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Mia moglie Laura. Cap. 1 – 6

By 7 Agosto 2018Giugno 9th, 2020No Comments

CAPITOLO 1

Io e mia moglie Laura siamo sposati da 18 anni.
La nostra è sempre stata una vita normale: io impiegato, lei segretaria in una piccola azienda, un figlio, una casa ed un mutuo.
Un po’ di sacrifici economici per andare avanti, non lo nego, ma tutto sommato abbiamo sempre condotto una vita dignitosa.
Anche il nostro rapporto si può definire normale: Laura è sempre stata una donna poco esuberante, timida, se vogliamo.
Non ha mai amato farsi notare, benché, posso affermare, non passi inosservata.
Infatti, a 43 anni, è una donna decisamente attraente.
Capelli castani, lunghi, un fisico snello, due splendide gambe toniche ed un seno pieno e sodo, per non parlare poi del suo fondoschiena, semplicemente sensuale.

Eppure, mia moglie ha sempre preferito non mostrarsi molto, forse per una forma molto accentuata di pudore. E questo suo atteggiamento si è riflettuto nel suo modo di vestire: molto sobrio, gonne sotto il ginocchio, tacchi bassi, collant, ecc.
Raramente ed all’inizio del nostro rapporto soprattutto, ho visto Laura concedersi di indossare qualche abbigliamento un po’ più sexy.

Al contrario di lei, io amo ammirare mia moglie ed il vederla ammirata da altri mi rende orgoglioso.
Per questo motivo ho sempre cercato di spingerla ad osare un po’ di più, almeno nell’abbigliamento, devo dire con scarsi risultati.

Ultimamente, però, vuoi anche per un affievolimento progressivo della nostra vita sessuale, il mio impegno nel disinibire un po’ mia moglie è andato aumentando, non fosse altro per la speranza di riaccendere in lei quel desiderio che, come ho detto, è andato da parte sua via via diminuendo.
Mi sono spinto a regalarle dell’intimo sexy, invitandola ad indossarlo ogni tanto, ma lei ha sempre rifiutato dicendomi “con tutti i problemi che abbiamo, facciamo fatica ad arrivare a fine mese e tu ti metti a comprare queste cose??”.
In effetti non navighiamo esattamente nell’oro, ma un paio di calze autoreggenti posso ancora permettermi di regalartele, gli ribattevo.
Di solito a quel punto Laura mi guarda con sufficienza e lascia cadere la questione.

In vista del giorno del nostro anniversario di matrimonio, però, mi sono impuntato. Le avevo promesso da tempo che saremmo andati fuori a cena, soltanto io e lei.
Ma per tutta la settimana precedente ero taciturno e scontroso, per problemi di lavoro.
Il mio atteggiamento non passò inosservato e così mia moglie, un po’ preoccupata cominciò a chiedermi se andava tutto bene.

Inizialmente evitai di risponderle, poi, il giorno prima del nostro anniversario le feci questo discorso:
“Senti Laura, conduciamo una vita piuttosto faticosa, il mio lavoro non va benissimo, mi piacerebbe ricevere almeno da te qualche soddisfazione. Vuoi sollevarmi il morale? Vuoi rendermi felice? Ebbene domani voglio accompagnare fuori a cena una donna bellissima e di cui sono orgoglioso. Mettiti quelle cose che ti ho regalato, cosa c’è di male a farsi un po’ ammirare? Sarebbe anche un modo per stuzzicarci un po’, visto che anche da quel punto di vista ci siamo un po’ seduti…”, il mio riferimento alla nostra vita sessuale era palese.

Tutto sommato mi sembrava un discorso lecito di un marito che aveva, tra le poche soddisfazioni della vita, quella di avere un moglie bella e di cui andare fiero.

Laura mi guardò e non disse una parola.
Pensai che ancora una volta disapprovava ciò che dicevo e quindi lasciai perdere anche io.

Il giorno dopo tornai dal lavoro ancora più sbattuto e depresso del solito.
L’intenzione era quella di dire a Laura che non avevo proprio voglia di uscire fuori a cena.
Ma quando arrivai a casa vidi qualcosa che non mi aspettavo.
Laura venne ad accogliermi nel soggiorno, pronta per uscire.
Indossava una bella gonna nera sopra il ginocchio ed una camicetta bianca.
Sotto aveva delle calze nere velate ed un paio di scarpe decolleté in camoscio nero con un tacco da dieci.

“Stò finendo di truccarmi!”, mi disse allegra.
Rimasi a fissarla per qualche istante, era magnifica: le calze velate ed i tacchi mettevano in evidenza le sue splendide gambe e quando fece per girarsi e tornare in camera da letto vidi che anche il suo sedere era messo in risalto dalla gonna e dai tacchi.

Non riuscii a fare a meno di seguirla.
La vidi in piedi, davanti allo specchio che si truccava.
Arrivai da dietro e le misi le mani sui fianchi, iniziando a baciarla lentamente sul collo.
Si lasciava fare, così decisi di abbassare le mani sulla gonna e lentamente iniziai a sollevargliela.
“Fermo… cosa fai… così mi stropicci la gonna”, protestò debolmente.
Ma imperturbabilmente le mie mani continuarono ad accarezzarle le cosce mentre le sollevavano il vestito. Quasi sobbalzai quando toccai con la mano destra l’orlo della calza autoreggente.
Le aveva messe, quasi non potevo crederci.

Continuai a tirarle su la gonna e nello stesso tempo ad accarezzarla.
Arrivai agli slip, in microfibra, leggeri e semitrasparenti.
Le sollevai completamente la gonna fino ai fianchi e feci un paio di passi indietro.
Ammirai le gambe ed il sedere di mia moglie. Era stupenda ed io iniziai ad avvertire una certa erezione. Laura si lasciava guardare mentre stava mettendosi un paio di orecchini.

Tornai vicino a lei e le feci sentire la mia voglia. Poi abbassai la mano sul suo ventre ed insinuai le dita nell’elastico degli slip.
“Dai smettila … dobbiamo uscire …” disse Laura trattenendomi la mano.
Avevo voglia di continuare, ma il suono del campanello mi fece desistere di colpo.

Andai ad aprire, mentre mia moglie in fretta si riabbassò la gonna e chiuse la porta della camera da letto.
Era nostro figlio Luca.

Quando Laura entrò in soggiorno era pronta per uscire.
Indossava uno spolverino a filo della gonna.
Diede le ultime raccomandazioni a Luca e gli disse che la cena era già pronta.
E così, salutammo nostro figlio e uscimmo.

La serata fu decisamente piacevole ed al ristorante sia io che Laura non rinunciammo a qualche bicchiere di vino.

