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104 – Le confessioni incestuose di Valentina

By 21 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

cvvablhecuinqiuanftaseei@rlibterog.it Ho mascherato la mail per ovvi motivi
12:47

A: alexlaura2620@libero.it


Ciao sono una mamma di 56 anni, ho letto alcuni tuoi racconti e penso che sei
la persona giusta per ascoltare ciò che ho da dire. Ho un peso dentro di me da
quando diversi anni fa sono rimasta vedova e ho dato le mie attenzioni a mio
figlio più giovane. Da normale affetto le cose sono poi cambiate e è successo
l’irreparabile. Ti do il mio cellulare se lopuoi fare vorrei parlare con te. Io
sono Valentina il mio cell è XXX XXXXXXX

Scrivo questo racconto, che molto confusamente e in modo parecchio agitato ed emozionante Valentina mi ha trasmesso con la sua voce tremante e a volte anche piangente.
Per sua volontà ecco ciò che lei mi ha detto al telefono’.

Mi chiamo Valentina, mi sono sposata quando avevo vent’anni con un uomo meraviglioso. Da questo matrimonio, cinque anni dopo, è nato Marco, un maschietto che ora ha trentun’anni. Due anni più tardi, non cercato è nato Matteo. Lui non lo avevamo cercato ma dal momento in cui è nato sia io sia mio marito lo abbiamo amato moltissimo fino a viziarlo anche troppo.
Alcuni giorni dopo il mio quarantesimo compleanno, mio marito è mancato improvvisamente per un infarto fulminante. Mi sono dovuta dare da fare, specie per mantenere due figli, uno di quindici anni e l’altro di soli tredici. Dal momento della scomparsa di mio marito ho riversato sui figli tutti i sentimenti di cui ero capace. Ogni giorno sempre di più fin quando appena dopo i miei quarantacinque anni mi sono accorta che l’amore, specie verso Matteo era diventato fortemente morboso. Lui è la esatta fotocopia di mio marito, uguale in tutto e per tutto, persino caratterialmente identico.
Ero stata troppo innamorata di mio marito per pensare di cercarmi un altro uomo e così ho fatto a meno anche di quella vita coniugale che nel letto o anche fuori dal letto coinvolge una coppia. Sessualmente parlando non sono mai stata una donna focosa e passionale ma come si sa negli anni si cambia e così mi sono trovata a spiare mio figlio nudo in bagno a cercare di vedere il suo fisico. Le coccole erano diventate delle scuse per strusciarmi contro il suo giovane corpo, per vedere se suscitavo in lui le reazioni che fortemente desideravo avvenissero. Mi spinsi addirittura, quando lui ne poteva sicuramente fare a meno, ad aiutarlo a lavarsi, la scusa era la schiena, ma poi le mie mani febbrilmente passavano un po’ dappertutto. Lo insaponavo e lo sciacquavo anche più del dovuto e quando vedevo il suo bel pisello ergersi mi emozionavo come una adolescente alla sua prima volta. Purtroppo quello che sto raccontando ora è solo il preludio di una situazione ben più grave avvenuta qualche mese più tardi. Non fu del tutto colpa mia, ero sola in casa e non potevo pensare che a scuola le lezioni terminassero prima per l’improvvisa assenza del professore di matematica. Era di sabato e per me quel giorno corrispondeva a sbrigare le faccende di casa, cosa che, causa il mio lavoro, non riuscivo a portare a termine durante la settimana. Così verso le undici del mattino, sudatissima per i lavori di casa e soprattutto per l’afa estiva che mi avvolgeva, terminai di spolverare l’ultimo mobile della sala e andai in camera mia, mi spogliai e a piedi nudi andai in bagno e mi infilai sotto la doccia. Per me lavarmi era quasi sempre sinonimo di masturbazione. Quando le mie mani percorrendo il mio corpo si soffermavano sui seni io iniziavo a non capire più nulla. I capezzoli e il clitoride hanno sempre rappresentato per me, le zone più erogene del mio corpo, mi bastò sfiorarli che, sensibili come sono, non mi fecero più capire nulla.
