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Linda la nerd – Capitolo 10

By 7 Gennaio 2021Maggio 17th, 2021No Comments

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Nelle puntate precedenti:
Linda, adescata dal Tania con la scusa di sopperire ad una sua lacuna ed divenendo la sua allieva nell’arte del cunnilingus, conosce Tommaso e scopre di amarlo. Dopo un week end di sesso a tre, i due ragazzi si dichiarano e decidono di passare un pomeriggio da soli, senza Tania, per amarsi come meritano a casa dei genitori della studentessa.

Capitolo 10

      Linda stava annegando in un mare di piacere che non aveva mai nemmeno immaginato potesse esistere, sommersa da ondate di libido che arrivavano da qualsiasi direzione. Soffocava mentre gridava aggredita dall’orgasmo più potente della sua vita, probabilmente il più potente da quando erano stati inventati gli orgasmi. La sua mente aveva smesso di connettere da secoli, ormai, e l’unica cosa che sentiva era un benessere celestiale che sembrava diventare a tratti qualcosa di diabolico e che la avvolgeva, scivolava in ogni poro della sua pelle e infiammava ogni nervo deputato a portare il piacere. E, forse, l’unica cosa migliore di tutto questo era il sorriso soddisfatto di Tommaso che di tanto in tanto scorgeva mentre si contorceva nel letto, sulle coperte bagnate dello spruzzo di gioia che aveva dato inizio alla sua follia, che vigilava, seduto sul ciglio, che non le succedesse nulla mentre lei agonizzava nel più profondo piacere.

La ragazza si girò sul fianco, sudata, ansante, il cuore che batteva come un tamburo, sconvolta per come il suo giovane corpo avesse risposto agli stimoli del suo amato, deliziata da quanto piacere potesse infondersi nella sua anima. Non aveva ancora il pieno controllo dei suoi muscoli, che di tanto in tanto, come se non avessero ancora smaltito l’orgasmo che li aveva sopraffatti, si contraevano a caso, di scatto. Chiuse gli occhi, sorridendo, stringendo il cuscino, godendosi quello che probabilmente era stato il momento più bello della sua vita.

Percepì la mano di Tommaso accarezzarle i capelli. – Sei stata magnifica, bimba. – le sussurrò in un orecchio. Il letto cigolò mentre si sdraiava dietro di lei, cingendola e baciandola sulla nuca. – Vedo che ti sei esercitata come ti avevo detto: era uno schizzo davvero intenso e potente, per essere la tua prima volta.

Linda non aveva ancora trovato il fiato per rispondere. Mosse un po’ la testa per comunicargli che aveva eseguito alla lettera e diligentemente ogni suo consiglio in vista della sua prima squirtata. In realtà, non aveva creduto di riuscire a spruzzare davvero, ma ogni giorno aveva fatto i suoi esercizi a casa, a scuola, mentre era sui mezzi pubblici, perché credeva in quello che lui le aveva detto. E quando le aveva messo dentro due dita e cominciato a sfregarle con forza l’interno della vagina, dopo ore passate a baciarsi e a darle piacere con la lingua, lei aveva compreso che, insieme, ci sarebbero riusciti. Ricordava a malapena di aver spruzzato qualcosa dall’uretra perché proprio allora l’ondata di piacere l’aveva già assalita, facendole credere che stesse per morire di orgasmo. Se mai avesse saputo che non avrebbe più potuto provare qualcosa di simile, allora sarebbe voluta morire per davvero.

Strinse le braccia che la cingevano. Finchè Tommaso fosse rimasto con lei, avrebbe voluto vivere per sempre, pensò felice.

– E due settimane fa ero vergine… – sussurrò.

A quelle parole sentì un nuovo bacio del ragazzo appoggiarsi sulla sua nuca, ancora più intenso di quelli precedenti.

Passarono diversi minuti in quella posizione, con lui che la proteggeva dagli orrori del mondo e lei che sonnecchiava, chiedendosi come facesse Tania a farsi dare un paio o tre di quegli orgasmi in una sessione e non svenire. Lei non si era sentita tanto stanca da quella volta, a quattordici anni, in cui aveva raggiunto con i suoi zii un rifugio di montagna dopo tre ore di escursione. E sul rifugio non c’era un dolce ragazzo a coccolarla mentre si riposava.

