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Moglie altrui, che piacere. Cap 1

By 28 Giugno 2021No Comments

Moglie altrui, che piacere. Cap. 1

Molti anni fa mi sono laureato in ingegneria chimica presso il politecnico a Milano nel contempo per diletto seguii corsi di fotografia e design.
Dopo la laurea mi invitarono a rimanere in università come assistente al corso di chimica 1. Accettai perché ciò mi lasciava spazio per i miei hobby. Un paio d’anni dopo ebbi un’intuizione che brevettai. Per farla breve, con l’aiuto di una azienda di vernici ed affini, sviluppai l’idea ed oggi a venti anni di distanza ho, come dicono in Brianza, una “fabbrichetta” con oltre 50 dipendenti.
Nel frattempo mi sono sposato ed abbiamo due figli ormai maggiorenni ed ingestibili come tutti i figli di quell’età.
Non mi sono mai staccato dall’ambiente universitario e senza diventare un ordinario mi affidarono la gestione di un corso dove fotografia, design e chimica si intersecano e si sviluppano insieme.
Chiaro? Immagino di no, ma chi è del settore capirà.
La mia immagine di imprenditore e di docente superò l’oceano e da un po’ di anni a New York, presso la NYU Polytechnic School of Engineering, dirigo un corso simile a quello che tenevo in Italia.
Rinunciai all’università italiana per quella americana ne per i soldi ne per il prestigio. Semplicemente stando quattro mesi l’anno, da settembre a dicembre, in America posso tenere i contatti con i miei principali clienti, ragionare su nuovi business/ idee del mio settore che li spuntano come funghi ed inoltre posso coltivare il piacere dei miei hobby e perché no avere un po’ di libertà da impegni familiari e lavorativi.
La fabbrichetta in mia assenza è in buoni mani; ho manager capaci.
Per entrare in argomento le amicizie femminili mi sono sempre piaciute e per parlare dell’America il ruolo di docente presso l’università ed il fatto che non sono da buttar via mi ha permesso di fare negli anni diverse “amicizie”
Il corso è a numero chiuso per via delle diverse esercitazioni pratiche che si dovevano fare ed anche se ho un assistente, lo stesso sin da quando avevo iniziato ad insegnare li, la classe non può superare le 25 persone.
Alla selezione dei futuri partecipanti partecipo anch’io verificando con il mio assistente i CV e poi facendo un colloquio motivazionale.
Come par conditio il numero maschile era bilanciato da quello femminile ed io, da sornione, filtro per avere uomini preparati, ma non di brillante estetica.
Tra le donne privilegio le sposate di età sopra i 25 anni che sono, nel complesso, più motivate in tutti i sensi.
L’università è prestigiosa e costosa ed essendo un corso ad hoc può essere frequentato anche da esterni alla laurea universitaria e vogliamo essere certi che i nostri studenti siano preparati e motivati..
Nel corso degli anni ebbi studenti di ogni nazionalità ed età e quell’anno tra i partecipanti al mio corso c’era Mariella.
La chiamo per nome perché la conoscevo da quando era bambina.
Suo padre era un grosso imprenditore della Brianza , più vecchio di me. Lo conobbi ad uno di quei tanti incontri tra industriali della zona in cui si fantasticava, dandosi la paternità di serietà, sul futuro dell’industria italiana in particolare nella nostra zona.
Non so perché gli entrai in simpatia e fui invitato più volte, prima da solo e poi con moglie e famiglia alla sua splendida villa.
Conobbi nel tempo la moglie ed i figli tra cui Mariella.
Lui aveva delle idee un po’, secondo me datate, sull’educazione dei figli. Tutti, erano quattro, studiarono presso preti e suore sino al diploma. Poi ciascuno, seppur guidato, fece le sue scelte. Mariella fece Storia dell’arte in Brera.
Dopo la laurea si sposò. Scommetto vergine per l’educazione ed i controlli imposti dal padre in particolare alle due figlie femmine: Mariella e Mara.
