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Viviano stava per addentare un trancio di pizza quando la sua attenzione venne distolta dallo scarno pranzo. La bocca rimase semiaperta e la pietanza ferma a mezz’aria. Lei era snella, gambe lunghe, capelli biondo scuro, vestita in maniera poco appariscente, ma sotto il cappotto, l’uomo immaginò esserci un bel fisico snello e atletico, con le forme tutte al posto giusto per quanto poco abbondanti.
Quando la donna, ignara dello sguardo che la scrutava si massaggiò con il palmo della mano la base della schiena, facendo sollevare il lembo del cappotto, Viviano ricevette una piacevole conferma alla sua intuizione. Il sedere era piccolo e sodo, ben definito e piacevole.
«Niente male» pensò tra se addentando la pizza.
Prima del secondo boccone però, la donna si girò facendolo bloccare di nuovo. Guardandola in viso provò una sensazione ben nota, sperimentata più volte negli ultimi dieci. Un viso conosciuto, il pensiero ”è lei” che balena nella mente, l’occhio che osserva meglio e la frase ”come non detto” a soffocare la speranza.
Continuò ad osservarla cercando il dettaglio che l’avrebbe fatto ricredere. Stavolta però sembrava trattarsi proprio di una sosia perfetta, più la guardava, più non riusciva a smettere di pensare fosse proprio lei.
La donna incrociò il suo sguardo e, dopo un attimo, sgranò gli occhi sorpresa a sua volta. Con un sorriso sulle labbra si avvicinò al piccolo tavolo circolare.
«Vivo?» guardando l’uomo seduto con un trancio di margherita ormai freddo tra le mani.
«Nessuno mi chiama così da almeno dieci anni. Allora sei proprio tu!»
Viviano depose la pizza nel piatto e si pulì mani e labbra mentre si alzava.
«Quanto tempo è passato?» Chiese la donna con un sorriso radioso che faceva eco a degli scintillanti occhi azzurri.
«Molto» rispose Viviano mentre la baciava sulle guance.
In realtà ricordava esattamente il giorno del loro ultimo incontro. Era marchiato a fuoco nella sua memoria. Il disagio legato a quel ricordo non tardò a farsi sentire, così, quella più sorridente, in quel fortuito incontro, fu lei: Alice.
«Ma forse aspettavi qualcuna?» Chiese lei, quando vide il sorriso di lui attenuarsi.
«No. No. Pranzo sempre da solo. Quando pranzo.»
«Ah ok, sembri un po’ in imbarazzo.»
Alice sorridente e sicura, ed io in imbarazzo? Dieci anni sono proprio tanti.
Meditò Viviano, ripensando alla ragazza timida ed insicura, chiusa come un riccio, che aveva salutato pochi giorni dopo l’esame di maturità.
La donna tolse il cappotto, sotto indossava un gilet di lana con una camicetta rosa.
Beh! L’abbigliamento è rimasto sullo stesso stile.
Poi gli occhi di Viviano si soffermarono sul profondo scollo del gilet ed i primi bottoni della camicetta aperti. Al momento lo sguardo non poteva andare oltre, ma era una concessione alla femminilità che, per quanto sobria, la ragazzina timida del liceo non si sarebbe mai concessa. Quella che aveva davanti, infatti, non era più tale, era una donna matura e sicura, bastava un’occhiata a capirlo.
«Ehi, ma che hai? Sei in imbarazzo. Guarda che sono solo io. Alice.»
Il sorriso smagliante di lei fece sorgere un sorriso tirato sul volto di lui.
«Ma no figurati, quale imbarazzo. È solo la sorpresa di rivederti dopo tanto tempo.»
Viviano si sforzò di mettere da parte i ricordi fastidiosi. Pensò che, magari, lei neanche ricordava più ciò che era accaduto.
«In fondo, anche se solo per un pomeriggio, siamo stati intimi.»
A sentire quelle parole, Viviano irrigidì il viso e deglutì a fatica. Alice aveva parlato senza il minimo segno di imbarazzo. Il sorriso, anzi, era diventato un pelo malizioso e i suoi occhi azzurri si erano piantati in quelli neri di lui.
«Sì» rispose dopo qualche attimo. «Ricordo bene. Come potrei dimenticarlo?»
Già come potrei?
«Anche io ne conservo un bellissimo ricordo» Alice sorrise, stavolta con una nota di dolcezza.
Viviano ricambiò il sorriso, sforzandosi di apparire il più rilassato possibile.
Per fortuna non conosci tutta la storia.

* * *

«E dai! Mi dici sempre di no! Guarda che potrei offendermi se continui così» gli disse lei scherzando, ma non troppo.
Dopo quel primo casuale incontro, Viviano e Alice avevano iniziato a pranzare insieme ogni volta che ne avevano la possibilità, percorrendo poi un tratto di strada insieme tornando a lavoro, proprio come quel giorno. Lei aveva proposto diverse volte di vedersi di sera, o nei giorni liberi dal lavoro, ma lui aveva sempre rifiutato, adducendo tutta una serie di scuse.
La donna lo guardò con sguardo severo: «Stai per dirmi ancora una volta no?»
Alice aveva perso il conto dei rifiuti, ma non la voglia di insistere, adducendoli all’indole da single incallito di Vivo. In fondo, non gli riusciva difficile immaginare i suoi pensieri. Dopo quel pomeriggio post maturità, nel quale il bello e desiderato da tutte le ragazze del liceo, aveva posto le sue attenzioni sulla timida, introversa e per molti trasparente ragazza, cogliendo la sua verginità, probabilmente aveva pensato che lei continuasse a struggersi per lui in quei dieci anni nei quali si erano persi di vista. Interpretando di conseguenza le sue proposte come un tentativo di riprendere quel discorso.
I pensieri della donna, all’inizio erano tornati spesso a quel pomeriggio, al destino beffardo che li aveva quindi separati. Ma poi era andata avanti, non era rimasta di certo ferma. Questo però lui sembrava non capirlo, o non voler capire.
