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Apro tutte le porte, sollevo le tapparelle. Mentre Jay si fa una doccia, ne approfitto per cambiare le lenzuola al letto e per sistemare le mie cose. Poi chiamo il mio amico Daniele. Visto che ho fatto il suo nome a mia madre, conviene almeno mettermi d’accordo per uscire con lui e Valentino. Ci mettiamo d’accordo sull’uscire per stasera e lo avviso che sarò in compagnia. “Che fai?”, mi chiede Jay. Mi giro e la vedo. Nuda, con i capelli ancora bagnati e il corpo pieno di goccioline d’acqua. “Leggevo i messaggi dei miei amici. Li ho chiamati per organizzare un’uscita insieme stasera e sapendo che sarò in compagnia mi stanno bombardando di messaggi. Sono curiosi”, le rispondo. Lei sorride e inizia a giocare con un dito nei capelli. “Aspetta, ti prendo qualcosa per asciugarti”, le dico, vedendola in quel modo. “Prendi anche qualcosa per asciugare per terra, ho allagato il bagno”, mi risponde. Mi avvicino a lei. Le metto una mano su un fianco. La guardo con aria di rimprovero. Le dò un morso sul labbro inferiore e le dico: “Avresti potuto aspettare di avere almeno qualcosa con cui asciugarti”. Lei non risponde. Attende che io mi allontani e poi aggiunge: “Era troppo bello vedere la tua faccia mentre ti facevo ciao ciao”. Le porgo un asciugamano grande. Ride. Avvolge l’asciugamano attorno a lei e poi viene ad abbracciarmi. Mi da un bacio lungo, dolce, come farebbe una donna con l’uomo che ama. “Guarda che non mi addolcirai, così. Sarai punita per aver provocato in quel modo”, le dico. Lei mi stringe con maggior forza. Mi bacia di nuovo. Inizia a baciarmi sulla guancia, sul lobo dell’orecchio. Morde. “Magari lo sto facendo apposta per essere punita”, sussurra. Le dò una pacca sul culo e lei si stacca da me, ridendo. Prende il telefono dalla borsa e chiama Ay, per avvisarlo che siamo arrivati a destinazione. Chiude la chiamata senza raccontargli nulla. Si mette a girovagare per casa mentre io asciugo l’acqua nel bagno. “Cosa dicevano i tuoi amici?”, mi chiede. “Beh sono curiosi. Vogliono conoscerti. Stasera andremo al Cotriero. É un locale sulla spiaggia, fanno musica dal vivo. Prenderemo lì qualcosa da mangiare e da bere. Sempre se va bene anche a te”, le dico. “Si, mi va bene. Anche io sono curiosa di conoscere i tuoi amici.”, risponde lei. “Sicuramente avrai addosso gli sguardi di tutti”, la stuzzico io. “Sfido, sono la novità!”, è la sua risposta, ma io incalzo: “No, Jay, ti guarderanno tutti perchè sei una donna fantastica. E perchè non indosserai il reggiseno, visto che te l’ho vietato, e le tue tette perfette attireranno sguardi”. “Allora devo scegliere bene cosa indossare. Oh, questo mi piace”, la sento esclamare. Interrompo quello che sto facendo e la vado a cercare. La trovo in camera da letto, di fronte all’armadio posizionato ai piedi del letto, ad ammirare l’enorme specchio che copre ben 6 ante. “Piace?”, le dico. Lei annuisce. Si morde il labbro. “Avremo modo di usarlo, allora. Adesso credo sia meglio prepararci. Vorrei passare a prendere un cappello prima che chiuda il cappellaio. E poi vorrei portarti già a mare. Sarebbe un peccato perderci l’occasione. Quindi…veloce, mettiti un costume”, le dico, tornando in bagno a finire di pulire e a darmi una sciacquata. “Ma posso mettere il reggiseno del bikini?”, chiede lei ad alta voce dalla camera. “No, ti è vietato anche quello!”, le dico. Lei non risponde.
