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036 – Debora la santarellina troia incestuosa

By 26 Marzo 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Il mio nome è Debora, senza la acca finale, ho quarantun anni, sposata con Luca, che di anni ne ha quarantaquattro.
Ci sposammo, con l’autorizzazione dei miei genitori, quando io avevo solo diciassette anni. Anche se per la legge dello Stato, io ero minorenne, purtroppo e non per opera dello Spirito Santo, rimasi incinta.
La prima ecografia, dopo tre mesi, fu una notizia, se vogliamo, esaltante, ma al tempo stesso, fu anche una pesante mazzata sulle nostre teste. Mi comunicarono, che per colpa di una cura, che il ginecologo, mi aveva prescritto, quando avevo sedici anni, il mio parto sarebbe stato gemellare.
In effetti, io avevo avuto il primo ciclo mestruale ai dodici anni, ma, da quel momento, era scomparso tutto. Dopo svariate visite, ecografie e mille cose altre, mia madre ed io, ci recammo da un luminare del settore, che mi sottopose, ad una terapia a base di ormoni e infatti, il mese successivo, fui onorata di rivedere le mie belle e dolorose mestruazioni. L’anno seguente, conobbi il mio Luca e dopo aver resistito a lungo, ad accettare il rapporto completo, un giorno, soli a casa mia, io non ebbi la forza di resistergli e lui non ebbe la forza di togliersi in tempo. Mi dissero che avrei partorito due gemelli monozigoti, ovvero gemelli identici . In una ecografia successiva, ribadirono che era tutto molto chiaro, sarebbero stati due e di sesso maschile. Partorii, con parto naturale, il giorno del mio diciottesimo compleanno, e fu il primo anniversario della mia nascita, ad essere così faticoso e doloroso. L’ostetrica mi aiutò tantissimo e loro, i piccoli, aiutarono lei, collaborando fattivamente per uscire velocemente dalla loro stretta e umida coabitazione. La natura aiutò anche me ed essendo la mia dilatazione, molto ampia, tra una spinta e l’altra videro la luce i miei due bei maschietti. Luca, che aveva assistito al parto, era felice e raggiante, baciava me e baciava i bambini, poi mi accarezzava il viso, mi guardava con dolcezza, riconoscente e grato per avergli dato gli ‘eredi maschi’, tanto agognati. Luca ed io, avevamo deciso, fin dal momento in cui il test, mi aveva mostrato quelle strisce azzurre, dicendomi che ero incinta, che se fosse stata una femmina il nome lo avrei stabilito io, mentre se fosse stato un maschio, lo avrebbe deciso lui. Così, mio marito li chiamò Manuele e Massimiliano. Io, per comodità, li chiamai poi, Lele e Massi.
Dopo due anni, rimasi ancora, volontariamente incinta. Cercavamo la femmina e con il grande terrore, che anche questa volta, ci fossero dentro al mio utero, altri gemelli, magari pure maschi, ansiosi, ci recammo dal ginecologo. L’ecografia ci tranquillizzò, era solo uno, e forse, era pure femmina. In effetti, l’ecografia susseguente, confermò esattamente il responso della prima. Una femminuccia arrivava nella nostra famiglia, per essere colei, che magari, quando sarei diventata vecchia, mi avrebbe assistita e aiutata.
La chiamai Monica, ma anche lei diventò presto per noi semplicemente Moni. Luca colpì ancora, con i suoi potenti getti e io rimasi per l’ultima volta incinta a ventidue anni. Per pareggiare i conti seminò un’altra femmina e così, per rispettare la regola della ‘M’ la chiamai Melissa detta Meli.
Sacrifici e pazienza per crescere questa squadra di fanciulli e fanciulle, ma oggi, in età matura, ci troviamo una famiglia cresciuta in tutti i sensi, con dei figli maggiorenni e praticamente, a parte Meli, lavorativamente parlando, assolutamente indipendenti. I due gemelli hanno oggi 23 anni, Moni ne ha 20 e Meli diciotto. La nostra casa è situata in un paese appena fuori ad una metropoli del Nord. Abbiamo finito da poco di pagare il mutuo per la nostra villetta, che è la casa dei nostri sogni, e in generale, siamo ben voluti da tutti. Nel paese, quando la gente ci incontra, tutti si sperticano in complimenti per la nostra famiglia e in special modo ci complimentano per la bellezza e l’educazione dei nostri figli. Beh, direte voi, tutto va bene, avete la salute, dei bei figli, nessun problema economico, bella casa, amore coniugale alle stelle, lavorate quasi tutti, insomma, di cosa vi potete lamentare?
Ecco, non è che ci lamentiamo, ma forse un problema esiste. In effetti è nato un grosso problema, che poi non è che ci assilli moltissimo, noi lo viviamo pure bene, ma comunque, date le normali consuetudini del novantanove per cento delle famiglie, il nostro dilemma è: Continuiamo o smettiamo? Riusciremo a interrompere o non sapremo rinunciare?
Ecco, il problema è nato qualche mese or sono e io ora ve lo voglio raccontare””.

