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Nelle puntate precedenti:
Dopo essere stata abbandonata da Tommaso ancora prima che il loro fidanzamento avesse inizio, Linda crede che tutto il suo sogno di raggiungere finalmente la felicità sia crollato, e non le resta che puntare alla vittoria nella finale della gara di pompini organizzata da quattro ragazzi della scuola, nell’effimera speranza di guadagnare il rispetto che non ha mai avuto dai suoi compagni. Quando però scopre che Francesca, la bulla della scuola, sua diretta avversaria nella competizione, ha corrotto con il sesso i giudici e l’ha fatta squalificare, dopo una patetica litigata con gli stessi, Linda non sa più cosa fare, se non la cosa più folle possibile: chiedere aiuto a Tania, la ragazza che le aveva insegnato i segreti per far impazzire un uomo con i pompini e a cui stava portando via il fidanzato.
Tania, dopo un momento di sbalordimento alla notizia che la sua allieva è stata allontanata dalla gara, promette a Linda di aiutarla mettendo una buona parola con il leader dei giudici, suo ex ragazzo; poco dopo Linda deve presentarsi a casa sua, convinta di dover fare del semplice sesso orale o vaginale, ma quando scopre la verità inorridisce. Nonostante tutto, la ragazza sente ancora valida la promessa di dare la propria verginità anale a Tommaso, e solo a lui, ma non trova altra soluzione: quando, uscendo dalla casa, è stata devastata, e non solo a livello fisico, dai quattro giudici, spera che questo possa permetterle di tornare dal suo unico amore…

Capitolo 21

L’alba del sabato fece la sua comparsa nella camera di Francesca sotto forma di lame di luce gialla che illuminavano le particelle di polvere che galleggiavano pigre nell’aria, scovando la ragazza nel suo letto, gli occhi aperti puntati verso il soffitto, sebbene non lo vedesse, e non solo per il buio che ancora regnava negli angoli delle pareti. Probabilmente, in tutta la notte, non aveva dormito un solo momento, continuando ad arrovellarsi la mente per trovare una soluzione al dilemma che il giorno prima le era crollato addosso.
Troppo agitata, aveva continuato a voltarsi nel letto, cercando una posizione che le permettesse di trovare un po’ di pace nell’incoscienza del sonno, ma non era servito a nulla; aveva accarezzato l’idea di prepararsi una camomilla, ma le era sembrata una cosa da lattanti o da vecchi; aveva anche raggiunto il suo cloud con il telefonino e scaricato un paio di foto di nudo che Daniele le aveva dato come scambio di alcune che Francesca gli aveva spedito a sua volta: grosse tette fotografate davanti allo specchio del bagno contro pettorali ed un cazzo in erezione scattati da qualcuno che la ragazza non aveva intuito e che, francamente, non aveva voluto scoprire.
Si era abbassata le mutandine, aprendo le gambe sotto le coperte, e aveva trasmesso la fotografia del bel ragazzo alla smart tv della sua camera da letto. Mentre contemplava l’uccello in tiro e i muscoli, ripensando a quando era stato dentro di lei, aveva stretto una sua grossa tetta e iniziato a muovere la punta di un dito attorno alla tana della sua lumachina ma, invece di eccitarsi, continuava a formarsi nella sua mente l’orribile immagine di Daniele che trovava piacere tra le chiappe di Linda, intento a incularla su un tavolo, che le stringeva le piccole bocce e sborrava nel suo intestino, gridando nell’orgasmo.
E magari, dopo un altro paio di colpi profondi per essere certo di aver svuotato nel retto della bionda il contenuto caldo e colloso delle sue palle, le sussurrava in un orecchio: “È stato bellissimo, Linda. Ti amo.”
Si ritrovava a stringersi dolorosamente il seno, l’altra mano che aveva abbandonato l’inguine per serrarsi in un rabbioso pugno. “Pezzo di merda”, sibilava a denti stretti e, sebbene avesse cercato di ditalinarsi per riuscire ad addormentarsi, si era ritrovava più nervosa e sveglia di prima.