Mi preparo in fretta e furia. Esco dal bagno col costume già addosso e trovo Jay in cucina a bere un sorso d’acqua. Vado in camera da letto e prendo la mia sacca del mare, che avevo preparato già. Raggiungo Jay. Mi guarda, con un’aria strana. “Cosa c’è?”, le chiedo. Lei si morde il labbro. “Tutto ok, Jay?”, continuo. Lei annuisce. “É solo che…non ho mai fatto topless, con Ay”, mi dice. “Mai fatto topless prima d’oggi?”, le chiedo. “No. Cioè, si. Col mio ex si. Con Ay no, anche se a lui piacerebbe che io lo facessi. Ma non abbiamo mai avuto l’occasione. Con te…sto per farlo sin dalla prima volta che saremo in spiaggia”, mi dice. Vado per parlare, ma lei mi interrompe. “E la cosa mi eccita. Sono più bagnata di prima. Spero di non macchiare il costume, anche se è scuro e quindi non dovrei aver problemi”, mi dice. Le sue parole sono un afrodisiaco potentissimo. Ho il cazzo che mi esplode nel costume, pur avendo finito di scopare questa donna meravigliosa non più di mezz’ora fa. La prendo per mano, la tiro a me. La bacio. Indossa un copricostume a fiori, leggero. In controluce diventa trasparente e si possono vedere benissimo i capezzoli duri e gonfi. Le palpo le tette. Sono perfette. Poi le dico di sbrigarci ed usciamo. La porto subito dal cappellaio. Per fortuna, troviamo la proprietaria, e non dobbiamo sorbirci il chiacchierone del figlio. Fu mio compagno di scuola, e ci avrebbe tenuti a discorso per ore! In men che non si dica, Jay prova alcuni cappelli e ne sceglie uno bianco, molto largo e carino, con un nastrino che cade in diagonale verso la parte posteriore. Se lo lascia addosso, pago il cappello ed usciamo. Lei afferra la mia mano immediatamente. Mi blocca. “Grazie”, mi dice, sorridendo e abbassando lo sguardo. Sembra quasi essere arrossita. Mi avvicino a lei. Le faccio una carezza sul volto. “Che c’è Jay, tutto ok? Sei arrossita”, le dico. “Si, tutto ok. Mi stai facendo sentire tua. E…oh, grazie! Dai, andiamo, voglio vedere il mare. Hai già scelto dove portarmi?”, mi dice. Le sorrido. Sarà difficile, quando lei andrà via. Averla accanto è meraviglioso. Oltre al fatto che è una donna bellissima, è anche tenera, dolce, e tremendamente porca. Ci mettiamo in macchina e le inizio a parlare dei posti in cui passiamo. Andiamo diretti sul lungomare, e ci dirigiamo verso la spiaggia su cui ho deciso di portarla costeggiando il mare. Più di una volta lei mi chiede di fermarci, ma le rispondo in continuazione che per oggi ho già deciso. “Vedrai, è una delle zone più belle. E sarà piena di gente…è l’unica pecca.”, le dico. “Si, certo. Come faccio a crederci? Ti divertirai, a vedere tutti guardarmi le tette”, commenta lei, quasi come se volesse lamentarsi. “No Jay, sul serio. Purtroppo in questo periodo le spiagge sono pienissime e non ci si gode il mare in tutta la sua bellezza. Sarà così pieno di gente, che sono certo che non sarai l’unica a stare in topless. Forse sarai l’unica ad essere uscita di casa già senza reggiseno, però”, le rispondo. Sorride. “Mi sta piacendo, stare senza. Mi sento libera. E poi tu sei sempre eccitato dalla cosa, altro motivo per cui starmene con le tette al vento”, mi dice. “Dovresti farlo più spesso”, commento. “Intanto credo proprio che lo farò finchè sarò qui.”, risponde. “Anche il topless?”, chiedo, incuriosito dalla sua risposta. Lei porta una mano tra i capelli, inizia a giocare come fa quando sta pensando a qualcosa. “Si, potrei. Non lo so, Alex. In questo momento sono così eccitata che vorrei stare in topless anche in macchina. Ma vederti guidare e guardarmi di tanto in tanto cercando di vedere qualcosa sotto la stoffa mi diverte di più. Poi vedremo. Per ora ti dico che sono nelle tue mani. Riesci a farmi fare ciò che vuoi, e riesci a farmi desiderare di farlo. Quindi, se vuoi farmi stare in topless tutti i giorni, sappi che dipenderà tutto da te”, mi risponde. “Jay…ho voglia di fare l’amore con te. Ora!”, le confesso. “Anche io, Alex. Ma guardarti mentre lo desideri è troppo bello, quindi resisterò a questa dolce tentazione”, mi risponde, mordendosi il labbro e portandosi una mano sul seno. Si stringe il capezzolo, con forza. Poi torna a guardare la strada, provando a rilassarsi.
