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Racconti Erotici EteroRacconti erotici sull'IncestoTrio

028 – Suor Maria diventa troia in famiglia

By 6 Febbraio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

I PROTAGONISTI

SUOR MARIA – Maria
PADRE di Maria :Pietro
MADRE di Maria: Luisa
FRATELLI di Maria: Ercole ‘ Massimo – Luca
SORELLE di Maria: Lorenza – Silvia
AMICO DI Maria – Huli

Segue dal primo racconto……

Maria, la notte seguente, ebbe un sonno disturbato e si svegliò al mattino più stanca di quando si era coricata la sera prima.
Le emozioni forti, quella di incontrare la sua famiglia dopo tanti anni, di rivedere i fratelli e le sorelle ormai cresciuti e diventati adulti e poi le fortissime e intense sensazioni vissute facendo sesso con loro.
Era combattuta, tra il voler salvaguardare l’onore e la promessa fatta a Cristo, oppure gettare la veste alle ortiche e intraprendere una vita nuova che comprendeva, la libertà, sotto tutti i punti di vista e la possibilità di vivere bene, senza sacrifici e rinunce, in una casa comoda e accogliente assieme alla sua fantastica famiglia porcella.
Si decise a sottrarsi all’abbraccio delle lenzuola e si mise a sedere sul letto, si infilò le ciabatte e si presentò di fronte agli specchi che ricoprivano le porte dell’armadio. In tutti questi anni passati alla Missione non si era mai vista nuda di fronte ad uno specchio. Questi ultimi erano assolutamente vietati e assenti nelle cellette delle suore. Per la prima volta quindi lei si guardò allo specchio con calma e con attenzione. L’immagine che gli restituiva era quella di una giovane donna con il viso assonnato e i lunghi capelli neri disordinatamente sparsi sulle sue spalle. Vide poi il suo corpo morbido e flessuoso con i pesanti seni che vibravano lievemente ad ogni suo piccolo movimento, essi erano voluminosi e pesanti, ma parevano sfidare la legge di gravità, rimanendo sorprendentemente sospesi nel vuoto. Il suo sguardo si soffermò con attenzione sulla foresta nera che le ricopriva il pube. Era una vera selva impenetrabile, foltissima, scura, ampiamente diffusa, con un piccolo e rado sentiero che congiungeva il triangolo scuro all’ombelico.
Si ricordò di aver visto il giorno prima che sua madre era depilata totalmente. Le sue sorelle invece si erano depilate lasciando una stretta fascia di peli sul pube che era, per il resto della superficie assolutamente liscio. Indossò una vestaglietta e decise di chiedere alla mamma un consiglio su cosa fare. Si recò in cucina dove trovò sua madre affacendata , a preparare il caffè e a cuocere dei croissant freschi.

‘Ciao Maria, hai dormito bene? Ti sei ripresa dalla battaglia di ieri?’

‘Ciao mamma, si insomma, non ho dormito molto, forse perché ero molto agitata, non ero sinceramente preparata………. ad una simile accoglienza!’

‘Sai, noi siamo una famiglia speciale, invece di andare a cercare emozioni ed esperienze in giro, come fanno molte famiglie, noi abbiamo deciso di essere autonomi e di divertirci fra di noi. Saimo più tranquilli perchè non rischiamo di prenderci delle malattie e poi è molto più eccitante e coinvolgente fare sesso tra di noi.’

‘Credo che sia uno dei peggiori peccati che si possano fare! L’incesto, dalla nostra religione è di sicuro un peccato mortale! Comunque ormai ci sono coinvolta pure io…. quindi…………’

‘Siediti che ti servo il caffè!’

‘Si grazie mamma, mi ci vuole proprio un buon caffè italiano!’

‘Vuoi il croissant? Li ho fatti freschi stamane, sono di pasta sfoglia.’

‘Si grazie mamma. Senti volevo chiederti un consiglio’

‘Dimmi Maria, cosa volevi sapere?’

