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05 – L’addestramento delle amazzoni (Parte 2)

By 11 Novembre 2021No Comments

Continuazione del racconto 04-L’addestramento delle amazzoni (Parte I)

Rientrati nella sala vedemmo le tre verginelle impegnate a realizzare una lunga treccia con i loro capelli aiutate dalle ancelle. Il Conte mi presentò suo fratello che era il responsabile della scuderia e dell’allevamento dei cavalli da corsa.
– Piacere di conoscerla Sir Robert, mio fratello mi ha parlato molto bene di lei!
– Grazie Alfonso il piacere e mio, e la prego mi chiami pure Robert o Bob.
– Perfetto – disse Alfonso – adesso io e José ti mostriamo i cilindri che abbiamo fatto realizzare per sodomizzare le ragazze in tutta comodità.
Erano dei grossi cilindri in pelle simili ai sacchi dei pugili ma del diametro di circa un metro e lunghi due. Erano adagiati in orizzontale e su ognuno di essi erano fissate numerose cinghie di pelle con velcro.
– Vedi Bob – disse José – la ragazza viene fatta stendere sul cilindro e il diametro è ideale per tenerle divaricate le cosce. Le cinghie vanno a bloccare le gambe e le braccia. Un’altra serve per bloccare la pancia ma, di solito, la slacciamo subito perché una volta infilzate ci piace tenerle per la treccia come se fossero cavalline, lasciandole libere di scalpitare.
– Signori ho una richiesta da farvi – disse Alfonso – una delle tre verginelle è spagnola ed è quella che più di tutte sobilla il gruppo. Non le va mai bene niente e ha da ridire su tutto. I cuochi e le cameriere non la sopportano più e mi hanno chiesto di darle una lezione. Non vi dispiace se la svergino io?
– Prego – risposi – per me non c’è problema.
Al battito di mani del conte, subito tre ancelle si precipitarono a spogliarci e a preparare i nostri cazzi con le loro bocche. La spagnola avrebbe sofferto le pene dell’inferno perché Alfredo aveva un pene ancora più grosso di quello del fratello e soprattutto largo. Ero leggermente in imbarazzo, fra i tre ero quello con il cazzo più piccolo.
Mentre ci godevamo il pompino le ragazze vennero poste sui cilindri e la spagnola a conferma delle parole di Alfredo non aveva nessuna intenzione di salirci. Aveva intuito che avremmo fatto la festa al suo culo e si agitava come un indemoniata. Compresi la praticità dei cilindri quando, a forza, la presero e la poggiarono sul cilindro. In un attimo era stata immobilizzata. Chiesi al conte se potevo sodomizzare la bionda promessa sposa e lui mi rispose che il futuro consorte non era un amante del secondo canale e aveva dato il permesso di incularla firmando la liberatoria.
Mentre venivamo spompinati ciascuno si posizionò dietro al culo prescelto e cominciammo a ungere i buchini chiusi.
– Bob mi dispiace della scelta che hai fatto perché ti voglio ricordare che non potrai riscaldare il tuo uccello nella fica della biondina in quanto come sai è off-limits.
– Peccato – dissi io -.
Un inserviente ci porto tre plug anali per allentare la tensione dello sfintere. Notai che su richiesta di Alfredo, quello per la spagnola era di calibro maggiore. Divaricai le chiappe della biondina e lentamente spinsi il plug nel retto. La ragazza si contraeva ma l’abbondante lubrificazione fece si che piano piano il plug riuscì a superare il suo massimo diametro sparendo all’interno del retto
– AAAHHH! fece la biondina seguita a ruota dall’ AAUU! della moretta e dall’ AAAAHHIOOOOUU! della spagnola.
Una volta infilati i plug i due fratelli incominciarono a scopare le due allieve. La spagnola si lamentò non poco viste le dimensione del cazzo di Alfredo. Io chiamai Lucia e ripresi il discorso interrotto nel bagno. La feci sedere su un tavolo e cominciai a scoparla. Dai sospiri sembrava apprezzare la scopata:
– Mmmmhhhhh, … ssiiiiii, … adelante, …
La ragazza era una fontana di umori che colavano sul ripiano del tavolo. Nel frattempo Alfredo si divertiva a sfilare e infilare il plug dal retto della spagnola facendola gridare… AAAAUUU! … ARGH! … AHIO!