Cerco di evitare il traffico, per quanto possibile, e mi parcheggio in località Pescoluse. Le maldive del salento sono a pochi passi, ma le secche che si creano in questa zona di costa si distendono per diversi kilometri, quindi il mare è bellissimo anche stando lontani dai lidi più gettonati. Porto subito Jay in un bar. “Non puoi passare da qui e non mangiare qualcosa da Martinucci. Sono i più bravi, in zona”, le dico. Lei è intenta a guardarsi in giro. Entriamo ed io mi prendo un rustico. Jay sembra incuriosita. Si fa il giro di tutte le vetrine, chiede al commesso che ci serve informazioni su ogni cosa commestibile. Il commesso, a dirla tutta, sembra molto più interessato a gustarsi le tette di Jay che premono sulla vetrina, che a dare spiegazioni dettagliate. Alla fine, la scelta di Jay si fa condizionare dal profumo che sente arrivare dal mio rustico. “Ok, prendo il medaglione di sfoglia anche io”, dice. “Rustico”, la correggo io. “Per me è un medaglione”, ribatte lei, dispettosa. “Rustico”, le rispondo io. Ed iniziamo una battaglia di parole, in cui io le ripeto “rustico” ad ogni battuta, e lei continua ad elencarmi le sue interpretazioni in base a quello che vede e sente assaggiando il rustico. Tra una battuta e l’altra superiamo il piccolissimo centro abitato che separa il punto dove abbiamo parcheggiato dalla spiaggia, passiamo per un piccolo bar con un giardinetto di palme sotto il quale sono stati allestiti tavolini, banchetti per la birra e finanche un tavolo da biliardo, e superiamo la duna che ci immette sulla spiaggia. “Vabbeh, in qualsiasi modo tu lo voglia chiamare, questo coso era buono. Senti Alex, ma quanto manca?”, chiede Jay. Faccio altri due passi, arrivando in cima alla duna, e mi fermo ad attenderla. Mi raggiunge, e quello che riesce a dire è solo un “Oh”. La vedo guardare estasiata lo specchio d’acqua davanti a se. Sembra una piscina, ma in realtà è solo il mare. Un mare che resta bassissimo per oltre 800 metri a causa delle secche che si creano in questa zona, un mare limpido, chiaro, trasparente. Un mare che, purtroppo, è super affollato di gente. Afflitto, guardo il pezzo di spiaggia che ci separa dal bagnasciuga. Non vedo un solo posto dove poterci mettere. “Spero solo di riuscire a trovare un posto dove metterci comodi, l’unica pecca qui è la gente, come ti dicevo”, dico rivolto a Jay. Lei si gira a guardarmi. “Alex, è bellissimo. Non sembra nemmeno il mare”, commenta. Vedo i suoi occhi brillare. Le sorrido. “Ragazzi, vi servo un paio di lettini con ombrellone?”. Mi giro. É il tizio del bar che abbiamo superato poco fa. Hanno una piccola concessione sulla spiaggia e affittano qualche ombrellone. “Non mi dire che te ne sono rimasti, a quest’ora e in questo periodo…”, gli dico io. Lui ride. “Diciamo che siete fortunati. Si è appena liberato un posto”, ci dice. “Ok, ma non te lo farai pagare il triplo”, gli dico, conoscendo la furbizia della gente del posto. “Tanto non pensavo di guadagnarci doppio, quindi vi posso fare metà prezzo. Ed è in prima fila, è un affare”, ci risponde. “Se fai sul serio ti dò un bacio”, gli fa Jay, incredula. Lui sorride, fa per risponderle, ma Jay continua: “in bocca”. Mi si gela il sangue. Mi giro a guardarla. Cosa le sta succedendo? Sembra seria. E si morde il labbro. Alla luce diretta del sole, il copricostume lascia ben poco all’immaginazione. Il ragazzo non ribatte, sorride e ci porta all’ombrellone. Ci fa accomodare, ci ripulisce i due lettini dalla sabbia. Jay stende subito il suo telo, posa la borsa sulla sdraio. Mi guarda. Mi fa l’occhiolino. Afferra il bordo del copricostume e lo solleva, sfilandoselo proprio mentre il ragazzo finisce di sistemare il mio lettino. Rimane a bocca spalancata. Cerca