‘Ieri avrai sicuramente notato, che io non mi sono mai depilata in vita mia e li sotto ho una foresta foltissima. Ho visto che tu invece sei tutta depilata e anche Silvia e Lorenza lo sono, anche se solo parzialmente. Tu credi che sia meglio se mi depilo tutta come te, oppure magari mi sistemo come le mie sorelle?’

‘Io mi sono depilata così perché tuo padre mi vuole senza peli. Se io fossi in te, un po di peli me li lascerei. Io prima mi tenevo sempre un triangolo più ridotto e me la ripulivo bene in mezzo alle gambe. Secondo me è più bello e lascia che la figa sia un po’ nascosta ma non troppo.’

‘Mamma, ma scusa io non è che sono tanto pratica, tu saresti capace di depilarmi con il triangolino come dici tu?’

‘A un’altra non l’ho mai fatto ma se vuoi ci provo. Vai in bagno e bagna bene tutta la peluria poi vai in camera tua che io, tolgo le brioches dal forno e vengo da te con l’occorrente.’

Maria si sedette sul bidet e si inumidì per bene i peli della figa, poi li tamponò con un piccolo asciugamani e si infilò in camera sua. Mamma Luisa dopo pochi minuti arrivò con in mano un piccolo rasoio, un tubetto di crema depilatoria e un grande telo di spugna bianco. Poi uscì e ritornò con una catinella contenente dell’acqua tiepida e con una spatolina di plastica azzurra. Distese il telo di spugna sul letto e ci fece adagiare Maria, trasversalmente al letto. La mise in posizione ginecologica, con le gambe piegate e ben aperte, poi si sedette su una sedia di fronte a lei e cominciò a spalmare la crema sui peli che gli ricoprivano la vagina. Terminata questa operazione, guardò l’orologio e trascorsero il tempo per far si che l’unguento facesse il suo effetto, chiacchierando del più e del meno. Poi, delicatamente con la spatolina iniziò a eliminare i peli lateralmente alle labbra e quelli presenti sull’interno delle cosce. Maria si lamentava ogni qual volta qualche pelo resistente veniva estirpato e le procurava un sottile dolore. Quando l’operazione terminò la figa di Maria era liscia e ben esposta, invitante ed eccitante allo stesso tempo.
Luisa si dedicò poi alla parte superiore e con lo stesso procedimento precedente ripulì il pube lasciandogli uno stretto triangolino con il vertice basso che iniziava sopra alla fessura chiusa della vagina, si allargava lievemente per quattro o cinque centimetri sul pube. Naturalmente anche il rado sentierino di peli che conduceva all’ombelico venne eliminato. La mamma, immerse poi una spugna naturale nell’acqua tiepida contenuta nella bacinella, e deterse con cura eliminando ogni piccolo residuo di crema. Luisa, ammirò soddisfatta il risultato della sua opera e accarezzò la figa implume di Maria che per tutta risposta………….

‘Uuuummmm, mamma!!’

‘Vuoi che te la lecco amore mio?’

‘Uuuummm siiii mamma leccamela, ti prego, leccamela!’

Luisa spostò la sedia e si inginocchiò sullo scendiletto, insinuò il viso fra le cosce spalancate della figlia e cominciò a leccarla partendo dal clitoride sporgente………..

‘Siiii, mammaaaa, wowwwww, come lecchi beneeeee, sono già bagnata vero???’

Luisa sollevò il viso e…………

‘Si amore mio eri già bagnata prima che cominciassi’

‘Mi sono bagnata, quando mi depilaviii, uuummmmhhhh, continua mamiiii, siiiiii…….’

Luisa con la bocca immersa fra le labbra della figa di sua figlia, le aveva infilato un dito dentro e la scopava velocemente, poi sfilò il dito dalla vagina fradicia e si fece strada dentro il buco del culo di Maria……..

