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1

Gianni era appena uscito dall’ufficio postale quando la vide, in attesa alla fermata del bus. Ad un primo sguardo non era sicuro fosse lei. I dubbi sparirono quando si fu avvicinato abbastanza, era proprio lei: Flora.
Una volta più vicino poté osservarla bene, constatando non fosse cambiata poi tanto; il fisico abbondante e formoso come e più di qualche anno prima quando si erano conosciuti.
Era di quelle donne cui i chili in più non ne sminuiscono in alcun modo la sensualità, anzi, la amplificano, soprattutto per chi, come Gianni, amava quel tipo di donna che qualcuno definisce ‘‘chubby’’. Ai suoi occhi era una bella donna, anche se il suo giudizio, doveva ammetterlo, era influenzato dalla disinibizione sessuale di lei.
«Gianni? Ma sei proprio tu?» Disse la donna, con un’espressione di sorpresa sul viso.
Nel momento in cui Flora si era girata, vedendo Gianni, questi la stava squadrando dalla testa ai piedi, soffermandosi in particolar modo sul sedere prominente, fasciato in un paio di jeans slim fit a vita bassa, per poi passare all’abbondante seno, che un giubbettino non poteva certo celare.
«Direi proprio di sì. Sono io!» Rispose con un sorriso di circostanza.
Lei, espansiva come suo solito, lo abbracciò baciandolo sulle guance e facendogli sentire tutta la carnosità delle sue labbra, senza preoccuparsi del proprio seno che si schiacciava sul busto dell’uomo.
«Quanto tempo è passato? Una vita più o meno.»
«Beh sì, è passato tanto tempo.»
«Ti trovo in forma!»
«Anche tu mi sembri in forma» mentì in parte Gianni, anche se a lui piacevano quei chili in più, erano sicuramente aumentati rispetto al loro ultimo incontro.
«Insomma» rispose la giovane donna «diciamo che ho preso qualche chilo, come tu avrai notato, ma facendo gentilmente finta di niente.»
«Figurati. Se ti senti bene con te stessa, non è un problema.»
«Ah sì, non mi sono mai posta il problema. E poi agli uomini piacciono le curve, no?» Un sorriso malizioso accompagnò quelle parole.
«Altroché!» Rispose Gianni cogliendo il sorriso malizioso. «C’è chi adora l’abbondanza femminile.»
Flora recepì la frecciatina di Gianni e rispose con un’occhiata ancora più maliziosa del sorriso precedente.
«Che fai nella vita? Studi ancora?»
«In teoria sì, ma adesso è un lavoro. Ho un assegno di ricerca presso la facoltà di matematica.»
«Matematica hai detto?»
«Sì, perché?»
«Perché sono due anni che non riesco a passare un’esame di matematica. Io studio economia. Ma nel piano di studi c’è una parte di matematica e statistica, che mi crea non pochi problemi e mi sta rallentando. Se non supero matematica, non posso dare statistica e altri due esami. L’ho già provato sei volte…»
«Hai trovato la soluzione ai tuoi problemi!» Esclamò Gianni con uno sguardo ambiguo che Flora non mancò di cogliere.
«E allora quando me le dai queste ripetizioni?»
«Quando vuoi, per me va bene sempre, ho orari abbastanza flessibili in facoltà.»
«Quindi anche domani mattina per te andrebbe bene?»
«Benissimo. Dove ci vediamo?»
«Ti ricordi dove abito?»
«Certo.»
«Se per te va bene, alle nove.»
«Sarò puntuale.»
«Ora scappo. È arrivato l’autobus.»
Gianni si girò vedendo l’autobus arrivare. I due si salutarono confermandosi a vicenda l’appuntamento per l’indomani. Quando Flora salì sull’autobus, nel sollevare la gamba dal marciapiede al gradino del bus, il pantalone a vita bassa e stretto, lasciò intravedere un ridotto triangolino di tessuto nero, che fra le abbondanti grazie che non poteva coprire, appariva ancora più esiguo.
Gianni la osservò compiaciuto, pensando tra se e se che Flora non avesse perso per niente le buone abitudini. Se non si sbagliava, ed era convinto di no, l’indomani mattina sarebbero stati da soli in casa, a quel punto avrebbe dovuto solo decidere che ruolo recitare: la preda, facendo sentire Flora cacciatrice, oppure cacciatore, facendola sentire centro dei suoi desideri.