di controllarsi, ma il suo costume lascia intendere che ha molto apprezzato lo spettacolo. “Mica lo potresti spostare più sotto l’ombrellone, il mio?”, gli fa Jay. Lui le sorride. Si avvicina, prende il lettino e lo sposta. Jay lo segue, mettendosi di fronte a lui, che si ritrova con le tette nude di fronte agli occhi quando si alza. E il suo costume si gonfia. Così come il mio. L’occhiolino che Jay mi ha fatto prima mi ha fatto intuire che questo spettacolino è tutto per me, per provocarmi. “Quindi dicevi? Quanto ti devo?”, gli chiedo io, attirando la sua attenzione. Mi comunica il prezzo, girandosi verso di me. Lo pago, mi fa lo scontrino e fa per andarsene, ma Jay richiama la sua attenzione. “Scusami, aspetta.”, gli dice. Si avvicina. Si mette in punta di piedi e lo bacia. “Grazie”, gli sussurra. La vedo in tutta la sua sensualità. Bellissima. Eccitantissima. Il ragazzo rimane di sasso, poi Jay torna da me e si mette sdraiata sul lettino, scoppiando a ridere. Osservo il ragazzo allontanarsi, dopo averlo guardato un attimo negli occhi ed aver sollevato le spalle. Mi avvicino a Jay. “Ti prego, non farmi domande, muoio dal ridere. Ne parliamo dopo, ok?”, mi dice Jay. Mi metto sdraiato sul mio lettino e lei prende il flacone della crema solare. Oh no. No, a questo non sono preparato. La osservo. Indossa un costume blu scuro. O meglio, solo il pezzo inferiore del costume. Una brasiliana. Il suo seno è fantastico come sempre, i capezzoli sono già turgidi. Inizia a spalamarsi la crema dalle gambe, mettendosi seduta sul lettino. É sensualissima. Lo fa lentamente, come se volesse provocare, come se sapesse di avere addosso gli sguardi di tutta la spiaggia. Allungo lo sguardo. I nostri vicini di ombrellone sono una coppia di ragazzi, avranno la nostra stessa età ma hanno anche un bambino piccolo. Il ragazzo è impegnatissimo col bambino mentre quella che deve essere sua moglie è stesa a leggere. E il lui non si lascia scappare certo l’occasione: allunga lo sguardo di continuo. Mi metto seduto. Sento il cazzo esplodere e non è il caso di restare sdraiato a farlo notare a tutti. Jay scoppia nuovamente a ridere. “Che ti ridi…”, le dico. “Se a questo non resisti…”, dice lei, rimettendosi sdraiata. Si gira a guardarmi. Mi sorride e spalma la crema sul suo ventre. Poi lascia cadere altra crema sul seno, tenendosi le tette unite con una mano. E il mio cazzo gioisce alla vista di questo spettacolo. Jay ride. Si gira di nuovo a guardarmi. “Appunto, a questo che fai? Non hai il permesso di macchiarti il costume.”, mi dice, assumendo un’aria seria. Poi inizia a spalmarsi la crema. Il ragazzo all’ombrellone di fianco è completamente imbambolato. Jay spalma la crema lentamente, con i polpastrelli delle dita, con fare estremamente sensuale. Mi fissa. Vorrei scoparla ora, su quel lettino, spingerglielo tutto dentro e farla urlare di piacere, per poi sborrarle addosso mettendoglielo tra le tette. E lei sembra leggermi nella mente. Si tiene le tette strette, se le accarezza, se le solleva. Afferro il cellulare. Le faccio qualche foto. É troppo bella e sensuale per non immortalare il momento. Lei non protesta. Noto in lontananza altri ragazzi che guardano Jay, alcuni le fanno foto come sto facendo io. Infine, Jay inizia a massaggiarsi i capezzoli. E questo rischia seriamente di farmi esplodere. Li stringe tra le dita, li solleva in alto, facendo alzare le tette e lasciandole ricadere, provocando dei movimenti così eccitanti che mi riprometto di chiederle di rifarlo quando saremo a casa. Mi gusto la scenetta della tizia all’ombrellone a fianco che da un calcione al marito. Jay scoppia di nuovo a ridere. Poi si ferma e stende le braccia ai lati del suo corpo, chiudendo gli occhi.