«Giuro che ho già un impegno. Non posso proprio.»
«Almeno sforzarti di essere più originale, architetto» Alice cercò di nascondere la delusione scherzando.
«È la verità. Davvero, credimi.»
«Ah sì? Devo crederti?»
Alice lo fissò con i suoi occhi azzurri, limpidi come il ghiaccio. Iniziò ad avvicinarsi. Era alta, avvicinò senza problemi il suo viso a quello di lui.
Viviano si sentì in imbarazzo, ma cercò di nasconderlo. Vedere da così vicino quegli occhi, lo riportò a dieci anni prima. Per un attimo vi rivide il timore che lui potesse farle male, ed il sollievo nel constatare come tutto si rivelasse piacevole. Fu solo un attimo. Adesso in quegli occhi non vi era alcun timore. Ora, erano gli occhi di una donna sicura e sensuale, che pretendeva le sue attenzioni.
«Guardami negli occhi e dimmi che è la verità?» Le mani di Alice si appoggiarono ai fianchi di lui. Il viso di lei era a pochi centimetri da quello di Viviano.
L’uomo restò in silenzio. Cercava di pensare a qualcosa da dire, ma senza riuscirvi. Avere quel viso dai tratti delicati così vicino, le labbra sottili e colorate da un leggerissimo velo di rossetto, lo metteva in agitazione. Con qualsiasi altra donna, avrebbe colto l’occasione al volo, ma a nessuna altra donna sentiva di aver mentito come a lei. Anche se di bugie ne aveva dette molte, sicuramente troppe, nessuna pesava allo stesso modo.
«Allora?» Alice si avvicinò ancora di più. La punta del naso sfiorava quello di lui.
Viviano non riuscì a restare impassibile. Sentiva la voglia di stringerla e baciarla. Sentiva la voglia di scoprire come fosse diventato quel fisico una volta quasi androgino. Le sensazioni piacevoli che la vicinanza di Alice gli trasmetteva presero il sopravvento, mettendo a tacere il peso della bugia.
«Sei proprio sicura?» gli chiese.
«Sicurissima.»
«Devo dirti come finisce di solito quando esco con una donna?»
I due parlavano sussurrando, sia perché erano talmente vicini da sentire il fiato l’uno dell’altro, sia perché erano per strada e qualche passante già li guardava incuriositi.
«E se fosse proprio ciò che voglio?»
Le parole della donna accesero una scintilla nella mente di Viviano, e non solo nella mente.
«Sei diventata spavalda a quanto vedo. Chi mi dice che non siano solo chiacchiere?»
Alice non rispose. Colmò in un attimo il poco spazio che separava le sue labbra da quelle di lui. Prima le appoggiò, poi aprì leggermente la bocca mordendo con dolcezza il labbro inferiore di lui. Viviano aprì la bocca cercando la lingua di lei. Le passò una mano tra i capelli dietro la testa.
«Ti ho convinto?» Disse parlando con le labbra ancora appiccicate a quelle di lui.
«Non lo so…»
«Liberati stasera e vedrai il resto» disse, prima di accarezzare le labbra di lui con la punta della lingua.
Fu Alice a staccarsi: «Chiamami per dirmi a che ora passi a prendermi.»
Gli carezzò il viso e andò via.
Pregando lui la chiamasse.
* * *
La preghiera di Alice fu accolta.
La scintilla che la donna era riuscita ad accendere nella testa di Viviano con quel bacio, aveva preso piede abbastanza da convincerlo a mettere da parte quella verità nascosta anni prima.
Mentre la riaccompagnava a casa, dopo la cena in un discreto ristorante ed una passeggiata non troppo lunga a causa del freddo, ma comunque piacevole, l’architetto doveva ammettere con se stesso di essere stato proprio bene con l’ex compagna di liceo. A memoria non ricordava l’ultima volta in cui era stato tanto bene con una donna senza essersi infilato sotto i vestiti di lei. Di solito, quando alla prima uscita non arrivava almeno del buon sesso orale una seconda uscita non c’era mai. Le cose tirate per le lunghe lo annoiavano.
Trovò parcheggio cinquanta metri dopo il condominio in cui abitava Alice e una volta fermo, nell’abitacolo dell’auto calò un silenzio imbarazzato. Nessuno dei due capiva bene cosa avesse intenzione di fare l’altro.
«Ci salutiamo qui?» Chiese Alice, parlando come se stesse sillabando ogni parola ad un bambino piccolo.
Viviano ci pensò più di un attimo prima di rispondere. Era combattuto. Da un lato avrebbe voluto cogliere l’occasione al volo e salire da lei, Alice non avrebbe fatto resistenza e la serata sarebbe terminata nel migliore dei modi. Ma era anche vero che lei non era una delle tante. Fossero finiti a fare sesso, cosa alquanto probabile, per lei sarebbe potuto significare qualcosa a cui lui non voleva dare adito. Se ad Alice fossero venute certe idee, lui si sarebbe sentito doppiamente bastardo nel non assecondarle, il ricordo di come si era sentito dopo quel pomeriggio di Luglio, era ancora troppo vivo.
«Domani vengono dei clienti importanti allo studio. Devo alzarmi presto perché ho una riunione preliminare con i colleghi.»
La donna non riuscì a nascondere la delusione.
«Sicuro? Prendiamo solo un caffè. Lo faccio buono giuro.»
«No dai. Il caffè non mi farebbe dormire.»
Alice stabilì fosse inutile tergiversare e decise di passare all’attacco. Si sporse con sicurezza verso il lato guida appoggiando una mano sugli addominali di lui.
«Ma è possibile che con te debbo usare sempre le maniere forti?» Gli disse sfiorandogli le labbra.
Tutti i ragionamenti di pochi istanti prima, si sciolsero al contatto delle labbra di lei. La ragazzina inesperta del liceo, aveva imparato qual è il punto debole degli uomini. Debolissimo in questo caso specifico.