Agosto 2012, i miei suoceri ci invitano a trascorrere le vacanze estive con loro e con la famiglia del fratello di Luca, in pratica i miei cognati con i loro tre figli.
Dopo varie discussioni, interne alla nostra famiglia, decidiamo, un po’ a malincuore, di accettare la proposta e annulliamo, non senza soffrirne, la prenotazione in un villaggio a Fuerte Ventura alle Canarie. L’alternativa, prospettata dai genitori di Luca, era, una vacanza, pagata da loro, in un Hotel cinque stelle, nelle Marche e precisamente a Grottammare. Hotel immerso nei pini con una fantastica vista sul mare. Le Canarie, sono le Canarie, ma il fatto che risparmiassimo un sacco di soldi, fu la molla, che ci spinse a optare per la vacanza tutti assieme. Luca, mio marito, è un uomo tranquillo, dirigente d’azienda, tratta tutto il suo prossimo con i modi eleganti ed educati che i suoi genitori, persone squisite, gli hanno inculcato fin da quando era bambino. A letto, dedica molto tempo ai preliminari, cercando di dare prima piacere a me e poi, in second’ordine pensando al suo. Ecco, suo fratello Nicola, a livello caratteriale e culturale, non gli assomiglia affatto. Certamente anche lui è stato educato bene, ma lui, ha avuto la sfortuna di incappare, fin da giovanissimo, in compagnie palesemente sballate. Poi, nel prosieguo degli anni, ha trovato ambienti di lavoro, dove i suoi colleghi muratori, lo hanno condizionato negativamente, sia nel linguaggio, pesantemente scurrile, sia nei modi di fare e sicuramente nella considerazione che lui ha delle donne in genere. Sboccato, volgare nei modi e nel verbo, sessualmente depravato, esibizionista e megalomane. Fisicamente è la copia di Luca, ma caratterialmente è l’esatto opposto. Sposò Carla, quando lui aveva trent’anni e lei, ne aveva venticinque. La ragazza, era una bella brunetta, non molto alta, ma con tutte le sue cose al loro posto e un seno da guinnes dei primati. Per la verità, ancora oggi, lei, ha mantenuto, sacrificandosi nell’alimentazione e frequentando con assiduità una palestra del centro, il suo gradevolissimo aspetto fisico . Lui la usa, nel senso vero della parola, egoisticamente, per il proprio godimento, lei invece, fingendo piacere, subisce, questi amplessi quotidiani, con pazienza e rassegnazione. Nicola è di quegli uomini che prediligono la quantità alla qualità, e di questo, si vanta spesso, con tutti con orgoglio e presunzione. Non c’è una cena con loro, che non venga fuori il discorso delle sue prestazioni, delle sue dimensioni e di quanto sia appagata e felice sua moglie. Carla con la quale io sono molto in confidenza, mi ha raccontato una loro strana e singolare usanza, voluta da lui per eccitarsi e ancora oggi, quella che loro organizzano tutte le sere. Lei va a letto prima di lui e”’

‘Ciao Nic io vado a dormire’

‘Ciao, buonanotte, guardo ancora un po’ la tv poi vengo a letto anch’io’

‘Ok ‘notte’

Poi, dopo una mezzora lui, con una grossa torcia elettrica accesa, entra in camera da letto, lei si fa trovare ‘addormentata’ e nuda, con le gambe aperte, sotto le lenzuola, lui solleva le coperte e la ammira passando a lungo, il potente raggio di luce su tutto il corpo di Carla. Questa messa in scena, lo eccita da morire, poi lui spegne la torcia e con il pene ormai eretto la penetra. Ebbene si!! La penetra, così, a secco, senza null’altro prima. Lei, lo ha confessato a me, dopo massimo un minuto, finge l’orgasmo e lui viene subito appresso, felice e contento.
Non voglio dire che questa manovra, se realizzata una volta, magari due, possa essere anche eccitante, ma se la cosa viene reiterata tutte le sere per venticinque anni, mi pare di poter asserire che mia cognata sia ormai giunta sicuramente alla paranoia più completa e pure sull’orlo di un imminente suicidio.
Gli argomenti che ci fecero discutere a lungo sulla possibilità di accettare o meno questa generosa offerta erano quelli che ho appena elencato.

Il giorno della partenza, alle sei del mattino, caricammo la nostra monovolume, riempiendo il grande bagagliaio con tutto l’occorrente e poi finalmente partimmo. Ci incontrammo tutti in un autogrill in autostrada per la sacrosanta colazione e già i primi approcci non furono tra i migliori. Mio cognato, che ogni volta che mi vedeva si adoperava in complimenti solitamente osceni, anche questa volta non volle mancare all’appuntamento con la volgarità e”

‘Ciao Debby, più diventi vecchia e più sei una bella figa!!’

‘Ciao Nic, tu invece non cambi mai eh?’

Mi abbracciò ‘affettuosamente’ e stringendomi la mano non trascurò di tenerla fra me e lui in modo da toccarmi le tette con il dorso. Naturalmente quando io mi voltai per andarmene mi arrivò la consueta pacca sul culo. Luca si lamentò con lui”’..

‘Nic, tieni un po’ le mani apposto dai!!!’

‘Eh si, ci andrebbe un maschio come me, per la tua Debora!!’

