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091 – Cristina mamma ninfomane maiala e incestuosa

By 23 Novembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono Cristina, oggi donna trentanovenne, mi sono sposata, innamoratissima, alla tenera età di diciotto anni, con un uomo che ha otto anni più di me e che, pochi giorni dopo il matrimonio, mi ha tradita con una cameriera che lavorava presso l’hotel, dove noi avevamo prenotato il nostro soggiorno per il viaggio di nozze. Distrutta e immersa in una profonda crisi depressiva, ebbi il coraggio di perdonarlo, lui mi promise che non lo avrebbe mai più fatto, che era stata lei a provocarlo e che mi amava profondamente e tante altre belle parole.
Dopo circa nove mesi, frutto di quel disastroso viaggio di nozze, nacquero Giuliano e Simone, due splendidi bambini, con le spiccate sembianze del loro padre. In effetti a quei tempi mio marito era un bellissimo uomo, noi c’eravamo incontrati durante una sfilata per un famoso stilista d’alta moda, dove sia io, sia lui, lavoravamo come modelli. Il nostro matrimonio durò ancora due anni, poi lui ebbe una ricaduta con un’altra modella, una brasiliana che forse aveva il culo più bello del mio, e così, lo cacciai di casa facendogli trovare le valigie fuori dalla porta.
Chi mi conosce dice che sono una bella donna, sono molto magra ma ho le curve giuste al posto giusto, alta un metro e settantasette senza tacchi con delle belle gambe, dritte e ben tornite. Porto la terza coppa ‘C’ di seno e la mia mamma mi ha dotata di un culetto bello, tondo e sporgente. Capelli biondi, che ho sempre portato lunghi a metà schiena, occhi azzurro chiaro, un bel visino e delle labbra tumide e vermiglie, che non necessitano di alcun intervento estetico. Sono un po’ miope e per questo motivo porto gli occhiali. Il mio ex marito, mi diceva sempre che le lenti mi davano un aria da troia. Da quando lui e io ci siamo separati, ho avuto qualche relazione del tipo mordi e fuggi, comunque niente di particolarmente serio o impegnativo, giusto per soddisfare periodicamente il mio acuto desiderio di farmi una bella scopata.
Fin qui la mia vita passata, ma il tema principale del mio racconto, poco c’entra con ciò che è stato. Due anni or sono, giorno più, giorno meno,dati i miei trascorsi come provetta nuotatrice e soprattutto per l’età che avanza, ho smesso di fare l’indossatrice e ho trovato occupazione presso una piscina privata, come istruttrice di nuoto agonistico. Credo fermamente che, il nuovo ambiente di lavoro e sopra ogni cosa, i virgulti ragazzi che devo allenare, abbiano influito pesantemente sulle mie successive vicissitudini. Per farla breve e farvi capire qualcosa, devo dirvi che i ragazzi della squadra juniores che alleno, mi provocano dei tumulti interni, che a fine giornata mi lasciano fortemente insoddisfatta e frustrata. Dopo aver superato i ventisette, ventotto anni, non avevo più inteso nessun tipo di attrazione verso gli imberbi adolescenti, siano pure essi diciottenni. Invece da almeno un anno e mezzo quando me li vedo in costume che si tuffano a ripetizione e che escono inzuppati dall’acqua, gli imberbi diciottenni, mi danno delle sensazioni che non riesco a controllare. In poche parole, fra le mie gambe, dentro il mio costume olimpionico, l’umidità cresce e mi eccito come una maiala. Non comprendo il motivo per cui una donna quasi quarantenne, che ha due figli maschi della stessa loro età, debba eccitarsi fissando con lo sguardo immobile, quasi fossi stata ipnotizzata, quei costumi multicolori che segnano inevitabilmente le loro audaci forme mascoline. Questo è uno dei miei problemi, ma non è certamente quello che effettivamente occupa, nella mia mente malata, il primo posto. Penso che, a mia parziale giustificazione, stia succedendo una specie di reazione a catena, un po’ come si dice delle ciliegie, una tira l’altra e a vedere prima i miei allievi e poi i miei figli, tutti, almeno seminudi, è diventato per me una sorta di supplizio di Tantalo. I miei figli, due bei ragazzi, biondi, con gli occhi scuri, alti un metro e ottantadue, con un il fisico ben definito e accuratamente depilato, ecco, sono appunto loro che rappresentano il mio vero primo problema! Devo premettere che tra me e i miei ragazzi c’è sempre stata una confidenza incredibile. Diciamo che fin dal momento in cui, loro hanno preso coscienza del mondo che li circonda, si sono abituati a mostrarsi nudi, senza alcun problema. D’altra parte io li ho educati dando loro l’esempio e in casa spesso e volentieri mi sono mostrata nuda, o con le mutandine e il reggiseno, oppure, quando fa molto caldo, anche solo con dei ridottissimi perizomi.
