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Una giornata alle terme – Capitolo 6

By 2 Gennaio 2019Aprile 2nd, 2020No Comments

Martina ingoiò lo sperma che continuava a uscire dalla punta del cazzo, lasciandolo scivolare in gola, deglutendo piano. Il vibratore che aveva infilato nella vagina continuava a pulsare. Aveva già avuto tre orgasmi. L’ultimo aveva spruzzato di umori le lenzuola del letto.
Sentì il pene di Alberto dare ancora qualche sussulto per poi riposare quieto tra le sue labbra e si sfilò il vibratore gocciolante di umori.
Quel pomeriggio avevano deciso di non fare l’amore, ma solamente di darsi piacere a vicenda. Non era la prima volta che lo facevano, anche se era da molto tempo che Martina non decideva di utilizzare il vibratore.
Lo avevano comprato insieme anni prima, durante un viaggio ad Amsterdam, in cui erano entrati incuriositi in uno dei tanti sexy shop della città, piacevolmente sorpresi che all’estero, a differenza che in Italia, vi si potesse entrare senza sentirsi dei pervertiti o dei cospiratori. Avevano fatto un giro tra gli scaffali, tra riviste e dvd, avevano sfogliato interessati alcuni album con disegni molto espliciti ma al contempo raffinati, e si erano poi diretti verso il reparto oggettistica. Martina e Alberto non avevano mai usato oggetti, né avevano mai pensato di farlo, però, davanti a quel vasto assortimento di dildo, vibratori e falli delle più svariate forme e misure li aveva presi una strana euforia e così d’impulso avevano acquistato un vibratore di medie dimensioni (un po’ perché Martina era rimasta un po’ perplessa da quelli che aveva definito ‘decisamente enormi per lei’ e un po’ perché gli sembrava il migliore per cominciare), decisi a utilizzarlo le prossime volte che avessero fatto sesso. La commessa, sorridendo cortese, aveva infilato il vibratore azzurro in un’anonima busta di plastica nera e loro due erano usciti contenti ed euforici, come se avessero fatto una memorabile trasgressione. E per loro, a quel tempo, lo era.
La serata con Giada aveva lasciato Martina in uno stato di attesa e tremore, completamente immersa in sensazioni inedite per cui sapeva di avere bisogno di tempo per metabolizzarle. La mattina dopo si era svegliata con il corpo nudo dell’amica a fianco, ma sparito l’effetto dell’alcool e dell’adrenalina che l’eccitazione della sera prima aveva scatenato, si era sentita leggermente a disagio. Si era vestita in fretta e aveva messo su la colazione per sé e per l’amica. Anche Giada, quando si alzò pareva meno baldanzosa della sera prima, sembrava quasi impacciata. Si erano sedute al tavolo e avevano fatto colazione in silenzio, ciascuna immersa nei propri pensieri.
Ben presto però l’antica amicizia e la confidenza aveva preso il sopravvento e le due amiche si erano messe a ridere di quanto avevano fatto. Erano felici di come fosse andata la serata e, lasciandosi con un casto bacio sulle labbra, si dissero che entrambe avevano bisogno di metabolizzare questa nuova situazione e che quanto era accaduto, per quanto estremamente piacevole ed eccitante, avrebbe potuto ripetersi o anche no. Nessuna delle due aveva accennato al video che avevano girato quando erano su di giri e che avevano inviato ad Alberto né tantomeno alle promesse di coinvolgere il ragazzo di Martina nel loro menage. Sempre che si potesse chiamare menage quello che era accaduto quella sera.
Per quanto la riguardava, Martina decise che era stata un’esperienza unica, che era contenta di avere fatto con Giada e di aver in qualche modo condiviso col suo ragazzo, ma che analizzata a mente fredda la imbarazzava un po’. Soprattutto temeva le conseguenze e non sapeva come Alberto avrebbe voluto che le cose continuassero. Di certo sapeva che non avrebbe voluto coinvolgere Giada in una relazione stabile o aperta o di poliamore.
A volte pensava che, al di là dell’amicizia e della complicità che le legava, ognuna era stata per l’altra un oggetto di piacere e aveva goduto a essere trattato essenzialmente come un oggetto. Tanto più che le due amiche, quando si erano poi riviste, non parlarono più di quell’esperienza, ma ripresero le loro chiacchiere e il loro rapporto come se in fondo nulla fosse accaduto. E così, Martina, si convinse che in effetti nulla era davvero accaduto.
Tuttavia, in breve tempo, Martina si rese conto che le cose sarebbero andate diversamente con Alberto.