Fui stupito quando ad una cena da lui a cui partecipava la mia famiglia e tutta la sua famiglia allargata mi disse che Mariella, da sempre interessata all’arte e alla fotografia, avrebbe voluto fare un corso/studio in America ,patria dell’innovazione, e sapendo che io…..
La cosa mi stupì, ma mi fece anche piacere. L’avevo vista crescere e da bimbetta diventare una donna.
Era sposata da un anno con un manager della fabbrica del padre. Un bel giovane che mi pareva simpatico anche se mi sembrava un po’ “molle” nei confronti del suocero
Dissi che mi avrebbe sicuramente fatto piacere che Mariella frequentasse il mio corso e che avrebbe dovuto passare, per norma, l’iter di selezione, ma che non ci sarebbe stato alcun problema per la sua ammissione.

Da quel giorno la guardai con più attenzione. Di gran classe, sguardo attento e modi gentili. Capelli corvini ed occhi scuri. Non era una modella di oggi, ma molto accattivante. Non alta, ma di una altezza media ed era ben proporzionata. Di attraente aveva sicuramente il seno, una terza se non più. La curva della gonna che indossava dava l’idea di un sedere pieno, forse anche un po’ più del necessario, ma che non passava per nulla inosservato .
Indossava sempre caste gonne sotto al ginocchio, indice di classe, ma anche di pudore e mentalità forse un po’ bigotta . Seppi che era una fervente frequentatrice della chiesa.
Aveva un bel sorriso e denti bianchi curati sicuramente da dentisti di fama.
Le labbra, non erano mai truccate e comunque erano belle, vermiglie e carnose adatte a favolosi giochi di bocca
Non l’avevo mai vista truccata.
Insomma una perfetta moglie e futura madre di una ricca borghese famiglia brianzola.
Una di quelle che non ti fa girare il capo al passaggio, ma con tutte le caratteristiche per erotiche, sane, passioni. Giusta per me.
Non l’avevo mai considerato sotto il profilo sessuale, ma guardandola meglio e pensando di poter fare con lei, quanto sicuramente avesse mai provato, me la faceva vedere in un nuovo modo..
Chissà che intimo indossava? Si tagliava i peli della passera? Faceva i pompini? L’aveva mai preso nel culo? Tante domande che mi facevo e mi arrapavano.
E poi aveva quell’aria seria, chiusa nel proprio ruolo sociale, che me lo faceva diventare duro al pensiero di vederla smaniare godendo sul mio cazzo.
L’educazione avuta l’aveva forgiata in quel modo, sarebbe stato bella riuscire a cambiarla dentro lasciando l’esteriorità come sempre.
Tre mesi dopo era a New York ammessa al mio corso.
A New York, su mio consiglio prese in affitto, come facevo io, un piccolo appartamento in periferia vicino il campus. Saremmo potuti stare nel campus, ma vivendo fuori si aveva maggiore libertà di movimento.
Tra il suo ed il mio appartamento c’erano di mezzo un paio di grandi palazzi, un centocinquanta metri.
Quell’anno il corso vedeva una preponderanza femminile. Le accumunava la passione per le materie ed il benessere economico posseduto. Per il resto si andava dall’alta magra alla piccola magra e cicciottella, chi portava i capelli lunghi chi corti, Più di una, almeno per i miei gusti e quelli del mio assistente, si staccava dalla media di femminilità dell’università, ma il mio obiettivo quell’anno era Mariella..
Il mio assistente, Paolo.; una decina di anni meno di me, mio collaboratore, come dicevo, sin dall’inizio del mio insegnamento americano. Vivendo a N Y tutto ‘anno era diventato il mio fidato referente per la mia attività universitaria ed anche per il mio business.
Inoltre avevo scoperto che avevamo gusti in comune per le donne ed insieme avevamo organizzate delle uscite in coppia concluse presso il suo appartamento, che è molto più grande ed elegante del mio, dove le serate si concludevano con il piacere del sesso.
Non sapeva farci con le donne, però usufruendo della riflessa mia capacità e fortuna aveva copulato con donne che altrimenti difficilmente lo avrebbero considerato. Era molto intelligente, ma la simpatia ed il fisico non erano adeguati al suo acume.
