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Le avventure di Carlo – 1° capitolo – Esame di routine

By 2 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Carlo, sono un ragazzo di trent’anni come tutti gli altri, o quasi. Sono curioso, il mio motto &egrave -come fai a sapere che non ti piace, se non lo hai provato-, cerco di vivere la mia vita secondo questa ideologia. Non poche volte questo ‘approccio’ alla vita mi ha messo anche nei guai. Ma sono ancora qui per raccontarvi delle mie avventure, quindi alla fine, &egrave sempre andato tutto bene.

1. Esame di routine

Le 7:30? ‘Merda’. Ero in ritardo per il mio appuntamento dal dentista. Io sono una persona puntuale. Per me puntualità non significa arrivare alle otto in punto all’appuntamento delle otto, ma alle otto meno dieci. Questa &egrave la vera puntualità. Saltai giù dal letto sentendo l’acido lattico della sera prima, il primo allenamento di Hockey della stagione era sempre devastante fisicamente. Facevo addirittura fatica ad arrivare al bagno ma passo dopo passo il dolore spariva. Mi sedetti sul water per fare la prima pipì mattutina, che sollievo, la vescica era piena al punto di esplodere. Andai in cucina e mi preparai la colazione. Due fette biscottate con un po’ di marmellata di marroni e un tazzone di cappuccino d’orzo.
Finita la colazione di corsa in bagno, doccia veloce e pulizia dei denti, quella mattina la pulizia dei denti ebbe una attenzione particolare. Nessuno ama andare dal dentista con i denti sporchi. Siamo tutti un po’ ipocriti, pensiamo che se ci puliamo i denti bene la mattina prima di andare dal dentista e magari anche la sera prima questo può bastare e tutti gli altri giorni che ce ne freghiamo e diamo solo una spazzolata veloce. Ma io non ho mai avuto problemi di carie. Ho avuto l’apparecchio per molti anni ma mai una carie.

Arrivato sotto lo studio dentistico parcheggiai la mia 206. Amavo la mia 206 e a quel punto non potevo sapere in quante altre avventure mi avrebbe ancora accompagnato. Il mio dentista, o meglio, LA mia dentista aveva lo studio al piano terra di in un caseggiato in pieno centro. Cercai sul citofono il suo nome. Una volta premuto mi rispose una voce femminile robotica ‘Si?’. ‘Sono io Carlo’. Il portone si sblocco lasciandomi entrare. Arrivato alla porta dello studio la aprii, era tutto buio all’interno, la reception era vuota e solo dalla porta che dalla sala di attesa dava all’ambulatorio proveniva un fascio di luce. ‘Forse &egrave presto..’ pensai poi dissi ‘C’&egrave qualcuno? Permesso. Silvia?’ Ero ormai per tu con la mia dentista. Ero suo paziente da quando fui un ragazzino e mi dovetti mettere l’apparecchio. Eravamo diventati quasi amici anche se lei era molto più vecchia di me. A suo tempo io avevo 27 anni e lei era sui 55 anni, ma portati gran bene. ‘Entra pure sono qui’ La voce proveniva dall’ambulatorio. Entrai rimanendo accecato dal forte contrasto di luce. Era come sempre in camice seduta al computer. ‘Allora, Carlo, Carlo, Carlo, eccoti, si ‘ un semplice controllo.’ Con un gesto fece ruotare la sedia con le rotelle girandosi verso di me. Era come sempre bellissima, almeno per me. Ho sempre avuto un debole per le signore più vecchie di me. Aveva lunghi capelli castani, una bellissima carnagione scura, occhi castani e un viso sensuale. Non mancavano le rughe, certo, ma erano rughe infinitamente sexy. Il suo corpo era, per quello che si poteva intravedere dal camice, tonico e sensuale, non era magra, ma non si poteva definire nemmeno grassa, era come si suol dire ‘in carne’. Il seno non era eccessivamente grande, ma cera. ‘buongiorno, com’&egrave che non c’&egrave nessuno?’ chiesi. ‘Come, io sarei nessuno? Non ti basto io?’ Rispose Silvia con tono malizioso. Ormai la conoscevo e sapevo delle sue battute ‘No anzi, così ti ho tutta per me’ risposi stando al gioco. ‘A parte gli scherzi’ proseguì Silvia ‘la ragazza della reception ha avuto un lutto in famiglia e Patrizia, la mia assistente ha il giorno libero.’ ‘Mi dispiace’ risposi. ‘Cose che succedono, comunque sei il mio unico paziente oggi, quindi’ intonò di nuovo il suo tono malizioso strizzandomi l’occhio ‘abbiamo tutto il tempo che vogliamo’. Sorrisi.