‘Piano mamiiii, piano mi fa male il buchetto! Ieri Ercole mi ha sfondata!’

Luisa sembrò ubbidire e sfilò il dito dal culo infilandone due nella figa, la penetrò per un paio di minuti, continuando a leccarla, quindi sfilò nuovamente le dita dalla vagina e senza pietà le spinse nel culo di Maria……….

‘Mi stai facendo malissimo, nooo mamma, noooo, ti prego nooooo!!’

Luisa, penetrò con le due dita più a fondo possibile e poi cercò di divaricare e aprire di più lo sfintere della figlia, che intanto si stava adattando alla penetrazione anale e muoveva appena le natiche per facilitare il compito alla mamma.

‘Ummmmmm, ahhhhhhh, siiiiiiii, mami siiiiii, scopami, scopami, leccamelaaaa, sei più brava di Suor Clotilde!!!!!’

‘Te la facevi leccare da Suor Clotilde eh??? Lo sapevo che le Suore sono tutte troie!!!’

‘Godo, mamma godooooo, sto per venire, daiiii continuaaaaaa, ahhhhhhhh, ahhhhhhh, mmmm, siiiiii, vengooooooooo, vengoooooo…………’

Luisa si alzò e si mise a cosce aperte sulla poltroncina e si masturbò furiosamente godendo e venendo come una ossessa. Maria si alzò dal letto e abbracciò sua madre che nel mentre si era sollevata dalla poltrona. Le due donne si baciarono a lungo infilandosi la lingua in bocca e accarezzandosi a vicenda i loro corpi nudi.
La giornata era iniziata con i migliori auspici, e con reciproca soddisfazione. Si infilarono sotto la doccia e si lavarono fin quando entrambe ritemprate si vestirono e si prepararono per uscire a fare compere.

Mamma e figlia scesero dall’auto e si avviarono a piedi, raggiungendo un grosso centro commerciale, all’ingresso sulla destra un grandissimo negozio di abbigliamento. Maria aveva bisogno di vestiti e biancheria di foggia moderna e non nello stile monacale. Lei pareva essere entrata nel paese dei balocchi, si guardava attorno sorpresa e incantata. Infilò nel carrello dei pantaloni una gonna, poi ancora un altra e ancora aggiunse dei jeans e altre cose…….

‘Maria, io direi che adesso possiamo andare nello spogliatoio cosi magari ti provi qualcosa’

‘Si mamma, ok va bene, dove sono gli spogliatoi?’

Luisa, che già conosceva molto bene il negozio la guidò verso i camerini e approfittando che essi erano capienti, vi entrò anche lei. La aiutò a spogliarsi, porgendogli a mano a mano il capo che voleva provare. Maria si vestiva, poi si guardava allo specchio e apprezzando si rispogliava per rivestirsi ancora. Quando ebbe finito, Luisa aveva un mucchio di capi fra le braccia e quando giunsero alle casse la cassiera le guardò stupita……….

‘Buongiorno signora, tutto bene? Ma questi capi non sono per lei vero?’

‘ No, no, le presento Maria, mia figlia che è ritornata a casa dopo tanto tempo. Aveva bisogno di rifare il suo guardaroba e…….’

La ragazza tese la mano a Maria che ricambiò sorridendo. Quando ebbero pagato, Maria volle indossare qualcosa di nuovo e disfarsi dei pantaloni larghi e fuori moda e anche dell’intimo largo e poco sexy che aveva indossato fino ad allora.

Uscì dallo spogliatoio trasformata, aveva scelto una gonna nera, corta e aderente e sotto ad essa un perizoma nero di pizzo super trasparente. La parte superiore fu coperta da un reggiseno a balconcino sempre nero e sempre di pizzo e da una maglietta aderente rosa con scollatura a ‘V’ che evidenziava splendidamente il seno lasciandone scoperta una larga parte. Si era comprata un paio di scarpe con il tacco alto che si infilò a completare l’opera.