Non alto, tendeva al cicciottello espanso, per il resto era nella normalità, purtroppo non aveva empatia verso il prossimo.
Era intelligente ed aveva capito che lo stare vicino a me, e a me faceva molto comodo una persona come lui che mi sosteneva e copriva in tutto, anche con mia moglie quando veniva saltuariamente a trovarmi a NY, gli dava diverse opportunità sia con il lavoro che con le donne.
Sapevo che aveva il “pelo sullo stomaco”, ma a me non dava fastidio perché dallo starmi vicino aveva solo da guadagnare e non gli conveniva rischiare di perdere i privilegi acquisiti tramite me.
Salvo le lezioni che necessitavano la presenza di ambedue per svolgere esercizi pratici le altre le svolgevamo singolarmente e solitamente io mi tenevo libero per i miei affari la mattina dalle 10 a pranzo.
Un inciso. Quando due coppie fanno sesso nello stesso appartamento può capitare di vedere le altrui intimità. Per esempio incontrandosi per andare in bagno dopo un bagnato amplesso, oppure di cogliere la coppia eccitata scopare al di fuori della camera matrimoniale.
Questo per dirvi che avevo visto nudo Paolo e l’avevo visto anche copulare. Avevo potuto vedere come scopava ed avevo notato anche il suo pene eccitato. Spuntava rigido al di sotto del suo molle pancione ed era particolare. Non era lungo, ma grosso, sicuramente più del mio, e si sviluppava verso l’alto con la caratteristica di terminare ad uncino,
L’avevo visto anche all’opera ed alla donna di turno doveva ben piacere quella diversa conformazione rispetto la normalità perché gridava il suo piacere senza controllarsi.
Un giorno in cui, rilassati dopo una lunga giornata di lavoro e dopo qualche bicchiere d’alcool di troppo, parlavamo in intimità, mi disse che il suo pene ad uncino, piaceva molto alle signore perché grazie alla sua conformazione riusciva a farlo strusciare perfettamente e continuamente sulla clitoride, come agganciandola , dando grande godimento.
Un’altra caratteristica che avevo notato è che durante l’atto sessuale si comportava da dominante e forse era anche un pò violento come se cercasse più il suo piacere che quello della partner, ma nessuna si era lamentata.
Il corso si svolgeva dal lunedì al venerdì e più volte Mariella ed io ci incontravamo per andare insieme o tornare dall’università. Spesso mi raggiungeva nel mio ufficio che era in un corridoio verso esterno del campus poiché il mio corso durava solo un quadrimestre e quindi venivano privilegiati i colleghi con corsi annuali, ma aveva il pregio di essere più grande del normale ed isolato.
Dal corridoio una prima porta faceva entrare in un piccolo vestibolo, poi una seconda porta faceva accedere ad una prima piccola stanza che fungeva da ufficio per il mio assistente ; da li attraverso un’altra porta si accedeva al mio ufficio che era molto spazioso e conteneva la scrivania, un tavolo per riunione con relativa sedie ed un ampio divano su cui potersi riposare e spostando i cuscini diventare un letto .Ed effettivamente l’ avevo anche utilizzato per alcune sedute amorose (quando sapevo che…invitavo Paolo ad assentarsi).
In America si cena presto mediamente verso le 18.30/19.00 e per favorire l’integrazione del gruppo spesso si organizzavano aperitivi prima di cena tra tutti i partecipanti del corso ed a volte a dei veloci dopo cena. Alle 23.00 tutti a letto a dormire; consuetudine americana.
Devo dire che Mariella non partecipava spesso ai dopo cena. Diceva che dopo cena, tutte le sere, si metteva in contatto via skype con il marito, indi doveva essere in casa. Mi parve di capire che il marito fosse molto geloso ed averle consentito di venire a NY fosse stata per lei una conquista a cui non voleva rinunciare. Indi alla sera skype.
Dopo un mesetto di questa vita a NY colsi come fosse conquistata da questa attiva città e come avesse voglia di conoscenze nuove e libertà, Si informava dagli altri e da me su cosa potesse vedere a NY , in particolare durante week end. Era diventata anche più disponibile a partecipare agli aperitivi .