– Ti va di scoparmi, Tommy? – gli chiese, quando si sentì un po’ più in forze. Si girò verso di lui, raggiante come non lo era stata mai in diciotto anni. – Anche perché non hai ancora tolto le mutande. Magari non farmi stare sopra, che mi gira un po’ la testa…

Lui non rispose, ma cominciò a baciarla, succhiandole le labbra, stuzzicandole la lingua con la propria, accarezzandole il volto, mentre con l’altra mano si toglieva gli slip. Linda sentì la stessa mano appoggiarsi su una sua chiappa e sospingerla verso il suo pene. Un attimo dopo le gote della ragazza si sollevarono leggermente sotto la spinta di un sorriso mentre i loro sessi finalmente si incontravano e scivolavano agilmente uno dentro l’altro, bagnato, torrido, ingordo di orgasmi.

Era bello farsela leccare, era meraviglioso raggiungere l’orgasmo con le sue dita nella sua fica e spruzzare, era stupendo farsi succhiare le tette, ma avere il cazzo di Tommy che entrava in lei, possedendola, era qualcosa che occupava un posto speciale nel cuore di Linda… Anche perché era sempre accompagnato da baci e coccole, donandole un momento di intimità che lei aveva decretato essere la vera essenza del sesso.

Lui la possedette per lunghi, intensi minuti, il suo bacino che si muoveva avanti e indietro, il cazzo che sprofondava in lei e poi si ritraeva ritmicamente, colpi profondi e lenti e poi uno più forte, che faceva sussultare la ragazza, strappandole un sorriso perché era sempre imprevisto. La sensazione della cappella calda di lui che strusciava sulle pareti del suo utero la faceva bagnare ancora di più, portandola a inspirare profondamente e riempiendole i polmoni dell’odore della pelle del suo amato e l’afrore di sesso che i loro due organi emanavano come il più dolce dei profumi. Tommaso non smetteva di baciarla, amandola con più ardore forse lì che tra le sue gambe.

Solo ad un certo tratto smise. Abbandonò le sue labbra avide di baci e per morderle delicatamente il lobo dell’orecchio sinistro. Linda emise un gemito di piacere. Poi lui le sussurrò: – Ho visto tante di quelle volte la tua fica venire che adesso sto per farlo anch’io, sciocca ragazzina.

Lei adorava quando lui usava quegli epiteti su di lei. Avrebbe voluto qualcosa di più volgare, come faceva Tania dandole della troia, ma non le andava di correggere il suo uomo, che già le dava tanto piacere. Lo baciò sul naso e sorrise. – Riempi la tua puttanella…

– No, – rispose lui, – voglio venire con te. Stringimi la base del cazzo, così non sborro e posso continuare a fottere la tua fica bagnata.

– Non puoi farlo tu? – domandò lei, eccitata. Non sapeva dove volesse arrivare, ma lo avrebbe seguito anche camminando sulle ginocchia.

– Che bimba sciocca che sei… Vuoi che tolga le mani da dove le ho adesso? – chiese lui, con la voce che cominciava a colorirsi del piacere dell’orgasmo.

Linda non avrebbe mai voluto: una sua mano era appoggiata sul suo seno destro, ma non le stava palpando una tetta quanto piuttosto accarezzando il cuore, l’altra… la ragazza socchiuse gli occhi con un sospiro di piacere percependo l’altra: di tanto in tanto il dito medio accarezzava il suo perineo inzuppandosi in quello che lui chiamava “il nettare che sgorga dal bocciolo di rosa”, poi la mano scivolava indietro sulle sue chiappe, due dita su una e due sull’altra, con quello centrale che disegnava spirali senza fine sul suo buco del culo, facendolo brillare di un soffuso piacere che si univa a quanto accadeva nel suo “bocciolo di rosa”.

– No. – concordò, appoggiando la sua fronte a quella del suo amato. La mano con le dita perse nei capelli della sua nuca s’intromise tra loro, sfiorando il suo ventre, strusciando il suo pube, e poi trovando il suo cazzo in erezione, duro, bagnato del desiderio di lei. Com’era caldo e zuppo, si rese conto lei, mordendosi un labbro. Le sue dita si avvinghiarono attorno alla base, percependo i peli depilati che stavano iniziando a fare capolino dalla pelle sotto il dito indice e il pollice. Strinse. – Va bene, così? – chiese.

– Sì, Linda, sì! – balbettò lui, mentre la mano sul suo cuore scivolava sotto di lei e la stringeva a sé, ringraziandola con un abbraccio per l’orgasmo che l’aveva colto. Restò avvinghiato e lei, rallentando un po’ il movimento di pelvi ma senza interrompere. Solo dopo qualche secondo, una volta presa una profonda boccata d’aria e svuotati i polmoni, la baciò e riprese a pompare.

