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Linda la nerd – Capitolo 5

By 3 Novembre 2020Maggio 17th, 2021No Comments

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Nelle puntate precedenti:
Dopo aver vinto l’iniziale timidezza ed insicurezza nel trovarsi nuda insieme a Tommaso e Tania, Linda scopre i veri piaceri del sesso, oltre ad accorgersi di essersi innamorata del ragazzo. Mentre Tania la istruisce sulla pratica del sesso orale, la studentessa, persa in un turbine di sesso e desiderio, sembra aver dimenticato di essere in quel letto per potersi preparare e vincere la gara di pompini che alcuni ragazzi hanno organizzato nella sua scuola.

Capitolo 5

      La mano di Tommaso era posata sui capelli biondi di Linda, il ragazzo che teneva gli occhi chiusi per poter meglio assaporare quanto gli stava praticando la ragazza. Le dita si perdevano tra le ciocche, più intente a massaggiarle il capo della studentessa che a bloccarla in quella posizione ma, sebbene tutti e tre fossero a conoscenza della cosa, aumentava ugualmente l’eccitazione generale.

      – Linda… – gemette il ragazzo, scosso da un tremito di piacere, mentre uno schizzo di sperma finiva nella bocca della ragazza. – Linda!

La ragazza lo lascò colare lungo la lingua, aspettandone altro, ma non fu molto: ormai il suo amante aveva dato tutta la mattina e le sue riserve di seme erano ormai prossime a zero.

Tommaso crollò sul materasso, ansimando. Linda sorrideva soddisfatta mentre si passava un dito sulle labbra per pulirsele e poi metterselo in bocca per succhiarlo.

– Com’è andata? – domandò. Poco mancava che si mettesse a saltare sul letto per la gioia di aver dato piacere a Tommaso. A naso, sembrava davvero soddisfatto, forse non come quando lo spompinava Tania, dovette ammettere, ma sembrava comunque meglio del giorno prima, quando gli aveva morso l’uccello.

– Sei stata fantastica. – rispose lui, dopo aver ripreso fiato.

– Lo dici solo per farmi contenta?

Lui inclinò la testa verso di lei, aprendo gli occhi illuminati dal piacere. – No.

– Da uno a dieci, – continuò Linda, – dove uno c’è… beh, quello che ti ho fatto la prima volta, e dieci il miglior pompino della tua vita…

– Quindi un mio qualunque pompino. – s’intromise Tania, sarcastica ma non troppo.

– …quanto mi dai? – volle sapere la biondina. – E si onesto. – aggiunse, seria. – Dannatamente, fottutamente, luridamente serio.

– Davvero, Tommaso. – aggiunse l’altra, – la nostra ragazza deve essere la migliore a quella gara, fare il culo a strisce a quelle quattro troiette che pensano di saper fare dei pompini solo perché hanno una bocca. Ci serve il parere dell’esperto.

Il ragazzo non rispose per qualche secondo, rimanendo in silenzio. A Linda parve di essere davanti ad uno di quei giudici dei concorsi culinari intenti ad analizzare la morbidezza del pandispagna, la croccantezza del cioccolato e il retrogusto di mirtillo o roba del genere, e amalgamare tutte le sue impressioni per dare un voto basato su un unico numero.

– Diciamo… – disse lui, infine facendo una smorfia come se stesse ancora finendo di dare il giusto peso nella formulazione di un parere al colore degli strati di gelato e la scioglievolezza in bocca della glassa, – da uno a dieci… un cinque.

Il sorriso luminoso e le spalle di Linda crollarono sotto il peso di quel giudizio. – Un cinque? – domandò. Aveva smesso di sobbalzare sul letto. Una mano di Tania si posò su una sua spalla. – Solo un cinque?

Tommaso sollevò le mani come a proteggersi, poi ebbe l’idea di abbassarle nei pressi dell’inguine, nel caso l’allenatrice o la praticante volessero scaricare la loro frustrazione su quanto aveva di più caro addosso, in quel momento. – Beh, sei la quarta migliore… ehm…

– Succhiacazzi. – lo imboccò Linda, con uno sbuffo di profondo disgusto. Tania la corresse, dicendole che non poteva usare il plurale, dato che l’unico a cui l’avesse preso in bocca fosse Tommaso.

– …amante che abbia mai avuto la fortuna di conoscere. – concluse lui, cercando di migliorare la situazione.

Linda incrociò le braccia su seno, più per nasconderlo alla vista del ragazzo che come segno di protezione, muovendo la testa con un movimento perentorio verso il muro. – Spero almeno tu abbia scopato cinque donne, così da non essere la peggiore che hai incontrato.

Tania rise. – Scherzi? Essere la quarta con lui è come essere il quindicesimo con me: nel top di gamma degli amanti.

