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Racconti Erotici EteroRacconti erotici sull'IncestoTrio

032 – Ilaria, che incesto !!!!!

By 9 Marzo 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Il mio nome è Ilaria, ho quasi 19 anni, studentessa, dicono carina, capelli lunghi sulle spalle, biondo naturale, occhi azzurri e un corpicino adolescenziale, che a vista, mi riduce l’età di qualche anno. Ho le tettine piccoline, porto la seconda misura di reggiseno, sodissime con i capezzoli eternamente eretti, che puntano in modo vistoso sotto le mie magliette attillate. La parte migliore di me, fisicamente parlando, è il sedere. Non vorrei sembrare immodesta, ma fin da quando ero piccolina, ho sempre avuto un bel culetto. Per fortuna crescendo, non si è guastato, ed ha mantenuto la forma rotonda e soprattutto sporgente che lo contraddistingue. Tutte le mie amiche e persino mia sorella me lo invidiano. La fighetta, è piccolina, con un clitoride sviluppato e molto sensibile, specie alle mie dita e in pochissime occasioni alla lingua di qualche mio partner occasionale. I peli serici, biondi si allargano appena sul monte di venere, dove io non ho provveduto alla depilazione. Nella parte sottostante, invece ho effettuato una accurata depilazione, lasciando la mia vagina assolutamente liscia e scoperta. Ho le gambe magre e ben tornite e sono alta un metro e settantadue. Sono del segno del Cancro e sono nata nel mese di giugno del lontanissimo 1994. Lo scorso anno, la mia famiglia ed io, ci recammo come consuetudine, a trascorrere le vacanze d’Agosto, in un bellissimo campeggio sulla Costa Azzurra dalle parti di Saint Tropez. Avevamo prenotato il solito ‘bungalow’ composto da quattro camere spaziose, una cucina abitabile, un salotto, e due bagni con servizi igienici e docce. All’esterno, sopraelevato dal terreno, un grande terrazzo coperto, delimitato da una balconata rustica in legno di noce. A pranzo e a cena, su questo terrazzo, ci si metteva attorno ad un grande tavolo, in legno anch’esso, e si rideva e scherzava, in attesa che il babbo cucinasse al barbecue le braciole, oppure le costine di maiale e molte altre cose succulente e appetitose. L’esperienza delle vacanze di Agosto 2012 fu veramente indimenticabile. La nostra famiglia è composta, oltre che dai miei genitori, Francesca e Salvatore, rispettivamente di quarantotto anni lei e cinquantadue lui, dalla sottoscritta, che è la più giovane, dai miei due fratelli più grandi, Giuseppe e Antonio, di ventiquattro e ventisei anni e da mia sorella Anna, che di anni ne ha ventidue. Lo scorso anno, in vacanza con noi, c’erano anche i nostri cugini, figli del fratello di papà, Silvano e Mauro, gemelli, assolutamente identici, nati un mese prima di me nel mio stesso anno. Eravamo in totale otto persone, che in spiaggia e non solo in spiaggia, facevano una caciara incredibile. Il primo giorno di vacanza, trascorse sereno, allegro e gioioso. La sera ci divertimmo, presso uno dei locali esistenti all’interno del campeggio, dapprima seduti ai tavolini a bere bibite fresche e poi ballando tutti in cerchio, fino allo sfinimento totale. I nostri ‘vecchi’ se ne stavano seduti e chiacchieravano fra loro, ammirando le nostre evoluzioni e quelle di altri gruppi di giovani ballerini scatenati.
Verso l’una di notte, il locale iniziò a spegnere le luci e dopo poco tempo ci trovammo senza musica e quasi al buio. Il segnale era evidente: Ve ne dovete andare a dormire!!!.
Rientrammo nel nostro ‘bungalow’ e ci distribuimmo due per camera nelle quattro camerette. Anna ed io nella stessa camera, i cugini, naturalmente, scelsero di dormire assieme, occupandone un’altra. I miei in quella matrimoniale, mentre Giuseppe e Antonio presero possesso di quella più grande in fondo allo chalet. Ci fu un po’ di casino per disputarsi i bagni, ma verso le due, tutti eravamo sistemati, lavati e profumati e dopo pochi minuti, le luci delle ‘abat-jour’ si spensero una dopo l’altra e finalmente giunse, per ognuno di noi, il meritato sonno ristoratore.
La giornata che restò indimenticabile nella mia mente, fu quella del giorno successivo. Era uno di quei giorni in cui si guarda il cielo, sperando che il vento, prima o poi, si porti via, il grigio delle nuvole e l’incessante pioggerellina nebulizzata. Verso le dieci tutti pronti, uscimmo dal nostro bungalow e proteggendosi con gli ombrelli, uscimmo dal villaggio e ci recammo nel paesino limitrofo, esso, distava circa cinquecento metri dall’ingresso del nostro ‘resort’ . Nella piazzetta di questo incantevole paese, vi era un bar, molto caratteristico, dove servivano degli ottimi croissant francesi e anche caffè e cappuccini, purtroppo anch’essi francesi. Dopo la colazione, dato il tempo avverso, ritornammo al villaggio e rientrammo dentro al nostro bungalow. Stavo sdraiata sul letto della mia cameretta, intenta a commentare, assieme a mio fratello Giuseppe, le fotografie che comparivano su un settimanale di gossip, riguardanti una attrice famosa, sorpresa senza veli, su una barca in mezzo al mare. Quando sollevai lo sguardo dalla rivista, attraverso la porta aperta della mia camera, vidi mia madre uscire dalla sua di camera. Tenendo la porta aperta, discuteva con mio padre sul menù del pranzo. Mio padre si era tolto gli slip e , in tenuta adamitica parlava con la mamma. Era la prima volta, in vita mia che vedevo mio padre interamente nudo. Lo avevo già visto parecchie volte in mutande, ma nudo non lo avevo visto mai. Rimasi, sorpresa, allibita, meravigliata da tanta abbondanza, in quel momento compresi le urla, nemmeno tanto soffocate, di mia madre, le sere in cui, chiusi nella loro camera, facevano sesso .
Immaginai quel grosso palo eretto, doveva essere mostruosamente grande, date le dimensioni a riposo che vedevo in quel momento. Anche Giuseppe, vide la stessa scena, ma lui distolse lo sguardo da ciò che vedeva al di fuori della mia cameretta e i suoi occhi si fissarono su di me, lui spiava le mie reazioni, alla vista di tanto cazzo paterno”..