Luca non volle rispondere e la cosa finì senza conseguenze. Mentre eravamo sul piazzale contai quanti eravamo, sei noi, più cinque i cognati, compresi i loro tre figli e due i miei suoceri. Tredici in tutto, con tre macchine, così spedii i miei gemelli nella macchina dei genitori di Luca liberando un po’ di spazio nella nostra. Il viaggio fu trafficato e lungo, giungemmo a destinazione in tarda serata, dove ci accolsero gli steward dell’hotel, con la livrea rossa e i bottoni dorati, aiutandoci a scaricare i bagagli, incaricandosi di farceli trovare fuori dalle nostre rispettive camere. Sbrigate le pratiche alla reception, un ‘lift’ ci guidò agli ascensori e ci condusse di fronte alle camere a noi assegnate.
Erano belle camere, molto spaziose e tutte e quattro comunicanti fra di loro. Il bagno anch’esso spazioso e ricco di optional, tipo vasca idromassaggio e docce multiple, tecnologizzate. Le porte di comunicazioni erano doppie e quindi, non si poteva entrare nella camera adiacente senza prima essersi fatti aprire. Un lungo terrazzo vista mare all’esterno, diviso da pareti in vetro smerigliato, montato su telai in ferro, completava la dotazione degli alloggi a noi riservati. La nostra camera, con un letto matrimoniale e due singoli, era posta fra quella dei miei suoceri e quella dei miei cognati e delle loro figlie, Marzia e Loretta, mentre Lele e Massi avevano scelto l’ultima camera, che avrebbero condiviso con Fabio, unico maschio di Nicola e Carla. Quest’ultima camera, aveva sbocco all’esterno su un grande terrazzo angolare che, confronto al nostro, godeva quindi di un panorama più ampio e su più fronti. Alle ventuno, quella sera, dopo le varie docce ristoratrici, ci apprestammo al ristorante, dove, unendo alcuni tavoli, era stata apparecchiata, una lunga tavolata, riservata a tutto il nostro numeroso gruppo. Nel prendere posto al tavolo, Luca ed io attendemmo che si sedesse mio cognato e poi scegliemmo strategicamente di accomodarci esattamente dalla parte opposta. Le specialità marchigiane deliziarono i nostri palati e il vinello rosso fresco fece da degno contorno all’ottimo cibo. Dopo cena, uscimmo fuori dall’hotel per fare quattro passi e favorire la digestione, ci avviammo e superato l’ampio spiazzo antistante l’albergo, iniziammo a percorrere, il lungo viale alberato, che si inoltrava all’interno dell’enorme parco circostante. Esso era completamente illuminato da romantici lampioni, che dall’alto, diffondevano una tenue luce, calda e accogliente. Tutto attorno, il parco, ricco di pini secolari che, a quattro o cinque metri di altezza, si congiungevano e si toccavano formando una specie di copertura al lungo viale. Proseguendo per questo interminabile pergolato, sfociammo in un ampio spiazzo, piastrellato con blocchi autobloccanti e corredato da panchine in legno con l’intelaiatura artistica in ferro battuto. Al fondo di questo piazzale vi era un parapetto in mattoni a vista, dal quale si godeva un fantastico panorama. Sottostante al muretto a pochi metri di distanza iniziava la spiaggia, che dopo una cinquantina di metri, si annegava dentro il mare scuro. In lontananza si vedevano le lampare dei pescatori che dondolavano sulle loro barche, formando riflessi luminosi che si proiettavano come leggeri bagliori scintillanti sull’acqua nera come la pece. Il cielo era impunturato di stelle di varia grandezza e luminosità ed io appoggiata al muretto, guardavo negli occhi Luca, rapita da questa atmosfera così romantica e sensuale. Lo abbracciai, stringendomi a lui con tenera e languida passione. Mentre il gruppo degli altri, compresi i nostri figli, si allontanava per andarsi a sedere sulle panchine dello spiazzo, Luca ed io, ci sciogliemmo dall’abbraccio e passeggiando lentamente, ci appartammo in fondo, dove il parapetto formava un angolo curvo. Protetti e celati dal tronco di un enorme pino, ci baciammo a lungo, lui, si accorse solo allora che le mie candide tette erano prive di reggiseno e iniziò ad accarezzarmele da sopra la maglietta leggera, strusciando il palmo delle mani sui miei capezzoli eretti. Poi le sue mani furono sotto la maglia e presero possesso delle mie turgide mammelle, stringendomele delicatamente, poi prese tra il pollice e l’indice i capezzoli e li strinse piano girandoli fra le dita. Mi sentivo la figa bagnarsi e spinsi il mio ventre contro la sua rigida virilità, lui rispose e a sua volta mi fece sentire il pene duro contro la mio addome teso. Luca, abilmente, in poche mosse, fece scendere fino alle caviglie i suoi pantaloncini corti e le relative mutande, io lo avvinghiai con le braccia attorno al collo e lui mi infilò le mani sotto la corta gonnellina, le mise sotto le mie natiche e mi sollevò, io portai le mie gambe a cingergli la vita, lo sentii poi trafficare per spostarmi le mutandine e finalmente il caldo oggetto dei miei desideri, fu a stretto contatto con la mia altrettanto calda umidità. Spinse verso l’alto il suo bacino, il cazzo duro, come un radar, trovò la mia apertura e si infilò penetrandomi lentamente fino in fondo. Io cercai di agevolare il movimento spingendo la figa verso il basso, ero eccitata, per la situazione particolarmente trasgressiva che stavo vivendo e arrivai all’orgasmo, rapidamente, con estrema facilità. Mi liberai della sua stretta e mi accucciai davanti a lui, lo presi in bocca avidamente, lo succhiai sulla cappella mentre contemporaneamente lo leccavo muovendo la lingua lungo il frenulo. La sua sborra, abbondante come sempre, mi arrivò in gola a schizzi violenti e io la lasciai scivolare dentro il mio cavo orale sentendola colare copiosa e densa, giù, oltre la laringe. Quasi fosse uno sciroppo balsamico, la ingoiai tutta, leccandogli avidamente il cazzo, fino a suggere ed aspirargli, l’ultima goccia, del suo prezioso nettare. Ci risistemammo velocemente e ancora con un po’ in affanno, ci presentammo al gruppo, fingendo di commentare il meraviglioso panorama, che avevamo visto fino a quel momento.
In quell’istante, notammo che mancava Nicola e domandammo a mia suocera, se sapeva dove era andato, ci rispose che era andato a fare quattro passi per favorire la digestione. Dopo pochi secondi, mio cognato, comparve, dallo stesso sentiero che avevamo percorso, Luca ed io, pochi minuti prima, aveva il viso un po’ arrossato e tra i capelli un piccolo rametto di aghi di pino. Forse, arrivando aveva colto parte del nostro discorso sul panorama e””..

‘Già, la mia cognatina si è gustata un bel panorama!!’

‘Beh si, dove siamo stati noi, si gode veramente un magnifico panorama!’

‘Si, si, hai ragione, si gode, si gode proprio’. un bellissimo penorama, scusate panorama!’

Arrossii all’allusione e compresi che il maiale ci aveva spiati e aveva visto tutto! Capii in quel momento il perché degli aghi di pino sui capelli! Si era nascosto il porco!!.
Anche Luca aveva inteso il significato allusivo della frase di suo fratello. Mi guardò e con un cenno mi fece capire di lasciar perdere.
Monica e Melissa, forse inconsapevolmente, ci vennero in aiuto””

‘Papi e mami, dai andiamo dall’altra parte, lì c’è il bar cosi ci prendiamo dei gelati.’

Fui io a rispondere, assumendo un tono volutamente distaccato”.

‘Ok ragazzi andiamo, con sto caldo un buon cono gelato ci vuole!!!’

Non mi resi conto che con questa frase, avevo fornito un ulteriore assist, alle allusioni sconce di mio cognato””..