Detto ciò, devo ammettere, che da quando ho intrapreso il lavoro di istruttrice, tutto è cambiato, mi sono accorta che guardo sempre i miei figli con una insana attenzione morbosa. Così succede, che io arrivi a casa già stimolata ed estremamente eccitata, e mi veda davanti, i miei gemelli nudi, che dopo essersi fatta la doccia, escono dal bagno tranquilli, e in costume adamitico, girino per la casa e magari si sdraino sulle poltrone davanti alla tv con i loro ammennicoli bene in vista. Ecco, a quel punto, io mi chiudo in camera, febbrilmente mi spoglio e mi butto sul letto, dando libero sfogo alla mia libidine repressa, con furiosi ed estenuanti ditalini.
Arriviamo così ai giorni nostri, ovvero agli ultimi trenta giorni. Domenica mattina, finalmente la prima domenica senza gare da seguire, così, verso le dieci, mi alzo dal letto e come mamma mi ha fatta, vado in bagno a fare la pipì. Mi lavo e mi spalmo la cremina lifting per il viso, poi esco dal bagno e arrivo in cucina, metto su il caffé, guardo fuori, bella giornata, sole splendido. Mi siedo e in attesa del caffè, sgranocchio un biscotto ipocalorico; sento in quel momento la porta della camera dei ragazzi che si apre e vedo i miei due pargoli uscire meravigliosamente nudi, per andare a loro volta in bagno. Nella mia vita, come già detto li avevo visti spesso nudi, ma con il loro pene duro, non mi succedeva più da quando avevano sui dieci undici anni. Allora erano due pisellini, beh, ora sono due grossi cazzi. Così di profilo, li misurai a mente, almeno un ventidue o ventitre centimetri di lunghezza, rigidissimi, a quarantacinque gradi rispetto al corpo, la cappella coperta dalla pelle e il fusto cilindrico percorso da capillari bluastri, lievemente schiacciato e incurvato verso l’alto. Due grosse, lunghe e invitanti banane. Mi volsero il culo, e in fila indiana percorsero il corridoio e sparirono in bagno. Mi toccai quasi inconsciamente la mia gattina svergognata e la trovai naturalmente scivolosa e invasa da una umidità crescente.
Loro uscirono dalla sala da bagno e io riuscii a togliere la mano appena in tempo, per impedire che mi vedessero in lascivi atteggiamenti onanistici. Faticai a guardarli in viso, e risposi al loro saluto, li invitai poi a venire a fare colazione e loro mi risposero che sarebbero arrivati entro un paio di minuti. Contravvenendo ai miei principi mi infilai in camera mia e indossai una vestaglietta corta, di canapa leggera di colore bianco sporco.
Anche loro, tornarono da lì a poco con indosso un paio di slip bianchi aderenti.
Fecero colazione e poi se ne tornarono in camera loro. Una musica fortissima iniziò a trapelare dalla loro stanza, pareva d’essere in una discoteca, io allora aprii la porta e gridando a squarciagola riuscii a farmi sentire e gli feci abbassare sensibilmente il volume.
