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La streamer – Capitolo 2

By 19 Agosto 2020Agosto 20th, 2020No Comments

Il suono del pietrisco che scricchiolava sotto le suole delle scarpe annunciò l’arrivo di Veronica, l’amica del cuore di mia cugina. Muovendosi nell’ombra raggiunse Michela, acquattandosi dietro l’albero.

Si conoscevano da quando erano piccole, inseparabili già dall’asilo, al punto tale da scegliere la stessa università pur di rimanere sempre a fianco. In effetti, conoscendo quanto siano attaccate l’una con l’altra, mi sono spesso chiesto se abbiano mai avuto dei rapporti lesbici, quelle due. Non che darei torto a mia cugina: Veronica è una gran bella ragazza, i capelli biondi e gli occhi azzurri, magra e slanciata, con un seno succulento ed un culo tornito da anni di crossfit che fa girare la testa ai ragazzi.

– Ma cosa cazzo è successo, Michela? – bisbigliò la bionda. – La tua telefonata mi ha spaventata.

Michela spiegò velocemente che, quando era andata a casa del fidanzato, lui l’aveva trovato con una troia che lo stava cavalcando, ben soddisfatta dal cazzo di Salvador, per poi sparargli una pompa e bersi la sua sborra.

– Che stronzo! – commentò Veronica, la quale, come mi aveva confessato una volta, sapeva che Salvador non si era limitato alla sola Teresa. E Veronica, in effetti, ma questo Michela non lo sapeva. – E adesso, questa tipa…

Michela indicò la casa dall’altra parte della strada. – È là dentro.

– Cioè… l’hai seguita? – domandò Veronica, stupita, osservando l’abitazione. – E adesso che vuoi fare?

– Entriamo e… – balbettò mia cugina, interrompendosi a pensare. Solo in quel momento si rese conto che non aveva idea di come comportarsi quando avesse messo le mani sulla puttana. – Non lo so, mi verrà in mente qualcosa. Improvviserò.

Veronica studiò per un momento l’edificio. Si trovavano nella periferia di Verona, in una zona isolata. C’erano solo campi per centinaia di metri intorno. Un’inferriata circondava la proprietà, ma il cancello era ancora aperto. Una luce al primo piano era accesa, dove si vedeva una siluetta muoversi tra tende leggere. Non si scorgevano cani o telecamere. – Non sembra esserci un sistema di protezione o allarmi.

– Non me ne frega un cazzo! – sbottò Michela. – Io a quella puttana voglio cavare gli occhi. Non puoi scoparti il mio ragazzo e non pagare le conseguenze.

Veronica rimase un attimo in silenzio, poi annuì. – D’accordo. – rispose. Sapeva che ci sarebbero state delle conseguenze, ma non avrebbe voltato le spalle alla sua migliore amica.

Attraversarono la strada lontano dai coni dell’illuminazione pubblica, poi si introdussero nel piazzale, scivolando quindi nel giardino. Non c’era davvero nessun cane in giro e nessuna luce si accese. Stando basse, svoltarono dietro un angolo della casa e corsero silenziosamente fino a raggiungere il retro: qui si fermarono, aspettando che i loro occhi si adattassero al buio quasi completo.

Rimasero qualche istante a guardare le finestre e le porte, poi Veronica si avvicinò ad una e, dopo averla toccata, ebbe la conferma che non era stata chiusa. Fece cenno a Michela di seguirla, scavalcarono e si trovarono nella cucina.

Era buio, ma la luce che proveniva dal corridoio era sufficiente a permettere loro di muoversi senza colpire qualcosa e farlo cadere sul pavimento. Quando raggiunsero la porta aperta, Michela si sporse quanto bastava per vedere il bagno illuminato ed una ragazza nuda che stava uscendo dalla doccia: non ebbe difficoltà a riconoscerla.

– È lei, la puttana! – confidò a Veronica, senza paura di essere udita da Teresa grazie alla musica che si propagava da qualche cassa acustica nel bagno.

– Beh, menomale. – sussurrò Veronica. – Mancava solo che fossimo entrati nella casa sbagliata. Adesso che facciamo?

