Skip to main content

Finalmente venerdì, finalmente è finita una settimana complicata. È sempre così quando la propria compagna ti lascia da solo a casa, le serate con gli amici e relativo alcool a fiumi, le ore piccole. Una minivacanza pur restando a casa, dove staccare il cervello e caricarsi di adrenalina. Ma ora è venerdì, e so bene cosa significhi. Stessa spiaggia, stesso mare, sin da quando sono bambino. Ma andarci senza la mia fidanzata, ha sempre un retrogusto particolare. Vedere lei, Paola, e dover resistere dal saltarle addosso, ancora una volta. Ce lo eravamo promessi quando lei si lasciò da Marco, quella storia doveva finire, basta.

Paola la conosco da 15 anni, per anni è stata la fidanzatina del mare, quella cotta estiva che aveva la data di scadenza. Ogni maggio-giugno riesplodeva per sciogliersi come neve al sole alle prime piogge di fine estate. Crescendo ognuno ha preso la sua strada, ognuno le sue storie, i suoi amori tragici e le mie svariate divagazioni sul tema. Ma il ricordo delle estati calde, delle prime esperienze condivise, non ci ha mai allontanato del tutto, bastava una piccola scintilla per riaccendere la passione, sempre lì latente ma pronta ad esplodere. Quante volte abbiamo escogitato stratagemmi per ritrovarci da soli per rivivere quello che è stato.

Ma quando lei si lasciò con Marco, capì che io ero anche una concausa della fine di quel rapporto. Mi ricordo ancora quando mi chiamò in lacrime per dirmi che stavolta era veramente finita, lei lo amava davvero, ma aveva troppe distrazioni, ed io ero una di quelle. Me lo disse chiaramente, io e te dobbiamo smetterla, io mi sono bruciata, succederà anche a te, e non me lo perdonerei, ti prego basta. Aveva ragione, lo so. Non sono mai stato fedele, ho sempre avuto le mie avventure, ma razionalmente le ho sempre lasciate fuori da tutto il resto. Con lei risultava difficile farlo.

Per due anni abbondanti non c’è stato più nulla, ma quando la rivedo, non posso che guardarla ancora come una semplice amica, non credo di esserne in grado, non credo lo sarò mai. E così, il pensiero di rivederla tra poche ore da solo, non può che crearmi uno stato mentale decisamente complicato.

La serata prevede la solita cena da Max tutti insieme, non siamo in tanti, molti sono in vacanza, il gruppo è ristretto a una decina di persone. Questo non ferma certo la voglia di fare festa, l’affiatamento che c’è tra di noi è coinvolgente, non può che essere la solita serata ad alto tasso alcolico e risate in abbondanza. Paola è seduta lontana da me, penso sia stata una scelta ben ponderata. Sa anche lei che questo weekend è pericoloso, meglio stare lontani.

Finita la cena, il primo bivio. Che si fa? C’è la festa in spiaggia, al lido. Certo si sa come funziona al lido, cocktail a 6€, in pratica è la gara a chi vomita per ultimo. Modestamente ne ho vinte tante, ma non è questo il punto. Qualcuno propone la discoteca, ma la voglia non è molta, si resta al lido. Tra un cocktail e l’altro, la serata viaggia tranquilla, niente da segnalare, con l’alcool stranamente i miei brividi e le mie intriganti paure, sono stati spazzati via. Mi sono ritrovato anche a chiacchierare con lei da soli, come ho fatto a reggere dalla voglia di baciarla? Forse davvero stavo iniziando a superare quel ménage da cui non riuscivo a staccarmi da 15 anni? Le mie domande avevano una scadenza molto prossima, ma non lo sapevo.

Tutto iniziò, o meglio dire ricominciò, quando probabilmente lei bevve un cocktail di troppo. Venne da me ovviamente a chiedere sostegno, da chi altro sennò? Mi prese la mano e ci allontanammo nella spiaggia lontano da occhi indiscreti. Io rimasi di sasso, stava veramente succedendo di nuovo? Così senza preavviso? No, in realtà avevo capito male io, stava male! Vi risparmio i dettagli ben immaginabili di cosa successe, in realtà me li sono risparmiati anche io pur essendo presente. Mi stavo maledicendo, ci ero cascato ancora e ancora. Aspettai si riprendesse, la accompagnai al Lido e con la scusa della stanchezza accumulata in settimana salutai Paola e tutti gli altri per tornare a casa. Non potevo restare, non dopo quello che la mia mente per qualche interminabile secondo pensava stesse succedendo e tutto ciò che mi aveva lasciato dentro. La volevo fortemente, di nuovo.