In un momento di leggera euforia e di parlare collettivo, dopo un aperitivo con troppo alcool per lei a cui non era certamente abituata, le sfuggì una confessione: dopo anni di suore e controlli familiari pensava di poter avere un po’ di libertà, ma prima la famiglia e adesso il marito continuavano a farla sentire meno libera di quanto volesse.
A questa “confessione” ognuno aggiunse commenti e sue confessioni. Si era formato un bel gruppo.
Provai con discrezione ad avvicinarmi mentalmente e fisicamente a lei
Iniziai a corteggiarla discretamente, facendo in modo da non essere invadente e sfacciato e nelle uscite mi dedicavo anche alle altre donne, anche con lo scopo di ingelosirla se fosse stato possibile. Il giorno che mi disse, confidenzialmente, ci davamo del tu da pochi giorni: non ti sembra di essere troppo disponibile per Gaia, una delle studentesse sposate, pensai che forse avevo aperto uno spiraglio alla sua attenzione.
Le dissi forse hai ragione d’ora in poi mi dedicherò solo a te. Ricordo che mi rispose ridendo: scemo, ma i suoi occhi ed il suo viso sorridevano.
Passò un altro mese, ero entrato bene in confidenza con Mariella, scherzava e stava volentieri con me, ed avevamo i nostri primi contatti fisici. Capitava di toccarci con le mani o di appoggiarci l’uno altro. C’era una nuova grande sintonia ed i quasi venti anni che ci dividevano parevano non contare. A ciò certamente contribuiva le sue mise che seppure rendendola elegante e affascinante le facevano dare qualche anno di più.
Capii che le piaceva il mio modo di starle vicina. Non so se pensasse che fosse un garbato corteggiamento.
Io facevo in modo di chiedere spesso la sua opinione su diverse cose e di ascoltarla nei suoi suggerimenti dandole l’impressione che fosse una importante referente e non solo per lo studio.
Una sera organizzarono all’ultimo istante il dopocena a casa di una delle partecipanti al corso che aveva un appartamento molto grande.
Mariella, per la prima volta, avvisò telefonicamente il marito della cena e che quella sera l’avrebbe chiamato più tardi . Ero vicino a lei quando lo informò e potei notare che non gli disse che ci saremmo stato tutti, ma solo alcune partecipanti al corso. Gli disse che sarebbe rientrata a casa per le 23 e che l’avrebbe chiamato lei.
Alla cena c’eravamo tutti e accompagnati da vino, spumanti e liquori ci divertivamo. Vi era una piacevole euforia aiutata da libagione e bevande, a cui nessuno si sottrasse, nemmeno Mariella che non era avvezza a questi tipi di incontri.
Si parlava, cantava e ballava in una grande confusione.
Ballai, o meglio scimmiottai di ballare e quando qualcuno mise un disco del mitico Sinatra ne approfittai per invitarla a ballare con me.
Ballando, approfittai di quell’ euforia, che permeava l’intero ambiente e la strinsi forte a me. Non si sottrasse alla stretta e le facevo dei complimenti per il suo stile e per come si era integrata nel gruppo. Sorrideva alle mie parole e con noncuranza poggiai le labbra sulla sua guancia. Sentii come un fremito del suo corpo, una sorta di piacevole rilassamento e si appoggio ancor più a me.
Ero contento, anche quel poco era un primo passo.
La serata proseguì. Continuava a sorridere e bere, ma notai che spesso il suo sguardo si soffermava su me.
Arrivò l’ora del rientro.
Noi due abitavamo vicino ed era naturale che la riaccompagnassi in auto a casa.
Seduti in auto le proposi: andiamo a fare un giro ti faccio vedere un pò di NY di notte
Lei era preoccupata erano quasi le 23.00.
Disse: ma io devo tornare a casa! Mi aspetta la chiamata per mio marito.
Le dissi: facciamo cosi, ti accompagno, fai la videochiamata e dopo usciamo.
Pareva combattuta alla proposta. Io insistetti: sei a NY da 2 mesi e hai visto NY solo di giorno . Forse aspettava solo questa considerazione e si convinse.
