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113 – Alessia e il fratello trans (2a parte)

By 13 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Luca ed io dormimmo profondamente, recuperando le nostre forze, verso mezzogiorno, pensammo che era giunta l’ora di alzarci e faticosamente sollevammo le nostre stanche membra dal letto e ci rimettemmo in forze. In casa non c’era nessun altro e pensammo che fossero al mare. Così ci preparammo e dopo una piccola colazione ci dirigemmo verso la spiaggia. Trovammo già belli arrossati e unti di creme Katia e il suo Gigi, lei in bikini che mal celava il robusto pacco e lui con uno slip azzurro che a sua volta poco lasciava all’immaginazione. Entrambi sdraiati su di un lettino a prendere il sole. Luca ed io ci spogliammo e ci sistemammo sotto il vicino ombrellone. Luca indossava un boxer a quadroni multicolori e io un bikini con il reggiseno molto scollato che evidenziava le mie tettine. Parlammo per qualche minuto e poi, come se il giorno prima nulla fosse successo, ci dedicammo a prendere il sole. Verso le diciassette, notai Katia parlottare a lungo con Gigi, poi entrambi dissero che si facevano una passeggiata sulla battigia e si allontanarono. Li seguii con lo sguardo e vidi che dopo una cinquantina di metri deviarono verso il chiosco che fungeva da bar.
Si sedettero con delle lattine in mano e iniziarono a sorbirle con le cannucce. Ad un certo punto vidi Katia alzare un braccio e far cenno a un uomo di colore, probabilmente un ‘vu cumprà’, di avvicinarsi, quest’ultimo raggiunse la coppia e si sedette sull’unica sedia disponibile, ebbi l’impressione che mentre si parlavano l’uomo ogni tanto guardasse verso la nostra direzione. Dopo qualche minuto di questo fitto conciliabolo il nero si alzò e se ne andò. I nostri due piccioncini rimasero ancora lì seduti a sorbirsi le loro bibite. Guardai Luca che pacificamente dormiva al sole, mi sedetti sul lettino e mi misi ad osservare con attenzione Katia e Gigi, c’era sotto qualcosa di sospetto non capivo quale sotterfugio stessero architettando. Dopo una ventina di minuti il ‘vu cumprà’ fece ritorno. Sfilò dalla grande borsa un pacchetto e lo posò sul tavolino quindi ne estrasse una collana o forse un braccialetto e lo mostrò a Katia. Lei lo esaminò e vidi che approvava. Mi ero preoccupata per niente, aveva solamente ordinato un gioiello di bigiotteria e lui glielo aveva portato. Mi rilassai e poi subito appresso mi addormentai anche io.
Verso le diciannove ci incamminammo tutti verso casa, tra docce varie e cambi d’abito vennero le ventuno e così ci mettemmo a tavola verso le ventidue. Mangiammo e bevemmo anche troppo e l’allegria si impossessò di tutti noi. Tra battute, risate e bicchieri di vino giunsero le ventiquattro, urmai un po’ brilla pensai di andare a dormire, invece sentii suonare alla porta e vidi Katia e Gigi che non sembravano essere affatto sorpresi dalla cosa. Lei andò ad aprire e fece entrare tre ragazzi tra i quali c’era pure il marocchino con il quale avevano a lungo parlato in spiaggia. Ce li presentarono, il primo di nome faceva Mario era biondo non molto alto, carino di viso, vestito con jeans bianchi e maglietta azzurro carta da zucchero, l’altro che si chiamava Loris, era bruno sul metro e novanta, muscoloso con indosso una maglietta a maniche corte bianca attillatissima e dei pantaloncini corti verde militare. Il marocchino il cui nome era Bandele fisico muscoloso alto sul metro e ottanta, capelli scuri e naturalmente viso e tutto ciò che si vedeva del corpo nero come la pece, lui era vestito con un camiciotto a quadretti neri e rossi, pantaloncini sfrangiati sul fondo e un po’ strappati qua e là, ricavati sicuramente da un paio di jeans azzurri consumati. Gli chiesi da dove provenisse e