«Però non vale» tentò di difendersi in maniera blanda l’uomo. «Così mi attacchi nel mio punto debole.»
«Impara a difenderti allora, caro!»
La mano di Alice, mentre con la punta della lingua disegnava le labbra di lui, scivolò verso i pantaloni. La mano accarezzò un membro non ancora eretto, ma che presto lo sarebbe stato. Testimonianza sicura che stesse giocando bene le proprie carte.
Le carezze attraverso i pantaloni diedero l’impressione a Viviano di un velo di ghiaccio che si scioglieva. Ogni freno che si era imposto scivolò via. Con un movimento deciso invertì la loro posizione, approfittando per dare un’occhiata alla strada intorno, trovandola buia e deserta.
Adesso Alice era seduta al suo posto, mentre lui si protendeva su lei. Le loro lingue si cercarono trovandosi. La mano di lui passò sul torace di lei, avvertendo i due seni piccoli e sodi attraverso il cappotto, per poi scendere verso le gambe.
La donna indossava un paio di pantaloni neri dal taglio elegante, con una zip di lato che le dita di Viviano abbassarono. Il cappotto, corto alla vita, non lo ostacolava per niente, così ebbe gioco facile ad infilare la propria mano all’interno. Le dita accarezzarono il tessuto di una sensuale culotta. Con una leggera pressione avvertì con chiarezza la forma delle grandi labbra turgide e vogliose. La posizione non delle migliori, gli creò qualche difficoltà quando cercò di infilare le dita attraverso il bordino superiore della culotta.
Alice, sentendo le difficoltà di lui dovute alla posizione, decise che era giunto il momento di andare sino in fondo.
«Abito a cinquanta metri. Staremmo molto più comodi.»
Viviano si bloccò di colpo.
«Tra un’ora ti lascio andare giuro» Tentò di convincerlo Alice, tornando ad accarezzargli il membro per tenere ben accesa la passione.
Il tentativo fu però vano. Quell’istante di pausa fu sufficiente a far riemergere tutte le titubanze dell’uomo. Viviano si staccò, maledicendo per la prima volta in vita sua i propri ormoni.
«Ok, ho capito. Proprio non vuoi» la delusione era chiara sul volto e nella voce di lei.
L’uomo si sentì talmente in colpa che avrebbe voluto poter sparire.
«Mi spiace credimi. È solo che sono in pensiero per domani mattina.»
«Devo crederti?»
«Sì» nella mente di Viviano un pesante masso andò ad aggiungersi al muro di bugie che la donna non sapeva neanche esistere.
«Però non usare di nuovo le maniere forti» cercò di alleggerire.
Alice lo guardò con i suoi occhi azzurri, un sorriso storto sulle labbra.
«Non è mica l’ultima volta che ci vediamo?»
Ma che cazzo sto dicendo?
Nel tentativo di cercare di alleviare la sensazione di viltà che sentiva crescere dentro, si rendeva conto di stare combinando un casino dopo l’altro.
«Faccio finta di crederti?» l’espressione della donna era severa.
«Se ti va chiamami domani, magari mi fai sapere come è andata la riunione» disse prima di scendere dalla macchina.
* * *
Alice non riusciva a dormire. Continuava a ripensare al comportamento di Viviano cercando di trovarvi una motivazione. La sua risposta era la stessa che aveva dato ai rifiuti precedenti: temeva volesse incastrarlo. Ma ogni volta dubbi e speranze, si insinuavano nella mente, e poi, continuava a sentire la sensazione delle dita dell’uomo sulle grandi labbra gonfie di voglia.
Si rigirò per l’ennesima volta sotto le coperte. Le gambe raccolte da un lato, le mani, palma contro palma, tra le cosce. La sensazione di quel caldo formicolio all’inguine. Le mani, già troppo vicine, si avvicinarono ancora di più. Premette il taglio delle mani giunte sul sesso caldo. La pressione, nonostante l’ostacolo delle mutandine in microfibra e del pile del pigiama, fu piacevole. Un brivido liquido le percorse la schiena.
Non mi addormenterò mai così eccitata…
Poi il pensiero corse a Viviano. Si chiese se lui stesse dormendo, così da arrivare fresco e riposato alla riunione dell’indomani.
La dannatissima riunione.
Aggiunse aumentando la pressione tra le gambe. Il pensiero di Viviano, nonostante il rifiuto la faceva eccitare sempre di più. Si girò sulla schiena, alzando le ginocchia e divaricando le gambe. Premette con forza il palmo della mano tra gambe, sino a sentire la forma del proprio sesso attraverso biancheria e pigiama.
I movimenti divennero rapidi e decisi assecondando la voglia insoddisfatta. La mano scivolò con un unico movimento all’interno delle mutandine, trovandosi già bagnata. Accarezzò le grandi labbra, ne disegnò il profilo con un dito per poi scivolare all’interno. Iniziò a gemere seguendo il ritmo della sua mano. Le dita divennero due, i gemiti salirono di tono anticipando un rapido orgasmo.
La mano restò dov’era. Accarezzando il ciuffetto di corti peli. L’altra scivolò sotto la giacca del pigiama a cercare i capezzoli piccoli e appuntiti. Ne strizzò prima uno poi l’altro. Con due dita riprese a premere sulla fessura tra le grandi labbra, bagnandosi subito di nuovo. Quando sentì di volere un altro orgasmo, infilò le due dita all’interno. I gemiti salirono, le dita strinsero uno dei capezzoli con forza per poi raggiungere l’altra mano tra le cosce. Con la punta di un dito iniziò a stuzzicare il clitoride, mentre due dita dell’altra mano stantuffavano all’interno. I gemiti divennero un gridolino acuto.
