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Erotici Racconti

Un convento del ‘700

By 13 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

A quei tempi non si andava in convento per ragioni religiose ma, nella maggior parte dei casi, venivano mandati i ragazzi e le ragazze per farli studiare e per non fargli fare le cose che oggi fanno tutti i ragazzi e tutte le ragazze, cio&egrave fornicare !

Però anche allora la voglia c’era e, secondo un manoscritto che abbiamo recentemente trovato, le cose più sporche avvenivano proprio nei conventi.

Noi ve ne racconteremo, nella lingua attuale, alcune di quelle più divertenti.

Storia N’ 1

Una ragazza (che da ora in avanti chiameremo Olga) fu mandata dalla sua nobile famiglia in convento perché avevano scoperto che la sera quando andava a letto si metteva tutta nuda sotto le coperte e poi la sentivano mugolare. Una sera la mamma e il papà entrarono nella sua camera e la scoprirono mentre stava mugolando. Immaginatevi che cosa videro ! La ragazza tutta nuda con le gambe ben aperte si era infilata due o tre dita nella sua passerina per farsi un bel ditalino !

E’ inutile che vi dica cosa successe perché avete già capito che il giorno dopo fu portata di forza al convento e l’ultima cosa che le dissero fu: ‘Vai subito al confessionale e dì subito cosa facevi ieri sera nel tuo letto e, se possibile, fatti benedire’.

I genitori se ne andarono via sicuri che la loro figlia non avrebbe più fatto quelle porcherie. Cosa successe dopo lo saprete dal seguito di questa storia.

In verità la ragazza andò a confessarsi con il prete che stava dall’altra parte della griglia raccontandogli quello che era successo la sera prima. La persona che era dall’altra parte le disse che la sua colpa era molto grave e non era sufficiente una breve confessione per cui avrebbe dovuto andare, dopo la cena, nella sua celletta per avere un colloquio più lungo. La ragazza lo ringraziò e gli chiese il numero della sua celletta per raggiungerlo dopo cena.

E così fece. Bussò al numero al N’ 69 (numero strano per un convento !) e si vide aprire da un giovane bellissimo non nelle vesti da prete ma in una vestaglia sgargiante.

‘Forse ho sbagliato numero’ disse ‘credevo che qui ci fosse un prete’. ‘No non hai sbagliato’ rispose lui ‘io sono il prete che ti deve confessare. Scusa per la vestaglia ma me la sono messa perché qui fa tanto caldo. Anche tu puoi ridurre gli abiti pesanti che hai addosso prima di inginocchiarti davanti a me per continuare a parlare di quello che mi stavi dicendo nel confessionale’.

Lui si mise a sedere in una grande poltrona e lei, che si era levato la giacchetta pesante, si inginocchiò di fronte a lui che aveva allargato un po’ le gambe.

‘Allora’ disse lui ‘raccontami un po’ meglio che cosa stavi facendo quando i tuoi genitori ti scoprirono’.

‘E’ difficile dirlo’ rispose lei ‘perché ero sotto le coperte, tenevo gli occhi chiusi e la mia mano andò a finire proprio fra le mie gambe’.

‘Lo capisco’ disse il prete ‘però fammi vedere che cosa facevi con la mano. Chiudi gli occhi e lascia che la tua mano vada dove era andata ieri’

Olga chiuse gli occhi, si alzò un poco la sottana e infilò la mano sotto le sue mutandine. Il prete, padre Pio, intanto si era allargato la vestaglia sotto la quale non aveva neppure le mutande e con la mano si teneva il pene quasi duro. Proprio in quel momento Olga aprì gli occhi e vedendo cosa stava facendo padre Pio fece un gran sorriso e disse ‘Bravo, anche lei fa quello che facevo io nel mio letto però lei ha in mano una cosa, che io non ho mai visto, mentre io mi infilavo due dita in quella cosa che ho io fra le gambe. Perché non ci scambiamo le posizioni ? Io prendo in mano quel coso che lei ha fra le gambe e lei mette due dita nella cosa che ho io ?’

‘Certo che si può fare’ rispose padre Pio ‘però per farlo meglio &egrave opportuno che tutti e due ci si spogli completamente. Io lo faccio subito fallo anche tu’.