Usciti da locale, Laura si ricordò di un bisogno impellente e così tornò dentro, mentre io mi avviai a recuperare la macchina, parcheggiata parecchio lontano.
Salito in auto mi diressi verso il ristorante. 
Vidi mia moglie Laura davanti al locale che mi aspettava.

Ma prima che potessi raggiungerla si accostò vicino a lei una macchina.
Pensai a qualcuno che voleva un’ informazione e vidi Laura ascoltare cosa aveva da dire l’uomo in macchina e subito dopo dire qualcosa e allontanarsi in fretta dalla parte opposta.
Quando arrivai io e la feci salire, aveva l’aria infastidita.
“Cosa voleva il tipo in macchina?”, le chiesi.
“Incredibile …”, fece lei, “Mi ha scambiato per una di quelle”.
“E cosa ti ha detto?”, le chiesi.
“Ma nulla”, tagliò corto, “mi ha chiesto quanto volevo”.
“Gli hai sparato una bella cifra, almeno? Così risolviamo un po’ dei nostri problemi economici?”, dissi io sdrammatizzando l’accaduto.
“Dai, smettila”, fece Laura.

Mi avvicinai e la baciai sul collo, mi eccitava l’idea che mia moglie fosse stata abbordata sul marciapiede come una puttana.
“Sei così bella… è normale che gli uomini ti notino”, provai a dire.

Appoggiai la mano sulla sua gamba ed iniziai ad accarezzargliela, salendo verso il bordo della calza e sollevandole lentamente la gonna.
“No…ci possono vedere”, disse Laura.
Non mi fermai, e continuai a baciarle il collo mentre con la mano raggiunsi gli slip, lasciandole le gambe completamente scoperte.

Mi fermai un istante a guardarla.
Mia moglie era in macchina, con le gambe scoperte fino agli slip e con la balza del reggicalze in bella mostra.
“Beh, se ti vede qualcuno al massimo penserà che sei con un cliente e che stai lavorando…”, dissi io mentre insinuavo la mano sotto i suoi slip.
“Cosa dici…” disse lei in un sussurro.
In effetti, se fosse passato qualcuno e avesse sbirciato nel finestrino avrebbe visto una scena assai poco decorosa.

Intanto le mie dita raggiunsero la sua bella fessurina e si insinuarono dentro.
Era bagnata, cosa che non mi aspettavo, ma che mi eccitò ancora di più.
Cominciai a far strusciare il dito medio nella fica di mia moglie, che iniziò a sospirare profondamente.
Evidentemente le piaceva il lavoro che stavo facendo.
Le feci divaricare di più le gambe e continuai a masturbarla. Adesso le dita scivolavano con facilità dentro la fica di Laura e presi ad aumentare il ritmo, mentre lei emetteva dei mugolii di piacere.
Era incredibile: la stavo masturbando in macchina, di notte, davanti a un marciapiede.
Era una cosa che con lei non avrei mai immaginato di poter fare.
Una piccola scossa del suo bacino e un gridolino mi avvertirono che era venuta.

Rimisi in moto la macchina, adesso ero io che avevo bisogno delle sue “cure”, ma farlo in quel posto era davvero troppo imprudente.
Arrivammo al nostro condominio e presi la rampa dei box.
Era circa mezzanotte e non c’era anima viva.

Entrai con la macchina nel nostro box, ma mentre Laura fece per uscire le feci cenno di aspettare.
Chiusi la porta del box da dentro.
“Cosa vuoi fare?” disse lei.
La presi e cominciai a baciarla con foga, in bocca, sul collo.

Cercò debolmente di scostarmi. “Dai… e se passa qualcuno?”
“Ma chi vuoi che passi a quest’ora, e poi ho chiuso il box” dissi io.
In effetti sarebbe stato molto più imprudente farlo in casa con nostro figlio Luca in giro.
La feci sedere sul cofano della macchina e le tirai su la gonna.
Le sfilai gli slip mentre mi abbassavo pantaloni e mutande. Avevo già il cazzo duro, la avvicinai a me e con la mano diressi il mio cazzo contro la sua fica, ancora bagnata.
La penetrai quasi senza sforzo e cominciai a scoparla.

Lei, all’inizio rigida, si concesse completamente appoggiando le spalle al cofano della macchina e divaricando le gambe avvolte dalle calze nere. Emise dei gridolini di piacere che se qualcuno fosse passato di lì avrebbe certamente sentito.
“Sì… sì… cosìì…”, disse come una cantilena.
Mi ci vollero pochi colpi e infine proruppi tutta la mia eccitazione nel suo ventre.
Non ricordavo una scopata così soddisfacente con mia moglie da anni.

Ci ricomponemmo e senza dire una parola entrammo a casa.
Luca non era ancora tornato e mentre Laura andò in bagno a sistemarsi io pensai a quanto era stata bella questa serata e a come avrei potuto convincere mia moglie a rifarne un’altra.
Purtroppo, a causa degli accadimenti successivi, ebbi a pentirmi di questi miei desideri.

CAPITOLO 2

Nei giorni seguenti riprendemmo la solita routine: lavoro, faccende domestiche e poco tempo per fare o pensare ad altro.

Il mio lavoro, purtroppo, non andava benissimo e questo si rifletteva sul mio comportamento a volte ombroso e taciturno.
Laura si preoccupava molto di questo e, da moglie premurosa, cercava di fare di tutto per alleggerire la situazione.

Quando mi chiese se c’era qualcosa che poteva fare per me, mi venne in mente la bella serata di qualche giorno prima e le proposi di ripeterla.
Come la volta precedente, non disse niente, ma la sera che le avevo chiesto di uscire, la trovai in casa abbigliata come piaceva a me: gonna sopra al ginocchio, stretta, che metteva in risalto le sue forme, una camicetta bianca leggera e scarpe col tacco.

Mi avvicinai a lei e le tirai su la gonna fin sopra il sedere.
Laura si lasciò fare.
Indossava calze autoreggenti.
Questa volta però le sfilai gli slip che aveva.
“Fermo… cosa fai…” protestò lei.
“Voglio che ti metta questi”, dissi io, tirando fuori da un cassetto una mutandina nera a perizoma che le avevo comprato e che lei aveva sempre rifiutato di mettersi.
“Ma mi si vede tutto…”, disse lei.
“Dai… mettile”, insistetti.
E così Laura, di controvoglia, le indossò.
“Mi danno fastidio…”, non mi sento a mio agio, disse una volta che le ebbe indossate.
“Dai, stai benissimo”, tagliai corto io uscendo dalla stanza.