Quello stronzo di Daniele… prima si comportava come se lei fosse la donna dei suoi sogni, le accarezzava il viso mentre lo spompinava durante la gara, le diceva di essere la ragazza più bella al mondo quando la scopava perché facesse squalificare Linda, e poi la prima volta che quella pantegana biondina gli mostrava il culo, quello non si faceva problemi a sfondarglielo con gusto e poi le raccontava il tutto con soddisfazione.
E non solo lo stronzo la tradiva, ma, in più, riaccettava la nerda nella gara. E adesso Francesca se l’era ritrovata come avversaria e, dovette ammettere di nuovo con sé stessa con profondo rammarico, la dannata biondina era un’avversaria temibile, ben preparata e, lo aveva dimostrato con il proprio culo, motivata.
“Scommetto che la stronzetta vuole dimostrare a tutti di essere brava a fare pompini proprio perché io l’ho sempre fatta passare come un’incapace e vuole vendicarsi”, pensò mesta.
Quindi tutta la notte la sua mente era stata occupata a trovare una soluzione al problema di Linda tornata alla carica, e Francesca doveva ammettere che la sua fantasia aveva dimostrato di avere capacità che non avrebbe creduto di possedere. Alcune proposte si erano dimostrate impossibili, o illegali o semplicemente stupide.
Il vero problema si era dimostrato quando infine, dopo aver vagliato più volte ogni possibilità che la sua mente aveva partorito, inspiegabilmente era rimasta solo una ed era quella che più la disgustava, qualcosa che, sapeva già, avrebbe condotto ad un’esperienza che si era ripromessa non avrebbe mai più ripetuto.
Per quel motivo era rimasta sveglia quella mattina, cercando nel buio della sua stanza il coraggio per farlo, e solo quando sul muro occidentale della sua camera si erano disegnate delle linee luminose l’aveva trovato. Aveva allungato una mano, uscendo da sotto le leggere coperte per raggiungere il comodino e prendere il cellulare dal caricabatteria wireless. Quando accese lo schermo, l’orario, le cinque e mezza passate da poco, sembravano sogghignarle in viso ricordandole che quelle ore antelucane le vedeva solo quando si divertiva fino a tardi o doveva alzarsi presto per una gita o un viaggio fino al mare in Sud Italia.
Sì, non era il momento di mandare messaggi, che probabilmente non sarebbero stati letti o ascoltati prima di qualche ora, ma se avesse atteso ancora quel poco di coraggio che aveva trovato sarebbe svanito allo stesso modo delle ombre che stavano ingrigendo negli anfratti della sua stanza.
Avviò WhatsApp, richiamò dalla lista dei contatti quello che gli serviva e premette l’icona del microfono.
– Ho bisogno di parlarti il prima possibile, Mauro. – disse, pentendosi all’istante, mentre il programma l’avvisava che il vocale era stato recapitato. Francesca sentì il suo cuore sobbalzare, un profondo disagio sbocciare nella sua anima ed evolvere velocemente in fastidio vero e proprio.
Doveva cancellare quel messaggio, impedire a quel bastardo superdotato di sentire la sua richiesta? Lui avrebbe approfittato, ne era certa: quando voleva “venderle” il nome dell’amante di Linda aveva preteso un rapporto sessuale con il suo mostruoso cazzo che l’aveva distrutta… se fosse stata lei a chiedere il suo aiuto, gli sarebbe bastati rimetterglielo in figa o… no, nel culo no! Non glielo avrebbe mai permesso, non con quell’avambraccio! Linda poteva anche trovare il coraggio per farselo sfondare, ma lei no. Per nessun motivo al mondo.