Presi posto. ‘Allora cosa abbiamo qui’ Si avvicino il tavolino con gli strumenti accese la luce accecante da sala operatoria e si mise i soliti guantini in lattice. ‘Uau con quei guantini da dottoressa sei proprio sexy’ dissi io scherzano. Lei non disse niente, mi prese la mandibola con l’indice e il pollice e strinse molto forte. ‘Apri bene’ Io aprii di più ‘Aaaa’. ‘Quindi ti piaccio?’ chiese guardandomi in bocca e stringendo ancora più forte. Io risposi sempre con le sue dita in bocca ‘Si, penso che non sia niente di nuovo!’ con le dita in bocca non penso avesse capito cosa avevo detto. Improvvisamente sempre tenendomi la mandibola mi infilò la lingua in bocca e inizio a baciarmi. Sentivo come l’altra sua mano si posizionò fra le mie gambe dove qualcosa già aveva iniziato a muoversi. Presi la sua nuca fra le mie mani e contraccambiai il bacio. Le nostre lingue si unirono in un vortice di saliva e passione. Lei mi mordicchiava le labbra con i denti poi mi baciò di nuovo. Quando ci staccammo eravamo entrambi senza fiato. Ci stavamo ancora guardando negli occhi. Io feci cenno per baciarla ancora ma lei rimase immobile a fissarmi negli occhi la mano ancora sul mio pacco. Di colpo strinse, avevo i testicoli come in una morsa, le sue mani dalle dita lunghe e affusolate avevano una forza inaspettata. Sussultai facendo cadere il tavolino con tutti gli strumenti. Si sparsero tutti sul pavimento facendo un frastuono assordante. Lei rimase immobile senza lasciare la presa e senza distogliere lo sguardo dal mio viso. Come se volesse vedere la mia reazione, come se volesse vedere il mio imbarazzo. Divenni tutto rosso e balbettai ‘ S-s-scusa, aspetta che raccolgo tutto.’ Lei strinse di più, come per bloccarmi alla sedia ‘Lascia tutto lì, tanto abbiamo finito, i tuoi denti sono perfetti’
‘Cazzo ho rovinato tutto, adesso &egrave incazzata e mi manda a casa’ mi dissi. Lei mollò la presa e allontanandosi disse ‘Se vuoi possiamo fare un altro tipo di esame’. Io riuscì ad esternare soltanto un misero ‘Ok’. Prese un cartone dall’angolo dell’ambulatorio e lo mise sul tavolo. ‘Quindi oggi sei mio, solo mio, fino a quando decido di lasciarti tornare a casa?’ di nuovo la mia risposta era ‘Ok’. Lei prosegui girandomi attorno ‘Io ho un paio di feticci, potresti rimanere scioccato, devi essere sicuro di voler rimanere, non mi offendo se te ne vai, anzi, adesso come adesso non mi offenderei se tu volessi cambiare dentista.’ Io per curiosità e per paura di perdere la possibilità di baciare ancora quella magnifica donna presi coraggio e dissi ‘No no, cosa dici, sono ormai dieci anni che sono da te, non cambierei mai. Rimango. Sono tutto tuo, fai di me quello che vuoi!’. Il viso di Silvia si illumino e si poteva intravvedere anche un certo sollievo. ‘Allora preparo tutto, l’importante &egrave che ti rilassi e lasci fare a me.’ Sparì dietro una porta dell’ambulatorio &egrave torno con due tubi di metallo piegati ricoperti di pelle sulla piega, sembravano degli strani strumenti chirurgici, solo dopo capii a cosa servivano. ‘Ti sembrerà strano ma questa sedia non &egrave una sedia da dentista, ma una sedia da ginecologo adattata. Non avrei mai pensato di utilizzare questi poggiapiedi ma non ho mai voluto buttarli. Forse nel profondo sapevo che un giorno mi sarebbero venuti utili.’ Con estrema facilità smontò la parte della sedia dove stavo appoggiando i piedi e inserì quei pezzi appena presi. ‘ok ora spogliati nudo e appoggia le gambe qui’ La sedia si era tramutata in sedia da ginecologo. Mentre mi spogliai Silvia tramite dei pulsanti cambio inclinazione della sedia. Ora ero seduto lì, gambe divaricate e all’aria, completamente nudo, completamente in orizzontale. Mi sentivo estremamente vulnerabile. Da un cassetto nella scrivania prese quattro fascette. Mi immobilizzo mani e caviglie. ‘Ai, sono troppo strette Silvia’ lei si soffermò all’ultima guardandomi, poi per dispetto la strinse ancora di più dicendo ‘Bene’.