Dallo sguardo di lei, avrebbe scommesso sulla prima. Aveva la netta impressione che quell’incontro casuale le avesse offerto un’occasione per non lasciare irrealizzato qualcosa che entrambi avrebbero voluto avvenisse qualche anno prima.
“Meglio tardi che mai” pensò tra se Gianni allontanandosi dalla fermata del bus.
2
Flora e Gianni si erano incontrati qualche anno prima, ma la loro conoscenza non era mai diventata una vera e propria amicizia. Era più che altro, un sentirsi saltuario tramite social o chat. Per entrambi l’attrazione puramente sessuale prevaleva.
Si erano conosciuti un sabato sera in un locale, tramite amici in comune. Gianni aveva subito notato la scollatura abbondante e generosa. Chiesto informazioni ad un amico, questi gli aveva riferito che se voleva provarci aveva strada libera. Flora era tornata single da poco, ma non si era trattata di una storia impegnativa e soprattutto quando era in crisi affettiva, il suo modo preferito di consolarsi era aprire le gambe.
Sentito ciò, Gianni non si era fatto pregare. Si era avvicinato a Flora, ricevendo l’impressione che lei non aspettasse altro, anche se aveva trovato negli atteggiamenti di lei una certa contraddizione. Il comportamento gli diceva volesse la stessa cosa per quella sera, un’avventura, una scopata e niente altro. A parole, invece, si dichiarava ancora innamorata del suo ex.
Nel dubbio, Gianni decise di ascoltare le parole dell’amico, spinto anche dal proprio uccello che iniziava a premere nei pantaloni, visto che la fanciulla non lesinava carezze, ne da ricevere tanto meno da dare e non perdeva occasione di strusciare il proprio lussurioso corpo su di lui. A questo si aggiungeva la scollatura profonda, che neanche tentava di nascondere una bella quinta tonda fasciata in un reggiseno di pizzo nero, con i capezzoli turgidi e sporgenti al punto da dare l’impressione di poterlo bucare da un momento all’altro; dalla vita in giù lo spettacolo cambiava poco, una gonna bianca al ginocchio, complici le luci del locale, non riusciva a celare una culottes alla brasiliana che tratteneva a stento le natiche tonde e abbondanti.
Quando Flora sfiorò con il sedere il basso ventre di Gianni, senza ritrarsi ma insistendo con lo sfregamento e gustandosi l’erezione, questi decise di rompere gli indugi. Si appartarono in un angolo del locale, dove c’erano già altre coppiette in cerca di privacy. La donna non esitò, appena arrivati in un angolino buio, ficcò la lingua in bocca a Gianni, che la lasciò fare accompagnandola con le spalle contro una parete e premendo il suo corpo su quello di lei. Quando Flora avvertì il membro eretto premere nella zona del basso ventre avvolse con la propria gamba quella di Gianni spingendolo verso se.
Continuando a baciarsi, Gianni allungò una mano all’interno della scollatura spingendola sino a stuzzicarle un capezzolo turgido tra le dita. Dopo un po’ si divincolò dalla presa di lei per inginocchiarsi dinanzi alla sua abbondanza. Senza indugio le alzò la gonna e iniziò ad accarezzarle le grandi labbra della vulva attraverso il tessuto della culotta, quando la sentì bagnarsi in maniera decisa cercò il clitoride iniziando a titillarlo, dopo un po’ tornò a stimolare le labbra per poi insinuare con decisione all’interno prima un dito e poi due.
Diede una rapida occhiata intorno per accertarsi di poter continuare indisturbato. Abbassò la culotta e avvicinò il viso alla vulva bagnata e vogliosa di Flora che passò dall’ansimare al gemere quando sentì la lingua di lui che lavorava tra le sue cosce.
Gianni già pregustava il momento in cui l’avrebbe penetrata, ma uno squillo improvviso bloccò ogni cosa. Ai piedi di Flora c’era la borsa di questa, al cui interno il cellulare suonava con insistenza.