mi disse che il suo Paese d’origine era l’Angola. I tre si accomodarono con noi e Bandele tirò fuori da un borsello di tela color cachi una bustina che consegnò a Katia. Lei ridendo, la aprì e all’interno un pugno di polvere bianca. Non ne avevo mai fatto uso di sostanze stupefacenti ma riconobbi la ‘Cocaina’ . Katia parecchio euforica ne prese un pizzico e la inalò in due o tre riprese. Prese il pacchetto e lo porse a me, io mi rifiutai, ma poi vidi il mio Luca che a sua volta si servì prendendone un pizzico, se lo portò al naso e aspirò facendo scomparire la polverina. Anche Gigi se ne servì e alla fine l’involucro con il suo contenuto ritornò a me. Lo presi e insultandoli tutti, con fare sprezzante lo buttai in aria. La ‘Coca’ si sollevò e ricadde per terra in una nuvola, spargendosi sul pavimento. Loris mi guardò duramente e altrettanto fecero gli altri. Avevo dilapidato un capitale di ‘ Neve’in una frazione di secondo. Katia si incazzò moltissimo e mi coprì di epiteti durissimi, quindi mi disse che sarei stata punita per quello che avevo fatto. Così verso l’una di notte, attorno a me, non c’era più nessuno che fosse in normali condizioni. Luca mi toccava davanti a tutti e dappertutto, sghignazzava ad alta voce, diceva parolacce e gli altri lo seguivano a ruota. Alla mia destra vi era Mario, che approfittava anche lui per palparmi le cosce, vidi Bandele toccarsi l’inguine e poi sempre guardandomi estremamente allupato abbassò la cerniera e se lo tirò fuori.
Compresi il motivo per cui dicono che i maschi di colore sono superdotati, non sembrava duro completamente, ma era una mazza gigante, curvata verso il basso, circoncisa, con la cappella rosa che faceva contrasto con la pelle nerissima e lucida del fusto. Rimasi allibita e imbambolata anche quando si ficcò le mani dentro alle mutande ed estrasse anche le mostruose palle. Maria, che attrezzatura il giovane Bandele!!!! In pochi secondi, vidi che tutti si era piazzati attorno alla mia sedia e mille mani mi tastavano dappertutto. Il nero si era intanto spogliato nudo e il suo fisico era una armonia di forme e di muscoli guizzanti e tonici. Si mise fra me e il tavolo e vi si sedette sopra, si teneva con una mano il cazzo e nonostante che ne coprisse una decina di centimetri almeno altri venti ne rimanevano scoperti.
La sua cappella a pochi centimetri dalla mia bocca, non sapevo cosa fare, guardai Luca e lui portandosi la mano destra chiusa a pugno a pochi centimetri dalla bocca la mosse come a indicare di spompinarglielo. Glielo presi in mano, era pesante, non era proprio duro duro, avvicinai le labbra e lo baciai timidamente, lui mi mise una mano dietro il capo e mi attirò a se. Lo accolsi nella bocca e il mio palato mi trasmise un sapore diverso dal solito, non so se era solo una mia impressione, ma in quell’enorme cazzo, c’era un ché di forte e terribilmente selvaggio che mi invase la bocca. Respirando a fatica dal naso, provai ad ingoiarne il più possibile, ma al massimo riuscii a raggiungere la metà di quel cilindro scuro. Poi il cazzo si sfilò e lui volle spogliarmi, anche gli altri contribuivano e fui praticamente nuda. Katia mi prese e mi buttò in malo modo su una poltrona, poi fece tacere tutti e parlò.
Mi disse che visto che ero una gran puttana che avevo sprecato duemila euro di roba avevano deciso di ‘usarmi’ per tutta la settimana di vacanze come si usa una serva. Avrei dovuto fare tutto ciò che mi ordinavano e che loro avrebbero provveduto a farmi divenire la loro lurida schiava. Protestai vigorosamente, feci per alzarmi, ma le mani di Bandele mi bloccarono inesorabilmente alla poltrona. Sperai che tutto fosse dovuto all’effetto della ‘Coca’ e che il mattino seguente le cose si sarebbero normalizzate, ma la situazione peggiorò immediatamente.