La mano sinistra si infilò fra le cosce e i polpastrelli si interessarono di sollecitare il mio grilletto. Poi, non so cosa mi prese, contrariamente al solito smisi di toccarmi e decisi di asciugarmi e poi entrai in camera mia e mi buttai di traverso sul letto, piegai le ginocchia e aprii le gambe iniziando a masturbarmi lentamente assaporando a pieno quel meraviglioso ditalino. Ecco, qui avvenne ciò che io mai avrei desiderato succedesse, o forse le cose non stavano proprio in questi termini, inconsciamente mi accorsi poi di essere felice che il fattaccio fosse successo. Quando udii la sua voce che mi chiamava aprii gli occhi e lui, mio figlio Matteo, era lì sulla soglia della porta aperta, la mano sulla maniglia che mi guardava stupito e sconcertato. In una frazione di secondo mi trovai seduta sul letto a coprirmi il pube e le tette. Poi gli domandai stupidamente come mai lui era a casa e lui me lo spiegò. Mi aveva sorpresa a masturbarmi, in fondo sicuramente anche lui si faceva le seghe. Ma essere madre, è una situazione che ti rende santa agli occhi dei figli. Le madri, cavolo, sono donne, normalissime donne che per fare i figli hanno scopato godendo fino all’orgasmo. Beh forse non tutte ma sicuramente quasi tutte. Quando facevo questo ragionamento mi rammentavo sempre di mia nonna che prima del parto delle sue figlie e anche poi delle sue nipoti diceva sempre: Figliola prega Santa Liberata che l’uscita sia piacevole come l’entrata!! Lui rosso in viso se ne andò e mi lasciò nuda sul letto con degli strani brividi di freddo addosso. Mi rivestii e mi rintanai in cucina a preparare il pranzo, lui era in camera sua, non sentivo nemmeno la solita musica con i decibel sparati al massimo. Gli urlai che era pronto e mi rispose una specie di grugnito. Mangiammo in silenzio, parlai solo io e per chiederle cosa voleva mangiare. Matteo non mi guardava nemmeno in viso, era ancora scombussolato dalla visione di me in veste da porca!
Dopo pranzo, presi il toro per le corna e tentai di spiegargli che sua madre non era Santa Valentina ma era una femmina solo un po’ più adulta delle ragazzine che si spupazzava lui. Mi disse che non se lo aspettava e che lo spettacolo l’aveva turbato. Gli chiesi cosa volesse dire con il temine turbato. Lui mi ripeté per ben tre volte: Turbato, turbato, turbato!!! Ma, gli chiesi, turbato psicologicamente oppure” Lui mi guardò e mi rispose ancora ripetendo la stessa parola tre volte: Oppure, oppure, oppure” Cioè ti ho fatto effetto fisicamente? gli chiesi e lui mise la sua mano destra sul pantalone, circondò con le dita una forma cilindrica, in rilievo, piuttosto voluminosa che poi si strinse ripetutamente. Facendo questo gesto, alquanto volgare mi domandò se adesso avevo capito. C’era poco da capire, al mio bambino gli era diventato duro a vedere sua madre che si sditalinava!!!
Fu il prologo a quanto avvenne poi nei giorni a seguire ed esattamente il sabato seguente. Chiamandomi dolcemente mami, mi chiese se gli andavo a lavare la schiena e io, stupida, o forse semplicemente maiala frustrata, gli risposi di si.
Gli lavai la schiena e poi dissi che per il resto si doveva aggiustare da solo, lui si girò, mi agguantò il polso e mi portò la mano sul suo torace. Non lo vidi nemmeno il torace, il mio sguardo cadde obbligatoriamente sul suo pene ricurvo, duro che pareva vibrare, era quasi parallelo al suo corpo con la cappella, coperta dal prepuzio, che gli sfiorava l’ombelico. Mi guardò sorridendo maliziosamente e spinse la mia mano verso il suo gioiello. Anche in quel particolare anatomico lui era identico a suo padre. Mi sembrò di toccare mio marito, forse fu quello che mi fece continuare, che non mi consentì di dargli uno schiaffo e andarmene. Non l’ho mai capito, la voglia era tanta e sentirmelo in mano dopo alcuni anni in cui quella parte maschile dura ed eretta era stata assolutamente assente dalla mia vita mi portò ad accondiscendere e a fargli una sega. Era molto eccitato il ragazzo, gli vidi le gambe che tremavano dalla forte emozione e così assistetti alla più veloce eiaculazione della storia del genere umano. Ebbi appena il tempo di andare su e giù un paio di volte che si schizzò il seme fin sotto il collo e poi sul torace, la lava bollente colò giù fino a raggiungere i peli del pube sui quali si depositò