“Oh, ora posso prendere il sole. Tra un po’ mi spalmi la crema dietro e poi ci andiamo a fare un bagno, ti va?”, mi dice lei. “Ok. Jay programmiamo la giornata? Non vorrei arrivare a stasera completamente senza forze, quindi magari che ne pensi se non torniamo troppo tardi e ci riposiamo un po’?”, le dico. Lei annuisce, poi mi risponde: “Tu hai pure guidato. E prima ci hai dato dentro parecchio, sarai stanco. A che ora vuoi tornare?”. Guardo l’orario. Sono quasi le 2 del pomeriggio. “Ci facciamo 3 ore di mare, ok? Verso le cinque andiamo a casa, ci facciamo una doccia e riposiamo un po’. Poi per le 10 dobbiamo stare al Cotriero, quindi per le 9 e venti usciamo di casa”, le dico. Lei mette il dito nei capelli. Eccola, sta architettando qualcosa. Resto ad osservarla. Cazzo quanto è bella. Noto che il ragazzo all’ombrellone accanto continua a lanciare degli sguardi di tanto in tanto. La moglie sta cercando di far addormentare il bambino. Lui è sempre più in difficoltà. “Quando giochi con i capelli in quel modo hai qualcosa in testa, Jay”, dico verso di lei, che risponde con un sorriso. Sospira. Poi fa scendere lentamente le dita sulla sua pelle. Si accarezza il collo, la clavicola. Porta la mano sul seno. Ha gli occhi chiusi per tutto il tempo. La vedo stringere la mano sul seno, poi portarla verso il capezzolo. Stringe anche quello, tenendolo tra il palmo della mano e le dita. Lo tira forte, lo lascia e apre gli occhi. Si tira leggermente su. Si gira a guardarmi. “Si, ho qualcosa in testa. Perchè?”, mi chiede. “Non vuoi dirmi cosa hai in mente?”, le dico. Storce le labbra, come per pensare. Si gira intorno, da uno sguardo alla spiaggia. Si rigira verso di me. “Mica mi ero accorta di tutta questa gente. Avranno notato nulla?”, dice sottovoce. “Cosa avrebbero dovuto notare?”, le chiedo. Lei dondola i fianchi. Sulle sue labbra si disegna lentamente un sorriso malizioso. Abbassa lo sguardo sul seno, facendomi capire a cosa alludeva. Poi si mette seduta, di fronte a me. “E poi sono fradicia”, aggiunge, con un filo di voce. “Aaah..oh beh, qualcuno ha notato sicuramente”, le dico, indicando il vicino d’ombrellone col dito, senza farmi vedere. “Comunque, non cambiare discorso, furbastra. Cosa stavi architettando?”, le dico. Lei sorride. Si stende a pancia in giù, facendo attenzione a muoversi lentamente e ad inarcare vistosamente la schiena, facendo sollevare il suo culo fantastico. Il seno è la parte del suo corpo che tocca per prima il lettino. La scena è favolosa. Ho il cazzo che mi esplode nel costume. Jay si gira verso di me, si passa una mano nei capelli per sistemarli e spostarli di lato, poi chiude gli occhi. “C’è sempre da capire se resisterai fino alle cinque, o se magari vorrai portarmi a casa prima”, mi dice. Rimango di stucco. Dalle sue parole capisco che ha intenzione di provocarmi così come sta facendo per tutto il tempo. E so già che non riuscirei a resistere a lungo. Jay mi porge il flacone della crema. “Su, datti da fare”, mi dice. E io non attendevo altro! Mi metto seduto sul bordo del suo lettino, di fianco alle sue gambe. Inizio a spalmarle la crema sui polpacci, sulle caviglie. La spalmo lentamente, ma senza fermarmi un istante. Poi passo alle cosce. Lei divarica leggermente le gambe, permettendo alla mia mano di scendere verso l’interno coscia. Noto una macchia scura sul suo costume. Era seria, quando diceva di essere fradicia. Spalmo la crema e con i polpastrelli delle dita sfioro il costume proprio lì, dove c’è quella macchia scura. Jay sospira. Poi risalgo, su, verso le natiche, che hanno ancora il segno delle mie dita, anche se ormai si vede appena. La brasiliana lascia gran parte delle natiche scoperte, ma io mi insinuo con le dita sotto il bordo, palpeggiando quel culo fantastico, accarezzandolo lentamente. Le do un pizzicotto, così velocemente che nessuno può essersi accorto del gesto. Lei, però, lo ha avvertito, e risponde dondolando i fianchi. Continuo a spalmare la crema. La spalmo sui reni, sulla schiena, salgo verso le scapole, le spalle. Jay si rilassa sotto le mie mani. “Uhmm non sapevo fossi bravo a massaggiare”, mi dice. Mi fermo. “E non ho nemmeno iniziato, a dire il vero. Ho solo spalmato”, le rispondo, dandole una leggera pacca sulla natica destra come per comunicarle di aver finito.