Questa volta si concesse una decina di minuti di pausa. Durante i quali prese diverse decisioni. La prima, a cui avrebbe dato rapidamente seguito, fu che aveva ancora voglia di masturbarsi, anche se si rendeva conto che avrebbe potuto darsi piacere sino all’indomani mattina, ma questo non le avrebbe dato pace per quella notte. La seconda, fu di comprare un vibratore, e avrebbe provveduto appena possibile. La terza decisione fu qualcosa di estemporaneo, alla quarta masturbazione si rese conto di avere mutandine e pigiama intrisi dei suoi umori, così decise di concedersi una doccia calda nel cuore nella notte.
Mentre l’acqua le accarezzava il corpo, prese la quarta e più importante decisione di quella notte: non avrebbe mollato la presa con Viviano. Non nascondeva a se stessa di provare dei sentimenti nei suoi confronti, ma la ragazzina romantica era cresciuta. Se lui non voleva legarsi, andava bene. Avrebbe provveduto anche questo, molto presto, forse l’indomani stesso, e stavolta niente giochetti.
* * *
Per sua fortuna la riunione del giorno dopo non c’era. Se così non fosse stato, vi sarebbe arrivato uno straccio, visto che dopo tre ore, era ancora sveglio a rimuginare sul da farsi senza alcuna intenzione di andare a letto.
Il pensiero di Alice lo tormentava. Continuava a vedere davanti agli occhi una Alice di dieci anni più giovane e troppo ingenua, a cui lui aveva tolto la verginità e mentito in maniera ignobile. Il ricordo di ciò l’aveva tormentato per anni, ed aveva ripreso dopo il loro improvviso ritrovarsi.
Di fianco a questa versione di Alice ne vedeva un’altra: quella attuale. E il membro lanciava segnali di approvazione. In macchina era bastato poco per eccitarsi, e adesso sentiva il richiamo di questa eccitazione non soddisfatta. Chiudeva gli occhi e vedeva la donna iniziare a spogliarsi, questa fantasia era sufficiente affinché il membro gli si muovesse tra le gambe.
Anche vedendola solo vestita, aveva capito che il fisico era decisamente più maturo e sensuale di quello di dieci anni prima. Aveva messo su quei pochi chili necessari ad accentuare le forme rendendole femminili. Il pensiero di lei, col suo fisico atletico e snello che lo cavalcava…
Dovette alzarsi di scatto dalla poltrona e sistemarsi il membro nei pantaloni.
Che cazzo devo fare?
Comportarmi come se fosse una qualsiasi? Scoparmela e basta?
Sapeva di non potere. Non era mai stata una qualsiasi. Al liceo se non fosse stato vittima del suo ruolo sociale, quello di bello e desiderato, e lei fosse stata solo un po’ meno la secchione della classe, era sicuro fosse nato qualcosa: si era sempre sentito bene con lei. Ma a quella età, si tende a ragionare più con la testa della massa che con la propria. Così aveva finito per non farci niente, solo una bella amicizia, sino a quel pomeriggio, in cui aveva oltrepassato il segno, ma per il motivo più sbagliato.
Per un attimo la rivide nuda come era allora. Poi si sforzò di immaginarla con qualche chilo in più, come doveva essere adesso. L’eccitazione rimontò in un attimo. Aveva una voglia irrefrenabile di infilarsi tra le sue cosce.
Decise di essere troppo eccitato. Doveva darsi almeno un minimo di sollievo. Accese il computer e collegatosi a Youporn, iniziò a cercare tra i video. Ne trovò uno di una ragazza bionda, snella, con un bel sedere sodo e alto, seni piccoli e sodi, due capezzoli minuti e sporgenti.
La ragazza era distesa a letto, con un uomo che si dava da fare con la lingua tra le cosce di lei che ansimava e inarcava la schiena.
Nella mente di Viviano, la donna del video divenne Alice, l’uomo era lui. Tirò fuori il membro eretto e gonfio, si massaggiò il glande con delicatezza, mentre sul monitor la donna si esibiva in un profondo pompino.
Quando l’uomo iniziò a penetrare con forza la donna, messa su un fianco, Viviano iniziò a masturbarsi con forza. Il video era breve e terminò con una abbondante eiaculazione sul viso della donna. Bloccò il video in modo da avere il fermo immagine del viso della donna sporco di sperma. Notò che aveva gli occhi castani.
Chiuse gli occhi, continuando a masturbarsi. Ritornò alla sensazione delle grandi labbra di lei sotto le sue dita. Poi immaginò il suo volto dinanzi al proprio membro, immagino gli schizzi di sperma sul viso di lei, i suoi occhi azzurri che lo guardavano eccitata e vogliosa. Quasi non si accorse di essere venuto, sino a quando non sentì il caldo del seme sulle mani. Continuò ancora per un po’ ad accarezzarsi.
Con l’eccitazione quantomeno affievolita, provò ad andare a letto, ma i pensieri ripresero subito forza. Quando la sveglia suonò, non era ancora riuscito ancora a prendere una decisione.
* * *
Mai in vita sua aveva messo l’orgoglio da parte in tal modo. Dopo il liceo, crescendo, era diventata sicura di se ed anche molto orgogliosa, se non altro perché dopo gli anni adolescenziali fatti di prese in giro da parte di molti, crescendo aveva capito, e deciso, che non poteva permettere a nessuno di trattarla in maniera irrispettosa. Questa volta però non si trattava di prese in giro o rispetto, nonostante la sera prima Viviano l’avesse in sostanza rifiutata con una scusa banalissima, dopo per giunta avergli già messo una mano tra le gambe, aveva comunque deciso di riprovarci. Desiderava l’uomo, il resto erano dettagli.
Ora, in attesa che arrivasse a casa sua, l’istinto le diceva che la possibilità le desse buca non era da considerarsi, fissava le ante del suo armadio aperte cercando di decidere cosa mettere.
Il più è fatto.