Dopo qualche minuto uscì anche lei.
“Come sto?”, mi chiese quasi con apprensione.
In effetti, ammirando da dietro il fondoschiena di mia moglie, notai che sotto il tessuto leggero della gonna, poteva intravvedersi la forma accennata del perizoma. Ma non glielo feci notare.
“Sei perfetta”, dissi preparandomi ad uscire.

Ci dirigemmo verso la città, dove la serata cominciò con una buona pizza e un bella bottiglia di vino, che mia moglie bevve insieme a me.
Una volta usciti, visto che era ancora presto, girai un po’ in macchina.
Eravamo entrambi un po’ allegri, forse per il vino.

Arrivati in periferia, scorsi un locale con una insegna rossa.
Doveva essere una sala da ballo aperta da poco. Mi fermai.
“Cosa fai?”, mi chiese Laura.
“Dai andiamo a vedere…”, dissi io indicando il locale.
Mia moglie non era molto convinta.
“Ma dai…”, feci io, “E’ sabato e Luca è tornato all’università”.
E così, con riluttanza, mia moglie scese dall’auto.

Ci avviamo verso il locale.
“Sai da quanto tempo non entro in una discoteca?”, fece Laura, fermandosi a pochi passi dall’entrata.
“Bè, nessuno ti dirà niente per questa tua assenza”, dissi io con tono scherzoso.
All’ingresso c’era un energumeno che ci squadrò dalla testa ai piedi.

Una volta dentro, mi guardai un po’ in giro.
Il locale era molto ampio, luci soffuse, tappezzeria rossa un po’ dappertutto.
Non molta gente, un grande bancone del bar in fondo e tavolini e divanetti sparpagliati un po’ dappertutto.
Feci levare lo spolverino a mia moglie e ci dirigemmo verso uno dei tavolini.
“Cosa prendi?”, chiesi a Laura che nel frattempo si era accomodata.
“Non so, fai tu…”, mi disse guardandosi attorno.
Così mi diressi verso il bancone del bar.

Notai che il locale aveva diversi separé, che nascondevano altre sale, per cui il posto doveva essere più grande di quello che sembrava.
La gente non era di certo giovanissima, anzi vidi parecchi uomini di mezza età e oltre.
Di donne ne vidi poche, a parte diverse ragazze che immaginai dovessero lavorare per il locale, decisamente poco vestite.
C’era una pista da ballo, dove queste ballavano ammiccando a gruppi di clienti che stavano attorno.

A un certo punto sentii due persone di una certa età che parlavano tra loro.
“L’hai vista quella?”, disse uno dei due all’altro indicando inequivocabilmente il tavolino dove era seduta mia moglie.
‘Mmmm… proprio una bella troia”, disse con interesse l’altro.
Le sue parole mi fecero quasi sobbalzare, ma al posto di redarguirli, non riuscii a fare altro che star fermo e continuare ad ascoltarli.
‘Fammi andare da lei, prima che l’abbordi qualcun altro” disse quello dei due più intraprendente.

Così lo vidi dirigersi verso mia moglie, presentarsi e parlare per qualche secondo.
Poi tornò indietro.
“Ha detto che è già accompagnata, stà zoccola…”, riferì il tipo all’amico con disappunto.
Fui solleticato da un senso di gelosia mista ad eccitazione.

Mi diressi verso Laura.
“Cosa voleva quel tipo?”, le chiesi.
“Ma niente”, disse lei, “mi ha inviato a ballare…”
“Dai, andiamo a fare 4 salti”, dissi.
“No, dai… non è il caso”, fece Laura.
Ma io insistetti e prendendola per il braccio la feci sollevare.

Laura mi seguì controvoglia, a piccoli passi, cercando di stirarsi verso il basso la gonna che nel frattempo si era sollevata.
Portai mia moglie al centro della piccola pista da ballo, occupata da diverse ragazze e da alcuni uomini e iniziammo a muoverci al ritmo della musica e sotto le luci soffuse del locale.
Tutto attorno gruppetti di maschi guardavano interessati verso la pista.
Un paio di ragazze si misero a ballare vicino a mia moglie che sembrava impacciata. Di sicuro anche lei aveva notato gli sguardi che molti dei maschi del locale gli lanciavano.

Dopo un po’ ci spostammo verso il bar.
“Buonasera”, mi disse un signore sulla sessantina, “mi chiamo Andrea e sono il proprietario del locale.”
Sembrava una persona distinta e così anche io e mia moglie ci presentammo.
Ci invitò a sederci ad un tavolo insieme a lui. Mia moglie mi lanciò un’occhiata perplessa. 
Non gli andava molto l’idea di sedersi a quel tavolo, tuttavia all’invito di Andrea, dopo un attimo di esitazione, risposi con un sorriso e feci accomodare Laura.

Mentre mia moglie si impose un sorriso di circostanza, Andrea si fece portare una bottiglia di champagne.
Parlammo per diverso tempo, la conversazione era abbastanza piacevole e sia io che Laura lo ascoltavamo con un certo interesse.
Sembrava che avesse girato mezzo mondo e conosciuto un sacco di persone.
Nel frattempo non mancava di continuare a versare da bere sia a me che a mia moglie, alla quale lanciava delle occhiate molto profonde.
Ebbi come l’impressione che la stesse valutando, mentre il suo sguardo si appuntava a volte sul suo seno, a volte sulle sue gambe.

“Lasciate che vi mostri un’altra parte del locale”, disse a un certo punto.
E così ci sollevammo e lo seguimmo.
Varcammo una porta nascosta da una pesante tenda rossa.
All’interno, l’ambiente era più ovattato, le luci più soffuse e la tappezzeria rossa.
Ma la cosa che balzava subito all’occhio erano le ragazze decisamente più svestite.
Si aggiravano su tacchi osceni e con minigonne vertiginose.
Laura mi guardò con area preoccupata, “ma dove siamo capitati?”, mi sussurrò.
“Venite”, disse Andrea e ci fece accomodare su un divanetto davanti ad una specie di palchetto.

Mi guardai attorno. 
Seduti su sedie, e poltroncine c’erano numerose persone, soprattutto signori di mezza età che lanciavano delle occhiate verso Laura mentre bevevano un drink.

Ad un certo punto un tizio salì sul palco ed annunciò il nome di una certa Susy, evidentemente già nota nel locale, poiché la notizia fu accolta da applausi e qualche fischio.
Subito dopo, la tenda dietro al palco si aprì e ne uscì una bella ragazza al ritmo di una musica sensuale.
La ragazza iniziò il suo spettacolo di striptease.
Con movimenti lenti e sensuali si abbassò le spalline del vestito che scivolò a terra, rimanendo in reggiseno e perizoma su dei tacchi vertiginosi.
Poi fu la volta del reggiseno.
Ad ogni pezzo di vestito che si levava gli applausi e le grida del pubblico si sprecavano.
Mia moglie, invece, si irrigidì e mi guardò di traverso.
Quando infine la ragazza si sfilò le mutandine gettandole tra il pubblico che commentava rumorosamente, Laura si alzò e andò via.