Stufo di scopare, la girai a pancia sotto e le lubrificai il buchino posteriore con gli umori colati dalla sua fica facendo ben attenzione a ungere anche l’interno infilandole un dito nel sedere. – AU! – fece Lucia.
Estratto il dito appoggiai la cappella al buco e spinsi…
– AHI! Que dolor! Lentamente, espera a que se expanda -.
Non aspettai che si dilatasse e incominciai a incularla.
– Me esparces! … Me matas! … Me haces danno!
– Certo che ti faccio male e ti dilato, ma stai tranquilla che non è mai morta nessuna per aver preso un cazzo nel culo -.
Mentre la stavo inculando incurante dei suoi AU, … AU, … AU, mi ricordai del motivo per il quale eravamo venuti. Uscii dal culo di Lucia e tornai al mio cilindro. La biondina aveva ancora infilato il cuneo nell’ano, lo estrassi e lo rinfilai alcune volte poi, aiutato da Lucia, che le teneva ben separate le natiche, appoggiai la cappella al forellino e, senza ascoltare le preghiere dell’allieva, cominciai a spingere…
– AUU! … AHIO! … AHI!
La cappella aveva superato lo sfintere ed era imprigionata nel suo ano. La ragazza cercava di spingersi in avanti ma le cinghie non glielo permettevano. Mi fermai per far dilatare il suo sfintere.
Intanto Don Josè aveva sfilato il plug dal culo della moretta e l’aveva infilzata con decisione …
-AAARRGGG! … AUUUUU! … AHIAAAA! …
– Bob – disse il conte – fai come faccio io e inizia anche tu il rodeo con il suo culo. Adesso che è infilzata per bene lascia che la puledra possa sgroppare, tieni bene stretta la treccia dei capelli e fai slacciare le cinghie che bloccano le braccia e il torace, in modo che la ragazza possa inarcare la schiena e prendere meglio il cazzo. Ti sembrerà di montare una puledra selvaggia! Guarda adesso ti faccio vedere -.
Un valletto sciolse le cinghie che bloccavano le spalle e le braccia. Il conte con la treccia ben salda nella mano impediva alla ragazza di sfilarsi il cazzo dal culo. Tirando la treccia la testa e il busto si inarcavano, rilasciandola la fanciulla poteva tornare a poggiare la pancia sul cilindro. Mentre faceva compiere queste evoluzioni, la moretta si lamentava dell’intruso che aveva nel sedere…
– MI FA MALE! … AHI! … BASTA! –
Il conte con decisione tirò la treccia a se facendo inarcare la ragazza e contemporaneamente spinse con forza il pene nel suo povero culo …
-AAUUUUUU! … AIAIAIIIIIIII! … AU! … AU! … AU! … AU!
Immediatamente Josè lasciò la treccia quel tanto che la ragazza potesse andare in avanti appoggiando la pancia al cilindro senza far uscire il cazzo dallo sfintere. Poi la richiamò di nuovo a se tirando nuovamente la treccia, facendola inarcare e conficcando con maggiore energia il suo ariete nel culo della sventurata …
-AAUUUUUU! … AIAIAIIIIIIII! … AU! … AU! … AU! … AU!
Il conte aveva iniziato il suo rodeo.
Provai ad imitarlo, Lucia liberò dalle cinghie la ragazza, e infilzai la biondina dopo averla fatta inarcare per bene…
-ARGHHHH! … AHI! … CHE DOLORE! … AU! … AU!
Rilasciai la treccia ma la mia scarsa esperienza fece si che la biondina riuscì a sfilarsi il cazzo dal culo come se fosse saltato un tappo dalla bottiglia.
Lucia mi aiutò, bloccandole le spalle, a rinfoderare la spada nel suo culo e cominciai anche io la mia cavalcata facendo attenzione a non lasciare troppo lenta la treccia.