Dopo il ritorno dalla trasferta la loro vita era ripresa normalmente, solo la prima notte, dopo aver fatto l’amore, Alberto le aveva detto sinceramente che quella notte passata in albergo era stata una delle più eccitanti della sua vita. Martina sorrise, felice come sempre del potere che esercitava sul suo ragazzo e della capacità che avevano entrambi di darsi piacere. Gli disse che era felice che, anche se non presente, lui fosse in qualche modo partecipe di quell’esperienza unica.
Alberto, da parte sua, era contento che le cose non fossero radicalmente cambiate e che, nonostante avesse fatto sesso con una ragazza, Martina non ne fosse rimasta turbata. Tuttavia l’immagine mentale delle due ragazze intente a scopare non lo abbandonava, fino a trasformarsi lentamente in un’ossessione.
Aveva confessato a Martina che spesso riguardava il video che gli avevano mandato e che questo lo eccitava e che solo con grande forza di volontà non si toccava guardandolo. A volte lo vedeva anche in ufficio e la pressione del pene nei pantaloni era talmente forte da fargli male.
Due o tre volte, inoltre, aveva pregato Martina di raccontargli per l’ennesima volta nei dettagli come si era svolta quella sera. Dove avevano cominciato a baciarsi, chi aveva leccato prima chi, che sapore aveva Giada, come erano le sue tette, con quante dita si erano penetrate. Diceva che ascoltarla lo eccitava.
Così era successo anche quel pomeriggio. Erano uno di fronte all’altro, nudi, intenti a masturbarsi a vicenda, guardandosi negli occhi per leggere ogni più piccola smorfia di piacere sui loro visi. Il silenzio della stanza era interrotto solo dai loro gemiti.
Martina, a gambe divaricate, al fondo del letto, scavava nella sua vagina con il vibratore, molto vicina all’orgasmo, quando Alberto interruppe la sua concentrazione. Aveva gli occhi chiusi e si stava scappellando lentamente, mentre con una mano si massaggiava le palle.
«Marty, dimmi ancora come ti ha fatto venire»
«Te l’ho già detto un sacco di volte»
«Ti prego, poi non te lo chiederò più. Voglio solo sapere se ti ha fatto impazzire con la lingua o le dita»
Martina sentiva che ricordare quella sera eccitava anche lei, così abbassò la velocità del vibratore e gli raccontò di come Giada l’avesse fatta letteralmente schizzare succhiandole il clitoride mentre con un dito le scopava il buco del culo. Le era venuta in faccia senza avere nemmeno il tempo di avvertirla, inondandole letteralmente il viso coi suoi schizzi.
Alberto le sorrise grato. Martina si piantò il vibratore in fondo alla vagina e si avvicinò al suo pene teso.