‘Ilaria, se vuoi guardare un cazzo come quello di papà basta che guardi il mio”

‘Ma cosa dici, dai smettila, sono solo sorpresa da tutta sta’ abbondanza!! ‘

‘Te lo ripeto, io e papi siamo uguali, quindi se vuoi’.’

‘Non credo che tu ce l’hai come quello di papà. Io ho poca esperienza, ma uno così credo sia difficile da trovare”

Giuseppe, si alzò dal letto, chiuse la porta e appoggiando la schiena contro l’uscio chiuso, si calò i calzoncini e il costume che stava sotto. Era in pratica l’esatta fotocopia del cazzo di nostro padre. L’unica differenza era che quello di Giuseppe era mezzo eretto e formava un angolo retto con il suo addome. Pareva che mi guardasse con quell’occhio centrale, lievemente aperto. Mio fratello, si girò verso la porta e fece girare il pomello per chiuderla dall’interno, poi si voltò ancora verso di me. Fece un passo e io, seduta sul bordo del letto, mi trovai la sua cappella a pochi centimetri dalla bocca. Ero inebetita, lui, con decisione, prese la mia mano destra e la guidò verso il membro, ora divenuto durissimo. Così, indurito al massimo, il suo pene si era parzialmente trasformato, la pelle che prima ricopriva il glande ora si era ritirata verso il basso e la cappella completamente scoperta si era gonfiata, formando un grosso fungo di colore violaceo con la superficie lucente, vellutata e tesa. Ora non formava più un angolo retto con il suo corpo ma era più impennato verso il ventre. Il fusto del grosso cazzo si stringeva sotto il grosso glande e poi si allargava uniformemente fino al pube, completamente depilato. Sotto a questa ‘torre’ vi erano le palle. Beh direte voi, è normale, tutti hanno i testicoli!! Si è vero, li hanno tutti, ma come quelli di Giuseppe non li avevo mai visti, nemmeno sulle riviste porno. Erano racchiuse dentro allo scroto molto capiente, ed ognuna era grande come un grosso mandarino. La sinistra, era un po’ più grande della destra ed erano anch’esse assolutamente depilate. Misi la mia manina sotto le sue palle e gliele tastai, notai in quel momento, che la cappella, toccava contro il bicipite del mio braccio e che, il mio magro braccino, era più piccolo del suo cazzone. Aveva il cazzo più lungo del mio avambraccio, mi vennero i brividi a pensarlo nella mia fighetta. Realizzai che forse sarebbe stato doloroso, ma sicuramente piacevole prendersi quel grosso pitone dentro la vagina.
Lui mi guardò mentre io, facevo conoscenza, con l’altro essere che divideva la sua vita con lui. Poi, sottovoce, per non farsi udire dagli altri””..

‘Ehi, sei viva, non hai mai visto un cazzo in vita tua?’

‘Emmm, si, l’ho già visto, il cazzo l’ho già visto, ma il tuo non è un normale cazzo!!! E’ la ‘Mole Antonelliana’, la torre di Pisa, non so ecco, è la ‘Tour Eiffel’ !!!!!’

‘Dai prendimelo in bocca’

‘Ma sei scemo!! Ehi ti dimentichi che sono tua sorella!!’

‘Dai, sei una figa stupenda, succhiamelo dai. Ti prego, guarda come me l’hai fatto venire!!’