Tommaso si mise a sedere. Allungò una mano e, preso dolcemente il mento di Linda, la fece girare verso di lui. Lei non provò nemmeno a fare resistenza. Un sorriso amaro solcava le sue labbra.

– Di cosa ti preoccupi, sciocchina? – le chiese. – Il novanta per cento delle ragazze che ho conosciuto non arriverebbe al tre, e molte con più esperienza di te non avrebbero fatto meglio quanto hai fatto tu la prima volta.

Lei si sentì un po’ sollevata. Lo ringraziò con lo sguardo.

– Dai, sei solo alla quarta volta. – aggiunse Tania, dandole una pacca sul culo. – Stai migliorando parecchio. E poi mica ti ho spiegato tutto. Oh, fare una pompa non è solo metterselo in bocca e spingere la testa avanti e indietro come vedi nei porno o raccontano le tue amiche. Ci sono tecniche e trucchi, e non tutte possono immaginarsele. È come quando lui te la lecca: non si limita a muovere la lingua qua e là come se fosse una bandiera impazzita nel vento, ma usa anche le labbra, le dita e lo sguardo. – La sua attenzione passò dal viso di Linda a quello di Tommaso, stringendo gli occhi e fissando intensamente il suo amante. – E quando sei prossima a venire, e allunga una mano per accarezzarti il volto… Cazzo, lo ribalterei e lo fotterei a sangue tanto mi piace quando lo fa.

Linda vide un angolo delle labbra del ragazzo arricciarsi per la soddisfazione di dare piacere alla sua donna, felice che lei apprezzasse quel piccolo gesto. Diavolo, quanto avrebbe voluto che lui avesse un’opinione dei suoi pompini simile a quella di Tania per la carezza durante il cunnilingus….

– Beh, io, se non vi spiace, – disse Tommaso alzandosi dal letto, – devo andare un momento in bagno. Voi continuate pure senza di me, che ho bisogno di un attimo per ricaricarmi.

– Ci mancherà il tuo dolce cazzo. – lo canzonò Tania, sdraiandosi al suo posto, e battendosi una mano su una spalla per invitare Linda a mettersi accanto a lei. Quando la ragazza l’ebbe fatto, lei si girò, la penetrò con un paio di dita e la baciò. La bionda ebbe un attimo di esitazione ma poi ricambiò. Meno di dodici ore prima era praticamente vergine e adesso stava facendo sesso con un ragazzo ed una ragazza. E le stava piacendo da impazzire, con entrambi.

Tommaso era più dolce, accomodante, e sapeva che il giudizio che le aveva dato riguardo alla sua performance non era dettato dalla volontà di farle del male ma di aiutarla a migliorare; Tania, invece, sebbene con il suo fidanzato fosse più sottomessa, come se le piacesse restare ai suoi ordini, per quanto lui non ne avesse dati fino a quel momento, con lei era autoritaria: amichevole, ma la comandava senza troppi problemi. Si comportava da insegnante, che pretendeva rispetto ed essere ripagata con atti sessuali lesbici, ma elargiva consigli e spiegazioni in gran quantità, stimolandola a fare sempre meglio. Linda dovette ammettere che Tommaso era il ragazzo che sognava, ma Tania si avvicinava molto a ciò che avrebbe voluto essere lei se non fosse stata tanto timida, sia caratterialmente che come “curriculum amatorio”.

Rimasero un attimo abbracciate, i loro corpi che si scambiavano reciprocamente il calore, una mano di Tania che accarezzava la vulva di Linda e l’altra su un suo seno, la bionda che godeva maggiormente per la lingua che le aveva invaso la bocca e si strusciava sulla sua. Diavolo, quanto avrebbe voluto in quel momento un cazzo per godersi quella puttana dalla pelle bianca e le tette grosse…

Le loro labbra si staccarono su iniziativa di Tania che uscì anche dalla passera e si portò le dita davanti al viso. Colavano di desiderio. – A quanto pare sono brava anch’io con i ditalini, a guardare come stai colando.

Linda arrossì al pensiero che si era eccitata nell’immaginarsi lei sopra Tania che la scopava con violenza con un cazzo grosso quanto un braccio, facendola urlare di dolore e sborra che schizzava dalla sua fica. – Eh, sì. – mentì.

– Comunque, visto che continui a spompinare davanti ai miei occhi il mio ragazzo, – disse la mora, sdraiandosi e aprendo le gambe, – perché non paghi pegno dimostrando che lui non te la lecca per niente? Sei la ragazza che me l’ha leccata meglio in tutta la mia vita, e posso assicurarti che non sono state solo due.