Disse: va bene accompagnami a casa, sento mio marito e poi usciamo.
Arrivati al suo palazzo le dissi che l’attendevo in auto, ma lei mi disse di salire perché non sapeva quanto tempo sarebbe stata impegnata con il marito. Salii nel suo appartamento anche se lei mi pareva imbarazzata della cosa. Poi capii il perché.
In ascensore mi disse di non far caso al disordine nell’appartamento perchè non pensava di ricevere ospiti.
Entrati in casa me la mostrò velocemente. Camera da letto, soggiorno, cucina ampia ed il bagno; non c’erano balconi. Un discreto appartamento.
Mi disse di accomodarmi dove volevo e che sarebbe tornata presto ed andò nella camera da letto chiudendosi la porta alle spalle. Ricomparve dopo breve indossando un pigiama da notte . Notò la mia sorpresa e guardandomi, un po’ rossa in viso, disse: sai… .
La interruppi: ho capito
Non poteva mostrarsi vestita da uscita al marito. Aveva un leggero pigiama color rosa diviso in due pezzi. Sotto dei pantaloni a tinta unita e sopra una maglietta a due colori con il giro collo a pizzo.
Un pigiamo casto e confortevole che impediva di vedere se portasse o meno le mutandine.
Era dovuta tornare in soggiorno dove ero io, poichè il pc era sul tavolino agganciato alla presa per internet non essendoci wifi .
Mi disse adesso chiamo mio marito, puoi uscire dal campo visivo della webcam ?
Le dissi: certo, posso andare in cucina?
La vedevo preoccupata. Stava per raccontare fandonie e bugie al marito in mia presenza.
Mi fece segno di si
Andai in cucina e stappai la bottiglia di vino frizzante che avevo portato via dalla festa che avevo prudentemente tenuto con me.
Intanto orecchiavo il loro incontro via web. Le solite cose, le solite domande e risposte. Mi manchi… anche tu. Etc ecc etc Le solite cose spesso non sentite, ma necessarie: vorrei essere con te….
Il contatto durò molto più di quanto mi aspettassi, più di 20 minuti. Sembrava che il marito introducesse un nuovo argomento ogni volta che sembrava fosse finito il precedente.
Finalmente la chiamata Skipe fini. Spense il pc e io mi approssimai a lei.
Fu sorpresa girandosi nel vedermi vicino.
La stavo guardando in quell’ intima mise. Colse il mio sguardo e volse il viso imbarazzata.
Volli interrompere quel difficile momento. Le dissi: guarda, l’ho preso alla festa.
Brindiamo alla serata.
Avevo già riempito due flute
La osservavo sorseggiare e mi sembrava graziosa più che mai con quel femminile pigiama
Sembrava fragile ed arrendevole bisognosa di coccole.
In quel mentre decisi: adesso o mai più. Male che vada mi scuserò dicendo che è stato l’alcool a farmi fare una stupidata, sperando la bevesse.
Le riempii nuovamente il calice che aveva svuotato velocemente
Eravamo in piedi, una in fronte l’altro, in un silenzio imbarazzante sempre più intenso e forse fu l’ansia a farle trangugiare lo spumante.
Ebbe un movimento strano. Un giramento di testa?
Un po’ preoccupato le dissi: sediamoci un attimo sul divano. Disse: non è nulla e parve riprendersi tant’è che le riempii nuovamente il calice ed anche il mio.
Poi brindai a lei alla sua nuova esperienza americana e nel far questo mi avvicinai a lei quasi a toccarla e poi mi allungai e la baciai, prima sulla guancia e poi sulla fronte e non trovando resistenza sul piccolo naso ed infine finalmente posi le la labbra sulle sue. Feci le cose senza fretta le diedi il tempo di sottrarsi alle mie intenzioni.
Lei con la flute in mano, ferma, mi lasciava fare. Tenendo le labbra sulle sue appoggiai il mio calice sul mobile poi presi dalle sue mani il suo e lo poggiai a fianco il mio.