«Aspetta devo rispondere» disse tra i gemiti «è la sua suoneria…»
Le ultime parole le aggiunse spostando il viso di Gianni dalla sua vulva e abbassandosi, con la gonna sollevata e la culottes abbassata, per recuperare il cellulare.
Gianni si spostò di lato, con un’erezione diventata di colpo fastidiosa, osservando la scena che assunse una nota surreale quando con la voce ancora calda dell’eccitazione Flora rispose alla chiamata.
«Amore speravo mi chiamassi!» Furono le parole della giovane, mentre con una mano cercava di rimettersi a posto l’intimo e i vestiti.
“Sperava che la chiamasse?” Iniziò a pensare tra se Gianni “Con la mia faccia tra le cosce? Che tra un minuto scarso avrebbe lasciato posto al mio cazzo? E come aspettava bene.”
Gianni non riuscì a trattenere una risata allontanandosi per non ascoltare le frasi smielate di lei che giurava al proprio ex di sentire terribilmente la sua mancanza, mentre aveva ancora l’interno coscia bagnato dei propri umori. Si girò a guardarla un’ultima volta, vedendola sistemarsi con una mano una coppa del reggiseno.
3
Flora aprì la porta lasciando entrare Gianni. Questi lanciò subito un occhio al maglioncino rosa con profonda scollatura. Un jeans a vita bassa, lasciava intravedere l’elastico di quello che sembrava essere un minimale perizoma di colore blu elettrico.
«Vuoi un caffè prima di iniziare?»
Gianni stava per chiedere cosa dovessero iniziare, ma si trattenne, non c’era bisogno di essere esplicito.
«No. Magari dopo.»
«Allora iniziamo subito.»
Flora si avvicinò ad un tavolo su cui trovavano posto vari libri e quaderni. In quell’istante Gianni fu tentato di iniziare subito, a modo suo. Avrebbe voluto afferrarle i fianchi abbondanti che traboccavano dai jeans attillati e metterla a novanta su quel tavolo.
Invece, dovette iniziare a spiegarle matematica, precisamente la teoria degli insiemi. Flora ascoltava le spiegazioni di Gianni sporgendosi in avanti sul tavolo, mettendo bene in mostra il florido seno, trattenuto da un reggiseno in tinta con il perizoma.
Dopo un’oretta di ammiccamenti vari che Gianni fingeva di ignorare, la studentessa si alzò con la scusa di un bicchiere d’acqua sparendo per qualche istante in cucina. Tornata non andò a sedersi di fronte a Gianni, ma si mise alle spalle di questi iniziando a massaggiargli le spalle.
«Sai qual è il mio problema?» Iniziò a dire con voce sensuale la donna. «Quando ho di fronte un bell’uomo, non riesco a concentrarmi.»
La chubby poggiò il seno sulla nuca di Gianni. L’uomo avvertiva anche attraverso vestiti e biancheria, i capezzoli turgidi.
«Non c’è problema, posso mettermi alle tue spalle. Così non mi vedi e non ti distrai.»
Gianni, stufo di giocare e voglioso di scopare, si alzò deciso portandosi alle spalle di Flora e spingendola verso il tavolo, su cui lei si abbassò senza opporre resistenza, mettendo in risalto il lussurioso sedere, tondo e abbondante. Il filo del perizoma sembrava sul punto di spezzarsi per la troppa abbondanza attraverso cui scivolava. Le sbottonò i jeans e glieli abbassò insinuando una mano tra le natiche morbide e abbondanti, trovando una pelle liscia e, cosa che lo stupì, priva di cellulite. Spinse le dite nella zona del perineo per poi scivolare fino alle grandi labbra. Notò che a differenza di anni prima, Flora aveva smesso di depilarsi in maniera totale.
Flora reagì subito al suo tocco bagnandosi. Dopo un po’ si alzò liberandosi con gesti rapidi di scarpe e pantaloni per poi sedersi sul tavolo rivolgendo il viso a Gianni, questi iniziò a baciarla con passione, intrecciando la sua lingua a quella di lei.
Con un gesto rapido e deciso le sfilò il maglioncino rosa, restando per un attimo a contemplare il seno abbondante. Era vero che il seno non era la sola cosa abbondante, ma a Gianni quella parte in particolare, lo eccitava più di tutto il resto.