‘Eh si un bel cono alla crema ci vuole, anche alla panna vero Debby???’

Carla, assillata dalle battute del marito, venne in nostra difesa”

‘Eh basta! Piantala un po’!! Cavoli sempre le stesse allusioni!! E’ ora che la finisci!!!’

Lui, finalmente tacque e per il prosieguo della serata non profferì più parola. Io sapevo, sempre per bocca di Carla, che lui cercava di non farla mai ‘incazzare’ per non incorrere ai suoi dinieghi quando lui voleva fare sesso.
Rientrammo, quando l’aria fresca della tarda sera, iniziò ad accarezzare la nostra pelle, facendoci rabbrividire, e invitandoci a ripararci all’interno. Ci sedemmo nella hall e ordinammo delle bibite e dei liquori. Chiacchierammo amabilmente per quasi un ora, poi verso la mezzanotte, ci arrendemmo alla stanchezza e decidemmo di andare tutti a nanna.
Nella nostra camera, finalmente soli, ci spogliammo, ci lavammo e poi, stanchi, ci infilammo sotto le candide lenzuola e ci addormentammo rapidamente.
Al mattino, verso le otto Monica e Melissa furono le prime a svegliarsi. Si salutarono sottovoce e poi decisero di alzarsi e in costume adamitico, si infilarono in bagno. Appena soli io mi abbarbicai al corpo di Luca, giocando un po’, sbaciucchiandolo e accarezzando il suo corpo muscoloso e liscio. Lui brontolò perché gli disturbavo il sonno ma dopo pochi attimi, accettò di buon grado le mie attenzioni e si lasciò coccolare amorevolmente. A malincuore, dovetti cessare l’amoreggiamento, le fanciulle, sempre nude, uscirono dal bagno e iniziarono a muoversi qua e là per la camera, aprendo e chiudendo armadi e cassetti per scegliersi le ‘mise’ per la mattinata in spiaggia. Pensai, che questo modo di comportarsi, alle ragazze, tranquillamente nude davanti a noi, glielo avevamo insegnato noi, ma non con le parole, ma bensì con il nostro comportamento, assolutamente libero e scevro da qualsiasi tabù. A dimostrazione di questo, Luca spostò il lenzuolo, gettandolo addosso a me, e nudo come un verme, con il pene dritto in avanti, si avviò, a sua volta verso il bagno. Udii, lo scroscio del potente getto, e il solito ‘aaaaaaaaaaaa’ di soddisfazione per essersi finalmente liberato la vescica. Le ‘bambine’ intanto, avevano scelto i bikini per la spiaggia, sui quali avevano indossato, dei copri costumi colorati in modo variopinto. Strappai faticosamente il mio corpo dal letto e anche io entrai in bagno. Mi sedetti sulla tazza e anche io sospirai la mia soddisfazione, poi, raggiungendo Luca, mi infilai sotto la doccia. Mi feci accarezzare a lungo dai getti d’acqua che provenivano da tutte le direzioni, premevo tutti i pulsanti che trovavo sulla consolle, e a mano a mano i getti d’acqua si modificavano, alcuni ruotando, altri variando la potenza e la forma del getto stesso. Due pulsanti erano contrassegnati con l’immagine schematizzata della donna e dell’uomo. Premetti il pulsante donna e un getto a mo di fontana si materializzò fra i miei piedi raggiungendomi fra le cosce. Aprii meglio le gambe e mi posizionai affinché la fontanella arrivasse nel punto prestabilito. Non era niente male e rimasi lì per un bel po’ a godermi le fantastiche sensazioni di piacere che il getto d’acqua tiepida mi donava. Nella sua parte di doccia Luca vedendo me, premette il pulsante relativo all’uomo e una fontana, meno potente, ma simile alla mia, lo raggiunse sotto ai testicoli e anche lui si godette l’effetto benefico di questo marchingegno.
Avvolta nell’accappatoio rosa, che aveva una grossa ‘W’ di colore blu scuro stampata sul retro, uscii dal bagno e procedetti anch’io alla scelta del bikini. Optai per il costumino giallo con il reggiseno a fascia e le mutandine tipo tanga, indossai un grande copricostume a foulard in tinta e completai con le classiche infradito. Legai i capelli con un elastico giallo e presi la trousse del trucco e lo zainetto con i cambi e i vari ammennicoli occorrenti in spiaggia e mi sedetti ad aspettare Luca. Lui, stava procedendo alla accurata rasatura della barba, operazione solitamente lunga e laboriosa. Al contrario lui fu veloce nel vestirsi, indossando il costume blu della Nike e le ciabatte con lo stesso marchio, i pantaloncini a quadri scozzesi e una polo azzurra della Fred Perry completarono il suo abbigliamento. Si accertò di avere il cellulare dentro lo zainetto e mi liberò del peso di quest’ultimo mettendoselo lui a tracolla. Raggiungemmo il ristorante per la colazione, al limite del tempo utile, e ci abbuffammo come se non avessimo mai mangiato in vita nostra. Poi, finalmente la spiaggia, lì giunti, trovammo tutta la famiglia riunita, compresi i nostri gemelli, già piazzati e accomodati sotto gli ombrelloni, bianchi e azzurri a strisce. Un inserviente si affrettò a fornire pure a noi i lettini e ci consegnò pure gli accappatoi azzurri, sui quali poterci sdraiare. Purtroppo, l’ombrellone che ci avevano riservato, era quello a fianco a quello di Carla e Nicola”’.

‘Ehi cognata, che bel culo che ti fa sto costume!!’

‘Ciao Nic vai tranquillo,continua pure con queste frasi del cavolo!!

‘Si, si, frasi del cazzo fin che vuoi, però la cremina di Luca ieri sera ti è piaciuta eh???’

‘Smettila Nicola!!! Siamo fratelli, ma non puoi permetterti di comportarti così con mia moglie!!!!
E’ chiaro????’

Anche Carla intervenne”.

‘Luca ha ragione, piantala un po’ e leggiti il Corriere dello Sport che è meglio!!!!’