La seguii, continuando a guardare la ragazza completamente nuda che continuava a muoversi sul palco.
Ci raggiunse anche Andrea.
“Non mi dica che non ha mai visto uno spogliarello”, disse rivolgendosi con aria di finta meraviglia a mia moglie.
“Non è il genere di spettacolo che preferisco”, rispose lei.
“Peccato” disse Andrea.
“Comunque adesso dovremmo proprio andare”, fece Laura guardandomi.
“Certo, ma naturalmente dovrete prima pagare il conto” disse Andrea e con un cenno chiamò un cameriere che con solerzia mi passò un foglietto.
Lo lessi e sgranai gli occhi. Oltre ai nostri drink ci avevano addebitato le bottiglie di champagne che avevano aperto al tavolo di Andrea. La cifra era astronomica.
“Ma io non ho tutti questi soldi!”, dissi con veemenza, “… e le bottiglie di champagne”
“Cosa?”, volle sapere Andrea serio.
“Bè pensavo che ce le aveste offerte”, dissi io.
E lui, ancora più serio: “Qui non siamo soliti offrire niente”.
“Ma noi non abbiamo tutti questi soldi!”, fece Laura leggendo il bigliettino.
“In questo caso sarò costretto a denunciarvi”, disse serio Andrea.

Pensai al fatto che facevamo già fatica a pagare i nostri debiti con la banca e una cosa del genere proprio non ci voleva.
“Senta”, dissi, “non è il caso di denunciarci.”
Lo sguardo di Andrea si ammorbidì.
“Forse potremmo trovare una soluzione”, disse facendo un cenno con gli occhi verso il palco.

Non capii subito.
“La signora salirà per qualche minuto su quel palco”, si spiegò meglio Andrea.
“Ma lei è ammattito!”, rispose mia moglie con orrore.
Rimasi senza parole per quella proposta indecente.
Andrea fissò prima me e mia moglie per qualche secondo.
“In questo caso, vi denuncerò”, e così dicendo fece per girarsi e allontanarsi.
“Aspetti!”, dissi io, “cosa dovrebbe fare Laura?”
Andrea si fermò e mi guardò.
Poi disse: “Nulla di che, solo salire sul palco per qualche minuto e seguire le indicazioni che riceverà”
Mia moglie guardò prima me e poi lui con stupore misto a rabbia.
“Senta, mi faccia capire, cosa dovrei fare?”, chiese.
“Si tratta solo di mostrarsi un po’” tutto qui. 
“Dopotutto lei è una donna molto bella che non passa di certo inosservata”, fece Andrea con calma soffermandosi con gli occhi sulle forme del suo seno.
“Non potrei mai farlo!”, rispose con fermezza Laura.
“Andiamo…”, disse Andrea, “è questione di qualche minuto. Sale lassù, fa qualche passo, qualche giravolta, fa felici i miei clienti… e me”, disse Andrea.
“No!” rispose Laura.
“In questo caso, o mi saldate subito il conto, o non posso fare altro che denunciarvi”, disse Andrea voltandosi.

“Aspetti!”, dissi io guardando mia moglie.
“Paolo, non penserai sul serio che io possa…”, fece Laura fissandomi a sua vota.
Non riuscii a dire nulla.
“E’ imbarazzante…  non l’ho mai fatto… ”, disse Laura con tono sommesso.
Andrea intuì di aver vinto la riottosità di mia moglie e la mia.
“Non si preoccupi, si lasci guidare e andrà tutto bene”, detto questo fece un cenno a una persona poco distante da noi.

Si fece avanti una donna sulla cinquantina, vestita in maniera volgare.
Andrea le bisbigliò qualcosa all’orecchio e lei, con un mezzo ghigno stampato sul volto prese per un polso mia moglie e l’accompagnò verso la tenda che delimitava il palco.
All’inizio Laura non si mosse, poi, con ritrosia si lasciò guidare per il braccio dalla donna.
Un ultimo avvertimento di Andrea, stavolta rivolto a Laura in tono più duro: “Faccia esattamente ciò che le viene detto”.

Vidi mia moglie scomparire dietro la tenda, quasi trascinata dall’altra donna, mentre mi rivolgeva un ultimo sguardo supplichevole.
A questo punto Andrea si voltò verso di me e disse semplicemente: “si goda lo spettacolo”, dopo di che si avviò verso il palco.

 

 

CAPITOLO 3

Rimasi interdetto, quasi intontito per quello che era successo. Non riuscivo neanche a pensare.
L’unica cosa che riuscii a fare fu quella di avvicinarmi a quel dannato palco per vedere ciò che sarebbe successo.

I posti erano già tutti occupati, così mi dovetti accontentare di stare dietro in piedi.
Vidi comunque Andrea sotto il palchetto che parlava con il tizio che presentava sul palco le ragazze.
Poi il presentatore si avvicinò al microfono e disse: “Ed ora, ecco a voi una new entry! Lei si chiama Laura ed è accompagnata dalla nostra bella Daniela”

Le luci si abbassarono e poi vidi Laura uscire dalla tenda dietro il palco portata per mano da quella signora. 
Una musica sensuale cominciò a diffondersi nella sala, mentre un riflettore si appuntò su mia moglie.

Al ritmo della musica, la donna cominciò a muoversi sinuosamente attorno a mia moglie, che sembrava completamente disorientata. 
Dopo un po’, il presentatore incitò il pubblico. “Volete vederla meglio Laura?”
Il pubblico rumoreggiò approvando.
Così Daniela si mise dietro mia moglie e cominciò a sbottonarle la camicetta. 
Istintivamente Laura si portò la mano sui bottoni, per impedirle di andare avanti.
In quel momento salì sul palco un’altra ragazza, molto più giovane e più svestita di Daniela.
La musica diventava via via più alta e le luci più intense.
Adesso erano due le donne che si strusciavano attorno a Laura e lei non riusciva a tenerle a bada entrambe.
Alla fine Daniela riuscì a sbottonarle tutta la camicetta e a sfilargliela, mentre Laura cercava di non farsi sollevare la gonna dall’altra ragazza.
Alla vista del reggiseno nero di mia moglie il pubblico cominciò a rumoreggiare.