Pensò nella sua mente mentre infilava una culotta alla brasiliana di pizzo, di un tenue verde acqua con delle sensuali trasparenze. Allacciò il reggiseno coordinato e si osservò nell’alto specchio all’interno della porta dell’armadio.
Magari potessi aspettarlo così. Mi toglierei un bel pensiero.
Per un attimo l’idea di aprire la porta indossando solo l’intimo, la sfiorò, ma poi decise di lasciare stare. Nonostante la ferma intenzione di andare al sodo, questo sarebbe stato troppo. Già immaginava qualche vicino venire a chiedere un po’ di zucchero e lei presa dall’ansia aprire senza pensare.
No. Meglio di no. Qualcosa devo indossare.
Dopo dieci minuti di meditabondo silenzio, decise che la cosa migliore sarebbe stata la più semplice. In linea con il suo stile. La sensualità ce l’avrebbe messa lei, l’abito non serviva, soprattutto perché aveva intenzione di farselo togliere il prima possibile.
Un pantalone elegante non troppo aderente, ed una camicetta bianca, furono la sua scelta. In casa era caldo, e se le cose fossero andate come lei voleva, avrebbe fatto ancora più caldo. Si sbottonò un bottone della camicetta lasciando intravedere leggermente il verde acqua del reggiseno.
Quando aprì la porta, Viviano era stato puntuale al minuto, l’occhiata di questi che scivolava nella leggera scollatura, le confermò che la scelta di una sensualità sobria, fosse stata azzeccata.
Alice offrì un bicchiere di vino all’uomo. Si sedettero sul divano ed iniziarono a parlare del più e del meno. La donna lo osservava. Lui parlava poco, gli occhi andavano spesso a fissare ciò che c’era intorno, come se non volesse guardarla.
«Sei in imbarazzo?» Chiese a bruciapelo.
«No. No.»
«Una risposta che equivale a sì» il tono di lui lasciava pochi dubbi. «Vivo lo sciupa-femmine in imbarazzo? Ti vedesse qualcuna delle tue tante conquiste del liceo…stenterebbero a riconoscerti.»
«Può darsi.»
«Ma forse sono io che ti metto in imbarazzo?»
«No. Perché mai?»
«Forse per l’altra sera in macchina.»
«Te l’ho detto avevo una riunione. Non potevo fare tardi…» Viviano deglutì con uno sforzo.
«La tua mano però non sembrava d’accordo.» Alice ammiccò con un sorriso languido.
Gli occhi azzurri della donna erano fissi in quelli di lui, che cercavano di sfuggire, ma finivano sempre per fissarla, un istante negli occhi, un istante nella scollatura.
«Ah ecco! Ora capisco qual è il problema.»
«E quale sarebbe?»
«La mia scollatura. Ti mette in imbarazzo?»
«Ma no che dici» Viviano sorrise in maniera tirata. «Non è per niente eccessiva. Figurati.»
«Ma allora è proprio che sei contento di vedermi. A giudicare dal cavallo dei tuoi pantaloni.»
Viviano finalmente la fissò con un sorriso storto. Il giochetto iniziava a stancarlo. È vero che lui l’aveva presa in giro anni prima, ma questo non implicava necessariamente che adesso non potesse andarci a letto. Erano passati dieci anni. Erano adulti e vaccinati. E poi, lei stava facendo di tutto per stuzzicarlo.
«Se stai pensando che voglio incastrarti» iniziò a dire Alice, avvicinandosi a lui. «Ti sbagli. Se stai pensando che vorresti togliermi questi vestiti, per poi salutarci e amici come prima. Non c’è problema.»
Alice prese a baciarlo sul collo. Con la punta della lingua gli sfiorava la pelle. La mano corse tra le gambe di lui accarezzando la sua erezione.
A questo punto Viviano non resistette ed una mano scivolò sotto la camicetta di Alice, andando a cercare i seni piccoli e sodi. Le lingue si intrecciarono cercandosi con avidità.
La donna si mise cavalcioni su di lui che gli sbottonò la camicetta. Spostò le coppe del reggiseno e iniziò a stuzzicare i capezzoli piccoli e rosa. Poi li baciò e accarezzò con la lingua.
Le mani strinsero il sedere, come i seni, piccolo e sodo attraverso il tessuto dei pantaloni.
Alice si alzò un attimo, il tempo di far volare i pantaloni lontano, poi ritornò su di lui sbottonando anche i suoi di pantaloni. Il membro eretto e turgido fece capolino. Lo strinse con una mano e lo accarezzò con vigore.
Questa volta fu la camicetta a volare via, seguita a breve dai vestiti di lui. Il membro di Viviano strusciava tra le gambe di lei, contro la morbida ruvidezza della culotta di pizzo, mentre lui le baciava le labbra, il collo, i seni.
Alice strinse in una mano il membro di lui e con l’altra scostò leggermente le mutandine. Con un movimento arcuato e felino accarezzò l’asta dura con le grandi labbra, umide della sua voglia. Il movimento si prolungò e passò ad accarezzare il glande prima di accompagnarlo dentro se con un movimento deciso e profondo.
La donna si piegò su Viviano abbracciandolo e circondando il capo di lui con la chioma bionda e spettinata, mentre il bacino iniziava ad agitarsi frenetico.
Le mani di lui strinsero i glutei dalla pelle morbida e liscia.
I mugolii di lei divennero un urlo. Inarcò la schiena all’indietro. I capelli seguirono il movimento amplificandolo. I capezzoli erano sporgenti come piccole puntine. Viviano prese a leccarli.
I due si guardavano negli occhi. Alice continuava a muoversi con il membro di Vivo dentro lei. L’orgasmo le aveva lasciato un senso di caldo languore, un formicolio in tutto il corpo. Lui le teneva le mani sui fianchi accompagnando i suoi movimenti.
Gli occhi azzurri della donna facevano eccitare Viviano ancor più del corpo nudo e della penetrazione. L’eccitazione donava al loro colore un’espressione profonda e meravigliosa. Guardandoli aveva l’impressione di stare accarezzando un cielo limpido.