Non so perché lo feci, ma entrai in quella camera, e mi sedetti sul bordo del letto, mi guardarono stupiti con sguardo interrogativo, come a dire: Che cazzo ci fai qui?! Chiesi loro se potevo ascoltare anch’io un po’ di musica e se gli davo fastidio e loro con un sorrisetto ironico, poco convinti, mi risposero che non davo alcun fastidio. Stavano seduti di fronte a me sulle poltroncine girevoli, davanti al pc, dal quale sgorgava la musica che poco prima mi aveva così tanto assordata. Ad un certo punto notai che Simone, furtivamente, sbirciava tra le mie gambe lievemente aperte e vidi altresì che copriva lo slip con una mano. Ditemi pure che sono una puttana, ma fu più forte di me, mi tirai un po’ più indietro e mi sedetti meglio sul letto, poi sollevai le ginocchia abbracciandole, ora lo spettacolo che offrivo era di certo più eccitante. La mia figa, sicuramente ben esposta, doveva per forza di cose suscitare emozioni al mio baldo giovane. Ero curiosa di vedere se sarebbe riuscito a coprire la quasi certa erezione. Giuliano non mi vedeva perché mi dava le spalle, affaccendato a smanettare sul computer alla ricerca di nuovi brani da scaricare. Simone, fece un gesto che fu la chiara dimostrazione che la mia provocazione aveva raggiunto il suo scopo. Prese una rivista di musica e appoggiandola alle gambe la aprì fingendo di leggere. Lo osservai attentamente, senza perdere nessun movimento dei suoi occhi e lo vidi che di sottecchi continuava a guardarmi la figa. Decisi che dovevo smetterla di fare la troia, mi rimisi a posto, mi alzai dal letto, li salutai e con la scusa di dover preparare il pranzo me ne andai in cucina. Pranzammo in allegria, anche se Simone a volte mi guardava in modo strano, il suo sguardo mi pareva concupiscente, io lo servii e ne approfittai per appoggiarmi strusciando contro il suo fianco, in quella occasione vidi la sua mano posarsi con malcelata indifferenza sul basso ventre a coprire la sua esuberanza. Dopo pranzo, i due ragazzi si prepararono e uscirono lasciandomi sola soletta a riflettere sulla mia troiaggine acuta. Forse aveva ragione il mio ex marito, quando mi diceva che avevo la faccia da troia, anzi credo di poter eliminare il forse e dire che non ho solo la faccia da troia ma che lo sono proprio dentro. Quei due magnifici cazzi mi avevano destabilizzata del tutto, qualsiasi cosa io facessi o che pensassi, prima o poi il flash della loro nudità mi tornava prepotentemente nella mente. Per distrarmi e non pensare a loro, mi sdraiai sul divano e accesi la tv, un giovane ballerino fasciato dalla sua calzamaglia si muoveva al ritmo di una musica dolce e lenta, si indovinavano perfettamente le forme del suo pene e il pacco delle sue palle. Era veramente una persecuzione, cambiai canale e finalmente vidi sullo schermo le scene di un vecchio film western, anche se a me il genere non piaceva per niente, mi imposi ugualmente di vederlo. Al decimo morto, mi accorsi che non seguivo più il film ma il mio cervello si era nuovamente sintonizzato sui corpi nudi dei miei giovani figli. La mia mano destra si insinuò fra le mie cosce aperte e iniziai così un lento ditalino.
Che meravigliose sensazioni, era una masturbazione più cerebrale che fisica, sognavo a occhi aperti e vedevo le immagini dei miei allievi, immaginavo la forma del loro membro, fantasticavo pensandoli dentro la mia bocca, o a riempire uno dei miei buchi disponibili.