Tutti e due si trovarono nudi uno di fronte all’altro, lui con il pene in mano e lei con due dita nella vagina, pronti a fare lo scambio. Si avvicinarono e quando lei prese in mano il suo pene già duro disse ‘Mamma mia, come &egrave grosso il suo coso ma come fanno a infilarlo in una cosina così piccola come la mia per fare dei bambini ?’

‘Non ti preoccupare’ le rispose ‘noi non vogliamo fare dei bambini però possiamo fare tante cose molto divertenti. Se vuoi possiamo farlo subito. Guarda, io mi sdraio per terra tu ti metti in ginocchio con le gambe aperte sopra la mia testa e io ti lecco la tua passerina, tu ti chini sul mio uccellino e incominci a ciucciarlo. Vedrai come &egrave piacevole per tutti e due. Questo giochino si chiama ’69’ come sta scritto sulla mia porta’.

La cosa riuscì benissimo anche se la ragazza inesperta non sapeva che ciucciandogli l’uccellino si sarebbe trovata la sua bocca piena di sperma. Fu bravissima, l’ingollò tutto senza dire una parola. Un altro dubbio lo ebbe perché quando lui le leccava la passerina e con un il dito più lungo le andava su e giù dentro il buchino del suo culino.

Non che non le piacesse ma non capiva a quale fine fosse fatto e per questo glielo chiese.

‘Vedi ragazzina’ le disse ‘quello che stavo facendo nel tuo buchino era una premessa a quello che adesso possiamo fare. Come ti dicevo prima noi non possiamo fare dei bambini e siccome adesso non esistono dei sistemi per impedire al mio sperma di entrare nella tua vagina quindi io non ti posso infilare il mio uccello nella tua fighina perché rischierei di metterti incinta. Però se te lo infilo nel tuo delizioso buchino potremo godere tutti e due senza alcun rischio. Se vuoi lo possiamo provare anche adesso basta che tu mi faccia rizzare, con le mani e con la bocca, il mio uccello che adesso &egrave molto moscio’.

Olga accettò subito la proposta pregandolo, però, di non farle male. Rapidamente gli fece ritornare l’uccello bello duro e si sdraiò sul tappeto pronta a riceverlo. Lui intanto s’era procurato della vasellina per rendere il suo uccello più scivoloso e, prima di usarlo, le mise un grosso cuscino sotto la pancia in maniera di avere una migliore posizione per infilarglielo nel suo buchino.

Con il medio unto fece le prima prova che riuscì bene perché lei mugolava dal piacere, poi provò ancora con due dita ma anche quelle furono accettate aumentando i suoi mugolii, a quel punto non rimaneva altro che incularla con il suo cazzo ben duro.

Dalla bocca di Olga uscì un urlo che era difficile da interpretare perché poteva essere causato dal dolore o da un grande piacere.

A quello che ho capito dal racconto che vi dicevo le cose erano andate molto bene perché, a quello che si dice, scapparono insieme dal convento ed ebbero tanti figli.

Storia N’ 2

Siamo ancora nel ‘700 ma, questa volta, si tratta di un convento di suore che si occupavano dell’insegnamento ai giovani, maschi e femmine. Gli scolari non erano tanti e, per questo, non avevano bisogno di aule ma ricevevano i ragazzi e le ragazze nelle loro cellette. Una di loro, Maria Concetta, preferiva insegnare nella sua cella agli studenti due per volta, un ragazzo e una ragazza.

Fra le varie cose che Maria Concetta insegnava c’era lo studio del corpo umano: Aveva, nella parete della sua celletta, una carta completa del corpo maschile e femminile che le serviva per indicare con la sua becchetta le varie parti del corpo. Normalmente incominciava dalla testa e finiva sui piedi senza fermarsi sui genitali cosa, per una suora, abbastanza normale. Infatti i genitali maschili e femminili erano stati cancellati.

Anche con i due ragazzi che venivano da lei per imparare tutte le materie mantenne l’eliminazione dei genitali. I due allievi, Giorgio e Olga, protestarono perché tutti e due volevano fare i dottori e, quindi, avevano bisogno di conoscere tutto il corpo umano compresi i genitali.

Maria Concetta di fronte a quella protesta rimase sorpresa ma, anche lei, capì che i due ragazzi non avevano troppo torto. ‘Vedete’ disse ‘ forse avete ragione ma per risolvere il problema &egrave meglio che ritorniate dopo cena e troveremo insieme una soluzione’.