Linda sorrise alla battuta di Tania. Cercò di provocarla, curiosa di sapere cosa avesse fatto prima di conoscere Tommaso. – Non vorrei apparire maleducata, – disse, gattonando verso la posizione in cui poter avere una buona posizione sull’inguine della sua maestra, – ma da come ne parli, sembra tu abbia avuto parecchi… uhm…

Tania scoppiò in una risata. – Hai forse paura di farmi pensare che mi credi una troia? Ah, ma lo sono! Ho sempre amato il sesso, e ho sempre cercato uomini nuovi che sapessero darmi il piacere che mi merito. Che gli altri pensino male di me mi importa poco, soprattutto quando ho Tommaso nella tua stessa posizione e mi ritrovo a gridare per un orgasmo e a squirtare.

La bionda perse la propria concentrazione su quanto stava per fare nel ricordare le due esplosioni di piacere che Tommaso aveva causato dalla figa di Tania. La prima volta, la sera precedente, era rimasta scioccata nel vedere lui che sembrava fare del male alla ragazza, e questa avere il più potente orgasmo che potesse immaginare; la seconda, invece, era rimasta in religioso silenzio, osservando come le mani del ragazzo combattessero per dare piacere alla sua fidanzata, sforzandosi in quello che sembrava una lotta contro il corpo di Tania. Linda non aveva detto nulla, se non invidiato a morte la sua insegnante mentre sembrava avere le convulsioni e contorcersi nel letto in una parodia di dolore che però era piacere allo stato più selvaggio. Vederla ansimare tra le coperte bagnate e contorte, semi-stordita, le aveva fatto male due volte: prima per il piacere che aveva sperimentato, e poi per la fiducia che riversava nel suo uomo, che in un paio di occasioni l’aveva fermata prima che cadesse dal letto e si facesse male, e poi sdraiandosi accanto a lei e coccolandola finchè non era riuscita a respirare normalmente e a riprendersi.

Si rese conto solo in quel momento che Tommaso amava anche lei, non lo metteva in dubbio, ma era di Tania e lei non avrebbe mai potuto sperimentare quelle sensazioni così intense e meravigliose. Il principio di una lacrima si formò nel suo occhio destro.

– Terra chiama Linda. – disse Tania. – Ci sei, Linda?

La ragazza scosse il capo, scacciando i suoi pensieri. – Oh, perdonami, io…

Il telefonino della studentessa vibrò rumorosamente sul comodino come un vecchio macinacaffè, accanto a quello dei due abitanti della casa, attirando la loro attenzione.

– Scommetto che la suoneria fa meno casino. – suppose Tania, mentre la bionda prendeva il cellulare e lo sbloccava dopo essersi seduta accanto a lei. – Fammi indovinare: sono i tuoi genitori che si chiedono che fine tu abbia fatto.

Linda sorrise. – Ma no, li ho informati ieri sera che sarei stata a casa di un’amica per tutto il weekend. Hanno comunque voluto un numero di telefono e ho dato il tuo, dicendo fossi la madre. – aggiunse, nascondendo malamente l’ironia sul proprio volto. – Quindi, nel caso dovesse comparire un numero che non conosci sul tuo telefono…

– Se mi chiedono cosa stai facendo rispondo che stai studiando anatomia comparata e impollinazione. – rispose Tania, mostrandole il dito medio ma ancora più divertita di lei.

Linda ridacchiò, tornando a concentrarsi sul proprio smartphone. Sullo schermo era apparsa la notifica di un messaggio su WhatsApp. Quando lo aprì, comparve un’immagine: era stata mandata dagli organizzatori della gara di pompini e, sotto un paio di righe di testo, che diceva di cliccare su una scritta e aprire una pagina Facebook dedicata agli eventi, appariva il gruppo di giudici. Linda li conosceva di vista, poiché spesso organizzavano feste e cose del genere, sebbene la ragazza non vi avesse mai preso parte. Erano conosciuti come “la banda dei quattro”, e provenivano da diverse classi della N. Sandrini: tre, Adriano, Michele e Daniele, erano ripetenti, il primo tante di quelle volte che, scherzando, sosteneva che lo avrebbero fatto bidello onorario, mentre Enrico, quello che raccoglieva le iscrizioni fuori dall’istituto scolastico, era quello entrato per ultimo nel gruppo, e l’unico che non era mai stato rimandato.

La foto dei quattro le ricordò quelle delle boyband, sebbene molto più casereccia: erano seduti su delle pile di gomme, in atteggiamenti che, per la ragazza, dovevano essere di seduzione. Più o meno. La differenza principale con le foto delle boyband vere, comunque, era ascrivibile al fatto che in quelle nessuno aggiungeva un fallo sovradimensionato ai cavalli dei pantaloni dei musicisti. Un lavoro di fotomontaggio nemmeno troppo professionale, in effetti.

– Non so gli altri, – disse Tania, sporgendosi dietro Linda e indicando uno dei giudici, – ma posso garantirti che questo non ce l’ha di cinquanta centimetri.