Michela tornò a guardare la sua rivale. – La catturiamo e la portiamo in camera. – disse, non aggiungendo cosa sarebbe accaduto dopo. Doveva ammettere con lei stessa che non ne aveva idea, ma di certo qualcosa avrebbe fatto, anche solo darle due sberle in faccia.

In quel momento la ragazza era di schiena, un piede sul coperchio del gabinetto, intenta ad asciugarselo: Michela fece cenno a Veronica di seguirla, attraversando il corridoio, poi le indicò di afferrarla.

Veronica, più muscolosa, s’intrufolò nel bagno, silenziosa: allungò le braccia e afferrò la ragazza nuda.

Teresa, che fino un istante prima stava canticchiando la canzone che riempiva la casa, lanciò un urlo quando un braccio le si strinse attorno al collo ed un altro all’addome. – Cosa… cosa sta…

Il braccio abbandonò il collo e la mano si abbatté sulla bocca, chiudendogliela. La ragazza provò a divincolarsi, ma non c’era verso di liberarsi. Anzi, venne pure sollevata di qualche centimetro da terra e portata a peso fuori dal bagno. Il terrore l’assalì, le sue grida ridotte ad una serie di gemiti isterici.

Qualcuno era entrato nella sua casa! Il suo desiderio di rinfrescare la casa dopo quella giornata torrida e la pigrizia di non chiudere il cancello l’aveva condannata ad essere vittima di uno stupro? Si era appena scopata uno dei tipi più dotati che avesse mai conosciuto, e adesso qualche stronzo avrebbe reso quella giornata la più orribile della sua vita?

I suoi occhi spalancati dall’angoscia quasi non riuscirono a credere quando si posarono su una ragazza mora, il cui linguaggio corporeo gridava rabbia, che la fissava con uno sguardo che avrebbe potuto uccidere.

– Stupida puttana! – l’aggredì verbalmente, urlando. – Ti sei voluta scopare il mio ragazzo? E io ti ammazzo!

Il cuore di Teresa ebbe un sussulto, comprendendo finalmente cos’era successo: Salvador aveva una fidanzata, e questa era una pazza scatenata, che invece di prendersela con lui scaricava la sua frustrazione su chi si sbatteva quello stronzo.

– Portala in camera! – ordinò la ragazza, indicando una porta oltre la quale regnava il buio.

Teresa si sentì spostare di nuovo, trasportata nella sua stessa stanza. Cosa voleva fare la pazza? E chi c’era con lei? Un uomo che l’avrebbe violata?

La luce si accese ed il letto con la coperta rosa, l’armadio e, assieme a loro, anche la sua postazione di lavoro divenne visibile: un computer di ultima generazione, una webcam, un microfono professionale ed una sedia che ricordava vagamente quelle delle auto da rally.

– Ah, ma la troia è una gamer! – esclamò con disprezzo la mora, riconoscendo la tipologia di sedia.

– Oh, mi sa che non è solo quello! – disse una seconda voce femminile. Solo in quel momento Teresa si rese conto che un seno le stava schiacciato contro la schiena. – Penso sia anche una camgirl.

– Cosa? – chiese la fidanzata, confusa.

Un movimento della tipa che teneva Teresa le fece comprendere che stava adducendo ai due oggetti rosa simili a delle lunghe e grosse gocce di silicone.

– Li vedi quei due cosi? Sono vibratori senza filo. Te li infili in un buco e qualcuno, a distanza, può farti venire con un click. – spiegò la ragazza che non aveva ancora visto. – Certe le usano durante le videochat e se paghi puoi farli vibrare dando piacere alla tipa.

– Quanto forte? – domandò dopo qualche secondo la mora. Sembrava stesse escogitando qualcosa.

– Non ne ho idea. – rispose l’altra.

– Allora scopriamolo. – decise la fidanzata del superdotato. – Tienila su quella sedia da videogiocatore.