Io e il conte cavalcavamo fianco a fianco fra gli urli delle due sventurate.
Alfredo intanto con tutta calma si stava facendo spampinare dalle lingue delle due ancelle. Sfilò dal culo della spagnola il cuneo e decise che era giunto il momento di dare una lezione a quell’arrogante e impertinente ragazza sverginandole il culetto. Lei era di tutt’altro avviso e, nonostante le cinghie, si agitava sgambettando come una bimba capricciosa. Alfredo adottò una tecnica particolare. Con le mani divaricò per bene le natiche, utilizzando i pollici per mettere bene in evidenza il buchino da deflorare, poi senza poggiare la punta allo sfintere, ma tenendola a una distanza di circa cinque centimetri, prese per bene la mira e sferrò un affondo micidiale. La ragazza ebbe un sussulto ma emise solo un flebile “ahi”. Io e il conte rimanemmo stupiti, aveva strillato molto di più quando le aveva infilato il cuneo.
L’arcano fu presto svelato in quanto Alfredo ridendo disse:
– Cara troietta il primo colpo è andato a vuoto e te lo sei beccato nella fica ma adesso correggerò il tiro.
Usci dalla vagina della ragazza con il cazzo oliato dai suoi umori e le unse nuovamente lo sfintere. Allargò per bene le natiche e questa volta la stoccata della sua alabarda andò a segno…
– AHIAAA! … AUUUU! … UUAAAAHH! EN NEL CULO NO, … NO QUIERO! AUUU! … ES MUY GRANDE! … ESO ME MATA!
Alfredo si deliziò per un momento della contrazione dello sfintere e poi, con la stessa forza con cui era entrato estrasse la verga dall’ano. Bevve un sorso di Porto e, con maggior impeto, ricacciò nel culo della sventurata la sua clava gigantesca…
-AAAAHHHIIIII! … HIJO DE PUTA! … AU…AU…AU! … BASTARDO ME DUELE! … NNOOO! … ME ROMPE ES INSOPORTABLE!!
Alfredo incurante delle grida continuò con questo dentro e fuori fino a quando vide che il suo pisello si era sporcato di sangue. Allora infilzò fino all’elsa la poveretta, la prese per la treccia e dopo aver fatto sciogliere le cinghie incominciò a cavalcarla come stavamo facendo noi.
– UUUUHHH! …MMMHHH! … AAUUUU! … MAL HOMBRE QUE DOLOR! … METELO TODO EN EL CULO DE TU HERMANA! …AAHHHIIII!
La spagnola pensava di avere un tizzone infuocato nel retto. I rapidi movimenti le stavano sfasciando il buco del culo infiammandole le emorroidi. Sentiva colare sulla coscia una striscia di sangue.
– Ti faccio abbassare la cresta puttanella! Così impari a comportarti bene con la servitù e con le tue compagne! – diceva Alfredo martellandola senza pietà – .
Le ragazze che io e il conte stavamo inculando ormai non si ribellavano più, rassegnate alla loro sorte subivano il bastone del comando. Avevamo smesso di tenerle per le trecce, le loro grida si erano trasformate in lamenti e, piangendo, ci imploravano di togliere i nostri cazzi dai loro culetti martoriati. La spagnola, invece, non aveva smesso un attimo di gridare, anche perché Alfredo, per punire la sua spocchia aveva deciso di cavalcarla come se fosse una puledra da domare. Con la sinistra la teneva per la treccia e con la destra le affibbiava dei colpi di frustino sulle natiche mentre il suo pistone faceva scempio del suo culo.
– SCIACK! … AHIAAA! … SCIACK! … AHIAAA! … SCIACK! … AHIAAA!
Il primo a venire fu il conte che riversò il suo sperma sulle chiappe e sulla schiena della moretta; io lo seguii a ruota ma preferii far assaggiare il mio seme alla biondina innaffiandole il retto con gli spruzzi del mio cazzo. Per ultimo venne Alfredo che prima di rilasciare il suo seme nel sedere della spagnola volle uscire dal retto per infilzarla con un ultimo affondo…
– AHIAAAA! … METTE TU POLLA EN EL CULO DE TU MADRE!