– Adriano? – chiese Linda, comprendendo cosa intendesse la sua maestra. E domandandosi chi non si fosse portata a letto. – Lo hai…?

L’altra abbassò la voce. – Non dirlo a Tommaso, anche perché credo abbia comunque perso il conto di tutti quelli che mi sono fatta, ma quello stronzetto l’ho sverginato io.

La bionda guardò con nuovo interesse il ragazzo nella foto. Lo conosceva di vista, non avendo mai parlato con lui. Era alto e magro, con un sorriso sempre stampato sulla faccia che lo faceva risultare simpatico a tutti. Era il leader dei quattro, costantemente circondato da altri ragazzi che volevano risplendere di luce riflessa e sembrare fighi anche loro. Sebbene non quanto Daniele, Linda lo trovava carino, con quegli occhi azzurri, e aveva un bel viso: non poteva dare torto a Tania per esserselo fatto. No, si corresse: era lui che aveva avuto la fortuna di scoprire il sesso con lei.

– Quando ero in quinta, – spiegava la mora, nel frattempo, – lui era in terza. O in quarta. Non ricordo. In ogni caso aveva messo in giro la voce che lui mi aveva castigato, una notte, facendomi godere.

– E non era vero? – domandò Tania.

– Ovvio che no. – rispose l’altra, ridendo. – Lo diceva per cercare di attirare le attenzioni delle altre ragazze, e farsi bello davanti ai suoi amici. “Va’, Adriano si è fatto Tania la tettona, che mito!”, avrebbero pensato. Quando mi è arrivata la voce, ho pensato che avrei dovuto sputtanarlo, quello stronzo. Ma aveva un bel faccino, ed una personalità magnetica. In fondo non mi dispiaceva. Un giorno che avevamo quella cazzata di riunione di istituto, sono andato a prenderlo tra i suoi amici. Lui mi guardava spaventato, pensando: “adesso dice a tutti che ho raccontato un balla e mi sputtana”, ma io gli ho detto con un sorriso: “Ehi, maschione, mi sei mancato”, facendogli segno di seguirmi. Lui non sapeva se svenire o mettersi a saltare dalla gioia. I suoi amici se applaudire o mangiarsi il fegato dall’invidia. In ogni caso lui mi ha seguito come un condannato a morte segue il secondino che lo scorta alla camera a gas, forse pensando che gliene avrei cantate quattro comunque, sebbene non davanti ai suoi soci. Ci siamo chiusi in un’aula deserta, e gli ho detto che non mi andava mettesse in giro certe voci false. Lui stava per mettersi a piangere. Mi ha detto di essere ancora vergine.

Linda non riusciva a credere di cosa stesse sentendo. E ancora meno per l’interesse che provava verso quel racconto. – E… – la incitò incantata. Era dai tempi delle storie che le narrava sua nonna quando aveva tre o quattro anni che non aspettava con tanta partecipazione la conclusione della vicenda.

Tania sollevò le spalle, come se fosse stata normale routine. Un’altra noiosa giornata d’ufficio. – Beh, mi dava fastidio che raccontasse una storia falsa su di me, quindi l’ho resa vera. Gli ho abbassato le mutande, l’ho sdraiato a terra e l’ho cavalcato. Sì, nulla di che, in effetti: era talmente eccitato che credo sia durato fino al quarto colpo. Comunque, è stato soddisfacente vedere il bianco dei suoi occhi mentre mi veniva dentro, la bocca aperta come se stesse avendo un’apparizione. Mi ha divertito così tanto che, quando si è ripreso, gli ho fatto un pompino contro un muro. – Tania sorrise divertita. – Il bastardello mi ha giurato amore eterno, dopo quella volta, e in un paio di occasioni gli ho chiesto dei favori, ripagandolo in natura. Penso che se gli promettessi una pompa, salterebbe nel fuoco pur di averla.

Linda era affascinata dall’idea di comandare gli uomini con il proprio sesso. Ne aveva sentito parlare. Si era sempre chiesta se fosse davvero possibile, ma Tania aveva fugato ogni dubbio. – E… com’è… a livello… – balbettò, curiosa. Si era sempre chiesta come ce l’avesse uno come Adriano, un leader nato.

– Com’è messo a cazzo? – disse Tania, togliendola dall’imbarazzo di completare la frase. – O come amante? Onestamente, non ce l’ha più grande di quello di Tommaso, che è un bravo ragazzo e tutto il resto ma se la natura gli avesse aggiunto un qualche centimetro in più non mi sarebbe dispiaciuto. Come amante… beh… – non aggiunse altro a parole, ma dalla smorfia e dal movimento circolare delle mani Linda capì che era più simile a quello che l’aveva scopata in giardino che all’uomo che l’aveva amata in quel letto.