A seguire la presi tra le braccia e senza interrompere il bacio la feci spostare e stendere sul divano seguendola e sovrastandola con il mio corpo.
La mia lingua era entrata nella sua bocca e sentivo il piacere che mi dava poggiarla sulla sua.
Una mia mano gentilmente si era infilata sotto la maglietta e risalendo spostando il reggiseno si era impossessata di un suo seno.
Era come immaginavo, pieno e morbido nel contempo. Era caldo e potevo sentire e sollecitare con il palmo il capezzolo.
Continuavo a baciarla mentre con la mano giocavo con il suo seno. Ero riuscito a farle scendere il reggiseno ed adesso la mia mano giocava un po con l’u no un pò con l’altra tetta e con le dita le manipolavo i capezzoli che risposero eccitati drizzandosi.
Doveva piacerle molto i toccamenti perchè aveva gli occhi chiusi e la sua lingua adesso si muoveva con la mia.
Rimasi a lungo a giocare con loro. Sentivo il suo corpo sempre più arrendevole e lei morbida sotto me. Allora ne approfittai per sollevarle la maglietta davanti e farla salire in alto.
Lascia la sua bocca e vidi quelle opere d ‘arte. Tonde. bianche, belle come me le ero pensate .I capezzoli erano eccitati, dritti e rosa scuro. Un attimo dopo li stavo succhiando con delicatezza. Prima uno e poi l’altro e poi mi mangiai le sue intere mammelle. Che goduria.
Aveva due tette da latte. Due mammelle soffici e grandi con dei bei capezzoli che sarebbero stati la felicità di un futuro nascitura. Erano da poppata e anche io mi attaccai come un neonato
La sentiva respirare, respiri di piacere. Mi metteva le mani sulla testa stropicciandomi i pochi corti capelli rimastimi e spingendomi indirettamente a schiacciare e mangiar ancor più quelle fantastiche tette. Godeva nel sentirsele toccate e schiacciate e dalla sua bocca uscivano parole incomprensibili che ipotizzavo fossero di gioia.
Non avevo mai incontrata una che godesse così tanto dalla manipolazione dei seni ed il plus era quando le ciucciavo i capezzoli si inarcava con il petto verso l’alto tanto che i capezzoli trattenuti dalle mie labbra si allungavano come volessero staccarsi dalla mammella.
La mia mano scese al suo bacino. Presa dal piacere che stava provando non si accorse nemmeno che la infilavo sotto l’elastico del pigiama raggiungendo i suoi slip. La appoggiai sul leggero tessuto che mi divideva dalla sua intimità godendomi il tepore che emanava.
La mano rimase qualche attimo ferma. Mi godevo mentalmente la prossima conquista e poi superai anche quell’ultima barriera e potei sentire il suo morbido pelo prima di arrivare alla sua fenditura. Feci appena in tempo a constatare che a differenza di quanto pensassi non avesse un corto curato pelo, ma un pelo lungo e cespuglioso anche se morbido. Arrivai alla fenditura e con un dito saggiai l’ingresso scoprendolo umido se non già bagnato quando Mariella parve risvegliarsi improvvisamente come da un sogno.
Basta! No, dai! Basta, non voglio! Sono sposata (solo perché era sposata?)
Alzò la voce quasi a gridare divincolando l’intero corpo cercando di sottrarsi alle mie avances..
Ma io insistetti, non potevo fermarmi.
Quel suo no al posto di fermarmi mi eccitava. Lasciai con dispiacere il suo caldo seno e tornai al viso. Le bloccai il viso con il mio baciandola, forzando le sue chiuse labbra e costringendola ad aprirle e far passare ed introdurre la mia lingua.
Cercò di allontanarmi spingendomi indietro con le braccia, Approfittavo del mio grosso fisico per tenerla bloccata senza staccare la bocca dalla sua.
E mentre la baciavo ancora con forza, le mie dita erano tra le grandi labbra vaginali.
Le facevo un ditalino con due dita sempre più a fondo mentre la baciavo, dicendole di lasciarsi andare, che sarebbe stato bello, che era quello che volevamo.