Come nella norma, Nicola si calmò e smise per tutto il giorno di provocare. La prima giornata trascorse tra letture varie e creme solari spalmate a volontà per non bruciarsi ai cocenti raggi del sole. La sera, dopo la consueta cena luculliana, uscimmo e ci recammo a visitare il paese. Notammo che vi era una certa confusione e quando giungemmo nella piazza centrale illuminata a festa, sullo sfondo, in mezzo a dei palazzi storici, vi era un enorme palco e dei cartelli che pubblicizzavano ‘Cabaret 2012 AMOREMIO’ con la partecipazione di Enzo Iacchetti, Giobbe Covatta e molti altri comici e cabarettisti famosi. Occupammo in parte l’ultima fila di sedie dell’enorme platea e seguimmo attentamente, entusiasmandoci alle battute e ai monologhi degli artisti sul palco. Verso il termine delle varie performance, decidemmo di andarcene e camminando nel centro storico, percorremmo una strada stretta con vecchie case in pietra, molto caratteristiche. Stabilimmo poi di riposare le nostre gambe sedendoci ai tavolini di un bar che metteva a disposizione un grande dehor illuminato, con il cielo e le stelle come soffitto. Ordinammo dei beveraggi vari e dopo una buona mezzora, decidemmo di rientrare in hotel. Nessuno quella sera, aveva sonno e così chiedemmo al portiere se esistesse una saletta dove poter chiacchierare senza disturbare. Ci accompagnò seduta stante, in una saletta elegantissima, arredata con mobili stile Luigi V e con il pavimento interamente in parquet di legno, color noce chiaro. Giganteschi tappeti persiani, sui quali vi erano distribuite due tavole rotonde e relative sedie, sempre nello stesso stile dei mobili alle pareti, arricchivano ancora di più il raffinato mobilio. Nell’angolo in fondo, un salotto con poltrone e divani rivestiti di pelle morbida, di colore ‘testa di moro’, formava un quadrato, con al centro un tavolino, sempre in stile, appoggiato sopra ad un altro coloratissimo tappeto persiano con sfondo rosso porpora. Ci accomodammo, chi sulle poltrone, chi sui divani e notai che, specie per merito dei divani così grandi e capienti, eravamo riusciti a sederci tutti e tredici, direi anche comodamente. Mi accorsi, solo allora che mi ero seduta fra Nicola, alla mia destra e Luca alla mia sinistra, lui a sua volta, aveva alla sua di sinistra, mia cognata Carla. Per una buona mezzora parlammo amabilmente scambiandoci le prime impressioni su questa nostra vacanza appena iniziata. Carla, ad un certo punto esordì scherzando”’

‘Ehi Luca, togli sta mano, mi stai sfiorando le tette!!’

‘Oh scusa non me n’ero accorto, perdonami Carla!’

‘Dai scherzavo non ti preoccupare, è colpa mia che ho le tette un po’ voluminose!!’

In effetti, Luca per comodità, teneva il braccio dietro alle spalle di Carla e la sua mano pendeva in avanti sfiorando con le dita le grosse poppe di sua cognata. Naturalmente, Nicola, non aspettava altro e intervenne alla sua maniera”

‘Fratello, ti incazzi se dico qualcosa a tua moglie, poi tu tocchi le zinne alla mia??? ‘

‘Ma dai smettila, è che qui siamo un po’ stretti, e non è difficile che succedano queste cose!’

Dopo queste parole, ci fu un attimo di silenzio generale, poi le conversazioni ripresero come se nulla fosse successo.
Ad un certo punto sentii la mano di Nicola strusciarsi contro la mia coscia destra e non era uno sfregamento casuale, era sicuramente voluto. Lo guardai negli occhi e lui ricambiò il mio sguardo con un sorriso beffardo. Lo afferrai per l’avambraccio e gli spostai la mano. Trascorsero forse dieci secondi e lui prese il maglioncino che si era tolto quando eravamo rientrati in hotel e se lo mise sulle gambe e ‘casualmente’ lo lasciò cadere, con la massima indifferenza, sulle mie cosce e sulle sue. La su mano ora era sotto il maglione e mi toccava la coscia, mi girai e sottovoce”.

‘Nicola, piantala per favore, non fare il cretino!’

‘Sssttttt, non ti piace? Luca tocca le tette a Carla io tocco le cosce a te che male c’è?’

Luca era girato e parlava con Carla, io sentivo la mano salire e con essa salire anche la mia corta gonna. Percepii le sue dita fra le cosce, ero eccitata da questa situazione. La mia mente, mi ordinava di alzarmi, di farlo smettere, mentre i miei sensi mi consigliavano di lasciarlo continuare. Lui si era avvicinato con la bocca alla mia orecchia e mi sussurrava le porcate più inimmaginabili.

‘Ho il cazzo duro, metti la mano sotto il maglione, tu, una mazza così grossa non l’hai mai toccata in vita tua, ci scommetto!!’

‘Ti prego smettila, dai Nicola te lo chiedo per favore’

Per tutta risposta la sua mano salì ancora e si fermò solo dopo aver raggiunto il capolinea. Percepivo, anche senza toccarmi, che le mie esigue mutandine erano bagnate. Lui ci sfregava contro e io con la poca forza di volontà rimasta serrai forte le cosce. Sfilò la mano, che ricomparve come per magia emergendo da sotto il maglione. La sua mano da muratore, spessa e callosa prese possesso del mio polso sottile, e ridendo, con gli altri inconsapevoli famigliari, mi condusse la mano sotto il maglione, ma questa volta, dalla sua parte. Mi imbattei contro una protuberanza dura e lo impugnai. Aveva ragione lui, io un cazzo così in vita mia non lo avevo mai ne visto ne toccato. Era almeno il doppio di quello di mio marito. Nicola armeggiò con l’altra mano e io mi trovai a stringere la carne nuda e calda del suo membro rigido. Lo lasciai e con decisione mi alzai dal mio posto, obbligandolo a rimettere tutto il suo grosso armamento dentro le mutande. Si alzò anche lui e con il suo solito stile inconfondibile, disse ad alta voce””

‘Vado a pisciare!!’