– Comunque, cosa dicono? – domandò Tania, tornando al messaggio che Linda aveva ricevuto.

– Oh. – fece quest’ultima, che a parlare di Adriano aveva completamente scordato perfino il telefono che impugnava ancora. Toccò l’immagine e si aprì la pagina dell’evento pubblicato su Facebook. Linda lesse velocemente, poi fece un riassunto a Tania. – Dunque, la gara inizierà venerdì pomeriggio dopo le lezioni alla vecchia segheria…

La mora la interruppe. – La vecchia segheria? Quella nei boschi a mezz’ora dalla strada?

– La conosci?

Tania sospirò, lasciando intendere che lì vi era stata diverse volte. – Ironico, comunque, che organizzino una gara di pompini in una segheria. – disse. – Allora una gara di seghe dove la farebbero?

Linda sollevò le sopracciglia. – In un distributore di benzina abbandonato? – rispose, ironica.

L’altra la fissò confusa per qualche istante, poi comprese. – Sei troppo intelligente, ragazzina. – la rimproverò, bonaria.

La bionda sorrise, tornando a spiegare. – Comunque, essendo quattro giudici ci saranno quattro ragazze in gara. Siamo in quindici a gareggiare, quindi ci saranno quattro giorni di gara per le semifinali. Ogni giudice decreterà la migliore che lo ha… spompinato, e il quinto giorno le quattro finaliste faranno una pompa ad un giudice diverso, e verrà scelta la migliore.

Tania rimase un attimo in silenzio. – E tu quando parteciperai?

Linda tornò a guardare sul telefonino, scorrendo il testo. In fondo trovò le giornate. – Io il terzo giorno. Tra due lunedì, in pratica, e… ah, cazzo… mi tocca quello stronzo di Michele… – La ragazza fece una smorfia di delusione. – Mi guarda come se fossi impestata.

– Quindi, quanto? – domandò Tania, contando con le dita. – Beh, dai, hai otto giorni per diventare la migliore spompinatrice che quello stronzo abbia mai avuto. – Allungò un braccio attorno alle spalle di Linda. – Vedrai che farai faville.

– Speriamo. – sussurrò la ragazza. – L’importante è essere stata qui con voi. – “Soprattutto con Tommaso”, aggiunse, ma solo mentalmente.

E proprio in quel momento il ragazzo rientrò in camera. – Allora, mi sono perso qualcosa di eccitante?

– Oh, Linda ha appena scoperto quando parteciperà alla gara. – annunciò Tania, fin troppo eccitata per l’idea. Sembrava quasi volesse essere la sedicesima partecipante.

Nemmeno fosse stato il negativo della ragazza, Tommaso non parve troppo contento della notizia. Emise solo un verso basso e silenzioso, come se avesse voluto confermare di aver sentito. – Beh, allora sarà meglio se facciamo esercitare la nostra ragazzina. – disse, guardandola con uno sguardo che fece sentire a Linda il cuore come un fiore che sbocciava. – Magari prima la portiamo allo stato d’animo adatto a esercitarsi.

– Eh, abbiamo capito che ti piace leccargliela. – disse annoiata Tania, mentre il suo telefono lanciava un paio di note di quello che sembrava l’inizio di una canzone degli Artic Monkey. Lo prese, lo sbloccò e lesse il messaggio. Sbuffò. – Che coglioni. Quella carogna di Pina si è messa ancora in malattia: domani mattina mi tocca lavorare.

– Pina? – domandò Tommaso. – Non ricordo di aver mai visto nessuna Pina nel supermercato dove lavori.

La mora fece spallucce. – Ovvio, è sempre in malattia, tipo “Il malato immaginario” di… coso lì…

– Moliere. – esclamarono contemporaneamente Tommaso e Linda. Stupiti di conoscere entrambi l’opera teatrale, si guardarono e sorrisero.

Tania li fissò, apprezzando ben poco quanto stava vedendo. – E non scopate quando non ci sono! – li redarguì, e le sue parole lasciavano intuire che non stava scherzando.

Linda abbassò lo sguardo. – Ne approfitterò per fare i compiti.

– Una cosa che non mi manca affatto degli anni della scuola. – commentò Tommaso. – No, in realtà mi manca ben poco della scuola, se non il fatto che non dovessi lavorare. Comunque, se posso darti una mano, Linda…

– Basta che non sia anatomia comparata. – sbottò Tania, scatenando una risata da parte di Linda.

Una risata nervosa, in realtà, ma sperò che nessuno dei due se ne rendesse conto.

***

In realtà, dopo più di ventiquattro ore passate a letto a fare sesso con le due ragazze, Tommaso aveva voglia di qualunque cosa che non comprendesse l’introduzione del suo pene in qualche cavità femminile. E, doveva ammettere, nonostante fosse il suo cavallo di battaglia, pure la sua lingua aveva bisogno di un po’ di riposo.