– Mi sa che non ha funzionato. – constatò la ragazza, non certo dispiaciuta che anche lui, dopo averla riempita di attenzione erotica e orgasmi, fosse finalmente venuto.

– No, piccola, – le spiegò, passando a succhiarle il collo e la spalla sinistra, – sono venuto ma non ho sborrato. Posso continuare a scopare la tua dolce, bollente fica.

Questo Tania non glielo aveva spiegato, pensò la ragazza. Evidentemente certe cose non le sa nemmeno lei. O forse, immaginò, prima di abbandonarsi di nuovo al suo uomo, non voleva che raggiungesse il suo livello. Mentalmente fece spallucce, poi tornò a concentrarsi su quanto Tommaso sapesse valorizzare la sua fica e l’orifizio del suo culo e sulle ondate di caldo piacere che si alzavano dal suo ventre.

***

Finirono con lei sulla spalla di lui, sonnecchiante. D’accordo, non l’avrebbe mai ammesso con Tommaso, ma l’ultimo orgasmo non era stato paragonabile a certi che il ragazzo le aveva offerto quel pomeriggio, ma nessuno poteva comunque vantare il senso di intimità che caratterizzava la scopata, durata forse venti minuti e che lei si era goduta ugualmente per tutto il tempo. Quel trucchetto del dito che tracciava spirali di goduria sul suo ano, poi, era qualcosa di inaspettato ma davvero ben accetto. Un vero peccato che non glielo praticasse anche quando facevano sesso in tre.

In ogni caso, quella era stata la migliore sessione di sesso e amore che avesse mai vissuto ma, come gli aveva assicurato lui, una volta acquisita maggiore esperienza nello spruzzare, il piacere sarebbe cresciuto esponenzialmente. Lei non aveva saputo se esserne entusiasta e rabbrividire all’idea che il suo corpo avrebbe sperimentato qualcosa di ancora più intenso.

Fece scorrere la mano destra sul petto di Tommaso, infilando le dita tra i peli che vi crescevano, riempiendosi l’anima dell’odore di maschio e di quello di sesso che riempiva la sua cameretta da bambina. Osservò il peluche sulla scrivania, messo lì dal suo uomo perché imparasse qualcosa. Era uno dei suoi pupazzi più vecchi, che aveva da quando ancora non sapeva camminare e l’aveva vista crescere: probabilmente, se fosse stato vero, più che apprendere qualcosa, gli sarebbero caduti gli occhi sul piano del tavolo, ricordando che quella bella bionda urlante di piacere e che veniva posseduta da un uomo capace era la stessa bambina che lo chiamava Pato e lo faceva camminare come un ubriaco tenendolo per le orecchie tre lustri prima.

Appoggiò le labbra su un capezzolo in erezione di Tommaso e lo succhiò lentamente, facendogli salire dalla gola un gemito di piacere. Oh, ma non doveva limitarsi a questo, assolutamente: dopo quel pomeriggio non l’avrebbe fatto tornare dalla troia con solo un paio di orgasmi. La mano abbandonò il petto e, scivolando lungo la pancia, accarezzò il cazzo parzialmente gonfio, ancora bagnato del suo trasudo vaginale… sì, si disse, “nettare” suonava decisamente meglio… e la sborra della scopata.

Una zangolata no: era una di quelle cose che si potevano fare ad un uomo all’inizio. E poi, le era ormai evidente, quando ne praticava una a Tommaso, che intercorreva un abisso tra il piacere che una donna poteva godere per un ditalino e un uomo con un lavoro di polso. Un pompino, si chiese? Il suo amore li apprezzava, e lei sapeva di farne di eccellenti, ma quella zoccola di Tania gliene faceva di altrettanti buoni e con una frequenza che le sembrava strano non gli consumasse il cazzo…

In risposta all’interessamento verso il suo uccello, Tommaso le scivolò con un dito tra le labbra della passera, muovendolo un paio di volte in circolo, poi lo estrasse e riprese a stuzzicarle l’ano.