Quando uscì, dal centro commerciale, comprese cosa voleva dire essere una femmina, anzi una bella e provocante femmina. Al suo passaggio, i maschi e non solo loro, si giravano a guardarla e qualcuno commentava ad alta voce, profferendo complimenti anche piuttosto volgari e salaci.

Quando furono in macchina, le due donne si guardarono e scoppiarono a ridere di gusto, poi Luisa mise in moto e si avviarono verso casa. Quando vi giunsero, Maria ne fu dispiaciuta, avrebbe continuato volentieri a camminare per la strada esibendo la sua esuberanza fisica, eccitando e provocando i maschi e le femmine al suo passaggio.
Quando fu in camera sua si rimirò a lungo nello specchio e poi malvolentieri si spogliò, sistemando con cura i capi nuovi appena acquistati nel capiente armadio.
Quando fu nuda, si mise ancora di fronte allo specchio per controllare l’opera che mamma Luisa aveva compiuto. In effetti il pube era molto più bello così di quanto non lo fosse con tutta la foresta che aveva prima, Dischiuse le gambe e con le dita si toccò la figa nuda e cruda. Pareva la vagina di una bambina, liscia e morbida, le sue dita si soffermarono a lungo lambendo il clitoride e infilandosi fra le labbra dischiuse. Si stava masturbando quando la mamma entrò in camera e lei fingendo indifferenza le sorrise…….

‘Stavi controllando se avevo fatto bene il mio lavoro?’

‘Si mami, non sono abituata a vedermi così, e stavo appunto osservando il tuo capolavoro!’

‘Mettiti, questa camiciola, è di tua sorella, dovrebbe andarti bene, poi vieni di la che mentre preparo per il pranzo parliamo un po”

Maria si infilò la camiciola, era a fiorellini su sfondo bianco, con gli spacchetti laterali, per la verità un poco corta per lei, ma come si dice a caval donato…….
Mamma e figlia parlarono per un po’ , in special modo, la mamma si informò della sua vita in Guinea, delle esperienze da giovanissima novizia, le privazioni, i sacrifici e molte altri argomenti furono trattati dalle due donne.
Verso le tredici, il resto della famiglia fece rientro a casa, trovando il pranzo pronto. Si sedettereo a tavola e Maria si fece il segno della croce e pregò ringraziando Dio per il cibo che gli offriva.
Papà Pietro, si mise a ridere e la prese in giro dicendole………

‘Guarda Maria, che qui non si deve ringraziare Dio per il cibo, ma quelli che lavorano come me e tutti i componenti della famiglia, tua madre compresa.

‘Papà, a me hanno insegnato così e io ringrazio Dio perché vi da la salute, che vi permette di lavorare, e portare a casa i soldini che servono per vivere!!’

‘Va beh dai, forse hai ragione tu, comunque io per ora ringrazio la mamma che ne ha preparato, e buon appetito a tutti!!!’

Tutti risero, Maria compresa, e per alcuni minuti vi fu silenzio interrotto solo dal tintinnio delle posate che mulinavano dentro ai piatti.
Alla fine del pranzetto, Maria e la mamma si alzarono e iniziarono a sparecchiare. Quando, avvicinandosi a suo padre per togliergli il piatto sentì la mano di lui infilarsi fra le gambe e toccargli la figa e il culo nudi.

‘Ehi, la nostra suorina è senza mutande!!!!’

Luisa intervenne…….

‘Dai Pietro lasciala stare, è colpa mia che gli ho detto di venirmi ad aiutare in cucina e gli ho fatto indossare solo la camiciola di Lorenza’

Luca che era seduto a fianco di suo padre ne approfittò e anche lui infilò una mano sotto la corta camiciola sollevandola e scoprendo il magnifico culo della sorella……….

‘Madre mia! Ma che culo hai sorellina??!!!! Ieri ero troppo occupato con il cazzo di papà e non mi sono accorto del fantastico culo di mia sorella suora!’