Non so cosa mi prese, ma eccitata al massimo, sentivo la mia fighetta bagnarsi, e non seppi resistere, lo impugnai e avvicinai dapprima timidamente le mie labbra alla cappella, gliela leccai e raccolsi una grossa stilla di liquido trasparente e filante che gli usciva dal meato. Poi le mie labbra avvolsero la cappella e il grosso fungo fu accolto dall’umore caldo della mia bocca vogliosa. Mossi la mia lingua leccandolo, specie sotto il frenulo teso e sentii con piacere””

‘Sei un amore, che brava che sei, siiiiiiii, leccamelooo, continua Ilaaa, continua. Oh sorellina miaaaa, sei un amore”’

Vidi la sua mano destra, allungarsi e sollevarmi la maglietta, e io sfilando a malincuore il cazzo dalla bocca, lo aiutai a togliermela del tutto. Le mie tettine, erano libere, nude, i capezzoli erano eretti, parevano due fragole di bosco, che chiedevano di essere accarezzate e succhiate. Quando, delicatamente le sue dita mi strinsero il capezzolo della mia tetta sinistra, le mie gambe si aprirono con un movimento inconsulto. Io ci infilai la manina sinistra e le mie dita divaricarono le labbra e si intrufolarono fra di esse, raggiungendo il clitoride. L’unica cosa che forse avevo preso da mio padre, era che anche io ero, a mio modo, superdotata. Il clitoride, quando ero eccitata, si scappucciava e pareva un piccolo cazzo, che, partendo dalla confluenza della grandi labbra, sporgeva verso il basso di circa un centimetro abbondante e appoggiava il suo glande nei pressi del punto di incontro delle piccole labbra. Con estrema felicità di Giuseppe, ripresi il grosso cazzo in bocca e iniziai a trastullarmi con la mia intimità. Mentre questo succedeva, sentii posarsi una mano sulla mia nuca, lui dolcemente mi invitava a ingoiarne di più””’.

‘Dai sorellina, dai prendilo tutto, daiiiiiii’

Ci provai, mi avventurai in un pompino tipo ‘gola profonda’ e quando sentii la sua dura cappella cercare si sfondarmi la gola, lo allontanai da me appoggiando la mia mano contro il suo ventre e spingendolo via. Respirai, affannosamente””’

‘Sei matto??? Vuoi farmi morire soffocata???’

‘Guarda che papi me lo prende sempre tutto in bocca!’

‘Eh? Papi????’

‘No mi sono sbagliato, scusa, no figurati, scherzavo!’

‘Scherzavi???? Giu, dimmi la verità!!! Tu e papi fate sesso assieme??? Ma sei Gay???’

‘No, ecco, cioè, non siamo gay, ma forse siamo bisessuali, non so, ecco, è successo e poi lo abbiamo rifatto anche altre volte, e poi la mamma lo sa, anzi, lei, insomma, partecipa, senti, lascia stare poi ti dico meglio, adesso finiamo dai ti prego!’

Giuseppe, quasi balbettava, era imbarazzato, ma il suo cazzo rimaneva eretto e rigido allo spasimo. Lo ripresi in bocca e lui ancora me lo spinse in gola, cercai di aiutarlo e combattendo contro il vomito, lo feci scendere al massimo dentro il mio cavo orale.

‘Siiiiii, ti amo sorellina miaaaaa, siiiiii, pompamelo tuttoooo, siiiiii, continuaaaaa”’

La mia manina sul clitoride continuava il suo lavoro e il mio orgasmo era alle porte. Quando sentii che stavo per venire, aumentai quasi inconsapevolmente il mio va e vieni lungo il cazzo di mio fratello e venni nel momento stesso in cui gli schizzi di lava bollente mi colpirono la gola””.

‘Sborrooooo, sborrooooo, sei grandeeeee, siiiiiiiii, bevi amore, beviiiii, ooohhhhh, sborrooooooo””’

Io, con la bocca piena mi limitavo a mugolare e a muovere freneticamente le mie dita sul clitoride eretto e dolente. Venni anche io in un estasi meravigliosa, densa, piena di passione e di eccitazione da non saperla gestire in modo fresco e distaccato. Quando lui mi liberò la bocca, sentii la mia mascella che per un attimo rimase contratta e anche la mia bocca per quella piccola frazione di secondo, rimase spalancata, quasi paralizzata.