Lei scatta. Si mette seduta, facendo ballare le tette in maniera vistosa. Poi raccoglie i capelli, li lega a coda, inarcando la schiena nel mentre e mettendo in bella mostra quelle tette meravigliose. Il ragazzo di fianco a noi strabuzza gli occhi, ma la moglie gli da un altro strattone. Poi si mette tra lui e Jay, si slaccia il reggiseno del costume e si mette sdraiata pancia in giù, richiamando l’attenzione del marito. Jay ride. Si alza. Si gira verso di me, piegandosi sulle mie spalle. Sento il suo capezzolo sfiorare la mia pelle. “Mi raggiungi in acqua?”, mi sussurra, mordendomi l’orecchio. “Si, vai avanti tu”, le rispondo. Non mi perderei per niente al mondo lo spettacolo del vederla entrare in acqua in quel modo, mezza nuda. In un attimo è già con i piedi in acqua. La osservo camminare, entrare in mare senza indugi. L’acqua le sale fino alle ginocchia, poi il livello resta lì, basso, mentre lei continua a camminare, sculettando. Diversi ragazzi, e anche qualche ragazza, si girano a guardarla. Mi gusto la scena di un gruppetto che gioca con la palla in acqua. Si fermano per guardare Jay. Poi un ragazzo lancia di proposito la palla vicino a lei, schizzandole addoso un po’ d’acqua. Uno dei ragazzi si avvicina a Jay. Probabilmente le chiede la palla, perchè lei si piega in avanti, la prende e la lancia al tipo, facendo dondolare le tette. Ho il cazzo durissimo. Cercando di nasconderlo con il polso, mi alzo, e raggiungo Jay, che si è girata verso di me. Quando sono a pochi passi da lei la vedo piegarsi in avanti, mettere le mani in acqua e…iniziare a lanciarmi l’acqua addosso. Ride. Io sto al gioco. Parte una guerra di schizzi che termina poco dopo con me che salto addosso a lei e la spingo in acqua. Jay è divertita, sorridente. L’ho conosciuta in un contesto totalmente diverso, ed ora che la sto lentamente conoscendo meglio mi piace sempre di più. Lei si alza. La prendo per mano e andiamo di corsa verso il largo, ci tuffiamo. Lei si avvicina a me. L’acqua ci arriva alle spalle. Mi abbraccia. Mi bacia. Sento il suo seno premere contro il mio petto, e la mia erezione premere contro il suo ventre. “É tutto bellissimo, Ale…grazie.”, mi dice. “Tu sei bellissima”, le rispondo. “Shh…non dirlo. Preferisco capirlo da come mi guardi”, ribatte. “Come ti guardo?”, chiedo. “Come se stessi per saltarmi addosso in ogni momento. Come se non riuscissi a staccarmi gli occhi di dosso. Mi piace. E mi eccita”, risponde. “Ho notato. Il costume era piuttosto bagnato”, le dico, mettendole una mano sulla natica sinistra e stringendola. “Dovrai attendere, lo sai, si?”, mi dice. Protesto, chiedendo il motivo. “Perchè voglio godermi quello sguardo. Voglio fare l’amore con te dopo aver avvertito per tutto il tempo il tuo desiderio. Voglio farti impazzire. Sono sempre più tua”, mi risponde. La stringo a me. La bacio. Le metto la mano sul seno, stringedole il capezzolo come ha fatto lei poco fa. “E del ragazzo dell’ombrellone, che mi racconti?”, le chiedo. Scoppia a ridere. “Non puoi capire. Divertentissimo. A parte che quando mi ha sistemato il lettino mi sono messa vicino a lui di proposito. Ho sentito il suo respiro sul capezzolo quando si è sollevato, per quanto eravamo vicini. Faceva certe espressioni troppo divertenti. E poi quando l’ho baciato è rimasto di sasso. Ho provato a spingergli la lingua in bocca ma teneva le labbra serrate, per quanto era sorpreso. Si è giocato l’occasione”, mi racconta. “Hai idea di quanto mi abbia eccitato quella scena?”, le chiedo. “Perchè, il tipo di fianco a noi che mi guarda non ti ha eccitato? O i ragazzi che mi hanno tirato la palla? O la crema? E non sai cosa ti attende, ancora”, mi risponde. “Cosa mi attende?”, ribatto subito. Non risponde. Mi da un morso sul collo. Mette le gambe attorno al mio bacino, facendomi sentire la sua figa premere contro la mia erezione. “Ho voglia di te. Ma attenderò. E poi voglio vederti venire sul mio viso”, mi sussurra. Non ce la faccio. Questa donna mi fa impazzire. Si accorge della mia eccitazione dal modo in cui le stringo il culo nelle mani. Si stacca da me. Ride. Va verso riva. Non posso uscire in queste condizioni. Sono indecente. Faccio un paio di bracciate, cerco di calmarmi pensando al fatto che dovrò affrontare mia madre. Ne dovrò parlare, con Jay.