Maria cercava di allontanare le mani che si intrufolavano fra le sue cosce e nel solco delle natiche cercando il buco del culo e quello della figa. Ercole si alzò e si mise in piedi vicino a suo padre, si aprì i jeans e abbassò gli slip, il cazzo duro ne venne fuori come una molla e la grossa cappella violacea vibrò vicino alla bocca di suo padre. Lui non si fece pregare e girando il viso verso il duro membro lo ingoiò facendoselo sprofondare fino in gola. La mano destra del vecchio padre rimase fra le cosce di Maria che ora non protestava più, anzi lei stava divaricando il più possibile le cosce per agevolare papà e suo fratello Luca a toccarla nei suo anfratti più nascosti. Due mani da dietro le sollevarono la camiciola sfilandogliela del tutto e lasciandola completamente nuda poi le stesse mani si appoggiavano autorevolmente sulla schiena, facendola piegare in avanti, fino a fargli posare un seno dentro ad un piatto sporco di sugo e l’altro sulla superficie dura e fredda del tavolo. Si voltò e vide che le mani appartenevano a suo fratello Massimo che gli sputò della saliva fra il solco delle bianche e morbide chiappe e gliela spalmò sul buco del culo infilandoci dentro due dita.

‘Ieri la figa e adesso voglio il culo della mia suora troia!! E’ meglio il cazzo o le preghiere???!!’

‘Ummmmmm, pianoooo, mi sfondi il culooo!! Oddiooooo………’

‘Questo è il mio cazzone, non c’entra niente Dio!!!!’

‘Oh siiiiii, vi amo tuttiiiii, fatemi godere!! Bravo papi succhia il cazzo a Ercole!’

Mentre godeva come un porca Maria sentì il grosso cazzo che le penetrava il culo sprofondare fino a sentire i pesanti coglioni sbatterle contro le labbra della figa e un grande calore spargersi all’interno del suo intestino. Lui sborrò in silenzio, trattenendo il fiato e rimanendo immobile, ben piantato nello sfintere della sorella, fece sgorgare a fiotti ravvicinati e interminabili la calda e densa sborra. Poi il grosso cazzo uscì dal buco ormai slabbrato con un ‘flop’ tipico delle bottiglie stappate. Luca si alzò dalla sedia al suo fianco e tenendosi il cazzo in mano lo guidò verso lo stesso buco aperto e lo infilò fino alla radice con estrema facilità.

Anche Luca dopo poco le regalò il caldo nettare sborrandogli in culo. Appena lui si sfilò Ercole, abbandonò la bocca di suo padre e approfittò della posizione della sorella per allargargli ulteriormente l’ano. In effetti Ercole aveva il cazzo un po’ più corto di quello dei fratelli ma molto, molto più largo. L’entrata non fu agevole, come non lo era stata nemmeno il giorno prima, ma lui non si fece scrupoli e senza ascoltare le lamentele di Maria le sprofondò il grosso palo nel culo, pochi colpi profondi furono sufficienti a farlo sborrare copiosamente. La ragazza pensò di aver finito e invece il vecchio padre si alzò e mantenendola piegata a pecorina la sodomizzò a sua volta.
Il cazzo più grosso di tutti gli altri si fece strada allargando a dismisura il povero buco già dilatato e lei sentì la dura cappella penetrarla a fondo mentre con le mani pesanti, lui la sculacciava con forza. Le sborrò a sua volta nel culo e la lasciò abbandonata sul tavolo con il buco aperto che colava sborra a fiumi. Il culo di Maria era rosso viola dalle forti sculacciate. Lei si sollevò disfatta ma non appagata, non aveva goduto. Solo allora si accorse che in silenzio le altre femmine del branco si stavano sollazzando leccandosi la figa a vicenda, formavano sul tappeto, una specie di trenino, dove stavano sdraiate di fianco con una gamba sollevata e il viso fra di esse. Si avvicinò a loro che la accolsero dividendosi, con lei ora c’era sua sorella Silvia, mentre Lorenza faceva coppia con la mamma. Godettero tutte e quattro con urletti e grida fin quando esauste si abbandonarono nude con le cosce spalancate sul grande tappeto.