I due ragazzi accettarono la sua richiesta e dopo cena tornarono da lei. Bussarono, Maria Concetta aprì loro la porta e, quando entrarono nella celletta, trovarono, con grande sorpresa, il giovane prete che veniva la domenica per dire le messa.

‘Vedete ragazzi forse ho trovato la soluzione’ disse con un leggero sorriso sulla bocca ‘Il priore spiegherà a Giorgio cosa &egrave il sesso maschile e io farò la stessa cosa con Olga. Cosa ve ne pare ?’.

I due ragazzi, piuttosto stupiti, dissero che a loro andava bene. ‘Però non comprendiamo come si potrà fare quello che lei dice in una celletta così piccola’.

‘Non preoccupatevi’ rispose Maria Concetta ‘ io e il priore staremo spalla a spalla in mezzo alla stanza e tu, Giorgio, starai di fronte al priore e tu, Olga, starai di fronte a me. Così da una parte si parlerà del sesso maschile e dall’altra parte di quello delle femmine. Eventualmente si potrà confrontare il sesso di voi ragazzi con quello di noi grandi. Forza, incominciamo subito !’.

Ancora vestiti si misero nella posizione che Maria Concetta aveva detto e da ambedue le parti incominciarono a parlare del reciproco sesso.

‘Ma questo non ci permette’ dissero contemporaneamente i due ragazzi ‘di capire qualcosa della differenza del sesso dei giovani e di quelli più vecchi. Forse saranno uguali ma noi li vogliamo mettere a confronto’.

‘Va bene’ dissero il priore e la suora ‘però pretendete troppo. Vi contenteremo anche questa volta ma poi non pretendete altro.

Il priore disse al ragazzo di lasciarsi cadere i calzoni e le mutande fino alle scarpe poi gli prese in mano l’uccellino ‘Vedi questo si chiama pene e questi che stanno sotto si chiamano testicoli’ disse mentre glieli accarezzava ‘se vuoi vedere e toccare i miei mi tiro già anch’io i calzoni e le mutande così potrai valutare, e toccare con mano, la differenza fra il mio e il tuo sesso’.

Lo scorrere delle mani sui due peni li aveva fatti diventare abbastanza duri e, naturalmente, quello del prete era diventato più grosso di quello del ragazzo che, però, non era poi molto più piccolo.

Frattanto dall’altra parte stava succedendo, più o meno, la stessa cosa. La ragazza e la suora si erano levate le sottane e le mutandone che a quei tempi si usavano. La cosa era un po’ diversa perché non c’era nulla da prendere in mano però esistevano le dita che, reciprocamente, si erano infilate nella vagina. La suora insegnò alla ragazzina che anche loro avevano un piccolo pene, cio&egrave il clitoride, che toccandolo diventava un po’ duro e faceva gridare dal piacere che creava a tutte e due.

Sentendole mugolare il prete e il ragazzo, credendo che stessero male, si voltarono verso di loro con i reciprochi uccelli nelle mani. La suora e la ragazza, vergognandosi di quello che stavano facendo, si inginocchiarono di fronte al prete e al ragazzo proprio all’altezza dei loro peni ormai ben duri. Passarono pochi secondi e, indovinate, dove andarono a finire i loro uccelli ! Naturalmente nelle bocche delle due femmine che ciucciarono così bene i cazzi dei maschi che in pochi minuti vennero nelle loro bocche. Per contraccambiare i due maschi le fecero sdraiare per terra, le alzarono le gambe e inginocchiandosi misero la loro bocca sulle loro fiche leccandole con la lingua fino in fondo facendole venire immediatamente.

Per tutti e quattro fu una nuova esperienza che li spinse a continuare tutte le cose che si possono fare con le mani, con la bocca, con il cazzo, con la fica e, forse, anche con il buco del culo.

Queste sono solo due storie fra le tante che c’erano sul manoscritto e, se ne avremo la voglia, ve ne racconteremo molte altre.

Dopo avervi raccontato 2 storie ( che speriamo avrete letto con piacere !) continueremo a raccontarvi cosa succedeva nei conventi del ‘700.

Storia N’ 3

A quei tempi esistevano dei conventi nei quali si poteva entrare soltanto se si era maschi. Certo la vita là dentro non era molto divertente. Anche se si poteva giocare a carte e fare un po’ di sport quando si era finito di studiare la Bibbia e dire le preghiere. La sera si andava a letto presto perché la mattina ci si doveva alzare molto presto.