«Capisci Giada» stava raccontando adesso all’amica di fronte a una birra «Ormai sta diventando un’ossessione. Ogni volta che scopiamo mi chiede di quella sera. Anche oggi»
«Uh quindi oggi te lo sei fatta dare eh porcellina? Mi sembravi più rilassata» scherzò Giada, che amava anche col linguaggio scandalizzare l’amica.
«Dai Giada, non è questo il punto»
«Sapessi da quant’è che nessuno mi sbatte come si deve. Sono sei mesi che Luca mi ha lasciato e da allora solo ditalini per Giada»
Martina arrossì istintivamente. Non aveva mai avuto il coraggio di raccontare all’amica la scena dello spogliatoio. Giada le sorrise e bevve un sorso della sua birra. Martina cercò di riprendere il filo del discorso.
«Non che non mi faccia piacere ricordare quella sera» continuò Martina «però nelle ultime settimane mi sta chiedendo il resoconto della nostra performance un po’ troppo di frequente»
Martina bevve un sorso di birra. Non sapeva se dirglielo. Con Alberto ne avevano parlato, ma avevano convenuto che la scelta sarebbe dovuta essere di Giada, non loro.
«Insomma» disse dopo una pausa, visto che l’amica non diceva nulla «Sembra che tu sia lì, in mezzo a noi tra le lenzuola»
Giada sorrise, mordendosi il labbro inferiore con i denti, in un’espressione che, Martina aveva scoperto, faceva quando era molto eccitata.
«Forse, Marty, dovrei esserci veramente, che dici?»
Martina ebbe la sensazione che il cuore nel petto perdesse un colpo. Lo aveva detto davvero? Si era proposta per fare qualcosa insieme, tutti e tre?
Istintivamente stinse le cosce, fasciate dalle calze. Era la seconda settimana di gennaio e l’inverno continuava a imperversare sulla città, portando un abbassamento delle temperature.
«Intendi dire?»
«Dopotutto glielo avevamo anche quasi promesso, quella sera. È normale che ci abbia fatto un pensierino»
«Il problema è quel che quel pensierino è diventato un’ossessione»
Giada la fissò, gli occhi luccicavano come per la febbre.
«Immagino ci sia solo un modo per scacciarglielo dalla mente»
Giada sorrise, continuando a mordersi il labbro.
Ora Martina sentiva caldo nel locale, sapeva di avere le guance infuocate. Resistette alla tentazione di far scivolare una mano sotto la gonna.
«E a te piacerebbe?» sussurrò all’amica, avvicinando la testa.
Giada annuì.
«Sì certo, facciamolo»
Scoppiarono a ridere, le teste vicine, la tensione che lentamente scivolava via, due trentenni che si comportavano come collegiali pronte a ogni sperimentazione.
Il cameriere si avvicinò per portare via le birre gliene ordinarono altre due. Si sentivano in vena di festeggiare.
«E poi abbiamo qualcosa da organizzare» ammiccò Giada «Qualcosa che ricorderemo per sempre»

Quando si salutarono, sotto casa di Giada, decisero che si sarebbero risentite tra un paio di giorni per definire bene il programma e per lasciare a entrambe il tempo necessario per capire se era una cosa che volevano davvero portare fino in fondo. D’altra parte Alberto non ne sapeva nulla e di certo, aveva detto Martina, quasi come per mettere le mani avanti, di certo gli sarebbe passata in un modo o nell’altro. Lei poteva sempre dirgli che la cosa l’aveva stufata e che non aveva più nessuna intenzione di fomentare quella specie di ossessione che il suo ragazzo aveva per quella notte. Ma sapeva in cuor suo che ricordarla la eccitava tremendamente, spingendola a desiderare che ci fosse dell’altro.
Prima di uscire dall’auto Giada si sporse verso l’amica, depositandole un bacio casto e leggero sulle labbra. Fu come una scintilla che brevemente divampò in un incendio. Martina allungò una mano per trattenere la testa dell’amica e le spinse la lingua in bocca. Giada rispose al bacio e ben presto le loro lingue si intrecciarono insieme, mentre una mano di Martina scendeva ad accarezzare il seno di Giada, premendolo sopra la stoffa del maglione, sopra il reggiseno. Martina sentì la mano dell’amica risalire la coscia e perdersi sotto la gonna, avvicinandosi all’inguine. La mano si appoggiò sul tessuto del piccolo tanga nero che copriva il pube di Martina, sfregandolo.
Giada staccò la propria bocca dalle labbra dell’amica e le parlò, con una voce roca e carica di desiderio.
«Sei fradicia»
«Tutto merito tuo»
Giada sorrise e si portò le dita umide alla bocca, poi rise, aprì la portiera dell’auto e corse verso il portone.
Martina, con la testa che le girava, resistette i primi due incroci. Al terzo svoltò in una via laterale e si regalò una veloce masturbazione, al volante, scostandosi solo le mutandine. Venne rapidamente. Prima di mettere in moto, digitò un messaggio e lo inviò alla sua amica.
«Mi sono toccata pensando a te, in auto»
Tornando a casa Martina si sentiva leggera, felice. Fantasticava sull’incontro con Giada e Alberto. Non sapeva ancora cosa si sarebbero inventate. Non sapeva nemmeno se dirlo al suo ragazzo o se lasciargli il gusto della sorpresa.

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