I lavoratori e le lavoratrici, si lavarono e rivestirono, quindi uscirono salutando e baciando con affetto Maria e la mamma.
Le due donne si adagiarono sul letto della camera di mamma e si addormentarono esauste.

La sera, passò tranquilla, dopo cena alcuni uscirono e altri si chiusero in camera loro per rilassarsi e dedicarsi agli hobby personali.
Maria consigliata dalla mamma mise in una catinella della camomilla e ci si sedette sopra per lenire il dolore al buco del culo ormai dilatato, poi si sentì stanca e salutò la famiglia andandosene a letto.
Questa notte fu per lei più tranquilla, si riposò e al mattino si svegliò tranquilla.
Fu quel mattino che, ricevette una telefonata, dalla Guinea, da parte del suo aiuto infermiere, un ragazzo giovane, di colore, appartenente alla tribù dei Papuani, che aveva collaborato con lei aiutando le popolazioni indigene. La voleva informare, che aveva ottenuto un viaggio studio per un corso di aggiornamento da frequentare in Italia e in modo specifico nella città di Roma.
Voleva magari incontrarla e vederla per salutarla. Lei chiese alla mamma e poi confermò al giovane ragazzo di colore, che poteva essere ospite da loro per il periodo del corso in Italia. Le diede l’indirizzo e si fece confermare da lui il giorno e l’ora in cui sarebbe arrivato.
Nei giorni seguenti, la vita di famiglia trascorse tranquilla e senza intoppi, papà era fuori città per lavoro e sia Silvia, sia Massimo, che lavoravano nella azienda paterna, erano con lui in viaggio.
La sera in cui rientrarono, corrispose con la sera in cui doveva arrivare l’ospite. E in effetti il ragazzo che si chiamava Huli giunse in taxi verso le diciotto e dopo pochi minut arrivarono anche papà Pietro con Silvia e Massimo. Era molto alto il giovane nero, ed era vestito con pantaloni chiari e giacchetta di tipo coloniale, color marrone, sopra ad una camicia bianca. Fu presentato a tutti e le fu mostrata la camera degli ospiti, lui ringraziò in perfetto italiano, e si chiuse dentro. Maria all’ora di cena bussò alla porta e non sentendo risposta abbassò la maniglia ed entrò. Lui era in bagno e in quel momento stava sotto la doccia, lei lo vide dietro il vetro smerigliato, girato di schiena mentre si lavava. Aveva visto mille volte il suo corpo seminudo e non ci aveva mai fatto caso, ora dopo le prime esperienze vissute, lo guardò con un altro sguardo. Lo vide per la prima volta come una donna vede un uomo nudo, sentendosi attratta e piena di desiderio. Si voltò ed uscì per non farsi vedere. Attese poi di sentire che l’acqua aveva terminato di scorrere e ora che lui la poteva sentire, lo chiamò e gli comunicò che la cena era quasi pronta.
Fu una cena ricca di parole, di domande e di risposte che toccavano i più disparati argomenti. Si passava dagli usi e costumi, alla situazione politica, alla cucina ed ai cibi che andavano per la maggiore presso le loro tribù. Si arrivò a parlare di sesso e lui spiegò che prima dell’avvento dei civili inglesi, poi seguiti da molti preti e suore missionarie di diverse etnie, il suo popolo e in special modo la sua tribù, viveva come fosse in paradiso, tutti assolutamente nudi, dove solo i maschi che erano dediti alla caccia si ricoprivano il pene con dei tubi fatti con la ‘koteka’ che è un tubo lungo circa mezzo metro ricavato dalle zucche che vengono poi abbrustolite per renderle più dure e resistenti agli urti. Questo tubo viene poi legato alla vita in modo da renderlo stabile. Si usa questo sistema non per proteggere il pene alla vista di altri ma per difenderlo, durante la caccia dai rovi o dai rami sporgenti che si possono trovare nel proprio cammino.
Huli spiegò che la sessualità era vissuta liberamente e l’unica usanza vera era che quando una coppia voleva sposarsi il capo tribù aveva il diritto di giacere con la donna la prima notte e poi cederla al marito. Le femmine diventano adulte nel momento in cui la natura stabilisce con l’arrivo del ciclo mestruale che non è più bambina ma donna a tutti gli effetti.
Massimo che era sempre il più curioso…………….