Poi fu la volta della gonna.
Si misero di impegno entrambe le donne che ballavano si strusciavano e toccavano mia moglie a ritmo di musica.
Con una mossa repentina, Daniela le sollevò a gonna fino agli slip, mettendo in mostra le belle gambe di Laura avvolte dalle autoreggenti. 
L’eccitazione del pubblico crebbe con fischi e incitazioni verso il palco.
Dopodiché la gonna le venne sbottonata e cadde per terra.
Adesso Laura sembrava davvero imbambolata.
Era rimasta in reggiseno, slip autoreggenti a tacchi su di un palco alla vista di un pubblico eccitato, mentre la luce di un riflettore si appuntava su di lei. 
Daniela ne approfittò, fece fare a mia moglie un passo avanti e la fece voltare di schiena.
Il pubblico apprezzò molto il perfetto fondoschiena di Laura messo in risalto da quel perizoma nero e fischiò eccitato.
Sempre a ritmo di ballo, le due donne riuscirono a slacciare il reggiseno di Laura e a sfilarglielo. 
La più giovane lo fece roteare in aria come un trofeo e poi lo lanciò tra il pubblico.
In un sussulto di imbarazzo, mia moglie si coprì il seno, pieno e sodo, con le braccia. 
Il gesto fatto da una signora evidentemente non abituata a quel genere di spettacolo, infiammò maggiormente il pubblico che adesso voleva vedere mia moglie completamente nuda.

Un gesto di assenso di Andrea che osservava la scena da poca distanza e Daniela abbassò con una mossa fulminea gli slip di Laura che caddero per terra.
Il pubblico cominciò ad applaudire e a gridare frasi sconce.
La ragazza al fianco di Daniela raccolse il perizoma di mia moglie, lo fece roteare in aria come aveva fatto con il reggiseno e infine lo lanciò tra il pubblico.
Mia moglie sembrava rimasta scioccata e cercò di coprirsi il pube con una mano, come poteva.
Ma questo eccitò ancora di più gli astanti.
Non contenta del suo lavoro, Daniela scostò le mani di Laura, cosicché tutti poterono guardare il corpo nudo di mia moglie, che abbassò gli occhi dalla vergogna.

L’atmosfera si era fatta molto calda.
Tra la musica oramai assordante e luci stordenti di tutti i colori che balenavano sul palco e tutt’attorno, mia moglie veniva fatta camminare, senza opporre alcuna resistenza, su e giù per il piccolo palco.
Indossando solamente le autoreggenti e le scarpe col tacco, veniva offerta alla vista ed ai commenti più sconci di numerosi sconosciuti.

Un misto di gelosia ed eccitazione mi attanagliò la gola fin quasi a togliermi il respiro.
Mia moglie veniva esibita, il suo corpo tonico e la sua pelle bianca sotto dei riflettori, ed io ero impotente.
In mezzo a fischi e urla di ogni genere, lo spettacolino sembrava avviarsi alla conclusione.

Vidi Daniela e l’altra ragazza accompagnare mia moglie, inerme, in fondo al palco, tenendole entrambe una mano sul sedere.
Poi sparirono dietro la tenda.
“Una bella troia come questa non si vedeva da parecchio tempo!”, fu il commento di un signore alla mia destra.
Rimasi scioccato e confuso.
Mi guardai attorno, ma non vidi Andrea.
No riuscivo a pensare e non sapevo cosa fare.
L’unica cosa che volevo era vedere mia moglie uscire al più presto da dietro quella tenda.

 

 

 

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CAPITOLO 4

 

Camminai nervosamente su e giù per la sala per diverso tempo.
Poi, stanco di ascoltare i commenti di quei signori di mezza età su che bel culo e che belle tette avesse mia moglie, e su come se la sarebbero scopata, decisi di recarmi nell’altra sala, al bar a tranquillizzarmi e bere qualcosa di forte.

Mentre bevevo una vodka, pensai a quel che avevo visto, a mia moglie esibita davanti a decine di persone… e al miscuglio di sentimenti che provavo.
Ero geloso e arrabbiato, ma non potevo negare di essere anche eccitato.
Anzi, continuavo ad avere un’erezione poderosa. Il mio cazzo mi faceva male, tanto era duro.

Passarono circa venti minuti e due bicchieri di vodka quando finalmente vidi Laura raggiungere la mia sala e cercarmi con lo sguardo.
Aveva indosso la sua gonna e la sua camicetta, dubitavo che avesse anche reggiseno e slip, lanciati da quella ragazza in mezzo al pubblico e subito dispersi.

Le andai incontro, lei mi guardò e abbassando lo sguardo mi disse: “andiamo via”.
Le misi addosso il suo spolverino, poi, senza dire una parola, uscimmo dal locale.
In macchina, Laura non parlò, mentre la mia eccitazione perdurava.
Più pensavo a quello che avevo visto e più avevo voglia di scoparla, all’istante.

Mi fermai all’improvviso in una via poco illuminata a poca distanza dal locale.
Laura mi guardò, si aspettava forse che le dicessi qualcosa; invece mi avvicinai a lei e le misi la lingua in bocca, con durezza.
“No, fermati …”, protestò debolmente, ma continuai a baciarla mentre la mia mano si faceva strada sotto la gonna verso il suo sesso.
Con mia sorpresa, la trovai umida, e la cosa mi eccitò ancora di più.
Infilai con decisione un dito nella fica bagnata di mia moglie, poi un altro, e cominciai a sditalinarla con foga, mentre continuavo a baciarla.

Mia moglie cominciò ad ansimare eccitata.
Eravamo in macchina, in strada, poteva vederci qualcuno, ma questo non mi fermò; d’altronde quella sera mia moglie era già stata vista nuda da decine di uomini.
Mi slacciai come potei i pantaloni e diedi spazio al mio cazzo, duro come il marmo.
Mi misi sopra di lei e allargandole le gambe al di sopra del cruscotto, la penetrai senza tanti complimenti.
Comincia a sbatterla con vigore, un colpo, due tre, mentre lei emetteva dei gridolini di piacere.

Poi, finalmente, tutta l’eccitazione e tutta la tensione di quella serata esplose in un orgasmo prolungato e potente.
Mi riversai sul mio sedile e dopo qualche attimo di riposo mi ricomposi.
Misi in moto la macchina e senza guardarla mi avviai verso casa.

I giorni che seguirono trascorsero in maniera ordinaria: io come al solito preso dal mio lavoro, mentre Laura, oltre al suo lavoro, continuava ad occuparsi delle faccende domestiche e di nostro figlio Luca che non aveva ancora ripreso i corsi in università.
Di ciò che era successo quella famosa sera ne parlammo solo raramente.
L’unica cosa che cambiò fu nella sfera sessuale: facevamo sesso tutte le sere, figlio permettendo, ed era una cosa coinvolgente ed appagante; sembravamo tornati entrambi ventenni.