Nonostante ciò, quel “qualunque cosa” voleva farlo con Linda. Peccato fosse la stesura di una relazione sulla teoria di Lorentz per scienze. Lei gli aveva chiesto cosa sapesse di Lorentz, e lui le aveva chiesto se parlasse dell’etologo o degli orologi, assicurandosi una risata della bionda. Fu felice che pensasse fosse una battuta.

Il ragazzo aveva dato alla studentessa il suo computer portatile in prestito, che in pochi istanti aveva caricato il suo account e avuto accesso ai file che aveva salvato nel cloud. Nel giro di cinque minuti aveva cominciato a digitare velocemente, controllando di tanto in tanto su internet informazioni e diagrammi vari.

Lui, dopo qualche secondo, si accorse di essere attratto dall’impegno che la ragazza metteva nel fare i compiti, come i suoi occhi azzurri riflettevano lo schermo del computer e il movimento delle labbra che si contorcevano al ritmo delle sue cogitazioni. Ragazzi, quanto avrebbe voluto baciarle, in quel momento, assaporare il gusto delle sue idee, abbracciarla e gustare la sua pelle giovane, fresca…

Cazzo, quanto avrebbe voluto scendere sotto il tavolo, toglierle i pantaloni e le mutande, leccare i petali del suo bocciolo di rosa… Magari mentre era in videochat con i suoi compagni, farla venire davanti a tutti, mostrare a quei pezzi di merda quant’era meravigliosa quando un orgasmo le illuminava il volto da dea…

– Ehi, mi stai mangiando con gli occhi. – commentò Linda, e la cosa non sembrava darle fastidio.

Tommaso si ricompose. – Ehm, sì. Perdonami.

Lei sorrise. Si spostò una ciocca di sole dietro un orecchio. Tornò a digitare, sebbene le sue labbra avessero smesso di muoversi, congelate in un’espressione di serenità.

Il ragazzo rimase qualche altro minuto, muovendosi sulla sedia. Avrebbe voluto attaccare discorso, conoscere meglio Linda, ma non voleva disturbarla. Quando, finalmente deciso, fece per alzarsi e fare un po’ di pulizia, fu lei a parlare.

Il sorriso era scomparso dal suo viso, e anche gli occhi avevano perso quell’aurea di soddisfazione che li aveva animati negli ultimi momenti. Anzi, il suo volto esprimeva quasi paura. Paura di fare un errore, comprese il ragazzo.

– Tommaso… – disse lei, ma poi si fermò. Sembrava dovesse trovare la forza di volontà di mettere la mano in un nido di ragni ma ne fosse terrorizzata. Si guardarono per un lungo istante, lui che capiva che lei stava per dire qualcosa che avrebbe cambiato la loro amicizia.

Lui mise una mano su quella di Linda, e come se il calore del contatto avesse fatto scattare in lei, confessò: – Tommaso, mi piaci. Mi piaci molto… – Gli occhi di lei si bagnarono d’emozione. – Tommy, ti amo.

Lui non rispose, continuando a contemplare il luccichio delle sue iridi. Quante donne avevano pianto per lui? Che ricordasse, nessuna. Ma Linda? Lei ammetteva di amarlo, e lui provava la stessa cosa verso la ragazza, con un’intensità che forse non aveva mai provato.

Lui non rispose, ma usò comunque le labbra per dirle quanto sentiva per lei, e lei comprese alla perfezione ogni singola parola non detta, ogni emozione che il ragazzo aveva sperimentato quando erano a letto insieme, il tentennamento che aveva avuto quando si erano incontrati, la resistenza che aveva simulato quando Tania aveva spiegato cosa avrebbero fatto.

Quando il loro bacio terminò e si staccarono, dagli occhi di Linda ruscellavano tutte le emozioni che, per anni, erano rimaste sopite nel suo cuore, tutta la frustrazione di essere rimasta sola così a lungo, tutto l’amore che avrebbe voluto dare e desiderato ricevere. Singhiozzò, abbracciando ancora Tommaso e stringendosi al suo petto, bagnando la sua maglietta con le sue lacrime.

Lui la strinse a sé, baciandole i capelli biondi e accarezzando le ciocche. – Anch’io ti amo, Linda. Sei una ragazza meravigliosa.

Lei rimase qualche secondo in silenzio. Dal suono che emetteva dalla gola il ragazzo comprese che stava piangendo. Le ci volle qualche istante prima di riuscire a parlare. – Ma Tania… tu sei con lei.

Tommaso ci aveva pensato la prima notte che Linda aveva passato con loro, quando lui aveva lasciato il letto alle due ragazze e si era ritirato sul divano, più per pensare che per lasciare comode loro. Ci aveva riflettuto a lungo, fino all’alba, e solo allora si era addormentato, più insicuro di prima.