‘Ma scusa Huli, ma è vero che, insomma, che i ragazzi delle tribù delle vostre parti sono molto dotati? Ce l’hanno veramente più lungo e grosso di noi bianchi?’

Sorrise Huli e rispose…….

‘Si direi che è vero, poi ci sono sempre le eccezioni, ma in linea di massima è la realtà!’

‘Ma tu quanti anni hai?

‘Ne ho ventinove, più o meno come i centimetri del mio pene!’

Lorenza intervenne………

‘Ma dai Huli! Non ci credo!! Dai ventinove centimetri non esiste su!’

‘E’ naturale che se voi volete io ve lo posso dimostrare!’

‘Beh certo che mi piacerebbe vedere un così grosso cazzo!’

‘E’ meglio di no, qui con noi c’è Suor Maria della quale io ho il massimo rispetto.’

Luisa disse…….

‘Da quando è tornata Maria non è più la stessa, si è aperta in tutti i sensi, sai Huli, voi avete i vostri usi e costumi e noi e per noi intendo la nostra famiglia, ha i suoi. Qui non ci facciamo problemi e sessualmente parlando siamo molto liberi e aperti a tutte le soluzioni’

Intervenne Maria…..

Huli, in questo breve tempo, i miei genitori e i miei fratelli e sorelle mi hanno insegnato un mondo di cose nuove e mi hanno aperto gli occhi su quella che è la vita vera, sulle soddisfazioni e sui piaceri terreni, quelli che il mio Dio non mi può dare. Quindi non farti problemi per me e poi, anche io sono curiosa di vedere il tuo pisellone!’

Pietro allora………………

‘Beh dai, andiamo nella nostra camera matrimoniale che è molto grande e così possiamo ammirare il tuo lungo bastone!’

Si alzarono da tavola e si avviarono verso la camera da letto di Pietro e Luisa, poi si sedettereo in cerchio in terra e al centro in piedi si posizionò Huli.

Silvia che fino ad allora aveva taciuto………

‘Dai Huli, giù i calzoni!!’

Il giovane nero, si tolse dapprima la camicia, scoprendo un torace completamente liscio senza traccia di peli, quindi aprì la fibbia della cintura e fece scendere la zip. Sotto vi erano un paio di mutandoni di tela molto larghi, che lui con estrema lentezza abbassò. Tutti rimasero a bocca aperta, un grosso biscione nero pendeva fra le cosce di Huli. Era circonciso e la cappella non si differenziava dal colore dell’asta del pene. A occhio parevano ventitré, ventiquattro centimetri, con un diametro proporzionato alla lunghezza, potevano essere sei sette centimetri.
Luisa, ipnotizzata, si sollevò in piedi come in trance e avvicinandosi al ragazzo gli si inginocchiò di fronte, quasi a voler omaggiare il Dio delle fecondità, e gli sfilò del tutto le grosse mutande, lasciandolo nudo e bello come un idolo pagano, poi gli prese in mano il grosso cazzo, e se lo portò alla bocca. Con estrema difficoltà riuscì ad accogliere la cappella fra le labbra e sentì il mostro ingrandirsi, gonfiarsi ancora, aveva la bocca spalancata al massimo e ancora sentiva indurirsi il gigantesco membro. Quando l’erezione fu al massimo lei lo teneva con due mani e in effetti si accorse che non sarebbe mai stata capace di accoglierlo tutto in bocca. Lui allora la prese sotto le ascelle e la sollevò, la abbracciò e la portò sul letto dove le sollevò le gambe appoggiandosele sulle spalle, quindi si appoggiò con il corpo ai polpacci di Luisa e gli appoggiò alla figa la cappella gonfia e dura. Spinse con risolutezza e il dardo penetrò in lei aprendogli la figa come aveva avuto solo durante i parti dei suoi figli. Lei ebbe la netta sensazione di non riuscire a respirare e le sembrò di percepire la cappella dentro lo stomaco.