Era talmente preso dagli occhi di lei, che quasi non si accorse di stare arrivando al culmine del piacere. Le sensazioni che provava gli trasmettevano un tale benessere, che non avrebbe voluto fermarsi mai. Dovette però fare uno sforzo.
Le sue mani da morbide divennero in un istante decise, non assecondando più i movimenti della donna. Questa per un attimo contrastò il movimento di lui, ma poi capì e lo assecondò. Il membro uscì fuori, lucido degli umori di lei e la passione di Viviano iniziò a colare, calda e appiccicosa, lungo l’asta, accompagnata dai gemiti di lui.
Alice lo baciò profondamente, poi si sedette al suo fianco a fissarlo. Questa volta fu lui a baciarla. Lei si alzò, accorgendosi solo in quel momento, di avere ancora indosso la culotta verde acqua.
«Potrei offendermi sai?» Disse mentre gli prendeva la mano.
«Per cosa?» Rispose Viviano ridendo, questa volta di una risata rilassata e serena.
«Ho ancora le mutandine… Che ti fa schifo togliermele?»
«Vuoi proprio la verità?» Viviano cercò di assumere un’espressione seria ma con scarsi risultati. «Mi piace da matti il colore!»
Entrambi risero. Poi gli occhi di lui si fissarono sulla culotta, visibilmente umida degli umori della donna e con le mani la fece scivolare. Si inginocchiò in terra e avvicinato il volto alla sottile striscia di peluria bionda della donna, iniziò ad assaggiare il suo sapore più nascosto e vero.
Alice, lo lasciò fare per un po’ poi allontanò la faccia di lui con le mani.
«In camera da letto saremo più comodi.»
Alice era distesa. Viviano aveva ripreso da dove lei lo aveva interrotto. Gli umori ripresero a scivolare, stimolati dalle labbra e dalla lingua di lui, fino a quando la donna lo fermò di nuovo, questa volta perché l’eccitazione l’aveva subito resa stufa di quella posizione tanto passiva.
«Stenditi» gli disse, con una voce calda impastata di eccitazione.
Poi si mise in modo da avere la testa di Viviano tra le ginocchia e si abbassò sul membro di lui, iniziando a baciarlo e leccarlo, mentre l’uomo faceva lo stesso, aiutandosi con le dita.
Restarono in questa posizione a lungo, dandosi piacere a vicenda.
La notte però non finì in questo modo. Entrambi avevano avuto un altro orgasmo, ma nessuno dei due era sazio.
Le carezze ridivennero presto sensuali, Viviano scivolò di nuovo dentro lei, muovendosi dolcemente, ma scendendo ben in fondo alla sua femminilità celata. Quando si piegava a baciarla, sentiva i capezzoli di lei duri e puntuti sul torace.
«È stupendo tornare a fare l’amore, dopo tanti anni di solo sesso» ansimò Alice.
Le parole furono sussurrate nell’orecchio di lui, che non rispose, si sollevò solo in modo da poter guardare gli occhi di lei. A sentire quelle parole aveva avvertito un pizzico di disagio, ma al contempo anche la chiara volontà di non assecondarlo, di ignorarlo. Niente di meglio del cielo azzurro di eccitazione dei suoi occhi.
* * *
L’indomani mattina entrambi avevano giornata libera dal lavoro. Alice aveva scelto quel giorno di proposito, per evitare che Viviano potesse utilizzare di nuovo qualche scusa legata al lavoro. Così, una volta svegli, i due poterono fare colazione insieme.
Alice era rimasta un po’ sulle sue, non senza sforzo, per non dare l’impressione all’uomo che quella notte significasse troppo. Sperava fosse lui a toccare l’argomento. Ma questi non sembrava propenso in tal senso.
Viviano mangiava con fare lento e svogliato da una ciotola corn flakes e latte. Lo sguardo era basso. Ogni tanto gli occhi giravano per l’appartamento, poi guardavano per qualche istante Alice e ritornavano alla colazione.
Sembra tornato a ieri. Pensò la donna. Come se questa notte non fosse esistita.
La bionda commercialista attese che terminassero la colazione, le parole che si erano scambiati si contavano sulle dita di una mano. Dopo aver riposto le poche stoviglie nel lavabo, decise di affrontare lei l’argomento.
«È per quello che ho detto stanotte?»
Viviano la guardò, con lo sguardo di chi è stato preso di sorpresa. L’espressione di chi si sta sforzando di ricordare.
«Stai facendo finta o davvero non ti ricordi cosa ti ho detto?»
«Intendi, quando hai detto che è stupendo tornare a fare l’amore dopo anni di sesso?»
Alice non sapeva se considerare un bene o un male il fatto che ricordasse alla lettera le sue parole.
«Quello» si limitò a dire.
«Non capisco. Cosa, sarebbe dovuto a quella frase?» Viviano sembrava sincero.
«E per quello che ho detto che ti sei chiuso di nuovo a riccio? Giuro che non voglio incastrarti, ne metterti anelli al dito. Se è solo sesso ciò che vuoi, per me va bene. Ma tu, sei stato il primo per me, permetti che per lo meno…»
Quando la sentì riferirsi a quel pomeriggio Viviano non resistette oltre. Qualsiasi cosa sarebbe successa, doveva togliersi quel peso.
«Zitta un attimo» la interruppe in maniera più brusca di quanto avesse voluto. «C’è una cosa che non sai di quel pomeriggio. Una cosa orribile. Ed io me la porto dentro da anni.»
Alice lo osservò con sospetto: «Cosa non so?»
«Quello che accadde quel pomeriggio» Viviano cercava le parole adatte, ma temeva non ce ne fossero, in qualsiasi modo si fosse espresso, la sostanza dei fatti non sarebbe cambiata, «non accadde per caso, o in maniera spontanea.»
«In che senso?» L’espressione della donna iniziò a mutare.