Trascorse circa una settimana, quando un giorno, in ufficio, aprii la mia casella di posta elettronica privata in un attimo di pausa.
C’era un messaggio in arrivo da un indirizzo sconosciuto. Aprii la mail.

“Buongiorno,
sono il sig. Andrea.
Mi ha dato la tua mail tua moglie Laura la settimana scorsa, prima che andaste via dal mio locale.
Gradirei che mi veniste a trovare al locale questo venerdì diciamo alle 19,00, prima dell’apertura.”
Lessi il messaggio e rimasi interdetto.
Poi vidi che c’erano degli allegati.
Ne aprii uno e per poco non sobbalzai dalla sedia. Era una foto di mia moglie, scattata quella famosa sera, mentre stava in piedi sul palco del locale in slip, reggiseno e autoreggenti.

Chiusi immediatamente il file assicurandomi che nessuno dei colleghi stesse guardando il mio monitor.
Fortunatamente non avevo attorno nessuno.
Trassi un profondo respiro … c’erano almeno 10 file di foto allegate.
Rimasi a fissare il monitor per diversi istanti. 
Poi, quasi senza accorgermene, aprii uno dopo l’altro i vari allegati. 
Il soggetto era sempre lo stesso: mia moglie sul palco, sotto i riflettori, prima vestita, poi in biancheria intima e poi nuda solo in tacchi e autoreggenti.
Accanto a lei c’era una signora matura, vestita in maniera volgare che sembrava guidarla e una ragazza seminuda.

Rimasi sconvolto da quelle foto, ma non era ancora finita.
Mi accorsi che tra gli allegati c’era anche un file video. 
Mi assicurai che nella stanza non ci fosse nessuno e poi, dopo un attimo di esitazione l’aprii. 

L’inquadratura iniziale era di una stanza in penombra, sembrava un camerino. La ripresa sembrava fatta da una di quelle fotocamere portatili.
Poi la macchina riprese una donna nuda di lato con una donna vestita al suo fianco.
“Falla voltare”, disse la voce di Andrea che stava dietro la telecamera. 
E così vidi mia moglie, appena rientrata dal palco, accompagnata da Daniela, mentre veniva ripresa.
Sembrava imbambolata, mentre Daniela la faceva sapientemente posizionare davanti alla telecamera. 
Una serie di riprese a figura intera, poi alcune zummate sul volto, sulle tette ed infine sul pube scoperto.
“Vorrei i miei vestiti….”, protestò mia moglie.
“Ancora un attimo…” fu la risposta di Andrea, che indicò a Daniela di far voltare mia moglie di spalle mentre lui le faceva una bella zummata anche sul sedere.
La ripresa terminò, mentre io, accasciandomi sulla sedia, rimasi sconvolto, pur accorgendomi di avere una potente erezione.

Quella sera, a casa, parlai della mail a mia moglie e dell’invito perentorio che il signor Andrea ci aveva rivolto.
“Non posso ritornare là… non voglio”, fu la risposta di Laura.
“Nemmeno io”, le risposi, “ma dio solo sa cosa può fare con quelle foto. Dobbiamo andarci per riprendercele.”
E così trascorremmo tutta la serata a discutere su ciò che avremmo fatto quel venerdì….

 

 

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CAPITOLO 5

Alla fine prendemmo la decisione di andare al locale per sentire cosa voleva il sig. Andrea.
Quel fatidico venerdì ci preparammo per uscire.
Io dovetti rassicurare e tranquillizzare mia moglie sul fatto che saremmo andati e tornati nel giro di poco tempo, giusto il tempo di chiedere indietro quelle foto e quel video.
E così mia moglie si convinse e ci preparammo.
“E se qualcuno mi dovesse riconoscere?”, mi chiese preoccupata.
Io le risposi che ci aspettava prima dell’apertura e che quindi non ci sarebbe stato nessun cliente.
Lei si vestì in maniera estremamente sobria: biancheria intima di cotone, collant, una camicetta e un pantalone grigio e sopra un maglioncino.

Giunti al locale, fummo fatti accomodare in una saletta da un solerte inserviente.
Vidi mia moglie nervosa e silenziosa, mentre sfogliava con poco interesse un opuscolo sui locali notturni della città.
“Andiamocene”, disse a un certo punto spazientita.
“Dai Laura … oramai siamo qui” risposi, cercando di tranquillizzarla.
Dopo una mezz’ora buona di anticamera, finalmente il signor Andrea ci fece accomodare nel suo ufficio.
Era seduto alla sua scrivania, affianco a lui, in piedi, stava Daniela.
All’inizio non ci degnò nemmeno di uno sguardo, poi ci salutò cordialmente.
Dopo brevissimi convenevoli, la conversazione si spostò subito sulla serata che aveva visto come protagonista mia moglie.
“Laura ha avuto molto successo, l’altra sera”, disse Andrea guardando Laura con aria sorniona, “i clienti del locale sono rimasti entusiasti.”
“E questo cosa significa?”, chiesi io.
“Significa che vorrei Laura come nostra gradita ospite per qualche altra serata.”
“Stà scherzando vero?!”, disse mia moglie alzandosi in piedi.
“Senta …”, intervenni io, “noi siamo venuti qui oggi solo per riavere le foto che avete scattato a mia moglie.”
“Certo, le foto …” cominciò Andrea, “le riavrete … ma, come vi ho detto, vorrei che tu e tua moglie foste miei ospiti al locale.”
“No.”, rispose in modo secco Laura.
“Andiamo…”, cominciò Andrea con fare accomodante, “si tratta solamente di fare presenza nel locale … non le chiederò niente che lei non voglia fare ….”
“Non mi sembra proprio il caso”, ribadì mia moglie.

In quel momento squillò il telefono e Andrea rispose.
Io, avvicinandomi a Laura le sussurrai: “Pensiamoci un attimo, chissà cosa diavolo può fare con quelle foto …”
“Ma Paolo …”, rispose lei a mezza bocca, guardandomi in faccia.
“Non sto dicendo niente”, feci io, “voglio solo riprendermi quelle foto.”
Appena finita la telefonata, Andrea ci guardò aspettandosi una risposta.
“E va bene”, concesse mia moglie, “Ma lei ci deve promettere di restituirci le fotografie.”
Andrea fece una smorfia di compiacimento e si accomodò sulla poltrona, “Ma naturalmente …” disse.
Poi squadrando mia moglie dalla testa ai piedi aggiunse: “Adesso segua Daniela di là, le metterà addosso qualcosa di più consono al locale.”
“Ma veramente io …”, fece Laura guardandomi.
“Coraggio”, tagliò corto Andrea, “Non vorrà mica stare qui in pantaloni e maglioncino?” e detto questo fece un cenno a Daniela, che prese mia moglie per un braccio e l’accompagnò verso la porta.
Dopo alcuni tentennamenti, Laura si fece accompagnare fuori da Daniela, guardandomi per l’ultima volta prima che la porta si chiuse dietro di lei.