Lo lasciai andare, poi appena lo vidi entrare nei bagni dei maschi, lo seguii, entrando in quelli delle donne. Entrai e vidi una fila di porte, scelsi l’ultima in fondo e mi infilai richiudendo la porta alle mie spalle. Sollevai la gonna e mi abbassai le mutandine, poi senza sedermi sull’asse urinai rumorosamente. Mi asciugai con la carta igienica e sollevai il perizoma, vidi una larga macchia di umidità allargata sulla stoffa e cercai di asciugarla alla bene meglio con la carta igienica. Consumai, in questa operazione, quasi mezzo rotolo e poi mi rivestii e misi in funzione lo sciacquone. Aprii la porta e davanti a me con la patta dei pantaloni aperta e il palo duro fuori, vi era Nicola. Mi spinse a forza dentro il cesso e dopo aver chiuso il coperchio del water mi fece sedere. Quando mi trovai il suo enorme cazzo a contatto con le labbra della mia bocca, voltai il viso a destra per sfuggire il contatto, ma lui con quelle mani che parevano delle pale di legno massiccio, mi prese il viso e me lo girò spingendo la sua cappella viola contro la mia bocca. La ingoiai e mi fermai, lui spinse il grosso e lungo dardo nella mia cavità orale, iniziò a scoparmi in bocca, con movimenti lenti ma decisi. Smisi in quel momento di essere solo un oggetto di piacere per lui e volli partecipare attivamente. Lo impugnai alla base e iniziai a segarlo e spompinarlo a fondo”’.

‘Aaahhhh, ti piace eh puttanella!!???’

‘Mmmmmmm’

‘Questo è un vero cazzo cognatina bella!! Ingoiamelo tutto, daiiii, che ti sborro in bocca troia che non sei altro!!!!

Mi teneva la testa da dietro la nuca e io ingoiavo il suo cilindro di carne dura, lasciandolo penetrare fino in gola.
La mia mano sinistra lavorava fra le mie cosce aperte. Avevo spostato le mutandine e mi ero infilate due dita dentro. Stantuffavo nella mia figa e spompinavo il suo cazzo con lo stesso ritmo. Lui ad un certo punto”’..

‘Aspetta, non voglio sborrare, voglio scoparti maialona!!!