Dopo breve sentii il suo corpo cedere e le mie dita e la fessura in cui si muovevano sempre più bagnate. Godeva. Chissà se fossi il primo uomo a farle un ditalino?
Il mio corpo era teso dalla tensione dall’ansia del momento ed anche il mio cazzo era teso e duro.
Aveva il capo abbandonato, gli occhi chiusi e le labbra leggermente aperte mentre respirava lentamente. Sembrava presa in un sogno piacevole.
Le mie dita nella vagina ed il succhiamento dei capezzoli che avevo ripreso tra le mie labbra la stavano facendo godere . Era abbandonata dedicata solo al piacere dimenticando che a darle piacere ero io e non suo marito.?
Perché teneva gli occhi chiusi? Per il piacere? Oppure perché conscia a che farla godere fosse un estraneo e non suo marito e provava vergogna?
Con attenzione le calai il pantalone del pigiama . Fui un pò ostacolato dal suo sedere che premendo sul divano ne impediva la discesa. Dovetti dare uno strattone che gli fece supera l’ostacolo. Per un po’ stetti fermo limitandomi a rimestarle le dita in figa e a sentire con esse i suoi umori da eccitazione che la riempivano. Poi provai a calarle le mutandine, ma senza riuscirvi come volevo io; scesero all’ inforcatura delle gambe ma era impedita l ulteriore discesa e cosi non avrei potuto allargarle le gambe. Mi decisi; erano cosi delicate che bastò fare una leggera pressione che si ruppe l’elastico e si disponessero aperte su un lato di una gamba lasciando libera l’accesso alla sua passera. Le spinsi più giù il pigiama fino a farlo cadere ai suoi piedi
Ero eccitatissimo, sentivo il desiderio di farla mia, di penetrare in lei, di essere una sola persona.
Senza che se ne accorgesse, sempre continuando ad occuparmi delle sue mammelle e sditalinandola, con una sola mano mi aprii e calai i pantaloni ed insieme gli slip quel tanto che permisero al cazzo di uscire all’aperto pronto ad immergersi nell’agognata passera
Lei persa e ad occhi chiusi non si accorse nemmeno di quel stavo facendo. Farle allargare un pò le gambe non fu un problema. Mi feci spazio portando avanti il bacino. Ritengo che senza l’ impedimento del pigiama e delle mutandine fu perfino un piacere per lei inconsciamente allargarle proprio come volevo io,
Il mio cazzo era pronto e desideroso di entrare.Mi sentivo infiammato con un doloroso desiderio di penetrarla, di entrare nella sua calda e umida intimità. Rischiavo aspettando di venire solo sfregandomi su lei. Dovevo entrare…dovetti abbandonare il ditalino ed aiutato dalla mano puntai il mio congestionato glande tra le grandi labbra fermandomi un attimo prima di farmi strada in lei. Tutto durò pochi istanti. Era messo all’ingresso già circondato dalle grandi labbra. Godetti di quell’istante che precedeva l’ingresso toccando con la punta la vagina . Spinsi il pene avanti ed indietro un paio di volte come ad assicurami che fosse nel giusto punto . Lei sentendo questa nuova sensazione capì che cosa stava succedendo e cerco di sottrarsi divincolando ancora il bacino cercando di sottrarsi al mio desiderio. Troppo tardi . Il glande premendo si era fatto strada in lei e quando per allontanarmi fece uso delle mani per spingermi indietro fu per me ancora meglio. Spingendomi il torace indietro favorì la pressione in avanti del mio bacino. Il mio cazzo si fece spazio in lei trovando all’ ingresso una leggera resistenza che durò giusto quell‘ attimo che il passaggio si aprisse completamente per poi finire risucchiato nella calda intimità arrivando sin dove poteva arrivare.
Lei diceva: no, no . Ma ero dentro lei e le sue gambe ora erano state spostate dal mio ingresso ed erano aperte intorno il mio corpo.
No, no diceva mentre agitava la testa verso destra e a sinistra
Avevo conquistato la sua figa adesso avrei conquistato lei.