Teresa venne strattonata di nuovo, fatta voltare e gettata malamente sul sedile. Solo in quel momento poté finalmente vedere l’altra ragazza, che le mise di nuovo una mano sulla bocca per impedirle di gridare, e si appoggiò con una gamba sul suo ventre per tenerla ferma. Un istante dopo del tessuto scivolò su un suo polso: l’altra, la pazza, aveva preso la sua collezione di bandane e, con un continuo aumento della sua paura, si rese conto che la stava legando alla sedia. Provò di nuovo a divincolarsi, ma la bionda era troppo forte, le era impossibile sfuggire alla morsa delle sue mani, permettendo all’altra di completare il suo lavoro di costrizione.

In pochi attimi Teresa si trovò bloccata alla sua comoda sedia di gamer, su cui aveva passato centinaia di ore di streaming di videogiochi, ma non vi si era mai seduta nuda, non ci aveva mai pensato davvero. Per completare l’opera, la mora le mise un calzino in bocca e lo bloccò passandole una sciarpa tra le labbra, legandogliela dietro la schiena.

Ora che era completamente bloccata, la bionda si alzò da lei e la mora le si avvicinò, contemplando il suo lavoro. – Ben fatto, sì. – si complimentò, per poi voltarsi a guardare i vibratori. Ne prese uno dalla scrivania e lo soppesò, studiandolo.

Si girò verso la bionda. – Sai che facciamo? – le domandò, con un sorriso poco rassicurante.

Le sopracciglia dell’altra si sollevarono in due apostrofi di dubbio.

– Riesci ad accendere il computer e a far partire una trasmissione nel sito da troie che usa questa?

La bionda sembrava poco convinta, ma si mise comunque davanti al computer, scoprendo che era già tutto pronto.

Teresa maledisse nuovamente la sua pigrizia: aveva tolto la richiesta di password dal sistema operativo, e appena arrivata a casa, eccitata e delusa dopo la scopata con Salvador, aveva avuto voglia di godere davvero, facendosi pagare qualche orgasmo dai suoi spettatori, accendendo il computer e preparando il programma per uno streaming dopo una doccia tonificante.

Nella barra delle applicazioni, sul fondo dello schermo, compariva un programma che le due sue sequestratrici dovevano non aver mai visto, ma non era difficile comprendere a cosa servisse dopo aver adocchiato i due vibratori.

– Guarda un po’ cos’è, quello. – ordinò la mora, additandolo.

Dopo un doppio click della ragazza bionda, lo schermo venne occupato da una tabella: nella colonna a sinistra c’erano dei valori numerici, mentre in quello centrale delle parole come “leggero”, “medio”, “forte”; Infine, nella colonna a destra altre cifre.

– Cosa cazzo è? – domandò la mora.

La bionda studiò per un attimo lo schema, poi spiegò, indicando le varie colonne. – Credo che questo sia il costo nella valuta del sito che ospita la trasmissione, questo la potenza della vibrazione e questo la durata.

La fidanzata del superdotato ragionò un paio di secondi, afferrando anche l’altro vibratore. – Fai così: cancella tutto e poi crea un’unica voce con il prezzo minimo, la potenza massima e per il tempo… fa come vuoi. – ordinò alla sua amica, poi si voltò verso Teresa, inginocchiandosi davanti a lei. – Adesso ti diverti davvero, troia. – la minacciò, stringendo poi tra i denti uno dei due vibratori.

Teresa si dimenò, le sue grida che si disperdevano nel tessuto della calza che aveva in bocca, quando la ragazza appoggiò una mano sulle labbra della sua fica, aprendola e infilandoci a fondo il silicone. Solo la cima a punta compariva tra le gambe. I suoi occhi si sbarrarono quando vide la mora infilarsi l’altro vibratore in bocca, per poi toglierselo grondante di saliva.

– Se no faccio fatica a infilartelo nel culo. – le spiegò con un sogghigno, che però non ebbe certo l’effetto di tranquillizzare Teresa.

Vide la mano destra della ragazza scomparire tra le sue gambe, poi percepì una forte pressione nell’ano. Lei lo strinse con tutte le forze, impedendo l’ingresso del vibratore: se l’era già messo nel culo in alcune occasioni, ma non avrebbe mai dato la soddisfazione alla cagna.

Ma la cagna, invece, era più decisa di lei: con la mano sinistra colpì con violenza la commensura di Teresa. Mentre la ragazza guaiva per il dolore, sobbalzando sulla sedia, il vibratore non ebbe problemi a trovare il suo posto nel retto della camgirl.