Nel convento, di cui stiamo per parlare, c’erano poche cellette singole per i più anziani e delle stanze dove dormivano i più giovani. Naturalmente non c’erano i cessi e, quindi, dovevano andare all’aperto per fare i loro bisogni.

Ai più giovani piaceva molto andare in gruppo perché loro si divertivano a pisciarsi addosso tenendosi in mano il loro pisellino. Qualche volta, quando qualcuno stava cacando per terra, gli andavano davanti, gli pisciavano in faccia e, se aveva la bocca aperta, gli infilavano in bocca l’uccellino riempiendola col loro piscio. Qualcuno si arrabbiava ma alcuni se lo facevano entrare in bocca perché a loro piaceva bere il piscio e, soprattutto, gli piaceva ciucciare l’uccellino e farlo diventare un po’ duro.

Ai più grandi, invece, piaceva andare a pisciare di notte perché, così, non c’era nessuno che li vedesse mentre, invece di pisciare, si facevano una bella sega. Anche in questo caso, però, si erano formate delle coppie perché a loro piaceva tirarsi una sega reciprocamente e poi prendere in bocca l’uccello dell’altro per succhiarlo tanto bene da farselo venire in bocca per gustare il suo sperma.

Così andavano le cose ma un giorno il priore del convento andò anche lui a pisciare nel boschetto quando i ragazzi più grandi stavano facendo quello che vi abbiamo detto prima. Si era nascosto dietro un albero e, al vedere quello che stavano facendo i ragazzi, si accorse che anche il suo pene gli si era indurito in mano. ‘Che fare ?’ si disse ‘ mi faccio anch’io una sega da solo o aspetto che uno venga a pisciare da solo e, con la scusa di rimproverarlo, gli faccio vedere il mio pene in mano che piscia per spiegargli che così bisogna fare ?’. Lo fece !

Si avvicinò al ragazzo, che intanto si era tirato fuori dai calzoni il suo uccellino, ‘Vedi’ gli disse ‘se prima di pisciare non lo fai diventare un po’ più duro rischi di pisciarti sui calzoni. Guarda come ho fatto io e come schizzo più lontano invece di farmela addosso. Se hai bisogno di una mano usa la mia che sarà capace di fartelo rizzare e sprizzare lontano. Se vuoi puoi prendere in mano il mio pene e dirigerlo dove ti pare’.

Così fecero tutti e due ma appena smisero di pisciare continuarono a masturbarsi reciprocamente fino a quando non vennero tutti e due.. Si detterò l’appuntamento per la sera dopo ma il priore gli disse di passare a prenderlo nella sua celletta.

Il ragazzo, Paolo, fu puntuale, il priore gli aprì la porta e lo invitò a entrare. ‘Scusa’ gli disse ‘ come vedi sono completamente nudo ma mi stavo lavando il sedere perché ero stato a cacare nel boschetto e non mi ero portato la carta per pulirmi il buco del culo.

‘Se vuole’ gli rispose Paolo ‘posso aiutarla io a lavarsi il suo buco del culo. Si accucci sulla catinella e io con la mano glielo pulirò molto bene’. Infilò la mano nell’acqua della catinella e incominciò al lavargli il culo ma, poi, invece di usare tutta la mano usò il suo dito medio per infilarglielo, andando su e giù, nel buco del culo. Intanto con l’altra mano aveva preso il suo pene in mano e quando lo sentì duro se lo infilò in bocca e gli fece un bel pompino continuando, però, ad andare in su e giù con il dito nel suo buco del culo facendolo gridare per il piacere che stava provando.

‘E’ stata una cosa meravigliosa’ disse il priore ‘ma, visto che il tuo pene &egrave ancora ben duro, te la sentiresti di infilarmelo nel buco del culo ? Naturalmente quando sarai venuto nel mio buco del culo io ti ricompenserò infilandoti il mio pene in quello tuo’.

‘Certo’ rispose Paolo ‘appoggiati al tuo lettuccio in maniera che il tuo culo sia all’altezza de mio pene.. Al resto ci penso io’.