Così rimanemmo io e il signor Andrea nell’ufficio.
“Tutto questo la irrita?”, mi chiese Andrea guardandomi in faccia.
“Direi proprio di sì”, risposi io.
“Andiamo … ho visto come ha assistito allo spettacolo di Laura l’altra sera”, disse Andrea.
“La verità è che non le dispiace affatto vedere tua moglie … esibita …”, continuò.
Rimasi interdetto dalla sicurezza di Andrea.
Lui, sistemandosi meglio sulla poltrona proseguì: “Io posso dare sfogo a questi suoi desideri e a molti altri ancora. Laura è una donna molto bella, sensuale, ha un corpo stupendo, due tette e un culo da favola, e non ha esperienza. Inoltre, credo che anche a sua moglie non dispiaccia essere esibita.”
Rimasi colpito dalle parole di Andrea, ma dissi: “Non so di cosa lei stia parlando”.
Lui fece un mezzo sorriso, poi mi fece cenno di avvicinarmi con la sedia dalla sua parte della scrivania.
Accese il monitor del suo computer.
L’immagine, probabilmente ripresa da una telecamera nascosta, era quella di un camerino. Vidi mia moglie in piedi a fianco di Daniela.
“Spogliati”, disse Daniela in modo perentorio.
“Come…?”, rispose Laura.
“Dai, non fare storie.”, le intimò Daniela.
E così mia moglie cominciò lentamente a spogliarsi.
Si tolse il maglioncino e l’appoggiò su una sedia, poi fece lo stesso con la camicetta, poi, guardando Daniela che le fece cenno di proseguire, si tolse anche i pantaloni. Infine, tolte le scarpe, si sfilò i collant, rimanendo così in slip e reggiseno.
Guardavo tutta la scena dal monitor del signor Andrea, con il cuore che batteva forte.
Avrei dovuto dirgli qualcosa, di spegnere il monitor, ma non lo feci.
L’unica cosa che riuscii a fare fu quella di continuare a vedere la scena.
“Levati anche quelli”, disse Daniela indicando reggiseno e slip.
Mia moglie si tolse di controvoglia il reggiseno, mostrando a Daniela ed al monitor le sue belle tette.
Notai che anche il signor Andrea non staccava gli occhi dal monitor.

Poi, visto che Laura esitava con gli slip, Daniela le si avvicino e glieli abbassò senza troppi complimenti. La fece, così, avvicinare allo specchio dietro il quale era nascosta la telecamera.
Dal monitor apparivano le immagini di Laura completamente nuda, del suo seno pieno, del suo corpo tonico, della fica e del suo bel cespuglietto, delle sue gambe affusolate.
“Che taglia porti? Che numero di scarpe?”, sentii Daniela mentre chiedeva informazioni sulle misure di Laura.
Poi, dopo che le ebbe ricevute, uscì dalla porta portandosi dietro tutti i vestiti che mia moglie si era tolta.
Vidi Laura che si sedeva sconsolata su una sedia.
“Sua moglie è davvero una bella donna, deve esserne orgoglioso”, disse Andrea mentre si godeva lo spettacolo.
Le parole di Andrea mi irritarono.

Dopo un po’, Daniela rientrò nel camerino.
“Indossa queste …”, disse porgendo a Laura un paio di calze con reggicalze.
Mia moglie si sistemò il reggicalze di pizzo nero, poi si infilò le calze velate, nere anche quelle, si sollevò dalla sedia e Daniela l’aiutò a sistemarsi i gancetti.
Poi fu la volta di un minuscolo perizoma nero, che Daniela le fece indossare.
Mia moglie si aspettava anche il reggiseno, ma Daniela, porgendole un vestito disse che non ne avrebbe avuto bisogno.

Il vestito che le fece indossare era un miniabito di colore rosso, in tessuto elasticizzato, legato al collo con un profondo decolté.
La schiena rimaneva completamente nuda, mentre sul davanti il vestito copriva solo in parte le tette di Laura.
“E ora queste”, le disse porgendole delle scarpe nere tipo decolté con tacco a spillo di 12 cm.
Vidi Laura vestita a quel modo davanti allo specchio. Mi appariva sensuale come non mai, ma anche indecentemente scoperta.
“Non posso uscire vestita così”, protestò lei.
“Stai benissimo, non fare storie”, tagliò corto Daniela.

A questo punto l’immagine scomparve.
Andrea mi guardò soddisfatto.
“Vada a prendersi un drink al bar, giusto il tempo di darle un po’ di trucco e la faccio raggiungere da sua moglie. Vi farò preparare un tavolo per la cena.”
Detto questo mi congedò, mentre io voltandomi e uscendo dall’ufficio, mi domandai come sarebbe andata finire la serata.

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CAPITOLO 6

Vidi Laura arrivare al bar.

L’andatura incerta sui tacchi a spillo, le cosce generosamente scoperte da quel corto vestito rosso che nascondeva a malapena anche il seno.

Si avvicinò senza parlare.

Stentai a riconoscerla, sotto il trucco volgare che le avevano messo, le labbra coperte da un rossetto rosso fuoco come le unghie delle mani, il contorno occhi pesante.

Il barista non mancò di darle una generosa occhiata.

Al locale, intanto, stavano arrivando le prime persone per la cena.

Un cameriere ci accompagnò al nostro tavolo.

Laura cercò di sedersi facendo attenzione a non scoprirsi più del dovuto le cosce, cercando di stirarsi il più possibile la gonna, fatica vana, poiché da seduta, il corto abito lasciava abbondantemente vedere la balza delle calze.

Notai che questa sala era relativamente piccola.

Agli altri tavoli erano accoppiati signori di una certa età con signorine svestite quanto mia moglie, se non di più.

Laura rimase silenziosa per tutta la cena.

Cercai di versarle del vino per rincuorarla un po’, ma rifiutò.

“Cerchiamo di finire presto la serata, prendere le foto e andare via di qui”, mi disse a un certo punto.

Finita la cena vidi avvicinarsi al nostro tavolo un cameriere.

“Prego, il signor Andrea vi aspetta al suo tavolo”, ci disse. Così, ci alzammo e lo seguimmo.