Linda sorrise, comprendendo finalmente cosa fare. Lui lo voleva, ma la zoccola si ostinava a non darglielo. Povera scema, pensò la ragazza, se sapeva scopare così bene la figa, chissà cosa avrebbe saputo fare Tommaso con il culo…

Si sollevò su un braccio, alzandosi sul corpo di lui e baciandolo con passione sulle labbra, succhiandogliele. Le dita di una mano accarezzarono un suo capezzolo eretto, probabilmente per il contatto con il suo seno. Dopo qualche minuto che le loro lingue si erano coccolate, Linda si alzò, sedendosi sul busto del ragazzo. Un filo di nettare colava sul ventre di Tommaso. Lei lo guardò con amore. Poi si voltò e si mise a quattro zampe, mostrandogli il sedere, il cui buco luccicava alla luce che entrava dalla finestra dopo che lui l’aveva massaggiato.

Lei voltò la testa, vedendolo oltre una sua spalla. – Tommy, – gli disse, con una voce dolce come mai era stata la sua, – prendi il mio culo.

Si sarebbe aspettata che, a quelle parole, lui avrebbe detto di sì, o sorriso mettendosi in ginocchio e poi l’avrebbe inculata. Sarebbe stato doloroso, lo sapeva, devastante, ma se qualcuno avesse mai avuto il diritto di prendere la sua verginità anale sarebbe stato lui. Poi, probabilmente, le volte successive avrebbe sofferto meno, ma cosa importava? Dopo tutto il piacere che lui donava a lei, lei era disposta a sentire del male per lui.

E invece Tommaso sorrise per davvero, ma senza l’espressione di libido che aveva immaginato. Anzi, i suoi occhi espressero qualcosa più simile ad una profonda gratitudine, quasi stesse per mettersi a piangere dalla gioia, ma non si mise in ginocchio e la penetrò. Tutt’altro: la afferrò per i fianchi, la fece retrocedere, e con gentilezza la spinse a sedersi sul suo viso. Un attimo dopo Linda sentì le sue chiappe modellarsi per accogliere il suo volto e un’umidità spandersi di nuovo sul suo ano. Sussultò quando comprese che era la saliva di Tommaso, e a dipingere piacere sul suo buco del culo era la lingua. Sentiva colpi di punta scivolare tra le grinze della pelle alternati al piatto della lingua che si muoveva lenta lungo lo spacco del culo, partendo dal perineo e salendo. E poi il suo amante si fermava e un flusso di fiato scivolava tra le chiappe, asciugando l’umidità.

Lei gemeva sempre più. Era una sensazione strana, imprevista. Aveva chiuso gli occhi, le labbra serrate come il buco che le stava facendo scoprire che anche da lì poteva provenire piacere, e parecchio. Forse non era piacevole come farsi leccare la fica, pensò, ma era fottutamente bello… E si accorse che la sua fica stava colando sul suo mento il liquido che lui tanto apprezzava in quantità che aveva visto poche volte. Le mani di Tommaso erano impegnate a sorreggerla e a tenerle aperte le chiappe, e probabilmente, come gli aveva spiegato lui, non le avrebbe usate di nuovo sulla sua passera se prima non le avesse pulite, quindi usò un paio di sue dita, facendole fagocitare al suo stesso sesso.

Fu una cosa veloce, e se anche non sarebbe rientrato nei dieci migliori orgasmi della sua breve esperienza sessuale, il piacere che la avvolse fu caloroso come un abbraccio, come quel senso di piacevole stanchezza che si apprezzava tanto dopo una giornata passata a faticare su un compito che si amava eseguire. Si sentì esausta e felice, con le dita che scivolavano lentamente dalle labbra, quasi fossero sospinte dal flusso di nettare che ruscellava fuori e che non aveva avuto l’onore di essere sparso a pioggia sul petto del suo amato.

Si alzò con lentezza dalla faccia di Tommaso, sdraiandosi accanto nel suo lettino ad una piazza. Il ragazzo aveva le spalle larghe, e sembrava occuparlo tutto: l’unica sarebbe stata dormire sopra il suo corpo, immaginò la ragazza, la testa sul suo petto, il cazzo al sicuro e al caldo nella sua fica bagnata tutta la notte…

Lo baciò sulla mascella, ringraziandolo sinceramente. – Ho pensato che magari avresti gradito questo, dopo il sapore del mio culo. – gli disse, un po’ scherzando e un po’ consapevole che lui avrebbe gradito davvero il suo dono, porgendogli davanti alle labbra le due dita che aveva usato per masturbarsi.