La spagnola aveva decisamente carattere. Mentre le ancelle ci ripulivano il cazzo con la lingua, i valletti portarono tre grosse pere in gomma da clistere e le svuotarono nel culo delle tre sodomizzate tappando i loro ani con tre grossi plug. Poi una volta liberate le furono applicate le catenelle ai capezzoli e con quelle furono condotte in bagno a liberarsi.
Una volta rivestiti, davanti ad un bicchiere di Porto chiesi al conte:
– Scusa ma non ho capito una cosa: noi abbiamo sverginato il culo di queste tre ragazze perché non era giusto che lo facessero i soggiogatori. Non pensi che le tre poverette domani avranno il sedere fuori uso dopo essere appena state deflorate?
– Vedi Bob – disse José – i valletti appena le ragazze avranno evacuato e si saranno ripulite inseriranno nel loro retto uno speciale fallo della lunghezza di un normale cazzo ma del diametro di due centimetri. Questo fallo è costituito da una sostanza antinfiammatoria e lenitiva contenente un leggero anestetico. Il fallo è rigido ma si scioglie con il tempo rilasciando le sostanze curative. Dopo dieci ore si scioglie completamente. Il fallo è saldamente ancorato ad una striscia di pelle che impedisce che si perda nell’intestino. La striscia di pelle viene fatta passare davanti alla fica e dietro al sedere e va a bloccarsi con una cintura alla vita. Il tutto bloccato con dei rivetti che impediscono alla schiava di toglierlo.
Praticamente una cintura di castità. E’ stato messo a punto da un gastroenterologo di Valencia e posso assicurarti che domani i loro culetti saranno rotti ma sfiammati e senza nemmeno un abrasione. Specialmente quello della spagnola che è stato distrutto da mio fratello.
Ringraziai il conte per avermi regalato il privilegio di deflorare il culo della biondina e, salutato Alfredo, mi accomiatai e tornai in Hotel.
In albergo passai due ore nella SPA a rilassarmi dopodiché, insieme a un cardiologo conosciuto nella sala massaggi, cenai in una marisqueria di Jerez.
Il giorno seguente mi recai dopo pranzo alla fattoria per vedere il funzionamento dei famosi soggiogatori. Dopo aver preso il caffè con il conte ci recammo nella sala di preparazione. Tutte le ragazze erano già legate a pancia sotto sulla trave, tenute in posizione dalla catenella che ancorava le tette all’anello infisso sul pavimento. Accanto ad ogni amazzone c’erano diversi oggetti posati su un vassoio: gel lubrificante, una grossa cannula per clisteri e un plug anale. Ogni inserviente lubrificò l’ano della propria amazzone e inserì nel retto la cannula ogivale. Il conte, insieme a me, volle compiere questa procedura su le tre ragazze che avevamo sverginato. Potei constatare con i mie occhi che quel farmaco aveva svolto egregiamente il suo dovere. Le mucose dell’ano erano rosee e senza alcuna abrasione. Solo l’occhiello della spagnola stentava a chiudersi completamente. Inserimmo la cannula e ci spostammo per permettere ai valletti di continuare. Sembrava di essere alla catena di montaggio di una fabbrica. Fu fatto entrare un apparecchio montato su ruote che aveva sulla parte superiore un grosso recipiente pieno di acqua colorata di blu. Il conte mi spiegò che era la macchina che serviva per praticare i clisteri in serie. Nel recipiente c’era soluzione fisiologica con aggiunta di glicerina e olio in proporzioni ben definite. L’apparecchio scaldava il liquido alla temperatura di 37 gradi e immetteva il liquido a volumi e pressioni programmabili. Oggi alle amazzoni sarebbero stati somministrati due litri di soluzione a 37,5° in due minuti di tempo. Iniziarono dalla prima ragazza, il valletto collegò il terminale della cannula inserita nel culo, al tubo proveniente dalla macchina e spinse un bottone. Il liquido cominciò a riempire l’intestino e dal monitor poteva controllare il