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Le avventure di Carlo – 5o capitolo – Sono il tuo schiavo

By 21 Marzo 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Le avventure di Carlo

Mi chiamo Carlo, sono un ragazzo di trent’anni come tutti gli altri, o quasi. Sono curioso, il mio motto &egrave -come fai a sapere che non ti piace, se non lo hai provato-, cerco di vivere la mia vita secondo questa ideologia. Non poche volte questo ‘approccio’ alla vita mi ha messo anche nei guai. Ma sono ancora qui per raccontarvi delle mie avventure, quindi alla fine, &egrave sempre andato tutto bene.

5. Sono il tuo schiavo

Erano le 19:00. Ero appena tornato dal lavoro. Misi su un pentolino per farmi un brodo di dado. Non avevo voglia di cucinare nulla di impegnativo. Quando il brodo fu pronto mi sedetti davanti al televisore con la mia scodellina bollente. Ero stanco e raffreddato. Brodo, tv, letto, un piano perfetto. Continuavo a pensare alla ragazza che avevo conosciuto la sera prima, Maxim, mi ero innamorato. Presi in mano il telefono e cercai il suo numero. ‘La chiamo’ mi dissi ma poi pensai ‘Meglio di no, sono mezzo malato, oggi va così, magari domani’. Ma poi mi dissi ‘Codardo, tutte scuse.’ Presi coraggio e premetti il taso invio. Ma nello stesso momento il mio telefono di casa squillò. Ormai stavo chiamando Maxim, preso dal panico buttai giù e corsi a rispondere.
‘Pronto, Carlo’.
‘Ah, sei tu Marion, mi hai fatto mettere giù una chiamata importante.’
‘Scusa ma anche questo &egrave importante’ disse un po scocciata.
‘Scusa, dimmi’
‘Non posso per telefono ci dobbiamo vedere! Vengo io da te se va bene’
‘Certo…magari domani’ ma ormai aveva già buttato giù. Cosa sarà mai di così importante.
Pochi minuti dopo il campanello suonò, era lei. Aprii la porta e la feci entrare. Indossava uno strano cappotto lungo marrone e aveva un tanti sacchetti in mano. ‘Le tue compere potevi anche farmele vedere domani’ dissi scherzando. ‘Queste no’ disse maliziosamente e si tolse il cappotto. Sotto indossava un completino sadomaso in lattice nero attillato. Stivali a stiletto neri laccati che arrivavano fino alle ginocchia, tanga in lattice nero, reggiseno in lattice nero completamente inutile perché dove c’era il seno era aperto lasciano le tette in vista e collare borchiato. Io ero spiazzato. ‘Cosa dire, sexy’ dissi. ‘Ti va di giocare con me’ mi chiese toccandomi il pacco. Ero già duro come il marmo. ‘Certo’ dissi un po’ impacciato. Prese me e tutte le sue borse e mi portò in camera da letto. ‘Allora, &egrave tutto nuovo anche per me, ma l’ho visto fare un milione di volte nei video su internet. Tu fai quello che dico io, parli solo quando te lo dico io, ti muovi solo quando te lo dico io e respiri solo quando te lo dico io. Ok?’, io rimasi a guardarla immobile. ‘Ok?’ chiese di nuovo. Cominciai a diventare paonazzo. Lei sorrise e disse ‘Vedo che capisci al volo, respira e rispondimi.’. Feci un grande respiro e risposi ‘Ok’. ‘Sei il mio schiavo, Ok?’, ‘ok’.
