgasmo anale comincia a prendere forma.

“Adesso voglio la tua sborra in gola”, comincia a succhiarlo veloce e masturbarlo dentro la sua bocca.

Io, in preda all’eciitazione più totale riuscivo solo a tremare e mentre sentivo l’orgasmo montare le spingo la testa contro il mio randello e le spruzzo in gola tutta l’eccitazione.

“Ingoia forza” e lei ingoia tutto.

Quando ci siamo ripresi abbiamo dovuto cambiare le lenzuola del letto visto che è un matrimoniale e lo divide con un’altra coinquilina.

Nel mentre che cambiavamo il letto lei dice: “Ah ci voleva, sono due mesi che il mio ragazzo non mi tocca”.

“Ah sei fidanzata?”.

“Si, abita al piano di sopra”.

“Pensa che scemo”.

Di quella magistrale scopata con I non ho fatto parola con nessuno, così come lei.

Purtroppo non c’è stata occasione per bissare visto che il ragazzo, abitando al piano di sopra era un frequentatore assiduo di quella casa ma non ne ho fatto un cruccio, l’ho presa con filosofia, è stato bello finchè è durato.

M, dopo gli esami che l’hanno sfiancata decide di concedersi alcuni giorni di relax nella sua terra natia.

Un sabato pomeriggio usciamo allora io S e J, visto che la giornata si stava svolgendo in maniera piacevole decidiamo di prolungarla con una cena al ristoriante thailandese.

Ecco che a cena S senza mezzi termini:

“Ho notato che te e M avete un feeling particolare, perchè non ci provi?”.

“S parliamo della tua ragazza ti rendi conto?”

” Si lo so ma non me ne frega nulla”.

Io rimasi di sasso mentre J assiste alla conversazione senza un benchè minimo di sorpresa dato che è abituata alle sue stranezze.

Io dapprima cercavo di sviare la conversazione affermando che M vuole solo S ma la proverbiale pulce nell orecchio me l’aveva messa e pure bene.

M ritorna il giorno del suo compleanno, organizza una festa a cui non posso farne parte in quanto è saltato fuori un lavoro all ultimo minuto.

La chiamo per darle la notizia e lei mi dice:

“A mi dispiace ma non ti preoccupare, lo festeggeremo assieme, promettimi che mi dedicherai un pomeriggio”.

“Ok M promesso!”.

Mentre lavoravo ripensavo alle parole deducendone che lei vuole uscire solo con me ma ormai la promessa l’avevo fatta.

Arriva il sabato e la chiamo: “Se non sbaglio ti avevo promesso un pomeriggio no? lei entusiasta mi dice: “Dove e quando?”, “subito”.

La passo a prendere e, nel vedermi mi riempie di baci e di coccole, le do il regalo, una penna con un taccuino dove scrivere i suoi pensieri contrornato da una tazza per fare colazione e un peluche entrambi raffiguranti Cucciolo, il nano dei famosi sette di Biancaneve.

“Ora siamo soli, vediamo come ti comporti” è stato il mio pensiero.

Raggiungiamo uno dei grandi parchi molto rinomato in città e ci facciamo una passeggiata.

Lei fin dal principio mi tiene la mano e cerca perennemente un contatto fisico con me per scaldarsi come dice lei, sarà.

Passeggiamo e si parla del più e del meno fino a che inevitabilmente l’argomento non sbatte sul sesso. 

Mi racconta la sua prima volta e di come lo vive lei il sesso, insomma si confida a 360 gradi.

Lei il sesso lo vede come una cosa bella, da godere in tutti gli aspetti, insomma lo vede come la massima espressione della dolcezza ma non disdegna anche il sesso pieno di trasgressione e trasporto, dice che dipende dalla persona che ha affianco.

Quando poi mi stanco di camminare mi sdraio per terra e lei sopra di me.

Giochiamo un po’ a prenderci in giro e stuzzicarci quando poi lei comincia a baciarmi il collo.

“M questo per me è un punto di non ritorno, adesso non rispondo più delle mie azioni”.

Lei di tutta risposta mi bacia con maggiore avidità e allora io comincio ad esplorare il suo corpo con il tatto, il culo dove lo metto un dito e ci gioco.

Lei sembra gradire infatti facilita la mia penetrazione con movimenti decisi, poi la spoglio e le sfilo le mutandine ma mi ricordo di non avere il profilattico: “M mi manca il preservativo”, “Leccamela che se fai un bel lavoro dopo ti do il premio”.

La fica era un po’ pelosa e, infatti per trovare il clitoride ci misi un po’, ma appena l’ho trovato ecco che inizia il mio meticoloso lavoro di lingua e di mani.

Lecco il clitoride e infilo le mani dentro la fica muovendole velocemente, era bagnata, schizzava umori a non finire e dalla gola le uscivano dei gridi strozzati.

“Continua così dai, voglio impazzire, fammi male” e così ho fatto, le feci male ma venne dopo una ventina di minuti buoni due volte. Io mi lecco le dita e scherzosamente le dico: “se non ti lecchi le dita godi solo a metà”. Un sapore aspro ma buono.

Lei allora decide di darmi il premio, comincia a farmi un pompino vorace, con ingordigia tanto che mi ci vollero solo 5 minuti prima che spruzzassi la mia voglia contro la sua faccia.