«Ma che fai guardi? Io muoio dalla voglia di sentirti dentro!»
Non ci fu bisogno di dire altro. Terminato l’attimo di contemplazione Gianni iniziò a stringere tra le mani prima un seno poi l’altro. Quando fece uscire i seni dalla coppe del reggiseno, l’abbondanza di Flora risultò come era prevedibile, floscia. I due seni, di una sesta misura abbondante, si adagiarono fin troppo morbidi e lascivi sull’addome della donna.
Gianni le tolse del tutto il reggiseno e iniziò ad affondare il viso tra i seni, stringendoli con entrambe le mani attorno al suo viso, continuando fino a quando Flora non scese dal tavolo per inginocchiarsi dinanzi a Gianni, che non poté non ripensare alla scena, a parti invertite, di qualche anno prima. Ebbe la tentazione di andare a staccare il telefono e spegnere il cellulare, ma quando sentì le mani di lei che gli tiravano fuori l’uccello, capì che stavolta non sarebbero stati interrotti.
Le labbra carnose di Flora si appoggiarono sul glande turgido di Gianni e iniziarono ad ingoiare il membro. Con qualche sforzo, riuscì a trattenerlo per diversi secondi interamente in bocca. Flora tirò fuori dalla bocca il membro di Gianni tornando a respirare e lo osservò per un attimo prima di riprenderlo in bocca.
Gianni si meravigliò, quando sentì il suo glande contro la gola di lei. Non perché avesse un membro di lunghezza tale da non credere possibile che una donna lo prendesse tutto in bocca, anzi, se si considerava, la lunghezza, era assolutamente un uomo nella media, quello che lo rendeva orgoglioso era lo spessore. Flora, sembrò apprezzare la cosa, con una mano lo masturbava e con la bocca succhiava e leccava con voracità il glande.
Quando fu soddisfatta, si alzò di nuovo in piedi recuperando la posizione sul tavolo e sfilando il perizoma. Allargò le gambe mettendo in mostra un ciuffo non troppo abbondante di peli.
«Senza preservativo, ti va bene?»
«Come vuoi.»
«Mi piace di più… e poi, con quell’affare…» Disse lei ammiccando.
Gianni non perse tempo, affondò il viso tra le cosce abbondanti di Flora e iniziò a leccare e baciare, labbra e clitoride. Flora gemeva di piacere raggiungendo quasi subito un primo leggero orgasmo. Gianni se ne rese conto e si alzò pronto a penetrarla.
Prima però strofinò la spessa asta tra le cosce fradice di umori, per poi accarezzare le grandi labbra con la punta del glande. Ad ogni movimento Flora gemeva di voglia. Gianni spinse il glande all’interno facendolo solo per metà prima di tirarlo fuori con un movimento rapido. I gemiti di Flora aumentarono. Lui ripeté la cosa altre due volte, facendo impazzire la donna.
«Smettila… entra dentro…»
Gianni la fece attendere ancora qualche istante, sfiorando con il glande rosso e gonfio le grandi labbra vogliose di lei, prima di entrare con un movimento deciso.
I gemiti divennero urla che accompagnarono i profondi colpi di Gianni, che affondava il suo membro dentro Flora fino a farle sentire i testicoli toccare il perineo. Flora sentiva la vagina dilatarsi come mai prima. Non gli era mai capitato un uomo con un membro cosi spesso. La cosa la eccitava, facendole perdere del tutto il controllo in un orgasmo dilagante.
Cessò di avvertire il rigido tavolo sotto la propria schiena. Sentiva solo il membro di Gianni che la riempiva, dandole quel fastidio lussurioso che la faceva impazzire. Avvertiva i suoi umori colare tra le cosce. Il suo corpo vibrava all’unisono con gli affondi di lui.
Gianni osservava il corpo abbondante di Flora tremare come un eco dei suoi movimenti. Sentiva la vulva stretta stringere il suo membro, le pareti interne lo avvolgevano accarezzandolo con decisione. L’eccitazione aumentava sempre più.