‘Quando ti do il permesso di parlarmi mi chiamerai padrona ed &egrave vietato guardarmi negli occhi. La safeword &egrave Zeta, spero che non ne avrai bisogno femminuccia. Hai capito?’ ‘Si padrona’ dissi con gli occhi rivolti verso il pavimento. ‘Ora spogliati!’ Io iniziai a spogliarmi mentre lei stendeva un telo di gomma nero sul letto. Da un altro sacchetto prese una scatola e scartò una serie di lacci e stringhe. ‘Sdraiati a pancia in su’ Mi sdraiai sul telo che subito mi si appiccò addosso. Mi legò le mani nei due angoli superiori del letto, poi mi legò dei lacci attorno alle caviglie mi fece piegare le ginocchia in modo che i talloni mi toccassero il culo e fece un sacco di giri di corda attorno come se fosse un salame immobilizzandomi così le gambe. Poi fece passare una corda fra le altre corde e la tese nel punto dove aveva legato le corde delle mani divaricandomi le gambe e alzandomi leggermente il sedere in su. Io sono molto flessibile ma questo era molto doloroso. ‘Ahi, mi stai facendo male’ Mi arrivò uno schiaffo fortissimo. ‘Ti ho detto che puoi parlare?’ ‘No padrona’ dissi.
‘Apri bene la bocca’ io aprii, mi mise un morso anulare, un morso che ti tiene sempre la bocca aperta. Poi mi mise una mascherina. Ero al buio ora. Legato come un salame. ‘Spero tu non sia stanco, perché ci metteremo tanto. Tantissimo!’ La stanchezza era un lontano ricordo, che aveva fatto posto a tutta quell’eccitazione. ‘Sentivo come frugava nelle borse e appoggiava continuamente nuove cose attorno a me. Provai a muovermi ma ero immobilizzato completamente. Provai a muovere la testa per spostare la mascherina per vedere qualcosa di quello che stava succedendo ma invano. Sentivo come mi accarezzava con qualcosa, partiva dal mento passo sopra un capezzolo scese lungo la pancia per arrivare al pene, improvvisamente un colo e un dolore lancinante sulla cappella. Doveva essere un frustino. Emisi un lamento, la bocca spalancata dal morso quasi al punto da scardinarmi la mandibola. Una serie di frustate sempre più fori in tutte le parti del corpo seguirono. Gridai. ‘Quando vuoi puoi fermare questa tortura, quando vuoi’ Scossi la testa. La sentii trafficare poi un dolore ai capezzoli. Erano delle mollette. Appena messe me le strappò facendomi gridare dal dolore, fece questo alcun volte fino a quando il dolore non lo sentivo più. ‘Ora proviamo il mio nuovo strap on’ disse. Poi silenzio. Senti come mi spalmò sul buchino un liquido denso e freddo. Poi il dito che e o stava spalmando scivolo dentro, poi due, poi tre. Lei non lo sapeva, ma ero allenato non mi avrebbe preso in contropiede in questo campo. Sentii come il dildo allacciato alla sua vita premeva contro il mio ano. Non feci molta resistenza e la feci scivolare dentro. La posizione in cui mi aveva legato era perfetta, ero in una posizione vulnerabile per ogni tipo di pratica. Iniziò a pompare masturbandomi. Sentivo come a ogni passaggio ero sempre più vicino al culmine, stavo per venire, strinsi i pugni e mi preparai ma lei si tirò indietro e smise di toccarmi di colpo. Aveva anticipato l’eiaculazione di un millesimo di secondo. ‘Secondo te? H detto che sarà una storia lunga stanotte! Sto pensando di non farti neanche venire schiavo! Adesso ti metto il tappo!’ Preso qualcos’altro dal letto accanto a me e lo appoggio sul buchino. Fece pressione ed entrò un po’, ma era troppo grande. ‘Era il plug più grande che avevano in negozio’ disse. Io provai ad assecondarla spingendo contro ma non riuscivo, ogni volta che pensavo entrasse tornò indietro. Al ennesimo tentativo il plg scivolo dentro facendomi gridare dal dolore. Prese posto e rimase in posizione. Sentivo come i muscoli del mio sfintere si contraevano attorno alla base stretta del plug. Ero pieno come un uovo ora. ‘Mi sono rotta,tu sei troppo veloce, non mi diverto così faccio una pausa e ti lascio il tempo di pensare ai tuoi errori. E guai se ti viene in mente di stapparti da solo!’ Si alzò mi sputò in bocca e se ne andò in salotto. Sentivo come accese la televisione. Provai a liberarmi. Se si fosse addormentata? Sarei rimasto lì fino alla mattina con un plug enorme nel culo legato come un salame. Non sentivo più i capezzoli e i piedi men che meno. ‘Arion’ gridai a bocca aperta. Ma non mi sentiva. Smisi di gridare e aspettai. Dopo mezz’ora la sentii accendere la luce del bagno davanti alla stanza. ‘Arion’ gridai. ‘Chi ti ha detto che puoi parlare!’ Spense la luce in bagno e venne da me. ‘Vuoi farmi da water? Per questo che mi chiami? Sarai accontentato.’ Sentivo come passava tra le corde tese delle mi gambe tendendole ancora di più per andare a sedersi sulla mia faccia. Iniziò a strusciare la vagina sul mio viso. Io tirai fuori la lingua dal morso per leccarla. ‘Sappi che ogni goccia sprecata la pagherai amaramente’ Sentivo come iniziò a spingere. Tutto ad un tratto la sua pipì iniziò a scorrere, era amara e salata. Non doveva aver bevuto tanto perché aveva un sapore fortissimo. Riuscii a berla quasi tutta. ‘bravo’ disse. E si alzo. ‘Dai che ti stappiamo’ disse e iniziò a tirare, io premetti ma il plug tornava sempre indietro. Spinsi di nuovo e questa volta salto quasi via. Era un dolore lancinante ma insieme anche molto eccitante. Mi tolse anche le mollette facendomi sussultare dal dolore, facevano meno male addosso che tolte. Sentivo come iniziò ad indossare dei guanti. Poi sentii di nuovo un dito nell’ano e una mano che mi masturbava. ‘TI conviene durare di più o giuro che ti mollo qui così e me ne vado’ Erano già due le dita che salivano e scendevano dal mio retto con movimenti roteanti. Non me ne resi nemmeno conto che le dita erano quattro e iniziava ad aggiungersi anche il pollice. Un piccolo sforzo e sentii come scivolo dentro tutta la mano fino al polso. Assecondavo i suoi movimento con il bacino, quel poco che riuscivo a muovermi. Fece il pugno dentro di me e lo estrasse così. Iniziò a fottermi a pugno chiuso. Ormai non faceva più male, al momento in cui passavano le nocche mi sembrava di essere strappato in due. Stavo per venire ma lei abilmente si fermò di nuovo. Era frustrante. Volevo svuotarmi, sentivo i testicoli gonfi. Riprese posto sul mo viso, pensai che voleva pisciarmi in bocca nuovamente, ma non era così. Avevo la bocca tappata, non riuscivo a respirare. Sentivo come prese in bocca il mio pene iniziando a pompare. Sentivo come andava in profondità. Iniziai a sentire fame d’aria. Cercai di muovere la testa ma era stretta fra le sue cosce. Intanto lei continuava a pompare. Avevo contrazioni, volevo liberarmi, avevo bisogno di respirare, volevo dire ‘Zeta’ ma come. Lei sapeva che avevo bisogno di respirare, sentivo come contraeva i muscoli delle gambe per non farmi muovere la testa, aveva una forza sovrumana nella gambe. Scoppiai, sentivo come il mio seme inondò la sua bocca fiotti. Lasciò andare la presa e mi liberai respirando profondamente. Un secondo in più e sarei svenuto. Senza che me ne accorgessi per via della mascherina mi sputò tutto lo sperma in bocca attraverso il morso e mi fece deglutire. Si passò un fazzoletto fra le gambe e me lo mise in bocca e se ne tornò in salotto. Mi liberò soltanto due ore dopo. Ora sono il suo schiavo e sono fiero della mia padrona.

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