quantitativo inserito. La ragazza non gradiva affatto il clistere ma se non voleva farsi staccare i capezzoli doveva rimanere immobile piegata a testa in giù. Raggiunti i due litri l’inserviente staccò il tubo e si diresse verso la prossima clisterizzanda. Un altro inserviente immediatamente tolse la cannula dal retto infilando il plug per chiudere l’ano della ragazza. Un urlo accompagnò il posizionamento del plug. Lo stesso inserviente con un pennarello scrisse su una chiappa un numero. Il conte mi disse che quel numero corrispondeva al soggiogatore che le sarebbe stato infilato nel culo durante l’allenamento. Il conte durante la procedura mi mostrò i pantaloni che le amazzoni avrebbero indossato. Erano pantaloni beige che al posto di avere la chiusura lampo sul davanti avevano due chiusure lampo su i lati in maniera che una volta indossati, aprendo le cerniere la parte posteriore poteva essere comodamente abbassata mettendo bene in mostra la fica e il culo. Durante la conversazione si sentivano i lamenti delle amazzoni e ogni tanto qualche urlo provocato dall’inserimento del tappo. Quando tutte quante furono clisterizzate, gli inservienti le sciolsero e le portarono a spasso sempre tenute per la catenella all’interno della sala. Le poverette si lamentavano…
-BASTA, … SCOPPIO, … NON CE LA FACCIO PIU’, … MI FA MALE LA PANCIA! … AIOO! … PER FAVORE FATECI ANDARE AL BAGNO!
Gi addestratori continuavano a farle camminare quando ad un cenno del conte aumentarono il passo fino a raggiungere una corsa leggera…
-BASTA LA FACCIO QUI! … NON RESISTO PIU’!
Un amazzone tentò con la mano di sfilarsi il plug ma la manovra non sfuggì allo sguardo attento del capo allenatore che armato di una lunga frusta con una mira certosina la fece schioccare sul sedere della ribelle…
-SCIACK, … AHIIII! … SCIACK, … AHIIII!
Due colpi furono sufficienti per far urlare la ragazza e per far passare la voglia alle altre amazzoni di imitarla. Il conte con un cenno della testa decretò che le fanciulle potessero finalmente liberarsi e, sempre al piccolo trotto si recarono verso i bagni.
Io e José ci recammo nelle stalle dove erano state posizionate due strutture del tutto simili ai seggioloni per gli arbitri di tennis, poste una di fronte all’altra alla distanza di un metro e aventi sulla sommità, posta all’incirca a un metro e mezzo da terra, una piccola piattaforma abbastanza grande da ospitare due persone. Le amazzoni furono fatte entrare, indossavano i pantaloni con le aperture sui lati e la camicia coreana. Sul volto si poteva leggere lo sgomento di chi non sa cosa l’aspetta. Una volta sellato, ognuna montò sul proprio cavallo che, guidato dall’istruttore fu posizionato in mezzo ai due seggioloni con la cavezza ancorata alle strutture. Una volta messo in sicurezza il cavallo, quattro inservienti salirono sulle strutture due per ogni lato. Furono aperte le cerniere lampo dell’amazzone e fu abbassata la parte posteriore dei pantaloni mettendo a nudo il sedere. Due inservienti bloccarono l’amazzone a pancia sotto sulla groppa dell’animale. Fatima una volta letto il numero scritto con il pennarello sulle chiappe si precipitò a portare il soggiogatore corrispondente. Fu lubrificato l’ano e poi, non senza difficoltà, fu inserito il soggiogatore nel culo della ragazza che divincolandosi cercava di espellerlo. Due scudisciate sulle chiappe misero immediatamente fine ai tentativi di ribellione. Il soggiogatore fu inserito per bene fino in fondo e, mentre un inserviente lo teneva premuto, gli altri due chiudevano le cerniere lampo dei pantaloni. Una volta chiusi, i pantaloni mantenevano in sede il soggiogatore spingendolo all’interno dell’ano. La ragazza soffriva molto quell’intrusione e lo si poteva capire dai lamenti emessi quando s’infilo la giacca e si sistemò il cap.