La preoccupazione dell’affrontare mia madre mi aiuta a calmarmi. Esco dall’acqua e trovo Jay ad attendermi. “Dai Rosolino, muoviti. Andiamo a prenderci qualcosa da bere”, mi dice, scherzando sul mio aver fatto una nuotata. Prendo il mio telefono e il portamonete e ci incamminiamo verso il bar con le ciabatte in mano. Passiamo tra gli ombrelloni. Noto con estremo piacere che Jay ha deciso di andare al bar senza rimettersi il copricostume, e questo mi eccita molto. Rischio di avere un’altra erezione. Arrivati alla passerella ci mettiamo le ciabatte. “Non pensavo saresti veramente venuta al bar così”, le dico. “Perchè non dovrei? Che c’è di male? Sono solo un paio di tette”, commenta lei, iniziando a sculettare. “Sono le tue…no, sono le mie tette. Perchè mi appartengono. E sono tette che tutti vorrebbero”, le dico. Si ferma nel bel mezzo della passerella, sulla duna che separa la spiaggia dal bar. Si gira. Prende la mia mano e se la porta sul seno, stringendo la sua sulla mia per farmi palpare forte il suo seno. “Esatto, sono tue. Come ogni parte di me”, mi dice. Poi tenendomi per mano riprende a camminare. Arriviamo al bar. É pieno di gente, molti sono in piedi in giro per il giardinetto. “Che ti prendi?”, chiedo a Jay. “Una birra, ti va?”, risponde lei. “Corona? Due?”, le dico. Mi trattiene. Si gira. Mi da un bacio sul collo. “Goditi lo spettacolo”, mi sussurra, e mi lascia sul posto, buttandosi tra la folla. La vedo sculettare tra la gente, vedo diversi ragazzi urtarla di proposito, in molti le guardano il seno, tanti commentano con gli amici, ma lei punta dritta verso il bancone del bar. La vedo chiedere le due birre. Il barista le tiene gli occhi puntati addosso. I ragazzi in fila dietro di lei fanno gesti commentando il suo fondoschiena. Pensare che lei stia facendo tutto questo per me, per farsi desiderare, mi fa sentire sempre più fortunato e terribilmente eccitato. Temo che, una volta a casa, riuscirò a scoparla giusto per pochi secondi, prima di venire. Sono troppo su di giri. Jay ha preso le due birre, Ne tiene una per mano, ha borsello e cellulare sotto il braccio. Cerca di districarsi in mezzo alla gente, sollevando spesso il braccio che può sollevare. Le sue tette sono sempre più esposte. Passa vicino al tavolo da biliardo, dove ci sono dei ragazzi che stanno giocando. Uno di loro la urta con la mazza durante un tiro. Lei si gira. La vedo parlare col ragazzo, sorride. Poi il ragazzo arrossisce, i suoi amici sembrano sorpresi, Jay divertita. Mi raggiunge, con un sorriso irresistibile. Nel frattempo ho trovato un paio di sgabelli liberi nel giardinetto. Jay si mette seduta vicino a me, mi porge una birra, facciamo toccare le bottiglie e iniziamo a bere. “Che? Perchè sorridi così?”, le chiedo. “Sono divertita”, mi risponde. “Per?”, chiedo ancora. “Vederti. Vederti così eccitato da non poterne più. Sono più bagnata di prima, sai?”, mi dice. “Ah. E quindi non sei divertita per i ragazzi del tavolo da biliardo?”, insisto. Ora sono proprio curioso di sentire il suo racconto. Ride. “Beh, mi ha urtata di proposito, se l’è meritata”, risponde. “Meritata…cosa?”, incalzo io. “La risposta. Mi ha chiesto scusa per avermi urtata, poi mi ha invitata a giocare con lui, gli ho detto che non so giocare, ha insistito. Voleva insegnarmi”, inizia a raccontarmi. “E tu?”, chiedo. “E io gli ho detto che c’eri tu ad attendermi…e che sono abituata a dimensioni molto più larghe rispetto alla mazza che teneva in mano”, mi risponde, quasi come se fosse la cosa più naturale al mondo. “E se lui avesse reagito?”, le chiedo, dimostrandole la mia preoccupazione per lei. “C’eri tu, no? Senti Alex, non so che cosa mi sta succedendo. Non è da me, dare quelle risposte. Sono sorpresa anche io. Però il pensiero di te che non riesci più ad attendere e hai voglia di scoparmi mi sta facendo impazzire. Sembro una adolescente alle prese con le prime esperienze di sesso. Ne voglio sempre di più. Ti voglio. Toh, guarda, sta guardando verso di noi.”, risponde lei, aggiungendo un saluto con la mano al ragazzo del tavolo da biliardo. Lui saluta da lontano. Vedo i suoi amici dargli una pacca sulle spalle. Prendo Jay per mano. Sollevo la birra verso di lui. Lui mi fa un saluto col pollice sollevato. “Jay…ora tu ti alzi, e ti fai portare a casa. Non so nemmeno quanto sarò in grado di durare, sono troppo eccitato, ma ti voglio”, le dico. Lei si alza, senza batter ciglio. Lascia la birra sullo sgabello, mi toglie la mia di mano, posandola accanto alla sua, e tenendomi per mano mi porta verso l’ombrellone. Rido. Arrivati all’ombrellone, la vedo afferrare il copricostume e indossarlo. Poi si toglie la brasiliana. La guardo. Noto il ragazzo di fianco a noi che strabuzza gli occhi, non visto dalla moglie. “Non vorrai mica che ti bagni tutto il sedile”, mi dice Jay. Raccoglie le sue cose. Si gira verso il ragazzo di fianco a noi. “Ciaaao”, dice, smorfiosa. E inizia a camminare verso la passerella. La raggiungo. La prendo per mano. “Tanto lo bagnerai ugualmente”, le dico. Lei sorride.
