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L’intreccio – Capitolo 20 – La delusione

By 8 Ottobre 2019Aprile 2nd, 2020No Comments

Arrivai a casa. Mi preparai la cena, mi sentivo solo. Nell’ultimo periodo la mia vita era stata particolarmente movimentata. Mentre cucinavo mi riaffiorarono in mente tutte le avventure a cui avevo partecipato sin dalle prime scopate con Sofia, gli incontri a tre, l’orgia, le prime due volte nella stanza rossa, l’uscita ai laghi. Ecco forse era stata quella serata a far precipitare il tutto. Da quel momento infatti la situazione precipitò. Da una parte Corrado ci mise alla prova. Luana ed io forse ci innamorammo ma lei non fece quello che si chiama il salto di qualità. Avrei potuto continuare a fare il fidanzato di una moglie il cui marito era un cuckold, ma lei aveva quel qualcosa di speciale, di magico che mi aveva fatto scattare la scintilla. Scintilla che era scattata anche in lei ma che non aveva saputo gestire. Forse il nostro rapporto non doveva prendere quella piega sentimentale. Forse quell’uscita ai laghi non avrebbe dovuto esserci stata. Forse, forse, forse. Troppi forse. Stavo male, Luana era importante per me e quindi cercavo di darmi delle spiegazioni. Cercavo di giustificarla. Ma alla fine mi dicevo che se solo lei mi avesse voluto veramente sarebbe corsa da me.

Cenai in perfetta solitudine, l’unica cosa che mi teneva compagnia era un po’ di musica. Andai sul balcone a fumarmi una sigaretta presi il cellulare in mano e ripercorsi i messaggi che con Luana ci eravamo scambiati. Più li leggevo, più stavo male. Speravo in cuor mio che Luana si facesse sentire. Ed invece silenzio.

Passavano i giorni, le settimane. Luana era sparita. Nessun messaggio, nessuna telefonata. Niente di niente. 

Mi tolsi dal gruppo di WhatsApp. Non aveva più senso essere presente negli alternativi. In verità speravo che almeno uno dei componenti mi chiamasse. Non lo fece nessuno. Mi dava l’idea di essere un appestato. In verità neanche io chiamavo loro. In questo momento volevo star da solo mentendo a me stesso perché in verità io cercavo qualcosa. Fu allora che decisi di iscrivermi su Meetic un sito di incontri. Ormai facevo una vita monastica: casa lavoro, lavoro casa. La sera la dedicavo a visualizzare i profili delle single corrispondenti una certa fascia di età. Sottoscrissi anche l’abbonamento in modo tale che potessi interagire con messaggi sul sito. Ero in ogni caso insoddisfatto, l’orgoglio, il maledetto orgoglio, mi impediva di chiamare anche solo uno dei componenti del famoso gruppo, evidentemente avevo la necessità di eleminare le scorie di un periodo comunque intenso.

Conobbi attraverso il sito diverse donne con le quali interagii con messaggi sul sito, con altre ci fu anche uno scambio di messaggi su WhatsApp. Con altre ancora ci fu un’interazione vocale con scambi di telefonate. Era in atto una scrematura delle varie signore. Ebbi modo di avere degli incontri con alcune di esse. Con alcune ci limitammo a bere qualcosa, con altre ci furono dei rapporti occasionali, finiti i quali l’interazione cessava. La desolazione dei caratteri di queste donne era alta. Sembrava che sul sito ci fosse un’alta concentrazione di depresse e complessate. Donne separate che avevano ancora da definire la loro situazione con gli ex mariti. Donne che in fondo non erano ancora libere soprattutto mentalmente e che si professavano single. Signore che non stavano ancora bene con sé stesse e che desideravano il principe azzurro ma che in fondo non erano disposte a fare le principesse. Notai un egoismo, una superficialità tale che non potevano essere viste come delle donne con le quali non si andava oltre un rapporto di sesso e basta. Ma anche nella sfera sessuale notai un’arretratezza di pensiero, di comportamenti e di tare mentali che sfociavano in una mia insoddisfazione. Passò un certo periodo in tal senso e mi accostai ad interagire con tre donne: due conosciute sul sito e una ex collega che nel frattempo si era separata dal marito. 

Nel frattempo, la vita scorreva abbastanza piatta l’interazione con le tre donne era ovviamente diversa sulla base di quello che mi tornava indietro. Con la ex collega si parlava tanto ma non si arrivava mai al dunque, la vedevo come qualcosa di irraggiungibile proprio in virtù del fatto che la mia autostima era venuta meno. Una sera a casa sua durante una cena mi raccontò di alcune esperienze da lei vissute e del suo modo di interagire sul piano sessuale. Ne rimasi quasi stupito come se improvvisamente mi si aprisse un mondo poiché fino a quel momento non l’avevo vista come femmina da possedere ma forse come amica con cui condividere esperienze e pensieri. Mi confidò infatti che se un uomo l’avesse attaccata ad un muro e messa nelle condizioni di non avere via di uscita avrebbe accettato il bacio e dal bacio, se fosse scattato qualcosa, ci sarebbe stato anche un eventuale rapporto sessuale. Fu la classica lampadina di Archimede che si accese. Iniziai a vederla sotto un altro punto di vista e finita la cena proprio mentre mi illustrava questi suoi comportamenti mi alzai le presi il viso e la baciai. Lei contraccambiò il bacio stringendomi forte la testa. Le mie mani iniziarono ad intrufolarsi dappertutto perlustrando il suo corpo. Arrivai anche a masturbarla sentendo gli umori di lei che scendevano. Ci spostammo su un divano che era lì vicino e proseguimmo con queste effusioni. Però mi bloccai, non saprei se lo feci per rispetto, per non rovinare l’amicizia, perché forse non avevo visto da parte sua il necessario trasporto. Fatto sta che mi alzai la baciai nuovamente e andai a casa. Mi giunse poi un messaggio in cui mi diceva che non era scattata la scintilla, che non aveva sentito le farfalle nello stomaco. Ricevere quel tipo di messaggio mi fece un po’ male d’altro canto non le avevo chiesto una relazione. L’avevo semplicemente baciata.

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