Ci lasciammo cadere entrambi a pancia in su sul letto respirando rumorosamente, fin quando i nostri sensi, appagati lasciarono il posto, alle normali funzioni del cervello, che fino ad allora era probabilmente rimasto scollegato. Compresi che a volte la nostra materia grigia, lascia i comandi del nostro corpo ad altre parti meno nobili, e che in quei momenti è estremamente difficile riuscire ad usare il cervello e la razionalità conseguente. Avevo fatto sesso con mio fratello ed avevo scoperto che anche mio padre lo faceva con lui e non solo, pure mia madre lo sapeva e collaborava fattivamente!!
Oggi, pensai, è andata così, domani è un altro giorno””
A pranzo Giuseppe e io, evitammo di guardarci, io sentivo il peso, la colpa di aver compiuto un incesto e lui capiva, di avermi coinvolta emotivamente, in questo rapporto particolare e assolutamente proibito. Mentre mangiavo, studiavo altresì mio padre e mia madre e li vedevo sotto una nuova veste, peccaminosa e trasgressiva allo stesso tempo, li immaginavo nudi a letto, con Giuseppe che se lo faceva succhiare da papà. Mi domandavo se il rapporto tra padre e figlio, fosse una relazione a senso unico oppure a doppio senso. Anche la mamma succhiava il pene a Giuseppe? Si faceva scopare da entrambi? Magari era anche analmente aperta, forse li prendeva contemporaneamente tutti e due? Papi scopava mamma e Giuseppe se lo inculava? Mentre ingurgitavo cibo, sentivo che i miei pensieri mi procuravano eccitazione, la mia figa era bagnata, la voglia, il desiderio possente, mi attanagliavano con forza la mente. Ero nella fase, in cui il cervello si stava scollegando e nello stesso tempo dal mio basso ventre, il calore intenso, mi dava stimoli inarrestabili dove la libidine prendeva il sopravvento sulla ragione e la sulla normale razionalità. Mi alzai da tavola, balbettando una scusa, e mi infilai in camera mia, chiusi la porta girando il pomello e mi buttai sul letto, quasi intontita, le gambe spalancate, la mano destra a frugare nella mia umidissima intimità, le mutandine spostate, il medio e l’anulare a sfarfallare sul clitoride. L’orgasmo arrivò stranamente quasi subito, intenso, violento, lancinante, Svuotata delle mie forze, attesi che gli ultimi spasimi abbandonassero il mio ventre e si calmassero i movimenti sussultori del mio bacino, con le dita ancora artigliate alla mia figa allagata, priva di qualsiasi energia, mi abbandonai sul letto e rimasi immobile, con il solo respiro affannoso a dimostrare che la linfa vitale era ancora in me e che io ero ancora serenamente in vita.
Dopo lunghi minuti passati a recuperare forze e vitalità, faticosamente riuscii a spostare la mano destra, che avevo abbandonato fra le mie cosce spalancate e un po’ per volta, come un automa, i miei arti si rimisero in moto e mi sollevai faticosamente a sedere sul letto. Lo specchio dell’armadio mi rimandò l’immagine di una ragazza rilassata, con gli occhi ancora semiaperti persi nella voluttà del piacere. Feci scendere la leggera gonnellina, rimisi al loro posto le mutandine e le riportati alla loro ragione di esistere, ovvero ricoprire il mio organo sessuale. Assunsi un atteggiamento il più normale possibile, raccolsi il mio cellulare e fingendo di messaggiare, uscii e affrontai gli sguardi interrogativi degli altri, che sicuramente si domandavano quale era il motivo per il quale io li avevo abbandonati e mi ero chiusa ermeticamente in camera mia. Sorrisi e senza dire una parola, entrai in bagno e richiusi a doppia mandata la porta. Mi sedetti sul bidet e aprii l’acqua fredda, il getto che giungeva da sotto a mo’ di fontana, mi colpì la figa e me la raffreddò, con l’indice e il medio della mano destra mi aprii le labbra e feci giungere il fresco getto d’acqua, all’interno della mia fessura bagnata e scivolosa. Rimasi in quella posizione per alcuni minuti, mano a mano che l’acqua fresca compiva il suo compito ristoratore, io prendevo coscienza che la connessione si stava lentamente trasferendo, calmando la mia vulcanica intimità, e ritornando più fredda e razionale al mio cervello. Mi sollevai, mi asciugai la patatina e tirai su le mutandine ancora intrise dei miei liquidi vaginali. Mi guardai allo specchio, ora sembravo più presentabile, i miei occhi erano aperti e svegli, sorrisi alla mia immagine, che mi restituì le sembianze di una giovane ragazza felice. Uscii dal bagno tenendo in mano il cellulare, e ricevetti i commenti di tutti gli altri, riferiti ai miei fidanzati con i quali dovevo parlare o ricevere e inviare messaggi. Sorrisi alle varie battute e presi dal tavolo una mela, la addentai e mi misi a mangiarla con appetito.
Fuori il tempo era ancora grigio e ora la pioggia batteva sul tetto del bungalow provocando un rumore quasi soporifero. Vidi mio padre sbadigliare a lungo, annoiato e di sicuro un po’ intontito da qualche bicchiere di vino di troppo. La mamma sparecchiò la tavola e si mise a lavare i piatti e le varie stoviglie. Mio fratello Antonio, si alzò dal tavolo e aprendo il cassetto del mobile della cucina ne estrasse un mazzo di carte da gioco”’.

‘Chi vuole giocare a chi indovina la carta?’