Lui apprezzò davvero. Prese la mano di Linda con la sua e la avvicinò alle narici, riempiendosi con l’odore che le dita emanavano. Inclinò la testa all’indietro per quanto lo permettesse il cuscino ed espirò rumorosamente, esprimendo un piacere che nemmeno il migliore pompino di Linda o Tania sembrava avergli mai donato. – Profumo di dea… – commentò, con un filo di voce. Aveva chiuso gli occhi e un sorriso gli illuminava il volto. Poi cominciò a leccare le dita con la lingua, prima i lati con il piatto, a sinistra e a destra, quindi con la punta s’insinuò nel solco che le due, affiancate, creavano, dando a Linda un piccolo brivido accompagnato da una sensazione di solletico, mentre assorbiva, catturava vorace ogni singola molecola che fosse stata all’interno del sesso della ragazza. Infine, una volta nettate le falangine e le falangette dell’indice e del medio, si accostò alle labbra le punta e, dopo averle baciate lentamente, le fece scivolare in bocca, dove la lingua proseguì la pulizia, scivolando sui polpastrelli con più delicatezza e maggiore intensità sulle unghie. Nel frattempo, la mano aveva iniziato ad accarezzare il dorso di quella di Linda.

La ragazza fu felice che Tommaso facesse tutto questo con gli occhi chiusi cosicché non poté scorgere lo sguardo allibito di lei, che in quel momento si rese conto che non aveva mai messo nemmeno un terzo della passione che lui stava applicando al succhiare le sue dita sporche di trasudo quando amava il suo dolce cazzo spompinandolo… Ma quanto doveva ancora imparare, soprattutto per mettersi ad un livello prossimo a quello che si meritava il suo uomo?

Lui lasciò la sua mano, voltandosi verso di lei, grato in volto, le accarezzò dolcemente il viso e la baciò sulla fronte. – Grazie mille, piccola.

Lei cercò di assumere un’espressione infelice. – Pensavo avresti voluto il mio dolce culetto… – disse, rendendosi subito conto che sembrava ridicola.

Tommaso non sembrò dare peso a ciò. – Ma io lo voglio, e non hai idea di quanto mi piacerebbe averti a pecorina e farti urlare di piacere grazie a… – non riuscì comunque a trattenere un sorriso divertito – al tuo dolce culetto.

– E allora perché… – domandò confusa. – Voglio dire, quello che hai fatto prima con la lingua mi è piaciuto parecchio. Cazzo se mi è piaciuto. – si corresse, annuendo lentamente, convinta.

Lui prese il viso giovane e dolce di Linda, i suoi occhi verde scuro in quelli azzurro chiaro di lei. – Non voglio farti male, gioia. Preferirei morire piuttosto che sfondarti il culo e darti dolore. E tra poco arriveranno i tuoi genitori e preferirei non farmi trovare nel tuo letto, sporchi di liquidi corporei e avvinghiati mentre scopiamo come ricci.

Sul viso di lei trasparì sia la soddisfazione che il suo uomo avesse rispetto per il suo buco del culo, sia che lo apprezzasse al punto tale da volerlo rendere partecipe per il loro reciproco piacere, sia la muta domanda relativa a come fosse possibile che lei perdesse la verginità anale senza dolore. Tutte le sue compagne, quando ne parlavano, sostenevano che la cosa facesse fottutamente male, ed il dolore si protraesse per diversi giorni. Molte di loro avevano accettato di farsi inculare la prima volta per rendere felici i loro partner, e se ne erano pentite, sia per il dolore, sia perché quasi nessuno dei loro ragazzi, a ben vedere, se lo sarebbe meritato.

– È un processo un po’ lungo, richiede un allenamento dello sfintere anale usando le dita, affinché, una volta che sarai davvero a novanta gradi, il mio uccello possa entrare senza causarti dolore. – spiegò lui, lasciando intendere di avere una certa conoscenza del campo.

Lei lo guardò con sospetto, anche se più che altro voleva provocarlo giocosamente. – Ma l’hai già fatto o è solo teoria?

Lui sollevò le spalle. – Farai meglio a credermi sulla parola, anche perché non ho voglia di chiedere alle mie ex partner recensioni sulle mie capacità da sfondaculi.

Linda lo guardò intensamente. – Non mi preoccupo affatto: considerando quello che fai con il resto del mio corpo, non posso che sperare che tu inizierai presto ad interessarti anche delle mie chiappe. Un giorno, comunque, dovrai spiegarmi con onestà come sai tutte queste cose.