Forse, comprese con dolore, anche lei scappava di tanto in tanto…
Non era stato il coraggio a fargli registrare il messaggio e poi quello era scomparso, si disse Francesca: era la disperazione ad averla costretta a compiere quella follia e il ritorno della lucidità le aveva fatto comprendere quanto fosse stata folle. Doveva cancellarlo. Mosse il pollice per premere l’icona del messaggio ed eliminarlo, appoggiandolo sullo schermo e…
Ma le due spunte grigie divennero blu e Francesca sussultò, comprendendo che era troppo tardi…
Un attimo dopo apparve una scritta sullo schermo appena sotto il suo dito.
“Ok Bar Griso alle 8 domani”
– Cazzo… – sussurrò la ragazza, sentendosi mancare.

***

Mentre una mano accarezzava l’interno della coscia destra della ragazza e le dita dell’altra mano premevano sulla commensura, La lingua di Tommaso scivolava tra le piccole e le grandi labbra di Tania, saggiando il velluto della mucosa della sua fica. La punta accarezzò l’ingresso dell’utero dal quale fluiva ambrosia in gran quantità, girò attorno all’uretra e infine venne catturata in orbita dallo sbocco del clitoride.
Tania, sdraiata sul letto, alternava profonde inspirazioni e rumorosi, lunghi gemiti, la schiena che si arcuava al ritmo degli affondi di lingua del suo amante, che teneva in posizione con una mano che spariva nei capelli scuri di lui. – Sì, cazzo, Tommaso, sì! – urlava, la voce roca per il piacere che da mezz’ora la martellava senza interruzione.
Due dita della mano che aveva abbandonato le carezze sulla sua coscia sprofondarono nel suo utero, facendola sobbalzare ancora di più. Il profumo dell’ambrosia che sgorgò per la pressione delle sue falangi salì intenso alle narici del ragazzo ma lui quasi non ci fece caso, e non per l’impegno con cui stava portando la sua trombamica all’orgasmo. Si sarebbe potuto dire che andava con l’autopilota; aveva ripetuto tante di quelle volte quei gesti, quelle azioni, sulla fica di Tania, di Sara, delle decine di ragazze che aveva avuto in passato, che una parte del suo cervello si era adattato per ripeterle in automatico, allo stesso modo del guidare un’automobile senza sforzo mentale lungo un percorso abituale. In realtà nella sua mente c’era solo il ricordo di Linda che spruzzava per la prima volta in vita sua, nella sua cameretta, quel pomeriggio che il ragazzo non sapeva se portare nel suo cuore o maledire per il resto della sua vita, perché quel giorno aveva finalmente compreso cosa significasse amare davvero una donna.
E quella donna, o per l’esattezza la sua mancanza, lo stava straziando ormai da giorni, togliendogli il desiderio di fare qualsiasi cosa, compreso il lavoro, la palestra e scopare Tania.
Tania… cosa avrebbe dovuta fare con Tania? Le voleva bene. Non l’amava, o per lo meno non quanto aveva venerato Linda quel pomeriggio, ma non voleva comunque perderla. Erano solo trombamici, ma avrebbero dovuto portare il loro rapporto a un livello superiore o…
– Tom… cosa fai? – domandò la ragazza confusa. – Perché ti sei fermato?
Tommaso tornò al presente, rendendosi conto che si era improvvisamente bloccato a metà dell’atto, la lingua che premeva sul clitoride senza muoversi di un millimetro, le dita infilate nel canale dell’utero come fossero un dildo scordato nella fica, bagnate dagli umori che colavano fino al polso. Il ragazzo sollevò il viso dall’inguine della ragazza, scoprendosi all’improvviso incapace di guardare negli occhi la ragazza nuda davanti a lui.
– Tania… – mormorò, confuso, – io…
La ragazza lo fissò un momento in silenzio, e quel silenzio era più doloroso di qualsiasi scenata. Sbuffò, stringendosi le braccia sul grosso seno. Poi si mosse con le gambe, facendolo uscire dalla sua vagina e alzandosi in piedi.