Si sputò sul glande del suo pene e lo poggiò delicatamente sul suo buchino preoccupato che, introducendolo gli facesse male. Quando incominciò a spingerlo dentro si accorse che entrava facilmente, fece finta di nulla, lo stantufò e, dopo pochi minuti, gli venne dentro. Il priore lo ringraziò per la sua performance ma Paolo gli chiese se era la prima volta che lo prendeva nel buco del culo perché gli era sembrato che il suo sfintere fosse molto dilatato.

‘Vedi, Paolo, io sono qui da tanti anni e noi anziani, già da quando eravamo più giovani, avevamo preso l’abitudine di incularci reciprocamente. Cosa vuoi, rinchiusi qui dentro si dicevano le preghiere ma poi avevamo poco da fare e così scoprimmo la masturbazione e la pederastia’.

‘Capisco’ disse Paolo ‘ ma di donne non ne avete mai conosciute ?’.

‘Purtroppo soltanto una’ gli rispose il curato ‘era una monaca infermiera venuta per assisterci perché avevamo preso una terribile influenza. Naturalmente eravamo a letto e, quando veniva a curarci , scopriva le lenzuola e ci trovava completamente nudi. Portava con se un unguento miracoloso, diceva, e ce lo spalmava su tutto il corpo comprese le parti genitali. Naturalmente, quando passava con la mano sul nostro uccello quello diventava subito duro. ‘Sorella’ le dicevamo ‘mi fa molto male specialmente quando lei me lo fa diventare duro. Non può fare qualcosa per risolvere questo problema ?’

Da quel momento la brava monaca infermiera prendeva in bocca il nostro pene duro, lo succhiava così bene che, in pochi minuti, le riempivamo la bocca con il nostro seme che lei ingollava subito.

Naturalmente, dopo qualche giorno, invece di farcelo ciucciare eravamo noi che glielo infilavamo nella sua fica e, qualche volta, nel buco del culo. La cosa non durò molto perché, dopo un mese, si accorse che era rimasta incinta. Fu allora che incominciammo a incularci a vicenda. Ecco come stanno le cose !’.

Questa era la Storia N’ 3 che avevamo letto nel grande volume che avevamo trovato. Se vi può interessare leggete anche la prossima.

Storia N’ 4

Questa storia &egrave un po’ diversa da quelle che vi abbiamo già raccontato perché vicino a un convento per frati e suore c’era un piccolo paese dove andavano tutti i giorni a fare la spesa. Ormai i paesani li conoscevano quasi tutti e, perciò, li ricevevano volentieri nelle loro case. Molte volte quando dovevano uscire li pregavano di rimanere a guardare i bambini, gli anziani e chi era a letto perché stava male. Qualche volta erano le suore a farlo oppure lo facevano i frati ma, in tutti e due i casi, ne rimanevano molto soddisfatti. Però non sempre sapevano cosa era successo in casa quando loro non c’erano ! La storia che stiamo per raccontarvi vi farà capire che cosa poteva succedere.

Eliminiamo subito i bambini perché non vogliamo essere arrestati per pedofilia, e, invece, parliamo dei così detti ‘malati’.

I frati e le suore che andavano a curare i malati avevano concordato che si sarebbero scambiati, a giorni alterni, i maschi e le femmine perché, altrimenti, si sarebbero annoiati a vedere sempre lo stesso corpo e gli stessi attributi sessuali.

Noi vi racconteremo alcuni di questi casi che avevamo trovato nel volume di storie di cui vi avevamo parlato.

Primo caso: una suora in giorni alterni.

La suora si chiamava suor Lucia e era andata a curare una donna malata di circa quarant’anni la quale si lamentava per il prurito che aveva sia nella vulva che nel retto. Suor Lucia le disse di aprire bene le gambe e lei incominciò ha infilarle un dito prima nella vagina e poi nel buco del culo.

‘Ora capisco perché ti prude tanto’ le disse ‘ma dimmi, quanti membri maschili hai ricevuto da tutte e due le parti ?’. ‘Non tanti’ le rispose ‘ al massimo saranno stati una decina. Escludo quello di mio marito che &egrave piuttosto piccolino ma il problema &egrave venuto fuori quando sono venuti cinque muratori che dovevano fare dei lavori nella nostra casa. Il primo giorno che vennero quasi non me ne accorsi ma, la mattina dopo, quando mi svegliai vidi questi cinque ragazzoni con il cazzo bello duro in mano pronti a infilarmelo in tutti i buchi possibili. I primi tre me l’infilarono in bocca, nella fica e nel buco del culo e, sinceramente, li apprezzai moltissimo. Vennero tutti e tre insieme riempiendomi tutti e tre i buchi con il loro caldo e saporito sperma. Gli altri due mi tolsero dal letto, mi misero in piedi e fecero di me il ripieno di un sandwich infilandomelo nella fica e nel buco del culo contemporaneamente.