Mentre le mie dita esperte si introducevano dentro la mia figa fradicia, un puzzle di figure si evidenziava nella mia mente. L’insieme era composto da ragazzi, miei allievi e anche dai miei figli. Gli occhi chiusi ad assorbire tutte le stupende sensazioni che l’atto fisico e quello cerebrale assieme mi donavano, ero ormai a un passo dall’orgasmo, poi una voce che pareva provenire dall’aldilà pronunciò la parola mamma”. Occorsero una decina di secondi, prima che realizzassi quanto stava avvenendo, così chiusi le gambe, mi ricomposi il più rapidamente possibile e aprii gli occhi. Ecco, a pochi passi da me, Simone e Giuliano che mi guardavano con uno sguardo tra lo stupito e il divertito, io balbettai delle scuse, mi alzai e con il viso rosso come un peperone, mi fiondai in bagno. Rimasi in piedi, immobile, fissando la mia faccia nello specchio, non sapevo cosa fare, era estremamente imbarazzante, mi sedetti allora sul bidet e indirizzai il getto dell’acqua fredda sulla mia bagnatissima intimità. Mentre mi raffreddavo i bollenti spiriti, percepii che anche il mio viso stava riprendendo il colorito normale. Mi riassettai i capelli e poi decisi di uscire e affrontare il nemico. Loro erano entrambi seduti vicini sul divano e mi guardavano interrogativamente, volevano una spiegazione? Ok gliel’avrei data. Così mi scusai per la brutta immagine che avevo mostrato di me, poi addussi delle giustificazioni, cercando di renderle il più credibili possibile. Parlai del marito che non avevo, dissi loro che in fondo anche io ero una normalissima donna, che pure le mamme hanno necessità di fare sesso e che non pensavo che loro sarebbero rientrati così presto. Insomma parlai per una mezzora buona, alla fine i miei giovanotti mi guardarono e sorridendomi mi dissero di aver capito perfettamente, di conoscere i segreti della vita e mi fecero intendere chiaramente che in effetti loro non comprendevano come io potessi stare sempre senza un uomo. Furono veramente grandi, fui felice e soddisfatta, per essere riuscita ad educarli in questo modo libero e senza tabù. L’ultima frase che Simone mi disse mi lasciò un po’ perplessa, lui mi chiese semplicemente se loro potevano fare qualcosa per me. Cosa intendeva? Risposi di no, ma la mia risposta non fu così convinta e lasciai in loro il dubbio che il mio no forse era solo un ‘ni’ . Se ne andarono in camera loro e dopo pochi minuti ancora la musica assordante, feci per andargli a dire di abbassare, poi mi fermai, in quel momento non ero certo nelle condizioni di essere autoritaria e così presi dal frigorifero un ‘Coca Cola’ , uscii sul terrazzo e dopo aver accostato la porta, mi sedetti guardando la collina verde che si stagliava di fronte a me. Sorseggiavo la mia bibita e pensavo a quanto mi era appena successo. La cosa mi aveva lasciata fisicamente insoddisfatta. Mi rammentai di quella volta che la mamma mi aveva sorpresa a fare le prime esperienze con il mio corpo, anche in quella occasione ero rimasta parecchio frustrata, ma, lei era stata comprensiva, e aveva riportato il discorso successivo, indirizzandolo sulla assoluta normalità. Mi ricordo che lei, di origini svedesi, mi aveva fatto un lungo discorso sulla sessualità e anche sulla natura umana, mi aveva parlato delle tempeste ormonali e di tantissime altre cose. Da quel momento, tutto ciò che mi accadde a livello sessuale nella vita da adulta, mi parve sempre che facesse parte della normalità più assoluta. La musica, intanto era cessata di colpo, così rientrai in casa e mi risedetti sul divano, sbirciai in corridoio e vidi che la porta della stanza dei ragazzi non era più semplicemente accostata ma ora era stata chiusa. Incuriosita mi alzai e come la ‘ Pantera rosa’ mi avvicinai all’uscio, appoggiai l’orecchio alla porta e ascoltai’. Udii dei gemiti femminili, intervallati da qualche voce maschile. Non riuscii a trattenermi e spiai dal buco della serratura. I miei bambini erano seduti semi sdraiati sulle poltroncine davanti al computer e stavano con i pantaloni bianchi abbassati fino alle caviglie, uno di fronte all’altro con il cazzo in mano che si segavano