Mi trovavo nudo e legato. Mani ai bracciali e caviglie ai poggiapiedi. Ero eccitato, sentivo il mio membro pulsare dall’eccitazione. Silvia prese le mollette unite da un filo che aveva usato per emettermi il bavaglino prima dell’esame e le usò per i miei capezzoli. Mi divaricai dal dolore ma ogni movimento provocava altro dolore a polsi e caviglie. Tornò al cartone sul tavolo aprendolo ‘Proprio ieri mi sono arrivati alcuni giochini nuovi che oggi proverò su di te tesoro’ Estrasse dal cartone diversi pacchetti che scartò lì di fronte a me.
‘Questi sono chiamati sonde uretrali, ho preso diverse misure, queste sono in silicone e queste in acciaio medicale. Fra poco vedrai come si usano’ continuando ‘Questi penso che li conosci, forse li hai anche usati su di t&egrave o su qualche amichetta, si chiamano butt plug e andranno nel tuo culetto, questo &egrave un dildo da sei centimetri di diametro.’ Io non ero più così sicuro di voler stare lì, ma presi coraggio. ‘E infine questi sono vari lubrificanti, uno per il tuo sederino e l’altro in queste siringhe per le sonde uretrali.’ deglutì. Silvia risciacquò tutto nel lavello gli spruzzo su un liquido e mise tutto nello sterilizzatore dove metteva i suoi strumenti di solito premendo il pulsante per l’accensione.

