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Mission Possible

By 9 Agosto 2019Aprile 2nd, 2020No Comments

Al terzo bicchiere di vino buttato giú tutto d’un fiato mi sentii pronto. Presi le chiavi dalla ciotola di legno vicino all’imgesso, uscii sul pianerottolo, e cominciai a salire le scale. Ventuno scalini dopo ero davanti alla porta di Laura.
Senza pensarci troppo suonai il campanello. Qualche secondo dopo, lo spioncino tradí la presenza di un occhio intento a guardare fuori.
‘Giacomo sei tu?’ chiese una voce.
‘Si Laura, sono io. Scusami se ti disturbo ma é una cosa importante e non so a chi altro chiedere nel palazzo’.
Per qualche altro secondo non sentii piú nulla, poi una chiave si mosse nella serratura e la porta si aprí.
Nella penombra vidi Laura che mi guardava con aria interrogativa. Era mezzanotte passata e io sapevo benissimo che lei era già andata al letto da almeno un’ora. Laura era a piedi nudi ed indossava un pantaloncino rosa che le arrivava poco sopra il ginocchio e una maglietta bianca con su scritto ‘I’m not a morning person’.
Tutto era esattamente come avevo previsto. Da giorni avevo preparato le mie mosse nei minimi particolari, sapevo parola per parola cosa avrei dovuto dire per raggiungere il mio obiettivo: scoparmi Laura.

#1: entrare in casa
‘Scusa Laura’ cominciai. ‘So che é tardi ma é un’emergenza’
‘Cosa succede?’ chiese trattenendo uno sbadiglio.
‘Mi sono accorto che il mio bagno é fuori uso ed ho un bisogno urgente di utilizzarlo…’
Laura mi guardò con un misto di rabbia e ribrezzo. Per un attimo rimase senza parlare mentre probabilmente stava cercando una soluzione che fosse diversa dal fare posare le mie chiappe sul suo water.
Visto che i secondi passavano e non le veniva in mente nulla si arrese.
Maledicendosi per aver risposto al campanello, Laura mi fece entrare. Mentre mi camminava davanti, mi gustai lo spettacolo del suo culetto che oscillava leggermente da una parte all’altra. Se avessi eseguito alla lettera il mio piano tra 3 ore e 15 minuti la mia lingua si sarebbe trovata tra quelle chiappette sode.

#2: convincere Laura a farmi rimanere per la notte.
Arrivati davanti al bagno, Laura mi fece cenno di entrare.
Una volta dentro, feci partire il piccolo registratore mp3 su cui avevo scaricato una serie di suoni che inovocabilmente provavano che il mio intestino era disturbato. Come pianificato il volume era alto sufficientemente perché lei potesse immaginare cosa stava succedendo lí dentro.
Attesi quindi un tempo adeguato, scaricando di tanto in tanto lo sciacquone. Prima di uscire ebbi l’accortezza di bagnarmi lievemente la fronte per simulare ancora meglio una certa sofferenza.
Quando uscii dal bagno Laura mi guardò con ancora maggiore disgusto. Era tutto calcolato. Adesso mi guardava cosí ma tempo al tempo e avrebbe ululato sotto i miei sapienti colpi di reni.
‘Laura sono mortificato ma il sushi mangiato a pranzo mi sta uccidendo.’
‘Non ti preoccupare Giacomo, adesso però vorrei tornare a dormire…’
‘Certo Laura, scusa ancora per il disturbo.’ Dicendo queste parole mi avviai verso l’ingresso scortato dalla padrona di casa. A qualche metro dalla porta però, con movimento studiato, mi piegaii in avanti e con un filo di voce dissi ‘Laura perdonami ma devo tornare in bagno’, quindi, senza darle modo di rispondere, corsi indietro chiudendo la porta con una mandata. Passando davanti lo specchio feci a me stesso l’occhiolino e feci partire la seconda traccia audio.
Quando uscii, quasi 15 minuti dopo, vidi che Laura era seduta in cucina con la testa tra le mani. La raggiunsi e, con un’interpretazione degna del premio Oscar, dissi ‘Laura ti dispiace se mi butto sul tuo divano? Ho paura che possa accadere di nuovo…’
Laura mi lanciò un’occhiata di fuoco. L’avevo stretta in un angolo e lei lo sapeva.
‘Va bene’ mormorò a mezza bocca.
Sorrisi dentro.