La mora si alzò in piedi, contemplando il suo lavoro. Un sorriso maligno non lasciò dubbi sulla sua soddisfazione.

– Ok, ecco fatto. – annunciò la bionda, allontanandosi dal computer.

– Fai partire lo streaming, allora. – ordinò la mora, sogghignando.

Un istante dopo la spia della webcam sullo schermo del computer si illuminò, e Teresa osservò sul monitor sé stessa, nuda, sudata, legata, imprigionata e inerme al volere dei suoi spettatori. Il numero degli stessi salì velocemente, qualcuno scrisse qualcosa nella chat ma non poteva rispondere e nessuna delle due che l’avevano sequestrata si mosse, tenendosi anzi fuori dal raggio di ripresa della camera, diventando sempre più impazienti.

– Ma funzionano quei cosi? – domandò, arrabbiata, Michela.

– Ma sì, sono connessi. – rispose Veronica, controllando su schermo. – Forse gli spettatori non sono sicuri di cosa stia succedendo. Immagino che di solito non se la trovino legata. Ammettilo che sembra una scena di un cazzo di film dell’orrore.

– Che due coglioni… – sbottò mia cugina, ormai indifferente di essere ripresa o meno. Si pose dietro la sedia da gamer e appoggiò le mani sul seno generoso di Teresa, strizzandolo. – Dai, che aspettate? Fatevi questa troia!

E in quel momento il computer emise un trillo, ed un attimo dopo Teresa sembrò saltare in aria, sollevando il bacino e contorcendosi nella costrizione dei nodi. Michela fece un balzo indietro, spaventata, guardando gli occhi della ragazza ribaltarsi fino a vedere solo il bianco, un grido di profondo piacere sollevarsi dalla bocca imbavagliata. La sedia si muoveva a balzi sul pavimento, mentre le casse acustiche del computer continuavano ad emettere trilli, sempre più frequenti.

Mia cugina lanciò un’occhiata a Veronica, che stava fissando la camgirl impazzire per il piacere, affascinata da quanto stava accadendo. – Forse abbiamo esagerato… – sussurrò la bionda.

Le mani di Teresa erano come artigli, mentre il sudore colava a grosse gocce lungo il suo corpo, la voce, attutita dalla calza infilata in bocca, diventava roca. Sembrava attraversata da una scossa elettrica ormai da alcuni minuti, quando finalmente gli impulsi provenienti da internet terminarono.

Teresa crollò sulla sedia, ansimante, con profondi respiri sibilanti, la testa rovinata sul petto, i lunghi capelli neri intrisi di sudore. Dalle labbra della figa colava un abbondante flusso di ambrosia che andava ad impregnare il tessuto rosso e nero della sedia ergonomica.

– Forse dovremmo liberarla. – propose Veronica, ma Michela non era d’accordo.

– No, ha scopato Salvador, e adesso paga. – disse, ma non sembrava convinta. Si era aspettata ben altro da quella tortura, non certo un orgasmo simile.

Un nuovo trillo, seguito da diversi altri, accompagnò il nuovo sobbalzo di Teresa, che riprese ad ansimare di violento piacere, arrivando quasi a ribaltarsi dalla sedia. Si scosse come se avesse avuto una crisi epilettica, poi arcuò la schiena, appoggiata solo per i piedi e la testa, e, con un grido, dal suo sesso proruppe un imponente schizzo di acqua di Luna che sembrò voler raggiungere il soffitto ma, mancandolo, si abbatté sulla scrivania, colando sullo schermo, imbrattando anche la webcam.

Teresa svenne per il carico di emozioni che l’aveva invasa per così tanto tempo, afflosciandosi sulla sedia da gamer con un sospiro.

– Ferma quei cosi. – ordinò Michela a Veronica.

La bionda fece un balzo verso il computer, richiamando il pannello di controllo e deselezionando il Bluetooth: immediatamente i vibratori si disattivarono. – La liberiamo, adesso? Penso ne abbia avuto abbastanza.

