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Le avventure di Sergio 6 La storia di Anna

By 28 Maggio 2023No Comments

Le avventure di Sergio 6
La storia di Anna
Questo racconto è ispirato (purtroppo) ad una storia di cronaca vera che tutti abbiamo ascoltato. Ascoltato, visto, commentato ma mai analizzata fino in fondo. Che fine hanno fatto i cooprotagonisti della storia principale, ovvero quegli altri soggetti appena accennati dalla cronaca ma non seguiti o non più considerati importanti ai fini giornalistici? Che ne è stato delle loro sorti?
La vigilia di Natale, fa freddo ma è soleggiato, senza vento. Decidiamo, ovvero decidono, di fare una bella cavalcata. Giusy è più eccitata che mai, finalmente può sfogarsi con i suoi amati cavalli. Nei giorni precedenti, nessuna dei quali belli come oggi, li ha spazzolati, lavati, lisciati e coccolati, qualche piccolo trotto nel recinto ma nulla più. Io ed Anna decidiamo di non andare, io perché nonostante sia figlio di un allevatore, i cavalli non mi piacciono e non ho mai saputo cavalcare bene. Mi arrangio ma niente di che. Anna ha paura: sfido io era la prima volta che ne vedeva uno e niente, non c’è stato verso di convincerla.
Rimaniamo soli. Andiamo nella stalla ed Anna è felicissima di vedere gli asini ed i maiali, le pecore e la capra. -Ma è uno zoo, bellissimo, e poi le galline, le oche, i pavoni e le faraone… la fattoria è enorme, dai Sergio andiamo allo stagno. Lo “stagno” è un laghetto artificiale con tanti pesci. Prima, quando l’agriturismo era in piena attività fungeva da pesca sportiva. Ora c’erano rane, pesci rossi e poche trote allo stato brado. Sulla riva opposta al sentiero spuntavano delle panchine, vecchie braci arrugginite e qualche tavolino.
-Anna, sediamoci che sono curioso di sentire la tua storia, me lo avevi promesso e sono curioso. È da tanto che tu e tuo padre fate sesso? Sara e Giusy hanno la lingua sciolta, lo so che si confidano con te e quindi sai i rapporti tra di noi, ma io ho aspettato che diventassero maggiorenne, voi invece?
-Aspetta, andiamo con ordine. Carlo e Maria non sono i miei genitori, sono mio zio e la moglie. Sono stata affidata a loro dai servizi sociali da quando ero piccola, nove, dieci anni.
-Dai servizi sociali….
-Si, sottratta a mia madre che è ancora in carcere per concorso in violenza continuata su minore, istigazione alla prostituzione e spaccio di droga. Deve scontare altri 15 anni. Lei era una prostituta, drogata e sempre ubbriaca, mio padre uno della schiera dei suoi clienti. Mai saputo chi fosse ma forse anche lui ha collaborato alla mia, emm…, situazione: mia madre mi vendeva, piccola e immatura non ricordo quando è stata la prima volta, so solo che un giorno, dopo essere stata a letto con mia madre e due signori, mi bruciava il fiorellino e sono andata da sola in farmacia perché la pomata che mi dava mamma era finita. Non so esattamente tutto quello che è successo, ospedale, carabinieri, ambulanza una confusione. C’erano assistenti sociali, dottori, la mia maestra, i vicini, giornalisti e televisione. Il caos era indescrivibile, mia mamma urlava, no la mia bimba no! Non portatemela via. Urla che sento ancora nelle orecchie.
-Hai passato tutto questo?