Al tavolo di Andrea, nell’altra sala, oltre lui, stava Daniela e un altro paio ragazze.

Dovevano aver bevuto, poiché ridevano rumorosamente.

Andrea fece accomodare Laura tra lui e Daniela, mentre io fui fatto accomodare di fronte a mia moglie.

“Beva qualcosa”, disse Andrea.

“No, grazie”, disse mia moglie.

“Coraggio…”, insistette Andrea versandole un generoso bicchiere di vino.

Mia moglie mi guardò esitando, poi prese il bicchiere e cominciò a bere.

Nella successiva mezz’ora il bicchiere di Laura le fu riempito più volte ,mentre Andrea e le sue ospiti chiacchieravano di cose inutili e la musica della sala si faceva sempre più alta.

“Venite, andiamo a ballare”, disse a un certo punto Andrea facendo sollevare Laura.

Vidi che il locale si stava rapidamente riempiendo. Presi per mano mia moglie ma, giunti in prossimità della pista, fummo separati da Daniela che si portò via Laura mentre io rimasi con le altre ragazze.

La persi di vista per breve tempo, scomparsa tra la gente che adesso affollava la sala, ma la rividi ai bordi della pista.

Stava con Daniela e Andrea, impacciata mentre cercava di trovarmi con gli occhi.

“Posso ballare con la signora?”, disse un uomo sulla sessantina basso e grasso rivolgendosi ad Andrea.

“No grazie”, risposte Laura, seccata.

“Ma certo!”, fece Andrea prendendo Laura per un braccio quasi per passarla a quel signore.

Laura rimase interdetta mentre quell’uomo l’aveva già presa per la mano e portata in pista.

La pista cominciava a riempirsi di coppiette male assortite: uomini di una certa età e donne giovani poco vestite che sicuramente non facevano la parte delle mogli.

La musica era lenta.

Mi avvicinai al bordo della pista.

Vidi quell’uomo stretto intorno a Laura. Una mano appoggiata sulla sua anca e l’altra sulla schiena nuda. Una fitta di gelosia mi attraversò la schiena. Mano a mano che ballavano la mano dell’uomo scendeva lungo la schiena di Laura, fino ad appoggiarsi sul sedere, mentre la teneva stretta.

Mi parve di vedere il suo muso sudato appoggiato al collo di mia moglie, visibilmente infastidita.

“Allora… non trova sexy sua moglie con quel vestitino?”, mi chiese Andrea distogliendomi dai miei pensieri.

“Fin troppo…”, risposi io senza guardarlo.

Intanto vidi mia moglie che veniva passata ad un altro signore, mentre quello che aveva ballato con lei veniva verso di noi.

“E’ nuova la troia?”, disse con noncuranza l’uomo rivolgendosi ad Andrea.

Io quasi strabuzzai gli occhi a quelle parole.

“E’ già stata qui una volta”, gli rispose Andrea. Poi rivolgendosi verso di me mi disse con un sorriso: “Deve scusare il linguaggio colorito di certi avventori.”

Avrei dovuto dire qualcosa, sia ad Andrea che a quell’uomo, ma mi limitai a bere il drink che avevo in mano e a guardare mia moglie ballare.

Quando l’altro uomo riportò Laura, Andrea disse: “Venite… la serata prosegue nell’altra sala. Oggi serata a tema”.

Presi per mano mia moglie, che aveva lo sguardo basso, e seguimmo Andrea con il suo codazzo di amici e amiche.

Attraversammo una sala, poi un buttafuori ci fece varcare una porta ci ritrovammo in un altro ambiente.

Qui le luci erano basse e soffuse, le pareti rivestite di tappezzeria rossa.

Ci misi un po’ a capire il “tema” della serata.

Alle pareti erano esposti disegni che raffiguravano scene di dominazione di uomini su donne, alternati ad oggetti come frustini, catene e collari.

Vidi alcuni uomini aggirarsi per l’ambiente accompagnati da donne vestite con abbigliamenti sexy in pelle.

Mia moglie socchiuse la bocca stupita e mi strinse più forte la mano.

“Oggi è la serata padroni e schiave”, ci informò Andrea sorridendo.

“Paolo, portami via di qui…”, mi sussurrò Laura all’orecchio.

Ma prima che potessi dire qualcosa Andrea l’aveva presa per mano dicendole: “Venga, voglio farle visitare l’ambiente.”

Laura mi guardò esitando: “Guardi… non è il caso”, disse.

“Andiamo, su, vorrei che entrasse nello spirito della serata…” e dicendo questo estrasse un paio di manette che con l’aiuto di Daniela applicò ai polsi di mia moglie legandoli dietro la schiena.

“Ma cosa fate??”, disse con veemenza Laura divincolandosi.

I due si fermarono. “E’ solo per gioco…” rispose Andrea, “E poi bisogna sacrificarsi un po’ se si vuole ottenere qualcosa…”, il riferimento alle fotografie di Laura era sin troppo evidente.

E così Laura non oppose resistenza e si lasciò legare.

Di nuovo ebbe un sussulto di preoccupazione quando Andrea le fissò al collo un collare di cuoio con un grosso anello da cui pendeva una catenina tipo guinzaglio.

“Ecco, così è perfetta”, disse con soddisfazione.

Poi rivolgendosi al signore basso e grasso che l’aveva fatta ballare poco prima disse: “L’affido a lei, le faccia fare un giro” e così dicendo mise l’estremità della catena nelle sue mani.

L’uomo, fece un sorriso squadrando mia moglie dalla testa ai piedi, legata con le mani dietro la schiena.

Poi le disse: “Venga, le faccio visitare l’ambiente”.

Laura rimase immobile, come impietrita, e così lui diede un piccolo strattone al guinzaglio obbligando Laura a muovere un passo.

Ancora un altro piccolo strattone e mia moglie, esitando, cominciò lentamente a seguirlo.

Vidi Laura scomparire dietro un corridoio, mentre impotente era tirata per il collare da uno sconosciuto, il passo incerto per i tacchi e per le mani legate dietro la schiena.

Un misto di rabbia ed eccitazione mi attraversò la mente.

Andrea mi osservò, quasi a leggere i miei pensieri.

“Tutto questo non la eccita?”, mi domandò.

“No”, risposi seccato senza guardarlo, quasi a nascondere le mie emozioni.

“Son sicuro di si”, mi rispose, “e le posso assicurare: è lo stesso per sua moglie”.

Le parole di Andrea mi irritarono, ma non risposi.

“Si faccia anche lei un giro”, mi disse, “forse troverà qualcosa di interessante”.

E così dicendo si allontanò assieme a Daniela.

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