Uno per volta, aderirono tutti e anche io mi accodai alla scelta generale.
Il gioco consisteva nell’estrarre dieci carte dal mazzo e distribuirle per dieci secondi sul tavolo, in modo da farle memorizzare ai partecipanti. Poi si giravano e si apriva a caso una pagina di un libro, se la pagina era ad esempio ventitre si faceva la somma dei due numeri per ottenere un numero da uno a dieci, in questo caso il numero era cinque. Partendo da sinistra si contava fino a cinque e si chiedeva a tutti quale carta fosse. Se la risposta era esatta il concorrente poteva decidere di far fare una penitenza a chi voleva lui. Nel caso in cui la carta non fosse quella esatta, il mazziere decideva la penitenza da far eseguire al partecipante che aveva sbagliato ad indicare la carta esatta. Poi terminata la penitenza il mazziere lasciava le carte al concorrente alla sua sinistra e il gioco proseguiva. Il gioco ebbe inizio, all’inizio le penitenze erano molto lievi, poi a mano a mano che si proseguiva iniziarono delle punizioni più particolari. In pratica iniziò uno spogliarello generale con le risate di tutti. Al gruppo si unì anche la mamma che aveva terminato di sistemare i piatti nello scolapiatti. Giuseppe vinse per la prima volta dopo una ventina di ‘pescate’ e naturalmente, pensò a me””

‘Vediamo, vediamo, la penitenza tocca aaaaaa’.. Ilaria!!! Dovrai’ Dovrai toglierti la gonna!!!’

In piedi contro il bordo del tavolo, slacciai il bottone laterale della gonna, che cadde ammucchiandosi a terra. Poi mi sedetti coprendo con una mano le mie mutandine.
Mio padre, dico io, il maiale, disse che non era valido, perché nessuno aveva visto nulla.
Naturalmente la mamma si accodò al grande capo, confermando che dovevo farmi vedere. Il ‘maiale’ stabilì che mi dovevo tirare su la gonna e che dovevo salire sul tavolo e in piedi me la dovevo togliere. Tutti gli altri maiali accolsero questa decisione con un lungo applauso accompagnato da urla di caloroso assenso. Mi tirai su la gonna, riabbottonai il bottone e salii dapprima sulla sedia e poi sul tavolo. In piedi, emulando le vere spogliarelliste mi aprii ancora il bottone e questa volta la feci scendere piegandomi in avanti mantenendo le gambe ben tese e accompagnando l’indumento con entrambe le mani, lo portai lentamente fino alle caviglie. Sfilai uno per volta i piedi da dentro la gonna ammucchiata ai miei piedi, e mi chinai ancora a raccoglierla, spingendo ben bene il mio culetto all’indietro. Lo spettacolo del mio perizoma che si infilava tra le natiche, sporgenti, vellutate e sode, la fessura che formavano le mie mutandine, infilate tra le labbra della mia figa, doveva essere molto eccitante, perché tutti applaudirono calorosamente accompagnando l’ovazione con sonori fischi. Raccolsi la gonna e aiutata da mio padre, scesi e mi risedetti soddisfatta sulla mia sedia. Mia madre”’.

‘Figlia mia, ma quanto ti ho fatta bella!!??’

‘Ehi, ho partecipato anch’io !’

‘Siii, hai partecipato anche tu!! Ma va là, mezzora di piacere e ti sei tolto la paura!!!’

‘La terra conta, ma se non hai un buon seme”..’

Dopo queste tenere schermaglie, ricominciò il gioco, e quando toccò a me scegliere la penitenza scelsi mio padre, che già era rimasto con le sole mutande’..

‘Papi, ora sali sul tavolo e ti fai togliere le mutande da Giuseppe!!’