-Si sono stata in ospedale per non so quanti giorni, poi presso una struttura che mi sembrava più un manicomio che una clinica. Poi finalmente l’affidamento a Carlo e Maria, miei zii di secondo grado che vivevano a Milano. Per me si sono trasferiti qui. Ancora adesso vado dallo psicologo e prendo dei farmaci. I dottori hanno detto che sono depressa, ho una forma di ninfomania perchè traumatizzata in tenera età. Devo dire, però, che la vera cura me l’ha data proprio Carlo e sua moglie, con tantissima pazienza ed amore. Povero Carlo, all’inizio lo picchiavo e lo graffiavo, e non ti dico cosa ha passato Maria con me. Ma il loro amore, la loro gentilezza nei miei confronti mi ha guarita.
-Con Carlo è stata una battaglia, dapprima lo rifiutavo, non mi facevo toccare. Nemmeno a tavola mi sedevo alla sua presenza, mangiavamo separati. Mi facevo la doccia vestita e chiudevo il bagno con due mandate. La notte mettevo la sedia dietro la porta, chiusa con un chiavistello e con una catenella come le porte d’ingresso.
Spesso lo sentivo piangere e Maria cercava di convincermi che era un buon uomo e mai mi avrebbe sfiorato come quegli uomini cattivi. Nonostante i farmaci antidepressivi la mia voglia sessuale si affacciava sempre, soprattutto quando per lavoro Carlo e Maria uscivano per lavoro. Mi masturbavo ferocemente, senza trovare pace. Usavo oggetti, fantasie e reminiscenze. Niente, dopo mi sentivo peggio.
-Un giorno mi stavo masturbando sul lettone con il manico di una spazzola, quando entra Carlo. Lui già sapeva tutto, ma non aveva mai detto nulla. Mi guarda senza dire niente, prende l’impermeabile dall’armadio ed esce. Fuori un temporale con fulmini e tuoni spaventosi. Se ne va la luce, ma rimane accesa una lucetta d’emergenza nel corridoio. Lo richiamo – Ho paura, Carlo ho paura.
-Non ricordo i dettagli, so che fu così tenero, dolce, delicato. Io ero nuda, lui ancora con l’impermeabile addosso, ma nonostante questo mi accarezzava, mi baciava e mi dava coraggio. Sussurrava parole tenere ed incoraggianti. Non aver paura, bimba mia, ci sono io a difenderti, non preoccuparti, piccina, lo sai che ti vogliamo bene e nessuno più, mai più, ti farà del male. Hai un corpicino bellissimo, i tuoi occhi splendono anche al buio. Si piccola, non ti preoccupare che i periodi bui sono finiti, lontani, solo brutti ricordi. Ora sei tra noi, tra il nostro affetto ed il nostro amore. Qualunque cosa vuoi, qualunque tuo desiderio sarà la nostra priorità. Adesso calmati e cerca di rilassarti. Ormai sei una signorina, hai un fisico bello e delicato, piccolo ed aggraziato che sin ora è stato solo maltrattato, abusato e profanato.
Ora è il momento di conoscere che cosa non hai mai avuto: amore, comprensione ed affetto. Non sottovalutare la tua carica sessuale, non cercare di affogarla nel rancore e nella violenza che fai a te stessa. Ricorda che sino ad ora hai solo subito violenze e continui a farti violenza per appagare il desiderio di amore che si cela dietro alla tua rabbia.
Non è la cura giusta violentare ancora di più il tuo corpo per mitigare i soprusi ricevuti. Ora fatti accarezzare, sentirai subito la differenza di una mano che ti sfiora con amore ed una desiderosa solo di fare i porci comodi. Fatti baciare con l’ardore dell’amore e sentirai appagare i tuoi più reconditi desideri senza violenza, senza quella brutalità che sin ora hai conosciuto. Hai dei seni bellissimi, sodi e turgidi che vogliono carezze, non malvagità, le tue gambe bellissime meritano amorevolezza e tenerezze.
Tu hai bisogno di amore, non di sesso.
Proviamo, solo se vuoi, solo se desideri davvero provare qualcosa di nuovo, qualcosa che non hai mai conosciuto. Solo se lo vuoi tu, solo con la tua approvazione e convincimento, perché, ricorda, che il corpo è tuo, come è tua l’anima, i sentimenti e la rabbia. È tua la volontà ed il desiderio. Da adesso sei tu al centro dell’universo e dovrai conoscere solo il paradiso.