L’uomo vide gli occhi azzurri farsi più scuri, come un cielo terso all’arrivo della tempesta.
«Feci quello che feci, per scommessa…»
Alice sgranò gli occhi. Lo sguardo era fisso su Viviano e sembrava in grado di trapassarlo da parte a parte.
«Hai scommesso che mi avresti sverginato?» La voce era resa meccanica dalle lacrime trattenute insieme alla rabbia.
«Sì. E c’è di peggio.»
La donna tacque, fissandolo.
«Feci un video… a tua insaputa, con il portatile. Se ti ricordi, stavamo guardando i siti delle università. Attivai un programma che registrava tramite webcam senza far apparire niente sullo schermo.»
Alice si portò una mano alla bocca. Gli occhi erano vitrei.
«Con chi hai scommesso?» Voleva sapere chi altro fosse coinvolto, chi altro avesse visto quel video.
«Elisa. Te la ricordi?»
Certo che sì. La ricordava così bene da avere l’impressione la ragazza fosse lì dinanzi a lei. Come avrebbe potuto dimenticarla. Lei era una di quelle che più di altri amava prenderla in giro, renderla bersaglio di scherzi a volte anche pesanti. La ricordava bene, ricordava le sue forme prosperose da donna matura, così diverse dalle sue, il suo essere così spigliata, il suo avere tanto successo con l’altro sesso. La ricordava come un suo opposto.
«Chi altro ha visto il video?» La voce era esitante, gelida.
«Nessuno. La scommessa era tra me e lei. Non feci alcuna copia del video.»
«Cosa avete scommesso?» Gli occhi erano rivolti al soffitto, lontano dal suo interlocutore.
«Abbiamo scommesso, che se… dopo avrei fatto sesso con lei.»
Sul viso di Alice si disegnò una risata amara e colma di rabbia e delusione: «Così poco? Come se non te la fossi scopata già varie volte. Lo sapevano tutti.»
Le parole vennero sputate fuori, come per liberarsi dal veleno che sentiva dentro.
«Sì, ma… la scommessa consisteva… mi avrebbe… avremmo fatto sesso anale.»
Entrambi tacquero per diversi minuti. Alice restò immobile a fissare il pavimento. Viviano non staccava gli occhi dalla donna in attesa di vedere apparire sul suo viso un segno.
«Questo valevo per te? Un culo…»
«Non è così Alice, te lo giuro. Ma… erano altri tempo, eravamo giovani…stupidi… soprattutto io.»
«Vattene. Subito.»
Viviano non oppose resistenza. Ormai era andata, e non poteva prendersela con nessuno eccetto lui.
Mentre tornava a casa. Rivisse quel pomeriggio. Rivide il corpo di Alice, esile, il seno appena accennato, il ciuffo di peli folto tra le gambe. Il viso teso tra la paura di sentire dolore e la voglia di lasciarsi andare.
Ricordò di come aveva iniziato a penetrarla con delicatezza. Lei lo aveva guardato con quei meravigliosi occhi azzurri e tutto ebbe inizio. In quel momento preciso si era reso conto di quale cosa orribile e schifosa stesse facendo. Ma come avrebbe potuto fermarsi? Il timore che Alice si potesse sentire rifiutata, lo spinse a continuare, nonostante tutto. Il viso affondando sul cuscino tra i suoi capelli.
Ricordò anche ciò che avvenne dopo. Salvato il video su una pen drive, era andato da Elisa. Fremendo di rabbia gli aveva mostrato il filmato, ma alla prima battuta della ragazza sul viso di Alice in quei momenti, la rabbia era esplosa.
Aveva reclamato con violenza il pagamento della scommessa. Le aveva strappato i vestiti di dosso, e l’aveva presa. Con forza, senza alcuna attenzione, con la deliberata voglia di farle male. Anche lui aveva sentito dolore quando aveva preso a penetrarla in maniera selvaggia nel sedere. Ma la cosa che gli fece ancora più male, era che più cercava di farle male più Elisa sembrava godere. Se avesse avuto un pizzico di lucidità, avrebbe capito che era tutto inutile. Elisa era una di quelle che godono quando sentono dolore, un’amante del sesso violento. Una volta si era fatta frustare e scopare da Viviano e altri tre.
Alla fine non venne. Si rivestì in fretta e andò via, non senza aver prima afferrato la chiavetta usb. Andando via aveva sentito i richiami di lei che lo incitavano a tornare e continuare… gli stava piacendo.
* * *
Erano trascorsi una quindicina di giorni da quella notte, a cui aveva fatto seguito quella mattinata che Viviano sapeva avrebbe impiegato troppo tempo a dimenticare, ancora una volta. Ma almeno adesso, non sentiva più il peso che si era portato dentro per anni.
Per quanto lei gli mancasse, sapeva che sarebbe stata questione di tempo e l’avrebbe dimenticata. Avrebbe continuato a vivere come aveva fatto sino a poco prima, nessuna relazione fissa. Anche se al momento non ne aveva molta voglia. L’unica cosa che sperava davvero, era che lei superasse senza troppi problemi l’aver scoperto come erano andate veramente le cose dieci anni prima.
Quando sentì squillare il cellulare, mentre si trovava al tavolo da disegno in casa sua, ultimamente cercava di lavorare il più possibile a casa da solo, non si aspettava assolutamente di vedere il suo nome sul display.
«Alice… come stai?» Sentì la sua voce carica di ansia.
«Ciao! Bene, grazie.»
La voce di lei sembrava del tutto normale.
«Come va? Sei a lavoro?»
«No. Ho preso qualche giorno di ferie. Volevo chiederti una cosa. Ti disturbo?»
«Dimmi. Nessun disturbo. Sto lavorando ma sono a casa mia, non in ufficio. Dimmi pure.»
Sentì che la donna prendeva un profondo respiro prima di parlare.
«Riguardo a quel video, hai ancora il file?»