– Sì, lei sì. – disse mia cugina, guardando Teresa, tramortita dal piacere. Ma non era il dramma di una ragazza devastata da delle emozioni prodotte artificialmente che vedeva, quanto piuttosto l’invidia che provava verso di lei che aveva sperimentato un piacere tale da travolgerla. Quando mai mia cugina aveva provato qualcosa di simile con Salvador? Le si avvicinò e infilò le dita tra le labbra della figa grondante ambrosia, frugando finchè non sentì sotto i polpastrelli la sensazione del silicone.

– Cos’hai intenzione di fare? – domandò Veronica, improvvisamente curiosa, credendo di comprendere già cosa passasse per la testa della sua migliore amica.

Il vibratore scivolò fuori dal sesso di Teresa con un suono viscido, rimasto per qualche istante attaccato con una lunga bava che colò sulla sedia già zuppa di umori. Michela lo contemplò per un istante, osservando luccicare il bagnato sotto le luci elettriche della camera.

– Che schifo. – mormorò, disgustata. Impugnando il vibratore per l’antenna, tolse il bavaglio dalla bocca di Teresa, vi estrasse la calza, non meno imbevuta di saliva dell’oggetto che aveva nell’altra mano, e lo infilò nella bocca della ragazza svenuta, muovendolo su e giù diverse volte.

– Cosa cazzo stai facendo?

– Non me lo infilo nella fica dopo che se l’è scopato lei. – rispose Michela, estraendolo, non meno bagnato di prima ma, almeno, non di ambrosia.

– Vuoi metterlo tu?

Michela non si prese la briga per rispondere, ma si sbottonò i jeans, si abbassò le mutandine di pizzo nere e, dopo essersi appoggiata le dita sulle labbra della figa, che già luccicava di desiderio, le aprì, penetrandosi con il piccolo vibratore. Era bagnato, e piacevolmente caldo, ben più dei dildo che aveva usato in passato, una sensazione piacevole che non si era aspettata e che la scivolò sul volto con un sospiro di piacere ed un sorriso. Un sorriso che rimase anche quando disse a Veronica di ristabilire il collegamento con il computer.

– Vaffanculo, Michi! – sbottò l’altra, offesa. – Io no? – Poi guardò dove si trovava l’altro e fece una smorfia di disgusto.

– Vaffanculo. – ripeté a bassa voce, mentre si avvicinava alla ragazza legata e afferrava il secondo vibratore per l’antenna plastificata che avanzava fuori dal suo ano. Lo estrasse lentamente, con l’orifizio che si apriva come una bocca stupita che emettesse una “O”, e poi si chiudeva mentre scivolava fuori.

La bionda lo tenne tra le dita come se stesse sorreggendo un topo morto per la coda, con un’espressione perfettamente adeguata. – Non ho certo intenzione di mettermelo dentro in questa condizione.

Michela si stava spazientendo, anche pensando che molti spettatori, ormai, stavano abbandonando la visione della trasmissione e, dovette ammetterlo a sé stessa, l’idea di farsi fottere da uno sconosciuto la eccitava tantissimo. Se a questo si aggiungeva che sarebbero stati centinaia a contemplarla mentre godeva e per lo più avrebbero pagato per darle piacere, un desiderio parossistico la invadeva come fiamme che la consumassero.

– Fai come me e mettiglielo in bocca, così si pulisce. – sbottò, irritata.

– Ma che stronza che sei! – ribatté indignata l’amica, guardandola con astio. – Scommetto che se avessi il cazzo, prima mi inculeresti e poi mi fotteresti la bocca, puttana, solo per farmi un dispetto.

E prima che mia cugina potesse rispondere uscì dalla porta. Lo scrosciare dell’acqua del lavabo in bagno durò qualche secondo, poi, un attimo dopo, Veronica fece ritorno in stanza, priva di pantaloni e mutande ma con la propaggine di silicone che le pendeva dalle labbra della figa, anche la sua gocciolante di desiderio.

– Oh! Se sei finalmente a una, possiamo cominciare. – disse Michela e, mentre l’amica bionda aveva la buona idea di sedersi sul letto, riattivò la connessione Bluetooth.

CONTINUA…

Per contattarmi, potete scrivere all’indirizzo email william.kasanova@email.it

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