Si era seduta sullo sgabello che usa quando lavora sui denti, ma stavolta si era preparata per lavorare fra le mie gambe divaricate. Sentivo il mio pene pulsare dall’emozione, ma anche le mie mani e piedi gli sentivo gonfi e pulsanti. I miei capezzoli avevano fatto male per via delle mollette di ferro fino a qualche secondo fa, ora non le sentivo più. Non sapevo se era o meno una cosa preoccupante. Silvia prese in mano il mio cazzo duro e iniziò a masturbarmi lentamente. Poi con la lingua scese a spirale dal buchino attorno a tutta la cappella. Lo prese in bocca tutto spingendoselo in gola, sentivo il vuoto d’aria che si formava mentre cercava di spingerlo ancora più in profondità. Quando lo tirò fuori era pieno di saliva densa e bianca. Riprese a masturbarmi con due mani, i guanti che indossava scivolavano particolarmente bene lubrificati da tutta la saliva. Prese il mio pene con la mano sinistra stringendolo forte facendo affluire ancora più sangue. Con il palmo destro inizio a frizionare il glande. La sensazione era fortissima, la cappella toccata in quel modo risultava sensibilissima e ad ogni passaggio inarcavo la schiena tentando di sottrarmi a quel tocco così eccitante ma insopportabile allo stesso tempo. Sentivo come stavo arrivando al culmine, l’eccitazione era troppa e Silvia era una maestra, a ogni passaggio i mano l’orgasmo si avvicinava. Tentavo i controllarmi ma sentivo che stavo per esplodere. ‘Vengo!’ gridai ma come se sapesse esattamente quando Silvia si stacco lasciandomi a metà strada. Un secondo, neanche, una frazione di secondo in più e l’avrei inondata del mio seme. Avevo il fiatone e sentivo le goccioline di sudore scendermi dalla fronte facendomi un solletico insopportabile.

Silvia si alzò e andò verso lo sterilizzatore. Prese una specie di filo bianco, era la sonda in silicone di cui mi aveva parlato. Prese anche una delle siringhe di lubrificante senza ago si piazzo in piedi fra le mie gambe. Non capivo come avrebbe usato quella strana cordicella ma Silvia non tardò con la spiegazione. ‘Allora Carlo, questo ora potrà essere piacevole o meno, dipende da quanto tu riesca a rilassarti. Apriti mentalmente. Ti infilerò questa sonda nel buchino dove fai la pipì, sarà la prima di una serie, questa &egrave la piccola e ti preparerà alle prossime. Hai presente un catetere, questa &egrave la stessa cosa, solo che non la useremo per farti fare la pipì e non te la infilerò fino nella vescica.’ Nel frattempo aveva messo una gocciolina di lubrificante sulla punta arrotondata della sonda. Poi senti come un bruciore al buchino del mio pene. Aveva inserito la punta della siringa senza ago e stava spruzzando dentro del lubrificante. Il dolore era indescrivibile, come dei piccoli elettroshock lungo tutto il tubicino dove passava la pipì. ‘Non cercare di resistere, lasciati andare’ disse Silvia accarezzandomi lungo le gambe.’ Sentì come appoggio la sonda sul buchino e come entrò pian pianino. Non faceva male, era una sensazione quasi piacevole. Con la sonda dentro inizio a masturbarmi spingendo la sonda su e giù. Io iniziai ad assecondare i suoi movimenti andando su e giù con il bacino. Silvia si fermo. Tornò allo sterilizzatore portando tutto il suo contenuto e appoggiandolo sul tavolino che aveva appena tirato su da terra.