Lui senza discutere, salì in piedi sul tavolo e invitò Giuseppe a sfilargli l’intimo. Giuseppe, prima di spogliarlo, gli accarezzò ripetutamente il pacco voluminoso, lo slip bianco si gonfiò e una ingombrante forma cilindrica lo riempì ulteriormente, estendendosi lungo la parte sinistra. La cappella faceva capolino oltre l’elastico che tendendosi formava un bozzo di circa quattro centimetri oltre le ossa del bacino.
Quando Giuseppe arpionò il bordo dello slip e lo tirò in basso, come una molla, il grosso cazzo scattò in avanti e rimase inalberato verso il ventre. Il pene era maestoso, ma io non mi stupii più di tanto, avevo visto e gustato la esatta copia, attaccata al corpo di mio fratello Giuseppe. La cosa che invece mi stupì molto, fu il vedere i miei cugini Silvano e Mauro alzarsi in piedi e in tranche avvicinarsi alla bestia eretta e toccarlo con le mani, quasi a tastare la vera consistenza di quel cazzo gigantesco. Per fortuna che il tavolo era in legno massiccio e sicuramente robusto, perché li vidi entrambi salirci su e una volta in bella mostra, si sfilarono dapprima la maglietta e poi all’unisono, calarsi a loro volta le mutande. I cazzi, assolutamente identici, erano duri con la piccola cappella incappucciata, si intravedeva a malapena il taglietto del meato, dal quale colava un laccio di liquido colloso e trasparente che formava, come una stalattite tremula, in fondo alla quale, una goccia più voluminosa, si rifiutava di cadere a terra. Era chiaramente sintomo di eccitazione e mio padre, questa volta con mio grande stupore e sorpresa, si inginocchiò davanti a loro e con la punta della lingua raccolse le stille pendenti e poi a turno, iniziò a succhiare loro il cazzo, pompandoli e ingoiandoli fino alla radice. Mia sorella intanto si era avvicinata a me, si era tolta l’unico indumento rimastogli addosso, ovvero il reggiseno, liberando le grosse e pesanti tette. Conoscevo da molto tempo il fisico nudo di Anna, ma le tettone così vicine alla mia bocca non avevo mai avuto il piacere di vederle. Il mio fu un gesto naturale, spontaneo, aprii la bocca e iniziai a suggere i capezzoli scuri e sporgenti. Mentre con gli occhi chiusi, assaporavo il piacere di quanto stavo facendo, sentii le sue mani delicate accarezzare le mie piccole tette, il piacere si espandeva al basso ventre, provocandomi un intenso calore fra le cosce aperte. In un attimo fummo sul divano, io la accolsi fra le cosce aperte, lei piegata su di me a succhiarmi le tettine. Usando la mano sinistra, tesi il braccio verso il basso e forzai le sue cosce chiuse, cercai la figa, fra il fitto bosco di peluria scura che la ricopriva, fin quando riuscii a dischiudere le labbra della sua vagina e le mie dita slittarono dentro ad un lago caldo e scivoloso. Piegai il medio e l’anulare e la penetrai il più a fondo possibile. Come risposta immediata i suoi denti si strinsero attorno al mio capezzolo destro e mi donarono un dolore misto a piacere intensissimo.
Con gli occhi semichiusi mi stavo godendo il nostro tenero rapporto lesbico quando intravidi fra le ciglia un ombra scura coprire la luce. Aprii gli occhi del tutto e vidi che dietro ad Anna si stava posizionando nostro fratello Antonio. Lui nudo non lo avevo mai visto ma sbirciando fra le gambe di mia sorella vidi che il cazzo di lui era molto simile a quello di nostro padre e di Giuseppe. Da quel che riuscivo a indovinare mi parve di capire che Antonio stava leccando forse la figa o forse il culo di Anna. Io godevo come una matta, scopavo con le dita la vagina di mia sorella, mentre lei si era spostata con la bocca sull’altra tetta e mi stringeva con le dita il capezzolo appena lasciato libero. Capii che Antonio aveva riempito uno dei suoi due buchi, dal fato che improvvisamente lei aveva lasciato il mio seno e si era inarcata mettendomi in pratica le sue mammelle sul viso. Pareva di essere in altalena, le grosse tette mi ballonzolavano davanti con un movimento ondulatorio e sussultorio e io cercavo di catturarle con la bocca per succhiare i suoi capezzoli eretti e sporgenti. Vidi il movimento cessare all’improvviso e lei””.

‘Antò, cazzo, nel culo noooo’

‘Dai sorellina, che stavolta te lo rompo per bene!!’

‘Dai smettila, rimettilo in figaaa!!’

‘No cara, stavolta ho deciso che ti rompo il culo”

Vidi il bel viso di Anna sfigurarsi e contrarsi per il forte dolore, la sentii gemere e gridare nomi irripetibili, la cosa proseguì per un tempo interminabile. Credo che trascorsero al meno dieci minuti di vera e intensa sofferenza. A mano a mano che Antonio la inculava, vidi i tratti del suo viso rilassarsi, poi il piacere prese il sopravvento. Io la aiutavo titillandogli i capezzoli e passandogli le dita bagnate dei suoi umori sul piccolo clitoride.

‘Siiiii, fatemi godere, siiiiiii, continuateeee, siiiiiii’

‘Ti piace nel culo adesso vero???’

‘Siiiii, spaccami il culoooo’.’

‘Ce l’hai bello largo adessoooo, la prossima volta ci ficco la mano fino al polso in questa caverna!!’

‘Dai Ilariaaa, daiiii, continua a sditalinarmiiii, siiiiii’.’

‘Ti sborro in culoooo”’

‘Aspetta Antò fai godere me primaaaa!!

‘Godi troiaaa, daiii allora godiiii, vieni col culoooo, maiala’..’

‘Siiiiiii, continuaaaa, godoooooo, siiiiiiiii, godoooooo, oddioooo, vengoooooooo, vengooooo, siiiiii, ahhhhhhhh, ahhhh, ahhhhh, uummmhhhhhh”’

Sfilò il cazzo dal culo di Anna che si alzò, lasciandomi a cosce aperte con mio fratello con il cazzo gocciolante che mi puntava. Si spostò un poco più avanti e mi allargò la figa con le dita poi guidò la dura cappella sul mio orifizio e mi penetrò-

‘Non ti avevo mai provata, sorellina bella, sei una figa da impazzire!!!’

‘Che cazzone che hai Antò’

‘Ti piace eh??’

‘Siiii, fai godere me adesso, fammi venire’

‘Ummmhhh, con sta’ vocina da bambina mi fai arrapare ancora di più”’

‘Fratellone mio, mi fai impazzire, sto per venireeeeee’

‘Dai godi che poi ti sborro in boccaaaa troiaaaaaaaaaaaa””.’