Gigi, andò in camera loro, prese il pc portatile e dopo aver smanettato un paio di minuti, mi fece vedere l’immagine di una schiava. Una ragazza più o meno della mia età, nuda, con i capelli rasati a zero, le mollette sui capezzoli, inginocchiata sul pavimento con le mani e le caviglie legate da una spessa corda bianca. Attorno a lei una miriade di attrezzi metallici e di vari materiali. Vidi delle pinze, dei cavi elettrici, imbuti strani, delle enormi provette e dildo giganteschi. Sempre Bandele mi fece inginocchiare a terra e mi legò i polsi dietro la schiena, poi fece altrettanto con le caviglie. Mi passò poi una corda attorno al collo e la fece passare fra le mie cosce tirandola fino a farla penetrare fra le labbra della mia vagina. Gridai per il dolore e ricevetti in cambio un sonoro ceffone sul viso. Li pregai di smettere dissi loro che il gioco era bello se durava poco, ma non ci fu nulla da fare. Luca era nudo anch’esso e se ne stava seduto di fronte a me in poltrona e mi guardava divertito. Vidi avvicinarsi Katia, teneva in mano un paio di forbici, mi prese i capelli e iniziò a sforbiciarli, le ciocche cadevano a terra fin quando lei smise, subito sostituita da Mario, il biondino, che azionò un rasoio da uomo, di quelli a pile e cominciò a passarmelo sul capo, finì da lì a poco e poi prese il piccolo specchio che stava appeso al muro nell’ingresso, me lo piazzò davanti e mi chiese se ero soddisfatta dal lavoro che avevano fatto. Mi prese un colpo, io che curavo ed amavo terribilmente i miei capelli, ero totalmente pelata. Mi dissero che avrei passato la notte sul pavimento legata e che al mattino seguente mi avrebbero liberata per iniziare a farsi servire. Dissi che dovevo andare in bagno e Gigi prese un foglio di nylon e lo mise a terra poi mi presero in due, lui e il mio Luca e mi depositarono sopra. Risero dicendomi che la potevo fare sul posto, protestai che non potevo mica dormire sul mio piscio e loro per risposta risero ancora a crepapelle. Mi accorsi che ero l’unica vera femmina della casa e difatti prima di andare a letto si misero tutti e sei in piedi attorno a me, Katia si incaricò di prendere un grosso imbuto in cucina e me lo ficcò in bocca, quindi il mio fratello bastardo mi tenne il capo rovesciato all’indietro e gli altri uno per volta si avvicinarono quasi appoggiando il cazzo sul bordo dell’imbuto ci sborrarono dentro. Mentre venivano mi insultavano incitandomi a bere la loro sborra, mi dissero che ero il loro gabinetto e che mi avrebbero usata come una loro personale latrina. Ingoiai naturalmente tutto il succo dei loro coglioni fin quando anche Katia appoggiando l’enorme pene sul capo rasato ci sborrò sopra.
Dormii quasi niente quella notte, nuda, distesa sulla mia pipì, con i polsi e le caviglie insensibili, pregai che il giorno seguente si fossero tutti rinsaviti e che mi liberassero da questa ignominiosa situazione.
Al mattino, verso le otto, un po’ per volta uscirono dalle camere da letto e si radunarono in fondo al corridoio. Dopo pochi minuti Katia venne e liberarmi, appena ebbi le corde tagliate cercai di alzarmi ma le gambe erano insensibili e parevano completamente atrofizzate. Mi lasciarono libera di andare in bagno e di darmi una lavata, poi uscii e velocemente mi infilai in camera mia chiudendomi dentro.
Katia mi ordinò di uscire immediatamente e che per questo mio comportamento sarei stata punita.
Non lo feci, mi buttai sul letto e mi massaggiai a lungo i polsi e le caviglie, poi mi guardai allo specchio e vidi il mio capo liscio come una palla da biliardo. Bastardi! Figli di puttana!!!! Schifosi vermi di merda!!!! Mentre recitavo le litanie bussarono fortemente alla porta, era Bandele che mi intimava di uscire, se non lo avessi fatto mi avrebbero lasciata senza mangiare ne bere per tutta la settimana. Lo mandai a cagare e lui aggiunse che allora lui sfondava la porta e poi mi avrebbe inculata con il suo gigantesco cazzo. Gli risposi che non me ne fregava niente, che me l’ero preso da mio fratello che aveva una mazza come la sua. Mi disse che mi dava un minuto poi avrebbe aperto l’uscio e che mi sarei presa in culo assieme al suo anche quello di Katia. Gli gridai che erano dei bastardi fottuti e poi, per evitare dolorosi guai aprii la porta. Mi portarono in cucina e mi ordinarono di lavare a mano tutte le loro mutande, ma mi dissero che prima di metterle sotto l’acqua avrei dovuto leccarle per bene con la lingua.