‘Ho capito cosa ti &egrave successo ‘disse la suora ‘e immagino che tu abbia paura che ti tornino addosso domattina. Io posso risolverti il problema se lo vuoi. Io potrei venire molto presto domattina e mettermi nuda sotto le lenzuola del tuo letto così, essendoci poca luce a quell’ora, loro si sfogherebbero, con i loro cazzi duri, sul mio corpo invece del tuo. Cosa ne pensi ?’.

‘Per me va bene ma tu te la senti di sostenere il loro attacco ?.

‘Lo farò per il tuo bene e sono sicura che il Signore comprenderà il mio sacrificio pur vedendomi con i loro peni infilati in tutti i miei buchi. Non ti preoccupare perché anche nel mio convento i frati me l’avevano fatto molte volte’.

Così finiva questa parte della storia ma, sicuramente, vorrete sapere cosa accadde quando la suora si dedicò soltanto ai maschi come avevano deciso.

Nell’altra casa, dove fu chiamata per assistere due ragazzi che avevano la rosolia, si dedicò subito a curare i due ragazzi i quali le spiegarono subito che avevano un noioso prurito in tutto il corpo.

‘Guardi sorella in che stato stiamo.’ le dissero e si tolsero di dosso la lenzuola ‘Vede noi stiamo tutto il giorno con le mani sui nostri uccellini perché ci prudono tanto, naturalmente, ci diventano molto duri e, a forza di toccarcelo, vediamo il nostro sperma che si spande nelle lenzuola. Poi, quando torna a casa nostra madre, ci rimprovera perché sporchiamo le lenzuola. Sorella, ci può risolvere questo problema ?’.

‘Non preoccupatevi’ disse la monaca ‘ vi aiuto io ! Basta che voi decidiate se il vostro sperma, invece di cadere sulle lenzuola, vada a finire nella mia bocca, nella mia fica o nel mio buco del culo. A farli diventare duri ci penso io’.

I due ragazzi le offrirono subito i loro uccellini e, appena divennero duri, glieli infilarono, contemporaneamente, nella fica e nel buco del culo.

‘Brava’ le dissero ‘ però, visto che non avete usato la bocca, usatela adesso leccandoci il buco del culo che a noi prude tanto’. La suora non solo leccò il loro buchino ma, con le dita, li sodomizzò tanto bene che vennero di nuovo sprizzando nella sua bocca.

Secondo caso: un frate a giorni alterni.

Il frate si chiamava Giacomo e si comportava bene sia con gli uomini che con le donne. In particolare preferiva le donne perché erano più belle e più sensibili. Anche quella che stava curando era molto graziosa e senza pregiudizi, infatti, anche quando era a letto, si presentava con una leggera camicia molto trasparente. Il primo giorno che lui venne ad accudirla lei gli chiese di aiutarla a rifare il letto perché, dopo tanto tempo, si era gualcito. Scese dal letto con la sua camicia trasparente e Giacomo, al vedere il suo corpo praticamente nudo, si accorse che il suo uccello era diventato così grosso che si vedeva, perfino, dalla sua tunica. La ragazza se ne accorse subito e gli disse ‘Cosa ha in tasca perché vedo una cosa molto grossa, di che cosa si tratta ?’. ‘Niente di speciale’ le rispose ‘come sa gli uomini hanno un sesso diverso da quello delle donne e, qualche volta, diventa più grosso e anche più duro. Se vuole può metterci la mano sopra però stia attenta perché se lo tocca molto lo sentirà diventare sempre più grosso e più duro’.

La ragazza accettò l’offerta ma quando glielo toccò da sopra la tunica gli disse ‘Così lo sento però non lo posso vedere. Non potrebbe tirarsi su la tunica perché io non ho mai visto il sesso maschile e a me piacerebbe molto vederlo visto che, presto, mi fidanzerò e non vorrei fare una brutta figura’.

Giacomo si alzò la sottana, si sbottonò i calzoni, prese in mano il suo pene e lo mise in mano alla ragazza che incominciò subito ad accarezzarlo.