Quando fu il turno di Ariane di prendere nel culo il soggiogatore ebbe paura e muovendosi, per sottrarsi all’intrusione, lo fece cadere. Subito ne fu preso uno di riserva ma questo atto di ribellione costò alla mia schiava dieci colpi di frustino…
-SCIACK … AHIA! … SCIACK … AHI! … SCIACK … AUU! … SCIACK … ARGH!
Alla fine delle frustate anche il suo culetto ricevette il suo bel soggiogatore e Ariane si avvio con le altre al galoppatoio.
Qui il capo allenatore con la lunga frusta in mano spiegò il funzionamento del dispositivo.
– Care ragazze, lo strumento che avete infisso nel sedere serve a non farvi sedere sulla. Ogni qual volta vi capiterà di farlo il sensore posto sul piattello dilaterà il soggiogatore fino ad arrivare ad un diametro superiore a quello misurato dallo sfintomanometro. Ora siete sedute sulla sella e non succede nulla perché i sensori sono disattivati ma, fra poco li attiverò tramite il telecomando e potrete constatare sulle vostre chiappe il funzionamento di questi gingilli. E’ inutile dirvi che per farli tornare alle dimensioni normali non dovrete fare altro che alzarvi sulle staffe e sollevare il culo dalla sella. Quindi, se poggerete il culo sulla sella, sapete a cosa andate incontro.
Dette queste parole l’allenatore attivò il telecomando e una selva di grida si liberò nell’aria…
– AUUU! … ARGH! … AHIA! … ME DUELE! … ES GRANDE! … ME ROMPE! … AAHIII!
Tutte erano in piedi sulle staffe cercando di non far toccare il sensore. Incominciarono a cavalcare non senza qualche strillo da parte della sventurata di turno. Il portamento stava migliorando, accompagnavano i movimenti del cavallo cercando di andare in sincronia con lui. Ovviamente gli strilli si sprecavano ma con il tempo i soggiogatori avrebbero raggiunto lo scopo. Ariane soffriva molto ad ogni dilatazione, per questo si impegnava molto a non perdere il ritmo. Quelle che urlavano a squarciagola erano le tre ragazze che avevamo sverginato il giorno prima e poco avvezze a ricevere estranei nel proprio culo. Ogni volta che toccavano la sella urlavano come aquile. Fra le tante, Olga una ragazza dai capelli biondi di origine ucraina, sembrava non risentire troppo dello stiramento dello sfintere. Spesso si sedeva sulla sella senza emettere un lamento. Incuriosito da tale comportamento l’allenatore chiese a Lucia di riferirgli qual’era la misura che aveva misurato con lei lo sfintomanometro e una volta saputo che si era fermato a 3,5 centimetri ordinò all’istruttore di portarla in stalla. Poi venne verso di noi dicendo:
– Vede Don José, ogni volta ce ne è una che vuole fare la furba! Sicuramente Olga è una ragazza che ha un culo ben allenato ed è capace di far godere il proprio padrone con le contrazioni del proprio sfintere. Una delle tecniche tantriche consiste nel sodomizzare la patner rimanendo immobile nel suo culo e facendo fare a lei il lavoro di massaggio del pene con la contrazione dello sfintere. Sicuramente Olga ha contratto lo sfintere quando lo sfintomanometro si è dilatato alterando i valori. Adesso controllo immediatamente.
– Bene – disse il conte – se è così mi raccomando puniscila come si conviene.
Lasciammo le amazzoni alle loro sofferenze e ci recammo a vedere l’ispezione di Olga. Fu fatta scendere da cavallo è con il soggiogatore inserito fu fatta spogliare completamente fatta eccezione per gli stivali. Le fu applicata la catenella ai seni e, strattonata per farle male, fu portata nella sala dove avevamo sverginato le tre ragazze. Fu bloccata sul cilindro di cuoio e una volta in posizione l’allenatore spinse sul piattello del soggiogatore facendolo dilatare. La dilatazione non andò oltre il mezzo centimetro senza provocare alcun fastidio. A questo punto Don José mandò a chiamare Miguelito e tolse dal culo il soggiogatore.
– Vedi Robert – disse il conte – a volte gli strumenti possono essere tratti in inganno. Adesso ci penserà Miguelito a saggiare la resistenza del suo culo.