Quando Tania si inchinò per raccogliere i vestiti, Tommaso le guardò il culo aprirsi e mostrare l’ano e la figa bagnata di insoddisfazione, ma non provò affatto desiderio quanto vergogna.
La ragazza si infilò le mutande come se stesse sbarrando lo sportello di una cassaforte che celasse un tesoro ambito dall’amante, poi i pantaloni come a sottolineare il concetto. – Va be’, ho capito che oggi non hai la testa, Tommaso. – disse, voltandosi quasi volesse mostrare le tette mentre venivano nascoste alla vista dalla maglietta che calava su di loro. – Lasciamo perdere.
Non era nella natura di Tommaso chiedere perdono alla propria donna per qualcosa di sessuale, soprattutto perché non gli era mai stato necessario da molto tempo, ma in quel momento fu quasi sul punto di cercare di giustificarsi. Non si era mai sentito tanto un verme come in quel momento. Si ridusse ad abbassare lo sguardo sul pavimento.
– Beh, io vado a lavorare. – aggiunse la ragazza, afferrando le calze ed iniziando a indossarle. – Comunque, domani pensavo che avremmo potuto andare a fare un’escursione. So che ti piace ma non ne hai mai il tempo, e allora ti accompagno io. Mi hanno detto che la Val Morelli è piuttosto bella, in questo periodo, e pensavo che saremmo potuti arrivare fino al Rifugio Zugnani Curcio, che leggevo sia famoso per l’ottima polenta e capriolo in salmì.
Tommaso annuì con un monosillabo, nascondendo il fatto che gli importava poco, in quel momento, di passare una giornata in montagna. Avrebbe preferito passare la domenica a casa, autocommiserandosi per aver perso Linda.
E se la cosa al ragazzo sembrava già deprimente in quello stato di cose, quando Tania, aperta la porta della camera per uscire, disse: – Così magari smetti di pensare a quella troia. – quasi avesse intuito cosa passava nella mente del suo amante, lui sì sentì come se fosse stato umiliato di fronte ad un pubblico.

***

Linda fissava con insistenza lo schermo del suo smartphone, nemmeno se questo potesse animarsi e darle le risposte alle domande che da giorni la assillavano, togliendole il sonno, l’appetito e la voglia di studiare, ma le uniche informazioni che le forniva erano sotto forma di immagini in movimento, e tutte riguardavano donne, più o meno giovani, alle prese con la stimolazione orale del cazzo dei rispettivi uomini. La ragazza dovette sbattere un paio di volte le palpebre per ritornare a concentrarsi sul video che scorreva sul suo telefonino.
Aveva perso il conto di quanti ne avesse visionati quella mattina, seduta alla scrivania in camera sua. Pornostar e dilettanti leccavano, succhiavano, zangolavano, stringevano e maltrattavano cazzi in qualsiasi modo e tecnica possibile e immaginabile, e Linda cercava di scoprire quali fossero le migliori da ripetere il giorno dopo, durante la sua esibizione alla finale della gara di pompini. Aveva riempito un paio di pagine di Word con appunti e descrizioni delle azioni che riteneva più eccitanti ma che, al contempo, stimolassero il meno possibile l’organo maschile che si sarebbe trovata in mano o in bocca.
La mora sul piccolo schermo, ormai da quasi cinque minuti, si limitava a muovere avanti e indietro la testa, le mani dietro la schiena al pari di una prigioniera in stato di arresto. Linda pensò che quel povero ragazzo, a furia di essere sempre spompinato allo stesso identico modo, dovesse aver perso la sensibilità al glande, passando dal piacere e l’eccitazione di avere una donna inginocchiata davanti a lui, con il suo membro in bocca, al chiedersi quali bollette dovesse pagare la settimana successiva e se dovesse invitare a cena la tipa, una volta finita la registrazione del video.