Flora lo anticipò. Sentendo l’orgasmo montare di nuovo si lasciò andare ai colpi di Gianni che si fusero divenendo una sensazione unica e liquida. Un brivido le corse lungo il corpo partendo dal fulcro della sua femminilità. Urlò, fregandosene dei vicini che potevano sentire: stava godendo, che sentissero pure. Il pensiero che sentendo le sue urla di piacere, inequivocabili come più non sarebbero potute essere, potesse far eccitare qualcuno dei suoi vicini, non fece altro che acuire ogni sua sensazione.
La penetrazione di Gianni che non accennava ad interrompersi, fece si che l’orgasmo, dopo aver toccato il culmine, non scemasse, ma restasse intenso ed invadente fino a quando non sentì che anche lui si irrigidiva.
L’uomo si affrettò a tirare fuori il membro. Adagiando il glande sul monte di venere della donna e lasciandosi finalmente andare ad un liberatorio l’orgasmo, abbondante e caldo. Morbidi schizzi lattiginosi bagnarono il ventre e il seno di Flora.
4
Flora mentre preparava il caffè indossava solo una vestaglia, tanto trasparente da nascondere ben poco della sua nudità. Gianni invece si era rivestito, ma i pantaloni erano ancora sbottonati. Il fatto che lei non si fosse rivestita, era un segnale poco equivocabile. Meglio rilassarsi con un buon caffè, prima di riprendere il discorso.
In realtà rilassarsi risultò non proprio semplice. Anche se l’aveva appena scopata, averla davanti con solo quella sottile vestaglia che niente poteva celare delle sue grazie, non gli permetteva di abbassare la guardia.
Quando lei iniziò a sorseggiare il caffè con voluta e maliziosa lentezza, facendo scivolare un seno fuori dall’apertura della vestaglia, Gianni decise che il gioco era già durato troppo.
«Ci metti sempre cosi tanto per bere una tazzina di caffè?»
«Sì. Perché? Hai altro da offrire?»
«Direi di sì. E sono sicuro ti piacerà!»
Gianni si alzò in piedi tirando fuori l’uccello ed iniziando ad accarezzarselo. Quando iniziò a scappellarlo, fu abbastanza anche per Flora che abbandonò finalmente la tazzina.
«Vieni qui! Scommetto che sono più brava!»
Gianni si avvicinò, le afferrò la testa e spinse il membro con decisione nella sua bocca, fino a farlo entrare per intero.
L’esplorazione della gola di Flora terminò quando l’erezione tornò pulsante e vigorosa. Quando Gianni le tolse il membro dalla bocca la vide accarezzarsi la mandibola e sorridere in maniera viziosa. La fece alzare e la spinse a piegarsi sul tavolo, questa volta della cucina: quella mattina i letti erano banditi. Sollevata la vestaglia scoprendole il sedere tondo e lussurioso iniziò ad accarezzare il solco tra le natiche con il glande umido di saliva.
«No Gianni! In culo no, per favore. È troppo spesso! Mi farai male!»
«Tranquilla. Faccio piano.»
«Non è la velocità a preoccuparmi.»
Flora tentò di alzarsi, ma Gianni la trattenne. Le resistenze di lei furono blande, e quando sentì l’asta di Gianni strofinare la sua vulva, cessarono del tutto.
Quando fu pronto Gianni appoggiò il glande all’ano di Flora, tenendogli le natiche aperte con le mani, per poi iniziare a spingere con delicatezza. Ma lo spessore del pene non permetteva di entrare senza dolore. Lei iniziò a lamentarsi cercando ancora di sottrarsi. Gianni però continuò a spingere e per placare le sue proteste, allungò una mano fra le cosce titillandole il clitoride. Così facendo i lamenti divennero più caldi e lui poté entrare.
Flora avvertì dolore e piacere divenire tutt’uno. L’ano le bruciava per la dilatazione, ma la sua vulva era un fiume di umori, un orgasmo lungo e costante sciolse in maniera definitiva ogni residua resistenza della donna.
La penetrazione andò avanti per dieci minuti abbondanti. Quando Gianni lo estrasse, Flora avvertì un senso di vuota liberazione.
«Mi hai fatto male…» Disse con poca convinzione.
«A me sembrava stessi godendo, sai?»
«Lo devo ammettere.»