Mi aiutò ad alzarmi e mi fece mettere a pecorina, sentii il suo glande contro la mia figa e lo accolsi in me provando un enorme e intenso piacere. Non durò molto la sua scopata, ma fu sufficiente a farmi godere come mai avevo goduto in vita mia. Senza preliminari, ma fu un orgasmo mai provato nella mia vita. Il suo cazzo enorme mi toccava dentro, in punti che mai Luca aveva raggiunto con il suo piccolo cazzo. Il punto ‘G’ forse era quello sul quale sfregava in quel momento, il grosso fungo della sua cappella. L’acme del mio piacere anticipò di pochi secondi la sua possente sborrata, mi inondò la figa, sentii il cic ciac del suo cazzo che entrava e usciva dalla mia vagina. Poi lo sprofondò in me quasi a voler far entrare le grosse palle, lo sentii ancora contrarsi e gli ultimi densi schizzi frustarmi le pareti della figa. Quando lo tolse, sembrò che avesse sturato una bottiglia di vino, ci fu un ‘plop’ e mi voltai mettendomi, a mo di tappo, una mano sulla patata. Con la carta igienica, raccolsi lo sperma che mi colava giù lungo le cosce, poi riconoscente, mi sedetti sull’asse e gli ingoiai il pene mezzo duro, lo leccai avidamente con la lingua e lo munsi fino a raccogliere le ultima gocce che fuoriuscivano dal meato. Con la provvidenziale carta igienica formai una specie di pannolino e lo sistemai alla bene meglio sulle mutandine, le sollevai e chiusi cosi la colata lavica che continuava a venir fuori dalla mia figa bollente.
Lui, si risistemò rapidamente e uscì dal cesso e dopo pochi minuti anche io raggiunsi la compagnia. Guardai l’ora e mi accorsi che erano passati appena cinque minuti dal momento che ero andata in bagno fino al rientro mio e di mio cognato. Cinque minuti di intenso, violento, acuto e rabbioso piacere!! Mio marito mi osservava attentamente, io gli sorrisi cercando di mascherare il mio evidente disagio. Sentivo le vampate di calore sul mio viso bollente, per fortuna coperte dal rossore dei raggi solari del primo giorno in spiaggia. Mio cognato, parlava con gli altri con estrema naturalezza, da lui non traspariva la benché minima emozione. Dopo una buona mezzora, i miei suoceri si alzarono e decisero che per loro era giunta l’ora per andare a letto. Così anche io presi la palla al balzo e dissi che mi sentivo stanca, Luca si accodò a me e anche Carla e Nicola ci seguirono a ruota. I giovani invece si accordarono per rimanere ancora un po’ in piedi. Ci dividemmo davanti alla camera dei suoceri e giunti davanti alla nostra io salutai prima Carla e poi Nicola. Mentre Luca e Carla ci volgevano le spalle, mio cognato mi strizzò l’occhio maliziosamente e mi strinse una tetta. Ricambiai lo sguardo e con la mano destra gli sfiorai il cazzo, la cui imponente forma era evidentissima sotto i calzoncini. Entrai in camera mia e mi catapultai in bagno chiudendo la porta alle mie spalle. Abbassai le mutandine, eliminai la carta igienica gettandola nel water e mi sedetti sul bidet. L’acqua fresca del getto centrale mi raggiunse la vagina e io lasciai che si prolungasse il benefico effetto rinfrescante.
Mi lavai con cura aprendo bene le labbra, poi mi dedicai alla parte posteriore e quindi mi spogliai del tutto per infilarmi sotto la doccia tiepida. Strofinai a lungo la mia pelle, era come se io volessi levarmi di dosso, il mio comportamento scorretto, le tracce, per lo più psicologiche, delle mani di Nicola intimamente su di me. Quando uscii dal bagno, ancora con i capelli grondanti avvolti nell’asciugamani Luca era in piedi, nudo, che si sceglieva il costume per la spiaggia del giorno dopo. Vidi il suo pisello molle, che fino al giorno prima, io consideravo di dimensioni, per me, più che sufficienti e lo giudicai piccolino, insignificante. Pensai al grosso cilindro di Nicola, percepii le sensazioni profonde di piacere che simile aggeggio mi aveva donato. Dopo anni di matrimonio, stavo rivalutando, alla luce dei recentissimi avvenimenti, le dimensioni del cazzo. Ero sempre stata una donna convinta assertrice, che le dimensioni del pene non avessero alcuna importanza e che i preliminari, l’affetto, la dolcezza fossero più determinanti per la buona riuscita di un rapporto sessuale. Con Nicola, avevo quasi sicuramente scoperto, il famoso ‘punto G’ . La forma un po’ ricurva verso l’alto, la sua grossa cappella, e sicuramente la lunghezza del suo cazzo mi avevano provocato sensazioni interne inimmaginabili, toccando punti fino ad allora inesplorati. A letto Luca si avvicinò ed io non me la sentii di rifiutargli il giusto e sacrosanto rapporto, Mi leccò con maestria come sempre, mi accarezzò con estrema dolcezza, mi penetrò scopandomi per lunghi e interminabili minuti, poi, io, per la prima volta nel nostro matrimonio, finsi l’orgasmo e lo abbracciai stringendolo a me, mentre lui eiaculava bisbigliandomi frasi d’amore eterno. Luca si addormentò in pochi minuti, mentre io dopo essermi rilavata per l’ennesima volta, rimasi al buio a lungo, a rimuginare sull’accaduto. Mi ripromisi che non avrei mai più accettato la corte e il sesso selvaggio che mi offriva mio cognato. Dopo questi propositi, mi addormentai serena, domani sarebbe stato un altro giorno”.
Nei giorni successivi, respinsi con forza e decisione tutte le avance di mio cognato e riuscii a riconquistare rapporti soddisfacenti con mio marito.
La sera del venti agosto, nella hall dell’hotel, fu affisso un grosso cartellone, che pubblicizzava una festa in maschera che si sarebbe svolta nel salone rosa dell’albergo stesso.
Le maschere si potevano affittare a partire dalla mattinata seguente. Compilando un modulo di richiesta e pagando il relativo canone si poteva accedere al magazzino interno e scegliersi il costume che più era di nostro gradimento. Il nostro gruppo, a parte i suoceri, fu il primo a richiedere l’accesso al magazzino. Ci accompagnarono e in questa grande camera, appesi con cura, vi erano tutti i costumi da uomo, da donna e da bambini per mascherarsi in modo adeguato.
Noi femmine, decidemmo di travestirci da uomini, con cilindro in testa, smoking, camicie con relative cravatte ecc’. I maschi, a questo punto, decisero di scegliere costumi femminili e si occuparono di scegliere gonne lunghe e corte, reggiseno imbottiti, mutandine rosse tipo baldracca e molti altri gadget. Dopo la annoiata giornata in spiaggia, la sera dopo cena, ci ritirammo tutti nelle nostre camere e ci aiutammo vicendevolmente a travestirci. Fummo i primi ad essere pronti e uscimmo dalla nostra camera, bussando alla porta di Carla e Nicola. Loro erano quasi pronti e Nicola ci portò in un angolo e aprì l’armadio, poi prese una scatola rivestita di raso rosso, grande come una classica scatola per gli stivali da donna, la aprì e ci mostrò il contenuto. Sul fondo adagiati tutti in fila, sul velluto nero, vi erano una decina di vibratori di diverse dimensioni e colori. Due di essi, per poterli indossare, avevano una cintura lunga di cuoio da legarsi alla vita. Presi in mano il più lungo e grosso dei due con la cintura e ridendo provai ad indossarlo. La cintura girava a vita e aveva poi un altro laccio che passava fra le gambe unendosi alla correggia che cingeva i fianchi. Lo tolsi e lo rimisi al suo posto fra le risate di tutti. Luca chiese a Nicola”

‘Nic, ma dove cazzo li hai presi???

‘In magazzino, la scatola era un po’ nascosta, ma io sono andato a vedere cosa conteneva e me la sono portata su. Facciamo qualche scherzo stasera!!’

‘Si ma che fai, te li porti dietro?’

‘Si dai, metto tutto dentro ad una busta con i manici e me la porto appresso. La nasconderò da qualche parte!!’