– “Si Carlo, voglio provare”
-Fu così che mi concessi anima a corpo a chi mi aveva tolto dell’inferno.
Mi accarezzava i seni dolcemente, le sue dita sfioravano il pube donandomi solo piacere, brividi mai sentiti prima, ero inebetita.
– Continuavo a ripetere: spogliati che ti voglio dentro, dammi il tuo cazzo, sfondami… e giù mille parolacce, incitazioni volgari ed oscene ripetute come una cantilena appresa in tenera età.
-Ma lui niente, mi accarezzava i capelli ed il viso, come ad una bambina, mi baciava il ventre tintinnando l’ombelico con la lingua. Continuava con parole dolci piene di amore. Non ero più un oggetto, una bambola gonfiabile. Ero in estasi, mi sentivo finalmente amata e coccolata, ero una donna, non “carne attorno ad un buco”. Mai ricevuto tanto affetto, tanto amore. Lo volevo dentro di me, avere un amplesso come tante volte ho subito, ma una parte della mia libidine voleva che continuasse con quella delicatezza.
Baci teneri ed amorevoli, alternati a baci con la lingua che risvegliavano tutti i sensi.
Mi sentivo inebriata, stavo toccando il cielo, il paradiso. Finalmente sentivo il mio corpo fremere e sussultare. Mille sensazioni salivano al cervello e mi ubbriacavano di estasi. Quando poi la sua bocca si pose sulla mia passerina e la lingua prese a stuzzicare il clitoride, esplosi in uno orgasmo, il mio primo vero orgasmo, raggiunsi una super eccitazione. Urlai di piacere, gli strappai l’impermeabile, lo graffai, lo strinsi tanto forte che ricordo che mi dolevano le braccia, le mie gambe erano impazzite, davano calci all’aria, il bacino si inarcava dando botte di sedere sul letto. Era una crisi nervosa, assomigliava ad una crisi epilettica, con tremori, irrigidimenti, spasmi, ma per fortuna era solo una “reazione abnorme ad un nuovo stimolo”. Quando mi calmai, Carlo era accanto a me e mi sussurrava parole dolci ed amorevoli, mi teneva i polsi per non farmi male.
-Mi lascò non appena smisi di agitarmi e mi coprì con le coperte. Mi accarezzò i capelli fin quando il sonno non sopraggiunse.
-Oddio, se avessi saputo non mi sarei assolutamente permesso…
-No Sergio, ho notato che dopo aver fatto l’amore, con amore e non con violenza, mi sento meglio per parecchio tempo, mi sento appagata e tranquilla. Certo ho ancora qualche crisi depressiva, a volte odio gli uomini, ma poi, dopo un po’ di coccole passa tutto.
-Faccio l’amore con Carlo solo se lo voglio, e non solo perché gli devo la vita, ma perché davvero lo voglio bene, lo amo più di me stessa. Carlo non ha mai preso l’iniziativa, aspetta sempre il mio consenso. Il filmino? L’abbiamo fatto affinché potessi guardarlo nei momenti di crisi, lo guardo quando la depressione vuole sfociare in rabbia libidinosa o quando i brutti ricordi riaffiorano alla mente. Devo dire che funziona. Ma non è quello che hai visto tu, il vero film l’abbiamo girato a letto e lì si vede la delicatezza e l’amore che sovrasta l’atto sessuale in sé. Ma ognuno guarda solo quello che vuole guardare e trae conclusioni affrettate e superficiali.
– Ora rientriamo che è ora di pranzo.
Anna mi ha distrutto. Senza proferire parola, torniamo alla fattoria. Sembrava lontanissima. Il cervello continua a frullare e l’umore era così giù che mi sento depresso, triste, colpevole.
Alla prossima… se ci sarà.

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