abbondantemente. Misi la mia mano sotto il getto d’acqua per staccare alcuni lacci di sperma che mi si erano fermati fra le dita e poi me le asciugai ed uscii dal bagno. La mente in confusione totale, sentivo dentro di me una sorta di tremolio che mi percorreva in lungo e in largo tutto il corpo. Mi pervadeva una inquietudine totale, un forte senso di colpa si era addentrato nel mio animo e nel mio cervello. D’ora in poi avrei perso la mia autorità su di lui, il suo rispetto nei miei confronti sarebbe andato a farsi benedire. Ma forse questo era il meno, la confusione albergava dentro di me. Mi chiusi in camera e mi spogliai per cambiarmi la vestaglietta bagnata dagli schizzi della doccia, sentivo sulla pelle del ventre altrettanto bagnato e mi accorsi che le mutandine erano fradice. Cavoli, anche sotto, fra le mie cosce erano bagnate e non era l’acqua della doccia. Era la mia figa che si era eccitata, che aveva desiderato quel bel cazzo, ero diventata una troia e con tutte le occasioni che avrei potuto farlo con un uomo uno qualsiasi, avevo proprio aspettato di comportarmi da zoccola con mio figlio. Un ragazzino senza un solo pelo di barba sul viso. Lo avevo tenuto per nove lunghi mesi dentro il mio ventre, lo amavo svisceratamente, lo amavo si lo amavo moltissimo. Non era però importante la quantità ma ora contava la qualità di questo amore.
Era stato, solo pochi minuti prima un rapporto fra una femmina e un maschio. Gli avevo impugnato il cazzo e lui aveva sborrato per merito mio, della mia mano delicata ed esperta. Che troia, che grande zoccola che ero diventata’.. Quando lui tornò in sala ci guardammo a lungo senza parlare, poi cercai di confessargli tutti i miei problemi, gli dissi chiaramente che avevamo sbagliato tutto e che su questa cosa dovevamo metterci una pietra sopra, la si doveva chiudere qui.
Avevo sbagliato per prima io, ma non sarebbe mai più successo, era stato un attimo di debolezza, mi ero lasciata prendere dalla somiglianza speculare tra lui e suo padre. Mi disse che era d’accordo su tutto e che anche lui aveva sbagliato, mi parlò anche dicendomi che in fondo la colpa era da dividere a metà e che lui non era più un bambino, era maggiorenne e avrebbe dovuto capire che un simile rapporto non poteva esistere. Lo abbracciai questa volta in modo filiale, piansi sulla sua spalla e lui rispose con lo stesso identico affetto, scevro da qualsiasi coinvolgimento fisico o sessuale. Forse fu proprio così ma da donna esperta captai contro il mio ventre la sua rinata durezza. Mi staccai e lui finse che non fosse successo nulla e coprendosi con le mani il pube si allontanò chiudendosi in camera sua. Rimasi così in piedi per alcuni minuti poi spinta dalla curiosità, che come si sa è femmina, mi abbassai a spiare dal buco della serratura, lui era nudo con il pene rigido in mano che si segava ancora. Imbambolata rimasi a guardare fin quando ancora lui esplose la sua lava bollente inondandosi e maculandosi ancora la pelle del corpo. Mi sollevai e mi accorsi che inconsciamente, mentre spiavo Matteo, la mia mano era caduta distrattamente fra le mie gambe e la mia figa era ancora fradicia di umori.
Entrai in camera mia, coprii per bene il buco della serratura e mi sedetti sulla poltrona in fondo al letto e poi mi sditalinai furiosamente godendo in sordina e soffocando i gemiti e i respiri affannosi.
Ci ritrovammo assieme in bagno, lui girato di spalle che faceva la pipì e io che mi sciacquavo le mani ancora intrise dei miei liquidi umorali. Era vestito di tutto punto, mi salutò e mi disse che sarebbe tornato per cena. Lo baciai sulla fronte e la stretta vicinanza mi provocò un senso di forte attrazione. Mentalmente mi diedi della puttana e andai in cucina a dissetarmi.
Comunque a parte tutti i buoni propositi, altre situazioni si vennero a creare e così la settimana dopo”’.

Buon sesso a tutti da parte di Ombrachecammina
Se volete scrivere a me o domandare qualcosa a Valentina lo potete fare tramite la mia e-mail: alexlaura2620@libero.it

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