#3: fare venire lei da me.
Erano passati esattamente 115 minuti da quando ero entrato in casa di Laura e sapevo che entro 18 secondi, nel cuore della notte, il suo telefono di casa avrebbe squillato. Dall’altra parte Gustavo detto Gus, la mia spalla, stava per entrare in azione.
Mentre nuotava in una splendida spiaggia caraibica Laura sentí un suono provenire dal mare aperto. Era come una melodia che però non riusciva a mettere a fuoco. Il suono si faceva sempre piú forte e sempre piú nitido. Quando capí che si trattava di ‘Vamos a la playa’ Laura si svegliò di soprassalto.
La mano raggiunse la cornetta e, senza il tempo di dire nulla sentí ‘Laura… Sto arrivando’
Il passaggio dal dormiveglia alla massima attenzione fu fulmineo. ‘Chi cazzo é’ disse Laura con una voce stridula.
‘Adesso lo vedrai’ fu la risposta che pose fine alla comunicazione.
Nemmeno il tempo di realizzare quello che stava succedendo che Laura sentí il suono, prolungato, del citofono.
Accucciato sul divano, mantenevo la mia posizione sorridendo.
Cominciai a contare sottovoce… Quattro Tre Due Uno… Laura entrò nella stanza come un’ossessa.
‘Che succede?’ dissi. L’intonazione di quella frase l’avevo provata per gran parte del pomeriggio. Mi complimentai mentalmente con me stesso per l’esecuzione.
‘Hanno suonato’ disse Laura che notai non indossava più i pantaloncini.
Con movenze studiate mi avvicinai al citofono, presi la cornetta e dissi ‘Chi é?’
Laura mi guardava e per la prima volta leggevo nei suoi occhi la gioia di non essere sola in casa.
‘Non c’é nessuno’ dissi con voce seria.
Laura aveva un aspetto stravolto. Si sedette sul divano mentre io riagganciavo il ricevitore. Rimasi in piedi a guardarla.
Quante volte mi ero masturbato visualizzando quelle sue splendide gambe. E quel seno. Ogni mattina la vedevo uscire con quelle magliettine scollate e le gonnelline corte e conservavo quell’immagine per la sera quando, dopo la cena preparata nel microonde, mi segavo lentamente pensando a lei.
Camminai verso di lei e mi sedetti anch’io sul divano.

#4: scacco matto
Sapevo che questa era la parte piú difficile. Per questo motivo mi ero preparato duramente provando e riprovando.
‘Tutto ok?’ chiesi con voce melliflua
‘Tutto ok un cazzo’ fu la risposta di Laura.
Avevo previsto una certo malumore a quel punto e quindi non ne rimasi stupito.
‘Mi spieghi cosa é successo?’
Mentre parlavo fingendo interesse, con la coda dell’occhio scrutavo le mutandine che, centralmente, rivelavano un delizioso incavo.
‘Ha suonato il telefono e quando ho risposto un uomo ha detto che veniva a scoparmi’ disse Laura.
Sapevo esattamente quello che Gus avrebbe dovuto dire e quindi o lui aveva improvvisato, e la cosa mi faceva incazzare, o lei stava cambiando la realtà delle cose.
Senza darmi il tempo di recitare la mia battuta, aggiunse ‘E poi ha suonato al citofono. Era lui’.
Come ebbe finito dissi tutto d’un fiato, per paura di perdere la mia parte ‘Menomalecheioeroqui’.
Laura mi guardò parzialmente convinta. Avevo messo in conto che la mia interpretazione al bagno avrebbe lasciato il segno.
Ancora qualche istante e il telefono avrebbe suonato di nuovo…
Quando la suoneria partí Laura sobbalzò. ‘Rispondi tu’, mi implora. Avendo ampiamente previsto questa richiesta mi avviai verso il telefono per recitare il mio monologo.
‘Senti figlio di puttana… Non ti azzardare più a chiamare perché non te la faccio passare liscia… Si hai capito bene, ti spacco la faccia…’
Quando ebbi finito con la scena madre guardai nuovamente Laura che finalmente sembrava aver dimenticato la mia precedente performance.
‘ Laura, per caso hai qualcosa da bere? ‘
Laura tornò con una bottiglia di Vodka e due bicchieri.
12 minuti dopo le mutandine di Laura erano sul pavimento ed io ero impegnato a stimolarle il clitoride con la lingua. L’eiaculazione nella sua bocca avvenne, con uno scarto di soli 8 minuti dal programma, alle ore 3,35am.

Mentre Laura dormiva appoggiata al mio braccio cominciai a ripassare il piano per la cassiera del supermercato.

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