Si presentò un ragazzo piccolo di corporatura e scuro come la pece. Il conte mi disse che proveniva dal Ghana e da lui lavorava come stalliere. Appena si spogliò mi fu subito chiaro quale altro compito svolgesse all’interno della fattoria. Aveva un cazzo mostruoso! Personalmente non ne avevo mai visti di così grandi! Saranno stati trenta centimetri di lunghezza per un diametro che superava quello di una lattina di birra. Fatima e Lucia con tutte e quattro le loro mani e con le loro lingue lo misero presto sull’attenti e una volta in piena erezione metteva spavento sia per il colore che per le dimensioni. Lucia cosparse di olio il cazzo di Miguelito. Si avvicinò a Olga e appoggiò l’enorme cappella all’ano. Era la metà rispetto al diametro di quel fungo nero. Il ragazzo spinse la spingarda in avanti stirando le crespe del culo fra i lamenti di Olga. Di sicuro non si aspettava di essere sodomizzata da un simile mostro. La cappella procedeva il suo cammino dilatando lo sfintere abbastanza facilmente, segno che la troietta era esperta nella sodomia. Solamente quando l’enorme fungo fu introdotto completamente nel retto della ragazza. Olga urlò …
– AAAAAAIIII! …AU! … AU! …AU! …AU! …CHE DOLORE! … FERMATI!
Miguelito si fermò con mezzo cazzo infilato nel culo aspettando istruzioni.
– Como esta este culo, amplio o estrecho? – Disse il conte – .
– Don José – disse Miguelito – questo culo è ben rodato! Solitamente nessuna puttana mi concede il culo e quando ne trovo una disposta a darmelo strilla come un aquila al solo passaggio della cappella. Questa ragazza avrà preso qualche chilometro di cazzi. SU CULO ES AMPLIO! Posso continuare?
– No Miguelito, abbiamo altro da fare con lei, dalle due colpi e esci.
– Padrone, per una volta che ne posso inculare una…
– Non insistere, se proprio ti vuoi scopare un culo, ti concedo di incularti Fatima così le fai fare esperienza con i grossi calibri!
A quelle parole Fatima corse via e Miguelito, dopo aver affondato la sua spada fino all’elsa nel sedere di Olga, facendola urlare dal dolore, usci dal culo correndo a spada tratta verso Fatima.
– Vedi Bob – disse il conte – addestrare le amazzoni comporta una notevole perdita di tempo. Adesso dobbiamo provvedere con un nuovo tipo di soggiogatore. Due inservienti e un signore in camice bianco che aveva tutta l’aria di essere un medico, portarono un macchinario vicino al cilindro.
– Cos’è dissi io?
-Questo Bob è uno sfintoamperometro. Misura la corrente che possiamo far passare nel soggiogatore senza provocare danni alla conduzione cardiaca. La ragazza fu slegata e riposizionata a pancia sopra sempre tenuta ben ferma dalle cinghie. Le fu introdotta una pallina di gomma in bocca per impedire involontari morsi della lingua. Il dottore le applicò gli elettrodi nei punti di derivazione dell’elettrocardiogramma, un bracciale per la misurazione della pressione arteriosa e un saturimetro sul dito per il monitoraggio dell’ossigenazione del sangue. Poi prese un cilindro di metallo del diametro di tre centimetri per quindici di lunghezza, lo lubrificò con un gel speciale e lo inserì nel retto della ragazza, collegandolo con dei fili elettrici all’apparecchio. Eseguirono un controllo di base della pressione arteriosa, della saturazione sanguigna, della frequenza respiratoria e cardiaca e dell’ECG basale. Poi il dottore sterilmente inserì un catetere nella vescica di Olga collegandolo ad una sacca di raccolta. Il clistere le fu risparmiato per il fatto che le era stato somministrato da poco. Quando fu tutto pronto il dottore girò lentamente una manopola incominciando a dare corrente al fallo metallico. A mano a mano che la corrente aumentava di intensità la ragazza era preda di fascicolazioni e poi di vere e proprie contrazioni. Il dottore monitorando tutti i parametri manteneva costante la corrente e poi si fermava. La ragazza non potendo urlare per via della palla di gomma si agitava cercando di liberarsi dalle cinghie. Sudava freddo. Queste prove andarono avanti per un bel po’. L’ultima dovette essere interrotta immediatamente perché si stava alterando il tracciato ECG. La ragazza si era contratta tutta e un inserviente dovette bloccarle la testa sul cilindro. Aveva tutto il corpo sudato. Il dottore rilasciò i valori di corrente che potevano essere erogati dal soggiogatore senza provocare danni cardiaci e li consegnò al tecnico preposto per programmarlo.