Tornato a casa, mi infilai nella doccia, dovevo schiarirmi le idee. Penso fu una delle docce più complicate che abbia mai fatto, feci anche bene attenzione a non toccarmi il cazzo, non volevo neanche segarmi pensando a lei. Dovevo cacciare il suo fantasma. Ce la farò? Domanda retorica, risposta scontata, ovviamente con un no categorico. Appena uscito dalla doccia, presi in mano il telefono, avevo bisogno di lei, dovevo averla un’altra volta. C’era un suo messaggio, avevo paura di aprirlo, speravo mi dicesse solamente che si era ripresa per tranquillizzarmi. Invece, mi conosce meglio di chiunque altro.

“Che tempismo questa stanchezza improvvisa”

Non c’era bisogno di aggiungere altro, ci conosciamo troppo bene, quel messaggio era una dichiarazione di guerra, o di sesso se preferite. Se non avesse voluto succedesse nulla non avrebbe mai fatto ironia, non avrebbe mai e poi mai insinuato dubbi. Mi voleva e io volevo lei. La mia risposta fu la naturale conseguenza.

“Hai 5 minuti per essere qui, altrimenti vengo a scoparti al Lido”

Altrettanto naturale fu la sua risposta “Stai peggiorando, ce ne hai messo di tempo per chiedermelo, non sei più quello di una volta”.

Finalmente arrivò da me, finalmente potevo riaverla, da quanto tempo non succedeva. L’aspettai in mutande, lei entrò in casa, senza proferir parola, mi lanciò il reggiseno che si era precedentemente levato e si tolse la maglietta, ci eravamo portati avanti entrambi evidentemente. La presi in braccio portandola sul tavolo della cucina, le inarcai la schiena sul tavolo ed iniziai a leccarle il collo, scivolando lentamente sui seni, mordicchiando i capezzoli come piaceva a lei, sapevo come farla andare su di giri in un attimo. Lei mi tirò i capelli e mi sussurrò “non perdere tempo, scopami, non ce la faccio più”.

Potevo farmelo ripetere due volte? Le tolsi velocemente gli short, ad attendermi c’era un perizoma da favola, e lei non era solita usarli. A quel punto ho capito che il suo intento era bellicoso sin dall’inizio, era esattamente questo che voleva. La girai di schiena, volevo ammirare quel culo da favola, quante volte l’ho visto, ma quanto mi mancava? Dentro quel perizoma ci stava divinamente, decisi allora solo di scostarlo leggermente, mi tolsi le mie mutande e il mio cazzo andò a cercare la sua figa. Era bagnatissima, non avevamo fatto praticamente niente ed era bagnatissima, così come il mio cazzo era durissimo, lo sentivo pulsare. Dio quanto lo volevamo entrambi.

La feci piegare sul tavolo, con il culo in bella mostra, infilai fino in fondo il cazzo, scivolava benissimo. Continuai a lungo così, lei si contorceva tutta, si muoveva in modo tale da favorire entrasse tutto dentro, fino in fondo. Era bellissimo, forse come non lo era mai stato. Ad un certo punto mi fece uscire, per un attimo pensai le fossero saliti i sensi di colpa, ma non era così. Mi fece sedere sulla sedia, e si accovacciò davanti a me, me lo prese prima in mano segandomelo per qualche secondo prima di accoglierlo in bocca, ci sputò sopra e leccò tutto per bene come sapeva fare con grande maestria. Chiusi gli occhi e rividi tutti i 15 anni con lei, non era mai cambiato nulla, non cambierà mai nulla con lei.

Si rialzò e si mise sopra di me, allargando bene le cosce, si infilò di nuovo tutto il cazzo nella figa, io le tiravo i capelli e lei mi mordeva il collo. Sentire il suo culo sbattere sulle mie gambe, sentire gli umori della sua figa sul mio cazzo, mi faceva esplodere, avrei voluto durasse per sempre. Stavolta mi tolsi io, la presi di nuovo in braccio, e la portai sul divano. La volevo scopare come più piaceva a lei, da dietro, con lei in ginocchio. Non si trattenne più, iniziò ad urlare dal piacere “ancora più forte, scopami forte, scopami forte”, ripeteva con la voce spezzata dall’orgasmo che stava per arrivare. Venimmo praticamente insieme, e fu bellissimo.

Una volta ripresa una parvenza di lucidità, si rivestì e se ne andò dicendomi “Questa è stata l’ultima volta, stavolta davvero”

“Certo, l’ultima volta fino alla prossima” risposi.

“E la penultima fino a quella dopo” chiosò lei.

Non era cambiato niente, non cambierà mai.

Leave a Reply