«Ma ora devi farmi venire…»
Flora non se lo fece ripetere, si sedette su una sedia, nonostante il dolore all’ano, e accolse il membro di lui tra i seni, iniziando a massaggiarlo. Bastò poco perché due schizzi caldi eruppero bagnandole il viso, accompagnati dai gemiti di piacere di Gianni.
5
Questa volta Flora si rivestì. Gianni pensò che se non le avesse fatto male il culo, forse si sarebbero concessi anche il tris.
«Ma lo sai che mi fa ancora male?»
«Credo ti farà male per qualche giorno» Disse ridendo Gianni.
«Quello ride pure. Ma vafanculo!» Anche Flora sorrise.
«È stato bello rivederti, però.»
«Anche a me ha fatto piacere.»
«Ti posso fare una confessione?»
«Dimmi.»
«Aspettavo questo momento dalla sera in quel locale. Ti ricordi?»
«Certo che mi ricordo. Per colpa tua che mi mollasti sul più bello dovetti farmi un cesso assurdo.»
Flora rise di gusto.
«Hai distrutto il culo anche a lei?»
«Non mi ricordo.»
«Non mi era mai capitato un membro cosi spesso, sai?»
«Lo prendo come un complimento?»
«Certo!»
Quando Flora, dopo un po’ accompagnò Gianni all’entrata si salutarono e lei disse ciò che Gianni sperava di non ascoltare.
«Ci rivediamo in questi giorni? Ti va?»
«Magari ci sentiamo. Ho in ballo un mezzo progetto di andare per qualche mese all’estero per delle ricerche.»
Gianni non era mai stato bravo a dire balle. Dal viso di lei era chiaro che neanche questa volta gli era riuscito.
«Certo…»
***
Flora non gli dispiaceva per niente. Per un attimo si era quasi pentito di averle rifilato quella balla, dopo essersela scopata, anche perché doveva ammetterlo con se stesso, gli era anche piaciuto.
Ma quello che aveva saputo di lei, dopo quella sera nel locale, gli impediva di pensare a lei per qualcosa che potesse diventare altro.
Quella sera, dopo essersi fatto il cesso assurdo, nello stesso posto dove si era quasi fatto Flora, all’uscita del locale aveva chiesto informazioni su lei all’amico in comune. Questi, davanti ad una birra, gli aveva spiegato che il ragazzo di cui lei si diceva tanto innamorata, niente altro era che uno con cui aveva scopato qualche volta nelle settimane precedenti.
«Ma io l’ho sentita a telefono, non sembrava…» l’amico non lo aveva fatto andare avanti.
Conosceva bene le telefonate di Flora e le sue chiacchiere.
«A quella piace solo scopare» aveva detto l’amico, prima di aggiungere. «E non ci sarebbe niente di male, anzi. Solo che, come spiegarti, sembra non lo voglia ammettere. Sa solo lei perché. Così ogni volta inizia a parlare di amore della vita e via dicendo. Poi si scoccia e fa la vedova inconsolabile per un po’, molto poco, perché fa sempre molto presto a trovare chi la consoli. Riprende a scopare, e la storia ricomincia.»
«Mezza svitata» aveva sentenziato Gianni.
«Fatto sta che se te la vuoi fare, ti basta fare il romantico mezza volta, ed è fatta. Nel giro di amici, ormai lo sanno tutti. E quando sei stufo te ne liberi senza problemi. Tanto il giorno dopo, ti avrà già rimpiazzato con qualcun altro.»
Uscendo dal palazzo si ricordò di quella conversazione. Ed anche delle varie storie di Flora che gli erano arrivate all’orecchio in seguito.
Sempre lo stesso amico, in un’altra occasione, nel raccontargli altre avventure amorose barra sessuali di Flora, aveva detto che forse il problema della ragazza era mettere d’accordo quello che gli usciva dalla bocca con quello che sentiva tra le gambe. Chiudendosi il portone del palazzo alle spalle, Gianni pensò che il suo amico probabilmente aveva ragione.
Eppure, sentiva un leggero senso di amarezza, pensando che a volte le apparenze ingannano. Forse quella che appariva come una mangiatrice di uomini, non era poi tanto insensibile e non ragionava, come molti uomini che la conoscevano sostenevano, con il clitoride.
Solo lei poteva sapere cosa mascherava cosa.

FINE

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