Lui sorrise imbarazzato. – Eh, mi piace farvi credere che è un dono di natura e che ho passato qualche anno in Nepal, in qualche monastero a imparare i segreti del sesso tantrico. È più romantico e sensuale che spiegare i soldi degli straordinari spesi in libri e corsi di educazione sessuale online. – ammise.

Linda apprezzò che non avesse aggiunto anche “tanta esperienza con molte donne”, sebbene fosse evidente. Non poteva immaginare quante. Una decina? Di più? Non importava, dopotutto: lei godeva di tutta quell’esperienza, e sperava ardentemente di essere quella con cui Tommaso avrebbe voluto passare il resto della sua vita…

– E ci sono coglioni che li buttano in gioielli. – commentò la ragazza, senza ironia. Lo baciò sulla bocca, penetrandolo con la lingua, provando lei stessa un gran piacere, ben consapevole che le aveva appena leccato il buco del culo. Anzi, forse soprattutto per quello.

***

Passarono qualche altro minuto abbracciati, lasciando che il calore dei loro corpi parlasse al loro posto. Poi Tommaso aiutò Linda a rivestirsi: a lei parve di rivivere quanto era successo mentre la spogliava, milioni di anni prima, quando quel pomeriggio era ancora all’inizio. Lui la accarezzava e la baciava sul tratto di pelle che sarebbe stato coperto da quell’indumento, specialmente la fica e i capezzoli, per non parlare delle spalle. In realtà, quando si trovò completamente vestita aveva le mutandine zuppe di desiderio e avrebbe voluto fare sesso quasi più di quando avevano cominciato. Tommaso volle anche aiutarla a cambiare il copriletto, inzuppo di sperma, trasudo vaginale, quella cosa che aveva spruzzato con tanta gioia dalla sua uretra e che Linda non aveva ancora capito se fosse mai stata dotata di un nome ufficiale o scientifico, sudore e, se fossero stati anche loro dei liquidi, ettolitri di gioia, passione e amore. La ragazza disse di no e, che se fosse stato per lei, quel copriletto l’avrebbe conservato sottovuoto, per annusare ogni tanto il profumo di quello che era stato il giorno più bello della sua vita.

Lui l’abbracciò. – Spero che potrò farti pensare a oggi e dire: “Sì, è stato carino, ma niente di speciale rispetto ad ora.” – le sussurrò, poi indossò velocemente i suoi vestiti.

Lei si sentì sciogliere nelle sue braccia, a quell’idea. Sarebbe davvero stato possibile avere di meglio di quel pomeriggio? Non ci avrebbe creduto fino a prova contraria.

Si sarebbero visti il giorno dopo a casa sua, con Tania, per una “sessione di allenamento” lunga tutto il fine settimana. Non avrebbero nemmeno accennato a quello successo nella camera da letto di Linda. Lei gli disse che avrebbe dovuto inventarsi qualcosa su come avesse passato il pomeriggio.

– Io ed il mio collega Paolo, che teoricamente è quasi più un socio a delinquere, ne abbiamo parlato questa mattina: abbiamo recuperato una foto fatta qualche settimana fa che non ha mai pubblicato e che era rimasta sul suo cloud, e deciso che lui lo avrebbe caricato su Facebook o Instagram taggandomi… credo un paio di ore fa, in effetti, scrivendo che lo stavo aiutando a mettere a posto una moto. È uno dei miei migliori amici, ma Tania non lo sopporta. – le confidò sulla porta dell’appartamento, con un piede già sul pianerottolo. – In realtà nemmeno lui può vedere lei. – aggiunse con un sorriso beffardo, come se la cosa lo facesse ridere.

Si baciarono di nuovo, questa volta solo un leggero contatto di labbra, poi lui aggiunse: – Dovremo inventarci qualcosa anche per la storia della gara. Dobbiamo far credere a Tania che ci partecipi, o potrebbe non essere contenta del fatto che l’abbiamo ingannata.

Linda sentì un senso di malessere piombarle addosso come fosse uno scroscio di acqua dal secchio di un mocio puzzolente gettata da una finestra. Gli occhi le bruciarono. – Sì. – riuscì a dire, mentre la gola si chiudeva come se il senso di colpa la stesse strangolando. – Ti amo con tutta l’anima, Tommy.

Poi chiuse la porta e corse in camera, gettandosi sul letto. Allo sperma, al trasudo vaginale, allo squirto e alle emozioni che quel copriletto poteva raccontare, si mischiarono disperazione, tradimento e lacrime amare.

CONTINUA…

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