– In realtà io e Tania non siamo davvero fidanzati – le confessò, stringendola al petto. Mentre la bionda tirava su con il naso, lui si sedette e la guardò. Quando era giovane Linda, quanto era inesperta. Quanto voleva proteggerla dal mondo e amarla ogni volta che avesse potuto.

Da una tasca la ragazza estrasse un fazzoletto e si tamponò l’angolo degli occhi. – No? Io credevo…

Tommaso scosse la testa e le raccontò che un anno prima, quando si era lasciato con Sara, diventata nell’anno precedente talmente gelosa da essere diventato impossibile continuare a stare con lei, lui era caduto in depressione: evitava gli amici, si chiudeva in casa, non usciva se non per andare a lavorare e fare la lezione settimanale di krav maga. Anche la spesa la faceva durante il ritorno dalla fabbrica. Un sabato sera gli amici, stanchi di vederlo a terra, lo avevano obbligato a seguirlo ad una festa. Lui non aveva voluto, ma era stato quasi caricato di peso in auto e, una volta giunto lì, l’avevano fatto conoscere ad alcune ragazze. Una di queste era Tania. Lui la conosceva di fama, se così si poteva dire, e, per quanto fosse attraente, non la riteneva il suo tipo. – L’avevo sempre ritenuta troppo… – Tommaso si interruppe, cercando una parola adatta. Non voleva essere offensivo nei confronti della ragazza con cui aveva convissuto e fatto l’amore nell’ultimo anno, ma il concetto era comunque quello.

– Libertina? – propose Linda, comprendendo, e apprezzando, lo sforzo del ragazzo.

Lui fece una smorfia, facendo capire che il termine era giusto a metà. – Sì. Non che mi faccia un problema ad andare con una ragazza che ne ha visti più di un andrologo in pensione, non m’importa se lo trova piccolo o cose simili, ma dopo tre anni con Sara volevo un rapporto duraturo e non una semplice avventura di una notte. Ma Tania sa essere convincente, te lo assicuro, e sono tornato a casa con lei con una gran voglia di aprirle le gambe. In più si diceva fosse brava con i pompini, e quella notte ho scoperto che cosa significasse quella voce.

– Immagino che tu l’abbia pagata con la stessa moneta. – disse Linda. Tommaso ebbe l’impressione che nella sua voce, già rotta dal pianto che era appena cessato, ci fosse una profonda nota di gelosia.

– Mi sembrava il minimo. – ammise lui, sollevando i palmi delle mani. – Erano tre settimane che mi sentivo a terra, e arriva lei, mi rimorchia e mi scopa come Sara non si era mai nemmeno immaginata. La mattina dopo eravamo addormentati uno nelle braccia dell’altra, e il pomeriggio abbiamo ancora fatto sesso.

“Quella sera, quando abbiamo cenato, Tania mi ha chiesto se potessimo metterci insieme. Non un fidanzamento, più una… una coppia di scopamici, come si usa dire oggi. Lei ha smesso di volare da un fiore all’altro, diciamo, e io avevo una partner sessuale che non era affatto male.

– Quindi non c’è amore tra di voi?

Tommaso rimase in silenzio per qualche istante. Era una domanda che si era posto la notte del divano, ed era giunto alla conclusione che no, non c’era amore. Passione, sì. Rispetto, anche. Ma amore… non esattamente. Certo, da allora lui non aveva più cercato una donna diversa da Tania, e quando quest’ultima le aveva proposto di fare sesso anche con Linda a lui era sembrato davvero di tradire la sua partner. E anche lei aveva smesso di cercare nuovi amanti, quindi sentiva il dovere di rispettare una sorta di monogamia nonostante non ci fossero i presupposti perché esistesse.

A questo andava aggiunto per onestà che la stessa Tania aveva ammesso, un mese dopo il loro primo rapporto sessuale, dopo che lui le aveva insegnato a squirtare e lei aveva avuto il suo primo orgasmo con spruzzo, mentre era scomposta sul letto bagnato, le membra che ancora le si muovevano convulse di tanto in tanto, che quella sera, alla festa, lui non gli era interessato: troppo tranquillo, troppo noiosetto. Erano state alcune sue amiche a convincerla a fare sesso con lui, visto che alcune di loro, negli anni precedenti, erano state sue soddisfatte partner, e i suoi amici l’avevano pregata di farselo per tirarlo su di morale. Le avevano anche proposto dei soldi per farla decidere. “Fanculo, mi ero detta, tanto uno in più o uno in meno… Beh, sono contenta di averti portato a letto, Tom.”, aveva detto, alla fine. Lui ci era rimasto un po’ male, ma aveva fatto finta di niente: in fondo, era giovane, ed una partner sessuale davvero brava pensava di meritarsela anche lui. All’amore vero e proprio ci avrebbe pensato in futuro.