‘Ti piace il mio cazzo signora?’

‘Huli, siiiiiiiiiii, che cazzoooo, scopami, sbattimi, prendimi, fottimi, sono la tua troia per tutta la vita!!!’

L’orgia ebbe inizio, i ragazzi e Pietro, si erano spogliati e si guardavano il cazzo duro come se fosse un vermicello, erano prostrati, abbattuti, sembrava che avessero in mano un insetto, invece di un cazzo, era come confrontare un piccione con un aquila.

Le femmine, ora, anche loro nude, Suor Maria compresa, erano attente ai movimenti di Luisa, e all’enorme cazzo che si stava prendendo in figa. Lui lo tolse da dentro prima che lei godesse e con pochi colpi la inondo di sborra, erano getti violenti che le colpirono dapprima i capelli poi il viso e man mano tutto il corpo con copiosi rivoli densi e grumosi.

Maria si avvicinò a Huli e fece per prendere in mano il grosso membro ma lui la prese con forza e la mise a pecorina, poi tenendosi il cazzo in mano lo direzionò sul buco del culo di lei e…………

‘Suor Maria, ho sognato sempre di prendere questo tuo magnifico culo e adesso te lo sbatto dentro!!! Sai quante volte ti ho spiata nella tenda mentre ti sollevavi la veste e ti mettevi a pisciare???’

‘No, ti prego non me lo mettere nel culo, non lo resisterei, non voglio morire di dolore!!!’

‘Non muori no, vedrai che quando lo sentirai dentro mi chiederai di incularti ancora!!’

Quando lui vide il buco del culo di Maria bello aperto e slabbrato fu preso da inaudita violenza e glielo spinse dentro senza nemmeno lubrificargli lo sfintere. Silvia si era messo dietro a lui e gli leccava il culo fin quando lo penetrò con un dito.
Luca che stava dietro si avvicinò spostando sua sorella e davanti al culo di Huli, bello liscio muscoloso, non seppe resistere e lo spinse un po’ in avanti e con estrema abilità gli appoggiò la cappella al buco e glielo spinse dentro.

Maria , non credette a se stessa, godeva come una matta, non aveva sentito dolore, il grosso palo era sprofondato nel suo culo e lei godeva come una vera troia. Huli si muoveva allo stesso ritmo di Luca che lo stava inculando, lei sentiva come se le spinte fossero più potenti come se fosse Luca ad incularla, come se il cazzo di Huli fosse il prolungamento del cazzo di suo fratello. Quando Luca sborrò nel culo di Huli anche quest’ultimo sborrò nell’intestino di Maria che, quando senti i potenti getti di lava bollente riempirla in profondità, si lasciò andare ad un orgasmo furioso muovendo il culo a destra e a sinistra fin quando esausta si placò, la tempesta era finita. Non tutti i protagonisti avevano potuto godere fino in fondo dei rapporti che si erano appena consumati davanti ai propri occhi, ma le prossime giornate promettevano bene, un nuovo elemento era entrato a far parte del loro gruppo e si preannunciavano giorni di fuoco e di grandi passioni.

Buon sesso a tutti – Ombrachecammina

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