‘Siiiii, sono troiaaaaa, siiiiii, daiiiiii ficcamelo tutto fino in fondoooooo, siiiiiiiii, godoooooo, siiiiiiiii, godoooooo, mariaaaaa, vengoooooooo, vengooooo, siiiiii, ahhhhhhhh, ahhhh, ahhhhh, uummmhhhhhh, wowwwwwww”’

Lo sfilò velocemente dalla figa e si mise a cavalcioni mettendo il grosso pene fra le mie tette, sputò alcune volte della saliva nel solco delle mammelle e poi ci appoggiò il cazzo. Lo fece scivolare cercando di chiudere attorno ad esso le mie tette, e poi eiaculò sperma come io non avevo mai creduto potesse succedere. I fiotti di sborra uscivano dal taglio del suo cazzo con una violenza mai vista, mi colpirono il viso come frustate bollenti. Io aprii la bocca e cercai di intercettarne le varie traiettorie. Quando scosso dagli spasimi ebbe sputato le ultime gocce io avevo il viso, i capelli, gli occhi, completamente coperti di sperma denso e vischioso. Lui mi pulì con le dita e usando anche il cazzo per meglio spalmarmi la dolce crema sulla pelle. Porse alle mie labbra alcuni lacci si sborra che io succhiai avidamente dalle sue dita e che ingoiai golosamente. Un po’ di seme se lo portò alla bocca e a sua volta leccò le dita suggendone la maggior quantità possibile. Anche lui dopo averla degustata provvide a ingoiarla. Poi si chinò sul mio viso e raccolse direttamente con la lingua leccandomi dappertutto, poi volle baciarmi e cosi ci scambiammo a lungo il nettare prodotto dai suoi pesanti coglioni fino ad ingoiarne un po’ a testa. Mi accarezzò il viso e mi baciò teneramente sulla guancia. Quando mi ripresi, vidi che sul tavolo che Silvano stava inculando il suo gemello Mauro. Quest’ultimo era a pecorina e l’altro inginocchiato dietro di lui che lo penetrava analmente con forza e contemporaneamente, lo sculacciava con una certa violenza. Distratta e coinvolta in modo esponenziale, dai miei rapporti incestuosi e lesbici, mi ero estraniata a tutto quello che stava succedendo intorno a me. Vidi mio padre che, sull’altro divanetto, scopava nella posizione del missionario mia madre, mentre lei con la nuca appoggiata al bracciolo, tenendo il capo riverso all’indietro, succhiava il grosso pene di mio fratello Giuseppe. Lui, in verità, piegando le ginocchia, si teneva con una mano il cazzo duro, piegato verso il basso e la scopava in bocca, ficcandoglielo dentro fino alle palle. Spettatrice ormai appagata e felice mi godevo lo spettacolo che la mia parentela mi stava offrendo. Vidi e udii Silvano godere, sborrando nel culo di suo fratello gemello Mauro, poi li vidi scambiarsi i ruoli e dopo pochi attimi anche Mauro si liberò i coglioni eiaculando dentro all’intestino di Silvano. I due gemelli si baciarono a lungo come due innamorati e poi scesero dal tavolo e si vennero a piazzare uno alla mia destra e uno tra me e Antonio dalla parte sinistra. Papà continuava a trombare mamma ficcandogli dentro la figa sicuramente fradicia il palo di carne calda e dura. Lei credo, avesse le mascelle slogate, e la gola arrossata, forse anche dolente. La penetrazione profonda alla quale era sottoposta da suo figlio Antonio, che con il suo mega cazzo la scopava letteralmente in bocca, doveva essere un supplizio interminabile. Lui resisteva e non sborrava ancora, mentre mio padre, infaticabile gli sbatteva il pene dentro sbattendogli con i pesanti coglioni penduli contro le natiche. Il vedere questo trio, mi venne il desiderio di capire quanto gay fossero i miei cuginetti e allargando le braccia mi impossessai dei loro cazzo flaccidi iniziando lentamente a masturbarli. Molto lentamente li sentii crescere nelle mia mani e raggiungere una discreta erezione. Mi abbassai verso la mia destra e presi in bocca il cazzo di Silvano, lo leccai, lo pompai e lo succhiai a lungo fino a quando lo sentii fortemente rigido. Notai che nonostante la completa erezione e soprattutto la recente inculata, il prepuzio ricopriva quasi totalmente la cappella. Presi il cazzo in mano e con due dita forzai la pelle verso il basso. Lui cercò di allontanare la mia mano dal suo pene, ma io insistetti e ancora spinsi il prepuzio per scoprire il glande”’.

‘Ahhhhhh, mi fai maleeeee, lascia stare, ci ho provato anche io, nooo ti prego noooo’..’