guardando sullo schermo un film porno. Aprii le gambe e infilai una mano fra le cosce, tutto era molto eccitante, il video dove si vedeva una donna da sola inginocchiata fra un paio di uomini in piedi che si masturbavano nei pressi del suo viso. In primo piano vedevo i miei giovanotti con quei due bei cazzi dei quali io li avevo dotati. L’orgasmo arrivò mentre, all’unisono Simone e Giuliano sborrarono con lunghi schizzi che si susseguirono numerosi, formando sui loro corpi dei densi rivoli di sperma. Mi allontanai velocemente e me ne andai subito in bagno, mi lavai e mentre mi stavo asciugando la maniglia della porta si abbassò alcune volte, io a voce alta gli dissi che c’ero io e loro diligentemente si acquietarono. Mentre uscivo i nostri sguardi si incrociarono e io indovinai un ché di strano nei loro occhi, forse era la recente masturbazione che gli aveva annebbiato momentaneamente lo sguardo o magari la presa di coscienza che la mamma idealizzata come una santa donna, così santa non era, finalmente era caduta dal piedistallo ed era scesa alla stessa loro stregua.
Il lunedì ripresi il mio stressantissimo lavoro, e tra un “pacco” e l’altro giunsi di nuovo alla domenica, al mattino seguii una gara di nuoto e i miei ragazzi vinsero il titolo regionale nella staffetta in vasca da cinquanta metri. Negli spogliatoi i miei allievi, per festeggiare la vittoria, mi bagnarono da capo a piedi, con un secchio pieno d’acqua fredda. Alcuni erano già sotto la doccia completamente nudi e io approfittai del fatto che dopo la doccia imprevista mi dovevo cambiare e così mi eclissai velocemente. Andai nello spogliatoio dell’arbitro e lo trovai vuoto, così mi sfilai il costume e mi rivestii con gli abiti che avevo indossato quando ero arrivata al mattino. Raggiante per l’ottimo risultato tornai a casa e trovai i miei due pargoli in bagno, che si facevano la doccia, aprii la porta e mi affacciai salutandoli, vidi solo i loro culetti muscolosi e guizzanti e di buon grado mi ritirai in camera mia. Mi spogliai e mi infilai il solito vestitino di canapa senza infilarmi null’altro sotto e mi recai in cucina. Feci scaldare il cibo che avevo preparato il giorno prima e apparecchiai la tavola, intanto loro uscirono dal bagno e con indosso l’accappatoio aperto sul davanti vennero a sedersi a tavola. Chiesi loro se si potevano infilare almeno un paio di mutande per venire a tavola e loro mi guardarono ridendo, peraltro senza nemmeno rispondermi. Mangiammo e io intanto li resi edotti della splendida vittoria dei miei ragazzi e devo dire che anche loro ne furono felici. Dopo pranzo, mi aspettavo che Simone e Giuliano uscissero come di consueto, ma loro, invece, si misero davanti alla tv sintonizzandola sul canale che trasmetteva le notizie aggiornate delle partite di calcio. Terminato di sparecchiare e di lavare i piatti, mi accomodai sul solito divano e mi misi a leggere una rivista di gossip. Io sono sicuramente una maiala, ma loro però mi provocavano pesantemente. Da sopra alla rivista vedevo gli accappatoi aperti e tutto il loro equipaggiamento in piena vista. Due bei cazzoni che a riposo stavano appoggiati sui pesanti coglioni e come un serpente scivolavano ben oltre adagiandosi sulla stoffa delle poltrone. E così la porcella che c’è in me si rifece viva e scattò la provocazione. Le mie gambe si aprirono lievemente mostrandogli la parte in ombra che c’era alla confluenza delle mie cosce. Sbirciai ancora e vidi che il cazzo di entrambi godeva di vita propria, a scatti si muovevano staccandosi dalla poltrona e rimanevano sollevati a metà strada, tra il molle e il duro. Con indifferenza, seguitando a fingere di leggere, aprii ulteriormente le cosce. Ero sicura che così mi avrebbero visto la figa depilata. Un rapido sguardo mi confermò che l’avevano vista e che il loro cervello aveva trasmesso a chi di dovere l’immagine della mia intimità. I loro serpentoni si irrigidirono e rimasero quasi paralleli al ventre, Giuliano con una mano se lo toccava, mentre guardava un po’ fra le mie gambe e un po’ negli occhi suo fratello, Simone non se lo toccava ma ce l’aveva duro anche lui.