– Al diavolo. – mormorò la ragazza, passando ad un altro filmato consigliato in fondo alla pagina internet, ma non si aspettava nulla di nuovo di quanto conoscesse già. Mentre un semicerchio ruotava sullo schermo indicando il caricamento del video, la ragazza si chiese per l’ennesima volta come avesse imparato Tania tutto quello che le aveva insegnato. Tommaso le aveva confessato di aver letto libri di educazione sessuale, psicologia e anatomia, oltre ad aver seguito alcuni corsi online, ma Tania non le sembrava una che passasse il proprio tempo a consultare testi e visionare lezioni.
– Mah… – fece la ragazza, riponendo nuovamente la domanda nel cassetto dei quesiti irrisolti. Se mai avesse di nuovo visto Tania glielo avrebbe chiesto. Premette un paio di volte lo schermo sulla barra di riproduzione, fino trovare la tipa intenta a mangiarsi l’uccello dell’attore.
Dopo un paio di minuti, comunque, dovette ammettere che anche questa aveva una fantasia molto limitata e difficilmente avrebbe potuto mostrarle qualcosa di nuovo. Stanca e con gli occhi affaticati, Linda si mosse sulla sedia ed un gemito di dolore le emerse dalle labbra arricciate in una smorfia.
Il culo le doleva ancora, sebbene, grazie al cielo, non con l’intensità che l’aveva tormentata nei giorni precedenti: adesso riusciva a sedere sulla sedia e dormire sulla schiena senza urlare, ma quando camminava l’esperienza con Michele, Adriano e Daniele alle sue spalle si faceva sentire.
La ragazza si lasciò sfuggire un sospiro spegnendo lo schermo del telefonino e appoggiandolo sulla scrivania, ammettendo che tutto quel caos, tutti quei problemi e dolori fisici e psicologici erano dovuti solo a lei stessa.
“Chi troppo vuole nulla stringe” ripeteva sua madre fino alla nausea quand’era piccola, e per quanto Linda credesse di aver compreso quel proverbio, non lo aveva capito nella sua interezza finchè, nel tentativo di essere apprezzata dei suoi compagni di scuola, aveva perso l’amore di Tommaso.
Aveva l’uomo perfetto, che nemmeno nei suoi sogni aveva mai immaginato, che stava per lasciare la donna con cui aveva convissuto nell’ultimo anno per fidanzarsi con lei, e lei, dimostrando di non essere quella ragazza così intelligente ed esperta della vita come credeva di essere, era andata a concorrere ad una repellente gara. Nella sua stupidità di diciottenne era convinta che lui non avrebbe mai scoperto la sua spompinata a uno stronzo davanti a tutti, quando lo stesso Tommaso le aveva detto più volte che quella competizione gli dava il voltastomaco, e si era detto d’accordo con lui nell’occasione in cui la ragazza aveva confidato che nemmeno lei aveva più intenzione di parteciparvi mentre si baciavano la prima volta, da soli.
Ma ora, secondo Tania, proprio presentarsi alla finale e vincerla le avrebbe forse permesso di ritornare da Tommaso, scoprendo quanto valesse come amante, spingendolo a desiderarla di nuovo. Ma più Linda ci pensava e più gli sembrava una sciocchezza. Tommaso l’amava per quello che era, non per quanto era in grado di fare a letto, lo sapeva…
E anche solo l’idea di mettersi in bocca e succhiare uno dei cazzi che le avevano sfondato il culo le dava il vomito. Dove avrebbe trovato il desiderio di dare piacere ad uno stronzo che rideva mentre le strappava la verginità che aveva promesso a Tommaso? Avrebbe sputato loro in faccia, piuttosto.
Ma non presentarsi, ora che aveva fatto tutto questo proprio per avere il suo diritto di partecipare alla finale? No, non era un’alternativa possibile, sarebbe stata una follia ed un suicidio sociale anche se non le avesse permesso di tornare dall’uomo che amava.
Linda nascose il viso tra le mani, sospirando sconfitta dalla svolta che aveva preso la sua vita.

CONTINUA…

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