‘Aspetta amore, non voglio farti male, ma è normale che se ci provi tu, quando senti dolore smetti subito. Fallo fare a me dai, resisti, un maschio con la cappella fuori è più bello da vedere e poi vedrai che godi di più’

Mi abbassai e leccai bene la poca superficie di cappella che ero riuscita a scoprire. L’anello di pelle tesa e rossastra stringeva il glande facendolo divenire viola. Lo leccai ancora e lo sentii rigidissimo come un pezzo di legno. Con decisione, mentre lo leccavo, e soprattutto nel momento in cui lui non se lo aspettava, abbassai il prepuzio e la cappella si mostrò finalmente libera. La pelle ora era sotto la corona del glande, attorno al quale vi era dello smegma biancastro e odoroso.
Mi venne la voglia di prenderglielo in bocca e pulirglielo, esitai, l’odore acre era forte e intenso, poi mi abbassai e lottai contro i conati di vomito che mi salivano dalla faringe. Ma continuai e lo pulii per bene, ingoiando da brava puttana la cremina odorosa del suo cazzo. Mi sollevai e contemplai la mia opera, la cappella era lucida e scoperta del tutto. Ora che non era più oppressa dal prepuzio, si era ingrandita e al contrario di prima, il fusto del pene era meno largo della cappella. Anzi, era il glande che era più largo del corpo del pene e ora svettava prepotente sulla sommità, mostrandosi orgogliosamente.
Quando mi voltai, vidi Antonio, che succhiava il cazzo a Mauro e io infilai una mano per prendere possesso del pene del gemello, ci riuscii e mostrai il risultato ottenuto con Silvano. Mauro ne fu ammirato e mi chiese di provvedere anche per lui. Con lo stesso procedimento scappellai anche il suo cazzo e provvidi a ripulirlo dallo smegma che gli circondava il glande. Finita l’operazione porsi il pene ad Antonio che si impossessò del cazzo del gemello e ricominciò a spompinarlo alla grande.
Feci spostare Antonio in modo che fosse di fianco a me e Mauro invece si mise al posto di mio fratello. Mi misi a pecorina sul divano lasciando lo spazio a Silvano per piazzarsi dietro di me e prendermi nel buco che voleva. Mi chinai in avanti e trovai la grossa colonna di carne che poco prima mi aveva inculata a dovere e lo presi in bocca iniziando a succhiarlo. Sentii che la cappella di Silvano si era appoggiata al buco più stretto e mi gustai la penetrazione che fu assolutamente piacevole e indolore. Gli unici a poter parlare erano Silvano e Mauro in quanto mio fratello Antonio ed io avevamo la bocca piena di cazzo.

‘Avevi ragione Ilaria, è più bello con la cappella scoperta, uummmmm’.’

Io risposi muovendo il culo come una puttana in calore.
Anche Mauro apprezzò la mia opera”.

‘Siiiiii, bravo Antonioooo, succhiameloooo, è fantastico con la cappella scopertaaaaa”

Sentiii indurirsi allo spasimo il cazzo di Antonio e dopo pochi attimi la mia bocca fu inondata dai suoi schizzi potenti. Ingoiai fino all’ultima goccia e mi rialzai proprio mentre Silvano sprofondando al massimo nel mio culo, mi riempì a sua volta di sborra.
Avevo lo stomaco e l’intestino pieni di sperma, sperai di non farne una indigestione!
Vidi la mano di Mauro appoggiarsi con forza sulla nuca di Antonio e spingerlo verso il basso mentre muovendo il bacino dal basso verso l’alto glielo spingeva il più a fondo possibile. Dopo pochi attimi di apnea forzata mio fratello si rialzò liberando la bocca del rigido intruso. Lo vidi respirare a fatica e notai il sali e scendi del suo pomo d’adamo, sentii i gorgoglii della sua deglutizione e compresi che anche il suo stomaco era stato inondato dalla densa sborra calda.

Vidi che la scena sull’altro divano era cambiata, Giuseppe era sdraiato sulla schiena e papà gli stava sopra, volgendogli la schiena, era seduto e impalato dal cazzo di mio fratello. La mia dolce mammina invece, cercava, seguendo i movimenti della penetrazione di succhiare il cazzo al babbo e con una manina fra le gambe si stava sditalinando furiosamente. Quando vidi la sborra uscire copiosa dal meato del babbo e gli schizzi seguire le traiettorie più strane e imprevedibili, compresi, dai movimenti più profondi e più veloci, che anche Giuseppe stava sborrando, riempiendo a sua volta il culo del nostro amato babbo. Mi alzai dal divano e soccorsi la mamma che era rimasta senza cazzo da succhiare e che pareva delusa per non essere riuscita ad arrivare all’agognato orgasmo. Mi misi a pecorina e mi tuffai fra le sue cosce, leccai la figa immergendovi il viso. Venne dopo pochi minuti tenendomi il capo premuto sulla figa grondante. Ci sedemmo tutti attorno al tavolo e timidamente ci guardammo titubanti, poi l’allegria ebbe il sopravvento e iniziammo a ridere, quasi senza motivi apparenti. Questa giornata era stata la migliore in assoluto della mia vita. Salii sul tavolo e le mani di tutte accarezzarono intimamente il mio corpo, poi liberai la mia estrema felicità con un semplice grido””.

‘VIVA L’INCESTOOOOO!!!!’

Tutti mi applaudirono, domani è un altro giorno””.

Buon sesso a tutti Ombrachecammina

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