– Vedi Bob, quando si ha a che fare con questo tipo di ragazze il soggiogatore normale è inefficace. Dobbiamo inserirne uno che, al posto di dilatare, produca una scarica elettrica talmente forte da farla alzare immediatamente dalla sella. Adesso la ragazza sarà punita per averci fatto perdere tutto questo tempo!
Una volta liberata dal catetere e dagli elettrodi Olga fu riposizionata a pancia sotto sul cilindro e con l’aiuto di alcuni cerotti le furono divaricate per bene le natiche esponendo completamente fica e culo. Un omone grande e grosso entrò nella sala armato di una lunghissima frusta, mentre chiedevo spiegazioni al conte incominciò a far schioccare la frusta di lato alla poveretta per prendere per bene le distanze.
– Robert questo è Luis Gonzales, qui da noi è una celebrità! I suoi spettacoli sono richiestissimi in tutte le sagre e le feste dei paesi vicini. Pensa che con la frusta riesce a colpire una pallina da ping pong posta su un cucchiaino che tiene in bocca la moglie! Ora ti faccio vedere come accende la luce…
– Por favor Gonzales, enciende la luz!
Luis si portò a circa otto metri di distanza dall’interruttore e con un facilità estrema centrò in pieno il pulsante accendendo la luce.
Ci fu un ovazione generale e tutti applaudirono. Luis intanto riprese l’allenamento.
– Ora – disse Don José – quella furbetta di Olga che pensava di imbrogliare lo sfintomanometro contraendo con forza lo sfintere riceverà cinque frustate sulla fica e sul culo.
Il dottore, che era rimasto ad assistere alla punizione, dopo aver cosparso i genitali della sventurata con una speciale pomata, fece aderire per bene sulla fica e sul culo un film adesivo in poliuretano trasparente che normalmente viene usato per gli interventi chirurgici. Visto che le frustate sarebbero state cinque pensò bene di metterne due.
– La pellicola – disse il conte – serve per non rovinare la cute dei suoi genitali e la pomata è necessaria per non metterle fuori uso per una settimana la fica e il culo.
– Don José devo rimetterle la pallina in bocca? – Chiese l’inserviente – .
– Assolutamente no! Voglio sentirla gridare.
Luis Gonzales fece esattamente un passo di lato alla sua sinistra mettendo il braccio destro in linea con il bersaglio e poi a un cenno del conte fece schioccare la frusta…
-SWISSS … SKIOC … AAAH! … Uno … MI UCCIDETE!
-SWISSS … SKIOC … AHIAA! …Due … CHE MALEEEE!
-SWISSS … SKIOC … AARGH! … Tre … BASTA PER FAVORE!
-SWISSS … SKIOC … AAUUU! …Quattro … VI PREGO FERMATEVI!
-SWISSS … SKIOC … AAIIOOO! … Cinque … NOooooo…….
Alla quinta frustata la ragazza perse i sensi….
Il caballero aveva fatto centro tutte e cinque le volte provocando un dolore terribile tale da farla svenire. Il dottore si preoccupò di portarla in infermeria. Io ero rimasto impressionato dalla violenza di quella punizione. Avevamo praticato la fustigazione dei genitali ma mai con un frusta come questa. Sicuramente al mio ritorno avrei avuto tantissimi argomenti di conservazione con la mia mentore Yelena e soprattutto la mia Ariane sarebbe stata in grado di cavalcare con la grazia che si addice a una nobil donna!

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