C’erano un sacco di cose. Due butt plug enormi un dildo e una serie di sonde, alcune erano dritte e lisce, altre avevano delle protuberanze, come delle ‘panciotte’. Erano però tutte di metallo. Erano tutte messe a seconda del diametro, dalla più fina alla più grossa. Quando Silvia vide la mia preoccupazione mi disse ‘dove arriviamo arriviamo, non dobbiamo per forza provarle tutte’ Non era proprio un sollievo ma feci finta di non essere preoccupato. Estrasse la sonda e lubrifico la seconda della serie saltando quella più fina. Questa aveva delle panciotte, praticamente si allargava per diminuire in diametro per po allargarsi di nuovo, tutto questo per circa 10 volte su una lunghezza di circa 10 forse 12 centimetri. Quando la inserì iniziai a divaricarmi, il dolore era lancinante per poi sparire quando la sonda era sulla posizione fina e ricominciare subito di nuovo. Strinsi i pugni sentendo tutto il gonfiore e le fascette che mi intagliavano i polsi. Quando la sonda era dentro il dolore era quasi sparito lasciando di nuovo spazio all’eccitazione. Inizio a estrarla e reinserirla, prima piano poi sempre più veloce masturbandomi contemporaneamente. Di nuovo, quando stavo per venire Silvia si fermò ma la sonda la lasciò dentro. Prese il lubrificante per il ‘culetto’ come lo aveva chiamato e se ne spruzzò abbondantemente sul palmo della mano. Bagnò l’indice e il medio dell’altra mano e me lo spalmò sull’ano. Poi inserì l’indice, girandolo all’interno ispezionando tutta la mia cavità anale. Poco dopo anche il medio lo seguì e poi l’anulare. Non contenta inserì anche il mignolo. Aveva inserito tutta la ano tranne il pollice e la girava inserendo ed estraendola lentamente. ‘Ma Carlo, sei già un esperto, non me lo aspettavo. Sarà un gioco da ragazzi per te. Il plug piccolo non vale neanche la pena usarlo. E anche il dildo ci balla qui.’ Piccolo? Aveva un diametro di minimo 5 centimetri nella parte più larga. Il ‘grande’ era immenso, forse 7 o 8 centimetri. Lo prese e lo riempì di lubrificante. Appoggio la punta sul mio ano, io sapevo come dovevo fare, effettivamente non era la mia prima volta, ma mai niente di così grosso. Cominciai a spingere contro come per fare la cacca, sentivo come pian pianino entrava, sentivo la pelle del mio ano tendersi fino a quasi strapparsi. Sentivo dolore, o certo che si sarebbe rotto qualcosa. Urlai dal dolore. ‘Bravo spingi’ incitava Silvia. Non appena il punto era passato il plug scivolo dentro come un tappo. Ero esausto. Ora mi preoccupavo di come avremmo fatto per tirarlo fuori di nuovo. Ma Silvia non sembrava avere intenzione di estrarlo per ora e non avevo tempo per preoccuparmi troppo.

Silvia sparì di nuovo nello stanzino tornando con due sgabelli. Ne mise uno sulla mia destra e uno sulla mia sinistra alla altezza della mia testa. Si tolse l camice. Sotto portava dei jeans attillati e una camicetta turchese. Si tolse la camicetta e il reggiseno. Il suo seno, forse una seconda era bianchissimo in confronto al resto della sua pelle mostrando delle linee da bikini molto marcate. I capezzoli erano scuri e grandi. Iniziò a sbottonarsi, fece tutto molto velocemente, come se non potesse più aspettare oltre. Tolti i pantaloni si sfilò le mutandine mettendo in mostra un pube pelosissimo. Io che non vedevo bene dalla mia posizione ero eccitatissimo. Poi salì sopra gli sgabelli all’indietro. Era a cavallo del mio viso con il suo sedere in direzione dei miei piedi e la sua vagina sopra i miei occhi. Sapeva un po’ di freschino ma questo mi eccitava solo di più. Luccicava da quanto era bagnata e le sue voglie stavano formando una piccola perlina di liquido denso e lucido che stava per cadere proprio sul mio viso. Ma la perlina non fece in tempo a staccarsi. Silvia tolse il peso dalle gambe sedendosi piano piano sulla mia bocca. Aveva messo tutto il suo peso, notevole, sulla mia faccia. Io non riuscivo a respirare ma aprii la bocca e affondai la lingua nella sua fica calda e soffice. Il sapore saltato mi inebriò. Non so se per l’eccitazione o per la mancanza di ossigeno mi girava la testa. Silvia iniziò a muoversi e a strusciarsi dal mio mento al mio naso. Vedevo come godeva. Si toccava il seno schiacciandosi i capezzoli e buttò indietro la testa solleticandomi il petto con i suoi capelli lunghi. Io provavo a seguire con la testa i suoi movimenti ritmici che diventavano sempre più violenti. Improvvisamente prese la mia testa e la tirò verso di se schiacciandomi la faccia nella sua fica con violenza senza fermare i movimenti ritmici. Sentivo che stava per venire, stava urlando dal piacere mentre la pressione che esercitava sulla mia testa aumentava. Ormai avevo dimenticato di respirare, a chi serve respirare quando hai la faccia dentro tutto quel ben di dio. Fece un urlo acuto e mollo la prese scivolando giù dalla mia faccia e fermandosi con le gambe sulle mia braccia immobilizzate sui bracciali della sedia. Passando dal petto aveva strappato le mollette dai capezzoli provocandomi un dolore lancinante. Cerai di non gridare e feci solo dei strani grugniti cercando di nascondere il dolore per non rovinare quel momento. Si accasciò su di me e mi baciò. Il mio viso e i miei capelli erano fradici dei suoi succhi vaginali. Anche se non sentivo più mani e piedi, anche se a ogni contrazione potevo sentire la sonda inserita nel mio cazzo e il mio culo pieno ero felice. Ma non era finita lì.