E l’amore, a quanto pareva, era seduto davanti a lui, aveva gli occhi azzurri bagnati dalle lacrime e stava imparando da Tania a fare degli ottimi pompini.

– E la lasceresti per me? – chiese lei, speranzosa.

“Lo farei?”, si domandò lui. “Lascerei una donna che rispetto e che sa farmi sborrare come nessun’altra nella mia vita per una ragazzina che amo ma che, fino a tre giorni fa, sapeva a malapena descrivere un cazzo?”

– Sì. – disse lui.

Gli occhi di lei brillarono.

– Ma non subito. – aggiunse, smorzando l’entusiasmo di Linda.

– Cosa… – balbettò la ragazza.

Lui prese le mani di lei, perdendosi nei suoi occhi. – Ti ricordi per cosa sei qui, giusto?

Linda lo fissò, confusa, sbattendo le palpebre. Sebbene cinque minuti prima stesse redigendo una relazione su un matematico, od un fisico, in quel momento sembrava incapace di intendere qualsiasi cosa.

– La gara. – le ricordò lui. – Sei qui per imparare da Tania a fare ottimi pompini e avere più rispetto a scuola. – disse, ed ebbe bisogno di un grande sforzo di volontà perché non salisse al suo viso il disgusto che provò nell’immaginare quella dolce e splendida ragazza, inginocchiata davanti ad uno stronzo che probabilmente l’aveva sempre presa in giro, intenta a dargli piacere con la sua bocca, con attorno il resto degli studenti dell’istituto scolastico che la guardava, commentando e magari sparandosi le seghe.

Linda sembrò ricordare all’improvviso quali fatti l’avevano portata dentro quella casa, a fare sesso con una giovane coppia, dopo essere stata scovata da Tania davanti ad un sexy shop. – Ma Tommy… a me non importa più nulla di quella gara. Io voglio te, e se gli altri non mi apprezzano non me ne frega un cazzo. Io voglio solo il tuo amore. – disse, con un filo di voce.

– Sono contento che lo pensi. – ammise lui, avvicinando le sue mani e baciandole. – È una cosa così degradante.

Lei fu d’accordo. Poi sembrò tornare la ragazza intelligente di prima quando propose: – Facciamo così, Tommy. Non diciamo nulla a Tania di noi, e io continuo a imparare da lei. In fondo, sei così bravo a letto con la lingua, non mi sembra giusto che tu debba lasciare una come lei che sa farti impazzire quando ti scopa per una come me che è praticamente quasi ancora vergine. Non le diremo nemmeno che ho intenzione di mandare al diavolo la gara, così continuerà ad insegnarmi. – Si interruppe un attimo, aspettando un segno di approvazione di Tommaso, che dopo qualche istante giunse. Poi riprese: – Ovviamente ho capito che insegnarmi a fare pompini è solo una scusa per avere un terzo nella vostra relazione.

– Allora non sono l’unico che lo pensa. – ironizzò lui.

Lei sorrise. – Certo, la cosa non mi dispiace: mi ha fatto conoscere te, e fare sesso davanti alla tua “fidanzata” è incredibilmente eccitante. E la ragazza sa dove mettere le mani quando mi tocca. Immagino che diventerò una esibizionista, o una bisessuale. – aggiunse. – E, devo ammettere, mi piace leccargliela e darle piacere.

– Quando staremo insieme, la inviteremo ogni tanto ai nostri incontri d’amore. – disse lui con un sorriso, convinto che Linda stesse scherzando.

Lei sollevò gli occhi verso i suoi. – E insegnerai anche a me a spruzzare? Ci riuscirei anch’io? – chiese, come se avesse avuto cinque anni e stesse domandando ai suoi genitori se potesse stare in piedi tutta la notte per vedere arrivare Babbo Natale.

Tommaso sorrise. – “Tutte le belle ragazze schizzano un po’”, scrisse Wodehouse, – citò, ironico – e tu sei talmente bella che dovrò indossare un impermeabile. Sarò felice di donarti degli orgasmi così intensi. La cosa, te lo devo confessare, però, non è così immediata: dovrai esercitarti e le prime volte sarà molto strano.

– Strano tipo andare a comprare un fallo di gomma perché ci si è iscritta ad una gara di pompini ma non si ha mai succhiato un cazzo in vita propria, essere adescata davanti a sexy shop da una ragazza e poi scoprire l’amore nel suo trombamico?

Lui sollevò un sopracciglio. – Adesso che mi ci fai pensare, mi sembra incomprensibile che non squirtino tutte le donne ogni volta che fanno sesso.

CONTINUA…

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