Non sapevo più cosa fare, poi per non provocarli troppo combattendo contro il vomito leccai le loro mutande. Chiesi se potevo almeno vestirmi e in coro mi dissero che non era possibile, sarei dovuta rimanere nuda. Mi fecero pulire la casa togliendo la polvere dappertutto e poi pasasrono a controllare il mio lavoro. Trovarono sopra ai mobili della polvere che mi ero dimenticata di togliere e fui punita duramente. Mi presero e mi buttarono in terra, poi mi fecero alzare in ginocchio e mi legarono le caviglie alle gambe del tavolo, Loris e Mario presero della crema idratante dal mobiletto del bagno e me la spalmarono sul buco del culo, poi iniziarono e per me fu il buio più totale. Mi risvegliarono e ricominciarono, Mario infilò due dita nel culo poi tre poi quattro e quindi l’intera mano, svenni ancora per il dolore fortissimo che il mio culo squarciato mi trasmetteva. Sentii altre dita infilarsi e compresi che anche Loris stava ficcando le dita nel mio culo. Altre tre volte svenni per il male terrificante che si irradiava in me e che mi annientava fisicamente e psicologicamente. Mi scopavano in culo con due mani dentro, non provai mai piacere, nemmeno quando per svuotarsi i coglioni i due maschi me lo infilarono in figa sborrandomi dentro. Mi fecero alzare e mi portarono in bagno, chiamandomi sgualdrina mi dissero di lavarmi per essere pronta ad esaudire i desideri di tutta la compagnia. Quando mi sedetti dolorante sul bidet e aprii l’acqua fresca mi accorsi che il mio culo sanguinava copiosamente. Mi toccai, il mio ano era una voragine dalla quale avrei ipoteticamente partorire un bambino di cinque chili. Cercai un pannolino e lo trovai, lo indossai e tenendomelo fra le gambe con le mani cercai di entrare in camera, nessuno mi ostacolò, quando fui dentro feci per chiudere ma la chiave non c’era più. Presi un paio di mutandine e le indossai, piazzai bene il pannolino e ormai, rassegnata e sottomessa, uscii dalla camera. Quel giorno preparai il pranzo e lucidai inginocchiata in terra il pavimento, mi fecero leccare con la lingua gli angoli e poi la sera dovetti leccare loro i piedi e fare a tutti il bidet con la lingua sotto lo scroto, sotto il glande e anche il loro buco del culo puzzolente.
Mi toccò naturalmente preparare la cena e dopo cena mi parlarono di una festa in maschera. Subito non compresi di cosa si trattasse, ma poi capii fin troppo bene. Già, maschera, si trattava di una abbondante maschera di sborra. Mi scoparono più di una volta, tutti e per tutta la sera e sempre mi riempirono il viso con il loro sperma. Mi misero sotto il mento un contenitore che serviva a raccogliere il loro seme e quando tutti ebbero esaurito le scorte me lo fecero bere.
Il giorno dopo, ormai insperatamente, mi comunicarono che la punizione era terminata e che potevo rientrare nel gruppo. Decisi che me ne sarei andata, ma poi Luca mi convinse a restare e così i ragazzi mi dedicarono i rimanenti giorni scopandomi finalmente con dolcezza e passione, ficcandomelo tutti nel culo e riempiendomi ancora di tanta buona sborra. Durante quei giorni riuscii ad ammirare uno scontro fra titani, ovvero Katia che si inculava Bandele e poi anche viceversa. Anche Luca se lo prese dal nero e comprese il forte dolore che avevo provato io. Katia poi mi dedicò una serata completa scopando solo me in tutti i miei buchi. Fu meraviglioso essere scopata poi da Bandele che a sua volta veniva inculato da Katia. Fu infine fantastico il trenino dei sei maschi che si inchiappettarono a vicenda. Fui onorata di metterli tutti in fila contro il muro, completamente nudi e di spompinarli ad uno ad uno facendomi riempire il viso di sborra”” Le vacanze, devo dire purtroppo, terminarono e ritornammo a casa. Katia e io comunque ogni tanto ci divertimmo ancora assieme a Gigi e al mio Luca.

Buon sesso a tutti da parte di Ombrachecammina

e-mail: alexlaura2620@libero.it

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