Nell’enorme salone ci saranno state una cinquantina di persone e verso le ventitré, il complesso posizionato in un angolo del salone, su di un palco sopraelevato, iniziò a suonare, dando il via alla festa in maschera ed ai relativi balli. Iniziai a ballare con Luca, ma poi cominciarono gli scambi e dopo un po’ non capivo più nulla, le maschere celavano delle donne vestite da uomini e viceversa, poi, molti erano i costumi di attrici e attori famosi e di altrettanto famosi personaggi dei cartoni animati. Fu una bellissima serata e ci divertimmo veramente moltissimo. Stanchi, verso le due, riunimmo a fatica il nostro gruppo e decidemmo di andare a berci qualcosa nella ‘nostra’ saletta preferita. Ordinammo al bar bibite, liquori e caffè e ci infilammo nella sala che già conoscevamo. Il cameriere, ci portò i nostri beveraggi, ci fece firmare il conto con il numero delle nostre camere e se ne andò.
Nicola, aveva ordinato un Glen Grant , Carla una sambuca Molinari, mentre Luca ed io due Cognac francesi. Si parlava, si rideva e si sorseggiavano i nostri liquorini, Nicola aveva posato il suo sguardo fisso su di me e io ogni tanto intercettavo i suoi occhi lascivi, ricambiando gli sguardi con un sorriso malizioso e provocante. Devo dire che io, sono prevalentemente astemia e che le poche volte che sorseggio un liquore, dopo pochi minuti sono praticamente ubriaca fradicia.
Luca, ad un certo punto chiese a suo fratello che fine avessero fatto i vibratori e lui, allungò la mano destra e raccolse da terra, nascosta a fianco del divano, la scatola rivestita in raso rosso.
La posò sul tavolino e la aprì. Un po’ brilli ci dimenticammo che con noi vi erano pure i ragazzi e le ragazze giovani che erano per di più pure nostri figli e nipoti.
Carla ne prese uno e lo azionò, il classico ‘zzzzzzzzzz’ del vibratore iniziò a farsi sentire. Lei se lo portò fra le gambe strusciandoselo sopra i pantaloni da uomo che indossava. Lei simulava piacere chiudendo gli occhi e facendo scorrere la lingua per inumidirsi le labbra. Io allora mi alzai in piedi e provai ad indossare quello enorme con le cinture, visto che non avevo più la mano troppo ferma, Nicola mi si avvicinò e mi aiutò a cingerlo correttamente. Mi avvicinai a mia cognata, seduta, che sembrava godere veramente con il vibratore fra le gambe. Gli porsi il mio cazzone duro e lei lo prese in bocca simulando un vero pompino. Poi mi spostai e mi avvicinai a Nicola porgendogli il super cazzo da spompinare, lui con mia grande sorpresa lo prese in mano e se lo infilò in bocca pompandolo. Carla intanto, aveva spento e posato nella scatola il suo vibratore e si stava facendo aiutare da Luca ad indossare l’altro con le cinghie. Una volta posizionato correttamente il finto cazzo, fece sedere mio marito e a sua volta iniziò a farselo spompinare. A vedere la scena da lontano sembrava una normale scena di sesso fra i due uomini in piedi e le due donne sedute sul divano, che gli stavano succhiando il cazzo. Nicola intanto pompava il cazzo e con una mano mi accarezzava da sopra i pantaloni la figa ormai irrimediabilmente bagnata. Vidi Luca che invece prediligeva le grosse tette di Carla e si stava adoperando a ‘pastrugnargliele’ stringendole nelle mani. Vidi di sfuggita che Lele si era infilato sotto il vestito ottocentesco di suo fratello gemello Massi e dai movimenti esterni capii che gli stava succhiando il cazzo. Poi i due fratelli si parlarono e presero per mano Monica e Melissa le loro sorelle e fecero entrare loro sotto le ampie gonne per farselo succhiare. Eccitata, raccolsi il mio bicchiere e ingollai con un sol sorso il mio cognac. Poi ordinai a Nicola di inginocchiarsi sul divano a pecorina, gli sollevai l’ampia gonna, rovesciandogliela fin sulla testa e vidi che lui sotto non aveva indossato nulla, era a culo nudo. Gli insalivai il buco del culo e poi puntai contro il suo ano il grosso cazzo finto e lo penetrai. Lo sentii gemere e lamentarsi, ma io ormai ero fuori di me, lo possedetti spingendogli a fondo il grosso pene di lattice duro. Carla vide suo marito sodomizzato e decise di fare la stessa cosa a Luca. Lo sentii ribellarsi a voce ma, impacciato dal lungo e voluminoso vestito, si fece mettere in posizione e stranamente collaborativo, aiutò sua cognata a sfilargli le mutande. Lei lo impalò e lui gridò per il forte dolore, ma lei’..”..

‘Maschi bastardi!!! Quando inculate noi va tutto bene eh??? Toh prendilo tu adesso, dimmi se ti piace porco maiale!!!’

Io inculavo Nicola e lui, invece, non si lamentava, ma muoveva il culo agitandolo a destra e a sinistra. Mi fermai un attimo e gli infilai una mano fra le cosce, trovai le sue grosse palle e poi il gigantesco cazzo duro!!!!! Si ce l’aveva duro, a testimonianza che il grande macho godeva a farsi inchiappettare!!!

Dietro una poltrona in modo più nascosto e riservato, Marzia, Loretta e Fabio, i tre figli di Nicola e Carla si stavano dando da fare tra di loro. Fabio stava leccando la figa a sua sorella Loretta, mentre Marzi leccava il culo a lui. Era in atto un orgia incestuosa, che coinvolgeva tutti i componenti delle nostre famiglie. Smisi di inculare mio cognato quando lo sentii godere sonoramente. Poi mi lasciai cadere sul divano esausta e mi godetti lo spettacolo di mio marito che se lo prendeva fino in fondo nel culo.
Guardai l’ora, riuscii a inquadrare le lancette del mio orologio e vidi che erano le quattro del mattino. Eravamo tutti appagati e soddisfatti sdraiati sui divani in posizioni volgari e quasi completamente discinti, quando sentimmo un ‘toc, toc’ alla porta del salone.
Tutti in coro rispondemmo’.

‘Un attimo per favore!’

Ci risistemammo alla bene meglio e Nicola nascose velocemente i cazzi finti, quindi lui stesso gridò’.

‘Avantiii’

Il cameriere era venuto a ritirare i bicchieri sporchi e le lattine vuote, poi con la massima cortesia ci invitò a lasciare libera la sala.
Luca mi cinse i fianchi e mi trascinò fino all’ascensore e quindi dentro la camera. Lasciandomi poi cadere sul letto, mi spogliò e mi mise a letto. Dormii fino a mezzogiorno e mi risvegliai con un terribile mal di testa. Lo dissi a Luca che mi rispose di non lamentarmi che il mio mal di testa non era niente a confronto del suo male al buco del culo.
Ci trovammo tutti nella hall e poi mogi, mogi ci incamminammo verso il ristorante. Inizialmente il pranzo fu silenzioso, ma poi qualche bisbiglio, iniziò a farsi sentire. Per non far sapere ai vecchi, quel che era successo la notte precedente, ci limitammo a pochi commenti sulla serata in costume, tralasciando volutamente il prosieguo peccaminoso e incestuoso.

Ecco, questa è la situazione attuale delle nostre famiglie, dove ormai il sesso la fa da padrone e come vi dicevo all’inizio, ci disturba e ci tortura psicologicamente. Meglio continuare o meglio smettere???…………

Ai posteri l’ardua sentenza”’..

Buon sesso a tutti Ombrachecammina

Per commenti o pareri scrivetemi una e-mail a:
alexlaura2620@live.it

Vi risponderò con piacere.

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