Viviano prese qualche secondo per riflettere, poi decise non ci fosse alternativa alla verità: «Sì. Ho conservato la pen drive usata quel giorno. Non lo so perché, credimi… non ho mai più guardato…»
«Tranquillo Viviano. Calmati. Credo tu ti sia tormentato abbastanza in questi anni. Perché stasera non vieni a casa mia? E porta anche la chiavetta.»
«La chiavetta? Per farne cosa?»
«Voglio vedere il filmato.»
Voglio vedere quanta strada ho fatto. Voglio vedere quanta differenza c’è tra la ragazzina di allora e la donna che sono. Voglio vedere quanto sono servite le sofferenze di allora.
Pensò tra se mentre Viviano taceva sorpreso dalla richiesta.
«Ho i miei motivi per farlo. E poi, ho anche voglia di rivederti.»
L’architetto avvertì un senso di torpore in mezzo al petto nel sentire quelle parole.
«Allora ci vediamo stasera.»
«Sei proprio sicura?» Viviano stringeva la pendrive in una mano. Alice era dinanzi a lui, il viso sereno, una camicetta rosa su cui si vedeva chiaramente la forma dei capezzoli, ed un paio di jeans.
«Ho riflettuto molto e sì, sono sicura. Quello che è accaduto dieci anni fa non può, e non deve condizionare la mia vita. Ora sono una donna diversa. E anche tu sei un uomo diverso. All’epoca eravamo ragazzini e purtroppo da giovani si fanno un mucchio di cazzate. Questa altro non è che una delle tante.»
«Mi fa piacere l’abbia presa bene. Non voglio che questa cosa ci faccia perdere un’altra volta, ti ho già persa per tutti questi anni.»
Alice si avvicinò all’uomo, lo abbracciò e baciò con passione. Avvicinandosi sentì chiaramente l’erezione di lui.
«Si sente che sei felice di vedermi» disse ridendo.
«Molto felice!» Viviano la strinse con passione continuando a baciarla.
«Ora però voglio vedere il video.»
«Ma perché? Non ne capisco il motivo.»
«Voglio vedere come ero. Tutto qui.»
L’uomo capiva dallo sguardo di lei che non era tutto così semplice. Dietro a quella decisione, doveva per forza di cose esserci altro, ragionamenti più profondi, ma per il momento Alice non voleva renderlo partecipe.
Inserita la pen drive, Viviano temporeggiò ancora un po’, sperando lei cambiasse idea. Ma Alice prese il mouse e cliccò senza esitazione facendo avviare il filmato. Fece scorrere la parte iniziale velocemente.
Sul monitor si vedeva lei distesa, Viviano sopra di lei che si muoveva lentamente, con attenzione. L’inquadratura non era granché, e poi lui era molto più robusto di lei e con il suo corpo la copriva del tutto.
Dopo un paio di minuti, decise di aver già visto abbastanza e fermò la riproduzione.
«Ma lo sai che ora sono molto più brava?»
Alice si era messa in piedi dinanzi a Viviano, rimasto seduto pensieroso ed in silenzio.
Le mani di lei iniziarono a sbottonare la camicetta, confermando l’assenza del reggiseno. Sbottonò i pantaloni che scivolarono via. La camicia era un body. Solo a questo punto Viviano si riscosse da quella specie di torpore e strinse i glutei snelli e sodi della donna iniziando a baciarla attraverso i bottoni aperti della camicetta.
La lingua di lui cercò i capezzoli piccoli e puntuti iniziando a mordicchiarli. Le mani scivolarono tra le gambe. Trovarono i due piccoli bottoni a pressione che si aprirono facilmente.
Alice sfilò la camicetta restando con le sole mutandine bianche di pizzo dinanzi a lui.
«Ora però devi spogliarti un po’ anche tu.»
Viviano non se lo fece ripetere. Lei lo aiutò a spogliarsi mentre baciava e laccava ogni parte del suo corpo, si ritrovò nudo con il membro eretto e turgido, gonfio delle voglie represse di quindici giorni di astinenza.
Lei si sfilò le mutandine e avvolte intorno al membro di lui iniziò a masturbarlo, mentre spingeva i piccoli seni contro il suo viso.
«Vai piano però…» ansimò Viviano, «sono quindici giorni che non faccio niente, se vuoi che duri almeno qualche minuto!»
«Allora mi sbrigo anche io!» Rispose sorridendo.
Lanciò via le mutandine e con una mano guidò il membro di Viviano dentro lei. Era bagnata e aperta, vogliosa di sentirlo di nuovo dentro se. Nonostante la posizione seduta che in genere non era tra le sue preferite, avvertì da subito brividi di passione irradiarsi dalla vulva. Pensò che i problemi di durata non riguardassero solo lui.
Ed infatti. L’orgasmo giunse dopo neanche due minuti. Il rantolo di eccitazione fu basso e prolungato. Alice strinse a se Viviano, continuando a sentire la sensazione del membro dentro di lei.
Passato l’orgasmo, si rese conto che Viviano si stavano trattenendo, sia per prolungare l’amplesso, sia perché erano senza preservativo. Lei continuò a muoversi, seduta sulle sue gambe, con movimenti sinuosi e dolci.
Passò poco e Viviano si irrigidì, la prese per i fianchi cercando di sollevarla, ma lei lo guardò negli occhi, avvicinò il volto a quello di lui.
«Non uscire. Ti prego!»
Viviano sentì per un attimo il cuore in gola. Poi la baciò e la strinse a se, restando dentro lei. Pochi secondi e si lasciò andare.
Alice avvertì il calore dell’orgasmo di lui nel basso ventre, e venne colta a sua volta da un secondo e ravvicinato amplesso. Lo strinse forte e lo baciò.
«Ti amo» sussurrò mentre sentiva il membro afflosciarsi.
«Ti amo anche io» rispose lui, affondando il viso tra i suoi capelli.

FINE

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