Abbassai di colpo la rivista e loro si chiusero immediatamente gli accappatoi. Mentre me ne andavo, lasciai cadere a terra la rivista e come vera puttana mi abbassai a raccoglierla con le gambe tese mostrando loro tutto il panorama del mio culo e della spaccatella centrale. Andai in camera mia e lasciai la porta solamente accostata, poi mi spogliai nuda, mi buttai sul letto di traverso e aprii le gambe tenendo le ginocchia flesse. In questa posizione ginecologica, ero certa di riuscire a mostrare per bene la mia figa, nel caso che loro avessero avuto l’idea di spiarmi dal buco della serratura. Respiravo piano e stavo tutta orecchi pronta a intercettare il più piccolo rumore che mi segnalasse la loro presenza. La mano destra fra le cosce a trastullarmi il clitoride, mentre con le dita dell’altra mano mi stringevo forte il capezzolo del seno destro. Ero eccitatissima, mi faceva andare in sollucchero la trasgressione e anche il calcolato pericolo che mi scoprissero, mi elettrizzava enormemente la possibilità che mi spiassero, che si masturbassero per me.
Dei passi nel corridoio, poi il silenzio assoluto, immaginai loro due attaccati alla porta, i loro occhi penetrare dentro al buco della serratura, le loro mani a impugnarsi il cazzo duro’ Con l’indice e il medio aprii per bene le labbra della figa, ero una puttana, una sporca e lurida puttana, mi mostravo ai miei figli senza vergogna, priva di ogni più pallida reticenza. Mi esibivo per loro, per farli godere, per farli sborrare, li amavo, oh cazzo se li amavo, non era solo un amore filiale, era un amore carnale, sapevo che si stavano menando il cazzo per me. Infilai due, poi tre dita nella figa, mi scopavo con le dita, era solo una panacea, un surrogato in sostituzione del cazzo. Oh se mi mancava un bel cazzo duro, era quasi un anno che non lo prendevo, mi ero rifiutata di fare da sborratoio a maschi infoiati che non cercavano altro che svuotarsi le palle dentro e sopra di me. Cercavo un amore e ne avevo trovati due, senza futuro, questo si, ma giovani, virgulti, potenti, dotatissimi e miei, soprattutto miei!!
Vidi la porta aprirsi un poco e il viso di Giuliano affacciarsi gradatamente. Socchiusi gli occhi e tra le palpebre lo vidi infilarsi e come un indiano Sioux scivolare dietro la poltrona. Subito Simone seguì le orme del fratello e così ora erano tutti e due dentro la camera, lì, vicinissimi a me, alla mia vagina colante, li avrei voluti dentro a riempirmi i buchi vogliosi e infuocati.
Le mie dita stantuffavano nella figa con un cic ciac inconfondibile, udivo i loro respiri affannosi, percepivo la loro eccitazione. Poi successe quello che non mi aspettavo, Simone per primo e subito appresso Giuliano uscirono fuori dal loro nascondiglio e si avvicinarono a me preceduti dal loro cazzo rigido e inalberato. Aprii gli occhi e finsi stupore nel vederli li vicini a me, poi le loro mani sul mio corpo, una vocina lontana, quella della mia coscienza, mi diceva di svegliarmi, mi suggeriva di allontanarmi dal profondo baratro in cui stavo precipitando’. Non feci nulla di tutto ciò, il diavoletto che ormai mi dominava, mi spinse a non reagire, a non ribellarmi, ad andare avanti e a percorrere quel tortuoso sentiero che mi portava irrimediabilmente a uno sporco e proibitissimo incesto!!