Iniziai a muovere il bacino su e giù senza interruzioni. Il mio cazzo entrava ed usciva costantemente. Cedette in breve soffocata dalla mia irruenza e dal piacere che il mio cazzo le stava dando.
Appoggiò il capo sul divano e mi lasciò fare, ma le vedevo in viso il piacere. Ciò mi permise di sollevarmi un poco e di catturare nuovamente la sua bocca con la mia.
Le mormoravo: sei bella ,stupenda, mi sono innamorato di te . Le dicevo tra le labbra tutto quel che di bello sentivo per lei in quel momento . Dicevo: gioisci con me, godi..
Le misi la mani sotto il culo tirandola verso me perchè sentisse il cazzo ancor più.
Iniziò ad ansimare. Era piacere puro quel che usciva dalle sue labbra. Aveva ceduto finalmente anche mentalmente. Le feci mettere le mani intorno al mio collo in una posizione di condivisione. Eravamo abbracciati come due affettuosi amanti uniti dalle bocche e dai mostri sessi.
Quando le lasciavo la bocca per dedicarmi al suo collo ed alle sue orecchie non diceva poi no, erano oh oh oh si si si
Non mi interessava che godesse meglio o peggio che con il marito l’importante era che godesse con me grazie al mio cazzo
Quando le sue braccia passarono dal mio collo alla mia schiena compresi che stava arrivando il suo orgasmo.
Dopo poco con un silenzioso siiii la sentii fremere e godere e poi mentre continuavo a penetrarla la sentii rilassarsi sotto me. Era venuta. Interruppi la penetrazione dandole il tempo di godersi quel piacevole riposo. Le davo lenti baci sulle labbra poi ripresi a muovermi in lei.
Doveva essere particolarmente eccitata perché ricominciò a emettere urletti di piacere dicendo: vengo ancora, proprio mentre mi approssimavo a godere anch’io.
In un momento di lucidità mi chiesi se potessi venirle dentro riempirla del mio seme. Mi sarebbe piaciuto molto, ma…
Le chiesi : prendi la pillola? La vide come riemergere dalla nebbia: no no non prendo nulla, non venire dentro.
Per fortuna avevo chiesto. Mi diedi ad una chiavata veloce e profonda sentii lei artigliarmi le spalle. Dirmi: vengo, vengo. Ma io non pensavo a lei. Ero in quella fase che precede l’irreversibile orgasmo e che sai che solo alcuni movimenti ancora e …. sentii lo sperma salire precipitosamente lungo il pene ed allora lo estrassi pronto ad eruttare e senza riflettere mi sollevai mettendomi in ginocchio, le gambe di fianco al suo petto e venni , venni. Il mio sperma si indirizzò verso le mammelle, il collo ,il suo viso, mentre lei cercava inutilmente di spostare il volto per non farsi colpire.
Seguita la fase orgiastica rimirai il mio sperma. Era presente sul collo, sulle tette ed avevo colpito persino la sua fronte e qualcosa era certamente arrivato anche sulla bocca.
Preso dal delirio di quegli attimi mi feci ancora avanti e prendendole il capo con una mano portai il suo viso verso il mio cazzo dando gli ultimi sussulti mentre stancamente rilasciava gli ultimi avanzi del mio seme.
Succhia, succhia, mi sorpresi a dirle, In realtà questo non lo fece, ma il mio cazzo fini di svuotarsi sulle sue labbra e solo quando lo sentii mollo lo ritirai da quella bocca che mi avrebbe fatto in futuro dei fantastici pompini.
Poi mi stesi al suo fianco e stringendola la bacia con dolcezza. Limonammo ed assaggiai la sua bagnata lingua sentendo il sapore del mio sperma
Poi rimanemmo accostati in silenzio, Il mio braccio la cingeva da sotto le spalle ed aveva il viso poggiato tra le mie spalle ed il torace.
Passarono alcuni minuti e mi accorsi che era come non ci fosse; era morbida rilassata al mio fianco.
La serata , la cena , il vino ,il sesso goduto, l’ avevano sopraffatta e si era addormentata, spero soddisfatta e felice accanto a me, su di me.
Eravamo finalmente amanti.

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