Silvia scese dal mio ventre nuda e scalza e si posizionò di nuovo fra le mie gambe. Estrasse il plug anale facendomi urlare dal dolore,sentivo il mio buchino contrarsi. Ma non mi lasciò il tempo di riprendermi lubrificò il tutto nuovamente e lo reinserì con violenza senza lasciarmi il tempo di prepararmi. Avevo le lacrime agli occhi dal dolore, che però sparì subito. Sentivo come tirava fuori la sonda lentamente, a ogni scatto a ogni protuberanza sussultavo di piacere misto dolore. Ormai non guardavo, ero esausto. Avevo appoggiato la testa stanco di stare sempre col collo piegato per osservare cosa faceva fra le mie gambe. Ma quel non guardare rendeva tutto molto più intenso. Sentivo il rumore metallico della sonda sul tavolino. Poi sentii il tocco freddo della nuova sonda, probabilmente la più grande. Non riuscii altrimenti e guardai un attimo, era fra le più grandi a non la più grande. Anche questa con le famose cunette. Entrò senza problemi ma già alla prima cunetta sentivo come la pelle del mio glande faceva resistenza. ‘Rilassati’ disse. Io cercavo di rilassarmi ma quando la prima cunetta immensa scivolo dentro il dolore era dilaniante, ero certo che la pellicina della mia cappella si fosse strappata, potevo sentire l sangue che colava. Alzai la testa spaventato ma non era sangue, era una gocciolina di lubrificante che fuoriusciva la buco ormai immenso del mio pene, pieno di metallo lucente. Anche se addolorato ero sollevato. Tutto a posto, il mio tanto amato pene era ancora intatto, anche se un po slabbrato. Una volta inserita tutta Silvia iniziò nuovamente a estrarla per poi reinserirla. Di nuovo si fermò poco prima dell’apice. Guardandomi un un ghigno malizioso e facendo di no con il dito disse ‘No no tesoro, non così. Troppo facile se no.’