‘Come &egrave bello sentirlo crescere ! Ma se continuo così cosa succederà dopo ?’ gli disse e lui le rispose subito ‘Ti accorgerai dopo un po’ che incomincerà a vibrare e, stai attenta, perché a un certo punto starà per sprizzare il mio seme’. ‘E allora cosa faccio ?’ ‘Niente. Se non lo vuoi ricevere sulla tua vestaglia oppure per terra sarebbe opportuno che tu mettessi la bocca aperta proprio sul buchino che sta sulla punta del mio pene. In questo caso potrai gustare il mio seme che tutte le donne che ho curato erano molto soddisfatte di ingollarlo’.

La ragazza aprì la bocca ma, invece di aspettare che sprizzasse, vi accolse il suo pene e si mise a ciucciarlo come una professionista. Riuscì subito a farlo venire, ingollò il suo sperma e continuò a ciucciarlo sperando che gli venisse un’altra volta in bocca.

‘Bambina mia’ le disse Giacomo ‘si vede che &egrave la prima volta perché tu non sai che, dopo essere venuto, il pene si rimpiccolisce molto. Per farlo ritornare duro io ho bisogno di qualcosa che mi ecciti e, quindi, levati la camicia e fammi vedere e toccare il tuo sesso’.

La ragazza si tolse subito la camicia, si sdraiò sul suo letto e aprì bene le gambe per fare vedere la sua deliziosa fichina e, già che c’era, il suo buchino del culino. Giacomo si mise in ginocchio sul letto, incominciò a leccarle la fica e, contemporaneamente, a incularla con un dito.

La ragazza mugolava per il piacere che provava ma pensava che, forse, ci sarebbero state altre cose per godere di più. Lo chiese a Giacomo che le rispose subito ‘Sono tante le cose che si possono fare occorre conoscerle. Per esempio tu hai imparato subito che cosa &egrave un ‘pompino’ ma forse non sai che cosa &egrave un ’69’, una ‘scopata’ o una ‘inculata’. Se vuoi te le insegno subito’.

E’ inutile che vi raccontiamo cosa successe dopo perché, sicuramente, voi conoscete bene quelle ‘quattro’ parole. Preferiamo passare alla seconda parte dove di parla solamente di maschi.

A Giacomo toccò il giorno dopo di andare ad assistere due fratelli anziani (età: 70 e 75 anni) che, pur pieni di acciacchi, si diceva che fossero ancora molto interessati all’attività sessuale. Certo per loro era difficile trovare delle donne disponibili e, quindi, si rivolsero a Giacomo chiedendogli se a lui era possibile trovargliene qualcuna.

‘Io sono un frate ‘gli rispose ‘ non sono mica un procacciatore di puttane ! Al massimo posso provare a domandare a una suora se, nel suo lavoro di assistente delle donne, possa trovare qualcuna disposta a farsi scopare da due vecchietti come voi. Vi darò la risposta domani.’

Il giorno dopo tornò con due ‘sorelle’ non giovanissime ma abbastanza presentabili. ‘Vedete’ disse ai due vecchietti ‘loro sono pronte a sacrificarsi come a loro ha insegnato il Signore. Io starò solo a guardare per controllare che tutto vada bene e non vengano fatte cose troppo vergognose’.

I due vecchietti lo ringraziarono e gli chiesero cosa dovevano fare.

‘Secondo me’ gli rispose Giacomo ‘la cosa migliore da fare &egrave farsi vedere completamente nudi

dalle due sorelle che valuteranno il vostro sesso per capire se siete ancora capaci di fare sesso con le donne’.

Si denudarono, le due suore gli presero in mano i loro peni molto mosci e incominciarono a toccarglieli per vedere se s’indurivano. Poi, visto che con le mani non c’erano riuscite, se li presero in bocca ma il risultato non fu migliore.

Il frate, più esperto, disse alle suore di spogliarsi completamente perché il vedere le loro fiche, forse, si sarebbero induriti i loro membri. Anche questo non funzionò ma le suore presero in mano la situazione e costrinsero i due vecchietti a fare un bel ’69’. Questa scelta funzionò tanto che, dopo un poco, erano riuscite a farglielo diventare duro e ha riceverlo sia nella fica che nel buco del culo !

Al povero Giacomo non rimase che farsi una sega.

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