Salirono sul letto entrambi, si misero inginocchiati uno a destra e uno a sinistra del mio volto, li impugnai tutti e due e iniziai a segarli lentamente, li leccai sul meato assaporando quel dolce filamento trasparente e colloso che ne fuoriusciva. Poi iniziando da Simone glielo presi in bocca, che buon gusto che aveva, sapore di cazzo, fantastico e inimitabile gusto di cazzo. Lo sentivo contro il palato che scivolava fino in gola, io nei pompini ero sempre stata brava e lo accolsi per intero nella mia cavità orale. Lo lasciai e rifeci la stessa operazione con Giuliano, lo stesso identico meraviglioso sapore mi inondò il palato. Poi sentii le vibrazioni che ben conoscevo e me lo sfilai dalla bocca. Li volevo nella figa, non potevo permettermi di farli sborrare in bocca, sarei rimasta ancora una volta a bocca asciutta, anzi per la verità sarei rimasta nuovamente a figa inappagata. Quasi li pregai di ficcarmelo dentro, così feci sdraiare sulla schiena Simone e io mi misi sopra guardandolo in faccia, poi mi adoperai a guidarlo dentro la figa, e come una vacca da monta, supplicai Giuliano di ficcarmelo nel culo. Era la prima volta della mia vita che mi prendevo due cazzoni contemporaneamente. Paradisiaco, meraviglioso, stupendo, incantevole, fantastico, le più belle sensazioni della mia vita. Si muovevano, da buoni gemelli, all’unisono, entravano dentro tutti e due e insieme scorrevano verso l’esterno, poi ancora in fondo ai miei buchi e ancora, ancora, ancora”.. Venni due volte, come una vacca, gridai le parole più sconce, suggerii loro di fottermi sbattendomi con forza, chiesi a Giuliano di sculacciarmi, lo pregai di farlo più forte, fin quando venni ancora muovendomi come un ossessa. Loro continuarono a scoparmi dentro e fuori di me ritmicamente, io ripresi fiato e quando li sentii riempirmi le cavità con il loro seme bollente, venni ancora una volta urlando le mie sconcerie preferite, come una vera vacca che si rispetti deve fare.
In estasi tutti e tre rimanemmo sdraiati sul letto riprendendoci gradatamente dal profondo coma in cui eravamo sprofondati. Devo dire che loro non erano poi così affaticati, entrambi avevano il cazzo ancora mezzo duro e così, tra virgolette, mi sacrificai e stando in mezzo a loro glielo presi in mano e cominciai a segarli, insistetti in questa operazione fin quando mi gratificarono prima uno e poi subito l’altro, delle loro sborrate, che mi colarono copiose sulle mani. A confermare loro che io sono una vera porca mi portai le mani alla bocca e con la punta della lingua prelevai il denso succo e lo inghiottii golosamente.
Per il momento termino qui la mia storia, ma in un prossimo futuro, vorrei ancora raccontarvi di quando i miei figli si incontrarono a casa nostra con alcuni allievi di nuoto””

Buon sesso a tutti

Ombrachecammina

Scrivete i vostri pareri su questo o altri miei racconti (potete scegliere tra 91 titoli quindi’..)
Se poi avete esperienze reali da voi vissute che volete confessare io le trasformerò in un racconto seguendo la vostra traccia. Se poi ci sono da parte vostra dei desideri nascosti e segreti che vi piacerebbe leggere nero su bianco mandatemi le vostre e-mail che ne parliamo.

e-mail: alexlaura2620@libero.it

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