‘Se vuoi che ti sleghi e sopratutto se vuoi venire non devi sprecarne nemmeno un goccio!’ Disse Silvia mentre si rimetteva in posizione sopra gli sgabelli. Io non capivo cosa intendesse. La sua fica era di nuovo sopra la mia bocca ma non con tutto il suo peso questa volta, ma sfiorava soltanto le mie labbra. Iniziava a spingere, come per fare la pipì, allora capii. Voleva pisciarmi in bocca. Immediatamente aprii la bocca a più non posso. Sentivo come si sforzava. Poi un piccolo rivolo di piscio caldo e salato mi entro in bocca, deglutii tutto leccandola per non perdere neanche un goccio. Aveva un sapore forte e un retrogusto amaro, non penso che avesse bevuto tanto quel giorno. Infatti era molto gialla. ‘Tutto qui’ pensavo. All’improvviso un torrente senza fine di piscio mi si svuotò in faccia, non riuscivo a deglutire in tempo, sentivo come mi scendeva giù lungo il viso per finire a terra e fra la sedia e la mia schiena. Raggiunse anche il mio ombelico e il mio pene. I miei capelli erano zuppi. Ora tutto bagnato di piscio sentivo leggermente freddo. Quando aveva finito affondai la faccia leccandola tutta. Scivolo giù lngo la mia pancia per fermarsi prima del mio cazzo. Si giro e con un gesto sfilò la sonda uretrale facendomi gridare dal dolore. La fece semplicemente cadere a terra. Si infilò il mio cazzo. Il contrasto era meraviglioso, il mio pene tutto bagnato e al freddo e la sua vagina caldissima e soffice. Iniziò a pompare lentamente stuzzicandomi e schiacciandomi i capezzoli ancora blu e rossi da prima. Po sempre cavalcandomi si sdraiò su di me abbracciandomi e leccando il suo piscio dal mio collo. Sentivo come il suo seno lubrificato da tutti quei succhi vaginali e dalla pipì strofinava su e giù sui miei capezzoli ormai ipersensibili. Si tirò su sempre senza fermare il suo movimento pelvico toccando e massaggiandosi il seno. Quanto desideravo avere e mani libere per poterlo toccare, palpare. Il suo ritmo si fece più forte, si stava mordendo le labbra dal piacere. Si sdraio di nuovo su di me abbracciandomi così forte, quasi mi strangolava. Sentivo che stava per raggiungere il culmine.Poi non riuscii più a trattenermi e le esplosi dentro. Sentivo come il mio pene si ingrosso a dismisura per poi scaricare a fiotti tutto il mio sperma dentro di lei. Anche lei gridava stringendomi ancora più forte facendomi quasi perdere i sensi. A ogni fiotto sentivo come il mio ano si chiudeva attorno al plug anale. Sentivo la sua fica chiudersi e stringermi il cazzo ad intermittenza. Tutto il suo corpo a come elettrificato. Non c’era dubbio era venuta anche lei. Si accascio e mollo la stretta da boa constrictor. Mi baciò appassionatamente sfilò il mio pene e scese dalla sedia per poi risalire di nuovo. Ancora una volta si mise sopra di me ma questa volta non era pipì, bensì il mio stesso sperma. ‘Se vuoi che ti liberi api la bocca’ disse. Obbedii. Non pensavo di averle ‘iniettato’ così tanto sperma, la mia bocca era piena fino all’orlo. ‘Non mandare giù’ disse lei. Obbedì. Scese dalla mia faccia e si avvicinò. Mi bacio prendendosi tutto lo sperma per poi ripassarmelo con un altro bacio. Poi dopo esserselo ripreso tutto si mise sopra di me schiacciandomi le guance per farmi aprire bocca me lo sputò in bocca dall’alto Scese a filamenti e unitosi alla nostra saliva era diventato ancora di più. I filamenti si erano freddati nel tragitto dalla sua bocca alla mia. Mi baciò un ultima volta prendendo tutto lo sperma e deglutì avidamente.

Con una forbice mi liberò mani e piedi ormai viola. Man mano che riacquistavo la sensibilità sentivo sempre più dolore. Ma non mi importava. Ci rivestimmo. Me ne stavo andando quando Silvia disse sorridendo: ‘Carlo, aspetta. Ho visto una carie che non &egrave che mi piaccia molto…ti andrebbe bene l’appuntamento per questo sabato, diciamo verso le ‘ 14:00?’ Non ho mai avuto carie, sapevo che le carie non centravano niente. Inoltre sabato l’ambulatorio era chiuso. ‘Benissimo’ dissi tutto fiero e uscì dalla porta. Era martedì, quei tre giorni fino a sabato mi sembravano infiniti. Ma passarono anche quelli. Per tanto tempo quegli appuntamenti erano diventati una routine. Poi pian pianino diminuirono. Adesso la vedo poco, ma qualche controllo di routine ce l’ho ancora e tutti i miei amici non capiscono perché mi piace così tanto andare dal dentista.

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