In macchina non parliamo. Lei si sfiora di continuo il seno, si pizzica i capezzoli. Geme con un filo di voce. Ho il cazzo che mi esplode. Arriviamo a casa. Porto Jay direttamente sotto la doccia. Le tolgo il copricostume che siamo già sotto il getto d’acqua. Lei è in preda all’eccitazione. Mi bacia, mi morde. Le metto la mano tra le gambe e la trovo allagata. I suoi umori scendono fino alle ginocchia. Le mordo il collo, scendo verso il seno, lo prendo, lo stringo forte nelle mani, mordendole i capezzoli, succhiandoglieli forte. Geme. Mi preme la testa sul seno. Poi la giro. Le metto una mano tra i capelli, tirandole indietro la testa. Lei inarca la schiena. Le sue tette premono contro il muro. Il getto d’acqua le arriva in faccia. La penetro. É così bagnata che entro dentro facilmente. E urla, da subito. “Oh, Alex, si, si non vedevo l’ora”, mi dice. Inizio a scoparla con forza, spingendo in quella figa fradicia senza fermarmi. Devo trattenermi, ma non è facile. Le do una sculacciata. E la sua figa diventa stretta di colpo. Viene. La sento tremare, scossa dagli spasmi dell’orgasmo. Afferro il flacone del bagno schiuma e inizio a spalmarglielo addosso, mentre sono ancora dentro di lei. Inizio a muovermi lentamente, mentre le lavo la schiena. Poi le afferro il seno, lavando anche quello, accarezzando e palpando quelle tette sode. Lei inizia a muovere il bacino in modo sensualissimo. Le mie mani arrivano sul suo culo. Faccio cadere altro bagnoschiuma. L’odore di muschio bianco invade il bagno. Uso il bagnoschiuma per lubrificarle il buchino posteriore. La stuzzico, spingendo due dita dentro. Lei sbatte la mano aperta sul muro. Geme. Attendo qualche istante per farla abituare, poi è il cazzo a farsi spazio in quel culo magnifico. Entro lentamente. Jay inizia a spingere col suo bacino. Vuole sentirmi dentro di lei. La scopo. Le scopo il culo, facendola gemere ancora, forte. E poi esco. Non ce la faccio più. La faccio girare. Lei capisce subito che sto per venire. Si mette in ginocchio, ma il getto d’acqua le arriva in faccia. Mi tira di lato. “Sul viso, ti voglio sul viso”, mi dice. Prende il mio cazzo in mano, mi masturba. Poi prende la cappella in bocca e succhia così forte da farmi quasi male. É troppo. Non resisto. “Cazzo Jay, vengo”, le dico. Lei si mette sotto la cappella e accoglie sul viso i miei schizzi, copiosi, che le coprono le guance, le labbra, gli occhi. Un paio di schizzi le arrivano tra i capelli. Si prende il mio cazzo in bocca per sentire gli ultimi schizzi. Lo ripulisce, si alza, mi abbraccia, col viso ancora pieno del mio sperma. Mi bacia. Con passione. Mi spinge la lingua in bocca. Ci ripuliamo, lavandoci a vicenda e coccolandoci sotto l’acqua. Ci asciughiamo e ci buttiamo sul letto, abbracciandoci. Metto la sveglia. Ci serve riposare qualche ora. Ci addormentiamo così, stretti sul letto.

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