Esausto e accaldato mi vesto e aiuto lei a farlo e ci dirigiamo verso casa.

“Bisogna bissare che ne dici?”

Si come no” rispose lei.

“Allora a presto” dico congedandomi.

Oramai tra di noi non c’erano più freni inibitori, nessun cliché dettato dal fatto che lei è la ragazza di uno dei migliori amici.

17 Marzo, giorno di festa, l’Unità d’Italia.

Approfittando di questo giorno di riposo dagli impegni decidiamo di io e M decidiamo di uscire, la vado a prendere, passeggiata al centro commerciale.

M esordisce così: “dobbiamo parlare, non so che m’è preso al parco, non lo dovevo fare, non dovevo comportarmi in quel modo, io amo S e così mi pare di tradirlo.”

Io, un po’ per rincuorarla le dico che ha ragione:”si, in effetti anche io non mi sento sollevato da quello che è successo e ti confesso che ci ho ripensato, facciamo una cosa M, amici come prima ok?”

“Mi sa che è la cosa migliore, amici come prima”.

Usciamo dal centro commerciale io con l’idea che i preservativi siano stati una spesa inutile.

Comincia a piovere e allora lei decide di invitarmi a casa sua, così per stare tranquilli.

Una volta saliti nell’appartamento prendiamo possesso del letto di una coinquilina assente e ci sdraiamo facendo due chiacchiere.

Ormai è ora di pranzo, lei decide di preparare il pranzo anche per me, un pranzo per un battaglione dell’esercito ma siamo solo in due a mangiare.

Un pranzo davvero ottimo con le primizie della sua terra coltivate dalla sua famiglia e anche da lei stessa.

Il vino, ecco galeotto fu il vino. Un vino buono ma anche forte, un rosso da leccarsi i baffi.

Ne beviamo due bottiglie e subito dopo l’alcol comincia a farsi sentire.

Mi sdraio sul letto pancia in sù, lei si mette accanto a me.

“Ma non me le fai le coccole?”.

Allora presi ad accarezzarle il viso con i capelli, lei mi bacia e comincia a spogliarmi, mi lecca i capezzoli ed io vado in ectasy amorosa, insomma ho le famose crisi mistiche di fantozziana memoria.

Ecco che lei scende con la punta della lingua e mi slaccia i pantaloni.

Prende a baciarlo da sopra le mutande tastandone la consistenza.

“Bene, vedo che qua si lavora anche i giorni di festa”.

“Specialmente quelli”.

“Piantamelo in fica, subito”.

Addio freni inibitori, mentre io mi infilo il preservativo lei si spoglia scoprendo una patata completamente libera da peli.

“Ti piace depilata?”.

“E’ il mio sgono depilata”.

Prendo a leccarla con una voglia repressa e figlia di più di due mesi di seduzione e di voglia di farmela.

La lecco, lei è in fiume in piena con epiteti che dalla sua bocca non pensavo minimamente che potessero uscire,

“Leccala maiale, lecca questa fica di una troia affamata di cazzo”.

Capirai a queste parole mi salgono il testosterone e l’adrenalina a 1000.

La lecco e appena capisco che sta per venire esaudisco il suo desidero, glielo pianto in fregna.

incredibile entra come entra la lama di un coltello nel burro, con facilità estrema.

Mentre la sbatto sento il rumore di bagnato e capisco che si sta eccitando moltissimo, infatti dopo soli cinque minuti rieccheggia l’eco del suo orgasmo:

“Odddddddddiiiiiiiiiiiiiiiiiioooooooooooooooooooooooo che belllllloooooooooooooooo non ti fermare porco”.

“E chi si ferma???????? troia sei una troia assetata del mio cazzo”.

“Si, dimmi che sono la tua troia”.

“Sei la mia troiaaaaaaaaaaaa. Lo hai preso nel culo?”.

M: “Nooo ho paura del dolore”.

Venne una seconda volta e io mi sfilai da lei.

“Ora M lo proviamo nel culo”.

Devo sudare non poco per vincere le sue resistenze ma alla fine acconsente.

Vado a prendere un po’ di crema e gliela spalmo sul buco.

“Che fai?” domanda M

“Tranquilla” rispondo io.

Ecco che adesso entra la cappella, “ahis ahia” allora lo faccio entrare in maniera graduale e non troppo rude, i muscoli cedono e io pompo.

Devo dire che, dopo un primo momento di astio le cominciava a piacerw.

“Oddio mi piace, mi piace essere inculata, inculami selvaggiamente, ah che mi sono persa in tutti questi anni”.

“M le cose bisogna provarle” le dico mentre pompo con più foga. Alla fine ecco per lei il suo primo orgasmo anale.

“Oddio sto in paradiso oddio vengooooooooooooooooooooooooooooooooooooo” dice M.

“Brava puttana vieni”, mentre le do l’ultimo affondo deciso.

Allargo il buco del culo e mi dico tra me e me che ho fatto un pttimo lavoro.

Comincia allora per me il momento della ricompensa, mi fa un pompino con i fiocchi, se lo masturba in bocca, mi lecca le palle.

“Vengoooooooooooooooooooooo” grido io, lei se lo spruzza in faccia.

Ci componiamo e la saluto.

Mi chiama S e mi dice:”sai ho lasciato M, mi aveva rotto le palle”.

“Hai fatto bene S”.

 

Leave a Reply